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Apertura anno giudiziario a Palermo, Il Presidente Frasca: "Cosa nostra è ancora forte"

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Tempo di lettura 4 minuti Cosa nostra sul territorio rimane diffusa e pervasiva ed è stata tuttora in grado, quando ne ha ritenuto la necessità, di portare a compimento azioni violente

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di Paolino Canzoneri

 
PALERMO – Non usa mezzi toni il presidente della corte d'appello di Palermo facente funzioni Matteo Frasca nel suo consueto discorso inaugurativo dell'Anno Giudiziario nel capoluogo siciliano. Sono parole forti e decise che non lasciano dubbi circa l'ardua strada in salita ancora da compiere con un panorama che lascia poco spazio a illusioni e buone prospettive per il futuro: "L'anno giudiziario che ci apprestiamo a inaugurare si apre con l'auspicio di un deciso recupero di efficienza e di efficacia della giurisdizione. Dopo una prolungata stagione di contrapposizioni, scontri ed attacchi frontali alla Magistratura si è avviato un nuovo corso fondato sul confronto e sul dialogo. Cosa nostra sul territorio rimane diffusa e pervasiva ed è stata tuttora in grado, quando ne ha ritenuto la necessità, di portare a compimento azioni violente ed efferate per affermare la propria supremazia ed alimentare il flusso di proventi illeciti". Parole che raggelano il sito della corte che in un religioso silenzio ascolta attonito il presidente spiegare le motivazioni specifiche che dimostrano quanto lontana sia una concreta soluzione per sconfiggere il germe atavico della mentalità mafiosa: "Da una parte, rimane pressante la sistematica imposizione del 'pizzo' alle attività commerciali e alle imprese, dall'altra è ritornato preminente l'interesse dell'organizzazione mafiosa nel monopolio del mercato delle sostanze stupefacenti. Ma il dato più significativo è rappresentato dalla permanente e molto attiva opera di infiltrazione, da parte di cosa nostra, in ogni settore dell'attività economica e finanziaria, che consenta il fruttuoso reinvestimento dei proventi illeciti, oltre che nei meccanismi di funzionamento della pubblica amministrazione, in particolare nell'ambito degli enti locali". 
 
Parole spese anche per gli importanti traguardi ottenuti nel duro lavoro della magistratura che non ha mai abbassato la fronte e si è sempre spesa in un lavoro complesso, capillare nonchè pericoloso in una terra come quella siciliana: "La maggior parte delle recenti iniziative in materia di giustizia inducono ad un cauto ottimismo perchè, al di là delle pur esistenti problematiche che le caratterizzano, sembrano confermare un cambiamento di rotta, dalle riforme contro la magistratura a quelle per la Giustizia e, quindi, per la tutela dei diritti. Il cammino è lungo e tanto altro c'è ancora da fare ma la strada imboccata sembra quella giusta. Come si vede, nei Tribunali monocratici il 26% dei procedimenti viene definito entro 6 mesi, mentre il 47% entro un anno. I processi innanzi ai Tribunali collegiali sono stati definiti entro 6 mesi nel 20% dei casi ed entro un anno per il 38%". E i dati comunque lasciano spazio ad un cauto ottimismo poiche sono calati lievemente nel 2016 i procedimenti penali 58.090 a fronte dei 64.113 dell'anno precedente pari al 9,39% incardinati dalle Procure nel distretto di corte d'appello di Palermo. Nel 2016 ne sono stati definiti 65.663, rispetto ai 58.893 del periodo pregresso (+11,50%). La pendenza finale, pari a 52.143 procedimenti, risulta essere diminuita del 14,35% rispetto ai 60.879 fascicoli pendenti al 30 giugno 2015.  Aumentati invece i procedimenti penali finiti nelle aule di giustizia 66.936 a fronte dei 62.748 del 2015, +6,67%. Ne sono stati eliminati 68.459 contro i 61.325 del 2015. Le stime della corte penderebbero da oltre tre anni 1.490 processi negli uffici giudicanti di primo grado mentre è in aumento il numero dei reati ambientali; reati in materia di violazioni edilizie e urbanistiche e quelli di lottizzazione abusiva sono in calo. 
 
Matteo Frasca annuncia una importante novità: "Per meglio fronteggiare il settore dei reati ambientali è stato costituito e opera presso la Procura della Repubblica di Palermo il Gruppo Investigativo Tutela Patrimonio Ambientale già composto da ufficiali di appartenenti al Corpo della Polizia Municipale di Palermo coordinati da un funzionario dell'Agenzia Regionale per la Tutela dell'ambiente (ARPA) appositamente distaccato". 
 
Fra i tanti argomenti trattati si è dato spazio anche alle inversioni di tendenza del 2016 riguardo procedimenti penali in calo, femminicidi in diminuizione:"Dopo il boom dello scorso anno giudiziario, sono in decrescita nel distretto di Palermo i reati contro la pubblica amministrazione: sono passati da 3.338 a 3.167 con un decremento percentuale del 5% complessivamente che arriva a toccare punte del 22% se si analizza il reato di corruzione (le denunce sono passate da 45 a 35). Ma la media non deve ingannare, perchè il trend a Palermo, Sciacca e Trapani è in ascesa". 
 
Spazio anche ad una polemica del tutto legittima che contraddistingue il nostro paese da troppi anni: "La normativa italiana sulla prescrizione è un'anomalia se si considera che in nessun altro Paese europeo esiste un regime analogo al nostro. E questo ritrovato 'nazionalismo giuridicò, che comporta la pervicace conservazione di regole che l'Europa ci chiede a ragione di cambiare, finisce per collidere con l'esterofilia di maniera che invece non di rado ci induce ad importare istituti giuridici ben lontani dalla cultura, dalla storia e dalla tradizione del nostro Paese, anche se, poi, finiamo per constatarne l'insuccesso quantomeno per crisi di rigetto." 
 
Sull'emergenza immigranti il presidente si è cosi espresso: "È emergenza migranti, anche sul fronte giudiziario, nel distretto di corte d'appello di Palermo. Numerosi ed in crescita esponenziale sono i procedimenti di competenza del Tribunale in materia essendone sopravvenuti 4.045 a fronte dei 1.759 del periodo precedente, con un aumento del 128%, mentre le definizioni sono passate da 599 a 1.297, con un incremento del 117%; la pendenza segnala un incremento del 155%, con ragionevole previsione di ulteriore crescita, in relazione al trend in aumento dei flussi migratori. Dal luglio 2015 al 30 giugno 2016 sono stati iscritti 1.477 procedimenti riguardanti minori stranieri non accompagnati (di cui 1.141 di volontaria giurisdizione, 162 di adottabilità e 174 di misure rieducative), con un trend in sensibile aumento. La nostra regione non è in condizioni da sola di dare una risposta adeguata ai bisogni di un numero così elevato di minori. Se, fino a poco tempo fa, gli sbarchi avvenivano quasi esclusivamente nel territorio della Procura di Agrigento, nel periodo di riferimento, anche a seguito delle operazioni dell'Ue, vi è stato un notevole numero anche al porto di Palermo». Nel 2016 si contano 15 arrivi a Palermo, 98 ad Agrigento e 23 a Trapani, con 51 fermi di scafisti a Palermo, 25 ad Agrigento e 22 a Trapani.". 
 
In conclusione il quadro si allarga e si giunge quindi ai reati di terrorismo che segnano una preoccupante impennata: "Sono in aumento i reati di terrorismo nel distretto giudiziario che comprende Palermo, Trapani e Agrigento. L'intensa l'attività investigativa attorno ad attività criminose strettamente connesse a fenomeni riconducibili al terrorismo internazionale ha portato all'arresto di una cittadina libica da tempo residente a Palermo e pienamente inserita nel mondo universitario. Grazie ad attività di intercettazione, soprattutto telematica è stato accertato ha svolto attività rientranti a pieno titolo nella propaganda terroristica idonea ad integrare la fattispecie di istigazione ed apologia di reato con finalità di terrorismo, aggravata dalla dimensione transazionale della condotta grazie all'uso del web attraverso cui venivano presi contatti e diffusa la propaganda terroristica sia in Libia che in altri paesi del continente europeo e in Turchia». La cerimonia di apertura dei lavori in ambito giudiziario si terrà oggi.

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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