Ferrara, guerriglia urbana sulle antiche mura: rissa tra due fazioni rivali armate

 
di Andrea Barbi
 
L’ennesimo episodio di violenza per le strade di una città che i ferraresi reputano sempre meno vivibile. L’antica città estense è sempre stata conosciuta per la sua tranquillità, tanto che Gabriele D’Annunzio in una sua poesia dedicata all’antica capitale del ducato degli Este la definì “città del silenzio”. Negli ultimi anni la situazione è cambiata radicalmente. Ieri sera l’ennesimo episodio inquietante, che si è fortunatamente risolto senza gravi conseguenze. Venti persone armate di accetta, machete e grossi coltelli si sono affrontati sulle mura di via Baluardi, zona sud della città. La richiesta di intervento da parte delle forze dell’ordine è arrivata da un cittadino residente nella via, che dalla finestra della sua abitazione ha visto quello che sembrava l’inizio di una battaglia che poteva finire in una strage. Due gruppi di persone che si stavano azzuffando tra urla, minacce e spintoni.
Secondo il racconto dell’involontario spettatore, le voci che si sentivano erano tutte maschili e parlavano Italiano, ma la distanza e la foschia non gli hanno permesso di osservare particolari utili all’identificazione di nessuno dei malintenzionati. Non ha visto colpi inferti o persone cadere a terra. Tutto è durato pochi minuti, con la rissa terminata in inseguimento. Il gruppo meno numeroso infatti, probabilmente vistosi in pericolo, è fuggito facendo perdere le proprie tracce per le strette vie del centro medievale, attorno a via Ghiara e via Quartieri.
Altri sei o sette sono rimasti per qualche istante sulle mura, prima di dileguarsi anch’essi. Infatti al loro arrivo le forze dell’ordine non hanno trovato traccia della selvaggia rissa. Le pattuglie delle volanti della Polizia di Stato e quelle del nucleo radiomobile dei Carabinieri hanno battuto in auto e a piedi in lungo e in largo il tratto in questione senza rintracciare i responsabili.
La nebbia ha avvolto e coperto gran parte delle schermaglie. Tanto che i parcheggiatori abusivi che stazionano nel parcheggio sopraelevato di via Baluardi sostengono di aver sentito delle urla ma di non aver potuto distinguere alcunchè. Stesso discorso per le persone che avevano appena parcheggiato la propria auto. Uno sguardo verso il muro grigio di nebbia, tra il curioso e l’intimorito, per poi immergersi nelle vie dello shopping natalizio. Un fatto grave, anche in considerazione dell’orario in cui è capitato; non si parla infatti del cuore della notte, ma “dell’ora dell’ aperitivo”, durante la quale molte persone uscore dal lavoro si riversano per le vie della città e quella parte delle antiche mura papaline è spesso battuta da numerosi amanti del jogging.



Guerriglia urbana sulle antiche mura

L’ennesimo episodio di violenza per le strade di una città che i ferraresi reputano sempre meno vivibile. L’antica città estense è sempre stata conosciuta per la sua tranquillità, tanto che Gabriele D’Annunzio in una sua poesia dedicata all’antica capitale del ducato degli Este la definì “città del silenzio”. Negli ultimi anni la situazione è cambiata radicalmente. Ieri sera l’ennesimo episodio inquietante, che si è fortunatamente risolto senza gravi conseguenze. Venti persone armate di accetta, machete e grossi coltelli si sono affrontati sulle mura di via Baluardi, zona sud della città. La richiesta di intervento da parte delle forze dell’ordine è arrivata da un cittadino residente nella via, che dalla finestra della sua abitazione ha visto quello che sembrava l’inizio di una battaglia che poteva finire in una strage. Due gruppi di persone che si stavano azzuffando tra urla, minacce e spintoni.
Secondo il racconto dell’involontario spettatore, le voci che si sentivano erano tutte maschili e parlavano Italiano, ma la distanza e la foschia non gli hanno permesso di osservare particolari utili all’identificazione di nessuno dei malintenzionati. Non ha visto colpi inferti o persone cadere a terra. Tutto è durato pochi minuti, con la rissa terminata in inseguimento. Il gruppo meno numeroso infatti, probabilmente vistosi in pericolo, è fuggito facendo perdere le proprie tracce per le strette vie del centro medievale, attorno a via Ghiara e via Quartieri.
Altri sei o sette sono rimasti per qualche istante sulle mura, prima di dileguarsi anch’essi. Infatti al loro arrivo le forze dell’ordine non hanno trovato traccia della selvaggia rissa. Le pattuglie delle volanti della Polizia di Stato e quelle del nucleo radiomobile dei Carabinieri hanno battuto in auto e a piedi in lungo e in largo il tratto in questione senza rintracciare i responsabili.
La nebbia ha avvolto e coperto gran parte delle schermaglie. Tanto che i parcheggiatori abusivi che stazionano nel parcheggio sopraelevato di via Baluardi sostengono di aver sentito delle urla ma di non aver potuto distinguere alcunchè. Stesso discorso per le persone che avevano appena parcheggiato la propria auto. Uno sguardo verso il muro grigio di nebbia, tra il curioso e l’intimorito, per poi immergersi nelle vie dello shopping natalizio. Un fatto grave, anche in considerazione dell’orario in cui è capitato; non si parla infatti del cuore della notte, ma “dell’ora dell’ aperitivo”, durante la quale molte persone uscore dal lavoro si riversano per le vie della città e quella parte delle antiche mura papaline è spesso battuta da numerosi amanti del jogging.



Ferrara, massacro di Renazzo: 60 anni di carcere per i due assassini di Cloe Govoni

 

di Andrea Barbi

FERRARA -. E' finita l'attesa per i familiari di Cloe Govoni, uccisa, durante una rapina nella sua casa di Renazzo (una frazione di Cento, nel ferrarese) il 6 Novembre 2015. Due ragazzi rumeni quella notte entrarono in una villetta di campagna sperando di potersi accaparrare un ricco bottino ma, dopo essere stati colti in fragrante dall'anziana padrona di casa, l'ottantaquattrenne ex insegnante in pensione e da sua nuora, la cinquantatreenne Maria Humenic che da tempo l'accudiva; massacrarono di botte le due malcapitate. Fu proprio la badante di Cloe a riuscire a chiamare i soccorsi. Entrambe furono portate d'urgenza all'ospedale, ma per l'anziana ogni tentativo dei medici di salvarle la vita si rivelò vano, morì pochi giorni dopo il ricovero al Sant'Anna di Cona a causa delle gravi ferite subite durante la barbara aggressione, mentre la moglie di suo figlio, ferita anche lei gravemente, fortunatamente si salvò. Ieri è arrivata la sentenza del processo iniziato lo scorso ottobre.

il giudice Piera Tassoni, dopo aver valutato le richieste dell'accusa (ergastolo) e le tesi presentate dalle difese (riduzione a omicidio preterintenzionale e non voluto), ha condannato a 30 anni di carcere due giovani che abitavano nei pressi di Castelfranco: Leonard Veissel, 27 anni, e Florin Constantin Grumeza, di 23. Il giudice ha valutato che l'omicidio dell'anziana e il tentato omicidio della donna che la accudiva erano punibili con l'ergastolo, ma per via della riduzione dovuta al rito (in abbreviato, sconto di un terzo) la pena è scesa a 30 anni di carcere.

Il massacro di Renazzo sconvolse non solo l'intera comunità locale, ma ebbe grande eco anche a livello nazionale. Molti, infatti, furono i politici che non mancarono di commentare la vicenda.

Lo stesso comune di Cento decise fin da subito di costituirsi parte civile al processo contro i due malviventi.

Anche il comune, così come i famigliari, ha avuto la sua parte al termine del processo. Il giudice ha stabilito infatti un risarcimento da 15 mila euro, che va a sommarsi ai 60 mila fissati per Andrea Ardizzoni (figlio della vittima)e ai 60 mila per Maria Humeniuc, miracolosamente scampataalla furia omicida. Ora non resta che attendere le motivazioni della sentenza, per le quali il gup si è preso 90 giorni di tempo.




Scossa di terremoto sull’Appennino tosco-emiliano

Di Andrea Barbi 
 
Reggio Emilia, alle ore 8, 21 è stata registrata una scossa di terremoto di magnitudo 4.0 a soli 8 km di profondità. Tanta paura e tantissime le chiamate ai vigili del fuoco ma, fortunatamente, non ci sono feriti e i sono già iniziate le dovute verifiche agli edifici pubblici e privati da parte dei tecnici dei comuni e della provincia.
Nel cuore della parte emiliana della Garfagnana, quella meravigliosa terra collinare a confine tra Emilia e Toscana, più precisamente tra le province di Reggio Emilia e Massa Carrara, tanto cara al grande poeta Giovanni Pascoli, la popolazione è ancora spaventata dalla scossa di terremoto che si è avvertita poco fa.
L’epicentro è stato individuato tra gli abitati di Toano, Frassinoro e Villa Minozzo, tre piccoli paesi dell’Appennino che non erano stati interessati dagli eventi sismici del 2012 in Emilia, ma la paura, anche alla luce delle recenti catastrofi del centro Italia, è tanta. La gente è corsa in strada, chi si trovava al lavoro è tornato nelle proprie abitazioni per verificarne eventuali danni e il primo pensiero di ogni genitore è stato quello di andare a riprendere i bambini appena portati a scuola. I sindaci dei comuni limitrofi all’epicentro rassicurano che le scuole delle zone interessate sono già state verificate e non hanno subito danni, ma nonostante questo qualcuno ha preferito riportare a casa i propri figli per oggi. 



Goro: ufficializzato l'arrivo di un nuovo gruppo di richiedenti asilo

 
di Andrea Barbi
 
GORO (FE) – Le istituzioni emiliane costringono gli abitanti di Goro ad una accoglienza forzata. Proprio nella frazione di Gorino, nel comune di Goro in provincia di Ferrara, dove alcune settimane fa gli abitanti (quasi tutti pescatori o legati al settore della pesca, unica vera risorsa economica della zona) alzavano le barricate contro l’arrivo di richiedenti asilo che sarebbero stati ospitati nell’ostello del paese, requisito per l’occasione dal prefetto di Ferrara. Riuscendo ad ottenere un cambio di programma da parte delle istituzioni, vissuto dagli stessi come una vittoria della volontà popolare contro l’arroganza e la prepotenza della classe politica, ora tutto è cambiato. 
 
È stato ufficializzato, infatti, l’arrivo a breve, di un nuovo gruppo di richiedenti asilo, non se ne conosce ancora il numero, che verranno ospitati in alcune strutture all’interno del territorio comunale. Questi edifici sarebbero direttamente riconducibili al Copego (Consorzio Pescatori Goro) e a locali della ex capitaneria di porto. Dunque la società formata dagli stessi pescatori che si sono ribellati alla decisione presa dall’alto di ospitare migranti ora sarebbero promotori, in accordo con le stesse amministrazioni pubbliche contro le quali si erano sollevati, di un nuovo piano di accoglienza locale. Ma gli animi non sono stati rabboniti dalla mediazione del sindaco di Goro (eletto in una lista civica legata alla sinistra) Diego Viviani, lo stesso che durante i giorni “dell’emergenza barricate” si era inizialmente reso irreperibile, che nelle ultime settimane ha organizzato incontri e tavole rotonde con i rappresentanti delle categorie produttive goresi. Non è riuscito ad infondere la volontà spassionata di accogliere stranieri; c’è dell’altro. In paese tutti sanno di avere la mani legate. Sono tenuti in scacco dalla regione Emilia Romagna che in cambio della promessa di stabilità economica locale condizionata dalla buona salute della Sacca di Goro pretende collaborazione sulla questione migranti.
 
La Sacca di Goro è una laguna, di circa 2.600 ettari di superficie, che si estende dalla foce del Po di Volano a quella del Po di Goro. A sud una barra di sabbia, detta Scanno di Goro, delimita il confine con il mare aperto, le cui acque entrano nella Sacca attraverso una bocca lagunare di 1.500 m compresa tra il lido di Volano e la punta dello Scanno. La sua origine risale agli ultimi due secoli ed è dovuta alla parziale occlusione di un tratto di mare aperto, come conseguenza dell’avanzamento delle due foci meridionali del Delta del Po (Goro e Donzella). L’economia di Goro, come anticipato, è principalmente basata sulla pesca ed in particolar modo su quella delle vongole. Goro infatti è fra i primi paesi in Europa per l'esportazione della vongola, ma da tempo la pesca è in crisi. La sacca proprio per le sue caratteristiche morfologiche è portata ad insabbiarsi e per sopravvivere ha bisogno di continua e costosa manutenzione. Una collaborazione, così posta, alquanto forzata ma ormai sempre più prossima a concretizzarsi.



Modena, tentano di corrompere i carabinieri che scoprono la refurtiva

 
di Andrea Barbi

 
MODENA – Erano sicuri di sé i tre uomini di nazionalità mongola fermati ieri sera a Medolla in provincia di Modena da una pattuglia dell’arma dei carabinieri. Avevano nascosto molto bene nella Mercedes classe c sulla quale viaggiavano, una eterogenea e piuttosto ingente refurtiva composta da accessori per i telefoni cellulari, depilatori per signore, cioccolatini, cappellini per bambine, collant, profumi in stick, creme di bellezza.
 
Tutti prodotti di marca: OVS per quanto riguarda il vestiario, tra cui alcune paia di mutande, ChefExpress e Autogrill, invece, per i generi alimentari. Ma hanno avuto la sfortuna di imbattersi in due militari svegli che durante il normale controllo di routine al posto di blocco, dopo aver controllato i documenti dei tre individui incensurati e quelli della vettura, tutti regolari, hanno notato che da sotto il sedile del conducente dell’auto spuntava qualcosa. Quando uno dei due carabinieri ha chiesto di poter verificare di cosa si trattasse i tre uomini provenienti dalla Mongolia si sono trovati in imbarazzo e controvoglia hanno consegnato all’agente una costosa confezione di crema idratante specifica per donne. Alla richiesta di spiegazioni riguardo la provenienza di quel prodotto cosmetico i tre malviventi hanno tentato di giustificarsi dando versioni contrastanti fra loro palesando ulteriore imbarazzo che hanno tentato di giustificare con una scarsa conoscenza della lingua italiana. I carabinieri a quel punto hanno deciso di analizzare tutta la vettura in modo molto accurato. Intuizione che ha dati i frutti desiderati visto che il resto della mercanzia era infatti stivata nel baule e nella ruota di scorta.
 
I tre mongoli sono stati successivamente trasferiti nel carcere di Modena, ma non per l’accusa di ricettazione (se la sarebbero cavata con una semplice denuncia) bensì per istigazione alla corruzione. I tre, infatti, hanno pensato che i rappresentanti dell’Arma fossero ben disposti di fronte ad un regalo. Con grande tranquillità, sapendo di essere ormai stati scoperti, hanno infatti estratto dalle tasche mille euro in banconote di medio taglio. Nei loro piani speravano che in cambio di quella ricompensa la pattuglia li avrebbe fatti ripartire senza problemi. I militari tanto sorpresi quanto disgustato da quella inaspettata offerta, senza nemmeno pensare per un solo attimo all’eventualità di anteporre il valore dei soldi a quello della divisa, hanno subito accompagnato in caserma i tre stranieri di 44, 38 e 25 anni in Italia senza fissa dimora, dove hanno provveduto al loro arresto. Ora dovranno comparire davanti al giudice per cercare di difendersi dalle accuse di ricettazione e istigazione alla corruzione. Accuse pesanti, sostenute non solo dalla merce ritrovata nella Mercedes, ma anche dai soldi sequestrati ai tre banditi. Un caso simile era avvenuto in Settembre a Novi, sempre in provincia di Modena, dove un cinese aveva tentato di corrompere i carabinieri, che gli contestavano la guida senza patente, con 500 euro.



Paura in Emilia, una scossa di terremoto mette il panico

 
di Andrea Barbi
 
 
REGGIO EMILIA – Svegliarsi di prima mattina per iniziare la giornata è già di per sé impegnativo, ma quando a svegliarci non è  il solito trillo della sveglia,  bensì una scossa di terremoto,  allora il risveglio si trasforma in un vero e proprio incubo. Salvo poi rendersi conto che non si trattava di un sogno. 
È successo stamane poco prima delle 7  in una zona che nel 2012 è stata martoriata dal tristemente famoso sisma in Emilia. L’Ingv ha registrato alle 6.52 una scossa con epicentro a cirva un km di distanza dall’abitato di Bagnolo in Piano in provincia di Reggio Emilia. La scossa è stata avvertita in modo nettissimo dalla popolazione non solo locale; anche nella bassa modenese in molti si sono riversarti nelle strade vestiti soltanto di pigiami nonostante il freddo (la temperatura era di o gradi)  e sui social network è scattato subito il tam-tam. Dai commenti su Facebook si apprende che anche nella provincia di Ferrara qualcuno si è accorto dello “zio Terry”, come lo chiamano le popolazioni colpite dal sisma del 2012 per sdrammatizzare su questi terribili eventi naturali.
Un'altra scossa era stata registrata nella stessa zona l'altra notte. L'epicentro del terremoto era stato registrato a Novellara, la profondità è stata di 6 chilometri, ma quella di questa mattina è stata ben più forte e distintamente avvertita; tanto che ai vigili del fuoco sono giunte chiamate ma non si registrano danni e problemi se si escludono le persone che sono rimaste chiuse fuori casa dopo esserne fuggite.
Sono comunque in corso ulteriori verifiche nelle scuole della Bassa reggiana: sopralluoghi a Sant'Ilario d'Enza, Cavriago, Boretto, Reggiolo, Guastalla e Rubiera. Tecnici comunali al lavoro: al momento, non risultando danni gli istituti sono aperti. I sindaci fanno sapere da Facebook che le lezioni continuano regolarmente.



Ferrara: la piena del Po in transito nel punto cruciale


di Andrea Barbi


FERRARA – Sta transitando il colmo della piena del grande fiume padano a Pontelagoscuro, frazione rivierasca di Ferrara che rappresenta da sempre un punto delicato, se non il più a rischio esondazione di tutto l’intero corso del Po. In questo punto, infatti, il letto del fiume si restringe, inspiegabilmente, parecchio rispetto al tratto che la prevede, per poi ritornare ad allargarsi dopo poche centinaia di metri, riprendendo il suo normale corso verso il mare Adriatico.

 

Come se la natura avesse volutamente scherzato, uno scherzo di cattivo gusto, tenendo conto che quella specie di enorme imbuto naturale convoglia le acque padane le quali si innalzano pericolosamente, facendo temere il peggio ad ogni piena di questa portata. L’autunno e la primavera, i due periodi dell’anno maggiormente interessati a precipitazioni di tipo piovoso sono ovviamente le stagioni in cui i fiumi fanno parlare di sé e come spesso capita il protagonista è il più grande di loro, il Po che dopo aver provocato molti danni in Piemonte sembra risparmiare le altre regioni che attraversa. Il merito è del mare che fortunatamente come dicono gli abitanti del luogo “tira bene”, ovvero la forte corrente d’acqua riesce a defluire agevolmente nell’Adriatico, poiché la corrente marina è favorevole. In caso contrario, se cioè la corrente dovesse essere contraria, nel delta del Po si formerebbe una sorta di “tappo” che impedirebbe l’afflusso  delle acque dolci.

 

È una fortuna che ciò accada poiché secondo il parere di Gianluca Zanichelli responsabile di Aipo (Agenzia Interregionale per il Po): “la portata d’acqua di questa piena è davvero molto consistente, abbiamo effettuato delle registrazioni idrometriche (altezza dell’acqua) che ci hanno allarmato nei giorni scorsi, ma fortunatamente la corrente è costante e le acque scorrono velocemente senza creare problemi.”




Questione di libertà

Di Andrea Barbi


Avendo assistito a tanti dibattiti in merito alla riforma costituzionale che il prossimo  4 dicembre saremo chiamati a votare ho capito che, a prescindere dalla conoscenza  giuridica e dai buoni propositi di chi vi partecipa, tutte queste discussioni  hanno in comune un dato incontrovertibile, ovvero, sono incomprensibili alla maggioranza di chi li ascolta. Persino chi ha compiuto percorsi di studi universitari o si interessa di politica, fatica a seguire per intero un dibattito sulla costituzione; molti ne escono più confusi di prima. Non è mia intenzione, quindi, entrare nel merito della riforma per discuterne ogni passo, ma tentare di essere il più chiaro possibile per far capire a chiunque legga questo articolo i rischi concreti che la nostra democrazia sta correndo. 
E’ perfino imbarazzante dover illustrare concetti che dovrebbero far parte dello scontato bagaglio culturale condiviso da ogni cittadino che abbia assolto l’obbligo scolastico. Eppure sono le cronache politiche di questi mesi a evidenziarne la necessità.
Ma queste sono, ormai, tutte considerazioni travolte dalla brutalità della realtà politica dell’Italia di questi mesi. Oggi si è arrivati al punto che la decisione politica effettiva di cambiare la costituzione non è stata assunta in una sede parlamentare. E non è nata neppure nell’ambito dei gruppi parlamentari, o di partiti, che rappresentino la prescritta maggioranza dei due terzi, o almeno quella assoluta. Tanto meno il progetto di riforma è stato presentato, discusso e dibattuto pubblicamente in una campagna elettorale, prima di essere perfezionato. Partiti, gruppi parlamentari ed elettori dovrebbero trangugiare tale e quale una decisione di tale portata, solo in quanto essa ha costituito l’esito di un incontro avvenuto fra due capi politici, uno dei quali ha ricevuto dal parlamento un voto di fiducia come presidente del Consiglio dopo essere stato legittimato nient’altro che da una votazione di partito, e l’altro è addirittura decaduto dallo stato di parlamentare per indegnità, in quanto condannato con sentenza definitiva per avere commesso un grave delitto e non essere riuscito, per una volta, ad acchiappare un ennesimo proscioglimento per prescrizione. Questa procedura ridicola è stata giustificata dal governo e dalla sua maggioranza con l’argomento che le riforme si decidono tutti assieme. Cioè in due, e quando uno dei due, strumentalmente si è tirato indietro, l’altro ha preteso di andare avanti lo stesso, dopo avere addirittura apportato modifiche al patto stretto con il suo degno sodale. 
Il governo fa della bassa demagogia, quando accusa chi critica le sue proposte di essere contrario al cambiamento, di voler conservare semplicemente l’esistente. Si può anche condividere l’idea che sia opportuno superare il bicameralismo perfetto, ma queste non sono buone ragioni per avvallare riforme che, così come sono concepite, costituiscono un radicale e pericolosissimo peggioramento dell’esistente. 

Se questi appena descritti non sono i chiari segni di una deriva autoritaria del nostro paese, non saprei come interpretarli diversamente.   




Ferrara: ladri entrano in casa, lui se ne accorge e lo gonfiano di botte

di Andrea Barbi 
 
Un uomo è stato ricoverato all’ospedale dopo essere stato picchiato dai banditi che ha sorpreso nella sua abitazione. È successo a Baura, una piccola frazione di Ferrara, questa notte. L’uomo aggredito ha 39 anni e in quel momento si trovava solo in casa sua (una villetta a schiera). Era appena andato a letto ed era ancora sveglio quando dichiara di aver sentito dei rumori provenire dalla mansarda. Due malviventi, infatti, si sono introdotti nell’edificio dal tetto, sforzando la chiusura del lucernario. Una volta entrati sono scesi dalla scala a chiocciola in legno che collega il sottotetto con il resto dell’abitazione senza curarsi di fare poco rumore, probabilmente pensando che non ci fosse nessuno in casa in quel momento.
 
Quando il malcapitato ha aperto la porta della sua stanza per capire cosa stesse accadendo si è trovato di fronte i due banditi che dopo avergli gridato frasi in una lingua straniera con forte accento dell’est Europa gli si sono avventati addosso e hanno iniziato a colpirlo con calci e pugni prima di fuggire per dove erano entrati. Il 39enne dopo aver preso tutte quelle botte, con le proprie forze e senza chiamare i soccorsi, si è recato con la propria auto al pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Anna di Cona (il grande ospedale di Ferrara) dove è stato subito soccorso dai medici che gli hanno riscontrato la frattura di due costole, una grossa contusione allo zigomo e una alla mano guaribili in 20 giorni.Cercando forse di trovare il lato positivo anche in questa traumatica vicenda il pensiero della vittima, ancora dolorante, va alla sua compagna che è lontano da casa per lavoro, dichiarando: “Se penso che al mio posto poteva trovarsi la mia compagna non oso immaginare cosa le sarebbe potuto accadere. È andata meglio così”. Le ferite non sono gravi, ma è grave che un onesto cittadino debba subire una tale umiliazione che farà molta più fatica a guarire delle ferite, nella propria residenza.



Allerta maltempo anche a Ferrara

Di Andrea Barbi
 
La Protezione Civile mette in guardia la provincia di Ferrara a causa dell’innalzamento dei livelli idrometrici del Po a seguito di forti precipitazioni che hanno interessato il bacino del fiume. Non è ancora finito l’incubo dell’alluvione in Piemonte e la protezione civile allerta già l’Emilia.
Il superamento della soglia di sicurezza è già stato superato quest’oggi secondo i rilevamenti effettuati costantemente da Aipo (Agenzia italiana Po con sede a Parma) nel punto più critico del basso corso del grande fiume italiano; Pontelagoscuro. La frazione rivierasca di Ferrara dove il corso del Po che segna il confine tra l’Emilia Romagna e il Veneto, si restringe. Una anomalia naturale che funge da imbuto per le acque padane che diventano quindi più impetuose e minacciose per le zone circostanti che spesso vengono messe in allarme esondazione. Secondo gli esperti della suddetta agenzia l’apice della piena transiterà a Piacenza nel pomeriggio di domani è impiegherà circa tre giorni per arrivare nel ferrarese. 
L’innalzamento dei livelli idrometrici potrebbe causare danni alle opere di difesa spondale, alle attività produttive presenti in alveo e un allargamento delle aree golenali non difese da argini, che potrebbe interessare anche aree abitate o industriali nei pressi di Ferrara, Bondeno, Ro, Goro, Mesola e Berra.
La Protezione Civile ha già mobilitato squadre di volontari e consiglia di seguire l’evolversi degli eventi in tempo reale consultando i siti Arpa. Vi aggiorneremo in diretta nelle prossimi ore sull’evolversi della situazione.