TERRORISMO: VALLS LANCIA ALLARME ARMI CHIMICHE

di Matteo La Stella
Parigi
– Desta preoccupazione l'allarme lanciato dal Governo francese in merito alla possibilità di attacchi chimici, mentre in Belgio sono in corso 6 blitz delle forze speciali nel quartiere di Molenbeek, ad ovest del centro di Bruxelles, e in altre zone della città.

Armi chimiche. A Parigi, con le ferite dello scorso 13 novembre ancora aperte, il premier Manuel Valls ha parlato all'Assemblea Nazionale:”Oggi non possiamo escludere niente- poiché esiste- il rischio di armi chimiche e biologiche”. “Siamo in guerra, non una guerra di quelle a cui la storia ci ha abituato – rincara la dose Valls – Questa nuova guerra resta una guerra pianificata condotta da un esercito criminale, quello che è nuovo sono i modi di operare, di colpire, di uccidere, che evolvono senza sosta”. Un'immaginazione, quella dei mandanti degli attentati, che il premier definisce “macabra”, tra: “Fucili d'assalto, decapitazioni, bombe umane, armi bianche”. Dunque, conclude Valls: “Oggi non bisogna escludere niente, e lo dico con tutte le precauzioni che si impongono ma lo sappiamo e lo abbiamo in mente, può esserci anche il rischio di armi chimiche e batteriologiche”.
Un annuncio scioccante, che arriva a 24 ore dal raid nel quartiere di Saint-Denise, dove oltre al regista degli attentati Abdelhamid Abaaoud, sarebbe stato ucciso anche Salah Abdeslam, l'ultimo attentatore rimasto a piede libero dopo gli attacchi di venerdì 13 novembre. Lo riferisce il quotidiano belga la Dernière heure, specificando che si attendono ancora i risultati del DNA.

Blitz a Bruxelles. Intanto, in Belgio, le forze speciali stanno eseguendo 6 blitz, concentrati soprattutto nei quartieri di Molenbeek e Jeet a Bruxelles. I raid delle forze speciali sono mirati a stanare soggetti ritenuti vicini a Bilal Hadfi, uno dei kamikaze esplosi nei pressi dello Stade de France durante gli attentati parigini. Hadfi, Classe '95, era nato in Francia e aveva già combattuto in Siria tra le fila dell'Isis ma attualmente viveva in Belgio. Proprio il Belgio, sul versante politico, avrebbe stanziato 400 milioni di euro per rafforzare la sicurezza nazionale. Lo ha annunciato il premier Charles Michel, che davanti ai deputati ha rimbalzato le critiche pervenute nei confronti dei servizi di sicurezza prima degli attentati a Parigi. Come la Francia, peraltro, anche il Belgio sarebbe pronto ad una modifica della costituzione, così da allungare il fermo di Polizia da uno a tre giorni. 




ATTENTATI A PARIGI: L'EUROPA SCENDE IN CAMPO

di Matteo La Stella

Roma – L'Europa accoglie la richiesta d'aiuto da parte del presidente francese Francoi Hollande, secondo l'articolo 42.7 del Trattato di Lisbona. Sulla scia degli attentati terroristici che il 13 novembre scorso hanno scioccato Parigi ed in risposta al monito lanciato lunedì dallo stesso Hollande, che ha richiesto un coinvolgimento militare maggiore degli altri stati membri:”L'Europa unita risponde si”. Questo il responso dell'alto rappresentante per gli Affari Esteri Ue Federica Mogherini che annuncia il sostegno unanime da parte del Consiglio di Difesa- riunito a Bruxelles- in merito all'attuazione di una strategia collettiva prevista dall'articolo.

L'art.42.7 e la gli aiuti economici. Secondo la normativa prevista dal Trattato dell'Unione, infatti, uno stato membro vittima di aggressione può coinvolgere gli altri paesi che sono tenuti ad aiutarlo con tutti i mezzi a loro disposizione. In virtù della decisione presa, la Francia si avvia ad una serie di incontri bilaterali con i partner Ue per discutere il tipo di assistenza che ogni paese dovrà fornire. “L'aiuto dell'Europa- spiega il ministro della Difesa francese Yves Le Drian- potrebbe includere un maggiore supporto in Siria, Iraq, Africa”, concentrando l'attenzione su un determinato tipo di appoggio: quello militare. Ringraziando l'Europa per la mano tesa, il ministro ha poi ricordato che:”Si tratta della prima volta che si fa appello a questo articolo”, prima di rincarare la dose chiarendo come l'assistenza debba essere:” Rapida, altrimenti non ha senso”. Parigi, però, ha chiesto e ottienenuto anche aiuti economici da parte della Ue. "Dobbiamo dare tutti gli strumenti a polizia e gendarmeria – ha asserrito il primo ministro Manuel Valls – in uomini e in investimenti. Questo non lo faremo a detrimento del bilancio di altri settori. L'Europa deve capire. E aiutarci”. La Francia: “Sarà costretta a non rispettare” gli impegni dettati dal bilancio europeo. “Dobbiamo dare tutti gli strumenti alla polizia, alla gendarmeria e ai servizi di informazione” ha sottolineato Valls “Dobbiamo assumercene la responsabilità e l'Europa deve capirlo”. “Una cosa è chiara – la replica di Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari – nelle circostanze attuali: in questo momento terribile la sicurezza dei cittadini in Francia e in Europa è la priorità assoluta, e la Commissione Ue lo capisce pienamente”.

Guerra all'Isis. Intanto, dopo le dichiarazioni di guerra nei confronti dello Stato Islamico, Parigi continua a bombardare Raqqua. La roccaforte siriana dell'Isis e i territori adiacenti sono stati oggetto di bombardamenti nella notte, come conferma lo Stato maggiore della Difesa:”Per la seconda volta in 24 ore le truppe francesi hanno effettuato un raid contro Daesh a Raqqa, in Siria”. Dieci i velivoli che hanno preso parte all'incursione sganciando un totale di 16 bombe su di una serie di obbiettivi individuati nel corso di numerose ricognizioni. Questa l'unica differenza rispetto al primo raid aereo, eseguito su postazioni segnalate dal Pentagono.

Caccia all'uomo. Nel frattempo si intensificano le ricerche per stanare l'ultimo fondamentalista ancora a piede libero dopo le stragi di Parigi. Salah Abdeslam si sarebbe diretto, secondo una prima ipotesi in Belgio. Da qui, stando alla ricostruzione del sito “Nouvel Observateur”, un soggetto vicino al jhiadista sarebbe partito per aiutarlo ad allontanarsi dal luogo degli attacchi. Abdeslam avrebbe telefonato quindi ad Hamza Attou poco dopo le 22, e con la tragedia ancora in corso gli avrebbe chiesto:”Pronto, puoi aiutarmi? Puoi venire a prendermi a Parigi? Ti pago la benzina e i pedaggi”.

Controlli a tappeto. Viceversa, controlli a tappetto da parte delle autorità francesi antiterrorismo hanno portato a 23 arresti tra domenica e lunedì. Centoventotto perquisizioni eseguite e andate avanti anche nella notte tra lunedì e martedì, tra Tolosa e Remis. Intanto a Bruxelles è salito il numero degli arrestati. Sono due, infatti, gli artificieri finiti in manette per la detenzione di nitrato di ammonio, componente chimico utile al confezzionamento delle cinture dei kamikaze. Oltre a Mohamed Amri, infatti, è finito in manette anche Hamza Attou, lo stesso che venerdì notte avrebbe offerto un passaggio al fuggitivo Salah Abdeslam. Altri arresti si sono registrati in Germania, nei pressi di Aquisgrana. Tre le persone bloccate dalle autorità tedesche per una possibile implicazione negli attentati di venerdì scorso. Secondo i media si tratterebbe di due donne ed un uomo, anche se al momento non è ancora stata data l'ufficialità da parte della polizia.

Dunque, oggi più di ieri il popolo francese rincorre la libertà, come nel celebre dipinto di Delacroix esposto al Louvre. Niente rivoluzioni interne, mirate a spodestare reggenti bramosi di antiche onnipotenze: stavolta l'indipendenza in gioco è totalmente diversa, e non riguarda solo il paese d'Oltralpe. La Francia indossa l'elmetto per il libero arbitrio della sua gente, perchè possa uscire di casa e prendere parte ad un concerto senza sentirsi costantemente minacciata dalla scimitarra jhiadista. Scende in campo contro quei fantasmi che si materializzano sempre più spesso sotto forma di bestie, assetate di fama e golose di sangue, che pur di mantenere alto il clima di terrore uccidono spietati, nascondendo la testa tra le righe del Corano. Questa volta l'Europa unita sostiene la guerra, perchè “torni nostro quel che fu già nostro”: la libertà di vivere.




ATTENTATI A PARIGI, RENZI: ”IN ITALIA NON ABBIAMO MINACCE CIRCOSTANZIATE”

di Matteo La Stella
Roma
– Mentre il premier Renzi incontra i capogruppo di maggioranza ed opposizione delle Camere, asserendo che :”Compito di chi governa è quello di dire con chiarezza agli italiani che non abbiamo minacce circostanziate”, gli investigatori francesi iniziano a mettere a fuoco i profili dei terroristi implicati nella successione di attentati scoppiata venerdì sera a Parigi. A tal proposito, senza alcuna selezione per chi entra nel paese monta la preoccupazione: uno degli attentatori uccisi, infatti, sarebbe entrato in Europa solo lo scorso 3 ottobre tramite la così detta “rotta dei Balcani”.

Gli attentatori. Tra gli autori del blitz alla sala concerti del Bataclan sarebbe stato identificato un uomo parigino, già noto alla Dgsi (Direction generale de la securite' interieure, ndr). L'attentatore, secondo la francese Bfm Tv, era già stato schedato dalle autorità per la vicinanza al mondo dell'Islam radicale. Stando invece alle rivelazioni del quotidiano belga “La Derniere Heure online”, 3 degli uomini del califfato avrebbero fatto parte della cellula jhiadista di Bruxelles, città che in queste ore sta ospitando perquisizioni a tappeto da parte della locale polizia. Vicino a ciò che è rimasto dei corpi di due kamikaze, invece, sono stati rinvenuti un passaporto egiziano, nei pressi dello Stade de France, ed uno siriano. Proprio in merito a quest'ultimo, il ministro dell'interno greco Nikos Toscas ha tuonato:” Apparteneva a un rifugiato siriano registrato il 3 ottobre sull'isola greca di Leros, secondo quanto prevedono le leggi Ue”. Tra i corpi degli jhiadisti senza vita, inoltre, sarebbe comparso anche quello di un 15enne la cui identità resta ancora ignota.

Renzi alle Camere. “Compito di chi governa è quello di dire con chiarezza agli italiani che non abbiamo minacce circostanziate ma l'attacco di Parigi è un cambio di passo della minaccia terroristica in Occidente”. Questa la tesi del presidente del Consiglio che invoca:” La responsabilità di tutti noi su come ci poniamo di fronte a questa nuova sfida che durerà anni”. “L'opinione pubblica è scossa e deve sentire l'Italia unita” ha spiegato Renzi prima di sottolineare come l'Italia è :”Un Paese forte che ha sconfitto il terrorismo interno e le stragi di mafia. Vinceremo anche questa sfida”. Quello che sta accadendo, ha osservato poi lo stesso Renzi e l'equivalente di:”Mettere in discussione un modello di vita”. 




TURCHIA, G20 BLINDATO: CAMBIA VOLTO IL SUMMIT DEI POTENTI

di Matteo La Stella
Antalya – Sarà un G20 ad alta tensione, quello che nella giornata di domenica prenderà il largo nella blindatissima città di Antalya, località turistica della Turchia meridionale.

La crescita economica, i migranti e le condizioni climatiche passeranno necessariamente in secondo piano al tavolo dei potenti, dopo che nella notte tra venerdì e sabato una sequela di barbari attacchi terroristici hanno sconvolto la capitale d'Oltralpe. Con l'amaro in bocca, dunque, il summit dei capi di Stato e di Governo sarà l'occasione giusta per valutare strategie comuni nella lotta al terrore scellerato, predicato e messo in atto dagli jhiadisti dell'Isis. Un atto dovuto vista l'importanza del vertice, l'emergenza in corso e le ferme convinzioni del paese ospitante: la Turchia. Quì, soprattutto dopo la schiacciante vittoria di Recep Tayyp Erdogan alle elezioni di alcune settimane fa, un'azione militare contro l'Isis era già stata messa in cantiere. Ora, dopo la sanguinosa notte parigina, lo stesso padrone di casa assicura che l'emergenza terrorismo:”Sarà in primo piano”, mentre la Turchia acquista un ruolo centrale da interlocutore. Interlocutore che il Governo italiano vorrebbe vedere al fianco della Russia, già impegnata nell'attacco militare ai danni del califfato, ma formalmente ancora emarginata dai tavoli internazionali in seguito alla questione ucraina e alle sanzioni che ne sono derivate.

Il vertice. La due giorni di Antalya, dunque, prenderà il via con un pranzo che potrebbe aprire da subito il confronto. L'assenza di Francois Hollande, insieme alla riunione del Consiglio di sicurezza indetta da Barack Obama prima della partenza dagli Usa e la seduta del Comitato per l'ordine e la sicurezza nazionale- con annessi incontri tra i rappresentanti parlamentari di maggioranza e opposizione- presieduta in Italia da Matteo Renzi, lasciano intendere, tra le altre cose, quanto la tragedia parigina peserà sul G20. Nonostante il programma dell'evento non abbia ancora subito variazioni ufficiali, ai potenti potrebbe essere servito come “entrèe” il “piatto bollente” dell'emergenza, sostituito al tema dei cambiamenti climatici già previsto dall'agenda del summit. Ad ogni modo, poi, la cena di domenica sarà l'incontro cardine, i cui temi di lavoro saranno proprio il “Terrorismo e la crisi dei rifugiati”. La partita tra i vari rappresentanti sarà invece giocata negli incontri bilaterali che potrebbero portare ad un faccia a faccia tra Barack Obama e Vladimir Putin, seduti uno difronte all'altro per un'auspicabile collaborazione nella lotta al terrorismo. Una possibilità remota che, viceversa, vede confermata la partecipazione da parte del presidente a stelle e strisce ad un incontro con il premier turco Erdogan. I due leader si concentreranno sulla questione siriana, anche se lontano da occhi indiscreti potrebbe arrivare la “tirata di orecchie” da parte di Obama, dovuta nello specifico alla libertà di stampa violata in Turchia. Il “sultano”, poi, incontrerà anche altri leader. Tra questi il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che a sua volta sarà impegnato con il neo-eletto premier canadese Justin Trudeau e con il presidente della Federazione russa Vladimir Putin.

Antalya blindata.
Ad Antalya i leader dei paesi più ricchi sono attesi da un imponente piano di sicurezza. Una città blindata dove è previsto il dispiegamento dell'esercito e la chiusura dello spazio aereo, oltre a controlli nelle stazioni dei bus e negli scali presenti nella “zona rossa”. Anche il personale degli alberghi verrà passato al setaccio per evitare possibili infiltrazioni da parte dell'Isis.




TERRORISMO: PREPARAVANO ATTENTATI IN ITALIA. PREDICATORE ISLAMICO COMANDAVA DAL CARCERE

di Matteo La Stella


Una svolta nella lotta al terrorismo internazionale. Dalle prime ore di giovedì mattina, infatti, i Carabinieri del Ros hanno attivato un maxi blitz volto all'esecuzione di 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dalla Magistratura di Roma nei confronti di altrettanti soggetti, indagati per associazione con finalità di terrorismo aggravata dalla transnazionalità. Una vasta operazione che ha interessato diversi paesi europei oltre l'Italia, e che pertanto ha richiesto la collaborazione delle autorità giudiziali e di polizia di: Regno Unito, Norvegia, Finlandia, Germania e Svizzera, supervisionate e coordinate da Eurojust.

Gli arrestati. In manette sono finiti 16 cittadini curdi ed un kosovaro, ritenuti artefici di un progetto che:”Prevedeva la possibilità di fare attentati in Medio oriente e anche in nord Europa, ma non in Italia”, ha sottolineato Giuseppe Governale, comandante del Ros. Gli attentati: “Potevano coinvolgere rappresentanti diplomatici norvegesi e anche inglesi – ha aggiunto il comandante- per ottenere la liberazione del loro capo che è il Mullah Krekar detenuto in Norvegia che abbiamo sottoposto a intercettazioni in carcere”. Per il reclutamento degli aspiranti terroristi, il sodalizio utilizzava il web, affiancate da lezioni tenute da uno degli arrestati nella sua casa di Merano.

Mullah Krekar, gestione dell'organizzazione dal carcere. Il curdo Faraj Ahmad Najmuddin, alias Mullah Krekar, è ritenuto dagli inquirenti la mente dell'organizzazione terroristica vicina all'Isisi. Già detenuto in Norvegia, l'uomo che fondò nel 2001 il gruppo terroristico Ansar Al-Islam, avrebbe continuato ad essere la guida ideologica e strategica del sodalizio costituito da cellule sparse in diversi paesi europei, con particolare attenzione a quella italiana, definita “importantissima” dagli investigatori. Dal carcere, spiegano gli inquirenti, il Mullah Krekar:”Ha continuato a rappresentare la guida non solo ideologica dell'organizzazione, mantenendone anche la direzione strategica sulle questioni più importanti, quale la partecipazione al conflitto siriano o la decisione di allinearsi con Isis”. L'utilizzo di internet, continuano gli investigatori: “Ha consentito agli indagati di annullare le distanze tra gli associati, residenti in diversi Paesi europei, permettendo loro di mantenere una forte coesione di gruppo, rafforzata dalla periodica e frequente partecipazioni a chat virtuali, e di rimanere in contatto con la propria guida spirituale”, il curdo Mullah Krekar. In definitiva, l'organizzazione terroristica annientata, spiega il Ros: “Incarna l'evoluzione del modello jihadista di tipo tradizionale- rivelandosi però-ancora più insidiosa, rimanendo gerarchicamente strutturata, con il proprio vertice in Norvegia, ed articolata in cellule operative in numerosi paesi, tra cui un'importantissima articolazione in Italia”.

Cellula di Merano. Uno degli uomini finiti in manette, Abdul Rahman Nauroz, sarebbe il fautore, secondo gli inquirenti, di una massiccia azione di proselitismo:”Sia attraverso Internet, sia attraverso 'lezioni' che teneva nel proprio appartamento di Merano, luogo di riunioni segrete e crocevia di aspiranti jihadisti”. L'obiettivo, spiegano i militari dell'Arma, era quello di:”Convincere i suoi allievi, e tra questi in particolare Hasan Saman Jalal (anche lui finito in manette, ndr), a partecipare ad azioni armate di guerra o terroristiche pianificate come suicide”. Durante l'operazione, poi, sono state eseguite perquisizioni nelle province di Bolzano, Parma e Brescia. Ma anche in Regno Unito, Norvegia, Germani, Finlandia e Svizzera.

Reazione di Alfano. Il ministro dell'interno Angelino Alfano ha esultato per l'operazione contraddistinta dalla “forte regia italiana”. “Oggi è una bellissima giornata per lo Stato, per la squadra italiana. I carabinieri dei Ros hanno compiuto un'importantissima operazione anti terrorismo che testimonia quanto siano forti lo Stato e la cooperazione internazionale”, ha annunciato il numero uno del ministero dell'interno, prima di aggiungere:”Ho già avuto modo di complimentarmi con il comandante generale dell'Arma. Questa è la testimonianza di quanto siamo in allerta e quando consideriamo insidiosa la minaccia del califfo. Siamo orgogliosi di come abbia funzionato il sistema di intelligence e sistema Italia”.




ISIS: TURCHIA PREPARA L'INVIO DI UN CONTINGENTE MILITARE IN SIRIA

di M.L.S.


Ankara
– La Turchia sarebbe in procinto di inviare un contingente di 10.700 soldati in Siria per combattere l'Isis. La notizia è stata divulgata dal quotidiano filo-governativo “Yeny Safak”, secondo cui Ankara si starebbe preparando per l'invio di truppe già a metà dicembre. Inoltre, stando sempre alle rivelazioni della testata, il Governo turco presenterà il programma alle grandi potenze nel week end, durante il G20 di Antalya. All'interno del documento, utile a fare il punto sulla questione siriana, ci saranno anche delle richieste di aiuti economici.

Il programma. Obiettivo della manovra sarebbe quello di cercare una svolta nella repressione dell'esercito jhiadista, oltre a fornire una valida alternativa alla crisi dei migranti. Ankara, infatti, avrebbe previsto l'ingresso in Siria per 46 chilometri, da 7 regioni turche differenti. L'apertura di una breccia nelle maglie del Califfato, utile a creare “zone sicure” in grado di ospitare fino a 5 milioni di profughi nel tentativo di arginare l'enorme flusso migratorio che corre verso l'Europa.
Nel pacchetto, oltre alle 17 “zone sicure”,sarebbe compreso l'allestimento di 6 campi profughi ed 11 basi logistiche.

La conferma. L'annuncio del quotidiano arriva sulla scia delle dichiarazioni rilasciate dal premier Ahmet Davutoglu. Dal presidente Recep Tayyip Erdogan, invece, arriva una conferma indiretta. Secondo Erdogan, infatti, la vittoria del partito di Governo alle elezioni del primo novembre in Turchia sarebbe una grande opportunità per risolvere la crisi della regione. Secondo il Capo dello Stato, dopo i risultati elettorali:” Non c'è più incertezza politica nel paese”. 




ALLARME SICUREZZA: GLI ITALIANI IN BALIA DELLE RAPINE

di Matteo La Stella

 

Roma – Non accenna battute d'arresto il “boom” di rapine in abitazioni che sta investendo l'Italia. L'ultima vicenda arriva da Benevento, dove all'alba di sabato 5 malviventi incappucciati hanno fatto irruzione in casa dell'ex Senatore di FI Cosimo Izzo, preso in ostaggio insieme alla famiglia. L'episodio, però, non rappresenta di certo una mosca bianca:  solo nell'ultima settimana, infatti, i colpi messi a segno dai “pirati” contemporanei sono stati molteplici. Una sequela di arrembaggi destinati ad infrangere la quiete dei cittadini italiani, arrivati a percepire, secondo l'ultimo rapporto Censis in materia di Sicurezza, il rischio di criminalità nelle zone in cui vivono pari al 30%, un dato in aumento del 2,9% rispetto al 2010. Un incremento dell'insicurezza giustificato, dovuto soprattutto all'impennata della percentuale di rapine in abitazione nell'ultimo decennio (dal 2004 al 2013) pari, secondo la ricerca, al 195%. Una situazione allarmante, cresciuta solo nell'ultimo anno di 3,7 punti percentuali, alla quale non sembra vi sia rimedio. I cittadini, infatti, non sono tutelati a dovere dalla legge italiana che, invece di garantire l'incolumità dei soggetti nel giusto- i padroni di casa – punisce nella maggior parte dei casi la legittima difesa. 

 

La sventura di Izzo. L'uomo, imprenditore e avvocato, è stato picchiato, legato e minacciato dai banditi. Con lui, al momento della violenta irruzione, la moglie 48enne, preda anch'essa delle minacce, ed una anziana parente della coppia. Stando alle ricostruzioni, la “banda” armata avrebbe scollegato il sistema d'allarme che proteggeva la proprietà prima di piombare, tramite l'utilizzo di un balcone, nella camera da letto dei coniugi Izzo posta al secondo piano del fabbricato. L'ex parlamentare, svegliato dal trambusto, ha subito opposto resistenza ai rapinatori che per tutta risposta lo hanno colpito alla fronte con il calcio di una pistola. Gli ostaggi sono stati legati, poi “interrogati” uno alla volta dai furfanti, intenti a scoprire l'esatto numero e la collocazione delle casseforti presenti nell'abitazione. Ripulita l'abitazione da gioielli e contanti, i rapinatori sono fuggiti lasciando i coniugi e l'anziana congiunta imprigionati fino alle ore 5, quando Cosimo Izzo è riuscito a liberarsi per dare l'allarme. 

 

Il “boom” di rapine. L'assalto subito dall'ex esponente di Fratelli d'Italia è solo l'ultimo atto di una settimana tragica in quanto a sicurezza. Già mercoledì scorso, a Mogliano Veneto in provincia di Treviso, la villa di un imprenditore del settore petroli era stata svaligiata. I 3 rapinatori avevano preso in ostaggio il custode costringendolo a fargli strada fino al piano superiore dove hanno arraffato 2mila euro ed un orologio, prima di essere messi in fuga dalle grida del padrone di casa balzato giù dal letto. Drammatico, invece, l'epilogo di un altro colpo messo a segno da due delinquenti a Renazzo di Cento, nel ferrarese. Quì, durante il blitz criminale, un'anziana 84enne e la nuora avevano sorpreso i furfanti che hanno reagito brandendo dei bastoni con i quali hanno barbaramente colpito alla testa le due donne, ferendole in modo grave per un bottino da 300 euro circa.

 

Il rovescio della medaglia. Viceversa, quando le vittime reagiscono vengono incriminate per eccesso di legittima difesa, divenendo così testimonial di questo o quello schieramento politico che si riversa contro l'attuale normativa, rinfrancato dalle voci consenzienti del popolo in tumulto. Gravissimo. La sicurezza non deve essere al centro di alcun dibattito politico, al contrario, deve essere una certezza. E se lo Stato, per forza di cose, non riesce ad essere onnipresente con i suoi mezzi, qualcosa deve cambiare. La casa in quanto tale è intima, strettamente legata alla famiglia e ai sacrifici della stessa. Un vero e proprio nido per gli inquilini, la cui tranquillità deve essere garantita, o ai quali deve essere consentito farlo. Uno scenario impensabile oggi, dato che non sconfinare oltre i paletti della legittima difesa vorrebbe dire rischiare la  vita. La vittima, infatti, in caso di rapina dovrebbe attendere minacce da parte del malvivente- o più spesso dai malviventi- intento a mettere in pericolo la persona e i suoi beni- anche affettivi- prima di poter ricorrere ad armi proprie, utili in un primo momento solo a verificare la caparbietà del rapinatore nel compiere il “colpo”. A quel punto, dopo aver testato l'inclinazione a desistere del delinquente- ad esempio con un colpo sparato in aria-, alla vittima sarebbe concesso di colpire il criminale, sperando di non subire ugualmente ritorsioni legali. Un'arma a doppio taglio quella dell'odierna legittima difesa che se da una parte può salvare famiglie intere, dall'altra rischia di mettere nei guai i cittadini stessi. Preservare la propria abitazione e il proprio nucleo familiare deve essere considerato alla stregua della difesa patriottica, per cui conservare una legge che rinfranca i trasgressori appare un paradosso. 




PENSIONI, ECCO LA PROPOSTA DELL'INPS: TAGLI AI VITALIZI E REDDITO MINIMO PER GLI OVER 55

di Matteo La Stella

Dal reddito minimo per gli over 55 all'uscita dal mondo del lavoro a partire dai 63 anni, il tutto, finanziato tramite tagli considerevoli alle pensioni d'oro e ai vitalizi, da ricalcolare secondo la norma.

“Abbattere del 50% la povertà” tra gli italiani ultra 55enni che ancora non hanno maturato le condizioni per incassare la pensione: questa la dottrina dell'INPS nell'era della trasparenza, scesa in campo al fianco dei più deboli con la pubblicazione del pacchetto di normative “Non per cassa ma per equità”, già consegnato al Governo nel giugno scorso.

Una sorta di salto dell'ostacolo da parte di Tito Boeri, numero uno dell'Istituto e cofondatore della pagina web “lavoce.info”, che dopo aver sondato il disinteresse da parte del Governo, intento – come lui stesso ha sottolineato- ad adottare tramite legge di Stabilità solo “interventi selettivi e parziali” in questo campo, ha optato nella giornata di mercoledì per la pubblicazione in rete della proposta.

La risposta del Governo. La pubblicazione ha mosso in serata la risposta da parte del Governo che ha escluso categoricamente il conflitto con l'INPS. “Nessuno scontro” tra Palazzo Chigi e l'Istituto, la diffusione del documento era concordata. Questa la controffensiva del Governo che successivamente ha passato la parola al ministero del Lavoro, per cui il pacchetto è:“Un contributo utile al dibattito”, salvo sottolineare che le misure: “Mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi”. Mentre, per sciogliere il nodo e: “Non far pagare questi costi ai pensionati servono risorse che, al momento, non ci sono. Si vedrà presto come intervenire in modo organico sul tema, ma senza effetti collaterali”. In fine è intervenuto anche il dicastero dell'interno che tramite Angelino Alfano ha fatto sapere:”Bisogna distinguere la demagogia dalle cose concrete quindi ci sarà da studiare e vedere se l'intero sistema proposto regge”. Una soluzione che, al momento, sembra non incontrare l'appoggio del premier Renzi, convinto che in questo momento l'importante sia regalare solo iniezioni di fiducia al paese, senza approntare tagli alle pensioni che superano i 2mila euro. Un ordine d'arresto, dunque, proveniente non solo dal ministro Poletti, che, anzi, ha suscitato malumore diffuso nella maggioranza dopo la pubblicazione.

16 tabella. Il pacchetto proposto dall'INPS è costituto di 16 norme, utili ad offrire secondo il primo punto ( tabella dal primo all'ottavo, ndr):”una rete di protezione sociale almeno dai 55 anni in su- proprio nella fascia d'età in cui- la povertà è aumentata proporzionalmente di più rispetto alle altre classi di età durante la Grande Recessione e la crisi del debito nell'area euro”.

Tagli alle super-pensioni. Per tamponare i costi della manovra, secondo Boeri, sarebbe sufficiente andare ad attingere dalle 230mila famiglie ad alto reddito, dalle 25mila pensioni d'oro, assegnate tramite gestioni speciali e non giustificate dai contributi versati negli anni e dai circa 4mila percettori di vitalizi per “cariche elettive”. Nel mirino dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, però, sarebbero anche altre classi di super-pensionati, privilegiati rispetto al resto della popolazione perche sottoposti a regole più dolci rispetto al resto degli italiani. Dai piloti di aerei ai ferrovieri, passando per i dipendenti del settore elettrico e quelli delle forze armate fino ai componenti delle Autorità indipendenti e ai dirigenti sindacali.

Via le integrazioni al minimo per i pensionati fuori Ue.
Il documento “Non per cassa ma per equità” contiene, tra le altre misure, l'eliminazione delle pensioni al minimo con maggiorazione degli assegni versati per i pensionati che risiedono fuori dall'area Ue. Infatti, i pensionati emigrati, come spiegato tempo fa da Tito Boeri, avrebbero già diritto all'assistenza nel di base nel paese ospitante.

Reddito minimo per gli over 55. L'articolo uno del testo targato INPS prevede l'inserimento di un reddito minimo garantito per le famiglie con almeno un componente ultra 55enne. L'assegno previsto sarebbe di 500 euro a regime ( 400 euro nel 2016 e nel 2017). In pratica, un nucleo familiare formato da 2 persone con reddito complessivo pari a 500 euro e di cui una over 55, avrebbe diritto ad un “bonus” da 250 euro mensili.

Pensione flessibile dai 63 anni: l'assegno si abbassa. L'uscita flessibile dal lavoro, secondo L'INPS, prevederebbe una diminuzione dell'assegno di previdenza ai “pensionati precoci”. “Il principio è che chi va in pensione prima non può avere diritto ad una pensione piena per quanto riguarda la quota retributiva dovendo spalmare questi diritti su molti più mesi di chi va in pensione più tardi”. Dunque:”Ogni anno in meno di lavoro rispetto alla età normale di pensionamento comporta una riduzione di questi pagamenti mensili”. Un'ipotesi, dunque, che prende in considerazione uscite anticipate ai 63 anni e 7 mesi, con un taglio dell'assegno da applicare alla sola quota retributiva che andrebbe poi a scomparire.
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PISA, ALLARME MENINGITE: COLPITO UN 26ENNE

di M.L.S.


Pisa – La meningite torna a mietere vittime in Toscana. Dopo i quattro casi di meningite da meningococco B che hanno interessato la regione nell'arco del 2015, ecco spuntare a Pisa il quinto caso, stavolta legato ad un differente sierogruppo: il meningococco C. A farne le spese un infermiere 26enne, in servizio presso l'UO di chirurgia generale di Cisanello e residente a La Spezia.

Le sue condizioni. Il giovane, ricoverato nel reparto di malattie infettive dello stesso ospedale verte in buone condizioni. Intanto, si legge in una nota:”I medici della ASL 5 sono in contatto con i colleghi de La Spezia e con quelli dell'azienda ospedaliera che hanno già iniziato la profilassi che-spiegano- come da prassi, deve essere effettuata su tutti coloro che sono entrati in contatto con il giovane infermiere”.

Infezioni a terzi. La vittima del batterio, residente nel territorio deputato ad una ASL diversa, avrebbe utilizzato il treno ed altri mezzi pubblici per recarsi sul posto di lavoro: da La Spezia a Pisa. In virtù di questo, e data l'impossibilità di risalire alle persone che sono entrate in stretto contatto con il paziente per cui sarebbe comunque indicata la profilassi, si consiglia a coloro i quali hanno effettuato il medesimo tragitto di sottoporsi a sorveglianza sanitaria. Sopratutto in caso di febbre sopra i 38 gradi, rivolgersi al proprio medico curante è fondamentale. 




NAPOLI, INPS: FALSI RAPPORTI DI LAVORO, PERQUISIZIONI NELLE SEDI DELL'ISTITUTO

di M.L.S.

Napoli – Già dalle prime ore della giornata di venerdì, i Carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore sono al lavoro insieme al Ris di Roma per effettuare perquisizioni alla direzione generale dell'INPS e notificando un ordine di esibizione di documenti alle direzioni regionali dell'Istituto di Previdenza Sociale. I provvedimenti messi in atto sono frutto di un nuovo capitolo di indagine riconducibile all'inchiesta sulla creazione di aziende fittizie nel salernitano, che, tramite migliaia di assunzioni fantasma, puntavano ad ottenere illecite erogazioni di natura previdenziale ed assistenziale. La disposizione che obbliga gli uffici ad esibire la documentazione riguarda diverse sedi regionali dell'INPS in tutta Italia, nell'ambito dell'inchiesta portata avanti dal sostituto procuratore Roberto Lenza della Procura di Nocera Inferiore.

Funzionari INPS sotto la lente di ingrandimento.
L'acquisizione della documentazione da parte degli uomini dell'Arma sarà utile ad accertare l'eventuale concussione nella vicenda dei funzionari dell'INPS incaricati di effettuare verifiche ed accertamenti su imprese ed aziende risultate fittizie.
Al centro dell'inchiesta sarebbe finita una quota da 361 milioni di euro, stanziata dall'Istituto di Previdenza Sociale per accertamenti ed ispezioni negli anni 2012-2013. Secondo gli investigatori, i rimborsi per le prestazioni riconosciute ai funzionari non sarebbero corrispondenti alle reali verifiche apportate nei confronti di aziende e ditte private.

Truffa all'INPS.
Questa nuova cordata d'indagine è riconducibile alla maxi inchiesta denominata “Mastrolindo” che, tra il 2012 e il 2013 ha portato all'arresto di 44 imprenditori accusati di aver organizzato una truffa all'INPS, e di conseguenza allo stato, attraverso imprese e finte assunzioni.
Le ditte, dislocate sul territorio dell'agro nocerino sarnese e appartenenti al settore terziario e secondario, permettevano agli imprenditori di intascare indebite indennità di disoccupazione, malattia e maternità, recando così un grave danno economico all'INPS. Nell'ambito delle imprese di pulizia, peraltro, sono state accertate 900 assunzioni fittizie costate allo Stato 137 milioni di euro.
Al momento, secondo fonti investigative, nessun funzionario dell'INPS sarebbe comparso sul registro degli indagati




EXPO: È FESTA PER LA CHIUSURA

di M.L.S.


Milano
– Sabato 31 ottobre il convoglio dell'Expo 2015 è giunto al capolinea, atteso all'ultima stazione da una cerimonia di chiusura scintillante, lanciata intorno alle ore 19 dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha decretato ufficialmente chiusa la manifestazione. Spenti i riflettori sui padiglioni, ecco accendersi un grande faro colorato sull'Open Air Theatre, palcoscenico dell'ultimo atto dell'Esposizione: quello dei festeggiamenti. Tanti i presenti oltre al capo dello Stato: da Roberto Maroni a Giuseppe Sala passando per il segretario del Bie Vicente Loscertales ed il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Un'ovazione per l'Esposizione Universale, che, in 184 giorni, ha dato vita al peregrinare di 21 milioni e mezzo di visitatori provenienti da tutto il mondo. “Un successo” secondo Vicente Loscertales, segretario generale dell'Ufficio delle esposizioni ( in francese Bureau international des expositions, ndr) che ha aggiunto: “Farà entrare questo luogo nella storia di Expo”.

Mattarella sigilla l'Expo. Un intervento fiero quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che, alla cerimonia conclusiva dell'Esposizione Universale ha attributo il significato di un passaggio verso l'inizio di un nuovo “impegno civico”. “Nutrire il pianeta- ha sottolineato- senza escludere nessuno è possibile. Eliminare la fame e la sete dalla faccia della terra è possibile, e rappresenta un elemento indispensabile per la costruzione della pace”. Secondo il capo dello Stato, dunque, la sfida dell'Expo: "Non è stata vinta da qualcuno contro qualcun altro. E’ stata vinta da un’Italia che, quando si unisce in un impegno comune, evitando che le naturali diversità producano eccessi di antagonismo, sa esprimere grandi doti e mostrare al mondo le sue originali qualità”. La stessa Italia per cui, continua Mattarella: “C’è una grande domanda”. Una domanda:” Di bellezza italiana, di cultura italiana, di gusto italiano. E’ bene impegnarsi – è stato l'appello del capo dello Stato – per appagare questa attesa che si rinnova, affinando sempre più le nostre vocazioni, a partire da quella europea. L’Expo ci ha dato una prova ulteriore di quanto grandi siano le cose che ci uniscono, superiori a quelle che legittimamente ci separano”.

Pisapia apre le danze. Il primo a prendere la parola sul palco dell'Open Air Theatre è stato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. “Milano saluta il mondo dimostrando cosa sa fare l'Italia- si è pronunciato il primo cittadno- Abbiamo volato in alto, ma guardato in basso, con le grandi organizzazioni internazionali, ma senza mai dimenticare la madre terra”.

Sala tra gli applausi. Un'ovazione ha accolto l'intervento di Giuseppe Sala: “Grazie a chi ha lavorato in Expo, sono la mia gente. E ai volontari, che sono la mia gioia. Oggi quello che ci accomuna è il senso di aver fatto bene il nostro dovere per il Paese. Abbiamo conquistato il mondo”. Queste le parole commosse del commissario unico per l'Expo che, in un secondo momento, ha evidenziato come i sei mesi della manifestazione abbiano :”Detto qualcosa agli italiani sulla loro identità: Expo non è stata fatta solo da chi ci ha lavorato, ma è stata l'Expo della gente, dei milioni di visitatori che se ne sono impossessati e hanno creato un evento unico, che è andato oltre a quello che hanno dato i singoli padiglioni”.

Maroni e l'inno ad Expo
. Il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, ha definito i sei mesi di Expo nutrimento per il futuro. Un periodo in cui, spiega: “Abbiamo fatto leva sulle nostre tante eccellenze, sulla nostra grande voglia di rimboccarci le maniche per dare lustro al nostro Paese, sulla capacità tutta lombarda di saper fare squadra davanti alle sfide più difficili. Il risultato è un successo pieno e – ha concluso Maroni – oltre ogni aspettativa”.

Martina e la “Carta di Milano”. Poi è la volta del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che ci ha tenuto a precisare:” Il nostro impegno continua”. “L'anima di Expo, garantire cibo sano, sicuro e sufficiente al mondo intero e raggiungere l'obiettivo Fame zero al 2030 parte da qui, con la Carta di Milano, e ci dovrà vedere protagonisti ancora ogni giorno”, ha rincarato la dose. “Già nei prossimi giorni – ha poi spiegato – il governo, qui a Milano insieme a Comune e Regione, presenterà le sue idee per il futuro di quest'area divenuta ormai un simbolo del paese”. “Guai a fermarsi” ha puntualizzato il ministro, ricordando che: ”Expo è stato il tempo della semina, ma da
domani dobbiamo prepararci al tempo del raccolto”.

Renzi ed il dopo Expo. Intanto, intervistato dal Tg1, il premier Matteo Renzi ha annunciato che il 10 novembre si inizierà a parlare del futuro a cui andrà incontro l'area di Rho-Pero interessata dall'Expo. Un risultato, quello sortito dalla manifestazione, che stando alle parole del presidente del Consiglio:”È l'orgoglio di chi ha vinto una sfida che sembrava impossibile, una sfida vinta non dal governo, ma dall'Italia, dai passeggini in fila davanti agli ingressi. Ha vinto l'Italia del 'perché no'”.