Ferrara: pestato a sangue per un po’ di frutta

di Andrea Barbi









Un weekend dedicato al giallo d'autore

 

di Andrea Barbi

FERRARA – L'intero centro storico si trasformerà in una scena del crimine durante la terza edizione del Festival GialloFerrara pronto ad accogliere le firme del thriller internazionale.

“GialloFerrara non è solo una tre giorni in loco, ma anche la sede propositiva di idee innovative”, così viene definito Il festival, in programma dall’11 al 13 Novembre nella città estense, dal gruppo degli organizzatori, tutti under 30, formato da Alberto Amorelli, Matteo Bianchi e Irene Lodi. Durante l’anno, infatti, questo progetto, persiste grazie all’impegno dei tre giovani raccogliendo altri stimoli sotto varie forme: dalle cene con delitto alle dimostrazioni della scientifica, dai laboratori scolastici alle installazioni artistiche, dalle pubblicazioni ai sodalizi con i media locali.

A inaugurare la chermesse sarà Matteo Strukul, in vetta alle classifiche di vendita con i suoi” Medici, Una dinastia al potere” (Newton&Compton); ma sono tanti gli ospiti attesi. Per il primo anno il festival accoglierà inoltre due scrittori stranieri che hanno lasciato il segno in Italia: Wulf Dorn, una voce potente del thriller d'Oltralpe, mentre il gran finale spetterà a Jean-Christophe Grangé, autore e sceneggiatore de I fiumi di porpora.

Tavole rotonde, workshop letterari, interviste e presentazioni di novità intratterranno i visitatori; un programma così ricco è stato possibile oltre che dalla collaborazione attiva del Comune e dalla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, grazie ad Assicoop Modena&Ferrara, in qualità di main sponsor.




Al Pronto Soccorso di Mirandola continuano i disagi per i pazienti

Di Andrea Barbi

 

Il ProntoS occorso dell'Ospedale di Mirandola fa parte del Dipartimento Interaziendale di Emergenza-Urgenza (DIEU). Obiettivo principale del DIEU è assicurare un’assistenza tempestiva ed efficace al paziente in caso di emergenza-urgenza, sul territorio come in Ospedale. Questo avviene attraverso percorsi assistenziali altamente integrati fra tutte le componenti provinciali del sistema. L’impiego coordinato e sinergico delle professionalità è volto ad ottenere la migliore valutazione, stabilizzazione delle funzioni vitali e terapia possibili…”

Questo è quanto si legge sul sito internet dell’Ausl di Modena riguardo la struttura di Mirandola. consigliere comunale Antonio Platis, capogruppo Forza Italia nel comune di Mirandola.

Viaggio tra le lucciole a Ferrara

Di Andrea Barbi

Basta girare in auto in periferia e contare in media, dalle 20 alle 25 ragazze di strada. Di tutte le nazionalità e di ogni età. Si trovano in tutte le zone: dalla stazione verso la Fiera, in via Bologna o con sconfinamenti in nuove aree, quando quelle storiche sono occupate, verso via Ravenna. Non appena il buio sostituisce il grigio delle giornate autunnali di questa piccola città, di poco più di 130 mila abitanti, sulla riva destra del Po e il traffico di auto che dagli uffici e dalle fabbriche riporta i lavoratori nelle loro case, sulle strade fanno la loro comparsa le professioniste del sesso.

In Italia

Per parlare di prostituzione a Ferrara è necessario fotografare prima il fenomeno a livello nazionale anche perché lo stesso copione si ripete tutte le sere, in tutte le città italiane. Alcuni nel vederle si scandalizzano, altri le guardano incuriositi come se stessero osservando degli animali esotici o addirittura le deridono, ma la maggioranza delle persone rimane del tutto indifferente, come se non esistessero.

C’è molta ipocrisia intorno ad un argomento, quello del sesso e in particolare del sesso a pagamento. Pochi cercano di comprendere un fenomeno che molti, evidentemente, considerano estraneo e confinato ad una realtà degradata che non li riguarda; senza riflettere sul fatto che se esiste l’offerta di un determinato servizio, significa che c’è anche una domanda del medesimo. Una domanda molto eterogenea a giudicare dal variopinto panorama di umanità che si può osservare ai lati delle carreggiate. A offrire il proprio corpo in modo esplicito, infatti, non sono solo le classiche belle ragazze, giovani, alte, belle e con fisici statuari, di probabile provenienza est europea, ma anche molte donne di colore e qualche italiana con caratteristiche fisiche simili; passando poi per quelle meno fotogeniche e piuttosto in carne fino ad arrivare agli immancabili transessuali sudamericani.

Proporzioni incalcolabili

E’ doveroso precisare che “l’esposizione umana” visibile da chiunque percorra le strade periferiche delle città, riguarda soltanto una piccolissima parte delle donne che nel nostro paese esercitano il “mestiere più antico del mondo”. Circostanza che non fornisce minimamente un quadro realistico dell’entità del business che ruota intorno al sesso. Da sempre le prostitute cosiddette di alto bordo, o semplicemente più costose, operano in appartamento, ma grazie alla diffusione di internet e dei social network il fenomeno della prostituzione casalinga è aumentato in maniera esponenziale e non riguarda più soltanto prostitute di professione, ma anche donne che lo fanno per integrare uno stipendio insufficiente e/o per divertimento. Da segnalare anche il fenomeno di uomini che si prostituiscono, utilizzando gli stessi canali informatici, accontentando una richiesta principalmente maschile, anche se non mancano i classici gigolò che preferiscono “accompagnare” solo donne. L’informatica ha così permesso a chiunque voglia offrire le proprie prestazioni di ovviare la mediazione di protettori e/o gestori di locali a luci rosse andando direttamente a procacciarsi gli affari in rete. Purtroppo questo non è bastato a sradicare la criminalità da un settore che ad oggi continua a garantire grandi guadagni alle organizzazioni criminali che gestiscono la tratta delle schiave sessuali. Dietro molti degli annunci a sfondo sessuale nei quali ci si può facilmente imbattere su internet, anche senza cercarli, bisogna dirlo, ci sono anche ragazze obbligate a svendere il proprio corpo. Portate qui da chissà dove con la speranza di una vita migliore o illuse dalla promessa di facili guadagni, per poi trovarsi ad essere sfruttate da aguzzini senza pietà e pronti a tutto in caso di disobbedienza, proprio come è sempre avvenuto per le passeggiatrici.

 

Un fenomeno che sta cambiando

Ora, invece, le regole della strada sono cambiate. Fino a qualche anno fa nei bar e nei locali vicini alle postazioni delle lucciole si potevano notare i protettori delle ragazze; alcuni magrebini, altri con accento slavo, intenti ad ingannare il tempo, mentre sorvegliavano la situazione. Si distinguevano per i loro vestiti appariscenti, per i loro modi spavaldi e per la loro velocità nel dileguarsi al passaggio di una volante. Ora questi personaggi non si vedono più.

Indagandone i motivi si scopre che negli ultimi tempi il business illecito della prostituzione è cambiato, mentre all’aperto vengono offerte prestazioni fugaci e a basso costo. Si consumano sia rapporti orali che completi, ma questi non devono durare più di 10 massimo 15 minuti, una specie di self service del sesso accessibile a tutte le tasche, un “sex drive”.. Forse proprio perché il sesso a basso costo che si consuma in auto ai lati delle strade interessa poco alle grosse associazioni a delinquere nostrane, sono principalmente malavitosi stranieri a gestire questi traffici e ultimamente pare che anche loro abbiano deciso di rischiare il meno possibile di avere guai con le forze dell’ordine per questo. Infatti, i malavitosi ora affittano le postazioni alle lucciole che pagano in anticipo (a Ferrara fino a 300 euro a notte) per disporre di un piccolo spazio sul quale poter sostare in attesa che qualche potenziale cliente si fermi per contrattare il prezzo di una prestazione. In questo modo, a prescindere dagli incassi della notte, le organizzazioni ricevono sempre e in anticipo il denaro da ogni singola ragazza, senza neanche doversi preoccupare della loro incolumità, poiché esse non sono più alle loro dipendenze, ma sono diventate una sorta di lavoratrici autonome.

In un’ epoca in cui, in tutti i settori, gli operatori economici tendono ad esternalizzare il più possibile i processi produttivi, non bisogna stupirsi che ciò avvenga anche nell’ ambito dell’illegalità.

Potrebbe sembrare che quanto descritto sia positivo per le prostitute di strada che parrebbero, quindi, più libere di gestirsi; in realtà ci sono risvolti negativi per loro. Per cominciare, il denaro incassato in una notte non sempre è sufficiente a coprire la spesa per la postazione e questo espone le ragazze ad eventuali indebitamenti nei confronti dei criminali che poi applicheranno alti tassi di interesse a debiti che aumenteranno a dismisura. Non è poi di poco conto, la questione dell’incolumità delle donne continuamente esposte al rischio di incappare in un cliente violento o ,peggio, in uno squilibrato senza più poter contare sulla protezione del pappone di turno.

Questa è la situazione che si registra anche a Ferrara dove, in particolare, a spartirsi il controllo della piazza sono due gruppi contrapposti di malavitosi; albanesi da una parte, presenza storica nel capoluogo estense ma in declino e nigeriani dall’altra che stanno crescendo per numero e influenza sul territorio cittadino anche in altri ambiti criminali come lo spaccio di stupefacenti.

 

 




Ordigno bellico blocca i treni tra Ferrara e Ravenna

Di Andrea Barbi

Alfonsine. Dalle 8.30 di questa mattina fino alle 17 è stata sospesa la circolazione ferroviaria fra le stazione del piccolo comune del ravennate e quella successiva di Lavezzola, sulla linea Ferrara-Ravenna, per consentire il brillamento di un residuato bellico, trovato vicino alla ferrovia durante i lavori per la costruzione di un sottopasso. Il provvedimento è stato richiesto nei giorni scorsi con ordinanza del Prefetto di Ravenna. I lavori degli artificieri si sono svolti senza particolari difficoltà. Dieci i treni regionali che sono stati cancellati e sostituiti da Trenitalia con degli autobus per garantire i collegamenti tra Ferrara e Ravenna, ma da domani la situazione ritornerà alla normalità.




Ferrara: 34enne aggredito mentre cerca di sventare un furto

 

di Andrea Barbi


FERRARA
– A Ferrara ieri un rumeno di 34 anni, da dieci residente in città, ha probabilmente sventato un furto che tre ragazzi di colore stavano tentando ai danni di un chiosco di frutta siuato tra viale Belvedere e corso Porta Po. Stiamo parlando del tentato furto di derrate alimentari, non di denaro e oggetti di valore. Una vicenda che trasmette tristezza, ma al contempo inquieta in quanto chiaro segnale della gravità dell’attuale situazione sociale italiana.

La vicenda L’uomo, che stava facendo jogging, proveniva dalle mura di via Belvedere quando ha notato i tre malintenzionati che rovistavano nel retro del punto vendita mentre la negoziante era intenta a vendere la frutta ai propri clienti. "Mi sono avvicinato ai tre – dichiara il 34enne – ed ho chiesto loro se per caso avevano bisogno di qualcosa, infastiditi mi hanno detto di no. Ho immaginato dal loro comportamento strano che stavano nascondendo qualcosa, così ho pensato di fare loro una fotografia. Quando hanno visto che li ritraevo mi sono venuti addosso hanno cercato di aggredirmi, uno di loro con un bastone mi ha dato un colpo alla mano di cui porto ancora i segni. Per fortuna poi il titolare del negozio, un ucraino che conosco, ha visto la scena ed è venuto a darmi mano forte e così i tre si sono messi in fuga". Sono state subito chiamate le forze dell’ordine che hanno cercato di inseguire i tre fuggiaschi per le mura di via Belvedere, in fuga dopo che sono stati smascherati. Si tratta soltanto di un caso isolato, o è un episodio riconducibile ad una emergenza nazionale in continuo peggioramento? Quello che è certo è che quando una persona è affamata, scattano gli istinti di sopravvivenza primordiali che non si fermano davanti a nulla.




Ferrara, turisti australiani abbandonati nel delta del Po

di Andrea Barbi

Ci tenevano particolarmente a visitare il Parco del Delta del Po e l’antica abbazia di Pomposa, Ann e Kelvin Stillman, due viaggiatori australiani volati in Italia per visitare anche Ferrara e il suo patrimonio culturale protetto dall’Unesco, sfruttando la città estense, come base per i loro spostamenti in tutto il nord est del bel paese, grazie alla sua posizione strategica in questo senso,  ma su internet hanno trovato poca informazione rispetto alle aree fuori dalle mura del centro cittadino. Confidavano di trovarne all’ufficio informazioni locale di Ferrara, ma l’unica cosa che gli hanno chiarito è che sarebbe stato molto difficile raggiungere Pomposa senza auto, soprattutto nel fine settimana. Sono rimasti molto sorpresi che un posto così culturalmente significativo sia così difficile da raggiungere con i mezzi pubblici. La coppia di turisti, infatti, viaggiava senza una macchina, ma decisi a visitare il millenario monastero, hanno preso il treno da Ferrara fino a Codigoro, comune nel cui territorio si trova il monumento religioso che dista circa sei km dalla stazione ferroviaria. Una volta scesi dal treno hanno provato a chiedere informazioni per un taxi o autobus, ma non hanno trovato alcun centro di informazioni. Per loro grande fortuna hanno casualmente incontrato in un bar un operatore di bed&breakfast locale, che gentilmente li ha accompagnati all’abbazia e ha prenotato il “bus taxi” per tornare dopo la visita. “Si tratta di un servizio efficiente – dicono riguardo al Taxibus – ma non vi è praticamente nessuna informazione facilmente disponibile su come funziona”.

“Un vero peccato – secondo loro – che la zona circostante di Ferrara, che comprende anche siti Unesco, sia in secondo piano. Abbiamo facilmente ottenuto informazioni su Comacchio,-ammettono- che abbiamo trovato affascinante, ma ci è dispiaciuto non poter vedere di più della zona del Delta”. “Voliamo a casa con la speranza che chi si occupa di turismo e trasporti possa migliorare l’accesso e le informazioni su quest’area”.




Pico

di Andrea Barbi

GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA

Giovanni nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di GianFrancesco I, Signore di Mirandola e Conte della Concordia(1415-1467), e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, Conte di Scandiano.[1] La famiglia aveva a lungo abitato il Castello di Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo e aveva ricevuto nel 1414 dall'imperatore Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governarono come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola erano strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì.[1]

Gli studi e l'attività
Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica, e imparò molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo, il francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico, Angelo Poliziano,Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno. A Firenze in particolare entrò a far parte della nuova Accademia Platonica. Nel 1484 si recò a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaugin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne celebre in tutta Europa.

Tombe di Giovanni Pico, Girolamo Benivieni e Poliziano nel Convento di San Marco a Firenze
Nel 1486 fu a Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Subì infatti alcune accuse di eresia,[2] in seguito alle quali fuggì in Francia dove venne anche arrestato daFilippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa Alessandro VI, e godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Morì improvvisamente nel 1494, all'età di trentun anni, in circostanze misteriose,[3] mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII.[4][5] Fu sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni nel 1933 accanto a quelle del Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni.

Fama postuma
Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.[6]
Oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria.[7]
Secondo una popolare diceria Pico della Mirandola avrebbe avuto un'amante o una concubina segreta;[8] recentemente tuttavia si è sostenuto che potrebbe aver avuto un rapporto amoroso con l'umanista Girolamo Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo aveva dedicato a Pico,[9] e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola.[8] Pico era comunque un seguace dell'ideale dell'amor socratico;[8] anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico.[10]
Dottrina
Il pensiero di Pico della Mirandola si riallaccia al pensiero neoplatonico di Marsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, egli cerca di riconciliarearistotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.[11]
L'ideale di una filosofia universale
Il proposito di Pico, esplicitamente dichiarato ad esempio nel De ente et uno, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dall'antichità, accomunate dall'aspirazione al divino e alla sapienza, e culminanti nel messaggio della Rivelazione cristiana. In questo suoecumenismo filosofico, oltre che religioso, vengono accolti non solo i teologi cristiani ed esoterici insieme a Platone, Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermeticoproprio della filosofia greca, ma anche il pensiero islamico, quello ebraico e appunto cabbalistico, nonché dei mistici di ogni tempo e luogo.[12]
Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore di Girolamo Savonarola




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ciao




ISIS: 17ENNE AUSTRIACA PESTATA A MORTE. TENTAVA LA FUGA DA RAQQA DOPO AVER SOGNATO LA JIHAD

di M.L.S.


Roma
– Era scappata di casa nell'aprile di 2 anni fa, all'età di17 anni, pronta ad arruolarsi tra le fila del sedicente Stato Islamico: dall'Austria alla Siria con l'intento di combattere per Allah. Poi i ripensamenti, l'orrore ed il tentativo di fuga da Raqqa, punito dall'esercito del califfato con un pestaggio a morte. Protagonista dell'assurda vicenda sarebbe Samra Kesinovic, partita nel 2014 alla volta di Raqqa insieme all'amica Sabina Selimovic. La notizia, come spiega il “Daily Mail”, sarebbe stata riportata da alcune testate austriache, mentre da Vienna non sarebbe trapleato alcun commento.

Verso la jihad. Partite da Vienna, le due teenagers erano volate fino ad Ankara, prima di addentrarsi nella regione turca di Adan e scomparire per diverso tempo. Erano riapparse poi sui social network, kalashnikov alla mano insieme ad altri miliziani armati. In breve, avevano rinnegato la civiltà: giusto il tempo di armarsi e sposare 2 bestie, 2 killer che uccidono in nome della jihad. Le due giovani, in seguito, avevano iniziato una convivenza con i loro aguzzini, entrambe nello stesso appartamento. Parlando tramite sms con la redazione del settimanale “Paris Match”, Sabina aveva riferito di essere giunta a Raqqa dopo aver attraversato a piedi il confine con la Turchia. Aveva spiegato anche che si stava divertendo in Siria, finalmente libera di professare la sua religione a Pieno. “Qui sono davvero libera – aveva evidenziato – posso praticare la mia religione, mentre a Vienna non era possibile”.

Inghiottite dall'Isis. La morte della 17enne Samra Kesinovic, secondo il “The Local”, è stata definita da una donna tunisina che aveva diviso l'abitazione di Raqqa con le due giovani, prima di riuscire a sfuggire dalla città. Le sorti della coetanea e compagna di viaggio, invece, erano già state rese note da David Scharia, membro del comitato contro il terrorismo del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che aveva riferito di aver: ”Ricevuto da poco delle informazioni riguardo due ragazze 15enni, di origine bosniaca, che hanno lasciato l'Austria. Tutti, sia i servizi dell'intelligence sia i familiari le stanno cercando. Entrambe sono state reclutate dal sedicente Stato Islamico. Una di loro (Sabina, ndr) è morta durante un conflitto in Siria, mentre dell'altra si sono perse le tracce”.

Bagnate nel fondamentalismo. Secondo gli inquirenti, dietro la radicalizzazione delle due ragazze vi sarebbe la figura di Mirsad O., predicatore dell'Islam di origine bosniaca di stanza a Vienna. L'uomo, secondo gli inquirenti, avrebbe plagiato le due giovani di origini bosniache affinchè sposassero la barbara causa dell'Isis. Arrestato nei giorni scorsi per aver fatto parte di una presunta organizzazione con sede in Austria, accusata di fornire sostegno economico all'Isis tramite una fitta rete di finanziamenti, nega di aver avvicinato le due ragazze per indurle all'estremizzazione. Le due ragazze, però, non sono le sole ad essere partite dall'Austria. Sarebbero 130, infatti, le persone che hanno deciso di schierarsi al fianco degli jihadisti. Stando alle parole spese dal portavoce del ministro degli Interni austriaco, Alexander Marakovits, sono soprattutto i giovani a decidere di lasciare il paese per fare la guerra al fianco dei terroristi. “Se riusciamo a prenderli prima che lascino il paese abbiamo una possibilità di aiutarli – ha detto Marakovits – ma una volta partiti, anche se cambiano idea, è quasi impossibile che riescano a tornare indietro”. 




TERRORISMO: GENTILONI ESCLUDE INTERVENTO MILITARE IN SIRIA

di M.L.S.

Roma – Sale l'allerta antiterrorismo sulla scia dell'informativa inviata dal FBI e raccolta dalla Dea riguardo i possibili obiettivi di eventuali attacchi all'Italia. Intanto, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, ospite della trasmissione Agorà, ha definito i "confini" entro cui la nazione agirà rispetto alle richieste di aiuto francesi per l'allarme terrorismo. Escluso l'intervento militare, l'Italia interverrà politicamente. 

No ad intervento militare in Siria
. “Nessuno metterà gli scarponi in Siria: nè Hollande, nè Obama, nè noi. Siamo pronti ad aiutare i nostri fratelli francesi ma nè noi, nè loro, nè gli americani faremo spedizioni in Siria”. Queste le parole riferite dal ministro che poi ha sottolineato:”La via d'uscita per la crisi siriana è di natura politica, non abbiamo bisogno di ripetere gli errori fatti in Iraq o Libia”. Una risposta forte, che se da una parte intende accordare l'assistenza al Governo francese, dall'altra pone delle restrizioni in attesa di maggiori specifiche riguardo il contributo italiano ai “fratelli francesi”.

Lavoro in Siria. Il ministro degli Esteri, dunque, ritiene possibile l'individuazione di un percorso in grado di allontanare Assad dalla Siria senza lasciare spazio ai tagliagole dell'Isis:”Questo è il lavoro che dobbiamo fare in Siria, con serietà e senza proclami roboanti”. Riguardo invece l'utilizzo dei Tornado, Gentiloni ha spiegato che sono necessari per le ricognizioni, prima di lasciare in bilico la posizione italiana al fronte. In futuro potrebbe mutare, ma: ”Per il momento quella è la funzione che ci chiede la coalizione e che noi svolgiamo”.

Allarme Usa.
In merito all'informativa giunta dagli Stati Uniti, recante i nomi di 5 possibili attentatori presenti in Italia e degli obiettivi a rischio attentato- La Basilica di San Pietro a Roma, il Duomo e il teatro della Scala a Milano- , Gentiloni ha confermato il rischio, invitando però a: ”Non essere prigionieri di questa preoccupazione”. “Da ieri – ha riferito il ministro – le nostre forze di sicurezza stanno lavorando per identificare cinque persone”.