FORTUNATO LA ROSA: QUEL DELITTO MAFIOSO ANCORA INCONCLUSO

La dottoressa Viviana Balletta, vedova di Fortunato La Rosa in una lettera indirizzata a Piero Grasso, allora Procuratore Nazionale Antimafia denunciava le modalità delle indagini eseguite:"I ritardi, la trascuratezza e la superficialità delle indagini sono forse conseguenza del dignitoso e doloroso silenzio dei familiari? L’atteggiamento apparente benevolenza di alcuni inquirenti mi aveva indotta a credere che, per avere giustizia, non fossero necessarie pubbliche esternazioni. Ebbene, anche se in ritardo, ho capito che alla riservatezza consegue indifferenza e non giustizia. Aveva ragione chi disse che ci sono omicidi di serie A e serie B? Anche se io non sono nessuno, mi ostino a voler con tutta me stessa, come giusto, quelle risposte che ha diritto di avere la moglie di una vittima innocente di quella folle mentalità definita mafia

di Cinzia Marchegiani

Locri (RC) – Un omicidio come tanti verrebbe da dire quello di Fortunato La Rosa che attente ancora giustizia….purtroppo! Fortunato La Rosa, originario di Canolo in provincia di Reggio Calabria, era un medico oculista stimatissimo, e aveva diretto come primario il reparto oculistica dell’ospedale di Locri. Una vita dedicata alla sua professione e ai contatti umani. Quando arriva il momento della pensione comincia a dedicarsi a quegli splendidi terreni di cui era proprietario presso Canolo, consapevole che il legame con quelle terre era il suo sogno che stava finalmente prendendo forma. Il profumo della terra, quei paesaggi d’incanto erano diventati il suo presente e il futuro all’orizzonte. Quei 90 ettari incoltivati, diventano così degli straordinari oliveti e terreni che producono beni ortofrutticoli, un impegno incredibile quello del dr La Rosa grazie al quale costruisce un’azienda che dà lavoro a ben 50 dipendenti, alcuni stagionali, in base alla produzione di primizie e altri stabili tutto l’anno.

L’OMIDICIO, UN LURIDO AGGUATO
Sconvolge la notizia della sua morte tutta la comunità. Fortunato La Rosa perde la vita assassinato l’8 settembre 2005 tra le ore 12:00 e le 13:00 in una strada di montagna tra Gerace e Canolo, l’ex statale 111 a bordo del suo fuori strada. Il suo killer, approfittando della bassa velocità sostenuta, esplode tre colpi di fucile caricato a pallettoni. Nel silenzio di quelle meravigliose terre, Fortunato perdeva inspiegabilmente la vita.

LA PISTA DELLE COSCHE MAFIOSE
L’assassinio efferato e senza una logica apparente del dr La Rosa da subito spinge ad un’indagine in merito a quell’azienda florida che forse poteva dare fastidio a qualcuno…ma dopo un anno non portavano a nulla di fatto. Gli inquirenti tra le piste avevano ipotizzato che La Rosa, forse era la vittima di una “Mafia Agricola” ma nessuna pista concreta dopo un anno sembra valida.

LETTERA DI SDEGNO A PIERO GRASSO ALLORA PROCURATORE NAZIONALE ANTIMAFIA
Lo sdegno della vedova La Rosa, la dottoressa Viviana Balletta che in religioso silenzio ha sempre atteso importanti sviluppi nelle ricerche riguardo il mandante e il sicario di suo marito, lo mette nero su bianco indirizzando la lettera al Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, al Procuratore della Direzione Distrettuale di Reggio Calabria e al prefetto Luigi De Sena, il 18 luglio 2007:

“La sollecitudine e lo zelo con cui il Commissario di Polizia di Bovalino ha prontamente iniziate le indagini dell’ultimo omicidio avvenuto in questa zona, mi ha, inevitabilmente portata a riflettere e a paragonare quelle che avrebbero dovute essere le attività degli inquirenti che, dall’ormai lontano 8 settembre 2005, hanno assunto con brutalità il sacrificio di una vita umana, imposto da ragioni disumane ed incomprensibili.
A tutt’oggi, però, gli organi preposti all’indagine, pur ammettendo che è un omicidio eseguito con evidenti modalità mafiose, per ragioni inspiegabili, non hanno sentito il bisogno di far intervenire l’Antimafia che, sicuramente, avrebbe coordinato le informazioni di altri inquirenti che da anni, e con successo, indagano su Canolo.
Nelle varie manifestazioni sono ricordate le numerose vittime, ma il dr La Rosa non è mai presente nell’elenco. Tra i 700 nomi della lapide messa c’è Ilaria Alpi, ma non c’è il più recente, Fortunato La Rosa. Ho come l’impressione che con la tacita complicità di chi ha competenza, mio marito debba semplicemente essere cancellato definitivamente, è giusto questo?
Chi era solo una persona per bene non ha diritto ad avere giustizia?
Se come affermano verbalmente il giudice e i carabinieri è un delitto eseguito con chiare modalità mafiose è forse violazione di un papale segreto da tenere rigorosamente in pectore dichiararlo pubblicamente e passare le indagini a chi di competenza?
I ritardi, la trascuratezza e la superficialità delle indagini sono forse conseguenza del dignitoso e doloroso silenzio dei familiari? L’atteggiamento apparente benevolenza di alcuni inquirenti mi aveva indotta a credere che, per avere giustizia, non fossero necessarie pubbliche esternazioni. Ebbene, anche se in ritardo, ho capito che alla riservatezza consegue indifferenza e non giustizia.
Aveva ragione chi disse che ci sono omicidi di serie A e serie B?
Anche se io non sono nessuno, mi ostino a voler con tutta me stessa, come giusto, quelle risposte che ha diritto di avere la moglie di una vittima innocente di quella folle mentalità definita mafia.

VIVIANA BALLETTA VEDOVA SIMBOLO DELLE DONNE CORAGGIO, ATTENDE ANCORA RISPOSTE
Viviana Balletta la vedova di Fortunato la Rosa è il simbolo della donne coraggio, colei che nonostante tutto non si arrende in una terra di faide e di ‘ndrangheta. Lei, una dottoressa distinta continua con orgoglio il lavoro di quell’azienda e nel silenzio ha atteso gli esiti di quelle indagini, che nonostante tutto non avevano portato alla luce elementi concreti. Il delitto di Fortunato La Rosa, inizialmente etichettato come anomalo non sembrava interessare alla procura antimafia, seppure gli elementi distintivi avrebbero dovuto posizionare l’omicidio come chiara fattura ‘ndranghetista già dalle prime ore, tratti distinguibili di un assassinio brutale, verso un uomo retto, onesto e pacifico. Soltanto dopo alcuni anni, forse dopo la lettera al procuratore Nazionale Piero Grasso il faldone arriverà alla procura antimafia.
Il caso rimane tutt’ora aperto affinché gli sviluppi investigativi possano concretizzare la fase dell’indagine.

Il caso irrisolto di un assassinio a stampo mafioso, è un dramma vissuto in silenzio dalla famiglia La Rosa. In una bellissima lettera rivolta ad un quotidiano locale, solo dopo un anno dalla morte del marito, la drssa Viviana Balletta, ringraziandolo anticipatamente per l’articolo con cui ricordava il delitto mafioso in cui perse la vita Fortunato, ci teneva a precisare,:” Tornerò al mio doloroso ma eloquente silenzio, certa che i carabinieri preposti all’indagine, con operoso silenzio, continueranno a lavorare fino alla soluzione del caso e confortata dal pensiero che ‘chi è ricco di affetti non muore mai, anche in un rumoroso silenzio!’ ”




ROCHE NOVARTIS SCANDALO: L’AIFA RINSERISCE AVASTIN TRA I FARMACI A CARICO DEL SSN

In seguito alla decisione dell'Antitrust di sanzionare le due aziende, per aver favorito il farmaco più caro, Altroconsumo aveva inviato una diffida all'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) perché inserisse subito il farmaco Avastin nella lista dei farmaci a carico del sistema sanitario nazionale…ombre sulla responsabilità dell'AIFA in questa storia miliardaria

di Cinzia Marchegiani

Lo scandalo delle due aziende farmaceutiche Roche e Novartis multate dall’Antitrust con 180 milioni di euro vede una grande vittoria dei malati di maculopatia senile, vittime dell'intesa per favorire il farmaco più caro (Lucentis) per la cura della maculopatia. L'intesa fra le due case farmaceutiche è costata alla collettività e al Servizio Sanitario Nazionale 1,2 miliardi di euro. Ricordiamo che dalla documentazione acquisita, anche grazie alla collaborazione del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, emerse che le capogruppo Roche e Novartis, anche attraverso le filiali italiane, concertarono sin dal 2011 una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari.

In seguito alla decisione dell'Antitrust di sanzionare le due aziende, per aver favorito il farmaco più caro, Altroconsumo aveva inviato una diffida all'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) perché inserisse subito il farmaco Avastin nella lista dei farmaci a carico del sistema sanitario nazionale: ”Chiedevamo che Avastin fosse reinserito nella lista dei farmaci autorizzati (legge n. 648 del 1996) e usato nelle strutture ospedaliere, a vantaggio della salute dei pazienti e delle casse del Servizio sanitario nazionale. Ora la decisione auspicata da parte dell'Aifa, grande vittoria per i pazienti.
Quanto esposto nella nostra diffida ad Aifa era stato confermato dal più alto organo scientifico in materia di salute, il Consiglio Superiore della Sanità, che ha certificato come i farmaci Avastin e Lucentis ‘non presentano differenze statisticamente significative dal punto di vista dell'efficacia e della sicurezza nella terapia della degenerazione maculare senile".

L’aifa infatti con un comunicato conferma l'inserimento di Avastin:”La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’AIFA, nel corso nella seduta del 9 e 10 giugno 2014, si è espressa a favore dell’inserimento di bevacizumab (Avastin) nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ai sensi della legge 648/96, per il trattamento della degenerazione maculare legata all’età (AMD). Il parere della CTS dell’AIFA è stato espresso alla luce delle richieste avanzate dalle Regioni Veneto ed Emilia Romagna per l’inserimento di bevacizumab nella lista della legge 648/96 (lista classica) per la degenerazione maculare legata all’età, visto il parere del Consiglio Superiore di Sanità (CSS) in merito al profilo di sicurezza e di efficacia dei farmaci Avastin e Lucentis (sezione V seduta del 15 aprile 2014) e la nuova regolamentazione sull’uso off-label dei farmaci (DL 20 marzo 2014 convertito in Legge n. 79 del 16 maggio 2014).”

Ora Altroconsumo, dopo la vittoria espressamente dei malati chiede che il risarcimento chiesto dal governo alle due aziende vengano accantonati in un fondo creato ad hoc e utilizzati in progetti concreti a favore dei cittadini. E le proposte non mancano, come per ticket meno cari, maggiori aiuti agli anziani, o per il servizio pubblico a tariffe calmierate per le cure odontoiatriche.
Ma l’ombra sulle responsabilità dell’AIFA rimane, e lo fa si legge a chiare lettere anche sul dito di Altrocosumo, infatti viene riportato come la stessa AIFA, nel settembre 2012, proprio per ragioni di sicurezza, aveva deciso di sospendere ogni utilizzo oftalmico di Avastin, lasciando Lucentis come unica opzione autorizzata. Lo stop era dovuto alle numerose segnalazioni, provenienti da tutta Europa, di effetti collaterali non oculari gravi, come emorragie, infarti, ictus e trombosi. Una recente revisione degli studi compiuta dalla Cochrane Collaboration, vera e propria autorità nel valutare le prove di efficacia e sicurezza, ha però smentito questa supposta maggiore pericolosità di Avastin. Passando in rassegna gli studi, tutti finanziati da enti pubblici, che confrontano i due farmaci, non emergono prove che Lucentis sia più sicuro di Avastin. Entrambi i farmaci comportano effetti indesiderati gravi, compresi quelli di tipo vascolare, con frequenze sovrapponibili. Secondo i ricercatori, le prove disponibili sono poco precise, ma suggeriscono che, se una differenza esiste tra i due farmaci, questa è probabilmente piccola. L’utilizzo di Lucentis al posto di Avastin come terapia di routine per ragioni di sicurezza non sarebbe quindi sostenuto dai dati scientifici, specialmente alla luce del fatto che non ci sono differenze sostanziali in termini di efficacia tra i due farmaci."

Il PM Raffaele Guariniello, sollecitato anche dalla SOI, Società Oftamologica Italiana, sta ancora indagando sulle responsabilità dell’AIFA? Nel frattempo Altroconsumo dichiara che si sono rivolti a loro parecchi consumatori per segnalare i loro casi vissuti, tra questi, c’è anche la toccante vicenda che ci ha raccontato la signora Flisi, la cui madre, affetta da maculopatia, ha dovuto di fatto sospendere le cure con l'Avastin da quando l'Aifa l'ha escluso dalla lista dei farmaci utilizzabili anche al di fuori delle indicazioni impresse sul bugiardino….e come la madre della signora Flisi, sono tanti i pazienti che in pratica hanno dovuto rinunciare a curarsi, a causa della decisione dell’Aifa (nell’ottobre 2012) di escludere l’Avastin dalla lista dei prodotti utilizzabili anche per casi non specificati nel bugiardino (i cosiddetti "off label"): il suo sostituto (il Lucentis), infatti, dato l’enorme costo, è stato somministrato dal Servizio Sanitario Nazionale con sempre meno frequenza, e molti pazienti non potendo pagare di tasca propria questo secondo farmaco, hanno sostanzialmente dovuto rinunciare alle cure. Un fatto grave che non deve più ripetersi….

Insomma il Consiglio Superiore della Sanità riconosce tra le righe l’incapacità dell’Aifa in questa storia che vede depretato più di un miliardo di euro dalle casse dello Stato…ora il farmaco viene rinserito e nessuno ha colpa, tranne le case farmaceutiche che avevano concordato l’affare…ma il garante chi  dovrebbe essere? Chi viene pagato a peso d’oro per verificare proprietà e cartelli dei medicinali? 




DELITTO OLGIATA: ARCHIVIATO L’ESPOSTO DEI FAMILIARI CONTRO I MAGISTRATI

La contessa Alberiga Filo della Torre il 10 luglio 1991 fu trovata morta nella sua nella sua camera chiusa a chiave dall’interno. Nella villa erano presenti il marito, i due figli, due domestiche filippine (tra cui Violeta Alpaga, colei che trovò il cadavere della donna), la baby sitter inglese Melanie Uniacke e quattro operai che stavano adibendo l'abitazione per ospitarvi la festa d'anniversario di nozze dei coniugi Mattei, prevista proprio per quella sera

di Cinzia Marchegiani

Arriva ora come una doccia gelata per i familiari della contessa Alberiga Filo della Torre l’archiviazione della Procura Generale della Cassazione riguardo l’esposto presentato. Il PG della Suprema Corte ha ritenuto che l’azione disciplinare è avvenuta con prescrizione, secondo la cronologia dei fatti avvenuti.

Cala l'ultimo sipario su un delitto che tenne in sospeso la verità per molti anni. Un omicidio scomposto in tante sfaccettature, mentre nelle sue trame rimasero impigliati segni indelebili della scena del delitto, prove silenti e sospese pronte a riaprire le indagini e le ferite.

L'omicidio della contessa Alberiga Filo della Torre è noto come il “Delitto dell’Olgiata” avvenuto più di 23 anni fa, il 10 luglio 1991. La contessa trovata morta nella sua camera da letto fu prima tramortita con un colpo da corpo contundente (si ipotizzerà uno zoccolo) e successivamente uccisa mediante strangolamento. Dalla stanza risulteranno mancare alcuni gioielli, presumibilmente trafugati dall'assassino. Il cald case rimasto irrisolto per quasi vent’anni, vide luce solo nel 2011, quando la prova del DNA vedeva identificato il presunto colpevole nel cameriere filippino Manuel Winston. Il cameriere solo il 1° aprile 2011divenne reo confesso e la condanna di 16 anni di reclusione arrivò il 14 novembre 2011 e poi confermata anche in appello il 9 ottobre 2012. Un delitto che conserverà nelle sue memorie svolte rocambolesche prima di arrivare alla scoperta dell’assassino, dove gli indagati uno ad uno confermavano la propria innocenza.

LE PRIME INDAGINI


Per i carabinieri, l'assassino doveva essere qualcuno che la vittima conosceva e di cui si fidava, qualcuno in grado di entrare nella villa, e muoversi pressoché indisturbato, nonostante l'affollamento di quella mattina. Trovandosi il marito della vittima già in ufficio durante il delitto, i primi sospetti si incentrano su Roberto Jacono, figlio dell'insegnante di inglese dei bambini di casa Mattei, un giovane con alcuni problemi psichici che viene inquisito per alcune macchie di sangue rinvenute sui suoi pantaloni; sarà l'esame del DNA a scagionarlo. Dopo Jacono, i sospetti si spostano su Manuel Winston, un cameriere filippino licenziato poco tempo prima, ma anche lui è scagionato dalle analisi del DNA, che non conseguono risultati certi. Nell'autunno del 1991, visto l'apparente arenarsi delle indagini, il PM decide di mettere il caso in stand-by.


RIAPERTURA DEL CASO

Il caso di questo delitto nel tempo ha continuato a far parlare di se, proprio nel 2007 ci fu la riapertura a seguito di un'istanza di Pietro Mattei, vedovo della contessa, che chiede ulteriori analisi del dna alla luce delle nuove tecniche investigative su tutti i reperti ed in particolare sul lenzuolo che venne utilizzato per strangolare la vittima e sull'orologio della stessa. Accolta detta istanza, le nuove analisi svolte dai consulenti tecnici del PM non portano ad alcun risultato, così che il PM Ormanni nel maggio del 2008 richiede una nuova archiviazione. Pietro Mattei si oppone nuovamente all'archiviazione, ed il GIP Cecilia Demma, accogliendo l'istanza, dispone lo svolgimento di ulteriori analisi. L'anno seguente il nuovo PM Francesca Loy affida al RIS il compito di analizzare l'orologio e il lenzuolo alla ricerca di tracce di DNA dell'assassino. Proprio sull'orologio e sul lenzuolo, già analizzati senza alcun esito dai precedenti consulenti tecnici, vengono invece trovate dal RIS tracce evidentissime di Manuel Winston. Inoltre il PM Francesca Loy, riesaminando tutti gli atti dell'indagine, si avvede che l’assassino avrebbe potuto essere assicurato alla giustizia subito dopo il delitto se soltanto a suo tempo fossero state ascoltate tutte le registrazioni delle telefonate del Winston. La Procura, infatti, a suo tempo aveva disposto l'intercettazione delle telefonate del Winston, ma aveva omesso di ascoltare la registrazione del colloquio dello stesso con un ricettatore, al quale intendeva vendere i gioielli trafugati alla contessa. Quella registrazione, che costituiva una prova schiacciante della sua colpevolezza, è rimasta inascoltata per vent’anni negli archivi della Procura.

ESPOSTO AL CONSIGLIO DELLA MAGISTRATURA

Nel 2013 i familiari di Alberica Filo della Torre presentarono un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura, chiamando in causa l'allora procuratore aggiunto Italo Ormanni e i pubblici ministeri Cesare Martellino, Nicola Maiorano e Settembrino Nebbioso (quest'ultimo deceduto). Pietro Mattei e i suoi figli di erano dichiarati "indignati per la superficialità con cui, per 20 anni, sono state svolte le indagini, costellate di errori di ogni genere", precisando di aver chiesto la riapertura dell'inchiesta nel 2006 e di non essersi mai rassegnati alle frettolose richieste di archiviazione formulate dal PM Italo Ormanni prima nel 2006 e poi nel 2008.




ROMA: 30 EURO AL GIORNO PER CHI OSPITA GLI IMMIGRATI

 

E’ umiliante e vergognoso, sia per i cittadini italiani che per i migranti. Come si può pensare di sostituire i criticati centri di accoglienza con le famiglie? Ė pura follia, lo sostiene il presidente di AssoTutela, Michel Emi Maritato 


di Cinzia Marchegiani

Roma – La proposta per vincere l’insofferenza verso gli stranieri è stata partorita senza alcuna remora, le famiglie romane possono ospitarli con rimborso di 30 euro al giorno. “Se il proponimento non fosse vero, si potrebbe pensare a una battuta umoristica, una vignetta, una boutade e invece, ministero dell’Interno e Roma capitale stanno riflettendo sul serio, cercando di mettere in atto tale insensato piano, finanziato con i soldi dei contribuenti. Non è così che si risolve il problema immigrazione, anzi si incentiva”, lo sostiene il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che  punta i riflettori sull’incapacità di dare risposte concrete non solo all’immigrazione clandestina ma anche nel difendere la dignità dei cittadini italiani:” In tempi di crisi delle famiglie sembra quasi una provocazione, un invito a mantenersi dando rifugio a un immigrato, magari rifugiato, pensando di fargli del bene. Invece di risolvere il problema alla radice, con politiche internazionali di programmazione e prevenzione, si scarica tutto sulle spalle dei cittadini, magari attratti dalla magra elargizione statale e costretti, con il ‘ricatto’ dell’obolo, ad accettare una condizione che potrebbe creare molti più problemi di quanti non ne risolva."

D'altornde, rincara lo stesso Emi Maritato, Il ‘’buonismo’ d’accatto non ha mai giovato a nessuno….piuttosto si facciano avanti coloro che predicano bene e razzolano male, sostenendo la bontà dell’integrazione senza fornire strumenti perché questa si realizzi.
 




FARMACI: SCOMPAIONO E RIAPPAIONO CON PREZZI ALLE STELLE

 

Sono circa 800 i farmaci che risultano ufficialmente introvabili. Ma il fenomeno è molto più ampio di quanto le istituzioni non dicano. Che fine fanno questi medicinali? Alcuni ricompaiono con costi anche cinque volte più alti. Il caso più emblematico è quello di Alkeran, che, divenuto irreperibile quando costava 5,23 euro, è tornato sul mercato a un prezzo maggiore di oltre sedici volte, cioè a 85,33 euro. La formulazione è rimasta la stessa, la molecola (melfalan) idem. Quali ragioni hanno quindi spinto l’Aifa, in fase di rinegoziazione, ad accettare un aumento di prezzo tanto più alto?


di Cinzia Marchegiani

Sembra un iter confermato. Troppo spesso accade che il farmaco prescritto non è disponibile in farmacia o addirittura, introvabile. E la scena si ripete sempre più spesso nelle farmacie di tutta Italia. I medicinali che mancano all'appello sono praticamente di ogni tipo: antibiotici, antidepressivi, farmaci per l'emicrania, antitumorali, antiasmatici, antiepilettici. Una lista che, come ha dimostrato l’inchiesta dell’associazione Altroconsumo, si fa sempre più lunga col passare del tempo e che include moltissimi farmaci di classe A, ovvero quelli ritenuti essenziali nella cura delle malattie e che per questo sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. E quello che preoccupa di più è che molti dei medicinali irreperibili sono "unici", cioè senza alternativa. Tre farmaci usati nel trattamento dei tumori, tutti di classe A (rimborsati dal Ssn), tutti senza alternativa, tutti prodotti da Aspen Pharma, sono spariti dalla circolazione in momenti diversi per poi ricomparire a prezzi esorbitanti. Il caso più emblematico è quello di Alkeran, che, divenuto irreperibile quando costava 5,23 euro, è tornato sul mercato a un prezzo maggiore di oltre sedici volte, cioè a 85,33 euro. La formulazione è rimasta la stessa, la molecola (melfalan) idem. Quali ragioni hanno quindi spinto l’Aifa, in fase di rinegoziazione, ad accettare un aumento di prezzo tanto più alto?
Urge una spiegazione, visto che si tratta di soldi pubblici. L'Aifa dovrebbe spiegare questo strano meccanismo e Alrocosumo alza il tiro:"Come si diceva, ci sono altri due farmaci antitumorali il cui prezzo è enormemente lievitato, in apparenza senza alcuna ragione, dopo la ricomparsa da un periodo di latitanza: Leukeran e Purinethol. Sul primo è stata recentemente depositata un’interrogazione parlamentare da parte di un deputato del Movimento 5 Stelle, che ricorda, visto che la formulazione è rimasta identica, che 'non è stato necessario nessun esborso aggiuntivo per gli studi clinici, né per l’autorizzazione alla immissione in commercio, che risale al 2001'. E chiede al ministro della Salute di dare spiegazioni su cosa sia avvenuto il 17 marzo 2014, in sede di rinegoziazione di prezzo con la Aspen Pharma, dopo che il farmaco era risultato irreperibile per qualche mese. Domanda quanto mai legittima, che condividiamo e abbiamo posto anche noi alle istituzioni in una richiesta formale."

Per questo Altroconsumo, titolare di questa importante inchiesta spiega il perché questi farmaci vengono a mancare:”Le ragioni sono diverse e, quando si chiamano in causa i diversi attori che compongono la filiera del farmaco, comincia lo scaricabarile. I grossisti puntano il dito verso le case farmaceutiche, che contingenterebbero la produzione dei loro medicinali nel nostro Paese a vantaggio di mercati esteri più redditizi. Le aziende farmaceutiche accusano i distributori all'ingrosso, sempre più dediti al business del parallel trade: esportano farmaci dall'Italia, dove mediamente i prezzi dei farmaci di classe A sono più bassi, in Paesi dove i prezzi degli stessi medicinali sono più alti. Quella del commercio parallelo è un'attività del tutto legale e che in Europa sfiora i 5 miliardi e mezzo di euro: questa pratica, però, mina il diritto alle cure dei cittadini residenti nei Paesi da cui i farmaci fuggono. Non va dimenticato il campo dei traffici illeciti: capita, infatti, che in seguito a una falsificazione dei documenti, i farmaci vengano reintrodotti nella catena distributiva di altri Paesi europei.”

Il problema è stato affrontato dallo stesso Ministero della Salute, che ha tentato di mettere un argine alla fuga dei farmaci. Lo scorso giugno, infatti, è stato emanato un provvedimento che impone ai distributori che esportano di garantire comunque un assortimento permanente di medicinali sufficiente a rispondere alle esigenze delle zone da loro servite e di provvedere alla consegna delle forniture richieste in tempi brevissimi su tutto il territorio nazionale. Il decreto ha anche formalizzato la procedura che devono seguire i farmacisti per segnalare le carenze da loro riscontrate.
Ma Altroconsumo insiste su questa raccolta delle segnalazioni:”Dopo aver raccolto 170 testimonianze da parte dei cittadini, abbiamo inviato una segnalazione al ministero della Salute e ai vertici di AIFA, l'Agenzia italiana del farmaco. Abbiamo segnalato 53 medicinali non inclusi nella lista stilata dall'Aifa e abbiamo chiesto chiarimenti sulla maggiorazione del prezzo di alcuni farmaci, ricomparsi sugli scaffali con prezzi 10-12 volte più alti” e invita a continuare a segnalare questa problematica.

Se le carenze dei farmaci non sono note all’Aifa, nessuna azione di contenimento del disagio per i pazienti può essere messa in campo. Ecco perché è fondamentale che i farmacisti (singolarmente o attraverso le associazioni di categoria) segnalino alle autorità le carenze di medicinali che riscontrano nel loro lavoro quotidiano. Il ministero della Salute ha stabilito per decreto la procedura (sintetizzata qui sotto) alla quale le farmacie devono attenersi per la segnalazione, in cui deve essere indicato anche il nome del distributore all’ingrosso che non ha provveduto alla fornitura del farmaco. La fornitura di un farmaco da parte del grossista è considerata servizio pubblico. L’attività di esportazione dei farmaci da parte dei distributori è lecita, purché questa non vada a discapito del fabbisogno interno. I distributori responsabili di violazione di servizio pubblico possono incorrere in una multa che va da 3.000 a 18.000 euro e nella sospensione di almeno un mese della licenza di commercio. La licenza può essere addirittura revocata in caso di violazioni ripetute.

Per ora i farmaci sono ultra rincarati  inspiegabilmente, e il cittadino e il malato assiste  un abuso sul diritto a ricevere la cura prescritta e soprattutto mettendo mani al portafoglio in modo alquanto non chiaro….W il diritto alla salute!
 




LONDRA, “DON’T ATTACK SIRIA”: LA PROTESTA CONTRO I BOMBARDAMENTI IN IRAQ E SIRIA, OGGI IL PARLAMENTO DECIDE

 

Protesta di “Stop War Coalition” a Downing Street, ieri pomeriggio a Londra, dove c’è la residenza del primo ministro Cameron, alla vigilia del voto del parlamento. Oggi  i deputati hanno la possibilità di fare una vera differenza su questioni di pace e di guerra. Gli Stati Uniti vogliono la Gran Bretagna a bordo per dimostrare che non è isolato.  Il voto contrario potrebbe contribuire a invertire la deriva verso un'altra guerra occidentale di fondo scala in Medio Oriente

 

di Cinzia Marchegiani

Londra – Stop War Coalition ha organizzato un importante manifestazione a Londra, proprio davanti alla residenza del primo ministro David Cameron…tanti manifesti hanno sfilato con scritto “Don’t War Attack”, "CUT WAR NOT WELFARE" poichè lo stesso Cameron ha intenzione  proprio stamane  di far passare al parlamento britannicoil voto favorevole per il Regno Unito per aderire al fianco degli Stati Uniti nel bombardamento Isis in Iraq e, eventualmente, la Siria.

Se questo voto passa le forze britanniche saranno di nuovo in azione in Iraq appena tre anni dopo che le ultime truppe sono state ritirate dall'occupazione catastrofica del 2003-11, viene ricordato. Il movimento Stop War Coalition ha idee ben chiare:”Tutta l'esperienza delle terribili guerre in Afghanistan, Iraq e Libia ha dimostrato che l'azione militare occidentale serve solo per uccidere innocenti, distruggere le infrastrutture e infiammare la violenza.”
Stop War Coalition è certa che l’Isis è una forza reazionaria, ma è in parte un prodotto della disastrosa occupazione dell'Iraq da parte delle potenze occidentali, ma al contempo il gruppo terroristico islamico è finanziato da alcuni dei principali alleati britannici nella regione, tra cui l'Arabia Saudita e l’Escalation di intervento militare occidentale non farà nulla per fermarli, ma crea più sofferenza e destabilizzare ulteriormente la regione.

Per fermare questa guerra il movimento aveva invitato tutti i sostenitori a Londra per protestare ed elenca il suo vademecum di dieci buoni motivi per cui il parlamento britannico non dovrebbe votare per bombardare l’Iraq:
1) L'ultima operazione dell'Occidente in Iraq si è conclusa solo tre anni fa. Per quelli con la memoria corta non è andata bene. Più di mezzo milione di persone sono morte, milioni sono fuggiti dal paese e le infrastrutture dell'Iraq è stata devastata. L'operazione ha generato un profondo risentimento contro l'Occidente.
2) Il caos attuale in Iraq – tra cui l'ascesa del reazionario Iside – è in gran parte il risultato di otto anni di tale occupazione. In cima al trauma dell'assalto, divisione settaria è stato costruito nel funzionamento.. Le elezioni sono state organizzate secondo linee comuni e le autorità hanno usato settarismo di minare la resistenza. Entro il 2006, Baghdad era stata trasformata da una città moderna integrata in un patchwork di rovina comunale ghetoes.The aperta discriminazione del governo Maliki sostenuto dall'Occidente ha fattpo esplodere una rivolta sunnita l’anno scorso che ha contribuito ad alimentare l'aumento di Iside in Iraq.
3) Bombardamento uccide sempre e terrorizza i civili. I recenti raid coalizione di bombardamento su Ragga in Siria hanno portato morte e panico per i suoi residenti. Un civile ci ha detto ai giornalisti occidentali 'non li augurerei al mio peggior nemico'.
4) Tutti e tre i principali interventi militari della Gran Bretagna negli ultimi tredici anni sono stati disastri. Nel 2001 ci hanno detto che l'invasione dell'Afghanistan potrebbe sbaragliare i talebani. Tredici anni e decine di migliaia di morti più tardi i talebani hanno cresciuto in forza e il paese è rotto. Il bombardamento della Libia nel 2011 è stato giustificato come essenziale per fermare un massacro da Gheddafi. Dopo che iniziò circa 30.000 sono stati uccisi in un ciclo terribile di violenza. Il paese è ora uno Stato fallito con nessun governo reale.
5) La coalizione che è stato messo insieme per il bombardamento della Siria – a quanto pare, nel tentativo di dare legittimità attacchi -. Comprende alcuni dei regimi più spietati e ottenebrate nella regione Human Rights Watch riferisce che diciannove persone sono state decapitate in Arabia Aarbia nel mese di agosto. Il Qatar e l’Emirati Arabi Uniti hanno record famigerati diritti umani che comprendono l'uso di lavoro forzato. Tutti e tre hanno finanziato i gruppi jihadisti violenti nella regione.
6) i bombardamenti aumenternno l'odio dell'occidente. Uno dei risultati più ampi della 'guerra al terrorismo' è stato quello di diffondere Al-Qaida e altri gruppi terroristici attraverso intere regioni del mondo. Nel 2001 ci sono stati un numero relativamente piccolo di questi militanti, incentrati principalmente sul Pakistan.Ora ci sono gruppi in tutto il Medio Oriente, Asia centrale e l'Africa.
7) Il momento è cinico. David Cameron ha richiamato il Parlamento a discutere un attacco all'Iraq appena due giorni prima dell'inizio dell'ultimo Tory conferenza prima delle elezioni generali. Questo in un momento in cui egli è impegnato nel portare un'ala destra, agenda nazionalista per scopi politici di partito.
8) Missione scorrimento è quasi inevitabile. Ci sono già più di un militare attiva in Iraq e alti figure militari statunitensi stanno discutendo dovrebbero ora essere migliaia di US apertamente coinvolti nel combattimento.
9) L'attacco costerà soldi tanto necessaria per altre cose. Un missile da crocera Tomahawk costato 850.000 Sterline poteva pagare lo stipendio annuo di 28 infermieri NHS. Gli Stati Uniti hanno già licenziato circa 50 di questi missili contro obiettivi Iside in Siria. Si stima che la Gran Bretagna ha speso 500 milioni e un miliardo di sterline per bombardare la Libia nel 2011, l’equivalenza più o meno dei risparmi per l'assegno di manutenzione istruzione ( EMA); o tre volte l'importo risparmiato dalla demolizione l'assegno vitalizio di invalidità.
10) La votazione avrà un impatto globale. Venerdì scorso, i deputati hanno la possibilità di fare una vera differenza su questioni di pace e di guerra. Gli Stati Uniti vogliono la Gran Bretagna a bordo per dimostrare che non è isolato. Il "no voto" potrebbe contribuire a invertire la deriva verso un'altra guerra occidentale di fondo scala in medio oriente.




DELITTO SABINE MACCARONE: RINVIO A GIUDIZIO PER GIANNI MELLUSO L'ACCUSATORE DI ENZO TORTORA

di Cinzia Marchegiani

Trapani – Il GUP del tribunale di Marsala, Francesco Parrinello, ha rinviato a giudizio il noto personaggio soprannominato “Il bello”, Gianni Melluso con un’accusa pesante….indicato come mandante dell’omicidio di Sabine Maccarone. Gianni Melluso già occupa nella storia italiana un posto preciso, assieme a Giovanni Pandanico detto O' Pazzo e Pasquale Barra, noto come assassino di galeotti quand'era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello, uno dei vertici della malavita milanese, furono i principali accusatori di Enzo Tortora… indicato di aver ricevuto e venduto oltre dieci chili di cocaina in diverse occasioni da persone affiliate alla Nuova Camorra Organizzata, NCO. Melluso,  il bello diventò determinante per aiutare il Dipartimento di Giustizia a sostegno delle sue accuse contro Tortora, quando ha confessato di aver avuto vari incontri con Tortora nella fornitura di lui cocaina. Melluso sostenne che questi rapporti hanno avuto luogo nel 1976 per le strade di Milano, dove vivevano entrambi gli uomini. Sulla base di queste testimonianze, Tortora fu infine condannato per traffico di cocaina e l'appartenenza NCO nel 1985 e condannato a dieci anni di prigione, detenuto per anni prima di essere scagionato dalla Corte di Appello. Si ammalò di cancro e morì poco dopo che il caso di errore giudiziario lo scagionò definitivamente.
Ora il processo che vede imputato Melluso, "il bello", inizierà a breve, il prossimo 26 novembre 2014 alla Corte di Assise di Trapani. Il cadavere della di Denise fu scoperto il 16 aprile del 2007 in un pozzo artesiano e ricoperto da tegole e massi, situato vicino all’abitazione di campagna, in contrada San Nicola a Mazara del Vallo, di proprietà della madre di Giuseppe D’Assaro, cui era legata sentimentalmente e con cui aveva convissuto ma da cui si era allontanata per quel carattere troppo violento. Lo stesso Giuseppe D’Assaro si accusò dell’ omicidio, e per questo condannato per 30 anni di carcere, ma fece il nome di Melluso quale mandante. 




RIFIUTI PERICOLOSI: LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE ALLA CORTE DI GIUSTIZIA DI MULTARE LA GRECIA

di Cinzia Marchegiani

La Commissione europea riferisce la Grecia alla Corte di giustizia europea per il cattivo trattamento di rifiuti pericolosi. Cinque anni dopo la prima sentenza, la Grecia non riesce ancora a conformarsi alle norme UE. La Commissione invita pertanto alla Corte di comminare ammende, proponendo una somma forfettaria di EUR 14 904 736 e di una penalità giornaliera di EUR 72 864 fino a quando sono soddisfatte le obbligazioni.

I rifiuti pericolosi rappresentano un rischio maggiore per l'ambiente e la salute umana di rifiuti non pericolosi e quindi richiedono un regime di controllo più rigoroso, come descritto negli tabella da 17 a 20 della direttiva quadro sui rifiuti . I requisiti includono etichettatura supplementare, tenuta dei registri, il monitoraggio e obblighi di controllo "dalla culla alla tomba", vale a dire, dal produttore dei rifiuti per lo smaltimento finale o recupero. I rifiuti pericolosi non deve essere miscelato con altri rifiuti, al fine di prevenire i rischi per l'ambiente e la salute umana. Le esenzioni di permessi che possono essere concessi agli impianti che trattano rifiuti pericolosi sono più restrittive rispetto per gli impianti che si occupano di altri rifiuti.
La classificazione in rifiuti pericolosi e non pericolosi si basa sul sistema di classificazione ed etichettatura delle sostanze e dei preparati pericolosi, che assicura l'applicazione dei principi simili sul loro intero ciclo di vita. Le proprietà che rendono i rifiuti pericolosi sono stabilite nell'allegato III della direttiva 2008/98 / CE e sono ulteriormente specificati dalla decisione 2000/532 / CE che istituisce un elenco di rifiuti modificata da ultimo dalla decisione 2001/573 / CE.

I rifiuti pericolosi non devono essere miscelati con altri flussi di rifiuti in quanto pone un maggiore rischio per l'ambiente e la salute umana di rifiuti non pericolosi. Si richiede pertanto un regime di controllo più rigoroso.La sentenza 2009 ha rilevato l'assenza di un piano di gestione per affrontare i vari tipi di rifiuti pericolosi, quali rifiuti medici e chimici, che persistono nell'ambiente per molto tempo e sono suscettibili di provocare il cancro (policlorobifenili (PCB) e policloroterfenili (PCT ).
Al fine di conformarsi, la Grecia ha:
· Per adottare un piano di gestione adeguato per rifiuti pericolosi
· Per creare strutture adeguate per affrontare i rifiuti pericolosi prodotti. A titolo di esempio, Grecia manca impianti per la rigenerazione di oli, trattamento dei veicoli fuori uso, per il riciclaggio delle batterie, recupero di alcuni metalli.
· Per affrontare la questione dei "rifiuti storici che sono stati temporaneamente fornito fino a che non può essere gestito in modo efficiente.

La Grecia avrebbe dovuto conformarsi integralmente nel 2013, tuttavia, il primo passo necessario per risolvere il problema, l'adozione di un adeguato piano di gestione nazionale per i rifiuti pericolosi, non è ancora stata presa e ad oggi la Commissione non ha ricevuto alcuna calendario credibile di conformità.




OGM: SVELATE LE PRIORITA’ PER LA PRESIDENZA ITALIANA DEL CONSIGLIO

di Cinzia Marchegiani

Bruxelles- Le priorità della Presidenza italiana del Consiglio sono state illustrate alle varie commissioni parlamentari dai ministri italiani in una serie di riunioni tenutesi a luglio e ora i primi di settembre 2014. Il ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, nominato dal premier Matteo Renzi (già Responsabile nazionale Agricoltura nella nuova segreteria del PD targata Dario Franceschini nel 2009), espone i punti più importanti in merito alla crisi degli agricoltori che hanno subito dopo le sanzioni applicate alla Russia nonché il processo che vede gli OGM nelle tavole dei consumatori: “La Presidenza Italiana del Consiglio cercherà di ampliare le misure ‘di risposta molto rapido’, adottate dalla Commissione finora per alleviare gli effetti del divieto della Russia sulle importazioni di prodotti alimentari provenienti dall'UE.“
Il Consiglio può anche lavorare per rafforzare gli strumenti esistenti per consentire all'UE di affrontare meglio tali crisi in futuro, ha aggiunto Martina in risposta ai parlamentari europei chiedendogli di fare di più per sostenere gli agricoltori dell'UE. E ancora:”La priorità della Presidenza italiana includera la riforma delle norme UE sull'agricoltura biologica, sulle quali il Consiglio potrebbe accettare entro la fine di questo anno, e il progresso verso un accordo equilibrato sulla coltivazione di OGM.”
Il Ministro Martina, spiega che assieme al suo team cercherà anche di accelerare il processo legislativo per i regimi di frutta e latte nelle scuole di aggiornamento e seguirà da vicino gli sviluppi del mercato lattiero-caseario al fine di trovare modi per aiutare ulteriormente il settore del latte una volta che il sistema delle quote è abolito nel 2015. La Presidenza seguirà inoltre da vicino i negoziati commerciali internazionali, in particolare per un commercio e gli investimenti di partenariato transatlantico (TTIP):”sebbene l'UE dovrebbe concentrarsi sulle opportunità di tali accordi possano portare, non dovrebbe nascondere i loro lati negativi".




CIVITAVECCHIA, EMISSIONI CENTRALE ENEL: GIOVEDI' 25 SETTEMBRE LA PRIMA VERIFICA

di Cinzia Marchegiani

Civitavecchia (RM) – Domani, 25 settembre 2014, è in agenda il primo sopralluogo sulla sicurezza e sulle emissioni della centrale di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia. Il Tar del Lazio, accogliendo un ricorso del Codacons, ha emesso lo scorso luglio una ordinanza disponendo controlli presso la centrale, allo scopo di verificare la concentrazione dei microinquinanti significativi potenzialmente pericolosi emettibili dalla combustione del carbone; se tali emissioni superano i valori limite in concentrazione stabiliti per l’impianto; la concentrazione delle radiazioni ionizzanti emesse dal carbone utilizzato nella centrale; a concentrazione giornaliera per il monossido di carbonio; a quantità di Olio Combustibile Denso ancora presente presso la Centrale.  A seguito di tale ordinanza, il Comandante del Comando Provinciale dei VVFF Dott. Marco Ghimenti ha messo in programma questo primo sopralluogo presso l’impianto, al quale parteciperà anche il Codacons attraverso i suoi periti (Prof. Livio Giuliani, Prof. Agostino Messineo, Ing. Claudio Poggi, Ing. Fernando Capone il Dott. Vittorio Cannatà, la Dott.ssa Sabrina De Paolis, l'Avv. Carlo Rienzi e l'Avv. Maria Cristina Tabano).

Il Codacons, assieme ai suoi rappresentanti e periti, per l’occasione di questa verifica all’interno della centrale di Torrevaldaliga Nord incontreranno poi verso le ore 13: 30 i giornalisti presso il Bar “Number One” (Località La Scaglia) per affrontare il delicato tema della salute dei cittadini e delle scelte del sindaco Cozzolino in merito alla centrale Enel.




SAN CESAREO: CONFERENZA SERVIZI COMPLESSO SAN GIUSEPPE A PORTE CHIUSE

 

Quello che emerge tra le righe e l’incapacità di questa nazione di tutelare con fondi specifici, dei beni storici di inestimabile valore e si debba innescare una battaglia dove non verrà comunque tutelata questa straordinaria scoperta… sempre e solo problemi di denaro!


Con l'articolo la video Interviste a:

dr Alessandro Betori, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio.

Sig.ra Elisa Capo Presidente associazione (I love San cesareo) presenti anche  Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini e Castelli Romani)

 

di Cinzia Marchegiani

San cesareo (RM) – Come da agenda, ieri 23 settembre 2014, presso il comune di San Cesareo si è svolta la prima Conferenza dei Servizi indetta per l’approvazione del nuovo complesso parrocchiale “San Giuseppe” che dovrebbe sorgere adiacente e forse su una parte dei resti della villa imperiale di Cesare e Massenzio, inserendosi nel PIN (Piano Integrato d’Intervento) “La Pietrara”.

Davanti al municipio sin dalla prima mattina erano presenti i rappresentati di due associazioni attive nel territorio, “I love San Cesareo” e il “Comitato di Difesa del territorio, Colli Prenestini e Castelli Romani”. Quest’ultima associazione proprio lo scorso 19 marzo 2014 aveva inviato un esposto alla Direzione Regionale per i Beni Paesaggistici del Lazio il 19 marzo 2014 oltre che per conoscenza al comune di San Cesareo, al Presidente della FAI e al Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, cui avevano aderito anche I Love San Cesareo e Retuvasa.

Ad assistere all’importante incontro come auditori, atteso da tempo, non sono stati autorizzati ne associazioni ne giornalisti. Viene letta la legge che regola la partecipazione che nel dettaglio richiama ad una memoria da presentare in tempo anticipato dove devono essere specificate le motivazioni che giustifichino la presenza alla conferenza dei portatori di interessi comuni.

Le porte si chiudono e solo i tecnici rimangono all’incontro tranne uno, il sig Gino Mistura, proprietario del terreno e titolare di una delle ditte che dovrebbe costruire il complesso faraonico a La Pietrara. L’ufficiale di polizia, della Questura di Frascati farà rispettare la legge e il sig. Mistura attenderà fuori, come gli altri la fine della seduta tecnica. L’osservatore Italia (redazione Lazio) segue da vicino questa giornata e intervista la presidente dell’associazione “I Love San Cesareo”, Elisa Capo, che potete ascoltare nel servizio video all’interno dell’articolo oppure cliccando su questo link [http://youtu.be/LqeGJIsevDU]. La stessa spiega il motivo della loro presenza e il pressante controllo su questo progetto che si vorrebbe costruire su un terreno che ha dato alla luce i resti di un valore inestimabile del Ninfeo e dei mosaici attribuiti alla Villa Imperiale di Cesare e Massenzio: ”abbiamo più volte fatto richiesta scritta protocollata nei giorni precedenti per partecipare all’incontro, ma senza alcun riscontro ufficiale.

Oggi abbiamo riformulato la richiesta ma l’architetto Vincenzo Maia, leggendo alcuni tabella di legge ha spiegato che non siamo portatori di interessi diretti del progetto, e quindi non potevamo partecipare.” Elisa Capo spiega ai nostri microfoni che vogliono essenzialmente il rispetto totale dei ritrovamenti, e chiaramente del vincolo diretto e l’istituzione di quello indiretto… e ci tengono a precisare che non sono contro la costruzione della chiesa ma solo della sua costruzione assieme agli edifici lì…poiché inficerebbe l’importanza di questo ritrovamento e che non diventino l’abbellimento di quei palazzi. I cittadini devono poter andare a visitare i ritrovamenti senza dover passare dalla chiesa che potrebbe essere anche chiusa, ma dovrebbero essere organizzati come un museo, ci sono molti progetti che potrebbero essere sviluppati assieme alla cittadinanza. Elisa Capo di certo non la manda a dire, e critica fortemente la modalità con cui è stata convocata la Conferenza dei servizi:” oggi è stata data la prova che qui a San Cesareo la trasparenza non è di casa e si cerca di allontanare i cittadini”.

Anche se il funzionario responsabile della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, il dr Alessandro Betori non voleva rilasciare alcuna intervista, al termine della riunione tecnica ha fornito alcune informazioni. Va precisato che l’architetto Vincenzo Maia ha garantito che sarà inviato il verbale della seduta. Ai nostri microfoni il dr Betori, [Per vedere l'intervista al dr Betori cliccare qui] presente tra l’altro al “XX Colloquio alla AISCOM” dello scorso 19-22 marzo 2014, dove è stato evidenziato l’incredibile unicità di questi reperti, (come citato dal documento a firma del consigliere del comune di San Cesareo, Dario Pasqualini del M5S) spiega alcuni passaggi: Il P.I.N (Piano Integrato d’Intervento (La Pietrara) e la chiesa sono sue cose indipendenti..

Quello che si è chiarito è che non è un’opera compensativa, quindi non c’è un’interdipendenza per cui se non si fa la chiesa, non si fa l’edificazione. L’unica cosa che posso dire che una risposta definitiva da parte della mano pubblica sul problema della villa di Massenzio ci debba comunque essere, questo è sicuro. “ Riguardo alla buffer zone, il dr. Betori spiega che qualora la chiesa dovesse essere realizzata, e vanno estesi i sondaggi ed eseguiti: ”le indagini sono da concludere anche dalla parte della via Labicana, lì ancora non c’è alcuna certezza che non ci siano ritrovamenti”.

Termina così la prima Conferenza dei Servizi su un’opera certamente molto dibattuta, quello che emerge tra le righe e l’incapacità di questa nazione di tutelare con fondi specifici, dei beni storici di inestimabile valore e si debba innescare una battaglia dove non verrà comunque tutelata questa straordinaria scoperta… sempre e solo problemi di denaro!

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