Caso Dama Bianca: Pippo Baudo a processo per diffamazione

 
di Roberto Ragone
 
Pippo Baudo è stato rinviato a giudizio per diffamazione nei confronti della ‘Dama bianca’, tale Federica Gagliardi, arrestata nel 2014 all’aeroporto di Fiumicino perché trovata in possesso di 24 kg. di cocaina, e condannata a Napoli a 3 anni e 4 mesi in primo grado. Durante tre trasmissioni televisive, a pochi giorni dall’arresto della donna, Baudo ebbe ad esprimersi con giudizi considerati offensivi nei suoi confronti, e precisamente su Rai Uno, La 7 e Radio 24.
 
La Gagliardi, difesa dall’avv. Capozzoli, era già nota alle cronache per aver accompagnato l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi al G8 in canada nel 2010. Da parte sua, Baudo ammette di aver usato “un termine un po’ forte, ma” continua “quello che ha fatto è decisamente ignobile.”



Saronno, morti in corsia: arrestati medico e infermiera

Rob. Rag. 

SARONNO – Lui medico anestesista, lei infermiera, i due amanti sono accusati di aver provocato la morte di quattro pazienti, oltre che del marito di lei. Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni sono stati arrestati oggi dai Carabinieri di Saronno con l’accusa di omicidio volontario. L’indagine, partita con il nome di ‘Angeli e Demoni’, avrebbe accertato che il medico, all’epoca in forze al Pronto Soccorso, avrebbe provocato la morte di quattro anziani pazienti all’ospedale di Saronno fra il 2012 e il 2013. L'omicidio del marito dell'infermiera sarebbe avvenuto alla fine di giugno 2013. All'uomo i due avrebbero somministrato (non in ospedale) farmaci per debilitarlo fino a condurlo alla morte.

   




Siria: L'appello dell'italiano da 7 mesi prigioniero

 

di Roberto Ragone

 

Un lungo abito bianco, una barba altrettanto lunga, come appare in un video, Sergio Zanotti è prigioniero da sette mesi, in Siria, di un gruppo armato non identificato, come riferisce il sito russo Newsfront. A quanto si apprende da fonti dell’Unità di crisi della Farnesina, le autorità italiane sono al corrente del video da diversi giorni e stanno seguendo il caso. Sergio Zanotti appare in ginocchio, all’aperto, con alcuni ulivi alle spalle, e come di prassi, alle sue spalle una figura vestita di nero che lo minaccia con un fucile mitragliatore. In mano l’italiano tiene un cartello con una data, pare il 15 novembre 2016. In un’altra foto è in piedi, scalzo, e tiene in mano lo stesso cartello.

 

“Mi chiamo Sergio Zanotti” dice con accento bresciano, a bassa voce “ e da sette mesi sono prigioniero qui in Siria. Prego il governo italiano di intervenire nei miei confronti prima di una eventuale esecuzione.” Il video pare giri sul web da circa una settimana, e l’uomo non pare particolarmente provato da sette mesi di prigionia. Gli investigatori stanno ricostruendo la sua vicenda: infatti Zanotti è partito alcuni mesi fa per la Turchia, dove si sono perse le sue tracce.




PD NELLA BUFERA

PD NELLA BUFERA: FIRME FALSE IN MOLISE

DI ROBERTO RAGONE

Ci risiamo: sulle pagine dei giornali e in TV soltanto una grande cassa di risonanza a proposito delle firme ‘clonate’ dei grillini, i quali, probabilmente consigliati dai loro legali, hanno fatto scena muta davanti al giudice. Mentre, nel più assoluto silenzio, rotto solo dal Secolo d’Italia e dalla agenzia ANSA, in Molise si svolge un analogo dramma. Infatti nella bufera sono piombati il presidente del Consiglio Comunale di Campobasso Michele Durante e il sindaco di Santa Croce di Magliano, Donato D’Ambrosio, per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. Rimarchevole la celerità delle indagini a proposito delle firme Cinquestelle, mentre- udite udite – il presunto reato molisano si sarebbe svolto nientemeno che tre anni fa, nel 2013. Cioè, come al solito, due pesi e due misure, vista anche l’influenza di Renzi, impegnato nella gara referendaria, nei confronti della stampa e, presumibilmente, anche della magistratura. Tre anni e una indagine Digos per stabilire i fatti sono decisamente troppi per una regione come il Molise, grande meno di una provincia pugliese, specialmente di fronte all’indagine-lampo nei confronti del M5S.  Velocissima l’incriminazione del M5S o dei suoi affiliati; con il treno merci quella del PD molisano, magari nella speranza che nel frattempo si andasse a finire nella prescrizione o nel nulla dell’insabbiamento, mentre gli incarichi conferiti continuano ad essere attivi, nonostante le irregolarità. Viene da pensare dove fosse la Iena Filippo Roma, l’autore dello scoop relativo a M5S quando a Campobasso si falsificavano firme che poi la magistratura ha appurato che venivano autenticate da 4 amministratori, a cui è stato notificato l’avviso di conclusione indagini. Si tratta dell’assessore comunale di Campobasso Salvatore Colagiovanni, e dei sindaci Luciano Di Biase (Mirabello Sannitico), Antonio Cerio (Ferrazzano), e Franco Antenucci (Roccavivara).  La procura contesta complessivamente alle 6 persone 30 firme false. Secondo il sostituto procuratore Nicola D'Angelo hanno "formato falsamente atti separati di dichiarazioni di presentazione delle liste attestando falsamente che alcuni cittadini, previamente da loro identificati, avevano sottoscritto l'atto in loro presenza". Dalle indagini della Digos risulta invece che la cosa si potrebbe allargare, perché non sono pochi i sottoscrittori non hanno riconosciuto le proprie firme. Fonti del Palazzo di Giustizia asseriscono che per il momento gli indagati sono soltanto quelli di cui sopra, ma si approfondiscono le indagini per scoprire altre e più complete eventuali responsabilità. Nei mesi addietro in questura sono state ascoltate parecchie persone che sarebbero così venute a conoscenza del fatto che erano state apposte e autenticate firme a loro nome, per la presentazione delle candidature, senza che ne fossero a conoscenza. Alla Iena Filippo Roma consigliamo, se non altro per ‘par condicio’, di andare ad indagare altri partiti e altre sezioni di partito: come ho già scritto, quella delle firme false o clonate, o autenticate irregolarmente, è una prassi consolidata, ancorchè irregolare, e nessun partito, ripeto, nessuno, ne è o ne è stato esente. Magari non farà altrettanto rumore come per il M5S, ma almeno in questo caso farà il giornalista vero. Posto che ne abbia l’interesse.




Omicidio Teresa e Trifone: si stringe il cerchio sul presunto assassino

 
di Roberto Ragone
 
 "Ho visto un'Audi A3 Sportback di colore grigio, mi sembrava scura, parcheggiata a fianco alla cabina elettrica. Seduto sul lato guidatore c'era un uomo, sicuramente di età non troppo avanzata, aveva un po' di barba". Queste le parole di Michele Caticchio, uno dei testi dell’accusa nel corso dell’ottava udienza del processo per l’uccisione di Teresa Costanza e Trifone Ragone, e frequentatore di una delle palestre nel Palazzetto dello Sport di Pordenone, nel cui parcheggio, la sera del 17 marzo 2015, i due fidanzati furono uccisi con sette colpi di pistola cal. 7,65 all’interno dell’auto di lei. Il testimone riferisce che era arrivato verso le 19,20 – 19,30, e aveva parcheggiato a distanza di due posti dall’auto di Teresa e Trifone. "Dopo aver parcheggiato, quando sono sceso dalla vettura ho notato una persona all'interno perché c'era una luce bianca dal basso, come di un cellulare, che gli rifletteva il volto. Aveva un po' di barba perché la parte bassa del volto era più scura". Queste le parole del testimone, che inchioderebbero Giosuè Ruotolo almeno per ciò che riguarda la sua presenza sul luogo e all’orario del delitto. Il fatto che l’auto fosse parcheggiata non fra le righe del parcheggio, ma a fianco della cabina elettrica, fa presupporre che il suo occupante volesse, per quanto possibile, occultarla a chi era invece parcheggiato negli spazi predisposti.
   
  



omicidio teresa e trifone

OMICIDIO DI TERESA E TRIFONE: SI STRINGE IL CERCHIO SUL PRESUNTO ASSASSINO
DI ROBERTO RAGONE
 "Ho visto un'Audi A3 Sportback di colore grigio, mi sembrava scura, parcheggiata a fianco alla cabina elettrica. Seduto sul lato guidatore c'era un uomo, sicuramente di età non troppo avanzata, aveva un po' di barba". Queste le parole di Michele Caticchio, uno dei testi dell’accusa nel corso dell’ottava udienza del processo per l’uccisione di Teresa Costanza e Trifone Ragone, e frequentatore di una delle palestre nel Palazzetto dello Sport di Pordenone, nel cui parcheggio, la sera del 17 marzo 2015, i due fidanzati furono uccisi con sette colpi di pistola cal. 7,65 all’interno dell’auto di lei. Il testimone riferisce che era arrivato verso le 19,20 – 19,30, e aveva parcheggiato a distanza di due posti dall’auto di Teresa e Trifone. "Dopo aver parcheggiato, quando sono sceso dalla vettura ho notato una persona all'interno perché c'era una luce bianca dal basso, come di un cellulare, che gli rifletteva il volto. Aveva un po' di barba perché la parte bassa del volto era più scura". Queste le parole del testimone, che inchioderebbero Giosuè Ruotolo almeno per ciò che riguarda la sua presenza sul luogo e all’orario del delitto. Il fatto che l’auto fosse parcheggiata non fra le righe del parcheggio, ma a fianco della cabina elettrica, fa presupporre che il suo occupante volesse, per quanto possibile, occultarla a chi era invece parcheggiato negli spazi predisposti. Fonte ANSA.
   
  



CARO DIRETTORE…

CARO DIRETTORE…

DI ROBERTO RAGONE

Caro direttore, oggi avevo in mente di scrivere altro, ma il tuo editoriale mi ha profondamente toccato, e non posso fare a meno di risponderti, su queste stesse pagine. Caro direttore – o ‘cara direttora’, secondo il nuovo aberrante lessico boldriniano – la piaga su cui hai messo il dito è di una estrema, vitale importanze. Oggi più che mai, quando il nostro caro don Matteo s’è impadronito, abusando dell’autorità che gli deriva dalla sua posizione, – una posizione illegittima, perché non eletto, e frutto dell’illegittimità ulteriore di coloro che lo hanno nominato, a loro volta eletti contro ogni dettato costituzionale –; s’è impadronito, dicevamo, dei vertici di ogni e qualsiasi istituzione pubblica, condizionando di fatto ogni articolo di giornale, ogni trasmissione TV, ogni conduttore del piccolo schermo, ed epurando invece quelli che avrebbero voluto, per amor di professione, di cronaca, e di verità, continuare per la strada intrapresa; oggi più che mai, dicevamo,  è evidente il profondo solco fra i ‘pennivendoli’, coloro che, secondo il Manzoni, ‘tirano quattro paghe per il lesso’, coloro che nei miei tabella definisco ‘asserviti al potere’- perché tali sono, i ‘tengo famiglia’ – ,e invece chi si dedica al giornalismo con un ideale alto, cioè, come scrivi tu fuor dai denti, quello di cambiare le coscienze, quello di mettere la verità sotto il naso dei lettori, mettendo a nudo gli inciuci, i compromessi, le corruzioni, le prostituzioni, i cambi di casacca, le prevaricazioni, gli accordi di palazzo, i poteri occulti, e, last but not least, la grande, altrettanto profonda frattura che la politica ha creato fra ‘noi’ e ‘loro’. Dei ‘loro’ che sono assolutamente tetragoni ai nostri bisogni, alle nostre necessità, al nostro ‘grido di dolore’ che si leva dalla signora Maria o dal signor Rossi, magari pensionati sotto i mille euro, definendo tutto ciò con un termine che nelle loro bocche è diventato sintomo di altre cose squalificate e squalificanti, il ‘populismo’. Sono cresciuto negli anni ’50, con il mito dell’America appena ritiratasi dal nostro bel Paese, lasciando una scia di spacci UNRRA, di scatolette di ‘corned beef’, e un altro mito, quello della libertà, configurata al suo massimo grado nel giornalismo d’inchiesta targato USA; quello alla Washington Post, con Bob Woodward e Carl Bernstein, che hanno tolto il coperchio al  vaso di Pandora del Watergate. Quello che, come testimoniano i Giancarlo Siani e i Peppino Impastato, mettono in piazza ciò che cresce e si nutre dell’oscurità, a danno di tutti i cittadini onesti. Penso che ognuno di noi darebbe qualche anno di vita pur di arrivare ad avere in mano un ‘caso’ come quello che ha scoperto le magagne del  presidente Nixon. In Italia c’è molto da scoprire, e da mettere in piazza, anche se sono passati trenta o quarant’anni. Caro direttore, molto immodestamente mi riconosco in quest’ultima schiera di gente che ama scrivere su di un giornale soprattutto per passione: non sono succube di alcun carrettino. Affinchè chi legge possa porsi dei dubbi, trovare delle certezze, capire in che mani siamo. Forse sono uno di quelli che rischiano la vita per un articolo in più, anche se, da una parte, spero di non dovermi mai trovare di fronte ad una simile scelta; dall’altra capisco che questa eventualità significherebbe che ho fatto fino in fondo ciò che mi ero prefisso, che ho raggiunto l’obiettivo, che ho colpito il segno. Sono perfettamente d’accordo con te: il giornalismo deve essere inteso come un servizio alla collettività e alla verità, deve servire a smuovere le coscienze, troppo spesso letargiche perché nutrite di cibo avvelenato dai media e dalla TV, – che ormai propone quasi soltanto programmi idioti e destinati ad aumentare l’idiozia di chi li guarda, con lo spauracchio dell’audience, uno spauracchio che ricorda tanto quello dello spread ai tempi di Berlusconi. ‘Ognuno raccoglie ciò che semina’, è vero, ed è anche una citazione biblica. Da mesi, i miei pezzi sono orientati in un’unica direzione, smascherare le bugie e le manovre esterofile del governo Renzi, e a volte mi fa specie dover continuare a ripetere quasi sempre le stesse cose, ma è così: smuovere le coscienze è difficile, specialmente quando hai di fronte un apparato ben costruito sulla menzogna istituzionalizzata, che ogni giorno martella a destra e a manca con grande spreco di mezzi economici. Un apparato che da una parte sbandiera risparmi fantasmagorici e assolutamente inventati, mentre con l’altra mano aumenta silenziosamente tasse e imposte. Un apparato di cui ormai, spero che sia chiaro, non ci si può fidare. Allora, permettimi di lanciare un appello a tutti coloro che avranno la bontà di leggere queste righe: riprendiamoci la nostra Italia. Riprendiamocela. Ora c’è un altro spauracchio, quello del governo tecnico se la riforma non dovesse passare: non facciamoci incantare, Renzi ha dei sondaggisti che, contro ogni regola, gli procurano sondaggi riservati. La paura del governo tecnico è soltanto un alibi per giustificare una eventuale vittoria del SI’, contro le previsioni ufficiali. Sono arrivati anche ad orientare in loro favore i sondaggi ISTAT, secondo i quali la soddisfazione degli Italiani è cresciuta oltre il 45%, ma basta guardarsi intorno per vedere che non è così, a meno che non vai a fare sondaggi solo ai Parioli. Anche i contratti di lavoro a tempo indeterminato sarebbero cresciuti ad oltre 500.000, come 500 sarebbero i milioni di risparmio sul nuovo Senato, mentre la Ragioneria dello Stato parla di 53. Siamo alla follia, siamo al ricovero in psichiatria, e la fibrillazione dei vari Fiano, Romano, Migliore e compagnia cantante quando vanno in TV ce lo testimonia. Se dovesse vincere il NO, come tutti i cittadini di buon senso si augurano, non succederà nulla. È già pronto il piano B, con Renzi sempre al comando e senza un governo tecnico. A meno che Napolitano non decida che il governo di Renzi è arrivato al capolinea. Comunque non facciamoci impressionare, niente sarà peggio di Monti. Votiamo compatti il NO, perché il SI’ consegnerebbe l’Italia mani e piedi legati alle grandi potenze finanziarie mondiali, quelle che stanno alla finestra, aspettando l’esito del referendum. L’Italia ha in sé la capacità imprenditoriale di risollevarsi, dopo il ciclone Monti, con le proprie forze, quello che Berlusconi aveva capito, e per cui è stato messo in condizioni di non nuocere,  sostituito dal più disponibile Renzi. L’ex Cavaliere aveva capito che non abbiamo bisogno dei grandi interventi economici internazionali, che ci trasformerebbero in una colonia, con grandi rischi di delocalizzazione, conseguente disoccupazione e distruzione del nostro tessuto produttivo: magari non solo per amor di patria, ma anche per proteggere le sue imprese. Quello che scherzosamente chiamiamo l’italico ingegno, che tutto il mondo ci invidia, esiste sempre, e funziona.  La Brexit ha portato una ventata di nuovo in UK, e le borse vanno bene, analogamente a quanto accade in USA, con Trump. Ormai gli Americani si sono accorti che il suo governo porterà soltanto vantaggio alla nazione, svincolandola dalla nuova guerra fredda con Putin, tirandola fuori da una palude politica simile a quella in cui l’Italia è ancora invischiata. L’uscita dall’euro non è un fatto politico, da attribuire ai populisti o alla destra, e come tale demonizzata: l’euro, secondo Paolo Barnard, è nato con vita breve, ed è già stabilito che ad un certo punto debba collassare, con le conseguenze che possiamo immaginare. Uscire dall’euro in tempo, uscire da una Unione Europea delle lobby, sono l’unica salvezza per l’Italia, e l’unico modo per riprenderci la nostra nazione. Lo hanno fatto l’Islanda, l’Inghilterra, e, in un certo modo, l’America: seguiamo il loro esempio, togliamoci questa palla dal piede.




anche l'economist contro renzi

ANCHE L’ECONOMIST CONTRO RENZI E LA SUA RIFORMA
DI ROBERTO RAGONE
Siamo abituati a leggere, tranne pochi, i soliti quotidiani asserviti al potere renziano, che ci mostrano quanto meritevole sia la sua opera politica per la nostra nazione. Ma non sappiamo come ci vedono gli altri, dall'esterno. L'autorevole quotidiano britannico Economist fa oggi una obiettiva analisi della nostra situazione vista dall'esterno, e in particolare di quello che lo stesso giornale chiama 'Renzerendum'. <<Il Paese ha bisogno di riforme di vasta portata, non di quelle proposte>>, dice l'Economist, chiedendosi perchè mai gli Italiani dovrebbero votare questa riforma, spiegando perchè, invece, gli Italiani dovrebbero votare NO. << Nella nostra situazione, >>continua il giornale,<< l'Italia è stata a lungo la più grande minaccia per la moneta unica e per la sopravvivenza dell'Unione, mentre il PIL procapite è bloccato a livello di quello del 1990, il mercato è sclerotico, le banche sono piene di titoli tossici, lo Stato è gravato del debito pubblico più alto di tutta l'Unione, al 133% del PIL. Se l'Italia continua ad andare così, il default sarà inevitabile. Ecco perchè tanti hanno sperato in Renzi, che continua a promettere che con la nuova Costituzione l'Italia avrà più governabilità, meno poteri alle regioni, una sola Camera decisionale, quella dei Deputati, insomma, la possibilità di operare quelle riforme che, secondo lui, sono necessarie. Nonostante gli investitori internazionali pensino che se fallisce il voto, e Renzi si dimette, l'Italia si trasformerà nella terza tessera del domino, dopo la Brexit e l'elezione di Donald Trump, pure l'Economist non ritiene che questa riforma debba passare. Renzi non riesce ad affrontare il problema principale, che è la non volontà dell'Italia di adottare questa riforma. I benefici secondari sono bilanciati dal fatto che questa operazione, nel tentativo di fermare l'instabilità che ha dato alla nazione, dal 1945 ad oggi, ben 45 governi, crea un premierato troppo forte, ciò che ha prodotto una forte corrente populista, con Benito Mussolini e Silvio Berlusconi. Certamente il sistema di due camere in cui ambedue i rami del parlamento hanno gli stessi poteri, è la ricetta giusta per la paralisi. Le leggi possono rimbalzare avanti e indietro per anni. La riforma dovrebbe ridurre il Senato ad organo consultivo, come in Germania, Gran Bretagna e Spagna, il che dovrebbe sembrare ragionevole. Ma questo sarebbe un vulnus per la democrazia, dato che i membri del Senato non sarebbero eletti, ma prelevati dai sindaci e dai consiglieri regionali, la classe politica più corrotta, e sarebbe una posizone di vantaggio per coloro che volessero ottenere l'immunità parlamentare. Nello stesso momento, la legge elettorale assegnerebbe un premio di maggioranza troppo grande al partito di maggioranza relativa, garantendo al primo ministro un periodo di governo di cinque anni. Così Renzi rischia di aprire la porta ai Cinquestelle e a Beppe Grillo. La vittoria del NO rafforzerebbe la convinzione che l'Italia non ha la capacità di affrontare i suoi molti problemi. Ma la colpa è di Renzi, che ha creato la crisi puntando il futuro del suo governo sul successo del referendum. Agli Italiani non piace essere ricattati. Sarebbe stato meglio per Renzi approntare delle riforme strutturali, dalla riforma della Magistratura troppo lenta, al miglioramento del sistema di scuola secondaria. Renzi ha già perso quasi due anni sulla riforma costituzionale. Quanto prima l'Italia torna ad una vera riforma, tanto meglio è per l'Europa. Quale sarebbe allora il rischio, se il referendum dovesse fallire? Le dimissioni di Renzi non sono il maggior timore in Europa, dato che l'italia potrebbe vavare un governo tecnico, come in passato. Se poi un referendum perduto dovesse innescare davvero il crollo dell'euro, sarebbe segno che la moneta unica era così fragile, che la sua distruzione era solo questione di tempo. >>



spetteguless

SPETTEGULESS – IL FAKE D’AUTORE DELLA MOGLIE DI BRUNETTA

DI ROBERTO RAGONE

Uno dei lati deboli della democrazia diretta instaurata dal M5S è sicuramente rappresentato dai ‘social’, accessibili da chiunque senza dover dichiarare la propria vera identità. Ci sono cascati sul blog di Beppe Grillo, e ci sono cascati anche con i tweet-fake della avvenente e prorompente signora bionda che risponde al nome di Beatrice Di Maio, al secolo Titti Giovannoni Ottaviani, felice consorte del nostro fustigatore dei fannulloni Renato Brunetta. E ci sono cascati anche i 14.000 follower della falsa grillina. Così la figuraccia è stata equamente divisa fra il PD, i follower, Matteo Renzi – il principale bersaglio del falso cyber-fango – , l’intera squadra di governo, il presidente Mattarella, e Luca Lotti, il quale nientemeno ha presentato un esposto in Procura per alcune frasi particolarmente ‘saporite’. Di queste, come al solito, aveva approfittato il PD per attaccare il sorvegliato speciale M5S. Beppe Grillo, sul suo blog, ha rimarcato la figuraccia degli assatanati Piddini, chiedendone le scuse. “Figuraccia” scrive Grillo “vi siete bevuti la fake-news. Ci aspettiamo le scuse di tutti.” Ma non è finita, il sarcasmo di Grillo continua, a proposito di una pretesa ‘macchina del fango’ che il M5S avrebbe messo in piedi. “Una figura del menga” dice l’ex comico, perfettamente a suo agio in queste divertenti situazioni. “Il PD ha addirittura sprecato soldi pubblici con una interrogazione parlamentare, parlando di una ‘macchina del fango automatizzata per colpire il PD’.” Altri hanno parlato di “hacker russi filo-M5S”, influenzati dalle notizie provenienti dalla campagna elettorale USA. Beatrice Di Maio, anzi, Titti Giovannoni Brunetta, si definisce “Moglie e madre di due ragazzi, arredatrice d’interni, sposata con Renato Brunetta dal 10 luglio del 2011, dopo un lungo fidanzamento.” Un personaggio in carne ed ossa, che qualcuno pensava non esistesse, venuta allo scoperto dopo l’invito a rivelarsi rivolto da Enrico Mentana durante un suo passaggio televisivo; il quale Mentana possiamo pensare a ragione che sapesse a chi si stava rivolgendo. Si sa, i pettegolezzi volano, ed un’impresa ghiotta come quella messa in piedi dalla signora Titti fa fatica a rimanere segreta. “Se Lotti” (definito ‘mafioso’ ndr) “si è sentito offeso,” dice la signora, in merito all’esposto da lui presentato alla Procura di Firenze “mi dispiace e me ne scuso.” Giura e spergiura che il marito non ne sapeva nulla, ma poi, visto che lei è uscita allo scoperto, è chiaro che “la macchina del fango non esiste”. A noi non resta che ridere di tutta questa faccenda, soprattutto del polverone alzato da un PD e da un governo che ha la coda di paglia. A molti di noi, aggiungiamo, sarebbe piaciuto toglierci qualche sassolino dalla scarpa, dicendo in pubblico ciò che pensiamo di loro in privato, quando nessuno ci ascolta. 




Montpellier, uccide a coltellate la custode del monastero: È terrore tra i monaci


di Roberto Ragone


MONTPELLIER – Uccisa da un uomo con il volto coperto da passamontagna la guardiana del monastero e casa di riposo “Le Querce Verdi”, tenuto da 60 fra monaci e suore, nel piccolo paese di Montferrier-sur-Lez, tremila abitanti, nelle vicinanze di Montpellier.

Dopo avere aperto la porta al suo assassino, il quale ha fatto irruzione nell’edificio armato di coltello e fucile a canne mozze, la donna, comprese le sue intenzioni, era riuscita a dare l’allarme alla polizia; probabilmente questo il movente dell’assassinio, compiuto con diverse e ripetute coltellate, dopo che la custode era stata legata ad una sedia e imbavagliata. Immediato l’intervento delle forze speciali, quindici teste di cuoio PSIG-Sabre, di stanza nella regione, seguiti da gendarmi e uomini dal RAID di Lunel e Montpellier, secondo un efficiente meccanismo voluto dal ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, messo in opera dopo gli attentati del 13 novembre, per il quale ogni luogo della Francia, anche il più sperduto, dev’essere raggiunto dalle forze antiterrorismo nel tempo massimo di 20 minuti.

Dopo aver messo in sicurezza i monaci, le suore e i cinque o sei impiegati laici presenti in quel momento, i tre piani dell’edificio sono stati ‘bonificati’ dalle forze speciali, ma dell’assalitore nessuna traccia. Setacciate anche le cantine, e gli edifici adiacenti. Non è chiaro a cosa si possa attribuire questa irruzione, evidentemente frustrata dall’intervento della custode, pagato con la vita. Le autorità per ora non scartano alcuna ipotesi, compresa quella del terrorismo e della tentata strage, tenendo conto delle armi in mano all’assalitore.

Dato l’obiettivo, una ipotesi plausibile potrebbe essere quella dell’assassinio compiuto da un solitario fanatico religioso, come purtroppo la recente storia c’insegna, specialmente in Francia. Infatti, da fonti della polizia,  in giornata erano trapelate notizie di possibili attentati che avrebbero dovuto essere compiuti da un gruppo di terroristi poi arrestati nella notte fra sabato e domenica, fra Strasburgo e Marsiglia: tutti programmati a Parigi e dintorni, dagli Champs Elisees con i mercatini di Natale, a Disneyland, da diverse chiese, alla sede della Prefettura di Polizia, da una fermata della metropolitana, ai bistrot del XX arrondissement. Così la Francia, appena dopo l’anniversario del 13 novembre, sembra debba ripiombare nell’atmosfera di terrore che incombe sulla nazione ormai da due anni.
 




AD OGNI COSTO

A QUALSIASI COSTO

DI ROBERTO RAGONE

Ormai non si tratta più della volontà degli Italiani: i mezzi adottati da Renzi & Co. per far passare la ‘schiforma’ costituzionale non conoscono limiti. Menzogne – a quelle ci siamo abituati – intimidazioni, donazioni, spese folli – 4 milioni che sarebbero bastati, ad esempio, per la promessa stabilizzazione del precariato nei Conservatori, compresa nella legge di stabilità, e saltata, a favore di un folle invio di corrispondenza da parte dei sindaci, a tutti, a propaganda del SI’, al limite dello stalking, promettendo ‘più soldi al nostro comune’, – ma non si chiama ‘voto di scambio’? – calpestando la legge . La carica ha i suoi privilegi, nessuno lo denunzierà, avallando il detto che ‘se davanti alla legge siamo tutti uguali,  ci sono alcuni che sono più uguali degli altri’.  Perfino la Lorenzin ha fatto la sua parte, garantendo cure più efficaci ai malati di cancro, nel caso di approvazione della riforma. Siamo ai guaritori! Un’Italia più forte nei confronti dell’odiatissima Unione Europea, anche questo è uno degli slogan adottati da un Renzi alla frutta, in pieno marasma, tallonato da Napolitano – che va perfino a Porta a Porta per fare propaganda – dalla Merkel, e dai suoi referenti esteri, che possiamo intuire. Tanto fervore avrebbe dovuto già suscitare legittimi dubbi negli Italiani: qui non si tratta più di ciò che si promette  in maniera ormai riconosciuta ingannevole, ma sotto c’è ben altro, e tutti dovremmo metterci in allarme. In realtà quella che il ragazzo di Rignano – ma, a proposito i boy-scout non dovrebbero dire sempre la verità? – definisce ‘un’accozzaglia’,  è formata dai più eminenti e prestigiosi costituzionalisti che l’Italia possa annoverare, e il NO è espresso nel merito, e non per mandare a casa il suo governo: che rimanga pure, purchè sia messo in condizioni di non nuocere. Mentre Berlusconi, pur di mettere il piedino nella stanza dei bottoni, e di tagliare fuori il M5S, è pronto ad allearsi, lui centrodestra, con un centrosinistra eventualmente sconfitto: non gli è bastata la fregatura del primo Nazareno. Il che, in altri ambiti, si chiamerebbe con un brutto nome, che riguarda le lucciole dei marciapiedi. Ma tant’è, questa classe politica ci ha abituati a tutto. Come mai Obama, Merkel, Schauble, Moscovici, Schultze e Juncker si preoccupano tanto del nostro benessere, o, per lo meno, come mai fanno finta di preoccuparsene proprio ora, quando invece le loro decisioni hanno sempre causato disastri all’Italia, come alla Grecia? A che tende tutto questo fervore di opere? La Commissione Antimafia ha chiesto l’acquisizione dei documenti che riguardano un presunto caso di voto di scambio nei confronti del governatore De Luca: perché Renzi lo vuole Commissario per la Sanità in Campania, pur essendo per l’ennesima volta indagato? È chiaro che il suo radicamento sul territorio è molto forte, infatti è stato eletto con percentuali di oltre il 70%: dipenderà dalla sua bravura, o dalle fritture di calamari e gamberi che promette in propaganda elettorale? È chiaro che Renzi lo sostiene in ragione del numero di voti che può procurare, mettendo da parte ogni altra questione, etica o morale, mentre continua ad erogare denaro alla Campania per appalti pubblici: ha già superato, a quanto pare, gli undici miliardi di euro. Forse De Luca gli ha fatto un’offerta tanto vantaggiosa, da non poter essere rifiutata? Insomma, questa riforma deve passare ad ogni costo. Mentre aspettiamo di conoscere il risultato del voto degli Italiani all’estero, esposto ad ogni possibilità di brogli, ma che potrebbe, con i suoi quattro milioni di voti circa, ribaltare un eventuale risultato negativo in Italia, dove i più hanno aperto gli occhi. Nel frattempo l’Italia vera, quella di tutti i giorni, si sveglia ogni mattina più povera e meno sicura, nonostante i comunicati dell’Istat, evidentemente falsati nei risultati da un’indagine orientata anch’essa a favorire il governo Renzi. Pare infatti che gli Italiani ‘molto soddisfatti’ siano in netto aumento rispetto all’anno scorso, e che i posti di lavoro a tempo indeterminato abbiano superato i 500.000. Roba da non credere! Infatti non ci crede nessuno: basta guardare intorno, o in casa propria, per capire che si tratta di fandonie. Dopotutto il famoso detto a proposito delle statistiche racconta che se io mangio un pollo, statisticamente un altro ne ha mangiato metà. Ma la realtà non cambia. La statistica smentisce se stessa per definizione. Uno studio della Confcommercio, invece, rivela che l’equazione ‘più immigrati, più crimini’ è esatta, a dispetto di tutti i buonisti dell’accoglienza ad ogni costo. Quindi non è razzismo quello di chi vuole più tutela dei confini e delle città. Alla quale tutela non possono provvedere i soldati, messi per strada con un fucile d’assalto: i delinquenti sanno molto bene che non possono usarlo in un teatro urbano; oltre al fatto che correrebbero il rischio di essere perseguiti quando dovessero ferire o peggio ancora uccidere qualcuno. Quindi massimo riserbo anche sulle regole d’ingaggio. Intanto Renzi non ha ancora spiegato, come riporta in prima pagina il quotidiano ‘La Verità’, perchè si sia fatto pagare per tre anni l’affitto da un imprenditore, Carrai,  che riceveva appalti dal Comune di Firenze.  Un appartamento in via degli Alfani, 8, vista tetti, preso in affitto per mille euro al mese, e ceduto in comodato gratuito a Renzi, pare per incontri a sfondo ‘politico’ con Maria Elena Boschi, dei quali pare anche che Alfonso Signorini, direttore di ‘Chi’, abbia alcune foto, come riferisce l’ex impiegato al Comune di Firenze Alessandro Maiorano. Prosegue intanto la campagna denigratoria contro il M5S, reo d’aver clonato firme di ignari cittadini. Chi scrive in passato ha fatto parte di una sezione di partito politico: se andassimo a controllare tutte le firme raccolte dai partiti, e in particolare dalle sezioni ad essi facenti capo, scopriremmo, senza sorpresa, che nessuno è immune da ‘scorciatoie’. Però, di Grillo e dei suoi si parla ad ogni piè sospinto, come se le firme fossero vitali per la sopravvivenza di un partito, o di un Movimento. So di almeno un caso in cui qualcuno s’era inventato anche un falso notaio, dato che le firme andavano apposte in sua presenza. Purtroppo per loro, anche in questo caso i Grillini hanno peccato di ingenuità: dovevano sapere che, dato il clima, sarebbero stati super controllati, fermo restando che ciò che hanno commesso è e rimane una irregolarità: ma, alla fine, una tempesta in un bicchier d’acqua. Altri partiti, in passato, sono stati beccati nella stessa condizione, e anche peggio, a proposito di tessere fantasma per partecipare ad un congresso, senza che succedesse granchè, e senza che nessuno si autosospendesse. Oltreoceano, contro ogni previsione della Casta internazionale, Donald Trump inanella un successo via l’altro, e la sua popolarità aumenta ogni giorno. Ha già riconosciuto le risoluzioni di Parigi sul riscaldamento globale, la Obamacare – assistenza medica gratuita –, sconfitto il TTIP, con gran disdoro della velenosa Merkel,  e cavalca verso un’America ‘Great Again’, come nei suoi programmi. L’Italia rimane nelle peste, con questo governo, con questa classe politica e con questa ‘accozzaglia’ di gente che non vuole governare, ma solo riempirsi le tasche: ma gliel’hanno detto che le casse da morto, le tasche, non le hanno?