ritornano i concorsi

TOH, RITORNANO I CONCORSI PUBBLICI!
DI ROBERTO RAGONE
I sondaggisti continuano a sondare, e, come previsto, il gradimento del premier dopo questa visita è arrivato al 51%, soprattutto perchè se l’è presa con l’Unione Europea. Renzi è intervenuto a Bari, alla Fiera del Levante, all’assemblea dell’ANCI, presieduta dal neo eletto sindaco di Bari De Caro, dichiarando il superamento del turn over ridotto. “Va bene al 25% nella pubblica amministrazione, ma non va bene per le forze dell’ordine e per gli infermieri”, volendo venire incontro alle esigenze già manifestate da tempo nella sanità pubblica, oltre che nella Polizia, in particolare dal SAP, il cui presidente Gianni Tonelli ha effettuato un lunghissimo sciopero della fame. Secondo Tonelli, infatti, la Polizia lamenta un buco di organico di almeno 45.000 uomini, e quelli in servizio a volte hanno passato l’età che consentirebbe loro il pattugliamento nelle radiomobili, oltre che un turn-over del 45%. Annunciare 10.000 assunzioni, quindi, è solo una goccia nel mare, e riveste quella parvenza propagandistica tipica di questo governo. Neanche Checco Zalone l’ha passata liscia. Forse ricordando le sue origini pugliesi, Renzi si è scagliato contro la parodia dell’impiegato resa famosa in un recente film di Checco-Luca Medici. Ricordiamo che il compito di un comico è anche, e soprattutto da’ un senso alla sua performance, fare satira, che sia sociale o politica, e prendersela con chi ha voluto mettere in luce una caratteristica della nostra classe impiegatizia è un colpo in acqua. Specialmente dopo che Berlusconi ha fatto propaganda, negli anni del suo governo, alla libera iniziativa, dichiarando che ormai il posto fisso era morto e sepolto. A proposito di pensioni, Renzi ha rivendicato il patto con i sindacati, per cui pare che, per l’uscita dal lavoro, vengano riconosciuti lavori usuranti e lavori particolarmente faticosi, con nette distinzioni. Anche a questo proposito il premier ha detto di contare su di un certo turn-over, per lasciare il posto libero ad altri. “Non so quanti accetteranno di andare in pensione anticipata, è un’opportunità.” Un’opportunità per le banche, aggiungiamo noi: l’APE è al limite della truffa, a meno che non si lasci il vecchio lavoro per prenderne un altro, magari in nero, ciò che fatalmente accadrà. In Emilia Romagna i bambini non possono accedere all’asilo se non sono vaccinati, e don Matteo ha lanciato un assist molto forte alla’AIFA: secondo lui bisogna che i bambini siano vaccinati, “con un investimento nella scienza, e non nelle invenzioni di chissà chi.” Peccato che questi ‘chissà chi’ siano medici e scienziati, e che noi siamo liberi di far vaccinare o no i nostri figli, come siamo liberi delle nostre scelte. Comunque, caffè pagato dalla Lorenzin. Un punto che vale parecchio è quello dell’edilizia scolastica, specie dopo la recente ennesima caduta di intonaco dal soffitto di una scuola media. Le nostre scuole sono al limite della fatiscenza, come testimoniano le condizioni di parecchi edifici scolastici. Peccato che siano opere pubbliche, risultato di appalti, subappalti e sub subappalti, per cui il cemento ad ogni passaggio di mano diventava sempre di meno, sostituito da sabbia. Pare che si potrà mettere mano ai restauri al di fuori della ‘legge di stabilità’, quella che tutti noi automobilisti ricordiamo nelle nostre preghiere quando incontriamo buche e sassi sulle strade. Quella stessa che i meccanici ringraziano ad ogni riparazione. “Il punto chiave è tornare a progettare” tuona il premier. Ma chi glie lo impedisce? Noi stiamo a guardare, poi con la Merkel se la vede lui, non è compito nostro. Più che gridare che serviva sciogliere le briglie al cavallo dell’economia, non possiamo fare. Se l’Italia si è fermata non è stato per colpa degli Italiani, ma dell’Unione Europea e di chi ne ha fatto gli interessi, come Monti, e come lui stesso. Ora ci viene a dire che bisogna investire. Tralasciamo di citare i numeri, che sono alla Renzi, sempre generosi. Dopo un intervento di De Caro a favore dei provvedimenti per i Comuni, Renzi ha dichiarato che “Viviamo nel complottismo e nell’idea che siano tutti ladri che vanno scoperti.” Beato lui. Anche in Sicilia molti dicono che la mafia non esiste. Sentiamo cosa ne pensa il presidente dell’ANM Piercamillo Davigo, prima di trinciare giudizi. Ultimo argomento – last but not least – quello più demagogico e populista che potesse trovare: l’abolizione di Equitalia. Conosciamo tutti, per averlo sentito chiaro in televisione da un suo ex funzionario, il dottor Luciano Dissegna, quali siano i metodi di Equitalia. L’abolizione di Equitalia è anche nei programmi di Cinquestelle, che non sono i primi. Noi diciamo che se si abolisce Equitalia – invenzione di Prodi, che di equo non ha nulla – bisognerà incaricare qualcun altro delle riscossioni. Quello che bisogna abolire è il sistema e la mentalità di Equitalia, organismo definito da Dissegna ‘estorsore’, e riconosciuto come tale nei metodi. Possiamo anche abolire Equitalia, dopo che tanti poveri disgraziati sono falliti o si sono suicidati perché ingiustamente perseguitati, ma bisogna abolire il metodo e la filosofia che fino ad oggi sono adottati. Ma per far questo bisogna resettare la mentalità di alcuni funzionari pubblici, e trasferire l’onere della prova all’ente riscossore, eliminando l’iscrizione a ruolo per presunzione di insolvenza. E poi, ma questo sarebbe troppo chiedere, andare a trovare quelli che evadono davvero, e non gli 80 cent. di un caffè senza scontrino, ma i milioni di euro di IVA e di IRPEF. Visto che per colpa loro l’Italia è diventata il Paese degli evasori. Ma, si sa. Chi è più grosso e ammanigliato riesce sempre a cavarsela. Ricordiamo i 98 miliardi dovuti dalle società delle macchinette ridotti a 2,5 miliardi di euro, con conseguente trasferimento dell’allora colonnello delle Guardia di Finanza Umberto Rapetto, solo perché, a quanto pare, in quella società apparivano i nomi di importanti personaggi politici; ma mai nessuno è andato a fondo alla questione. È di questi giorni una notizia su L’Espresso che riguarda il figlio di Cossutta, contitolare con Tronchetti Provera ed altri della Tamerice s.r.l. , cordata creata per acquisire ciò che restava degli storici marchi Rinascente e Upim. Del gruppo facevano parte anche la Pirelli Real Estate e una società lussemburghese. Il sistema di elusione fiscale è stato scoperto nel 2008 dalla Guardia di Finanza. L’Agenzia delle Entrate aveva successivamente quantificato in 883 milioni di euro la cifra da pagare. La Tamerice SRL è stata perciò condannata a pagare in prima e seconda istanza dalla Commissione Tributaria della Regione Lombardia. Poi si è giunti alla transazione. Secondo i documenti di cui L’Espresso è entrato in possesso, l’Agenzia ha praticato uno sconto alla Tamerice del 93%, accontentandosi di appena 61 milioni. Molto diverso da ciò che accade al comune cittadino, a cui vengono imposte cifre addizionali e more da usura, pena sequestri e pignoramenti con vendite all’asta. Due pesi e due misure? Non siamo un Paese di evasori, siamo un Paese che da sempre deve sopportare l’arroganza dei potenti e il loro doppiopesismo, dai Borboni in poi, secondo la famosa frase del Marchese del Grillo. In sostanza, Renzi pare si sia ricordato che la nazione va governata, e che, storto o dritto, questo compito è stato affidato a lui – da Napolitano. Che oggi faccia questi discorsi, ha solo un obiettivo: lavarsi la faccia in vista del referendum. Mio nonno era molto vecchio, quando l’ho conosciuto, e di conseguenza anche molto saggio; e m’insegnò una massima, che non dimentico: il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Ricordiamocene, quando ci vogliono accecare con lampi che lasciano il tempo che trovano, per poi, passato il momento, tornare all’antico. Renzi è Renzi, e non cambierà mai. Se sia degno di fiducia, giudicatelo voi. Ma poi non venite a lamentarvi.



d'alema-quagliariello

D’ALEMA-QUAGLIARIELLO, ALTERNATIVA ALLA RIFORMA

DI ROBERTO RAGONE

Uno dei cavalli di battaglia di Matteo Renzi è stato sempre quello di una Italia del NO tout court,del NO e basta,  senza proposte, contrapposta alle sue ‘riforme’. Il NO di Massimo D’Alema è arrivato come un macigno nello stagno, sconvolgendo le acque già sufficientemente agitate del PD renziano. Ma tutti coloro che si erano visti costretti, anche turandosi il naso, a votare SI’, tirino un sospiro di sollievo. Il duo D’Alema-Quagliariello ha partorito una proposta originale e, pare, risolutiva di tanti nodi che parevano insuperabili. Uno dei gangli vitali della riforma renziana è senz’altro quello del superamento di un bicameralismo che da ‘perfetto’, è diventato ‘paritario’, forse perché qualcuno s’è reso conto che se fosse stato ‘perfetto’ non si sarebbe potuto cambiare: la perfezione è un limite. L’alternativa all ‘schiforma’, come ormai viene chiamata da tutti la Boschi-Verdini-Napolitano-Renzi, è un ddl proposto da un rottamando che invece esce allo scoperto e propone, insieme a Quagliariello, un’alternativa. In pratica, se dovesse passare il NO, e dovesse essere adottata la proposta di D’Alema, la Camera sarebbe ridotta a 400 parlamentari, il Senato a 200, e verrebbe istituita una ‘camera di conciliazione’ per eliminare le lungaggini fra i due organismi – evitando quello che don Matteo chiama ping-pong.. Inoltre sarebbe inserito in Costituzione il principio secondo il quale i parlamentari sono eletti dai cittadini, per chiudere definitivamente la stagione dei nominati. Sede della presentazione, la Residenza di Ripetta, a Roma. Mentre Renzi, come suo solito, minaccia dagli scranni di Montecitorio, dichiarando che il NO insulta l’Italia come democrazia. Poi si rifà a Mussolini e al fascismo, quando parla di “90 anni fa, quando qualcuno mise fine alla democrazia” con la nota tragica,  – lui non era ancora neanche in mente Dei: “Altri hanno pagato con la vita.” E poi, in chiusura: “Abbiate rispetto delle parole, della libertà e della democrazia del paese che si chiama Italia, nonostante voi.” Come se lui ne avesse. Non si fa attendere la risposta di D’Alema, nel pomeriggio, che parla di “Schieramento vasto e minaccioso, che lancia insulti che non dovrebbero appartenere al confronto cui siamo chiamati, alimentando un clima di paura e intimidazione tale, da far sentire in colpa chi è per il NO, come se portasse il Paese verso il baratro.” dice nel corso del suo intervento alla Fondazione Magna Charta. "Con l'approvazione della riforma costituzionale a maggioranza il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha contraddetto il Manifesto dei valori del partito, che impegnava il Pd ad approvare solo riforme condivise. Il disprezzo verso la Costituzione si vede anche da questo". Qualcuno scrive sui giornali che questa sarebbe la vendetta di D’Alema nei confronti di un giovincello che già da sindaco di Firenze – assenteista – tuonava dai pulpiti di mezza Italia di voler rottamare lui e quelli come lui. Pare che il buon gallipolino non abbia ricevuto la poltrona di Commissario degli Affari Esteri dell’UE, affidata alla Mogherini. Vasto il parterre dei partecipanti alla conferenza di D’Alema,  quanto di più politicamente composito si possa immaginare: erano presenti Gianfranco Fini, Stefano Rodotà,  Davide Zoggia, Danilo Leva, Massimo Fedriga, Giancarlo Giorgetti. E, ancora: Pippo Civati, Renato Brunetta e Paolo Romani, Lamberto Dini, Paolo Cirino Pomicino, Cesare Salvi, Lorenzo Cesa, Maurizio Gasparri, Antonio Ingroia, Bobo Craxi. Per ciò che riguarda una eventuale modifica all’Italicum, D'Alema annuncia che "ci sarà un appello ai parlamentari per cominciare a raccogliere le firme e dare corpo a una proposta che potrebbe essere incardinata già dall'indomani del referendum". Fra i rottamandi troviamo anche in attività ‘eversiva’ un altro big del PD caduto in disgrazia, Pierluigi Bersani, che ha dichiarato di essere disposto perfino alla scissione del PD. La proposta di D’Alema arriva dopo che il 1^ febbraio del 1998 assistemmo alla morte della Commissione Bicamerale per le riforme costituzionali, – di cui D’Alema era presidente – , ad opera di Silvio Berlusconi, che con le sue richieste rovesciò il tavolo delle trattative. La revisione della Costituzione non è una novità. Vi hanno lavorato un po’ tutte le forze politiche, senza risultati. Oggi abbiamo di fronte una modifica che è viziata da una tendenza ad attribuire tutto il potere alla Camera dei Deputati, dove il premier ha la maggioranza. “Solo la camera darà la fiducia al governo.” ebbe a dire Matteo Renzi, intervistato a Porta a Porta da Bruno Vespa la sera del 6 settembre del 2016. Questo esclude ogni filtro da parte del Senato, creato dai padri costituenti per un maggior controllo, e non per creare inutili lungaggini. Volersene sbarazzare, trasformandolo in un coacervo di amministratori di altro, per di più nominati e non eletti, e che godono di una incomprensibile e  anacronistica immunità parlamentare – andava bene nel dopoguerra, quando venivamo da situazioni eccezionali – è una manovra che dimostra chiaramente ciò che Renzi ha più volte smentito, cioè il voler ‘snellire’ l’iter delle decisioni legislative assumendole in carico in prima persona. Quella che qualcuno chiama ‘svolta autoritaria’. Rimane, in ogni caso, da sciogliere il nodo dei vitalizi dedicati agli ex-presidenti delle Repubblica – leggi Napolitano – che per Costituzione ammonterebbero a quasi 50.000 euro al mese; oltre che della riforma del Titolo Quinto della Costituzione, la cui modifica porterebbe in capo al governo la gestione delle ‘utilities’ – acqua, luce, gas ecc. – togliendola ai Comuni. Terra di conquista già dichiarata da parte di chi sta acquistando con il placet del governo in carica pezzi d’Italia a colpi di miliardi di euro, e da cui scaturirebbero altri miliardi di ricavi, con la conseguenza che le tariffe aumenterebbero in maniera incontrollata e incontrollabile. L’acqua, ad esempio, è un bene primario, che deve rimanere pubblico, a disposizione dei cittadini. Lo stato non ha mai rispettato l’esito del referendum tenuto qualche anno fa, dandone la gestione a privati, con la conseguenza che le società concessionarie hanno accumulato montagne di debiti, le tariffe sono insostenibili e gli acquedotti disperdono comunque ancora circa il 70%. Ci auguriamo che il progetto di D’Alema abbia preso in considerazione anche i cittadini, oltre la parte politica; questo per una politica sociale della quale si sente oggi più che mai la necessità.

 




Come comprare voti… niente di nuovo

di Roberto Ragone

 

A i tempi della DC, Achille Lauro, a Napoli, regalava una scarpa prima del voto, e la seconda se il voto andava a buon fine. Ma erano altri tempi. Il nostro premier Renzi fa le cose in grande: lui promette addirittura una fabbrica di scarpe in zona terremotata, d’accordo con Della valle, il proprietario di Tod’s. Una fabbrica costa denari, e, dati i tempi, Della Valle non si sarebbe sognato proprio ora di impiantarne una nuova per pura bontà d’animo, nonostante abbia dimostrato di utilizzare i guadagni della sua attività anche per opere di facciata, come il restauro del Colosseo – o meglio, la sua ripulitura. Il sospetto è legittimo: chi pagherà la nuova fabbrica di Tod’s, visto che Renzi sbandiera la sua realizzazione come una ‘sua’ nuova sorgente di posti di lavoro? Di sistemi per favorire un imprenditore che voglia fare ciò che è gradito al governo ce ne sono tanti, in particolar modo quando si tratta di ‘captatio benevolentiae’ da parte di chi vuole a tutti i costi che un certo referendum abbia esito positivo. Comprare voti? È proibito, si chiama voto di scambio ed è un reato punito dalla legge. Favorire Della Valle, e creare nuovi posti di lavoro, no. Specialmente quando c’è di mezzo qualcuno che si ritiene al disopra della legge dei comuni mortali. E poi può anche darsi che la fabbrica non serva più, dopo il 4 dicembre, e che in pratica la seconda scarpa se la tenga chi l’ha promessa. A Brindisi, sempre ai tempi della DC, c’era un uomo politico molto influente, che riceveva i questuanti a casa, dalle sette del mattino, con il viso ancora coperto di schiuma da barba. Un certo quartiere della città non aveva l’acqua, né la fogna, e in prossimità di elezioni politiche, i suoi abitanti videro arrivare un paio di camion che scaricarono sul marciapiedi grossi tubi per l’acqua e per la fogna, con cavalletti e segnali vari di lavori in corso. Tutti conclusero che l’onorevole C. avesse deciso di portare acqua e fogna, e il suo successo elettorale in quel collegio fu enorme. Conclusa la consultazione, gli stessi camion arrivarono di mattina presto, caricarono i famosi tubi, cavalletti e segnali, e li portarono da dove li avevano presi. Questa è una storia vera. Comprare voti può avere tante sfaccettature, al limite della decenza, della correttezza e della legalità. Guardiamoci da chi …

[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DEL GIORNALE E ANDARE ALLE PAG. 1 E 2]




sceneggiata di renzi

SCENEGGIATA DI RENZI IN PARLAMENTO

DI ROBERTO RAGONE

I sondaggisti sondano, e tante volte, quando non conviene a chi li foraggia,  non comunicano i loro risultati al grande pubblico, cioè a noi. Diciamola tutta: ormai la credibilità del premier è ai minimi storici, ben lontana da quando, da sindaco di Firenze, tuonava contro i ‘rottamandi’ – che poi sono ancora al loro posto. In realtà non aveva alcuna voglia di rottamarli, né ne avrebbe avuto il potere. Però sapeva che così facendo avrebbe demagogicamente attirato le simpatie di tutti, e così è stato – purtroppo. Non sapevamo cosa ci aspettava, a partire da Letta, liquidato con l’ormai famoso “Enrico stai sereno, nessuno vuole il tuo posto” e una pacca sulla spalla. La data fatidica si avvicina, e don Matteo ne fa di tutte per migliorare i risultati dei sondaggi, in vista del 4 dicembre. Se la riforma a molti non è chiara, è chiaro però l’impegno del presidente del consiglio per farla approvare; un impegno mai visto, con frequenti puntate in tutte le reti e in tutti i talk show politici possibili. L’abbiamo visto dalla Gruber, da Giletti, da Bianca Berlinguer; l’abbiamo visto contendere con Travaglio e Zagrebelski, confronti da cui è uscito massacrato, nonostante lui affermi il contrario; lo vediamo quotidianamente da tutte le parti, in particolare dove può mostrare la sua magnanimità, la sua vicinanza a chi è più sfortunato di lui – e magari ha perso la casa nel terremoto – inaugurare cose, annunciarne altre. Annunci, proclami, programmi, stanziamenti, promesse: si sprecano. Bisognava fare qualcosa per rialzare il suo personale indice di credibilità, visto che ormai a tutti appare sospetto tanto impegno per un referendum che alla fine dovrebbe essere espressione libera dei cittadini, e non l’espressione di una volontà distorta a tutti i costi. Alle spalle tuonano i cannoni di Napolitano, con l’artiglieria pesante; sul campo l’impegno di santa Maria Elena Boschi incontra vistose e ripetute gaffes, pietosamente taciute dai giornali-asserviti-al-potere – cioè quasi tutti. Abbiamo già visto Renzi battere il pugno sul tavolo a Bruxelles contro la Merkel & Co., lasciandoli allibiti. “Cosa mai avremo fatto?” avranno pensato, prima di capire che il nostro faceva così per accreditarsi contro i tanti – tutti – cittadini italiani che l’UE la vedono come fumo negli occhi, causa di austerity, suicidi, chiusura e fallimento di piccole e medie imprese, disoccupazione. Cioè proprio ciò per cui la UE ha lavorato, complice Monti e il suo ‘governo tecnico’. Che poi cosa avesse di tecnico non si sa, è stato un ‘governo disastro’. La sceneggiata dell’altro ieri in parlamento rientra nel solito programma di depistaggio. Da sempre, quando si sente minacciato da presso, Renzi depista i giornali, le TV e l’opinione pubblica. Spiace, a volte, dar ragione a Brunetta, ma davvero per mezz’ora il premier ha parlato del nulla. Se andiamo ad analizzare gli argomenti del suo discorso, possiamo rendercene conto. Aria fritta, cose vecchie, scontate, trite e ritrite. Quando Renzi parla di ‘frenetico immobilismo’ pronuncia un ossimoro, una contraddizione in termini: in realtà l’unico frenetico è lui, con la sua propaganda elettorale. E la sua frenesia si dimostra ogni giorno di più parossistica, con l’asserire slogan che dovrebbero accreditare il SI’ al referendum – compresa la scheda elettorale, dichiaratamente di parte. Quando parla dell’Unione, dice cose scontate, niente che non sia già a a conoscenza di tutti, compreso il grande pubblico. Conosciamo già i risultati del vertice di Bratislava, quello nel quale lui si è volutamente tenuto da parte per dimostrare cosa, poi, non s’è capito; e conosciamo anche gli effetti dello shock del referendum inglese – dopo del quale l’economia in UK ha ripreso a volare, con la prospettiva di un ribasso considerevole della tassa sul reddito. Le ‘importanti consultazioni elettorali’, espressione riferita alla sua carissima modifica costituzionale, sono importanti solo per lui, e non per tutta l’Unione. A meno che non vogliamo davvero credere alla tesi del complotto. Nota positiva, secondo lui, l’immaginare il futuro durante il prossimo vertice di marzo a Roma, “Sarà uno spartiacque importantissimo, cruciale, decisivo.” Che poi, a fronte di questo, Renzi ci voglia far credere di essere, proprio lui, quello che sconfiggerà l’attuale ‘paralisi dei leader europei’ e sarà capace di ‘lanciare da Roma una riforma dell’Unione tanto in campo economico, quanto su migranti, sicurezza e cultura’, proprio non ci convince. S’inventa poi i compiti a casa, affidando ai gruppi parlamentari, a cui chiede di ‘volare alto’, una serie di proposte sul futuro dell’Unione, per accompagnare e rinforzare il governo nello ‘sforzo’ di immaginare un percorso ‘inedito per l’Unione’. Non andiamo oltre. Il Bomba ha colpito ancora. Mentre i gruppi parlamentari avranno le mani occupate, a sentir lui, nello stilare proposte e programmi per l’Unione, verso la quale l’Italia dovrà avere una ‘posizione durissima’, il premier avrà già depistato l’attenzione dei media verso un falso scopo, anche solo un commento e una considerazione della posizione ‘forte’ da lui annunciata nei confronti della Merkel, di Schauble, di Schultz e Juncker.  Insomma, Renzi, a parole, vuole mostrare agli Italiani quei muscoli che si vanta di avere, ma che in effetti non possiede. Questo è il motivo per cui Brunetta – ripeto, a volte dispiace dargli ragione, ma quando ce l’ha, ce l’ha – ha reagito in quel modo. E ad essere piccato è stato proprio Renzi, scoperto in fallo e colto nel vivo, con la sua reazione, che tutti possono leggere nei vari tabella pubblicati sui giornali. Non è una novità. Renzi ci ha abituati alla sua parlantina inarrestabile, soprattutto quando va in televisione. Ormai non ci incanta più. Se ne renda conto, e si comporti di conseguenza, per una uscita onorevole e dignitosa dalla vita politica. 




la corsia degli orrori

 
LA CORSIA DEGLI ORRORI
PERCHE’ I POLITICI SONO PIU’ LONGEVI DEGLI ALTRI
DI ROBERTO RAGONE
“La corsia degli orrori”: questo è il titolo che Mattino 5 ha dato venerdì mattina al servizio molto ampio e ben realizzato a proposito del caso del signor Marcello Cairoli, deceduto dopo 56 ore di agonia in uno stanzone dell’astanteria dell’ospedale S. Camillo- Forlanini, dove era stato ricoverato urgentemente dai familiari per l’aggravarsi di una situazione patologica già seguita in altro ospedale. Il signor Marcello – permettetemi di chiamarlo per nome, perché un po’ tutti l’abbiamo adottato come un padre sfortunato, simbolo di un’era e segno di un decadimento non solo delle Istituzioni – era ammalato di cancro. Il figlio, Patrizio, riferisce che inutilmente avevano atteso l’inizio di una programmata radioterapia che avrebbe potuto probabilmente, se non salvargli la vita, almeno renderla un po’ più lunga, permettendo alla sua famiglia di continuare a goderne l’affetto. Nulla di tutto ciò. Ricoverato al Pronto Soccorso del S. Camillo, il signor Marcello ha visto terminare le sue ultime ore di vita fra ricoverati non gravi, in codice bianco e verde; fra gente che portava la pizza e i panini ai ricoverati – anch’essi da almeno due giorni in attesa, come testimoniato dal servizio di mattino 5 – e tossicodipendenti in attesa della dose di metadone. Senza privacy, senza dignità, senza assistenza, tranne che nelle ultime otto ore, durante le quali gli è stata somministrata la morfina, a fronte dei dolori insopportabili che pativa. Così il sig. Marcello se ne è andato, senza forse soffrire, senza essere cosciente della sua stessa dipartita; ma, aggiungiamo noi, senza poter dare un ultimo saluto alla sua famiglia radunata intorno a lui, unico diaframma con le loro presenze fra la vita e la morte, fra gli ‘allegri’ e rumorosi ricoverati e il dramma che si svolgeva silenziosamente dietro quella barriera umana. Comprendiamo il dolore della famiglia Cairoli, e da queste colonne, a nome di tutta la redazione, voglio esprimere la nostra vicinanza a tutti loro. Perdere un genitore, come già ho scritto ieri, è un’esperienza che segna per tutta la vita. Perderlo così, è ancora più triste. Inutili ed impotenti, se pur doverose, le scuse di tutto l’ospedale, per bocca del direttore sanitario, il dottor Luca Casertano. Comprensibile il rammarico di fronte a questa morte, anche se, secondo il dott. Casertano, la situazione non permetteva il trasferimento ad altro spazio, essendo già occupati i due letti destinati ad ospitare i malati fine-vita. Secondo i dati forniti dal dott. Casertano, il S. Camillo-Forlanini riceve circa 150 casi al giorno al Pronto Soccorso, attorno ai 90.000 l’anno, e con i mezzi a loro disposizione non è possibile fare di più. E allora torniamo al problema originale. Questa che descriviamo oggi è solo la punta dell’iceberg di una situazione voluta e messa in atto da chi pensava che la spending review, malamente orchestrata e realizzata per ordine dell’Unione Europea,  consistesse nel togliere servizi ai cittadini che pagano le tasse, e che hanno diritto a quei servizi che le tasse dovrebbero garantire, –  come anche la Costituzione, proprio quella che si vuole stravolgere – distruggendo di fatto un apparato sanitario che tutto il mondo ci invidiava. Ci invidiava, perché di fronte a ciò che accade quotidianamente, e che i giornali si sono stancati di denunciare, ora non c’è più nulla da invidiare. È sotto gli occhi di tutti che l’Italia non è un Paese che premia la meritocrazia, come accade altrove, dove, per esempio, i nostri cervelli in fuga sono accolti a braccia aperte. E questo potrebbe spiegare perché abbiamo alla Sanità un ministro come Beatrice Lorenzin, che oltretutto non ha una competenza specifica in materia sanitaria, avendo interrotto i suoi studi alla maturità classica. Ma penso che se andiamo spulciare, parecchi dei nostri amministratori sono nella stessa situazione, se non peggio. Naturalmente, come previsto, Lorenzin ha dato ad altri l’incarico di investigare sulla faccenda. Questa volta abbiamo una variante, essendo coinvolto il capo ufficio stampa del ministero, il quale, fatte le debite indagini, potrà serenamente dare incarico ai soliti ispettori di approfondire la situazione. Questo è il servizio sanitario in Italia. Di recente, per dirne una, il premier Renzi ha dichiarato ‘basta tagli alla sanità’, forse rendendosi conto, perfino lui, che non poteva andare oltre, a rischio di una sommossa – virtuale, in Italia non siamo come in Sudamerica. Peccato che subito dopo più di duecento esami clinici sono stati messi  pagamento, il che è forse peggio che tagliare, perché ancora più gente – anziani, e pensionati, la fascia più debole della nazione – rinunzieranno a curarsi, affollando ancora di più i Pronti Soccorso. Storace, sul suo quotidiano, riferisce che il manager D’Urso, ex del S. Camillo, è stato promosso alla guida dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari, dopo aver aumentato il deficit aziendale del S. Camillo: questo tanto per parlare di non-meritocrazia. Un anno fa veniva decretata la chiusura dell’ospedale della Locride, in provincia di Reggio Calabria. Non sappiamo come sia andata a finire, pur avendo firmato una petizione che ne chiedeva la continuazione. Ma in una nazione in cui si fa finta che la gente si ammali di meno soltanto perché non accede alle troppo costose cure del SSN, siamo autorizzati ad essere pessimisti. Tutto questo non riguarda la Casta, per i cui appartenenti sono sempre disponibili posti letto raccomandati, se non tutto il piano di un grande ospedale, come per esempio il Gemelli, come è già accaduto. Abbiamo notato, fra l’altro, che la politica rende longevi, come testimonia l’età dell’ex-presidente Napolitano, ora senatore a vita: non sarà che una maggiore disponibilità di presidi terapeutici possano fare il miracolo? Certo, se Re Giorgio, come ama chiamarlo Marco Travaglio, avesse dovuto passare per tutte le forche caudine della nostra cosiddetta sanità, non sarebbe così in salute. O no? Apriamo un dibattito in merito, potete indirizzare le vostre opinioni alla nostra redazione. In proposito, vorremmo sapere perché il Forlanini continua ad essere nominato accanto al S. Camillo, quando è chiuso da quel dì ed è diventato un luogo pericolosissimo, senza sorveglianza, ricettacolo di immondizie, topi, vagabondi, drogati, e dove è stato anche rinvenuto il cadavere di una ragazza? Quale risparmio si è voluto realizzare sulla nostra pelle? Non è forse esatto dire che se fosse ancora funzionante, i tanti ricoverati nei vari codici colorati potrebbero distribuirsi fra due centri ospedalieri? E se l’azienda Forlanini fosse deficitaria, non sarebbe come tutte le altre aziende statali, dove il denaro è res nullius? E non è forse esatto dire che di fronte alla vita umana non si dovrebbe guardare il profitto, ma solo la vita stessa? E non è anche giusto immaginare che il terreno dell’ex-Forlanini potrebbe essere oggetto di una speculazione immobiliare per i soliti noti? Intanto aspettiamo i famigerati ispettori della Lorenzin e le loro conclusioni. Possiamo immaginare già cosa scriveranno nei loro rapporti, non potendo descrivere la situazione reale, ma probabilmente soltanto quella che deve emergere dalla loro visita. Così, mentre tutto continua ad essere com’è, mentre Renzi continua a dire che l’italia è in ripresa, mentre Padoan spinge una crescita che è solo nella sua mente fantasiosa; mentre i pensionati continuano a tirare un giorno dopo l’altro, cominciando dal primo del mese, studiando le offerte speciali dei vari supermercati, e mentre altri invece vanno a razzolare negli scarti dei mercatini rionali; mentre le pensioni d’oro continuano ad essere intoccabili, Dio sa perché, certificando un’ingiustizia sociale degna del peggior Soviet; mentre la Casta continua a godere di privilegi anticostituzionali (art, 3, andàtelo a leggere); e mentre Renzi, Boschi, Verdini, Napolitano & Co. insistono nel fare propaganda ad una modifica costituzionale indecente: mentre tutto questo continua così, e ognuno di noi pensa che chiunque sarebbe capace di ‘inviare gli ispettori’, noi continuiamo a chiederci: ma se non è capace di evitare la distruzione del servizio sanitario, e di farlo funzionare come dovrebbe, il ministro della sanità Beatrice Lorenzin, cosa ci sta a fare?



MALASANITA'

MALASANITA’, NON SEMPRE LA COLPA E’ DEI MEDICI
DI ROBERTO RAGONE
 
"Signora ministra, sono passati circa tre mesi dal giorno in cui mio padre ha scoperto di avere un cancro a quello della sua morte; metà del tempo lo ha trascorso ad aspettare l'inizio della radioterapia, l'altro ad attendere miglioramenti che non sono mai arrivati. Nonostante la malattia, ci avevano prospettato anni di vita da trascorrere in modo dignitoso.”
Questo è l'esordio di una civilissima lettera indirizzata da Patrizio Cairoli, un giornalista di Askanews, alla ministra Lorenzin, in ordine alla morte di suo padre, avvenuta non in una stanza d'ospedale, o almeno in corsia, ma su di una barella in pronto soccorso, dopo cinquantasei ore di una degenza vergognosa, circondato da persone ricoverate in codice bianco o verde, del tutto incuranti del momento gravissimo che il padre del nostro collega stava attraversando. Penso che ognuno di noi immagini quel momento supremo, in cui lasceremo questa vita con tutto ciò che questo comporta, in un letto, circondati dal calore dei nostri cari, nella sublimazione di un momento unico e irripetibile, dolcissimo e tragico. Chi ha perso un genitore, o magari tutti e due, sa benissimo cosa significa. E il dolore insiste anche nell'età matura. Un dolore che si ravviva ogni volta nel ricordo, e che il tempo non riesce a cancellare. Ognuno di noi ha certamente una storia da raccontare. Quella di Patrizio è, purtroppo per lui, molto triste. I fatti sono noti, essendo stati riportati da tutti i maggiori quotidiani e trasmessi anche in TV, oltre ad essere oggetto, attualmente, di una interrogazione parlamentare. Quante sono cinquantasei ore? Possono essere tante o poche, dipende da ciò che preludono. In questo caso sono state un interminabile stillicidio, in attesa di una morte senza dignità. In definitiva ciò che si chiedeva era solo questo, dignità. E un pizzico di misericordia, se non di rispetto, per il momento incombente. Cinquantasei ore durante le quali il mondo ha continuato a girare, tranne per la famiglia riunita attorno ad un lettino di pronto soccorso, in attesa. E il mondo girava anche attorno a loro, a cui è stata negata anche la minima privatezza, con il rifiuto di un paravento, con il pretesto che quelle cose sono riservate ai medici quando visitano. Per la privatezza del malato. Ma non di chi questa vita sta lasciando. Ci s’è arrangiati con un maglioncino, tenuto insieme con del nastro adesivo, e facendo barriera con il proprio corpo. Nel turbinio di persone che partano ai malati pizza e panini, di gente che ride e scherza, di infermieri che passano, lanciando più d’uno sguardo eloquente a quel corpo inane. Cinquantasei ore trascorse dicendo addio in ogni attimo al proprio caro, consci del fatto che non tutto ciò che avrebbe dovuto esser fatto era stato fatto. Cure palliative, che poi tali non erano; dolori alle ossa placati da nulla, con la sofferenza anche nel compiere l’azione più semplice, come scendere dalla macchina o risalirvi; nella totale indifferenza dei medici e nella inefficacia di dosi sempre più alte di tachipirina, la cui efficacia si sarebbe fatta attendere anche 3-4-5 mesi. A volte anche ai medici manca il coraggio di dire la verità, loro stessi messi di fronte ad un muro sul quale non hanno più alcun potere. In attesa della fine. Ma come s’è arrivati a questo baratro di inciviltà? Perché l’ospedale dev’essere l’anticamera di una fine senza dignità? Di questo non possiamo dare la colpa ai medici, o soltanto a loro. Il guasto viene da lontano, dai tagli orizzontali operati da persone che con la Sanità non hanno niente a che fare. Burocrati che hanno soltanto delle cifre, dei numeri, e delle direttive, e devono far combaciare gli uni con le altre. Dei ciechi a guida di altri ciechi, ma – dice la Scrittura – così ambedue andranno ‘nel fosso’. Non siamo numeri, nessuno di noi lo è, né lo sarà mai. Numeri erano i deportati nel campi di sterminio, e per fare in modo che nessuno si confondesse, il numero veniva tatuato loro sulle braccia. Siamo arrivati a questo? Una nuova Auschwitz, Birkenau, Bergen-Belse, Buchenwald, Dachau…? Forse che i nostri ospedali sono diventati come quei posti orribili e senza umanità? Quando le decisioni prese ‘in alto’ decidono di chiudere i piccoli ospedali perché bisogna tagliare le spese,  questi provvedimenti portano ad un affollamento di grandi ospedali – come il S. Camillo, teatro di questa tragedia – allora sì. Diventiamo dei numeri. Dei numeretti in preda a statistiche che nulla hanno a che fare con l’umanità che si presume debba caratterizzare la professione medica. Nessuna colpa mi sento di attribuire ai medici del S. Camillo, né agli infermieri, o non in toto. La responsabilità di ciò che è accaduto, accade e continua ad accadere è in alto, molto in alto. Oggettiva, se non soggettiva, ma molto pesante. Abbiamo imparato da tempo che rivolgersi ad una ‘ministra’ – termine bruttissimo, ma ce lo dobbiamo tenere, in dispregio alla nostra bella lingua italiana, visto che anch’esso viene dall’alto – come la Lorenzin vale quanto una carta di pepe. E questo passa per le nostre mani, mie e di questo giornale. Ben sei volte, da queste colonne, abbiamo chiesto che la signora Lorenzin contribuisse a risolvere il problema di Vincenza Sicari, la maratoneta ammalata di qualcosa che, a quanto appare dai fatti, i medici non vogliono indagare, mentre Vincenza, dimessa da ogni ospedale, è oggi ospite del buon cuore di chi ha voluto accoglierla in casa sua E per ben sei volte abbiamo avuto la stessa risposta: cioè, nulla! Ci chiediamo quale sia l’effettivo compito di un ministro della Sanità, quando le cose vanno così male. Ci appelliamo alla condotta del ‘buon padre di famiglia’, se non altro, visto che i risultati sono a dir poco deludenti. Ma se fossero deludenti in un ministero che non tratta di vita umana, sarebbe nulla. Forse il ministro Lorenzin non si è ben resa conto di ciò che dovrebbe essere il suo compito, oltre che apparire in televisione in qualche intervista, tenere i rapporti con le case farmaceutiche, e inviare gli ispettori quando qualcosa non funziona. Come in questo caso. Certamente in aula, all’interrogazione parlamentare, risponderà che sono stati inviati gli ispettori per accertare i fatti. Un ministero è come un orto, che ognuno cura e innaffia, per avere un buon raccolto, per il bene dei cittadini e a testimonianza del proprio operato: o almeno così dovrebbe essere. Altrimenti, ci chiediamo, un ministro della Salute, cosa ci sta a fare? Se nessuno coltiva l’orto, o non sa da che parte impugnare la zappa, cha vada a casa, perché la sua presenza è inutile. Chiudiamo con la chiusa della lettera di Patrizio Cairoli, carica d’amarezza, non solo per il caso a lui accaduto, ma per tutti noi. “
Sarebbe dovuto morire a casa, soffrendo il meno possibile. È deceduto in un pronto soccorso, dove a dare dignità alla sua morte c'erano la sua famiglia, un maglioncino e lo scotch. È successo a Roma, capitale d'Italia".
Patrizio Cairoli
 
 



perchè l'italia si sta sovietizzando

PERCHE’ L’ITALIA SI STA SOVIETIZZANDO ALL'ITALIANA
E MAFIA CAPITALE E’ SULLO SFONDO
DI ROBERTO RAGONE
È chiaro a tutti coloro che seguono le vere notizie a proposito della deprecata riforma costituzionale, che i media, in un fronte unico mai così compatto politicamente, ci propinano un sacco di bugie; o, perlomeno, di notizie che mettono in luce aspetti solo artatamente positivi del provvedimento, modificati ad uso e consumo di chi la riforma ha voluto, redatto e proposto – Napolitano. Per questo abbiamo la parola di Renzi, che un giorno, volendola accreditare ulteriormente, si fece sfuggire che la modifica era ‘del presidente Napolitano’, vero promotore dell’iniziativa. Se questo concetto non è sufficientemente chiaro, proviamo a fare un esempio di tipo automobilistico. Se sono un commerciante di auto usate, e ne devo vendere una molto difficile, e soprattutto che mi conviene vendere perché mi sta sul gozzo da troppo tempo, e anche perché con quell’introito potrei risolvere qualche problema con le banche che minacciano il rientro dei fidi, la faccio lucidare a specchio, mettendola in vetrina nella mia mostra, e postandola su tutti i siti Internet che si occupano di vendite di auto. Ad un probabile acquirente – come anche nella didascalia sul web – descriverò tutti gli aspetti positivi dell’auto e del suo uso. Un motore potente, brillante, climatizzatore, un interno originale, magari in pelle, cerchi in lega super ribassati, e così via. Se poi gli interni in pelle sono un po’ screpolati perché non ben tenuti, se consuma olio perché le fasce sono arrivate, se gli pneumatici super ribassati sono molto costosi, se l’impianto di aria condizionata non funziona correttamente, se l’auto in questione è reduce da un grave incidente che ne ha compromesso il telaio e la carrozzeria, con problemi di sbilanciamento, se il contachilometri è stato scaricato, se i fondi sono arrugginiti e prossimi al cedimento, e se l’auto deve pagare il superbollo di 10 euro per ogni cavallo eccedente i 185: tutto questo non lo metterò in evidenza, facendo credere all’eventuale cliente che sta acquistando un’auto meravigliosa, l'affare della sua vita, magari con la formula ‘vista e piaciuta’, come accade per la riforma Boschi. Andando a scavare nelle pieghe della quale, scopriamo che i nuovi senatori, provenendo da amministrazioni comunali e consigli regionali, potranno anche avere un’età minima di 18 anni, privando di significato la loro qualifica, che significa 'anziani'. Trecentomila euro dei nostri soldi, spesi per il tour della Boschi in Sudamerica, per pubblicizzare are la riforma presso quegli Italiani che alla luce della loro nostalgia vedono l’Italia come in cima a i loro pensieri, e ne conoscono soltanto le cose positive – o presentate come tali dai giornali – somigliano tanto ai trecento milioni di euro buttati al vento da Renzi quando volle boicottare l’Election Day relativo al voto per il referendum sulle trivelle, di infelice memoria, confidando nel fatto che tanti assenti avrebbero impedito il raggiungimento del quorum – cosa che in effetti avvenne, a tutto vantaggio delle compagnie petrolifere che continueranno ad estrarre un petrolio fangoso di pessima qualità e lo porteranno a raffinare in Turchia, o dove altro vorranno, senza alcun vantaggio per l’Italia;  quando in quell'occasione ci fecero credere che quel petrolio fosse una risorsa per la nazione sull’orlo di una crisi energetica, mentre in realtà quella broda fangosa appartiene a chi l’estrae e ha pagato la royalty più bassa del mondo per farlo e inquinare il nostro mare. Il grande vantaggio delle società petrolifere sarà quello di non rispettare gli accordi firmati in sede di concessione e di non smantellare le piattaforme, operazione costosissima, lasciandole ad inquinare e ad arrugginire in preda alle onde, impedendo ancora di fatto la pesca i quei tratti di mare chiuso – l’Adriatico. È balzato agli occhi della Pubblica Amministrazione un nuovo sistema a cui i cittadini si sono rivolti legittimamente per evitare il salasso dei bolli automobilistici e la rapacità di un’assicurazione obbligatoria sempre più cara. Infatti tanti si fanno immatricolare l’auto in Bulgaria e altrove, nazioni in cui sia il bollo che l’assicurazione sono molto meno di rapina. È perciò allo studio una legge per impedire che, in clima di grande globalizzazione, il cittadino italiano possa risparmiare qualcosa. I disonesti non pagano le multe e amen, non hanno bisogno di una targa bulgara; come analogamente non pagano bollo e assicurazione, ed è esattamente questo che dovrebbe far riflettere i nostri governanti. dall'altra parte, sempre per la globalizzazione, il Pd con i suoi rappresentanti europei fa entrare in Italia senza dazio milioni di tonnellate di olio d'oliva vecchio e scaduto, da vendere nella grande distribuzione come extravergine. Con il doppio effetto di intossicare la popolazione più indigente e creare concorrenza sleale per i nostri produttori. Due pesi e due misure: l'olio straniero sì, le tasse in Bulgaria no. Se poi i pensionati – quelli che possono farlo – fuggono all’estero, in cerca di una vita migliore, dato che qui in Italia sono ridotti in una condizione di mendicità, la colpa è dei balzelli troppo alti e delle pensioni troppo basse. Pensioni sulle quali Renzi & Co., dall’alto della loro condizione di indiscusso benessere, vogliono ora basare una ulteriore ‘spending review’ da presentare all’Europa per avere altro denaro da dare alle banche. Intanto, previsione del 2017 in ulteriore ribasso, allo 0,6%, uno 0,1% in meno. Chissà dove arriveremo quando saremo alla resa dei conti, quelli veri. Taglio delle reversibilità – tranne i privilegiati che ne incassano anche più d’una e fanno ricorsi su ricorsi – ticket su prestazioni sanitarie prima gratuite: queste sono le mucche da mungere ulteriormente. Con la promessa di una nebulosa ‘quattordicesima’ non meglio identificata, chiaramente di sapore elettorale, e con un’altra promessa di eliminazione dell’Irpef agricola: ma sappiamo bene come vanno a finire le promesse di questo premier. Insomma, se da una parte si promette di allargare i cordoni della borsa, dall’altra si architettano escamotages assolutamente occulti da presentare al Consiglio Europeo, come in offerta ad un Moloch assetato di sangue. E sull’altare, per essere sacrificati e bruciati, ci sono i nostri corpi. Un’atmosfera da Soviet della prima ora, all’ombra di Stalin, dove nulla era permesso e tutto era occulto, in nome di uno stato che avrebbe dovuto provvedere ai bisogni dei cittadini, mentre i pochissimi ricchi e potenti trascorrevano le ferie d’oro sul Mar Nero. Un governo statalista, il nostro, che pretende di prendere tutto e di distribuire secondo i propri criteri – sbagliati: basta vedere l'esito delle cosiddette 'riforme'. Un giorno ci troveremo forse anche noi a guidare una Trabant o ad andare a piedi, e a comprare due camicie l'anno, magari a quadri, tranne gli amici del Giglio d'Oro. La riforma costituzionale metterà il sigillo a tutto questo, dando di fatto ogni potere al Parlamento e a chi ne ha la maggioranza; salvo quella modifica all’Italicum di cui tanto si parla per motivi di opportunità, ma che verrà applicata – Deus vult – dopo l’esito del referendum, dimostrando ancora una volta che le due cose sono strettamente collegate. La nazione è impoverita, i disoccupati reali sono tanti, il miraggio di una pensione, dopo trenta o quarant'anni di versamenti, s'allontana sempre di più; sempre più Italiani sono alla miseria, non avendo i mezzi fondamentali di sussistenza, nonostante le denunce dei vari programmi in tv, che Renzi non considera, convinto d'essere al timone di uno Yacht d'altura, mentre ha sotto il sedere una barchetta a remi che fa acqua. Se fosse un privato cittadino a questo punto l'avrebbero forse ricoverato alla neuro per allucinazioni, perchè incominci pericolosamente a credere a ciò che dice. Nel frattempo Renzi & Co. insistono nella guerra alla Raggi e ai Cinquestelle, scatenando le loro armate, fatte di giornali e Tiggì. Così la Muraro ha querelato Renzi per diffamazione, per averla accostata a Mafia Capitale, – pur essendo lei uscita indenne dalle indagini relative, in base alle quali sono stati arrestati quelli che lo dovevano essere –  mentre nessuna rilevanza è stata data dai giornali al contributo elargito da Buzzi alla fondazione Open di Renzi. L’inchiesta Mafia Capitale Due ha fatto emergere la presenza di Buzzi alla serata di raccolta fondi per il Pd organizzata da Renzi la sera del 7 novembre 2014 presso il Salone delle Tre Fontane di Roma, per la quale ha versato, come riporta il Fatto Quotidiano dell’11 giugno 2015, 15.000 euro. Spunta anche un versamento di 5.000 euro fatto alle casse della Fondazione Open, cassaforte personale del premier,  curata dall’amico fidato Marco Carrai, oltre che dall’avv. Alberto Bianchi e dal Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, e da Luca Lotti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega all’editoria e segretario del CIPE. 15.000 euro per partecipare alla cena con Renzi e Boschi, e 5.000 alla Leopolda, come risulta dall’incartamento giudiziario della Procura della Repubblica di Roma depositato al maxi-processo contro la presunta cupola mafiosa capitolina, e le cui intercettazioni, senza rilevanza penale, sono state pubblicate dal Tempo e dal Fatto Quotidiano. Le indagini della magistratura hanno fatto emergere anche una richiesta fatta da Carlo Cotticelli, tesoriere del Pd, nei confronti di Buzzi, per pagare gli stipendi del partito. L’attuale normativa sulla Privacy a tutela di quanti finanziano movimenti e fondazioni politiche consente che i donatori restino anonimi, se lo vogliono, e in effetti se si scorrono i nomi pubblicati sul sito della Open, si può vedere che solo un 40% di essi non ha posto veti. Pare che dei contributi della ‘Coop 29’ sia stata proposta la restituzione, dopo l’arresto di Buzzi e Carminati. Ma soltanto dopo.  



un errore demolire i cinquestelle

PERCHE’ E’ UN ERRORE DEMOLIRE I CINQUESTELLE

DI ROBERTO RAGONE

Beppe Grillo è stato un comico che mi ha sempre divertito, con quel suo accento genovese e le sue iperboli. Ancora più simpatia la fece più o meno a tutti quando dal palcoscenico di S. Remo pronunciò la famosa frase (erano tempi di Craxi): “Ma allora, se sono tutti socialisti, a chi rubano?” parlando dei Cinesi, per cui fu cacciato e allontanato dalla Rai. Insomma, un personaggio sopra le righe. Già circa trent’anni fa si fece riprendere mentre aspirava dal tubo di scappamento di una Fiat sperimentale a idrogeno. Dove sia finito quel progetto, nessuno lo sa – o forse qualcuno – ma è evidente che le Sette Sorelle, bersaglio della sua performance, non avrebbero dato il loro placet alla produzione. Quando Beppe è andato sul palco per i ‘Vaffa’ lo abbiamo applaudito tutti, anche quando ci ha presentato Casaleggio e il Movimento Cinquestelle. Tranne coloro che avevano – ed hanno – qualche reale o presunto vantaggio nella politica tradizionale, il M5S è piaciuto a tutti, prova ne sia il plebiscito che li ha portati ad avere più voti del PD alle ultime elezioni. Se hanno avuto meno seggi è stato solo per i complicati e quasi truffaldini meccanismi di calcolo dell’assegnazione delle maggioranze. Questa intrusione non è piaciuta al PD, come non era piaciuta la ‘scesa in campo’ di Berlusconi. Le reazioni sono state di rigetto, come di fronte ad corpo estraneo, da parte di destra e sinistra (posto che oggi si possa ancora trovare una differenza), visto che questa gente gli faceva le pulci, mettendo allo scoperto i segreti di famiglia. Questa opposizione continua ancora oggi, stante il fatto dichiarato che il Movimento non avrebbe mai fatto comunella con nessuno. Come sempre accade, la realtà è diversa da ciò che ci si è prefigurati. L’incontro/scontro con la politica pratica ha causato alcune discrasie, per cui gli eletti hanno dovuto aggiustare un attimo il tiro. Sono stati commessi alcuni errori in partenza, tipo quello di pretendere le dimissioni di chiunque fosse colpito da avviso di garanzia: l’avviso di garanzia oggi è lo strumento più usato dagli avversari politici, basta una denuncia di parte. Ma in questa trappola sono caduti in molti, e Direttorio è stato messo in confusione. Oggi Pizzarotti – a mio parere – dovrebbe essere riammesso nel Movimento. L’elezione della Raggi a Roma è stata – ed è – attaccata da qualsiasi parte. Da mesi l’apertura dei Tiggì è la situazione di Roma. È ormai chiaro a tutti che Roma è la pietra angolare del M5S e dell’Italia: il fallimento della Raggi decreterebbe la rovina del Movimento, che sarebbe totalmente squalificato. Il successo, al contrario, accrediterebbe i Cinquestelle per il prossimo governo della nazione. Quando la Taverna disse che c’era una specie di complotto per far vincere la Raggi a Roma, diceva la verità. Non un complotto, dato che Giachetti ha cercato veramente di vincere, ma una scappatoia per cui, anche se lei avesse vinto, le avrebbero potuto segare le gambe in altro modo. Se guardiamo le pagine dei maggiori quotidiani, il 90% è contro la Raggi e il M5S. Soltanto un paio sono più obiettivi, senza tanto scoprirsi, malgrado anche Repubblica abbia dichiarato che l’aver rinunciato alle Olimpiadi è stato giusto. C’è l’impressione diffusa che se la Raggi avesse detto sì ai Giochi Olimpici del 2024, l’aria sarebbe cambiata. Certamente non avrebbe avuto contro Malagò – appoggiato da Renzi – e Caltagirone, proprietario dei terreni su cui avrebbero dovuto sorgere i nuovi impianti. Personalmente mi auguro che la Raggi riesca nell’impresa, e questo per motivi vari, che comunque convergono in un unico scopo: l’opposizione a Renzi. Remare contro i Cinquestelle, è un grosso errore non solo per Roma, ma per la nazione, ed è un segno di miopia politica – a mio parere. Attualmente non esiste un’opposizione. I piccoli partiti che vengono bollati come ‘populisti’ sono frange che vivacchiano bene così, a destra e a sinistra, e non hanno nessuna voglia di impegnarsi più di tanto.  Anche Berlusconi sta brigando sott’acqua per non cadere del tutto dal seggiolone, ma ha troppi interessi da salvaguardare per andare contro Renzi. L’operazione Parisi, nella sua apparente neutralità, ne è il ritratto. Il nazareno esiste ancora, anche se Renzi, dopo la stipula, lo ha tradito. In realtà con don Matteo nessuno può ‘star sereno’, neanche Verdini e i suoi. Oggi come oggi il Movimento è l’unica spina nel fianco di Renzi, e domani, se ben gestito, può essere quello che lo disarciona, mandando a pallino tutti i progetti di Renzi, Napolitano, JP Morgan, Rotschild, Rockfeller, Morgan e Bilderberg. Anche di coloro che, modificato il Titolo Quinto con la riforma della Costituzione, potranno a mani basse impadronirsi di quanto il ‘nostro’ governo andrà espropriando a Regioni e Comuni, cioè le ‘utilities’: acqua, luce, gas eccetera, che valgono parecchi miliardi di euro; con la prospettiva dichiarata in pubblico da Renzi e Napolitano di un ‘Nuovo Ordine Mondiale’ che consegnerà totalmente l’Italia in mani straniere, con un controllo capillare dei cittadini, alla ‘1984’ di Orwell. Chi oggi spara frasi spiritose e notizie lette in modo fazioso contro Grillo e soci, fa male alla nazione. Volenti o nolenti, oggi il M5S è l’unico baluardo contro lo strapotere di un premier che ha messo i suoi in tutti i posti che contano, compresa una Rai che assume cento nuovi giornalisti senza valutare se nelle file di quelli già a ruolo ci siano elementi capaci di ricoprire i ruoli da affidare ai nuovi venuti. Una Rai che costa tantissimo, dato che dei 1.900 giornalisti che ne fanno parte, ben 300 sono ‘dirigenti’, con adeguato stipendio. Con un Direttore Generale alla Fantozzi, caro e vecchio amico ‘leopoldino’ di Renzi, con uno stipendio di oltre 600.000 euro l’anno. Ma, si sa, la Rai è cruciale per l’informazione, e le informazioni devono subire una cernita prima di essere divulgate; e quelle divulgate devono essere date in un certo modo. L’opinione pubblica è importante. Pensiamoci prima di denigrare il M5S. Prima di dire che sono degli ‘improvvisati’. Prima di dire che ‘sono peggio degli altri’ perché proclamano onestà e poi non la praticano. Guardiamo da vicino le cose. Il Comune di Roma è un intreccio di clientele, mafie, reati vari, mangerie, come nessuno in Italia. Se la Raggi non riesce a trovare gli assessori giusti – segnatamente quello al Bilancio – è anche colpa della campagna di stampa che le si è scatenata contro, per cui i designati si tirano indietro. Lasciamola lavorare, Roma ne ha bisogno, e la nazione anche. Vogliamo davvero che si torni ad una politica come quella dei precedenti sindaci? Oppure qualcuno s’illude che un’opposizione di diverso tipo possa prendere le redini? Se la Raggi va a casa, torna il PD, con i risultati che conosciamo, e allora i giornali, quelli di regime, suoneranno campane  a festa. Quelli che perderanno l’unica speranza in un governo diverso da Renzi/Napolitano saremo noi, ma a quel punto potremo solo morderci le mani.




caro dottor matteo renzi

CARO DOTTOR MATTEO RENZI…
DI ROBERTO RAGONE
Caro dottor Matteo Renzi, leggo senza sorpresa ma con un leggero senso di noia, come quello che prende dinanzi ad un brutto film già visto,  ciò che lei scrive oggi su L’Osservatore. C’ero anch’io in televisione, ad assistere alla sua ennesima recita a favore del SI’ al referendum costituzionale. Mi perdoni, il suo marchio di fabbrica, a guardare da questa parte della barricata, non è fare proposte, ma un altro, ben diverso. L’andare ‘contro’ è normale e doveroso quando si va contro ciò che fa male alla nazione e ai cittadini. Lei dice che fa proposte, ma le sue proposte sono vecchie come il cucco, altro che aria fresca. Sa perché sono vecchie? Perché non sono le sue, lei sa soltanto fare proclami e pronunciare slogan, in questo è bravissimo, ed è ciò che ha fatto fin da quando è stato messo sul seggiolone di presidente del consiglio dal suo mentore Giorgio Napolitano. Ebbene sì, le ‘sue’ proposte sono vecchie come chi le ha formulate, il presidente emerito Giorgio Napolitano, perché datano da qualche lustro, e sono quelle che Napolitano persegue appunto da così lunga data. L’aria pulita che lei pretende di portare in Italia, tanto pulita non è, e questo lo dimostra il suo accanimento – e quello di Napolitano – nel voler forzare a tutti i costi il voto degli Italiani. Già la scheda elettorale è faziosa, offre un panorama assolutamente appetibile da chiunque, falsando la realtà. Non mi va qui di ripetere ciò che è sotto gli occhi di tutti: il bicameralismo continua imperterrito, peggio di prima, le spese si riducono di un decimo di ciò che lei dichiara – fonte Ragioneria di Stato -, i nuovi senatori non saranno eletti ma nominati, godendo di una immunità ‘parlamentare’ anacronistica. Eccetera eccetera. Eppure lei, con una sicurezza degna di ben altro scopo continua a dire sempre le stesse cose, secondo la legge del fatto che una bugia ripetuta diventa verità. In questo caso le bugie ripetute suscitano curiosità, e le campane che si sentono suonare sono due, e quella del NO è molto forte, almeno per chi voglia approfondire il tema. Oppure pensa – non senza avere un po’ di ragione – che tutti gli Italiani, o la maggior parte siano proprio stupidi? Piuttosto li definirei superficiali, visto che negli ultimi tempi li avete disamorati alla politica, e quindi pochi continuano ad interessarsene, tanto non succede nulla e avete sempre ragione voi. C’è un detto che recita: “Articolo quinto, chi ha in mano ha vinto.” Prova ne sia il voto europeo, nel quale voi PD avreste preso il 41%… del 50% degli aventi diritto, quindi al mio paese significa un bel 20,5%. Che vi basterebbe per avere la maggioranza se restasse l’Italicum, ma a quel proposito il ballo deve ancora incominciare. Quanto poi al suo incontro con Travaglio, si faccia capace che certi termini sono ormai stati sdoganati. Molto più gravi sono le asserzioni che non corrispondono a verità, le promesse non mantenute, le nomine fatte ad usum delphini, le promozioni pilotate secondo non i meriti ma l’orientamento politico e personale. Travaglio non è un urlatore, né appartiene a quella categoria; né cercava di interromperla. Cercava, a volte, di arrestare l’inarrestabile fiume di parole che lei confezionava continuamente, tentando invano di obiettare ad argomenti palesemente faziosi, interrotto, questo sì, da una Gruber palesemente di parte. Per esempio i nuovi assunti: i numeri che lei fa non corrispondono ad una realtà che il Paese sta vivendo. Si faccia capace che il Jobs Act – perché poi scegliere un termine inglese, forse per ‘epater le bourgeois’, per rendere meno comprensibile un ‘disegno di lavoro’ che detto così non avrebbe impressionato nessuno? – è stato un fallimento, prova ne siano i licenziamenti aumentati del 7% in questi ultimi mesi, e l’aumento della vendita dei vaucher, il veicolo principale del lavoro nero. Il nostri timore di Italiani è che lei incominci davvero a credere a tutto ciò che dice. Le 585mila unità che l’Istat sbandiera cosa comprendono? Anche gente che ha lavorato un mese, una settimana, un giorno, o addirittura un’ora? A giudicare da ciò che si vive tutti i giorni, e non dai dati ufficiali, che sono come quella famosa pelle che più la tiri e più s’allunga, l’Italia non è in crescita, e questa responsabilità è tutta sua e del suo governo. Se le pensioni non fossero un’elemosina – la maggior parte – che consente al 40% dei pensionati soltanto di sopravvivere aspettando la morte (anche chi ha versato per quarant’anni), a fronte di ‘privilegi acquisiti’ assolutamente assurdi; se il cappio del fisco non strangolasse le imprese, costringendole a chiudere o a vendere agli stranieri; se si adottassero dei provvedimenti a favore di quello che è stato sempre il motore dell’economia, l’edilizia, magari riducendo gli assurdi aumenti catastali varati da Monti, che hanno strozzato il mercato; se le banche aprissero i cordoni della borsa, concedendo prestiti e mutui senza il contagocce come fanno oggi, lucrando sugli interessi del denaro che Draghi distribuisce ogni mese: allora forse potremmo vedere uno spiraglio. Un cavallo per correre ha bisogno che gli si sciolgano le briglie, altrimenti andrà sempre al passo. Una volta la sinistra voleva dire equità sociale: cosa significa oggi il PD? Vediamo fra le righe l’ombra di un Nuovo Ordine Mondiale che non è certo equità. Un Ordine evocato da lei e da Napolitano pubblicamente.- un Ordine che secondo ciò che è accessibile a tutti fa capo ai grossi capitali americani, Rockfeller, Rotschild, Morgan. A scapito dei veri interessi di un’Italia per la quale né lei né altri dimostrare amor di patria. Quanto alla Signora Michelle Obama, nessuno le impedisce di abbracciarla, la prossima volta che andrà negli Stati Uniti a fare rapporto. Barack non è geloso – almeno in pubblico – e poi lei ha l’immunità. Parlamentare.



renzi vs travaglio


 


OTTO E MEZZO, RENZI VS. TRAVAGLIO


DI ROBERTO RAGONE


 


 


L’ISTAT taglia ancora un punto di Pil all’Italia, da 0,8 a 0,7, mentre tutta l’area euro cresce più del doppio. Renzi continua ad emanare proclami sulla crescita, ma la verità è che l’Italia è in una palude di sabbie mobili, e sta affondando sempre più, mentre il debito pubblico è cresciuto a quasi 2500 miliardi, in costante aumento, e Juncker ha detto che non possiamo avere più credito dall’Unione. Apparso con il suo faccione rotondo – da quando è premier è ingrassato, e la giacca gli tira sul bottone centrale quando va in parata con il mento in su, alla Mussolini – alla trasmissione della Gruber, sua fan, a giudicare dagli interventi su Travaglio per zittirlo, don Matteo s’è esibito in uno dei suoi show, ignorando come al solito le obiezioni di Travaglio – anche troppo misurato – e descrivendo come al solito il Paese delle Meraviglie di Alice. Secondo lui, il referendum porta 500 milioni di risparmio – notizia già smentita dalla Ragioneria di Stato, che per carità di patria parla di ‘cifre non quantificabili’ – ed elimina il ‘giochino dei rimborsi’, nel quale sarebbero coinvolti anche i Cinquestelle. Peccato che il M5S dimostri con i fatti di finanziare la piccola e media impresa con denaro sottratto ai loro compensi, e di rifiutare rimborsi elettorali tripli e quadrupli, da loro più volte denunciati. Ma, si sa, le buone notizie non fanno notizia. Ammette, Renzi, l’errore di aver legato il successo della riforma costituzionale alla sua permanenza a guida del Paese: “La mia carriera politica è meno importante della Riforma Costituzionale” dichiara, così implicitamente ammettendo che il bassissimo gradimento nei suoi confronti avrebbe compromesso l’esito del referendum. Fucilato l’Italicum, la legge che doveva dargli pieni ed assoluti poteri, in nome della governabilità del paese, ora, a differenza di ciò che ebbe  dire la Boschi in tv, la legge elettorale ottenuta a botte di maggioranza si può modificare. Il timore evidente è che qualcun altro ottenga quel 25% che era il suo traguardo, cioè i Cinquestelle. Comunque, respinta ogni mozione, la legge è ancora com’era, e si modificherà quando e come lui vorrà. Lorenzin si deve dimettere? Neanche per sogno. Un ministro che fa il suo dovere come lei, senza alzare polvere e creare problemi di contestazione interna, va lasciata al suo posto, anche se non si capisce quale sia la sua utilità, se non quella di avere rapporti con le case farmaceutiche, visto che per ogni problema, la Lorenzin, ‘delega’ qualcun altro. L’argomento crescita demografica – Fertility Day –  è anche delegato ad un volantino molto contestato dai soliti buonisti che gridano al ‘razzista’ anche se non vogliamo il gelato al cioccolato, ma preferiamo la crema. Renzi finge di non sapere che la crescita demografica rispecchia un po’ quella industriale: se il fisco è troppo alto, non si produce. Bambini, nell’occasione, e averne anche soltanto uno, oggi, per una coppia che è costretta a lavorare in due e a pagare un mutuo, è troppo costoso. Il rischio concreto, vista anche la tendenza boldriniana, è che fra vent’anni ci troviamo con più della metà degli ‘Italiani’ di colore, e la nostra etnia vada a farsi benedire. “Il Pil nel 2017 andrà meglio degli anni precedenti”, dichiara Renzi, senza avere una benché minima base di realtà, se non la sua inesauribile parlantina, pari solo alla sua immaginazione. In effetti, è già stato smentito dai dati ufficiali dell’ISTAT, che ha ritoccato al ribasso le stime, dallo 0.8 allo 0.7. Secondo Renzi, nonostante il veto di Juncker, c’è ‘consenso’ sulle stime migranti e terremoto: cioè, in pratica possiamo spendere per migranti e terremoto al di fuori delle prescrizioni dell’Unione. “L’ho illustrato venerdì a Juncker e credo che ci sia il consenso europeo.” Tutto bene, dunque. Ne ha parlato lui, e la sua parola è legge, si autoraccomanda. Probabilmente otterrà quello che chiede, anche se quel ‘credo che ci sia’ il consenso lascia qualche dubbio. Ma ormai Renzi è lanciatissimo, in USA ha ricevuto dalle mani del segretario di Stato – il vice-Obama – John Kerry un prestigioso riconoscimento, il Global Citizen Award, e  i complimenti di Obama per le sue riforme non si contano più, anche se mostra di non conoscere l’esito disastroso del Jobs Act. Bisogna sostenere il ragazzo, perché è l’anello debole della catena, e poi c’è Jim Messina che lo raccomanda. Nell’occasione, Matteo si è lasciato andare sulla spalla di Kerry, lamentando poca collaborazione per l’argomento migranti nei confronti dell’UE: “La verità” qualcosa che lui mostra di crare a sua immagine e simiglianza “è che manca la volontà politica di trovare una soluzione all’ondata migratoria nel Mediterraneo.” Dopodichè ha criticato Berlino, il vertice sulla Brexit a cui è stato invitato, Hollande, Angela Merkel e la poca collaborazione dell’UE. Poi la botta umanitaria: “L’Italòia salva le vite nel Mediterraneo perché, possiamo perdere il voto di qualcuno, ma non possiamo perdere i valori propri degli esseri umani.” Sperticati elogi a Renzi da parte di Kerry, che l’ha definito, fra l’altro, ‘High energy guy” per le riforme apportate, delle quali Renzi non ha mancato – e come poteva? – di fare propaganda per la sua riforma costituzionale. Risparmiamo il resto per amore di misericordia. Una visione che in Italia non è la stessa, quella che hanno gli Americani – alcuni di essi – del nostro premier. Ma, si sa, la distanza diluisce e crea miraggi. Per le Olimpiadi, vicenda chiusa, e Renzi è ben contento d’esserne quasi rimasto fuori. Infatti chi ha ricevuto Malagò è stato Lotti, e non lui.

 




zitti e buoni

ZITTI E BUONI, E MANI IN TASCA

DI ROBERTO RAGONE

 

In vigore dal 10 ottobre 2016, il nuovo regolamento della Camera dei Deputati prevede che non si possano più fotografare i parlamentari nell’espletamento delle loro funzioni, che per lo più consistono nel giocare con il telefonino – ci sono videogiochi fantastici, irresistibili – magari a caccia di qualche record, leggere il giornale, messaggiare – attività preferita di Renzi – corteggiare le colleghe, certificare la presenza di colleghi assenti, facendo scivolare la manina sul pulsante che ne certifica la presenza, (in modo che possano ricevere il gettone di presenza, favore ricambiato), e dormire, stanchi magari di una notte brava. Analogamente non si potrà più filmare le risse verbali e fisiche da mandare in onda sui Tiggì, né le scene di ordinaria inattività dei deputati durante le varie sospensioni delle sedute. Insomma, tutto va ben, madama la marchesa. Così avremo un’immagine del nostro Parlamento anodina e serena – “Enrico stai sereno” – senza la storica pacca sulla spalla. Ma nessuno potrà più dire che in Italia non siamo ordinati e disciplinati. Con il nuovo regolamento i giornalisti ammessi dovranno firmare un impegno a non fotografare, né filmare tutto ciò che dal 10 ottobre diventa Off Limits, con buona pace della democrazia e della libertà d’informazione. Ma, la domanda sorge spontanea: cosa ne faremo delle immagini degli interventi più accesi, bastonati e censurati con violenza dalla stessa ‘Presidenta’ della Camera Laura Boldrini? Sarà anche alle sue intemerate, a volte faziose, proibito l’accesso alla libera informazione? Che ne sarà degli interventi piuttosto decisi dei commessi quando una certa parte politica esporrà cartelli con scritte varie, o esibirà un pesce,- un branzino, presumibilmente d’allevamento – o una pistola finta, come ebbe a fare l’ormai buonanima del leghista Buonanno? Il problema, evidentemente, è istituzionale. Ormai siamo in Europa, gli altri ci guardano, ci ascoltano, entrano nel salotto buono e che immagine dobbiamo dare? E poi ce lo insegna il Presidente del Consiglio, mai dire la verità. Quindi, alle ortiche l’informazione, schiaffo ai giornalisti, zitti e buoni in transatlantico e il primo che sgarra, fuori. Sospensione e accompagnato dai genitori. Una deriva che pare innocua, ma può preludere ad altri ‘regolamenti’ da firmare, come la proibizione di diffondere notizie su di un certo argomento, o su di un certo politico, che potrebbe anche essere il Premier, o l’ex Presidente della Repubblica.  Mala tempora currunt.