L'Italia va a buone donne

 
di Roberto Ragone
 
Tutte le prime pagine dei giornali di venerdì hanno aperto sulla giunta capitolina della sindaca Raggi, per molti arrivata alla frutta. Era prevedibile che l'esca avvelenata fosse stata preparata dal PD renziano, – ricordate la Taverna quando disse che c'era un 'complotto' per far vincere il M5S? – e ogni giorno i Piddini di Renzi tornano alla carica per buttare giù a spallate una sindaca eletta dal popolo di Roma con un risultato plebiscitario, un risultato che ha detto chiaramente che il PD non era più gradito. Di fronte all'alternativa di una sconfitta di misura, il PD ha deciso che se avessero vinto i Cinquestelle, sarebbe stato facile dimostrare l'inefficienza di una politica 'non convenzionale', sconfiggendoli a posteriori, e questo stanno  tentando di fare. Spalleggiati dai ‘soliti noti’, cioè gli organi di informazione che ormai , in alcuni casi mettendo da parte ogni etica professionale, sono solo un servizio a Renzi e alla sua compagine, gli oppositori del M5S si scatenano ogni giorno contro chi alla fine ha voluto prendere in carico la città più difficile in assoluto, Roma, per cercare di scrostare le concrezioni ultratrentennali di clientele, favoritismi, deficit stellari, mazzette, appalti, disservizi, consulenze superpagate, e chi più ne ha più ne metta.
 
Criticati i 'superstipendi' della giunta Raggi, che in complessivo non superano il milione di euro, nessuno cita quelli delle amministrazioni Alemanno e Marino, circa cinque volte tanto.  Bisogna dire che le dimissioni da varie cariche pubbliche danno l’impressione dei sorci che scappano quando la nave affonda. È arrivato il castigamatti, e noi ‘ci diamo’, come si dice a Roma. Anche perché non sappiamo come la pensa, ma sappiamo, per averlo sentito proclamare in lungo e in largo nelle piazze, che non è possibile fare accordi con i Cinquestelle. Perciò, come diceva un personaggio della commedia di De Filippo ‘Miseria e Nobiltà’, se non trovi ciò che ti serve, ‘desisti’.
 
L’unico quotidiano che il 2 settembre, è uscito con un titolo un po’ più obiettivo, è ‘Il Fatto’, che parla di una sindaca dimezzata, un titolo che ricorda un racconto di Italo Calvino e ridà un po’ di decoro a tutti quelli che parlano di catastrofe imminente. Non è così. Sapevamo tutti che l’impegno a Roma non sarebbe stato una passeggiata, soprattutto per Virginia Raggi, definita ‘bambolina imbambolata’ dal governatore De Luca, personaggio molto chiacchierato e voluto a tutti i costi da Renzi in persona, vai a capire tu perché. Il sindaco è un incarico che  dovrebbe essere considerato avulso dai giochi politici. I sindaci sono degli amministratori, e vanno giudicati soltanto per ciò che fanno, bene o male. Se tu sei all’opposizione in Comune, e vuoi bene alla tua città – come Giachetti ha più volte dichiarato prima dell’elezione della Raggi – , dovresti sentire l’obbligo di appoggiare le iniziative volte al suo benessere, alla soluzione di problemi antichi.
 
Purtroppo, il ‘tanto peggio tanto meglio’ è la politica corrente di questa opposizione. Oggi ‘Il Giornale’, riferendosi ai Cinquestelle,  parla di antipolitica, con la quale non si governerebbe: bene, se la politica è quella che conosciamo tutti, fatta di intrallazzi, combine sottobanco, voti di scambio, ripetuti ricorsi alla fiducia in Parlamento – pratica criticatissima quando era al governo Berlusconi, ma consuetudinaria con Renzi, senza il minimo fiato contrario – , riforme costituzionali non sincere, referendum popolari ignorati o pilotati, sprechi di denaro pubblico, eccetera eccetera, meglio un comportamento che se ne discosti. Oppure vogliamo continuare a tener bordone ai corrotti, ai lobbisti, a tutti coloro che della politica italiana e dei suoi introiti hanno fatto una mangiatoia? Intanto a Catania, alla Festa nazionale dell’Unità, il viceministro Faraone – quello che l'altro giorno in TV difendeva il jobs act, noto fallimento del governo Renzi, contro Landini che  rilevava che tra l’altro l'eliminazione dell'art. 18 ha tolto garanzie ai lavoratori – è stato accolto al grido di ‘vergogna’. 'Buonascuola addio', titola sempre ‘Il Fatto’. E pensare che Faraone, pur occupandosi di scuola, non ha mai terminato gli studi. Ma si sa, anche il Ministro della Salute Lorenzin ha ‘soltanto’ la maturità classica, eppure comanda tutto l’apparato sanitario nazionale, senza avere, per esempio, una laurea in medicina. Intanto il quotidiano ‘Libero’ titola con un sondaggio di Mannheimer che da’ ragione al cuore populista degli Italiani: no migranti, soldi agli Italiani invece che a quelli che arrivano con i barconi, fallimento del jobs act, no all’Islam che secondo la maggioranza dei nostri non ha nessuna voglia di integrarsi, ma di far integrare noi ai loro precetti.
 
Dal 'Giornale' apprendiamo ciò che sospettavamo, cioè che verosimilmente le tante donne che arrivano con i barconi – pare violentate dagli scafisti – sono incinte per un disegno preordinato di islamizzazione dell’italia, sfruttando il famigerato disegno della Boldrini, lo ‘Ius Soli’, per cui diventerebbero automaticamente cittadini italiani tutti i neonati partoriti sulla nave o sulla banchina del porto. Intanto il tanto temuto disastro economico del Regno Unito non c’è stato: anzi, dopo la dichiarazione della Brexit, ancora prima che essa sia messa in atto,  il PIL dell’UK è cresciuto dello 0,6%, contro lo 0,3% della media dell'UE e appena lo 0,1% dell’Italia, neanche l’inflazione.
 
Un altro titolo su 'Libero' riporta una dichiarazione dell’UBS, Union Banque Suisse: ‘Un vaffa all’UE e siamo decollati’. Sintomatico. Falso che uscire dall’UE e dall’euro sarebbe impossibile e provocherebbe un disastro, anzi, sembra che sia la panacea per rimediare a tutti i problemi economici e finanziari della nazione e soprattutto dei suoi cittadini, come illustri e non foraggiati economisti si sgolano a dichiarare da anni. Il papa, da parte sua, parla di ecologia, dichiarando che bisogna salvaguardare la natura, e i giornali – carta e TV – danno grande risalto a queste dichiarazioni più che ovvie, che, se fatte da un privato cittadino, non susciterebbero che un’alzata di spalle, soprattutto da parte di quelli che dicono che gli ecologisti sono un pericolo per il progresso della nazione perchè impediscono le grandi opere. Peccato che prima di lui, qualche secolo fa, un altro personaggio l’abbia già detto, un po’ diversamente, ma il linguaggio cambia con il tempo. "Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche." La frase è di Toro Seduto, il grande capo indiano dei Sioux Hunkpapa, morto a cinquantanove anni nel 1890. Eppure quando si riferiva all'inquinamento e all'ultimo pesce non sapeva delle trivellazioni in Mediterraneo. Quando parlava dell'ultimo albero non conosceva la truffa della Xilella  – è dimostrato dai fatti che si può ovviare ai suoi guasti senza abbattere gli alberi, o almeno non tutti i 500.000 comandati dall'UE – ideata probabilmente per far passare il gasdotto TAP dalla Tunisia, da Kipoi a S.Foca, attraversando l'oasi incontaminata di Melendugno, zona umida e protetta, più tutti gli uliveti ricchi di alberi plurisecolari, per cui non occorrerebbe alcuna autorizzazione all'abbattimento. Nè sapeva dell'importazione dalla Tunisia di milioni di tonnellate di olio vecchio passato per extravergine di oliva, venduto sottocosto nella grande distribuzione (ordinanza europea), con il crollo della nostra produzione, principalmente quella pugliese. Le multinazionali non sopportano i diritti dei piccoli, nè le lungaggini burocratiche che comporterebbero. Loro si rivolgono direttamente al Consiglio Europeo, tramite i loro 15.000 lobbisti che abitano stabilmente a Bruxelles, incaricati di indirizzare le scelte dei parlamentari. Quando parlava di banche, Sitting Bull non conosceva Monti, Prodi, Renzi, il MPS, il decreto 'salvabanche', la JP Morgan, la Bilderberg, Rockfeller e Rotschild. Davvero un grande profeta. Peccato non averlo ascoltato. 



Terremoto: Dio, e ora che si fa? Quando Dio non c’entra

di Roberto Ragone

E’ sintomatico, dopo un grande dolore, cercare un colpevole a tutti i costi. Se subisci un lutto, e per esempio la morte d’un figlio è uno dei più tremendi, te la prendi con il Padreterno, per tutta la vita. Questo perché siamo una nazione che si definisce cristiana, ma che non conosce i principi fondamentali della fede che pretende di professare. Ognuno, interpellato, dice d’essere ‘credente’, ma ‘a modo suo’, perché in realtà non va sempre a messa la domenica e non osserva tutti i precetti della chiesa cattolica. I precetti. Sgombriamo subito il campo da equivoci: la fede non si realizza e non si manifesta osservando i precetti di una qualsivoglia religione.

La fede è una cosa profonda, che coinvolge l’animo umano, e implica una trasformazione interiore irreversibile. La fede cresce e si manifesta dall’interiore verso l’esteriore, e non il contrario: non è come una scelta di campo o di una squadra del cuore. La vera fede comporta una ‘conversione’, una svolta ad U nella propria vita, dal mondo verso Cristo, nell’animo. Per questo la maggior parte dei nostri connazionali è portata a colpevolizzare un’Entità Superiore della quale poco o nulla sa, né s’è peritato di conoscere: Dio, l’Onnipotente, l’Onnisciente, l’Onnipresente; Colui che è immanente e trascendente, anche se chi s’è permesso di gridarlo nelle piazze è stato messo al rogo. Ma erano altri tempi. Profferire una frase come : “Dio dove sei?” oppure “Dio dov’era?” o ancora “Dio non c’era” nell’immediatezza di un accadimento luttuoso, come il terremoto di Amatrice, dimostra che la persona che la pronuncia, con Dio non ha nulla a che fare, a dispetto della propria posizione sociale, professionale e a dispetto dei paludamenti che lo ricoprono come una divisa da ufficiale, quasi una guida, un preteso pastore di alto grado che possa guidare un gregge di fedeli. Ma se per primo il pastore non conosce Colui con il quale pretende di colloquiare, come faranno le sue pecorelle a prendere la via giusta? Purtroppo oggi, 28 agosto, tutti i giornali riportano quella frase, pronunciata pubblicamente nientemeno che da un vescovo. “Dio, e ora che si fa?”, come se Dio fosse responsabile delle morti del terremoto, e di tutte le altre morti di tutte le catastrofi che accadono nel mondo, compresi i bombardamenti in Siria e i massacri dei bambini. Tendiamo a dare la colpa delle malefatte a Dio, e a tenere per noi le buone azioni, come quelle compiute dai volontari che hanno scavato a mani nude nelle macerie per estrarre quanto più rapidamente possibile chi era rimasto sotto. Non è così. In questa occasione, come in tante altre, Dio non c’entra. Quella frase, pronunciata ad effetto, sottintende un’autorità superiore a Dio, cioè la chiesa che il vescovo rappresenta. Il volersi mettere al di sopra di Dio è senz’altro una manifestazione di un’orgoglio che viene fuori quando si mette davanti a Dio una religione piuttosto che la fede, una chiesa piuttosto che Dio stesso.

E ora, Dio, che si fa? Dopo che hai combinato questo bel disastro, come intendi riparare? Oppure non intendi riparare, lasciando agli uomini,  Tu che li dovresti amare, il compito di farlo, da soli? La verità è che Dio non c’entra. Non c’entra con gli imbrogli di chi ha costruito male, con sabbia al posto di cemento; non c’entra con chi ha lucrato sui fondi stanziati per la messa in sicurezza dei paesi; non c’entra con l’avidità dei soliti noti intrallazzatori mescolati alla politica; non c’entra con chi avrebbe dovuto vigilare che i concetti antisismici venissero applicati secondo la legge – e dove ciò è avvenuto le case sono rimaste in piedi. Non c’entra. Dio è buono. È l’unico buono, come ebbe a dire Gesù al giovane che voleva seguirlo e che Lo chiamò ‘Maestro buono’. Dovremmo tutti quanti cercare la verità, documentarci, conoscere quel Dio che pretendiamo di amare e servire, invece di lasciare ad altri il compito di parlarcene a modo loro. Ricordiamoci che Dio ha solo figli, né nipoti e né altro, e quando lasceremo questa vita – per chi si professa credente – Lo incontreremo faccia a faccia. Cerchiamo Dio personalmente, e Dio ci risponderà, come è scritto nel libro del profeta Geremia: “Mi farò trovare da voi, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore.” Allora, Dio, che si fa?




Quando la morte ci sfiora

di Roberto Ragone

Sentiamo il fetore della morte ormai su tutti i fronti. Dalla Siria, da Aleppo, dalle guerre spietate che si combattono ormai non si sa più in nome di chi e che cosa, purchè si combattano. Fiumi incalcolabili di denaro scorrono sul sangue di chi si trova in mezzo ai fuochi, non importa se donne, uomini, bambini, soldati, terroristi, bianchi, neri, alimentando colonne di disperati che a piedi affrontano trasferimenti biblici, nel tentativo di arrivare poi in Occidente, innescando una serie di problemi. Il puzzo della morte ci arriva perfino dal televisore, e ce ne siamo quasi assuefatti, tanto da non sentirlo più. Proviamo pietà per quei bambini, a cui è negata la vita, a cui è negata anche l’infanzia. Proviamo pietà e raccapriccio per quegli adolescenti mandati ad uccidere con una cintura esplosiva attorno al petto, in nome non di un dio perverso, ma di una religione che non sa più essa stessa cosa sia. Proviamo pietà e dolore, tuttavia sono morti lontani, anche se ci scandalizza ciò che comunque riusciamo ad intuire, cioè che le guerre non risolvono nulla, perché non le vince nessuno, lasciano solo mucchi di cadaveri e filari di tombe. Le guerre non le vince nessuno, soprattutto chi le combatte. Le guerre le vincono quelli che vendono armi, che accolgono fiumi di denaro sporco, in accordo con i governi dei vari Paesi che le propiziano e le sobillano, sfruttando criminali come quelli di Boko Haram, pessima pubblicità per un Islam che si vuole accreditare in Occidente. Boko Haram sembra che voglia dire ‘La cultura occidentale è peccato’, e tutti siamo al corrente del rapimento delle 260 ragazze del liceo, vendute come schiave a pochi dollari, o costrette a sposare i soldati di questo esercito di assassini. Morte, dicevamo, ma comunque lontana da noi.

 

Tutto cambia quando la morte arriva vicino a noi, in casa nostra, e ci tocca nelle cose che credevamo più protette, come un paese di montagna in cui andare d’estate per una gita, a godere il fresco dell’altitudine, a vivere un’atmosfera tranquilla, serena, al profumo di un piatto caratteristico, conosciuto in tutto il mondo, come l’Amatriciana. 265 morti, 365 feriti, quasi mille scosse, da quando è incominciato tutto, e ne abbiamo sentite anche noi, che ne siamo lontani. Il letto che si muove, il lampadario che dondola, alle 4,34 di quella notte maledetta, e il panico si è diffuso anche molto lontano. In un attimo sono stati rasi al suolo interi paesi e piccole frazioni di gente civile e pacifica, lontana dai clamori delle guerre siriane, e che comunque in un attimo hanno dovuto affrontare una situazione molto simile a quella, con amici e parenti sotto le macerie, e la fuga in cui hanno potuto salvare solo la vita e perdere tutto. Casa, beni, lavoro, amici, persone care, figli, nipoti, genitori. Famiglie smembrate, un passato cancellato da pochi secondi di ira sotterranea di una terra che non è mai stata avara di sommovimenti tellurici, anzi. Piangiamo ancora l’Aquila, per cui si sono spese promesse che non hanno trovato mai riscontro nella realtà. Oggi, come allora, assistiamo a comportamenti che ci sono già noti: volontari, che non ringrazieremo mai abbastanza, insieme a coloro che sono preposti ai soccorsi, Vigili del Fuoco, Polizia, Carabinieri, Protezione Civile, gruppi cinofili, donatori di sangue, e tutti coloro che dall’inizio hanno inteso mettersi a disposizione senza risparmio. La ferita è ancora fresca, e per ora non rimargina. Un giorno, forse, lo farà, ma la cicatrice rimarrà dentro di noi, per quanto spettatori privilegiati, non toccati, per ora, da simili eventi. L’Italia è quasi tutta a rischio geologico, e ci auguriamo che la terra, saziata la sua sete, non torni a tremare, almeno per qualche millennio. Ma la ferita sanguina, e fa male. Oggi vediamo in televisione giornalisti che intervistano chiunque. Per carità, fanno il loro mestiere, a volte ingrato, perché bisogna dare qualcosa al pubblico. Ma a volte si sente una nota stonata nelle interviste sul campo, in quelle ai disgraziati protagonisti del terrore – i quali non hanno altro da rispondere che le stesse cose, tutti quanti, mentre chi porge loro il microfono spera in un pianto dirotto che dia più sapore all’intervista – e soprattutto alle interviste in studio. Psicologi, geologi, politici, polemici, bisognava fare di più, bisognava costruire in un altro modo, perché i soldi c’erano, perché non sono stati utilizzati, eccetera eccetera eccetera…

 

A chi giova tutto questo? Siamo il Paese delle polemiche. È stata aperta un’inchiesta per disastro colposo, contro ignoti. Per carità, un atto dovuto. Ma lasciamo scorrere in silenzio quelle lacrime, in disparte, senza telecamere. Lasciamo che la ferita trovi la sua collocazione, lasciamo che il dolore lasci il posto alla rassegnazione; lasciamo che l’uomo guarisca da solo, perché ne ha le capacità. Lasciamo che chi è sopravvissuto trovi pace nel ricordo di chi non c’è più, senza psicologi e senza che le polemiche sterili e inutili proclamino ad alta voce che quello che è accaduto non doveva accadere. È accaduto, e non si può tornare indietro. I nostri piccoli paesi di montagna sono tutti così, non si possono demolire per ricostruirli con criteri antisismici. Si può certamente, nell’ambito di una mentalità diversa e di un doveroso progresso tecnologico, impostare in altro modo le nuove costruzioni. Ma se un paese è nato quattro o cinquecento anni fa, e le sue costruzioni sopravvivono come sono state fatte, dovremo aspettarci che il prossimo evento disastroso le comprometta. Quello che non bisogna assolutamente fare è litigare sul cadavere, e cercare responsabilità e colpe, che certamente ci sono, ma che ormai è inutile individuare. L’Europa, o meglio l’Unione Europea ci ha promesso solidarietà sotto forma di contributi economici: qualcuno dirà che è un bene che siamo ancora in UE, così potremo avere un aiuto significativo. Bene, l’UE ci restituirà soltanto una parte di ciò che l’Italia ha versato nelle sue casse. Se quel denaro lo avessimo messo da parte, da buon padre di famiglia, ne avremmo a sufficienza per gli interventi necessari, e molto di più. E speriamo anche che i politici non vogliano sfruttare questa triste occasione per tirare un po’ d’acqua ad un mulino che gira sempre più lentamente. 




corse a vuoto a ronciglione

RIPRENDE LA TRADIZIONE
RONCIGLIONE, NUOVA EDIZIONE DELLE CORSE A VUOTO
DI ROBERTO RAGONE
Dopo una lunga sospensione riprende a Ronciglione, in provincia di Viterbo, la tradizione delle ‘Corse a vuoto’, cioè di cavalli senza fantino, lungo il percorso cittadino che va dall’ingresso sud del paese – Piazza detta ‘Della Pace’ – attraversando la Piazza principale – detta ‘Della Nave’ – fino a tutto il Corso Umberto – cioè Montecavallo. La manifestazione è particolarmente apprezzata da chi ha ‘Ronciglione nel cuore’, cioè dai veri Ronciglionesi. La sua origine si perde nella notte del Medioevo, derivando essa da una corsa che si svolgeva a Roma, che vedeva coinvolti Ebrei e prostitute, le quali correvano nude, per il ludibrio e lo sbeffeggiamento del pubblico. In seguito gli Ebrei, al tempo ghettizzati, proposero, pagando, di far correre, in loro vece, degli animali. Questa manifestazione venne esportata a Ronciglione, dando origine alla tradizione delle ‘Corse a vuoto’ ronciglionesi, una tradizione che è sempre molto sentita in paese, e che fa capo a nove Rioni  – prima chiamati Scuderie – con tanto di bandiera tinta dei colori della contrada. In questi giorni Ronciglione è addobbata con quattrocento bandiere colorate dei vari Rioni apposte lungo le strade. Quattrocento bandiere che garriscono al vento, per la gioia dei contradaioli e dei turisti. Per questa importante occasione abbiamo voluto intervistare il Sindaco di Ronciglione, Alessandro Giovagnoli, in quanto legittimo responsabile della manifestazione.
Allora, sindaco, questo è un grande momento per Ronciglione. Cosa ci dice della ripresa delle Corse a Vuoto?
Facciamo prima di tutto una panoramica di quello che è successo. Poco dopo il mio incarico di sindaco ci siamo accorti che il Ministero della Salute aveva aperto un contenzioso, di cui nessuno sapeva nulla, a causa dell’incidente cha ha causato la morte di un cavallo nel 2011, in seguito a cui il Ministero aveva citato in giudizio il Comune di Ronciglione per 500.000 euro più interessi e spese legali fino a sentenza, per danno all’immagine. Preoccupato di questa situazione, ho scritto una lettera al Ministro, al Sottosegretario e al Direttore Generale della sezione veterinaria del Ministero, facendo presente che l’amministrazione era cambiata di recente, il Palio era stato sospeso, e che in caso di soccombenza non sarebbe stato giusto far pagare 2 o 300 euro per ogni famiglia di Ronciglione o, in alternativa, mettere in stato di dissesto il Comune. Per il Ministero sarebbe stata una cosa per lo meno antipatica mandare in dissesto le nostre casse. In cambio abbiamo proposto un percorso formativo sul benessere degli animali da realizzare nella nostra Comunità. Abbiamo fatto pet therapy per i ragazzi disabili, lezioni di zooantropologia nelle scuole – le quali hanno raccolto ampio consenso sia da parte dei ragazzi che degli insegnanti – siamo il secondo Comune ad aver realizzato un corso per il conseguimento di un patentino di abilitazione alla gestione dei cani, abbiamo tenuto lezioni sul benessere del cavallo. Il Ministero ha accolto questa nostra richiesta, si è complimentato con noi per il percorso formativo proposto, e ci ha presi come un esempio da esportare in altre realtà. Oltre a ciò, mi hanno convocato come relatore sul benessere animale in un convegno nazionale nel quale ho raccolto il consenso di tutti i presenti. Abbiamo adottato la condotta del buon padre di famiglia, come un buon padre avrebbe fatto a casa propria. Il Ministero ha accolto la nostra richiesta, ha ritirato il contenzioso, per cui, a quel punto si sono realizzate nuovamente le condizioni per rifare le corse. Naturalmente non potevo riprendere le corse dopo aver dichiarato che avevo sospeso il Palio, se non avessi prima risolto la situazione. Oggi ci sono le condizioni. Abbiamo redatto un regolamento in accordo con il Ministero della Salute, con la ASL, con la Prefettura, con i migliori professionisti in Italia. Un regolamento, tra l’altro, molto rigido, per cui tutte le persone interessate si sono complimentate con noi. È un regolamento che, adottando un certo numero di accorgimenti molto precisi, salvaguarda il benessere dei cavalli. Questo regolamento è la base su cui costruire un percorso anche per il futuro. Abbiamo avuto già due riunioni con la Commissione di vigilanza, oggi ho un incontro con il Prefetto per ciò che riguarda l’ordine pubblico. Abbiamo anche avuto un paio di incontri con l’UNIRE che ci ha dato alcune indicazioni sul tracciato del percorso di gara. Insomma, ci sono tutte le condizioni di sicurezza per riprendere il Palio e per farci prendere ad esempio per tutti i Palii che si svolgono in Italia. Ritengo che sia stato fatto un bellissimo lavoro, in un’atmosfera di generale entusiasmo che da’ veramente soddisfazione  a chi s’è adoperato per l’evento. La quasi totalità dei costi poi è stata coperta da sponsor privati, che hanno messo a disposizione il loro denaro. Stiamo lavorando. Penso che faremo una cosa davvero bella, da prendere ad esempio. 
Quindi, come dichiarato in conferenza stampa, siete andati oltre il decreto Martini, in sintesi avete un regolamento migliorativo rispetto al decreto.
Sì, abbiamo un regolamento che prevede i mezzosangue, e che prevede un limite di età minimo di cinque anni per i cavalli, mentre il decreto parla di quattro anni. Venti giorni fa il Ministro ha firmato un’ordinanza che modifica la prima ordinanza Martini, in cui dispone per questi palii l’utilizzo solo di mezzosangue. Se avessimo adottato un regolamento che comprendeva i purosangue, oggi non potremmo correre, perché dalle contrade sarebbero stati acquistati cavalli purosangue che oggi non possono più gareggiare. 
In sostanza, per quale motivo i cavalli devono avere almeno quattro anni e devono essere mezzosangue?
Cinque anni, nel nostro regolamento. Non sono un esperto. So che sono indicazioni che ci ha dato il Ministero, che ci ha dato il dottor Reitano, che è stato fino a qualche anno fa presidente della Commissione veterinaria di Siena, uno dei nomi più illustri nel campo dei Palii di cavalli in Italia. Abbiamo avuto indicazioni in questo senso, e ce ne  siamo conformati. Il fatto positivo che è scaturito dalla sospensione, oltre al fatto che il Ministero ha ritirato il contenzioso, è quello del cambio di generazione. In questi cinque anni sono arrivati i ragazzi, e hanno portato maggiore vivacità e attività. Oggi chi s’interessa del Palio, chi s’interessa dei Rioni, ed è coinvolto nel Palio, sono tutti ragazzi. Questa è certamente una cosa positiva. Anche perché questo ha cambiato la cultura del Palio. Ci sono delle regole che vanno rispettate, e sono regole rigide. Venti o trent’anni fa si facevano cose che oggi non si possono più fare. E questo segnale è stato recepito dai ragazzi che rappresentano i Rioni.
Gli anziani si lamentano del fatto che non sentiremo più il caratteristico rumore degli zoccoli sui sampietrini. Mi sembra che sia un prezzo molto piccolo da pagare, in confronto a ciò che invece si può oggi realizzare.
Se vogliamo rifare le corse, dobbiamo rispettare le regole. Sia perché sono norme di legge, sia per l’incolumità degli animali. Infatti il costo più elevato riguarda il percorso, la messa in sicurezza, sia con il fondo in terra, che per ciò che riguarda le transennature e gli steccati. Saranno installati due parapetti, uno a norma per il cavallo, uno sbarramento elastico, che si piega all’eventuale urto del cavallo. Poi uno spazio di un metro e venti, e poi la transenna per il pubblico. Quindi massima sicurezza, sia per i cavalli, sia per il pubblico.
Quindi quella che sarà sparsa, sarà pozzolana?
Abbiamo già fatto delle prove. È pozzolana e lapillo frantumato. Il lapillo crea un drenaggio in caso di pioggia, per cui non corriamo il rischio di vedere allagate le strade ridotte ad un fiume di fango. Fortunatamente vediamo che finora il tempo ci assiste, ma comunque in caso di pioggia avremmo un fondo drenante, per cui l’acqua passerebbe di sotto e non creerebbe pozze.
Avete anche previsto dei tempi di recupero del fondo?
Sì, il 25 iniziano i lavori, e già la notte del 28 viene tolto il materiale. Abbiamo recuperato una tradizione centenaria del nostro Comune, e questa è la cosa più vera, bella, più importante, perché sta nei nostri cuori. Io sono nato e cresciuto con le corse e devono rimanere. La cosa importante è che dobbiamo cambiare le regole, continuando la tradizione. Accettare l’evoluzione che le nuove regole ci portano. Che poi il cambiamento è anche nel mondo, nella vita, in tutto ciò che ci circonda. Non si può più fare come si faceva tre o quattrocento anni fa. 
Che dire? Complimenti al Sindaco e tutti coloro che si sono adoperati a vari livelli per la ripresa di una tradizione unica al mondo, per ciò che è e per come viene realizzata. Ci auguriamo che il pubblico sia numeroso, lungo il percorso, e che tutto si traduca in una grande festa per il paese e per i forestieri, con tanta allegria: ne abbiamo bisogno, vero?



Terremoto 6.0 tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo: si scava a mani nude – VIDEO

 

di Roberto Ragone

AMATRICE (RI) – Violentissimo e disastroso terremoto fra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Distrutti centri antichi e ricchi di storia come Amatrice, Pescara del Tronto e Arquata del Tronto, rase al suolo.

 

Numero delle vittime in costante aumento, siamo a 14 accertate, mentre si scava a mani nude. Pare ci siano circa 100 dispersi, mentre non si conosce il numero dei turisti presenti ad Amatrice, dove era in corso il festeggiamento del 50° anniversario dello spaghetto alla amatriciana, e ai soliti turisti estivi si sono uniti tutti coloro che volevano partecipare alla festa.

 

Purtroppo anche l’albergo è venuto giù, coinvolgendo certamente molte persone. Un appello pressante da parte dei soccorritori è quello della richiesta di sangue di tutti i gruppi. Chi è in  grado di farlo, si presenti all’Ospedale De Lellis di Rieti, dalle 8,00 alle 11,00. Un altro appello della Protezione Civuile è quello di non intasare la Salaria, via di percorrenza dei soccorsi, se non per ragioni imprescindibili.

 

Le strade dei vari centri colpiti sono intasate dai detriti causati dal crollo delle abitazioni ad esse prospicienti. Amatrice, Pescara del tronto, Arquata del Tronto e altre frazioni sono rase al suolo. Si scava a mani nude, in attesa di poter far giungere sul luogo dei soccorsi mezzi più potenti. I feriti più gravi vengono trasferiti in elicottero a Rieti o a Roma. La Russia, tramite la sua Ambasciata, ha offerto all’Italia aiuto operativo. Dichiarazioni del papa e del Presidente della Repubblica Mattarella che rientra a Roma da Palermo. Allertate e impiegate tutte le Associazioni di volontariato. Si pregano i volontari ‘spontanei’ di non intervenire se non nel quadro di una organizzazione già codificata, per non creare intralcio. La prima scossa, di magnitudo 6.0, è stata avvertita alle 3,34 da Rimini a Napoli. La seconda, di magnitudo leggermente inferiore, 5.6, anche nella provincia di Viterbo. In totale pare che si siano contate circa una trentina di scosse, di diversa intensità. Si continua a scavare pregando che gli edifici pericolanti che incombono sui soccorritori non crollino improvvisamente, e sperando che non ci siano altre scosse. 




Burkini sì, burkini no

di Roberto Ragone

Siamo alle solite. Agli Italiani piace perdere tempo a discorrere del sesso degli angeli. Anzi, più le notizie sono vuote di contenuto, solo un falso scopo teso a distrarre la nostra attenzione dalle notizie importanti – come, ad esempio, la prossima ‘manovra’ segreta di trentasette miliardi da parte del governo, e che Dio ce la mandi buona – più i media ci si buttano; e più i nostri compatrioti si sentono chiamati a trinciare giudizi, esprimendo una loro personalissima linea di tendenza, condita con argomentazioni le più disparate e colorite: TV docet, con le interviste stradali inserite nei Tiggì per ‘alleggerire’ le notizie da ‘necrogiornale’. Insomma, questo spiega il grande successo del gossip, per dirlo in inglese, o del più nostrano pettegolezzo, e il successo delle riviste ad esso legate, con le notizie che interessano veramente la massa di coloro che poi, ahinoi, dovranno entrare in cabina per mettere una crocetta su di un quadratino, il più delle volte senza una vera e propria informazione. Questo il nostro governo-Renzi lo sa bene, e le notizie importanti, quelle che dovrebbero essere meglio analizzate, sondate e soppesate, ce le passa, con la complicità della Rai, e non solo, in modo che il cittadino ‘comune’ – un termine che appartiene alla politica e non a noi – possa farsi un’idea della faccenda, senza andare a fondo, insomma un piatto pronto e confezionato, come un catering.  Nel dubbio, astieniti, recita un detto. Chi non capisce, o s’interessa di altri argomenti – il calcio è diventato l’oppio dei popoli – non va a votare. Così si creano le correnti astensioniste, quelle che ogni politico, Berlusconi in testa, vorrebbe arruolare nel proprio partito. Per la polemica del burkini, niente di nuovo. Ognuno s’è fatto la sua opinione. C’è chi dice che le islamiche sono padrone di andare in spiaggia come vogliono; c’è chi proibisce, come in Francia, il burkini sulle spiagge; c’è chi, come l’imam che ne ha pubblicato le foto, scoprendo d’un tratto che in Italia abbiamo le suore, dichiara che dopotutto anche loro vanno vestite come se indossassero un burkini, e quindi tutto è lecito. Senza pensare che magari una suora non fa il bagno, o non lo fa vestita a quella maniera. Oggi le suore non sono più come una volta. Hanno seguito le orme dei loro colleghi maschi, che per lo più vanno in giro in clergyman, quando non addirittura in borghese, e li distingui solo dall’eloquio, dal tono della voce, e dalla crocetta sul bavero della giacca. Così, le suore cattoliche, secondo il loro ordine, oggi possono andare in giro con i capelli corti, le scarpe con un tacco basso e massiccio e un sobrio tailleur scuro. Come i preti, appunto. Che poi si rivestano in abito tradizionale – diciamo così – per andare sulla spiaggia e magari tuffarsi nelle onde del mare è quanto meno fantasioso; a parte il fatto che così abbigliate risulterebbe loro impossibile nuotare e molto possibile affogare, e che poi si tratta di religiose, ciò che non sono le islamiche, essendo l’Islam una religione maschilista e riservata ai soli uomini. Vogliamo dire che le islamiche sono osservanti? Certo, indossano quegli indumenti che sono una vera e propria prigione ambulante soltanto per tradizione; a volte per paura d’essere indicate come persone poco serie e molto disponibili. E visto il livello di stupri da parte di ‘immigrati’ di colore, sembra che l’abbigliamento delle nostre donne sia un richiamo al sesso qui e subito. Avere il capo scoperto non significa, in Italia, essere una prostituta da trascinare nel primo cespuglio disponibile.  L’idea del burkini in spiaggia ci disturba. E non perché così non possiamo ammirare le bellezze scoperte di un corpo femminile, ma per una ragione ben più profonda, che non si vuole evidenziare, per motivi accampati di ‘accoglienza’ e ‘integrazione’, gli argomenti preferiti della Boldrini, e non solo i suoi: più che altro di tutti coloro che non vogliono guardare una realtà che è sotto gli occhi di tutti.  Il vero motivo per cui il cosiddetto burkini – termine orribile – ha suscitato tante polemiche è che in presenza di una donna abbigliata in quel modo noi occidentali ci sentiamo violentati. Violentati da presenze di una etnia e di una religione che si sono presentate nella nostra nazione in modo invasivo e prepotente, sconvolgendone gli equilibri e la storia millenaria. Il costume da bagno delle nostre donne, che sia due pezzi o intero, è la summa di una serie di passaggi di civiltà e progresso, attraverso l’evoluzione della concezione del comune senso del pudore. Ciò che oggi è normale, negli anni ’50 era oggetto di contravvenzione. Chi ha i capelli grigi, ricorderà i vigili urbani sotto il sole d’agosto con la divisa, giacca e cravatta abbottonata fino al collo arrancare con le loro scarpe bianche nella sabbia – sempre in coppia – con il metro in mano, per misurare la distanza fra l’ombelico della malcapitata e l’inizio degli slip. Contravvenzione sicura al di sopra di una certa quota, anche se, detto fra noi, elevata a malincuore. Dopo sessant’anni, vediamo questi fantasmi con il capo coperto che impongono la loro presenza sulle spiagge, come i loro uomini ci hanno imposto le loro moschee e a volte la conversione dal cristianesimo all’Islam, ‘religione di pace’. A questo ultimo proposito i pareri sono discordi, e il discorso sarebbe troppo lungo, e non pertinente. Rimane il fatto che le presenze di donne trasformate in tanti Belfagor che si aggirano sulle nostre spiagge sono uno schiaffo alla nostra civiltà, un’ennesima violenza alla società occidentale, cioè esattamente ciò che vogliono essere. Al mare si va per svago, per fare una salutare nuotata e per prendere il sole. Coprirsi fino ai polsi e alle caviglie per gettarsi in acqua per noi non ha senso. Non si tratta di qualche centimetro, o metro di stoffa in più. Questa operazione dimostra una volta di più, che quando si parla di ‘integrazione’, si usano parole vuote, a proposito di un popolo che non ha nessuna intenzione di integrarsi con la società occidentale, anzi. Siamo in Occidente, e chi viene da noi deve adeguarsi ai nostri usi, costumi, e storia, altrimenti, come si predica in Australia, può rifare al contrario la strada che ha fatto per arrivare fin qua. Se vado a casa di un altro, non pretendo di dettar legge, come invece fanno taluni che abbiamo accolto con una filosofia deleteria di falso, o reale, buonismo, e che non si integreranno mai. La prova? L’abbiamo sotto gli occhi da settimane, il burkini.




Droga libera: il nuovo filone commerciale italiano

di Roberto Ragone
 
A proposito della liberalizzazione delle droghe cosiddette ‘leggere’, bisogna dire che anche questo rischia di diventare un referendum all’italiana, con favorevoli e contrari. E come Renzi & Co. ci bombardano sottoponendoci quelli che secondo loro sono i lati positivi della nuova riforma costituzionale, i radicali, da sempre antiproibizionisti, cantano vittoria, rilasciando interviste che evidenziano quelli che per la loro filosofia sono i vantaggi del mercato libero dei cannabonoidi, affiancati in questo dalle solite truppe corazzate che sono mobilitate quando il governo vuole portare a termine un’operazione.

 

L’intervento di Cantone è estemporaneo e inadeguato, non avendo egli alcun titolo per esprimere null’altro che un’opinione personale, come potrebbe fare un qualsiasi cittadino. Ciò che Cantone ha in più, è la visibilità datagli dai media governativi, che si affrettano a gettarsi su di un osso così saporito e pieno di ciccia, per farne una vera e propria campagna a pro del ‘fumo’. E’ semplicistico affermare che liberalizzando il mercato dell’erba si toglierebbero importanti proventi al narcotraffico clandestino. Così, ad occhio, questo ammetterebbe una cosa molto grave, che cioè lo Stato diventerebbe esso stesso spacciatore.

 

L’utilizzo della cannabis a scopi terapeutici è ancora allo studio in diversi Stati del mondo, mentre come principio attivo di diversi farmaci è già adottata negli Stati Uniti, in Canada, in Messico, Regno Unito, in Italia per alcuni farmaci per il recupero delle tossicodipendenze. L’uso medico della cannabis è ormai completamente legale, o quasi, in numerosi Paesi europei, come l’Austria, la Finlandia, la Germania, Israele, Paesi Bassi,  Portogallo e Spagna. Negli USA sia la vendita che l’acquisto della cannabis è reato federale, mentre è legale la produzione per utilizzo personale in 20 Stati e nel District of Columbia. Soddisfatto, quindi, in Europa, l’utilizzo terapeutico – che a quanto pare non ha bisogno di una liberalizzazione del commercio dei cannabinoidi – rimane l’uso destinato allo svago, allo sballo, a quella pratica, insomma, che è già tanto deleteria per i giovani di queste generazioni. Quell’uso, per intenderci, che coinvolge discoteche che aprono a mezzanotte, spaccio di droghe sintetiche e amfetamine e incidenti stradali disastrosi, in cui le vittime sono prevalentemente minorenni. Vite spezzate prematuramente per qualche ora di musica spacca timpani in una confusione totale, con rapporti sessuali consumati frettolosamente nei cessi dei locali, e qualche volta rubati con la famosa ‘droga dello stupro’. Senza voler fare una facile dietrologia, l’orizzonte dei giovani del tanto decantato ‘terzo millennio’ si presenta veramente angosciante. Rimane una serie di grossi punti interrogativi, seguiti da alcune certezze, una delle quali è quella che certamente non si toglierà spazio alle mafie e agli spacciatori, anzi.


Rendere libera la vendita della ‘maria’ renderà meno gravi i reati ad essa connessi, e la migliore promozione per questo sarà proprio il fatto che anche lo Stato la vende. Bisognerà poi vedere in quale modo. In farmacia, con ricetta? Allora torniamo al discorso dei farmaci, già superato. A quale altro titolo sarà venduta? E sarà sotto forma di erba da fumo, o altro? Da studi pubblicati da OSSFAD, l’Osservatorio su fumo, alcol e droga, un Dipartimento dell’Istituto Superiore di Sanità, reparto “Farmacodipendenza, tossicodipendenza e Doping”, conosciamo in modo esauriente e scientifico gli effetti di cannabis, eroina, cocaina e droghe sintetiche – almeno quelle prodotte alla data dello studio, visto che ne vengono realizzate sempre di nuove. Un mito che bisogna subito sfatare è che i cannabinoidi siano droghe ‘leggere’. Hascisc e marijuana non hanno alcunché di ‘leggero’, dato che anche un solo spinello provoca danni irreversibili ai recettori cerebrali delegati a ricevere le endorfine, uno stupefacente naturale che il nostro organismo produce in presenza di qualcosa di piacevole. Endorfine, serotonina e dopamina sono in un certo senso i tre moschettieri della felicità. Se le endorfine sono i neurotrasmettitori che ci aiutano a sopportare il dolore, e che regalano piacere e appagamento, suoi stretti alleati sono la serotonina e la dopamina. La serotonina è l’ormone della felicità per eccellenza, interviene nella regolazione dei ritmi sonno-veglia, nella percezione del dolore, nei diversi aspetti del comportamento – ansia, libido, appetito. I cannabinoidi sono endorfine artificiali, che regalano euforia, felicità, sicurezza in sé stessi, soddisfazione – tutte sensazioni anche soggettive – solo temporaneamente. Provocano ben presto dipendenza e abbassamento della produzione endogena delle endorfine, il che spiega la depressione profonda che assale coloro che cercano di abbandonarne il consumo; oltre a bruciare e progressivamente a ridurre il numero dei sette recettori endorfinici classificati come 5-HT, situati nel sistema nervoso centrale e periferico, sulla membrana cellulare delle cellule nervose e in altri tipi di cellule; una perdita irreparabile e irreversibile. Alla faccia degli sportivi dello spinello del sabato sera!  I recettori della serotonina, come già detto, influenzano vari processi biologici e neurologici, come l’aggressività, l’ansia, l’appetito, la conoscenza, l’apprendimento, la memoria, l’umore, la nausea, il sonno, la termoregolazione. Stati ansiosi, aggressività ingiustificata, mancanza di appetito, difficoltà di apprendimento, problemi di memoria, insonnia, nausee immotivate, eccessive impressioni di freddo o di calore sono solo alcuni dei sintomi dei danni causati dall’uso della cannabis. Quella che si vuole rendere di libera vendita, e, conseguentemente, – altrimenti non avrebbe senso tutto il discorso – di libero consumo. Con l’alibi tutto da confermare che così si toglierebbero grossi proventi al commercio clandestino, portando ad esempio ciò che successe in America ai tempi del proibizionismo. Qui il discorso è diverso. Pur non sottovalutando i danni dell’eccessivo consumo di alcol e di tabacco, andiamo incontro ad una generazione di deficienti, senza conoscenza e senza memoria, con grossi problemi psichici e deriva verso le droghe cosiddette ‘pesanti’, quelle da cui il più delle volte si esce solo a piedi avanti. A chi farà comodo tutto questo? Ce lo chiede l’Europa, come al solito? Oppure in questo caso l’Europa rimane nell’ombra? Altrimenti vorrebbe dire che in Europa sono arrivate anche le lobby del commercio delle droghe, leggere o no che siano.

 

Dove e da chi l’Italia acquisterà le sue partite di droga? A chi ne sarà affidata la distribuzione? Si apre un nuovo filone commerciale, evidentemente monopolizzato dallo Stato e presumibilmente affidato ai soliti noti, come quelli delle macchinette video poker. A proposito delle quali bisogna constatare il fatto  che da sempre in Italia sono stati vietati i casinò, luoghi del gioco d’azzardo, tranne che in poche e molto controllate situazioni, come Venezia, e che oggi, dopo l’avvento degli amici degli amici, si può giocare d’azzardo anche sul web e non solo, con il beneplacito dello Stato, che anzi oggi vorrebbe allargare il proprio campo d’attività al consumo di hascisc e marijuana. Anzi ognuno di noi riceve settimanalmente sul suo indirizzo e-mail accrediti di piccole somme per incominciare a giocare, un altro tipo di droga che non fa meno vittime. Tutto questo rivela uno Stato ed un governo sempre meno interessati alla salute dei cittadini e al loro benessere, e sempre più proteso ad iniziative perniciose e tese ad aumentare i suoi guadagni, dei quali noi non vediamo una beata cippa, dispersi come sono in mille rivoli. Di certo, però, a proposito degli stupefacenti e di ciò che il loro commercio potrà portare nelle casse dello Stato,, non credo che nessuno di noi vorrebbe averne un guadagno sulla pelle dei nostri figli – e nipoti.
 




Vincenza Sicari "fuori" dall'ospedale Mondino: un caso tra vergogna e paradossi

Roberto Ragone

Di Vincenza Sicari, ex maratoneta nelle file dell’Esercito Italiano e ventottesima alla maratona di Pechino, abbiamo già scritto fin da aprile del presente anno, e chi ci segue conosce già tutti i problemi di questa giovane. Vincenza è allettata da circa due anni, senza che nessun medico abbia potuto formulare una diagnosi precisa. Il fatto è che è paralizzata dalla vita in giù, e non riesce più a muovere le gambe, né ad alzarsi dal letto autonomamente. Vincenza Sicari è stata dimessa dall’ospedale Mondino di Pavia, contro la sua volontà, nonostante le sue condizioni di salute. Siamo in un film dell’orrore. Questa non può essere la realtà che noi viviamo tutti i giorni, quella fatta di carità umana, di quella misericordia che s’invoca per i disgraziati che arrivano con i barconi, e  che il Papa predica nel suo Giubileo straordinario. A che serve, a chi serve, a chi è mai servito raccomandarsi alle Istituzioni, quando esse sono composte di persone che si guardano l’ombelico, soltanto protese al proprio vantaggio? Quando chi dovrebbe essere a capo di un Ministero importante come quello della cosiddetta ‘Salute’  in pratica sembra funzionare soltanto in certe circostanze istituzionali, quando si tratta di gestire i rapporti con la gente importante? Quali iniziative ha preso la ministra Lorenzin nei confronti dell’ospedale Mondino, e del caso di Vincenza Sicari? Si limita a credere ai comunicati dei medici che dicono che il caso di Vincenza è un caso psichiatrico, oppure ha deciso di andare a fondo della questione? L’impressione è che la Lorenzin viva un profondo imbarazzo, non sapendo che pesci prendere, perché magari da una parte vorrebbe riuscire a risolvere la situazione, ma dall’altra forse non vuole sbugiardare i medici implicati nella questione. E comunque ignorare Vincenza Sicari e le sue condizioni è la scelta peggiore, in ogni caso. Allora, una piccola riflessione: siamo proprio sicuri che le persone messe a capo di certi organismi siano sufficientemente competenti, visto oltretutto che i Ministeri si assegnano per chiamata – mentre i posti nel pubblico impiego per concorso – seguendo il vantaggio politico del governo in carica? Così può capitare, come succede, che si vada a capo di un Ministero senza averne la necessaria competenza, non avendo forse conseguito una laurea specifica. Personalmente ritengo che alla Sanità – come si diceva una volta – dovrebbe andare una persona con competenze mediche, cosa che, così a memoria, non mi pare di scorgere nel curriculum della ministra Lorenzin. A parte il fatto che qui non di competenze mediche si tratta, ma, appunto, di umanità e di voglia d’intervento per risolvere una situazione di coscienza. Per chi la coscienza la mette in moto. Un medico potrebbe ricordarsi del giuramento d’Ippocrate, quello che lo consegna ad una coscienza professionale che tende al bene del malato, fino all’ultimo. Chi medico non è, e non sarà mai, non ha di queste sollecitazioni. Forse questo potrebbe fare la differenza. Purtroppo in questo disgraziato Paese tutti sono bravi a parlare, e ad andare in televisione, nel grande palcoscenico mediatico che fa pubblicità e da’ visibilità. Quanto ai fatti, è un’altra storia. Allora, bocciata la Lorenzin, a chi ci rivolgeremo? Al Presidente della Repubblica? Al Presidente del Consiglio? Al Papa? Ad un intervento soprannaturale? Quello che sgomenta è la totale indifferenza di certe persone, pur di fronte ad una situazione che è sotto gli occhi di tutti; a parte lo staff medico dell’ospedale Mondino che, fatta una riunione al vertice, ha deciso di dimettere Vincenza Sicari, dichiarando – ma, a quanto pare non per iscritto – che la sua è una questione psichiatrica. Ma allora, perché Vincenza è paralizzata dalla vita in giù? I matti non camminano? E perché, visto che i medici sono così convinti di ciò che dicono,  nessuno finora si è assunto la responsabilità di stilare una diagnosi di disturbi mentali ed una richiesta di ricovero un psichiatria, limitandosi a buttar fuori da un letto d’ospedale una persona che ha bisogno comunque di cure mediche? Siamo in un film dell’orrore. Oggi Vincenza è ospite in una casa privata, e ringraziamo la persona che le ha dato questa possibilità. Ci sono due Italie, una come quella che vediamo a Montecitorio e Palazzo Madama, la ‘Casta’, tutta tesa ad alchimie politiche che sono fine a sé stesse; gente che vive in una bolla avulsa dalla realtà di tutti i giorni; gente che ha tutto a disposizione, lavorando il minimo indispensabile, e alle volte neanche quello; gente che ha tutti i diritti, e i doveri se li sceglie; gente che strepita che non può tirare avanti con appena 5.000 euro al mese, mentre c’è chi stenta a prenderne mille, e deve campare; gente che protesta e fa riscorso al Tar quando le si vogliono limitare ingiustificati privilegi: gente che per un pasto che altrove costerebbe almeno 70 o 80 euro spende al ristorante del Parlamento quanto uno di noi per un cornetto e cappuccino, o per un trancio di pizza al taglio; gente che va a fare la spesa al supermercato con la scorta. Poi c’è gente, invece – l’altra Italia – che accoglie in casa propria una persona completamente estranea, soltanto perché in quel momento ha bisogno di qualcuno che la ospiti, perché non ha dove andare, perché è vittima, da anni, di una delle più grosse e incomprensibili ingiustizie che mai si siano viste sotto il sole. Mentre invece si fa spazio ai migranti, li si accoglie in alberghi a quattro stelle, con vitto, diaria, sigarette e schede telefoniche, con la scelta del menù. Forse Vincenza Sicari dovrebbe rivolgersi al Ministero del Migrante, se ne esistesse uno, visto che quello della Salute è latitante. Buone ferie a tutti i nostri politici, quaranta giorni senza la rottura di scatole di dover andare a Montecitorio e altrove ben due giorni e mezzo alla settimana! Che diamine, un po’ di sole fa bene a tutti, no?




Roma, ondata furti estivi: i carabinieri intensificano i controlli

di Roberto Ragone

ROMA – Nella capitale sono stati intensificati i controlli  per contrastare l’ondata di furti ‘estivi’ commessi solitamente da nomadi e stranieri, come ci tocca di constatare.


Gli ultimi episodi delinquenziali I Carabinieri di Piazza Farnese hanno bloccato due minori, di 14 e 11 anni all’interno di un’abitazione. I Carabinieri della Stazione Roma Macao hanno arrestato due cittadine bosniache di 18 e 14 anni, entrambe con precedenti fuggite all’arrivo del proprietario dell’abitazione in cui erano entrate, in vicolo della Torretta. I militi della Stazione Roma Quirinale hanno arrestato due minorenni, di 14 e 12 anni senza fissa dimora, già con precedenti, con un trolley pieno di oggetti rubati. Il Nucleo Operativo di Piazza Dante ha denunciato in stato di libertà una nomade di soli 11 anni, già abile allo scasso, all’interno di un’abitazione, in cui stava cercando di rubare oggetti preziosi. Un cittadino romeno di 19 anni è stato arrestato dopo aver compiuto un furto in un’abitazione in via dei Polenta, dopo aver forzato un’infisso esterno del secondo piano di una palazzina. Il controllo notturno ha fatto sì che cadessero nella rete due pesci più grossi, due albanesi di 28 e 30 anni, bloccati all’interno di un’abitazione, in possesso di arnesi da scasso.  Riflettendo, possiamo notare alcune caratteristiche di questa malavita.


Stranieri e nomadi, nonostante gli strilli della Boldrini. Sempre più piccoli i ladri, per sfruttare la loro non punibilità. Sempre più piccoli e addestrati, capaci di forzare porte e finestre. Sempre più sfacciata questa delinquenza che il nostro governo si ostina a definire ‘minore’, per cui i reati commessi sono prontamente archiviati, a meno che non siano più gravi, con pene che vanno massimo a cinque anni. Anche in questo caso, il rilascio è immediato, con la denuncia a piede libero. Magistrati in ferie, prescrizioni, possibilità di continuare a rubare, vanificano l’opera pur meritoria dei nostri angeli custodi. Un’altra evidenza si può sottolineare, l’efficacia e la prontezza di intervento delle pattuglie, tutte intervenute in seguito ad una chiamata al 112. Certo i minori non operano da soli, dato che si può facilmente ipotizzare la presenza di un ‘palo’ all’esterno delle abitazioni prese di mira. Una persona che si dilegua immediatamente all’arrivo delle forze dell’ordine. Siamo convinti che comunque questa è la punta dell’iceberg: per un accurato e costante controllo del territorio non si può sempre e soltanto contare sulla prontezza e sull’abnegazione di chi è preposto alla nostra sicurezza.

 

Il rapporto Istat Un rapporto Istat, che non sappiamo quanto sincero, visto che i dati statistici si possono leggere in tanti modi, vorrebbe farci credere che i furti, le rapine e gli omicidi sono in diminuzione. Ben altro ci consegna la cronaca, ed è sotto gli occhi di tutti. Siamo convinti che tanti non denunciano neanche più le intrusioni, convinti che nulla potrà accadere di risolutivo. Come cittadini italiani, e abitanti del Lazio, siamo contenti dell’azione del Carabinieri a Roma, dove certamente i rischi di furti in abitazione sono gravi e diffusi. Ci piacerebbe però, come già abbiamo richiesto da queste colonne, che anche nella provincia di Viterbo fossero intensificati i controlli, visto che abili malandrini riescono a sgusciare fra una presenza e l’altra dei padroni di casa, quando addirittura non li addormentano. Anche qui dobbiamo ringraziare questo governo delle meraviglie, che non più tardi della settimana scorsa si è vantato in sede europea di avere operato consistenti risparmi.


Il depotenziamento di Polizia e Carabineiri e gli stipendi d'oro Purtroppo ciò che Renzi & Co. Chiamano ‘risparmi’ sono soltanto miopi tagli trasversali operati sulla nostra pelle, con riduzioni di stanziamenti a favore, tra l’altro, di Polizia e Carabinieri. Mentre i veri risparmi, quelli che riguardano spese inutili e ridondanti, compresi i rinnovati vitalizi d’oro, sono intatti. Enti inutili, purchè serbatoi di voti, vengono costantemente protetti, quasi fossero sotto l’ala del WWF. Stipendi più che d’oro – non ultimo quello del nuovo direttore generale della Rai Campo dall’Orto, 650.000 euro annui – pensioni assurde, se confrontate con gli importi del 40% dei pensionati – che hanno versato per trenta o quarant’anni nelle casse dell’INPS – che non raggiungono i mille euro, emolumenti ai parlamentari, senza limiti o quasi, e ci fermiamo qui, perché l’elenco sarebbe lungo e noioso.  Tutto questo continua tranquillamente a pesare sulle casse dello Stato, a nostre spese. Abbiamo il governo e il sistema statale più costoso al mondo, e il barbiere di Montecitorio prende quasi più di Barack Obama. Grazie a chi fa il proprio dovere senza guardare ad altro che il nostro beneficio, intervenendo di giorno e di notte per la nostra sicurezza. Certo sono gli unici: gli altri, i politici, sono già in ferie – a nostre spese – nei luoghi più costosi e lussuosi del mondo. Poverini, hanno bisogno di riposare, dopo tutto a Montecitorio, quando sono presenti, lavorano ben due giorni e mezzo alla settimana!




Referendum costituzionale: l'ultima "bufala" alla fiorentina

di Roberto Ragone


Basta fare due conti: se i dati dell’Istat sono reali, e non possiamo dubitarne, se non quando fanno i conti dei nuovi posti di lavoro in confronto all’economia reale e alla deflazione italiana, in Italia ci sono sei milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Cinquecento milioni diviso sei milioni fa, più o meno, ottantatre euro a cranio, cioè il bonus che don Matteo ha già elargito a coloro che poi, per il loro reddito, lo hanno dovuto prontamente restituire sotto forma di imposizione fiscale.

Siamo al voto di scambio, al ricatto morale, ciò che aveva già tentato Berlusconi promettendo mille euro a tutte le pensioni minime se avesse avuto la maggioranza assoluta, il suo miraggio del 51%, inseguito fin dal 1994, ma mai realizzato. Solo che il Berlusca sapeva benissimo che la sua era solo propaganda, e che portare tutte le pensioni ad un minimo di mille euro sarebbe stato troppo costoso. Anche se, per essere sinceri,  questa classe politica che dichiara ad ogni piè sospinto che ‘non ci sono i soldi’, poi li trova quando si tratta di aumentarsi le entrate, mascherate sotto qualsiasi forma. Che siano stipendi, rimborsi spese, gettoni di presenza, rimborsi elettorali, portaborse, uffici, e via così, in questo dimostrando una creatività che bene impiegata potrebbe risolvere ben altri problemi della nazione. La nostra ‘Casta’ dimostra risorse a noi completamente ignote; anche perché quando si tratta di opere pubbliche, la maggior parte delle quali rimangono a metà strada per i soliti inghippi, si parla per lo più di ‘stanziamenti’. Al contrario, il ‘reperimento di fondi’ prelude a qualcosa di più concreto.

In questo caso Renzi vuol farci credere che votando SI’ al famigerato referendum si risparmierebbero 500 milioni di euro, mentre è chiaro a tutti che il Senato continuerà ad avere gli stessi costi, e il risparmio sugli emolumenti ai 95 nominati sarà vanificato dai rimborsi spese per gli spostamenti dalle sedi regionali e cittadine a Roma. I 5 senatori a vita continueranno bellamente ad essere pagati soltanto per pesar sui voti in maniera cruciale, sempre a favore del governo Renzi. Ormai potrebbero anche dirci che il SI’ al referendum farà volare gli asini e cadere la pioggia da sotto in su, tanto nessuno è in grado di contestarlo, tranne gli inascoltati e oscurati dalla Rai comitati per il NO, costituiti da eminenti costituzionalisti, – non da personaggi più o meno noti pescati nello spettacolo e nel palcoscenico della società, come Benigni, che dalla prima ora hanno analizzato nel merito la modifica della Costituzione, bocciandola in toto, e dimostrando, cifre alla mano, che non si risparmierebbe un accidente. Ma le manovre di Renzi e del suo Giglio d’Oro, di cui fa parte anche Campo Dall’Orto, nominato opportunamente direttore generale della Rai, sono riuscite ad oscurare tutti i tanti e autorevoli personaggi, che obiettivamente sono dalla parte del NO. Non ultima la campagna propagandistica sui vari Tiggì, di cui sono stati prontamente sostituiti i direttori di testata, a favore del SI’, con uno spacchettamento mascherato; una spiegazione per il colto e l’inclita che dovrebbe soddisfare tutti, ripetendo le stesse cose che sia Renzi che la Boschi portano in giro per l’Italia. Abbiamo conosciuto Matteo Renzi come rottamatore, e ci faceva anche simpatia, con quel suo piglio guascone mentre proclamava dai palchi di tutta Italia, lui, giovane sindaco di Firenze, che avrebbe rottamato i vecchi politici e la vecchia politica, cosa di cui tutti noi eravamo stufi. In realtà i vecchi politici sono ancora al loro posto, solo un po’ incazzati, e la vecchia politica è ancora in pista, mascherata da nuova politica. Chissà perché, tutti quelli che vanno al potere vogliono ‘cambiare la nazione’: così è stato per Berlusconi, che non c’è riuscito, così è stato per Obama; così è per la Clinton; così è per Trump. E così è per ogni leader, o aspirante tale,  che voglia essere eletto. Fatto sta che gli elettori credono sempre che si tratti di qualcosa di ‘nuovo', sono tutti alla ricerca del ‘nuovo’ purchessia, perché porta voti e invece, dato che poi i personaggi sono sempre quelli, di nuovo non c’è nulla, se non l’ennesima fregatura. Anche la modifica alla Costituzione vorrebbe passare per qualcosa di ‘nuovo’, e c’è qualcuno che ingenuamente, bisogna dire così, dichiara che purchè si cambi, va bene anche quella. In realtà non va bene per niente.

 

La dittatura nascosta "dietro l'angolo" La ‘nuova’ Costituzione assegna poteri illimitati al presidente del Consiglio, non escluso il potere di influire sulle nomine della Corte Costituzionale, quindi avendo in mano il potere reale. Quello che si nega, e che chi teme non vuole vedere, è la svolta autoritaria che ci aspetta dietro l’angolo. Ha ragione Renzi quando dice che i tempi della politica si accorcerebbero: in realtà non ci sarebbe più né Parlamento né opposizione, e quindi ogni decisone sarebbe presa e messa in atto secondo i suoi desideri, con un Senato di nominati, grati per il dono dell’immunità parlamentare e ben lungi dal voler contrastare le decisioni del ‘capo’.  La Costituzione non è una leggina qualsiasi, che si può abrogare con un referendum popolare: una volta che l’abbiamo approvata, ce la dobbiamo tenere e la dobbiamo subire. Perciò pensiamoci bene, prima di votare SI’: forse è il caso di rivedere alcuni tabella e rimandare ad una maggiore riflessione. Dopo tutto la ‘vecchia’ Costituzione, con tutti i suoi difetti, ci ha serviti bene fino ad ora, non buttiamola nel secchio dell’immondizia. E queste promesse ‘populiste’ e demagogiche di elargizioni medioevali, come i 500 milioni ai poveri, analizziamole bene, e non caschiamo per l’ennesima volta nella trappola di chi ha dimostrato solo di saper proclamare, ma non di fare gli interessi della nazione. Dopo e-bay, – qualcuno ricorderà le sette auto blu vendute su Internet, subito sostituite da altre più nuove e costose – le auto blu sono aumentate in tutta Italia, come riporta il quotidiano ‘Il Tempo’ in edicola lo scorso 10 agosto. Vorremmo meno proclami e più fatti, ma soprattutto che i nostri salariati – i politici – svolgessero una politica a favore del popolo che hanno scelto di governare, e non che rincorressero il potere fine a sé stesso, come invece dimostrano. Renzi ha la maggioranza, ma solo in Parlamento, e questa vuole mantenere, con accordi che non ci riguardano e a noi non portano alcun vantaggio. Ricordiamocelo quando promette di donare ai poveri i 500 milioni di risparmio originati dalla nuova Costituzione: intanto bisogna vedere chi sono i poveri, e perchè non li avete soccorsi fino ad oggi, visto che sapete che esistono  e ve ne ricordate solo quando vi fa comodo. Poi bisogna dimostrare come si risparmiano 500 milioni, perché e dove. Ottantatre euro a testa non trasformano un povero in persona benestante, ma questa Costituzione può trasformare un uomo libero in un’altra cosa.
 




LETTERA DI SICARI A LORENZIN

 
 
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: LETTERA DI VINCENZA SICARI AL MINISTRO LORENZIN
 
 
 
 
 
 
Carissima Ministro Lorenzin ,dott. Patacchia dottor Botti dott. Enrique vi scrivo questa lettera perché sia io che milioni  di italiani vogliamo una risposta a questa storia assurda perché ci chiediamo:  ma se ci fosse stato un vostro caro sul letto vi sareste comportati  nello stesso modo????? 
Da  mesi c chiedo il vostro intervento , avere quello che dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini italiani essere curata ,, purtroppo a mio avviso si è cerato un giro vizioso ,   vi passate la palla da un ufficio all'altro , addirittura in questa assurda  vicenda  è stato coinvolto il dott. Daverio  Direttore Sanità della Regione Lombardia  il quale   disattendendo  alle   direttive  ,al contrario  ha preso  iniziative diverse  da quelle  Voi impartite , nonostante le indicazioni da parte    professor  Claudio Mariani – Primario Ospedale  Sacco di Milano che ha inviato  più di una  richiesta di ricovero presso il Policlinico di Milano , diretto dal prof, Bresolin. 
 
Intanto il giuoco continua ed io rischio la vita . Il mio fisico peggiora giorno dopo giorno, rischio la vita evidentemente questo non basta al  Ministro Lorenzin  affinchè intervenga al più presto,  la l’invio  di  un ispettorato medico  che si renda conto   quali le mie condizioni  è diventato solo un sogno.
 
Nelle ultime 24 ore  a seguito di informativa nella quale si preannuncia una visita collegiale alla quale dovrei sottopormi  ,  vi anticipo quello che vi comunicheranno i miei legali nelle prossime ore: 
 io non ho intenzione di sottopormi a nessuna visita tanto meno senza la presenza del professor Claudio Mariani e non prima di essere stata trasferita al Policlinico di Milano presso il Reparto diretto dal Prof. Bresolin .
Tengo inoltre a precisare  che  ieri il Primario ha ricevuto un'altra richiesta di ricovero senza alcun esito  e se una vista Collegiale vuole visitarmi lo potrà fare solo dopo essermi sottoposta ad esami completi e monitorati presso il Policlinico di Milano.
 
Non ho mai capito i  motivi che mi impediscono ad essere sottoposta a nuovi esami clinici, chi ha paura , chi ostacola tutto ciò?
 
Ho notato atteggiamenti superficiali e preoccupanti , opre al telefono , “ le faremo sapere” , la frse che più si rincorre in questa assurda vicenda che mo vede purtroppo prima attrice.
 
Comunque solo una cosa posso assicurarVi, la vicenda sicuramente andrà discussa nelle dovute Sedi penali e civili, ancora ho la forza di andare avanti nonostante le mie condizioni peggiorano  ora dopo ora. Non ho assistenza, buttata  in questo lettino  all’Ospedale Mondino di Pavia –a mio parere  che ha interpretato una parte principale  negli ultimi due mesi di questa assurda storia – 
 
Ritengo informarVi ,  visto i Vostri atteggiamenti ad oggi ,  non soddisfatti , alle  mie richieste   dovreste vegliare  con più attenzione  su questo tipo di situazioni , non firmare una base di ricovero da un vostro Input  prende sempre più le fisionomie di  una bella presa per i fondelli.
 
Se il Policlinico diventa una mera speranza , allora trasferitemi a Roma  presso un Centro  che sia in grado di affrontare un caso come il mio, essendo laziale  sarei anche felice tornare nella mia città!    
 
 Cordiali saluti 
Vincenza Sicari                                  Pavia  11 agosto 2016