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Cronaca

Bologna, operazione “Mondo sepolto”: in via Ugo Bassi la base Bunker dove girava il “nero” dei servizi funebri

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Trenta misure cautelari e di contestuali 43 perquisizioni in direzione di altrettanti indagati. Lunghe e complesse le attività di sequestro disposte dal GIP del Tribunale di Bologna, per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro, che hanno visto colpiti ben 6 assetti societari – con il complesso dei beni mobili ed immobili loro riconducibili (35 unità locali e 75 mezzi) – parte dei patrimoni degli indagati in ragione della stima dei profitti realizzati nel corso delle attività di indagine circa 145.000,00 euro), nonché l’ufficio “bunker”, prescelto dai vertici del “C.I.F.” in un’anonimo palazzo nei pressi della centralissima via Ugo Bassi ed eletto quale base logistica dell’associazione, fulcro delle illecite attività amministrativo/contabili del sodalizio stesso.

Erano le complesse attività di osservazione e pedinamento svolte dagli investigatori dell’Arma a consentire la localizzazione del sito in questione, laddove mai in corso d’opera veniva registrato un esplicito riferimento sul punto da parte degli arrestati, che peraltro strategicamente evitavano di portarsi in zona affidandosi alla raccolta “porta a porta” effettuata da BERTAGNI Patrizia, in movimento quasi sempre a piedi e/o con i mezzi pubblici. E’ infatti proprio qui che la donna ed una sua fidata collaboratrice gestivano in perfetta autonomia le ingentissime somme settimanalmente raccolte presso le ditte consorziate (frutto del “nero” realizzato attraverso le mancate fatturazioni relative ai servizi funebri effettuati nel corso dei giorni antecedenti), provvedendo in tale ambito a tenere una contabilità parallela tanto in relazione alle esigenze di regolare rendicontazione nei confronti dei vertici dell’associazione quanto, nell’immediato, al fine di predisporre le buste con i liquidi finalizzate ad alimentare il processo corruttivo degli incaricati di pubblico servizio infedeli e redistribuire il restante tra gli affiliati.

Si trattava dunque di un flusso di denaro assolutamente rilevante, in continuo movimento, determinante significativi illeciti introiti per tutti, in proporzione a grado e ruolo rivestito. Le attività di perquisizione condotte all’interno delle abitazioni e degli 2 uffici degli indagati (estese anche a cassette di sicurezza e luoghi di deposito bancario) confermavano infatti quanto sopra, consentendo di rinvenire ingentissime somme, perlopiù in contanti, nella disponibilità dei sottonotati:

ARMAROLI Giancarlo: 4.000,00 euro

BENETTI Massimo: 2.600,00 euro

LELLI Lorenzo: 212.000,00 euro

MAZZINI Nadia: 6.000,00 euro

PALLONI Gianluca: 28.000,00 euro

PARISE Giuseppe: 2.000,00 euro

BULTRINI Daniele: 3.200,00 euro

RAMOSCELLI Francesco: 4.700,00 euro

ZAMBONELLI Marco: 3.300,00 euro

ROSSI Maurizio: 7.700,00 euro

BIAGI Massimiliano: 2.700,00 euro

LELLI Romano: 10.700 euro

P.C. cl.’53: 7.800,00 euro

A.S. cl.’80: 29.000,00 euro

E.D. cl.’75: 10.500,00 euro

Anche le perquisizioni condotte all’interno dell’appartamento bunker, base operativadel “C.I.F.” fornivano esito positivo, laddove non soltanto veniva rinvenuto e sequestrato in blocco il materiale documentale riguardante la contabilità parallela ma anche somme contanti, per euro 112.000,00 circa, pronte per essere riciclate e reimmesse in circuito.

Allo stato, dunque, le attività di perquisizione hanno consentito di sequestrare complessivi 440.000,00 euro in contanti, nonché altri 55.000 euro circa in orologi di valore (ad A.S. cl.’80) ed altro materiale (tra oro, monili ed altri beni) tuttora in via di quantificazione e qualificazione sotto il profilo prettamente investigativo.

Quanto alle modalità di occultamento, le stesse sono risultate talvolta anche elaborate; al di là dell’interno di mobili e/o vani dell’abitazione meno utilizzati, anche siti assolutamente originali, ricercati dai succitati per aumentare le condizioni di sicurezza in caso di indesiderate attenzioni. Precauzioni che nella fattispecie non sono bastate.

Attività, quelle in oggetto, rese particolarmente lunghe dalla mole e complessità del materiale rinvenuto e via via sottoposto a sequestro e che, tuttavia, stanno apportando inequivocabili ulteriori riscontri alle acquisizioni investigative raccolte in corso d’opera, confermando ancora una volta il quadro indiziario complessivo.

Le intercettazioni ambientali e video hanno documentato in maniera inequivocabile le varie fasi delle condotte corruttive, consentendo di registrare decine di episodi presso gli uffici di ambedue le camere mortuarie, ove risultavano destinate le mazzette predisposte.

Sistematica infatti la presenza di addetti delle varie agenzie funebri che, previa attivazione degli addetti presso gli ospedali, si portavano sul posto per prendere contatti con i familiari dei defunti e proporre, anche all’interno di quegli uffici (in palese contravvenzione di norme Regionali) le “offerte” del momento. La successiva visita, come documentato dagli allegati estratti video, risultava invece finalizzata al pagamento della prestazione: innumerevoli gli episodi censiti acclaranti le consegne di liquidi da parte di titolari ed addetti delle imprese ai loro referenti di base, con cifre variabili tra i 200 ed i 350 euro (“… lo sai che quando posso ti do di più !…”), tanto “in chiaro” (magari passando le banconote brevi manu o infilandole sotto un passacarte, quanto con le buste predisposte (che poi gli stessi incaricati di pubblico servizio provvedevano a dividere tra loro, in ragione della partecipazione alla specifica aggiudicazione di lavoro). Usi e consuetudini che le indagini emergevano essere assolutamente consolidate e risalenti nel tempo. Lo dimostra tanto la nutrita schiera di soggetti affiliati negli anni, presso entrambi gli ospedali (il che metteva i vertici in condizione di operare con sistematicità, e dunque non soltanto in costanza di turno di lavoro di uno o due addetti “amici” in particolare), ma anche il ricorso sempre meno frequente a linguaggio criptico nel corso delle conversazioni (indice di una grande sicurezza maturata nello specifico ambito) o la mancanza di dialoghi incentrati sul quantum da ricevere per ogni lavoro acquisito piuttosto che finalizzati a prendere appuntamenti volti a corrispondere il dovuto o trattare dettagli. Tutto secondo rodati automatismi.

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Guidonia Montecelio, botte tra ladri e padrone di casa: arrestato topo d’appartamento. E’ caccia al complice

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I Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme hanno arrestato in flagranza di reato un 23enne georgiano, senza fissa dimora e con precedenti, gravemente indiziato del reato di rapina aggravata in concorso.
Lo scorso pomeriggio, a Guidonia Montecelio, località Villanova, due soggetti si sono introdotti in un appartamento di via D’Azeglio, di proprietà di un pensionato, in quel momento in vacanza all’estero. Sul cellulare del figlio dell’uomo, che vive a casa con lui, è arrivato il segnale d’allarme dell’impianto di videosorveglianza.
Il giovane nel visionare il filmato delle telecamere in tempo reale, ha effettivamente notato la presenza di 2 persone che si stavano introducendo nell’abitazione, così ha deciso di precipitarsi a casa, chiedendo aiuto anche ad alcuni amici. Arrivati presso l’abitazione, il figlio del proprietario assieme agli amici hanno notato la coppia vista poco prima nel video dell’impianto di video sorveglianza, allontanarsi con in mano dei borsoni pieni di refurtiva, tra cui orologi e gioielli. Ne è nata una violenta colluttazione, durante la quale uno dei due è riuscito a scappare.
Sul posto sono giunti anche i Carabinieri della Stazione di Tivoli Terme, allertati tramite 112 dal proprietario di casa, che sono riusciti a bloccare definitivamente il 23enne, che è stato arrestato, e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria condotto presso il carcere di Roma Rebibbia, mentre sono ancora in corso le indagini per rintracciare il complice.



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Torvaianica, non si ferma all’alt dei Carabinieri: arrestato dopo un rocambolesco inseguimento

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I Carabinieri della Compagnia di Pomezia hanno arrestato un 41enne romeno, già noto alle forze dell’ordine, gravemente indiziato del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Più nel dettaglio, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile, impegnati in un servizio perlustrativo, nel transitare a Torvajanica sul Lungomare delle Meduse hanno deciso di eseguire un controllo di un’autovettura di grossa cilindrata condotta dal 41enne che viaggiava con a bordo due connazionali. L’uomo, sprovvisto di patente di guida, di documenti d’identità e di assicurazione, si dava improvvisamente alla fuga, dando inizio ad un inseguimento lungo la via Pontina e la via Nettunense, venendo poi bloccato ed arrestato a Campo di Carne.



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1943/1944, “linea Gustav”teatro di feroci combattimenti: Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Provincia di Frosinone

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“Territorio di rilevante importanza strategica, in quanto posto a ridosso della ‘Linea Gustav’ e attraversato dalla via Casilina, maggiore arteria di collegamento tra la Capitale ed il Sud del Paese, dal 10 settembre 1943 fu teatro di una violenta occupazione militare e subì devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e culturale. La popolazione, oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento, sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio”. 1943/1944 – Provincia di Frosinone.
 
È questa la motivazione con la quale stamattina, presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fissato sul gonfalone della Provincia di Frosinone, la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Alla cerimonia di conferimento, dall’alto profilo istituzionale, accolti dal Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano, hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Prefetto di Frosinone Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli. Presenti in sala anche le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci del territorio.
 
A scandire i vari momenti della cerimonia è stata la presentatrice Valeria Altobelli che ha anche letto una testimonianza di Giuseppina Capuano, nata ad Aquino il 19-10-1905 e residente a Piedimonte San Germano in via Petrone, defunta il 16 aprile 2009, tratta dal libro ‘Tra le pieghe della memoria’ di Elena Montanaro.
 
 
IL PRESIDENTE DI STEFANO: “UN TRIBUTO AI NOSTRI VALOROSI CITTADINI”
 
“La Medaglia D’Oro al Merito Civile è un segno tangibile dell’ammirevole coraggio e della straordinaria resilienza dimostrata dalla nostra provincia durante i terribili eventi legati alla seconda guerra mondiale. Le ferite del passato hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro” ha detto il Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano.
 
“Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Il conferimento di questa alta onorificenza su cui ho l’obbligo morale e istituzionale di ringraziare, per l’impegno profuso, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ci insigne di un compito ancora più importante: quello di impegnarci solennemente ad assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate, e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni”, ha aggiunto.
 
“Questa medaglia rappresenta un tributo ai nostri valorosi cittadini, che hanno dimostrato con la loro forza d’animo che la vita e la speranza possono risorgere anche dalle ceneri della distruzione. In questo giorno solenne, giuriamo di onorare il passato, di abbracciare il presente e di costruire un futuro che rifletta la forza e la dignità che ha sempre contraddistinto il nostro territorio” ha concluso il Presidente di Stefano.
 
 
IL SINDACO MASTRANGELI: “LA NOSTRA POPOLAZIONE HA SUBITO L’IMMANE DRAMMA DELLE VIOLENZE”
 
Il primo cittadino della città capoluogo di Provincia ha ripercorso brevemente quei drammatici momenti. “La nostra è stata una popolazione civile che ha vissuto sulla propria pelle anche l’immane dramma delle violenze ad opera dei goumiers francesi su donne, uomini e bambini” ha spiegato in un passaggio il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ricordando le ‘marocchinate’. Inoltre ha anche sottolineato “l’altissimo prezzo pagato dalla Città di Frosinone nel corso del sanguinoso conflitto bellico”. 
 
 
LO STORICO PAOLO MIELI: “NON DIMENTICHIAMO QUANTA DIGNITÀ LE NOSTRE FAMIGLIE ABBIANO AVUTO NEL RESISTERE”
 
Una attenta e puntuale lectio magistralis, quella tenuta dallo storico e giornalista, professor Paolo Mieli, ringraziato più volte dal Ministro e dal Presidente della Provincia per la sua presenza. Mieli ha raccontato delle “violenze subite da questa provincia” e delle “marocchinate”, evidenziando come “far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione”, che “sono il motivo della medaglia”. “Se potessi vivere in un mondo in cui tutti si comportano come si comportarono i cittadini di questo territorio né sarei lieto” ha ancora detto, mettendo in evidenza la dignità e la resistenza del popolo ciociaro e raccomandando di “non dimenticare quanta dignità le nostre famiglie abbiano avuto nel resistete, nel non farsi abbattere”.
 
 
IL MINISTRO PIANTEDOSI: “L’INTERA CIOCIARIA FU, IN VIRTÙ DELLA SUA VALENZA STRATEGICA, PESANTEMENTE SEGNATA E COLPITA”
 
“Sono lieto di poter consegnare questa medaglia alla Provincia di Frosinone – ha detto fra l’altro il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Un importante riconoscimento voluto  a tributo delle ingenti perdite umane, delle immani sofferenze, delle privazioni, dei diffusi fenomeni di distruzione e devastazione che questo territorio ha dovuto patire durante il secondo conflitto mondiale”.
 
“Un conferimento, quello alla Provincia – ha aggiunto il titolare del Viminale in un altro passaggio – a cui tengo particolarmente, nella consapevolezza che l’intera Ciociaria fu, in virtù della sua valenza strategica, pesantemente segnata e colpita nel corso dei tragici eventi bellici”.
 
“Rievocare le pene sofferte dal popolo ciociaro da parte dei nazifascisti, e anche dalla parte di truppe aggregate degli alleati, deve servire a riconoscere il merito di una comunità che, nonostante le immani sofferenze patite, scelse di proiettarsi e credere nel futuro oltre ogni rivendicazione, senza cedere a tentazioni divisive. I ciociari, come il resto degli italiani, compirono enormi sforzi per contribuire, una volta conclusa la tragedia della seconda guerra mondiale, alla rinascita del nostro paese” ha concluso il Ministro dell’Interno.
 
CENNI STORICI
 
La Linea Gustav è stata una linea difensiva tedesca che si estendeva lungo l’Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1943-1944 in risposta all’inasprimento dell’offensiva alleata in Italia, la Linea Gustav era uno dei principali ostacoli che l’Asse doveva superare per avanzare verso il nord e liberare il Paese dall’occupazione tedesca.
 
La linea si estendeva approssimativamente da Pescara sulla costa adriatica fino a Grosseto sulla costa tirrenica, attraversando montagne, fiumi e terreni difficili. Era costituita da una serie di fortificazioni, bunker, trincee, campi minati e ostacoli naturali, progettati per rallentare e bloccare l’avanzata delle forze alleate.
 
La battaglia per superare la Linea Gustav è stata estremamente feroce e ha visto pesanti combattimenti tra le forze tedesche e alleate. Gli Alleati hanno lanciato diverse offensive lungo la linea, tra cui la battaglia di Monte Cassino, una delle più celebri e sanguinose della guerra. Questa battaglia, in particolare, ha coinvolto scontri durissimi e pesanti perdite su entrambi i fronti, con gli Alleati che hanno cercato di sfondare le difese tedesche per avanzare verso Roma e il nord Italia.
 
Nonostante le difficoltà e le perdite, gli Alleati sono riusciti a rompere la Linea Gustav nell’ambito dell’operazione Diadem nel maggio 1944. Questo successo ha permesso loro di avanzare verso Roma, liberata il 4 giugno 1944, e di continuare la loro campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale.
 
L’avanzata alleata per liberare l’Italia dopo aver superato la Linea Gustav ha rappresentato un momento cruciale nella guerra in Europa, portando alla caduta del regime fascista e alla fine dell’occupazione tedesca nel Paese. Tuttavia, la campagna per la liberazione dell’Italia è stata lunga e difficile, e ha comportato ingenti perdite umane e materiali su entrambi i lati.
 
 
 
 
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