Colonna, un borgo pieno di strade dedicate alle donne
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Il Comune ha deciso di cambiare la toponomastica per ben sei vie cittadine e contrastare così la forte disparità di genere
Ci sono storie di donne che hanno contribuito a rendere ricca di valori la società. Vanno ricordate e il fatto che esistano amministrazioni talmente sensibili da intraprendere un percorso virtuoso in questa direzione è qualcosa che dona speranza e desiderio di coltivare ancora quei valori che un tempo erano molto floridi. Ci sono sei strade dedicate alle donne che si sommano alle altre quattro già esistenti . È nel piccolo borgo di Colonna ai Castelli Romani che il Comune ha deciso di cambiare la toponomastica per ben sei vie cittadine e contrastare così la forte disparità di genere che, censimento alla mano, esiste nelle titolazioni.
Da oggi nella cittadina che conta poco più di 4 mila abitanti, troveremo via Rosalia Marazzano, la storica levatrice di Colonna e poi via Rita Atria, la collaboratrice di giustizia che si uccise pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio e via Eunice Kennedy, figlia della famiglia stanutitense Kennedy impegnata nel sociale e nella disabilità e fondatrice di Special Olympics.
Oltre a queste tre grandi donne le cui storie sono ricche di valori, ci sono tre strade che omaggiano tutte le lavoratrici della terra di Colonna, terra ricca di vigneti e di uliveti: via delle Sermentatrici, via delle Scacchiatrici e via delle Legatrici: «Ci alzavamo alle quattro e andavamo nei campi – ha raccontato una donna di 96 anni –oggi i ragazzi che fanno i vandali dovrebbero andarea lavorare in campagna per capire bene il valore della vita».
Sabato alla presentazione di queste sei nuove strade c’è stata una grande partecipazione da parte della comunità colonnese, donne e uomini del territorio che hanno apprezzato: «Ci siamo mossi – ha detto il sindaco Fausto Giuliani – ancor prima che l’Anci esortasse in maniera virtuosa i Comuni a dedicare tre aree a tre donne, una di rilevanza locale, una nazionale e una straniera. Noi questo percorso lo abbiamo già intrapreso diverso tempo fa, oggi abbiamo cambiato la toponomastica di sei strade e possiamo raccontare le storie delle donne che abbiamo scelto».
E l’assessora alla Scuola e Pari Opportunità Valeria De Filippis insieme all’assessora alla Cultura Serena Quaglia hanno aggiunto: «Il nostro percorso teso a colmare il divario di genere – dice – non si esaurisce con questa iniziativa perché intraprenderemo prossimamente un progetto con le scuole per titolare alcune classi alle donne costituenti».
Chi era Rosalia Marazzano? La levatrice del paese che tra il 1950 e il 1975 fece nascere a Colonna 625 bambini e bambine. Oggi la strada a lei intitolata si trova in pieno centro storico, sotto palazzo Colonna e ha sostituito una parte di via Della Madonnella che continua ad esistere. Una donna, tra le prime negli anni ’60 a prendere la patente, costantemente aggiornata e soprattutto empatica con le famiglie e con le donne che ha aiutato a partorire: «dare il nome di una strada alla levatrice del paese – ha detto l’insegnante Rossana Laterza dell’associazione Toponomastica Femminile – significa contribuire a dare una identità a questo luogo. La media di strade intitolate a donne va dal 3 al 5 per cento e sono in prevalenza sante, mentre quelle dedicate agli uomini sono circa il 40 per cento. C’è ancora molta strada da fare».
E poi l’assessora alla Cultura serena Quaglia ha fatto un passaggio su via Via Rita Atria, che si trova nella parte superiore di Colle Sant’Andrea: «È stata una testimone di giustizia – ha detto – che ha 17 anni si è tolta la vitauna settimana dopo che venne ucciso il magistrato Borsellino. Era una donna che ha deciso di mettersi contro la mafia e di credere nella giustizia».
Via Eunice Kennedy prende una parte di via Colle Sant’Andrea di Sopra e un pezzo di via dei Mattei: «Una donna che ha fatto la differenza per le persone con disabilità intellettive – hanno detto l’insegnante Gabriella Giuliani e la responsabile di Special Olympics Silvia Merni – ha coltivato una cultura del rispetto e inclusione che passa anche per una pratica sportiva condivisa».
San Vito Romano, tutto pronto per “Bastarde senza gloria”
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Il 2 aprile ore 17 al Teatro Caesar andrà in scena lo spettacolo di Gianni Quinto con Gegia, Manuela Villa, Valentina Olla, Sabrina Pellegrino, Giulia Perini, Elisabetta Mandalari, Eugenia Bardanzellu. Co-prodotto dall’Ass. Gold e UAO Spettacoli con il contributo del Nuovo IMAIE, l’adattamento e la regia dello spettacolo è di Siddhartha Prestinari
“Bastarde senza gloria” è un testo contemporaneo che affronta tematiche sociali e vede, ancora una volta, delle donne sul ring della vita, combattere per difendere i propri diritti, in un braccio di ferro con i propri dirigenti d’azienda. A causa di insindacabili tagli al personale infatti, viene richiesto loro di nominare una collega da fare fuori. Questo spettacolo, che ha matrici drammatiche, è una commedia che vede l’eterno colpo di fioretto tra dramma e comicità, in un mix agrodolce in cui ridere è l’unica possibilità per sopravvivere. E’ una lente d’ingrandimento sulla paura che, anarchica, compie scelte inaspettate e tira fuori il nero seppia dell’anima: io contro te. La donna in fabbrica: madre, moglie, amante, lesbica o straniera, non smette di essere donna con tutta la sua complessità e fragilità ma indossando sempre la sua fiera ironia. Si scaglia come un felino, ride di sé stessa, ferisce per sbaglio, uccide se necessario ma rinasce come una fenice, anche a costo di perdere.
NOTE DI REGIA
Una nuova sfida. Un racconto tragicomico ricco di battute al vetriolo, in cui ridere e sbeffeggiare i piccoli, grandi drammi che la vita preserva. Sette donne da raccontare nelle loro fragilità e imperfezioni, nei loro cliché e desideri irrealizzabili. Una pausa caffè si trasforma in uno stillicidio di accuse, giudizi, condanne, in una lotta alla sopravvivenza in cui tutto è lecito.
Appuntamenti
2 Aprile SAN VITO ROMANO (RM)
5 Aprile MATELICA (MC)
6 Aprile CHIETI
Dal 13 al 23 Aprile Teatro MANFREDI di Ostia
Dal 25 Aprile al 7 Maggio Teatro 7 di Roma
La rivelazione ipotizzata da Oreste Ruggiero. La madre di Leonardo da Vinci era una schiava dell’Est!
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Il grande Carlo Pedretti, a cui va dato il merito di avere fatto conoscere e amare Leonardo da Vinci dal grande pubblico, e col quale ho avuto l’onore di collaborare e confrontarmi negli ultimi anni della sua vita, mi diceva:
“Se trovi la parola “scoperta” in uno dei miei scritti – e ne aveva scritti davvero tanti – pago quello che credi”.
Questo stava a significare il valore attribuito alla ricerca scientifica, fondata su atti certi e documenti di archivio o testimonianze, che caratterizzava senza flessioni la sua immensa bibliografia su Leonardo.
Alberto Angela con Carlo Pedretti
Si può dire che l’amico Pedretti “tollerava” il mio approccio “intuitivo”, comunque frutto di studi e ricerche seppure non probanti, in quanto ero anche architetto, artista e pertanto in qualche modo “dominato” dalla fantasia e dalla creatività; valori che Pedretti ammirava come qualità e di cui era ricco nello spirito e nelle capacità manuali.
Ma, altrettanto, nel profondo, Carlo Pedretti era affascinato dagli studi di iconologia-iconografia, il metodo che individua oltre la tecnica esecutiva (che spesso annoia gli studenti e il grande pubblico), il significato e il messaggio di un’opera (in cui generosamente mi definì “amico e collega particolarmente preparato”), tanto da scrivere un articolo nel 1994 dal titolo emblematico “l’iconografia, o l’iconologia, una disciplina che è andata eclissandosi durante l’ultimo ventennio”.
Perché dico questo? Perché per anni da chi era vicino a Pedretti, e si reputava suo erede intellettuale (ed erano davvero tanti…) sono stato snobbato perché alla base delle mie ricerche non c’erano documenti “scoperti” in qualche archivio; tanto da indurmi infine a “raccontare” le mie teorie (che venivano definite ‘congetture’, sebbene frutto di studi e confronti, e come tali ignorate dal mondo degli studiosi identificati col metodo scientifico), in forma romanzata.
Oggi mi salta inevitabilmente agli occhi la parola “rivelazione” che accompagna sulla stampa nazionale e internazionale il “romanzo” di Carlo Vecce “Il sorriso di Caterina – La madre di Leonardo” in cui si “scopre e rivela” che la madre di Leonardo, Caterina, era una schiava dei paesi dell’Est, in particolare del Caucaso, rapita da pirati commercianti di schiavi sulle coste del Mar Nero.
Senza nulla togliere a Carlo Vecce come studioso e collaboratore stimato in tanti lavori di Carlo Pedretti, che non è stato citato fra tanti altri nei ringraziamenti in calce al libro, egli basa il suo romanzo su un documento d’archivio in cui il notaio Piero da Vinci, comunemente ritenuto il padre di Leonardo, redigeva l’atto di liberazione dalla schiavitù di Caterina. Da questo ad asserire che quella Caterina fosse la madre di Leonardo e che fosse l’amante (o peggio il sollazzo sessuale come emerge in alcune riviste) del notaio Piero da Vinci, il terreno scivola, nel secondo caso tristemente, dal piano scientifico a quello congetturale.
Allora la parola “rivelazione” per onestà intellettuale dovrebbe essere rivista; ma soprattutto, se siamo nell’ambito della “intuizione”, quella di Carlo Vecce allora non ha la primogenitura.
Perché asserisco questo? Perché la prima ipotesi che la madre di Leonardo dal nome Caterina fosse una schiava risale a Renzo Cianchi, non citato, che in un saggio pubblicato dal figlio Francesco nel 2008, dal titolo inequivocabile “La madre di Leonardo era una schiava?”, ipotizzò questa tesi.
Ma ben oltre10 anni prima del libro di Carlo Vecce, nel 2012, l’ipotesi che la madre di Leonardo fosse una schiava dell’Est, un’ancella del tempio dell’Isola dei Serpenti nel Mar Nero, proveniente ancora da più lontano e rapita da pirati, appartiene al mio libro “La madre di Leonardo – Schiava e dea”. In quel libro, sempre in chiave romanzata ma non del tutto inattendibile, ipotizzo che il padre Piero non fosse il notaio da Vinci, prestatosi alla copertura del più importante personaggio, ma Piero de’Medici, il padre di Lorenzo il Magnifico (del resto anche Cosimo de’Medici, padre di Piero e nonno di Lorenzo de’ Medici ebbe un figlio proprio da una schiava circassa). Andrebbe maggiormente indagata a riguardo la frase, e il suo significato, che Leonardo, abbandonando Roma deluso da Giuliano de’ Medici e da Papa Leone X Medici, scrisse con amarezza: “I medici mi crearono e mi distrussero…”
Ma, se non bastasse, ho ripreso questa ipotesi nel libro del 2017 “Noi siamo Leonardo?” dove in modo ancora più preciso e anticipatore rispetto alla “rivelazione” di Carlo Vecce ipotizzo la provenienza di Caterina, la madre di Leonardo, dal Caucaso.
In entrambi questi volumi non ebbi l’accortezza di citare lo studio di Renzo Cianci, ma si trattava di romanzi puri e non anticipati come “rivelazione” storica, e comunque ebbi modo di scusarmene con la signora Cianchi correndo ai ripari nella mia pubblicazione del 2020 “Il Misticismo di Leonardo da Vinci (uomo senza lettere e fede) dialogo con Carlo Pedretti e altri” dove ripropongo il tema del rapporto formativo fra Leonardo e la madre (la schiava circassa) Caterina.
Perché ho fatto queste precisazioni? Perché quando si sviluppa un romanzo su un tema già scaturito dalla fantasia di altri, magari scrivendolo forse anche meglio e più ricco di particolari, ritengo sia comunque doveroso citare chi ha già trattato l’argomento e il tema che ne costituisce la base o l’essenza creativa: in questo caso che la madre di Leonardo fosse una schiava dell’Est e che avesse avuto, per le sue origini e sapere, una grande influenza, fino ad essere identificata nella Gioconda (come sosteneva Freud) per la grandezza di Leonardo, uomo universale.
Ma soprattutto intendo stavolta, dopo tanti anni di studi, “mettere le mani avanti” per quanto potrà servire…, almeno su altre quattro probabili future “RIVELAZIONI” da parte di altri autori, che elenco di seguito e sulle quali fino ad ora, lo stesso gruppo che ha partecipato al lavoro di Carlo Vecce, ha assunto negli anni uno sprezzante, silenzioso distacco.
Il primo argomento, come scrivo in “L’altro Leonardo – I mostri e la bellezza di Da Vinci” del 2009, è che le principali opere di Leonardo, fra cui La Gioconda e il San Giovanni Battista, se specchiate, contengono al loro interno immagini all’insegna della teoria dell’armonia degli opposti e rispettivamente una Gargoyle (e altro ancora…) e un Bafometto, quali anticipazioni di quelle anamorfosi che, come ricorda Pedretti, Leonardo sviluppò sul finire della vita.
Il secondo argomento è il contenuto del libro “Leonardo da Vinci e il (disegno del) territorio vivente” del 2013, dove sostengo che quel disegno non è una semplice rappresentazione topografica di un paesaggio ma contiene al suo interno un elaborato messaggio frutto di figure nascoste nelle rocce, simile all’antica tecnica cinese, e quindi eseguito, con riflessione e meditazione, in più tempi. Riscontro con soddisfazione che durante il recente restauro dell’opera presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze è emerso che il disegno è stato eseguito in più tempi e con più inchiostri e non è un disegno realizzato, pertanto, durante un viaggio e in pochi minuti come asserivano con determinazione vari studiosi.
Il terzo argomento, è riferito alla scultura dell’Angelo Annunciante di San Gennaro che Carlo Pedretti nel 1999 attribuì al giovane Leonardo da Vinci. Dopo la scomparsa di Pedretti mi occupai come promotore e coordinatore del restauro dell’opera, generosamente finanziato da comuni amici Russi. All’epoca, era il 2019, fui diffidato dal “legare” l’opera al nome di Leonardo in quanto dal restauro avrebbe potuto emerge, tratti in inganno da maldestre ridipinture settecentesche, che la scultura fosse di tale epoca con grande conseguente discredito per l’intuizione “errata” di Pedretti. Andai avanti con la mia convinzione, in linea con quella di Pedretti, ed emerse inequivocabilmente dal magistrale restauro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure che l’opera era quattrocentesca, di ricca finitura ed eseguita da mano esperta e veloce.
L’Angelo annunciante” della Pieve di San Gennaro in Lucchesia
Questo andava a confermare la mia teoria che l’opera potesse appartenere, andando così oltre Pedretti, a Leonardo in età matura, eseguita durante i suoi sopralluoghi a San Gennaro e dintorni per la realizzazione della mappa (oggi a Windsor) funzionale agli studi per la deviazione del fiume Arno fra il 1503-1504.
Successivamente questa tesi, circa l’appartenenza dell’opera a Leonardo adulto, è stata suffragata da una testimonianza di persona la quale, allora giovanissima, ricordava esattamente e dichiarava che negli anni 40’-50’ la mano destra dell’Angelo, non ricostruita dall’Opificio per mancanza di documentazione scientifica riguardo la postura delle dita mancanti, era con l’indice disteso, ‘tipico’ del gesto nell’arte di Leonardo; esattamente come ipotizzavo nel mio libro “Se fosse un indice che è Leonardo” del 2019.
Ma anche desidero anticipare la possibile “futura rivelazione” che l’Angelo Annunciante attribuito a Leonardo appartenga ad un gruppo scultoreo dell’Annunciazione, come ho ipotizzato nel mio libro “L’enigmatica Madonna del Parto di San Gennaro – Una singolare Annunciazione fra Leonardo e Piero della Francesca” del 2021, e come emerse da documenti di archivio del 1646 e del 1933, quest’ultimi da me ritrovati nella Pieve di San Gennaro, assieme al Parroco Don Cyprien Mwiseneza.
Il quarto argomento è il rapporto fra Leonardo da Vinci e la religione. Diceva Carlo Pedretti: «I grandi interpreti del pensiero e dell’indole di Leonardo, che si sono avvicendati negli ultimi centocinquant’anni, hanno sempre evitato di prendere di petto il problema del rapporto di Leonardo e della sua arte con la religione. É un problema abbastanza scomodo, per non dire spinoso…». Qualcosa a riguardo ho detto nel libro “IDEA dopo ‘Li omini grossi’ “, sperando in un mondo che possa andare oltre la grettezza degli uomini “di tristi costumi”, come li definiva Leonardo, cioè senza anima. Uno stato collettivo di frenesia, indolenza e rabbia, esploso violentemente dopo i melensi “cinguettii” e abbracci virtuali durante il periodo pandemico.
Alla fine di questo exursus, consapevole di avere poco promosso il mio lavoro, trascinato sempre da nuove curiosità e dall’impegno anche in altre attività, come la rappresentazione artistica di questi studi, per cui continuo ad essere grato a Pedretti per la sue esaltanti parole a riguardo; spero di poter scongiurare che prossimamente mi possa ancora trovare di fronte a “rivelazioni” circa: 1_opere presenti nella Gioconda e nel San Giovanni Battista in ossequio alla teoria rinascimentale dell’armonia degli opposti; 2_scoperta di figure presenti nelle rocce del disegno del paesaggio di Leonardo del 1473 (a riguardo qualcuno ha “scoperto” recentemente la presenza del volto di un leone al centro del disegno che illustrai anni e anni fa all’Istituto di Cultura dell’Ambasciata italiana di cultura a Vienna; 3_che la scultura dell’Angelo di San Gennaro è di Leonardo da Vinci e soprattutto di Leonardo maturo, come ho ipotizzato; 4_ che è opportuno occuparsi, con conseguente annuncio alla stampa internazionale, del rapporto fra Leonardo e la religione.
Ma ancora di più mi preme, senza nulla togliere alla riconoscenza per chi fa ricerche di archivio, preziose per le successive riflessioni (non dogmi: ai miei studenti ricordavo che spesso il mito è più veritiero della storia), che venga riconosciuto, accompagnato da profondi studi, il valore del metodo intuitivo. A riguardo cito Einstein quando affermava: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”
Desidero terminare dedicando ai passati e futuri “scopritori di idee altrui” quanto di loro scriveva Leonardo da Vinci, definendoli ‘trombetti’ con evidente rammarico e un pizzico di risentimento:
Ma prendo ancora un piccolo spazio per manifestare la preoccupazione che anche nei confronti del mio prossimo libro, che amplia i temi del precedente e uscirà a giorni, dal titolo “Leonardo da Vinci ‘omo’ postmoderno – Il vero volto di Leonardo?” avvenga che qualche “trombetto” possa scoprire, facendo sua l’idea del libro rivisitata, il valore della “filosofia” di Leonardo (non quella comunemente intesa) e quanto essa possa essere oggi utile come una sorta di eredità per il genere umano o antidoto “anti-nichilismo”. Vorrei invece che qualcuno, magari con maggiore merito su quei temi, potesse poi approfondire e migliorare lealmente, o anche criticare, ma con onestà intellettuale, quanto attraverso quell’opera mi prefiggo di dire e raccontare.
Oreste Ruggiero, marzo 2023
Ariccia, la Locanda Martorelli partecipa alle Giornate Nazionali delle Case dei Personaggi Illustri italiani
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Sabato 1 e domenica 2 aprile 2023, la Locanda Martorelli-Museo del Grand Tour di Ariccia partecipa alla seconda edizione delle Giornate Nazionali delle Case dei Personaggi Illustri italiani, patrocinata dal MIC e dall’Icom Italia. Una giornata dedicata ai luoghi che custodiscono la memoria e il lascito dei “Grandi” alla quale parteciperanno ben 114 case museo.
È per celebrare questi luoghi carichi di suggestione che l’Associazione Nazionale Case della Memoria ha deciso di promuovere in tutta Italia la Giornata nazionale delle Case dei personaggi illustri, in programma per il prossimo sabato 1 e domenica 2 aprile. Piccole case o ville storiche, abitazioni o veri e propri musei, residenze stabili o “rifugi” estivi, in cui si respira un’atmosfera diversa, in cui la Storia si mescola con il presente, per mantenere vivo il ricordo di chi, pur non essendo più in vita, ha ancora molto da dire. Tutte unite idealmente per due giorni sotto la stessa insegna: valorizzare la memoria del passato per tramandarla alle nuove generazioni.
“Due giorni di porte aperte per riaccendere l’attenzione sulle tantissime case di personaggi illustri di cui è disseminato il nostro Paese – spiega Adriano Rigoli, presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Un modo per ‘unire le forze’ e dire: noi ci siamo. Quello che da quasi vent’anni anima la nostra associazione è proprio la voglia di non lasciare indietro nessuno, ma anzi fare il più possibile rete per arrivare a un fine comune: che si parli delle case dei ‘Grandi’, per alimentare la voglia di scoprirle e immergersi nella loro atmosfera”.
L’Associazione Nazionale Case della Memoria è in Italia l’unica rete museale di case museo di personaggi illustri a livello nazionale, partecipa alla Conferenza Permanente delle Associazioni Museali Italiane di ICOM Italia ed è “istituzione cooperante” del Programma UNESCO “Memory of the World” (sottocomitato Educazione e Ricerca).
La Locanda Martorelli, di proprietà del Comune di Ariccia – (Roma), è un edificio storico sul corso Garibaldi ad Ariccia ed affaccia sulla Piazza di Corte realizzata nella seconda metà del ‘600 su progetto di Gian Lorenzo Bernini. Nella seconda metà del ‘700 era di proprietà dell’artista Giovan Battista Stazi e a questo periodo risalgono le tempere murarie a carattere storico mitologico opera del pittore polacco Taddeo Kuntze e degli artisti suoi collaboratori. Il pregevole ciclo pittorico si compone di 11 tempere murarie che raccontano la storia dell’antica città di Aricia e dei suoi culti quali Diana e Ippolito.
Il Casino Stazi nell’800 viene acquistata da Antonio Martorelli che la trasforma in un albergo che ha ospitato numerosi artisti quali Massimo D’Azeglio, Nino Costa, William Turner, Camille Corot, Henry Wadswort Longfellow e tanti altri. Dal 2009 il Comune di Ariccia ha affidato il servizio di custodia e visite didattiche all’Associazione Archeoclub Aricino Nemorense aps (iscritta al Registro Unico del Terzo Settore) che ha musealizzato alcuni ambienti con un percorso dedicato al Grand Tour e all’Appia Antica.
“Sono estremamente soddisfatta – ha commentato la consigliera comunale Irene Falcone – per essere riuscita, insieme alla collega Anita Luciano e a tutta l’amministrazione comunale, a portare la Locanda Martorelli all’interno della rete nazionale delle Case Museo. Questi due giorni di visite guidate saranno importanti per continuare quel processo di marketing culturare del territorio che stiamo portando avanti da qualche anno e che sta mettendo Ariccia sempre più al centro dell’area dei Castelli Romani, non solo per le sue eccellenze enogastronomiche ampiamente riconosciute, ma anche per il valore storico, artistico e culturale del proprio territorio”
Pubblicato l’avviso pubblico “Estate Romana 2023-2024”
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La scadenza per presentare le domande di partecipazione è fissata per le ore 12.00 del 5 aprile 2023
È stato pubblicato dal Comune di Roma il bando “Estate Romana 2023-2024”; l’avviso è biennale, con un finanziamento complessivo di 4 milioni di euro, 2 milioni di euro per ogni annualità. È pensato per selezionare proposte culturali (spettacoli dal vivo o altri eventi di natura culturale come, ad esempio, teatro, danza, musica, proiezioni cinematografiche, performance, azioni artistiche, workshop, incontri ecc.) in grado di attirare un pubblico il più ampio possibile e che abbiano carattere diffuso, coinvolgendo i territori di tutti i Municipi di Roma. è richiesta una particolare attenzione alle tematiche ambientali per quanto riguarda gli allestimenti e l’organizzazione, e gli eventi dovranno garantire l’accessibilità a tutti. Dovranno essere a zero plastica tutte le manifestazioni in cui è prevista la somministrazione di alimenti e bevande, ossia questa dovrà avvenire senza uso della plastica ma con materiali riusabili, riciclabili o compostabili.
Quest’anno l’Estate Romana inizierà il 15 giugno e finirà il 15 ottobre. La grande tradizione dell’Estate Romana costituisce una calamita ormai consolidata anche del turismo culturale nella capitale. L’Avviso Pubblico è articolato in tre distinte sezioni, differenziate a seconda della tipologia di luoghi e di eventi:
1. la prima, cui sono destinati 1.500.000 euro, è finalizzata alla selezione di attività culturali (di spettacolo dal vivo o altri eventi di natura culturale, come, ad esempio, teatro, danza, musica, esecuzioni, azioni artistiche, seminari, incontri ecc.) da realizzare in luoghi pubblici o privati della città. I progetti potranno essere finanziati fino a un massimo del 90% della spesa prevista dai proponenti, per un importo non superiore a 38.000 euro. Ogni proposta progettuale potrà prevedere attività accessorie di natura commerciale che occupino fino al 20% della superficie complessiva dell’area in cui si svolgeranno gli eventi. Sono previsti, inoltre, vantaggi economici di altro tipo come, ad esempio: la pubblicizzazione attraverso campagne di comunicazione e informazione multicanale realizzate dall’Amministrazione Comunale, l’accesso a condizioni agevolate alle concessioni di occupazione di suolo pubblico per la parte non commerciale o l’abbattimento dell’importo della polizza assicurativa obbligatoria per il verde.
2. la seconda sezione è destinata alla selezione di attività culturali dello stesso tipo delle precedenti, da realizzare però in luoghi pubblici considerati ad alta attrattività e specificamente individuati dall’amministrazione capitolina (la lista è nel bando); tra questi, a titolo di esempio, vi sono: Villa Ada, Villa Celimontana e i giardini di Castel Sant’Angelo. Per questi eventi non è previsto alcun contributo da parte dell’amministrazione capitolina (solo i vantaggi economici di altro tipo), l’accesso agli eventi potrà essere a pagamento e le attività accessorie di natura commerciale eventualmente previste potranno occupare fino al 40% della superficie complessiva dell’area in cui si svolgeranno gli eventi.
3. Sezione 3: Arene cinematografiche gratuite. Questa sezione – cui sono destinati 500.000 euro – è riservata a coloro che vorranno organizzare proiezioni di film ad accesso libero in aree pubbliche o private, dando priorità alle zone periferiche della città. Questa sezione è pensata per promuovere la cultura del cinema di un pubblico più vasto possibile e incentivare la fruizione degli spazi pubblici in aree non centrali della città. I progetti potranno essere finanziati fino a un massimo del 90% della spesa prevista dai proponenti, per un importo non superiore a 25.000 euro. Anche per questa sezione, come per la prima, le proposte progettuali potranno prevedere attività accessorie di natura commerciale che occupino fino al 20% della superficie complessiva dell’area in cui si svolgeranno gli eventi. Anche in questo caso sono previsti i vantaggi economici di altro tipo.
Per le sezioni 1 e 3 i progetti proposti potranno prevedere lo svolgimento in più luoghi della città anche se potrà esserne indicato uno prevalente; l’intento è quello di arrivare a una programmazione diffusa nei territori di tutti i Municipi cittadini. “Per questo nuovo bando per l’Estate Romana abbiamo voluto aumentare la dotazione finanziaria che, da una media annuale di circa 1,7 milioni di euro negli ultimi anni, è passata a 2 milioni l’anno con questo nuovo avviso; è il segno dall’attenzione della nostra amministrazione per questa importante e ricchissima stagione culturale e per il mondo degli operatori culturali della città – ha dichiarato l’assessore alla Cultura, Miguel Gotor – La scelta di pubblicare un avviso biennale permette, da una parte, di dare agli operatori che vinceranno il giusto respiro, facendo sì che possano pianificare la loro attività nel tempo, e consente nel contempo all’amministrazione di verificare in tempi abbastanza ravvicinati la bontà delle scelte fatte ed eventualmente modificarle nel biennio successivo. Continua poi il nostro impegno, come ad esempio per quanto riguarda la scelta di promuovere sedi delle arene cinematografiche fuori dal centro cittadino, per valorizzare tutte le aree della nostra città, anche quelle più periferiche, valorizzando la vita e la specificità di tutti i quartieri e le zone di Roma”, ha concluso Gotor.
Renato Zero torna in tour: fissati i primi 23 appuntamenti con Sorcini d’Italia
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Il 7 marzo al Mandela Forum di Firenze il primo appuntamento
Zero a zero e palla al centro per Renato Zero che torna in tour per fare anche un po’ i conti con se stesso.
‘Zero a Zero – Una sfida in musica’ è anche il titolo della nuova tournée che porterà in giro il cantautore romano per i palasport di gran parte d’Italia, a partire dal prossimo mese di marzo e con la prima data fissata il 7 al Mandela Forum di Firenze.
Ventitré appuntamenti di musica live già fissati sul calendario, per rimettere a confronto due anime diverse e complementari, Renato da una parte e Zero dall’altra, per tirare, magari, qualche somma.
“Quando fai molto e lo fai con tanta passione – ha spiegato Renato Zero – qualcosa ti sfugge sempre. E’ un po’ come quando a un certo punto della tua vita ti chiedi quanti abbracci in più avresti potuto dare e a cosa sarebbe successo se lo avessi fatto. Per me è il momento di chiudere un po’ di conti e confrontarmi con me stesso, guardarmi dentro e fare i conti anche con quella trasgressione che mi è stata imputata e che ho accettato come abito. Quell’accezione mi ha permesso di guardarmi continuamente dentro e di voler essere sempre credibile”.
La nuova carrellata di concerti, che dopo Firenze, con varie date per ciascuna tappa, sbarcherà nei palazzetti dello sport di Conegliano, Torino, Mantova, Bologna, Pesaro, Milano, Livorno, Eboli e Roma, è anche quella che riporta in scena Renato Zero dopo i concerti-evento dello scorso autunno al Circo Massimo, dove aveva celebrato i 55 anni di attività e, in ritardo, i suoi settant’anni.
“Il mio – ha commentato Zero – è un mestiere che, nella bellezza di essere tanto amato, ti crea anche tanta solitudine. Il mondo non ha sempre luci accese e non sempre è in grado di ascoltarti. Il nome ‘cantante’ può avere un significato brutto. Non voglio essere un cantante ma un interprete di vita, sentimenti, disagi e amicizia. La mia, però, è una solitudine attiva, che mi fa lavorare e che probabilmente ha anche un sindacato tutto suo”.
Per il nuovo tour, la voce di ‘Mi vendo’, ‘I migliori anni della nostra vita’ e tutte le innumerevoli altre, ha annunciato che in programma ci saranno sorprese, momenti inediti e occasioni speciali. “Non anticipo nulla – ha ribadito sibillino Zero – ma in occasione di questo tour succederà qualcosa di importante tra Renato e Zero. Quando abbiamo un ospite a casa ci abituiamo a lui alle sue abitudini, anche se russa, parla o mangia troppo. Poi ad un certo punto ti trovi a un bivio e ti chiedi se ‘sopportarlo’ ancora oppure poterne fare a meno”. In occasione della presentazione del nuovo tour, Renato Zero è tornato anche al Festival di Sanremo appena concluso. “Sono stato interpellato da Amadeus – ha spiegato – che mi ha chiesto se avessi avuto piacere di esserci come ospite. Io venivo dal Circo Massimo e stavo già preparando il nuovo tour.
Semplicemente ho preferito rimandare”. A proposito di Sanremo, il nome di Renato Zero è tornato alle cronache anche quest’anno in occasione di alcune esibizioni accostate al suo modo di fare arte, da sempre. “L’originale vince sempre e mi sono accorto che i miei sosia sono tantissimi – ha scherzato Zero – tanto da diventare un popolo di potenziali elettori. Vorrei che oggi i ragazzi potessero godere di una preparazione adeguata, prima di essere mandati su un palco”.
Sanremo 2023 apre con Mattarella in sala. Sul palco anche Benigni e Morandi
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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà presente stasera in sala all’Ariston per la prima serata del festival di Sanremo. Lo annuncia Amadeus. “Ho il piacere e l’onore di annunciare che per la prima volta nella storia del festival stasera ci sarà il presidente Mattarella”, ha detto Amadeus.
“E’ un segno importante di vicinanza al mondo dello spettacolo”. Avere con noi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è l’occasione per celebrare il 75/o anniversario della Costituzione Italiana e non c’era modo migliore di farlo invitando Roberto Benigni” ha detto Amadeus
“Quest’anno è il 75/o anniversario della Costituzione italiana, e il presidente ha già cominciato a partecipare a iniziative che riguardano questo anniversario, per esempio con il Giorno della Memoria. Ci sembrava giusto, visto che la Costituzione parla di promozione della cultura, un omaggio alla cultura, non solo quella alta, anche se non mi piacciono queste distinzioni, ma anche alla cultura popolare, e sicuramente Sanremo è il festival della cultura popolare” spiega Giovanni Grasso, consigliere per la stampa e la comunicazione del Quirinale, parlando della presenza di Mattarella “sarà accompagnato dalla figlia Laura”.
“Sapevo che Anna Oxa non è stata bene. Credo abbia avuto la febbre, ha preso l’antibiotico per dirla tutta. Il suo timore era quello di stare all’aperto e ieri non faceva proprio caldo”. Lo ha detto Amadeus spiegando l’assenza di ieri di Anna Oxa sul green carpet dell’Ariston, unica assente tra i 28 artisti in gara al festival di Sanremo.
Gianni Morandi questa sera canterà l’inno nazionale al festival di Sanremo. Lo annuncia Amadeus in sala stampa: “Lo apprende in questo momento”, scherza Amadeus. “Lo conosco bene, sono preparato”, la risposta di Morandi.
“Sono molto emozionata e molto onorata di essere qui”. Chiara Ferragni si presenta così alla sua prima uscita pubblica al Festival di Sanremo come co-conduttrice al fianco di Amadeus e di Gianni Morandi. “Non sono una conduttrice, non sono un’attrice: cercherò di portare me stessa e di mettercela tutta. Penso sarà un bello spettacolo”, ha detto l’imprenditrice digitale – che sarà presente anche nella serata finale – nella conferenza stampa del mattino. All’invito di Gianni Morandi a cantare insieme, Ferragni però non ha ceduto: “Ve lo risparmio – ha detto schermendosi -. Se lo sapessi fare, lo avrei già fatto, ma davvero no”. E poi rivolgendosi al direttore artistico: “Grazie Ama di avermi voluta qua”. “L’odio anche quello social fa sempre male, ma è giusto parlarne sempre e non ascoltare le persone che ogni giorno cercano di buttarti odio addosso”. Lo ha detto Chiara Ferragni, e imprenditrice digitale e per l’occasione co-conduttrice del festival di Sanremo. “Passa l’idea che se ti esponi è giusto essere insultato, il mio augurio è riuscire ad andare avanti e non dare attenzione a quelli che troveranno sempre qualcosa da dire”. Anche sugli interventi che lei e le altre co-conduttrici chiamate sul palco dell’Ariston, a partire dalla pallavolista Paola Egonu – vittima di attacchi di haters per le sue origini nigeriane che la sportiva ha reso noti – “ci saranno polemiche e storie, ma l’augurio è che ognuno riesca a portare il suo messaggio ed è la cosa più importante della serata. Non mi sorprende che ci sia così tanto hating, ma Paola ha fatto bene a parlare”.
Giornata della Memoria “Dal filo spinato all’eternità. Storie di donne al tempo dell’Olocausto
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Crispiano celebra il “Giorno della Memoria” con uno spettacolo al Teatro Fusco tutto al femminile carico di umanità. “Dal filo spinato all’Eternità”, questo il titolo dello spettacolo presentato al Teatro Fusco di Taranto, in occasione della “Giornata della Memoria” per raccontare di donne in periodo di olocausto. Grazie alla collaborazione tra i Comuni di Taranto e Crispiano, tra l’Assessorato alla Cultura del Comune di Taranto e quello alla Cultura del Comune di Crispiano e il Direttore Michelangelo Busco, venerdì 27 gennaio al Teatro Comunale Fusco è andato in in scena lo spettacolo tutto al femminile “Dal filo spinato all’eternità. Storie di donne al tempo dell’Olocausto
Tante donne, 24 famiglie crispianesi animate da una passione civica meritevole di riflessione oltre l’evento. Le interpreti rappresentano il comune sentire e interpretare la Memoria di tutta la comunità crispianese. “Dal filo spinato all’Eternità”, infatti è una rappresentazione che vede l’impegno dell’associazione teatrale crispianese CE TTEATRE, che da tempo promuove l’etica civile con messaggi positivi, di speranza e di solidarietà. L’idea di questa rappresentazione scenica nasce da un dovere morale, da un’opera di sensibilizzazione che i registi Martina Lacatena e Luciano De Leonardis, svolgono da diverso tempo insieme alla coreografa Concetta Vitale. Le protagoniste dello spettacolo sul dramma della Shoah sono Agrusta Barbara, Annese Sofia, Bonino Gabriella, Capuzzimati Giulia, Caramia Valentina, Carbotti Maria Rosaria, Carnazza Cristina, Colucci Rosa, Convertini Anna, De Benedettis Mariella, Del Giudice Tiziana, Fedele Dora, Fedele Doretta, Fumarola Gaia, Greco Antonietta, Internò Francesca, Lacatena Carmen, Larocca Dolores, Larocca Mary, Luccarelli Giovanna, Scatigna Nada, Scialpi Valeria, Serio Liliana, Stallo Graziana, Tagliente Laura, Torsello Marina. Ci sono anche Marangi Lorenzo, Liuzzi Gianvito, Macchitella Davide, Paciulli Antonio. Non sono attrici di professione, sono promotrici della cultura condivisa del rispetto appartenenti a varie categorie sociali animate dalla stessa passione civile che intende comunicare con uno sguardo rivolto alle future generazioni. Sono madri, sorelle, figlie, giovani donne, che mettono a disposizione il loro tempo e il loro dolore perché il messaggio arrivi forte soprattutto alle giovani generazioni, lontanissime ormai da quegli eventi. Sono cittadine virtuose, buone educatrici che descrivono il dolore con una rappresentazione viva e toccante della sofferenza vissuta all’interno del campo di concentramento. Lo spettacolo è stato preceduto dalla presentazione dell’assessore alla cultura del comune di Taranto Fabiano Marti e dai saluti del sindaco di Crispiano Luca Lopomo. Presenti anche l’Assessore alla Cultura della città delle cento masserie Aurora Bagnalasta e del Prefetto Francesco Tagliente particolarmente interessato allo rappresentazione scenica della Shoah anche come delegato alle relazioni istituzionali dell’ANCRI Tagliente nella mattinata aveva partecipato alle celebrazioni della Giornata della Memoria in Prefettura di Taranto e del Comune di Crispiano con l’intitolazione di una via pubblica al concittadino soldato Vito Castronuovo vittima della follia nazista deportato nel campo di Sarreguemines (Lorena), dove trovò la morte il 5 luglio 1944, a soli 37 anni, per insufficienza cardiaca, edema polmonare a seguito di denutrizione.
TorinoFilmLab alla Berlinale 2023: film, registi ed eventi industry dalla serialità all’audience design
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Il TorinoFilmLab inizia il 2023 facendo tappa a Berlino non solo grazie a film sviluppati nel laboratorio internazionale del Museo Nazionale del Cinema di Torino e pronti a debuttare alla 73ma Berlinale (16 – 26 febbraio, ma anche a workshop ed eventi che richiameranno il gotha dell’industria audiovisiva mondiale.
Tra le 18 eclettiche opere internazionali selezionate per il Concorso Ufficiale, ritroviamo il regista sudafricano John Trengove – che ha esordito proprio al TFL partecipando al percorso di sviluppo FeatureLab con il suo primo lungo, The Wound (2017) – con il suo nuovo film MANODROME.
La competizione riservata a opere audaci e innovative ENCOUNTERS accoglie FAMILY TIME (Mummola) film di debutto della regista finlandese Tia Kouvo, sviluppato nel 2021 grazie al percorso del TFL ‘FeatureLab’ e vincitore del TFL Production Award del medesimo anno (€ 40.000) e del Green Filming Award col quale ha ottenuto la certificazione Green Film della Trentino Film Commission. Il film – divertente e acuta analisi sulle relazioni familiari, su come cerchiamo di trovare una connessione, ma non sempre ci riusciamo – è una coproduzione tra la finlandese Aamu Film Company (produttrice del caso di successo Scompartimento n. 6 di Juho Kuosmanen) e la svedese Vilda Bomben Film AB.
Nella sezione PANORAMA THE QUIET MIGRATION, opera prima della regista danese Malene Choi che ha partecipato a TFL ScriptLab 2019, ruota attorno al diciannovenne a Carl, che vive nella tranquilla campagna danese con i genitori adottivi, ma inizia a sentire l’attrazione della nativa Corea del Sud e si avvicina rapidamente il giorno in cui dovrà scegliere. Dal TFL a Berlino anche il film italiano LA PROPRIETÀ DEI METALLI, opera prima di Antonio Bigini inclusa nella sezione GENERATION KPLUS, e che ha preso parte al workshop per produttori italiani Up&Coming 2020. Ambientato in un villaggio italiano, dove si dice che il piccolo Pietro abbia poteri psicocinetici, è un tenero ritratto della giovinezza e un’allegoria della scienza con le sue forze invisibili. Infine, nella sezione BERLINALE FORUM, MAMMALIA del rumeno Sebastian Mihăilescu – sviluppato nel workshop intensivo TFL Extended del 2018 – che con il suo cinema narrativo sperimentale gioca con i miti, i ruoli di genere e l’horror.
Il TorinoFilmLab sarà inoltre presente a EFM – European Film Market con eventi legati all’audience e alla serialità: dal workshop TFL Extended Audience Design organizzato in collaborazione con World Cinema Fund, al Audience Design Think Thank che coinvolgerà professionisti del cinema per discutere di sfide e prospettive di un panorama distributivo costantemente in mutazione, focalizzandosi sulla centralità dell’audience a partire dalle primissime fasi di realizzazione di un prodotto audiovisivo.
Infine, la prima edizione di SeriesLab Talents – percorso iniziato a giugno 2022 che ha selezionato 5 promettenti sceneggiatori provenienti da 5 diversi paesi – Italia, Inghilterra, Polonia, Germania e Spagna – e li ha formati all’interno di una writers’ room per lanciarli nel mercato della serialità mondiale, si concluderà con una presentazione dei 5 talent nell’evento Only Writers In The Building ospitato da Berlinale Series Market e organizzato da TFL e MIDPOINT Institute in collaborazione con EAVE e ATC.
Il TorinoFilmLab è organizzato dal Museo Nazionale del Cinema con il supporto di MiC – Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Città di Torino e Creative Europe – sottoprogramma MEDIA dell’Unione Europea.
Rocca Priora, si apre la Festa di Sant’Antonio Abate
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172° Festa di Sant’Antonio Abate. La benedizione degli animali in piazza, il paese in festa al ritmo della banda che attraversa strade e i vicoli, la distribuzione del pane benedetto, i carri, il formaggio Scottone caldo servito in ciotola e lo spirito di accoglienza che caratterizza da sempre il paese più alto dei Castelli Romani. Festa di Sant’Antonio Abate in edizione speciale quest’anno a Rocca Priora: a organizzare la 172° celebrazione della festa più antica la Confraternita di Sant’Antonio Abate col patrocinio del Comune.
Dalle tradizioni alla promozione del territorio, delle sue bellezze e dei prodotti tipici. Martedì 17 gennaio il via ai festeggiamenti, proseguirà il 21 con il pellegrinaggio alla cappella di via Savelli dedicata al Santo e si chiuderà domenica 22 gennaio con un’intensa mattinata di antichi riti abbinati alla 23esima Festa dello Scottone, una specialità casearia di Rocca Priora prodotta con il latte di pecora genuino degli allevamenti locali.
“Le tradizioni che si rinnovano rafforzano l’identità di un borgo antico come il nostro – spiega la Sindaca, Anna Gentili – ma diventano anche l’occasione per la promozione dei prodotti che hanno sempre caratterizzato il territorio legati strettamente alla natura. E’ il concetto di tutto ciò che è genuino: inalterato negli elementi costitutivi originali, autentico e schietto”. “Ringraziamo – aggiunge la Sindaca – la Confraternita di Sant’Antonio Abate che, dopo lo stop forzato della pandemia, ha fortemente voluto il ritorno di questo evento amato da tutta la popolazione”.
Firenze, Vain debutta a Pitti Uomo
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Il fenomeno della moda finlandese VAIN, di Jimi Vain, ha lanciato la sua collezione di debutto autunno inverno 2023 a Pitti Uomo 103: il precedente progetto di prodotti con materiali di riciclo, in collaborazione con Mcdonald’s, ha raggiunto oltre 200 milioni di visualizzazioni sui social media, rendendo VAIN il marchio di moda più discusso del momento. Il debutto e festa annessa si è svolto a palazzo Pucci a Firenze.
Nella collezione di debutto AW23, VAIN guarda indietro ai primi anni Duemila nella Finlandia rurale, il tempo e il luogo prima che Internet e i social media dominassero tutto. Il tempo in cui la musica, i film, i poster e i videogiochi e i fratelli maggiori erano fonte di ispirazione e informazioni. Il mondo è stato filtrato attraverso i fratelli maggiori. Allora era qualcosa di piccolo, ora è sempre tutto contemporaneamente. VAIN (“solo” in finlandese) è un progetto di design interdisciplinare, lanciato dall’artista e direttore creativo Jimi Vain (nato nel 1998) e dal CEO Roope Reinola (anche lui del 1998), che nel suo breve arco di esistenza ha raccolto un’attenzione di culto seguendo vari progetti virali.
”Da ragazzino cresciuto nei primi anni 2000 in Finlandia, le informazioni non erano facilmente accessibili rispetto ai giorni nostri. Il mio primo contatto con la cultura pop globale, l’arte e la musica è stato molto filtrato da ciò che i miei fratelli maggiori erano in se stessi.” dichiara Jimi. “Ora siamo i ragazzi di Internet. Costruiamo il nostro marchio e la nostra visione in questa giungla digitale, dove tutto è ovunque, senza sosta. Ricordare quegli anni precedenti, che i miei fratelli hanno influenzato così pesantemente, sembra ancora più prezioso ora”. La sua collezione riflette le esperienze personali del Direttore Creativo Jimi, della sua crescita in campagna. Diversi generi musicali e le loro sottoculture circostanti lo hanno affascinato. Era particolarmente attratto dall’estetica della cultura rap, metal e nu-metal. Le sue principali influenze sono derivate da Jonathan Davis e Slipknot, che sono anche i principali riferimenti e motivi dietro la collezione FW23 di VAIN. La collezione comprende prodotti in pelle e denim. L’estetica generale può generalmente essere descritta come gotica, ma elegante. Colori scuri, materiali metallici e silhouette forti si uniscono come un’ode all’atmosfera desolata e cupa della Finlandia rurale.“In fin dei conti, sono un romantico nel cuore. VAIN e la nostra collezione AW23 parlano di amore. Della musica che amo, dell’arte e della cultura che amo e delle persone che amo. C’è tutto nel mio lavoro”, dice Jimi.
La presentazione a Palazzo Pucci, in Firenze, ha incluso anche artisti e musicisti finlandesi giovani e emergenti. Ha anche elementi della continuazione della collaborazione di VAIN con McDonald’s, che è diventata virale nel novembre 2022. VAIN ha disegnato 13 modelli dal vecchio abbigliamento da lavoro di McDonald’s in questa collaborazione, modelli che sono stati successivamente distribuiti ai dipendenti finlandesi di McDonald’s tramite una lotteria. Nella collezione AW23, VAIN continuerà a utilizzare materiali riciclati.