Anna Mazzamauro: la "Signorina Silvani" incanta Marsala

di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Taglio del nastro per l’Associazione Culturale “Baluardo Velasco” che ha dato il via alla nuova rassegna “BaluArte 2016-2017” presso la splendida cornice del Teatro Comunale “E.Sollima” di Marsala. Un piccolo Teatro nascosto tra le vie della città che assume la forma di uno scrigno perduto nel tempo attraverso il quale sfilano forme d’arte che danno concretezza ad una società che troppo spesso tende a non valorizzare abbastanza il progresso culturale. La rassegna si è aperta con lo spettacolo teatrale “Nuda e Cruda” dell’attrice italiana Anna Mazzamauro.
 
Uno spettacolo scritto da lei, con musiche originali di Amedeo Minghi e con la regia di Livio Galassi. Un pubblico che ha percepito sin da subito lo spessore  di quello che sarebbe stato un dolce ricordo di goliardici momenti di ilarità condivisa attraverso racconti e aneddoti e gli abiti di scena presenti sul palco hanno destato ulteriore curiosità tra i presenti in sala, uno su tutti era proprio l’abito rosso che indossava la Signorina Silvani nel film “Fantozzi – Il Ritorno” del 1996. Dopo una presentazione della rassegna con tutti i soci dell’Associazione sul palco, l’attrice ha fatto il suo ingresso sul palco con in dosso un’elegantissimo abito nero con dei brillanti al centro e la sempre folta capigliatura rossa.
 
Ha iniziato subito a parlare ironicamente di se stessa, mettendo a nudo quella che è stata la sua vita artistica e privata, facendo un chiaro raffronto con il mondo  cinematografico che predilige una bellezza ostentata mentre lei, ironicamente, ha messo a nudo quella che ha definito “bruttezza” che l’ha contraddistinta ma che allo stesso tempo ha portato in auge un carattere e un carisma che negli anni ha creato una netta linea separatista tra le sue colleghe siliconate e gonfie di plastica e la sua sana, pura e naturale attitudine del gusto del vero e della maturità fatta di rughe che raccontano un vissuto sincero e senza troppi giri di parole. La "Signorina Silvani" si è spogliata della sua maschera artistica nota ai più e  ha messo a nudo il proprio io di donna e di artista attraverso quelli che sono stati gli aneddoti relativi alle prime pellicole girate con il celebre “Fantozzi” che l’hanno fatta diventare un’icona all’interno di un contesto sociale in cui la stessa Silvani rappresentava l’elemento cardine di cambiamento e gli impiegati sottoposto al padrone invece rappresentavano lo stereotipo di una società oggetto di sudditanza fisica e psicologica dove il rispetto verso il prossimo rappresentava un tabù. Proprio di tabù ha parlato la Mazzamauro, abbattendo con la sua solita leggiadria il sesso in ogni sua forma e scardinando quelli che sono i principi fondamentali che hanno reso questo piacere un tabù.
 
Uno spettacolo unico e armonico che con uniformità e compattezza ha abbracciato tanti temi con un dinamismo solido e circoscritto nell’essenza dell’essere umano e nella voglia di raccontare se stessi. Dalle risate alle profonde riflessioni attraverso le poesie e i racconti del terribile e toccante argomento che riguarda la violenza sulle donne, con un simbolico gesto di una scarpa col tacco gettata per terra e la voglia di evidenziare quanto sia importante l’amore in ogni sua forma e quanto sia ingiusto per una donna subite e dover desistere ad un amore che attanaglia e distrugge in piacere trasformandolo in dolore. Lo spettacolo è stato accompagnato da intermezzi musicali in cui la Mazzamauro ha cantato e decantato soavi e inebrianti melodie. Un pubblico sempre presente e partecipe ad ogni dinamismo proposto dall’attrice che a seguito di tematiche delicate e complesse ha voluto riacquistare il suo solido e ben evidente elemento comico che l’ha sempre contraddistinta, raggiungendo il pubblico e intrattenendolo con battute di spirito. La città di Marsala ha finalmente accolto uno spettacolo di notevole spessore culturale in un periodo in cui regna un’atarassia quasi totale.  Il “Baluardo Velasco” ha portato in scena uno spettacolo di altissimo spessore culturale, evidenziando  quelli che sono gli elementi oggettivi che danno prova che nella società odierna è ancora troppo presto per parlare di sconfitta culturale e la presenza di un pubblico eterogeneo ha dato prova ancora una volta che una speranza ancora c’è. 



Al via la serie "La mafia uccide solo d'estate"

di Paolino Canzoneri

Prende il via stasera in prima serata nella TV di Stato il primo di una lunga serie di episodi di "La mafia uccide solo d'estate" (La serie). Cavalcando l'onda dei consensi della critica e del pubblico per il film dallo stesso titolo del 2015, il regista e attore palermitano Pierfrancesco Di Liberto in arte Pif riprende quanto egregiamente raccontato nel suo film per contestualizzare in una nuova serie televisiva diretta da Luca Ribuoli un suo modo di raccontare la mafia degli anni 80/90 con una miscela di umorismo e di "sfottò" ispirandosi forse alle prese in giro e sberleffi radiofonici di Peppino Impastato che nel 1978 pagò con la vita l'aver deriso un pericoloso boss del paese di Cinisi. Pif racconta dietro la sua reale personalità di ragazzo perennemente triste, imbrociato e anche un po "imbranato" la sua gioventù a contatto con una città difficile come Palermo piena di contraddizioni che da sempre ha dovuto convivere con la mafia ma che in quel periodo subiva un attacco efferato e sanguinoso da altre famiglie mafiose di Corleone. Il tutto condito con una sorta di ironia che strappa sorrisi amari e che sucita una certa tenerezza specie nel volto e negli occhi del protagonista, lo stesso Pif, che suo malgrado si ritrova costretto a barcamenarsi in cotanta penosa follia per poter andare avanti e per coronare una sua storia d'amore forse l'unico elemento positivo, l'unica via di salvezza quale messaggio positivo e assoluto, unica cura in grado di guarirci da qualsiasi male. La serie prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli racconta invece sulla stessa linea, la vita della famiglia Giammaresi partendo proprio dal piccolo Salvatore che crescendo anch'egli vivrà esperienze più o meno piacevoli che lo accompagneranno nel corso della sua vita. La voce di Pif narra la storia e la serie vanta la presenza di attori di alto calibro come Claudio Gioè, Anna Foglietta, Francesco Scianna, Valentina D'Agostino e Nino Frassica nell'inedito ruolo di un parroco un po fuori da certi schemi tradizionali. Non c'è dubbio che sollevare l'atavico problema della mafia è sempre "buona cosa" ed è altrettanto doveroso farlo utilizzando ogni contesto ma è palesemente vero quanto il sorriso amaro spesso giochi un ruolo forse un po estremo e poco garbato specie se si raffigura in modo "comico" tragedie e spine nel cuore che ogni siciliano non riuscirà mai a levarsi di dosso. Fa sempre bene ricordare sempre e conservare la memoria dei tremendi lutti che la mafia ha inflitto negli anni ma spesso ci si chiede quanto sia giusto contestualizzarli in scene dal sapore comico in controtendenza a fatti sanguinari che di comico hanno ben poco o proprio niente. Ci sono forse sacre immagini che non dovrebbero essere violate? Vige forse un rispetto che impone il ricordo profondo e composto scevro forse da qualsiasi altra implicazione o manifestazione? oppure è sempre lecito e giusto raccontare sciagure, eventi, modi di pensare e mentalità anche se teatralizzati in scene comiche per strappare sorrisi amari per una Italia da sempre collusa con la criminalità organizzata? Difficile che si possa trattare di una speculazione su fatti di cronaca e storia serviti in "salsa comica" per raggiungere uno share alto nei dati auditel e sicuramente non sarà cosi ma il sorriso è leggerezza, lieve spessore, il sorriso rischia di alleggerire il problema portando alla lunga ad accettarne l'assuefazione naturale e questo non deve mai accadere. 




Marsala: riparte la stagione del Baluardo Velasco. Spettacolo e intrattenimento

 
di Angelo Barraco
 
Marsala (TP) – Riparte la Stagione del Baluardo Velasco, uno spazio culturale nella città di Marsala in cui si svolgono spettacoli di musica, teatro, serate sperimentali e tradizioni popolari.

La stagione si aprirà domenica 20 novembre con l’attrice Anna Mazzamauro che taglierà il nastro della “Baluarte 2016-217” una rassegna culturale che illumina la Città lilybetana. La famosa “Signorina Silvani” dei rinomati film di Fantozzi si esibirà con lo spettacolo “Nuda e Cruda” alle ore 18. Una rassegna che proseguirà anche nei mesi successivi poiché il 30 aprile il regista David Riondino,  il jazzista Luigi Cinque e Patrizio Fariselli degli Area proporranno i racconti del drammaturgo marsalese Claudio Forti. Verrà inoltre portato in scena lo splendido capolavoro di Pirandello “Uno, Nessuno, Centomila” da Giuseppe Pambieri; ma lo spettacolo degli Area non è finito poiché i suoni del Mediterraneo prenderanno vita grazie ad Ares Tavolazzi, bassista degli Area e di Guccini, con il chitarrista Marco Poeta, il percussionista Roberto Chiga. Tornano al Baluardo anche Marco Cavallaro e Sandro Dieli, inoltre Davide Dolores racconterà dell’Omu Cani e il “Novecento” di Baricco verrà accompagnato dalla performance danzante di Donatella Barbagallo. Ci sarà inoltre Mariano Rigillo, eccellenza del teatro napoletano insieme ad Anna Teresa Rossini con “Parole d’Amore”. Ma non vi sarà soltanto il teatro poiché “Baluarte 2016-2017” è impregnato come non mai di musica e vi sarà l’esibizione degli Archibugi String Trio che faranno immergere gli ascoltatori tra le meravigliose note dei Led Zeppelin, vi sarà Marco Corrao che graffierà che pareti sonore con il blues e Stefano Barotti che farà emergere la sua energia e raffinatezza. Illustri eccellenze della città si esibiranno in questa tanto attesa manifestazione, come la cantante jazz Roberta Genna, Irene Gambino con la tradizione popolare, Paolo Passalacqua in quartetto con Anna Ilaria e una “speciale serata Velasco” con Lilybeum Jazz Trio. Vi saranno tre serate sperimentali, le letture “europeane” discusse con il fisico Ignazio Licata e la musica elettronica di Alfredo Giammanco; il “contrabbasso parlante” di Lelio Giannetto; e le “lezioni” di Tango della compagnia “Encuentro”. La stagione del Baluardo si chiude il 7 maggio con la compagnia Teatron, sotto la direzione di Salvo Ciaramidaro. Gli spettacoli si terranno, oltre che al Baluardo sito in via Frisella, 27, a Marsala, anche al Teatro Comunale “E. Sollima” e presso la Cantina Caruso e Minini. 

Baluardo Velasco è un’Associazione culturale che vuole tracciare un segnale forte all’interno di una società che rema contro una crescita che concretamente arranca ad avvenire. Il “Baluardo Velasco – Espacio teatral” non gode di alcun contributo pubblico ma nasce dall’impegno di quattro soci e dal contributo di sponsor privati. Il suo nome deriva da un antico bastione della città di Marsala edificato dagli spagnoli nel XVI secolo. Una roccaforte che per anni rimase coperta dall’oblio e dall’indifferenza e solo negli anni 90 vide una degna valorizzazione. L’Associazione ha scelto proprio questo nome e questa storia per lanciare un segnale forte alla città e voler comunicare ai cittadini che concretamente esiste una realtà che punta alla qualità e alla cultura. Baluardo Velasco è aperto alla musica, al teatro, alla fotografia, alle mostre, alla pittura, alla scultura e a qualsiasi forma d’arte che porta all’interazione e alla fruizione delle espressioni artistiche tra i cittadini. 



Radiosservatore: intervista ai Niodel

Redazione
 
Giovedì 3 novembre si è tenuto il ventiduesimo appuntamento di RADIOSSERVATORE ormai giunto alla sua seconda stagione, ovvero L’Osservatore D’Italia  in radio, precisamente su CBP-Radio Activity. Un appuntamento settimanale che accompagna i lettori e i radioascoltatori dalle ore 22.00 in poi con approfondimenti in merito a notizie de L'Osservatore D'Italia.
 
Le notizie vengono approfondite da Angelo Barraco (corrispondente de L’Osservatore D’Italia in Sicilia) affiancato ogni giovedì dal fondatore di Radio Activity, Federico Salluzzo e da Francesco Zingale e con la collaborazione di Paolino Canzoneri. La nuova stagione di RADIOSSERVATORE tocca le arti e la cultura a 360° e in questa nuova puntata sono stati intervistati i Niodel, band proveniente direttamente dalla scuderia Nostress Netlabel, italiani ma ormai stabilizzati a Berlino dove hanno messo le loro radici a seguito di un percorso di studio musicale fatto al conservatorio in Italia. Il combo costituito da basso e batteria suona un jazz che incrocia nel suo percorso direzionale sonoro la vastissima sperimentazione sonora che offre il mondo dell’elettronica, creando sonorità uniche e psichedeliche. Nel corso dell’intervista hanno raccontato la nascita della band, l’evoluzione e l’approccio al genere e hanno parlato di quelli che sono i progetti futuri di un gruppo che a Berlino sta già facendo parlare di se. 



Pico

di Andrea Barbi

GIOVANNI PICO DELLA MIRANDOLA

Giovanni nacque a Mirandola, presso Modena, il figlio più giovane di GianFrancesco I, Signore di Mirandola e Conte della Concordia(1415-1467), e sua moglie Giulia, figlia di Feltrino Boiardo, Conte di Scandiano.[1] La famiglia aveva a lungo abitato il Castello di Mirandola, città che si era resa indipendente nel XIV secolo e aveva ricevuto nel 1414 dall'imperatore Sigismondo il feudo di Concordia. Pur essendo Mirandola uno stato molto piccolo, i Pico governarono come sovrani indipendenti piuttosto che come nobili vassalli. I Pico della Mirandola erano strettamente imparentati agli Sforza, ai Gonzaga e agli Este, e i fratelli di Giovanni sposarono gli eredi al trono di Corsica, Ferrara, Bologna e Forlì.[1]

Gli studi e l'attività
Pico compì i suoi studi fra Bologna, Pavia, Ferrara, Padova e Firenze; mostrò grandi doti nel campo della matematica, e imparò molte lingue, tra cui perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, l'aramaico, l'arabo, il francese. Ebbe anche modo di stringere rapporti di amicizia con numerose personalità dell'epoca come Girolamo Savonarola, Marsilio Ficino, Lorenzo il Magnifico, Angelo Poliziano,Egidio da Viterbo, Girolamo Benivieni, Girolamo Balbi, Yohanan Alemanno. A Firenze in particolare entrò a far parte della nuova Accademia Platonica. Nel 1484 si recò a Parigi, ospite della Sorbona, allora centro internazionale di studi teologici, dove conobbe alcuni uomini di cultura come Lefèvre d'Étaples, Robert Gaugin e Georges Hermonyme. Ben presto divenne celebre in tutta Europa.

Tombe di Giovanni Pico, Girolamo Benivieni e Poliziano nel Convento di San Marco a Firenze
Nel 1486 fu a Roma dove preparò 900 tesi in vista di un congresso filosofico universale (per la cui apertura compose il De hominis dignitate), che tuttavia non ebbe mai luogo. Subì infatti alcune accuse di eresia,[2] in seguito alle quali fuggì in Francia dove venne anche arrestato daFilippo II presso Grenoble e condotto a Vincennes, per essere tuttavia subito scarcerato. Con l'assoluzione di papa Alessandro VI, e godendo della rete di protezioni dei Medici, dei Gonzaga e degli Sforza, si stabilì quindi definitivamente a Firenze, continuando a frequentare l'Accademia di Ficino. Morì improvvisamente nel 1494, all'età di trentun anni, in circostanze misteriose,[3] mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII.[4][5] Fu sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il convento di San Marco. Le sue ossa saranno rinvenute da padre Chiaroni nel 1933 accanto a quelle del Poliziano e dell'amico Girolamo Benivieni.

Fama postuma
Di Pico della Mirandola è rimasta letteralmente proverbiale la prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica, e che sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall'ultimo verso, impresa che pare gli riuscisse con qualunque poema appena terminato di leggere.[6]
Oggi è ancora in uso attribuire l'appellativo "Pico della Mirandola" a chiunque sia dotato di ottima memoria.[7]
Secondo una popolare diceria Pico della Mirandola avrebbe avuto un'amante o una concubina segreta;[8] recentemente tuttavia si è sostenuto che potrebbe aver avuto un rapporto amoroso con l'umanista Girolamo Benivieni, sulla base di alcuni scritti, tra cui sonetti, che quest'ultimo aveva dedicato a Pico,[9] e di alcune allusioni poco chiare di Savonarola.[8] Pico era comunque un seguace dell'ideale dell'amor socratico;[8] anche la figura femminile ricorrente nei suoi versi viene celebrata su un piano prevalentemente filosofico.[10]
Dottrina
Il pensiero di Pico della Mirandola si riallaccia al pensiero neoplatonico di Marsilio Ficino, senza però occuparsi della polemica anti-aristotelica. Al contrario, egli cerca di riconciliarearistotelismo e platonismo in una sintesi superiore, fondendovi anche altri elementi culturali e religiosi, come per esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.[11]
L'ideale di una filosofia universale
Il proposito di Pico, esplicitamente dichiarato ad esempio nel De ente et uno, consiste infatti nel ricostruire i lineamenti di una filosofia universale, che nasca dalla concordia fra tutte le diverse correnti di pensiero sorte sin dall'antichità, accomunate dall'aspirazione al divino e alla sapienza, e culminanti nel messaggio della Rivelazione cristiana. In questo suoecumenismo filosofico, oltre che religioso, vengono accolti non solo i teologi cristiani ed esoterici insieme a Platone, Aristotele, i neoplatonici e tutto il sapere gnostico ed ermeticoproprio della filosofia greca, ma anche il pensiero islamico, quello ebraico e appunto cabbalistico, nonché dei mistici di ogni tempo e luogo.[12]
Il congresso da lui organizzato a Roma in vista di una tale "pace filosofica" avrebbe dovuto inserirsi proprio in questo progetto culturale basato su una concezione della verità come princìpio eterno ed universale, al quale ogni epoca della storia ha saputo attingere in misura in più o meno diversa. In seguito tuttavia ai vari contrasti che gli si presentarono, sorti a causa della difficoltà di una tale conciliazione, Pico si accorse che il suo ideale era difficilmente perseguibile; ad esso, a poco a poco, si sostituirà nella sua mente il proposito riformatore di Girolamo Savonarola




La Notte dell'Unesco: 15 mila visitatori nei monumenti fra Palermo, Monreale e Cefalù

di Paolino Canzoneri

PALERMO – Le prime stime parlano di oltre 15mila visitatori che si sono riversati nei luoghi storici del capoluogo siciliano in occasione della "Notte dell'Unesco", tre giorni di festa che vedono protagonisti assoluti gli imponenti e magnifici monumenti autentici baluardi della storia e della cultura di questa maginifica città. Una vera consacrazione del circuito arabo normanno, e non solo; quale 51esimo sito italiano fra tutte le regioni d'Italia, vanta sette luoghi protetti quale patrimonio mondiale assoluto e unico. Ed è cosi che si sono viste file lunghissime alla Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, alla Cappella Palatina, alla Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio detta alla Martorana e alla Cattedrale; un autentico assalto di visitatori che per nulla al mondo si sarebbero persi bellezze uniche dell'Unesco. Venerdi scorso a Palazzo Reale si era tenuta la cerimonia per l'iscrizione ufficiale al patrimonio della World Heritage List presenziata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiaramente orgoglioso e commosso da tale imponenza e attenzione per sua città natìa e sabato a Ponte Ammiraglio altre manifestazioni avevano visto la presenza di molte scuole palermitane con spettacoli ed eventi lunghi per tutto il weekend fino al prestigioso concerto dell'Orchestra Sinfonica Siciliana nella Cattedrale. Si è giunti cosi alla creazione di un percorso che vede una collaborazione sinergica fra Palermo e altri due comuni quali Monreale e Cefalù. Monreale ha visto un boom eccezionale di visite gratuite al Duomo e al Chiostro fino alla mezzanotte mentre a Cefalù, nella cornice spettacolare del Duomo Normanno, ha avuto luogo la cerimonia ufficiale con presenza prestigiosa di tutte le più alte cariche delle autorità siciliane quali il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente della Regione Rosario Crocetta, il sindaco Rosario Lapunzina, il vescovo Vincenzo Manzella e il direttore della Fondazione Unesco Sicilia Aurelio Angelini e Piero Capizzi sindaco di Monreale. Leoluca Orlando ha riassunto con efficaci parole: "E' Stato un lungo ed emozionante fine settimana dedicato all'avvio della straordinaria avventura del Percorso di Palermo Arabo-Normanna e delle cattedrali di Cefalù e Monreale a capo del Comitato di Pilotaggio del sito seriale. Un week end che attorno a cultura, arte e turismo, ha dato un chiaro segnale di ciò che possiamo fare ed ottenere se mettiamo in moto una sinergia fondamentale fra le istituzioni, e fra queste e i cittadini. Palermo ha mostrato ai palermitani e ai turisti, i suoi gioielli più famosi, ma anche i suoi tanti tesori nascosti, da valorizzare. Decine di migliaia di persone dal centro storico a corso dei Mille, dalla Zisa a Monreale e Cefalù, hanno potuto godere del nostro splendido patrimonio, divenuto finalmente un vero motore di sviluppo sostenibile e dell'economia rispettosa della storia".




Cantagiro 2016: vincono le belle canzoni e la bella musica


Red. Eventi

 

Grandissimo successo di pubblico e critica, anche domenica, dalle 21.00, al Teatro Comunale di Fiuggi per la serata conclusiva del Cantagiro edizione 2016, quella dedicata alle finali di Junior e baby. I 24 concorrenti ammessi all’esibizione serale si sono alternati al microfono presentando brani in italiano e in inglese, oltre a qualche inedito, e poi hanno ballato, suonato e  anche concesso qualche battuta, insomma fatto – e a grandi, grandissimi livelli – spettacolo, coinvolgendo il pubblico con esibizioni che nulla avevano da invidiare a quelle che si sono svolte nelle serate immediatamente precedenti. Pressoché impossibile il compito della giuria tecnica che si è trovata a “dover decretare un vincitore perché così vuole la competizione”, come ha detto il Patron Enzo De Carlo, ricordando però la notevole difficoltà nel farlo “in quanto il livello delle esibizioni che si sono susseguite, le capacità canore dei concorrenti, le loro doti artistiche sono talmente encomiabili che è come se, in qualche modo, fossero tutti arrivati primi”. E, in qualche modo, così è stato. Se, infatti, dietro le quinte i ragazzi, scherzando, già cercavano di individuare il modo migliore per tagliare il premio in tanti parti uguali, la gioia che hanno rispecchiato i loro occhi all’atto della proclamazione dei vincitori ha chiaramente svelato che, anche tra i più piccoli, non è mai venuto meno quel sano spirito di competizione che caratterizza il Cantagiro. E, del resto, non va dimenticato che nello spirito della manifestazione c’è anche questo: oltre e restituire valore alla musica dandole l’opportunità di trasmettere emozioni e regalare continuità a una manifestazione che è una pietra miliare, aiutare nuovi talenti a emergere attraverso una gara garbata, cosa tutt’altro che facile nell’epoca dei talent show televisivi.

Ben 6 i premiati della serata.
Vincitori assoluti pari merito sono Maria Sole Fazi e Aurora Trucco, per la categoria baby, e Nicolas Palmarini per quella Junior. La lirico pop vede, invece, spiccare Elena Maule. Il premio musical va a Chiara Carmosini mentre il premio progetto artistico al trio ACA. Ottima notizia per i giovani, intraprendenti cantautori: quanti si sono presentati a quest’edizione del Cantagiro con un inedito entreranno di diritto nella Compilation del Cantagiro, la cui presentazione è prevista a Sanremo nel periodo del Festival della Canzone Italiana”.
 




Torna Radiosservatore con la seconda stagione: intervista a Carmelo Pipitone dei Marta Sui Tubi

Redazione
 
Torna Radiosservatore con una seconda stagione ricca di sorprese e novità. Giovedì 6 ottobre si è tenuto il ventesimo appuntamento di RADIOSSERVATORE, ovvero L’Osservatore D’Italia  in radio, precisamente su CBP-Radio Activity. Un appuntamento settimanale che accompagna i lettori e i radioascoltatori dalle ore 22.00 in poi con approfondimenti in merito a notizie de L'Osservatore D'Italia.
 
Le notizie vengono approfondite da Angelo Barraco (corrispondente de L’Osservatore D’Italia in Sicilia) affiancato ogni giovedì dal fondatore di Radio Activity, Federico Salluzzo e da Francesco Zingale e con la collaborazione di Paolino Canzoneri. La seconda stagione del programma è stata inaugurata con l’intervista a Carmelo Pipitone, chitarrista della rock band Marta Sui Tubi. Un’intervista in cui si è festeggiato a suon di “Rock” il compleanno dello stesso Carmelo che proprio il 6 ottobre ha spento le candeline in diretta, ripercorrendo passo dopo passo quelle che sono state le tappe fondamentali della sua band, dagli esordi per le vie di Bologna all’esperienza milanese, dalla toccante esperienza con Lucio Dalla che ha portato la band stessa all’incisione di un brano in studio all’esperienza Sanremese. Si è inoltre parlato di progetti attuali e futuri, come la band “Ork” che vede lo stesso Pipitone alla chitarra e altri tre illustrissimi musicisti di fama internazionale che lo accompagnano. La trasmissione è stata introdotta dalla sciabordante musica dell’etichetta Nostress Netlabel, attraverso il quale gli ascoltatori hanno ascoltare le perle sonore di musicisti del calibro di Tau Ceti, Massimo Ruberti, Etterem, Cum Moenia.



"A letto senza cena" il cortometraggio contro i blog che educano all'anoressia

 

di Vincenzo Giardino

 

“La bulimia è come un cancro spesso invisibile. Il regista Patrice Makabu ha voluto guardarla dritta negli occhi senza sconti e senza retorica. I siti pro-ana diventano così dei luoghi grotteschi e malati dove però ci si illude di ricevere l' ascolto che in famiglia è spesso negato”.

 

Così la scrittrice Fabiola De Clercq introduce il nuovo corto di Patrice Makabu dal titolo emblematico “A letto senza cena” dal 10 settembre on line su YouTube, che affronta i disturbi del comportamento alimentare (Dca). Makabu non è nuovo nell' affrontare temi di interesse sociale nelle sue produzioni, e come in passato con “Uccidere la Libertà”, anche questa volta utilizza un linguaggio moderno e diretto, che ben descrive la drammaticità di una situazione ai più poco conosciuta. Il corto, patricinato dalla Città di Torino, è stato interamente realizzato durante lo scorso maggio con il supporto dell' associazione ABA fondata e presieduta dalla De Clercq, prima associazione italiana che da oltre vent' anni si occupa  di disturbi alimentari attraverso i propri centri dislocati sul territorio nazionale.


Presentato in anteprima dalle emittenti del network piemontese Rete 7 attraverso uno speciale giornalistico a cura di Maria Teresa Marinò e del Dott. Alessandro Raggi (ABA), Makabu in questo corto della durata di cinque minuti non si limita a rappresentare una situazione di disagio che nel tempo è stata protagonista di molti spot e di immagini shock che hanno fatto il giro del mondo, bensì a collegarla ad una realtà che denuncia la presenza numerosi blog pro anoressia e pro bulimia che incitano a comportamenti autolesionisti. In Italia circa tre milioni di persone sono affette da disturbi del comportamento alimentare e di queste circa due milioni sono giovani ed adolescenti. I blog pro ana e pro mia giocano un ruolo fondamentale sulla personalità di chi vive immerso in una realtà che si traduce in un vero e proprio allarme sociale, poiché i loro contenuti sono il prodotto di una visione completamente distorta della problematica e della vita, ed inoltre sembrano essere totalmente fuori controllo: chiunque può interfacciarsi con questo mondo virtuale, catapultato nelle false aspettative di una perfezione fisica deviata, mascherata dalle miracolose prospettive di una dieta ferrea saldamente legata al rifiuto della propria immagine e del cibo in generale.
Attraverso i blog a pro anoressia e pro bulimia trovano confronto migliaia di persone, mediate da “esperti” che dei Dca fanno una ragione di vita estraniandosi completamente dalla condizione reale e proponendo i canoni di una realtà deviata e pericolosa, dove una serie di comportamenti anomali rientra in un meccanismo ben collaudato di autodeterminazione al raggiungimento di un disastroso obiettivo.


In “A letto senza cena” viene rappresentato uno stralcio della vita quotidiana di una ragazza adolescente vista attraverso lo sguardo distaccato di un ipotetico spettatore, che di lei intercetta il forte condizionamento mentale, entrando di fatto nella visione alterata che scandisce i ritmi frenetici di una continua fuga dalla realtà.
Il cortometraggio oltre che diretto è stato prodotto dallo stesso Makabu, che considerando l' attualità della problematica trattata ha deciso mettere a disposizione del pubblico per la libera condivisione sui social network, rendendo immediatamente palese l' intenzione di una video denuncia del fenomeno dei blog che incitano a comportamenti autolesionisti.


Nel cast la giovanissima Nikla Minolfi, Michele Franco (La trattativa – S.Guzzanti), Loredana Sileo (Il principe dei tarochi – M.Griggion), Katia Benassi, Andrea Signorino, Davide Sussolano, Lorenzo Felace, Giulia Tivero (Nine – M.Laversa, J.Di Donato, R.Dalboni), Giulia Papani. Music score Emiliano Muscillo, Carlo Romeo.
 




Morto Gian Luigi Rondi: decano dei critici italiani

 

di Paolino Canzoneri

 

ROMA – Il 2016 verrà ricordato a lungo per l'alto numero di grandi personaggi illustri e storici passati a miglior vita. A lasciarci questa volta è il decano dei critici Gian Luigi Rondi che si è spento la notte scorsa alla veneranda età di novantaquatto anni che con il suo inconfondibile sorriso e dal cappotto nero e sciarpa bianca in pieno stile felliniano è stata una presenza fondamentale nella storia del cinema italiano che con le sue assidue recensioni ha regalato al cinema importanti pagine di critica di alto livello e assoluta perizia. Operatore culturale a livello internazionale era nato nel 1921 a Tirano nella provincia di Sondrio in Valtellina ma trascorse quasi tutto il suo tempo nella capitale dove ebbe modo di distinguersi sin dalla sua prima recensione nel 1947 sui film americani che facevano capolino in Italia. Figlio di un Carabiniere Reale, Gian Luigi esordisce scrivendo su un giornale catto-comunista come "La Voce Operaia" suscitando un vero e propro scandalo in famiglia costrerra a correre "ai ripari" imponendogli di falsare la sua firma ma il giovane Rondi insiste e rincara la dose scrivendo le sue critiche su un giornale ancora più di sinistra come "Voce Partigiana" finchè non viene notato dal direttore dell'accademia che lo prende come vice di Teatro portandolo verso la rubrica di cinema lasciata vacante dal drammaturgo Luigi Chiarelli con recensioni di grandi film d'epoca come Casablanca, La grande pioggia, Saratoga ma solo nel 1947 inizierà a firmare le sue recensioni con Gian Luigi Tondi. Un vero e proprio fermento quello che seguì il dopoguerra e Rondi giovane e talentuoso come pochi ebbe modo di interlacciarsi non senza fatica con registi dal valore titanico come Roberto Rossellini, Luchino Visconti, suo lontano parente, e Vittorio De Sica e non di meno frequentò anche attori allora studenti dell'accademia d'Arte Drammatica come Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi che è risaputo divennero icone assolute della grandezza indiscussa del cinema italiano di quei tempi. Durante la lavorazione del capolavoro "La terra trema" di Visconti riuscì ad entrare in confidenza con il regista che gli confidò le difficoltà nascoste del mondo cinematografico italiano che nonostante il successo e il riconoscimento aveva insidie e difficoltà gestionali al suo interno che non lasciavano sereni neanche i grandi registi. Ne nacque una bellissima amicizia durata tutta la vita. Nel 1948 ebbe modo di presenziare per la prima volta come critico alla Mostra di Venezia. Vent'anni dopo nel 1968 la mostra venne bloccata per contestazioni e sorsero polemiche fra Zavattini e Bertolucci e Pier Paolo Pasolini. Periodo convulso della storia d'Italia che sconfinò negli anni di piombo dove il terrorismo eversivo investiva e coinvolgeva istituzioni tanto da costringere Rondi stesso a munirsi di scorta della Digos. Gian Luigi è comunque stato un personaggio non esente da polemiche e qualche errore lo commise come quando escluse dalla selezione della Mostra il film "Velluto Blu" di David Lynch interpretato dalla giovane Isabella Rossellini. Nelle sua fitta carriera firmerà anche documentari e cicli di cinematografia per la televisione ma continuerà sempre a scrivere grandi recensioni per il giornale "Il Tempo" come quella per il film di Rosi "Le Mani sulla città". Ha sempre rivendicato con orgoglio d'esser stato un partigiano antifascista di solida fede democristiana e con lo stesso orgoglio è sempre stato grande organizzatore di eventi, rassegne, premi e non di meno un vero e proprio talent scout di registi. Per volere dello stesso Rondi non è prevista una camera ardente e i funerali verranno celebrati sabato per dare modo ai figli che vivono in Francia di arrivare nella capitale. Un personaggio assoluto che non perdeva mai occasione per elogiare il cinema italiano perchè lo amava sinceramente e si è sempre speso per tramandare ai suoi successori questa importante eredità.




Fiction Catturandi – Nel nome del padre. Convenzionalità troppo classica e obsoleta?

di Paolino Canzoneri

Catturandi. Nel nome del padre – Palermo città d'arte e di storia da tempo immemore è stata usata, abusata e presa a pretesto quale ottima sceneggiatura cinematografica per film, sceneggiati e gialli racchiusi con un unico denominatore comune che è la mafia. Luca Rossi e Alessandro Fabbri hanno curato regia e sceneggiatura per una nuova coproduzione Rodeo Drive e RaiFiction di un nuovo evento televisivo che ha fatto capolino tra le primissime novità dei palinsesti televisivi della TV di Stato per questa estate che volge al ternine. Un nuovo evento presentato in pompa magna da giornali e media come una Fiction diversa dalle solite, una Fiction legata alla lotta delle istituzioni contro il fenomeno criminale mafioso ma espressa e raccontata da un squadra della Polizia, la Catturandi che svolge un azione coordinata di indagine capillare fatta di appostazioni, spionaggio, sorveglianze elettroniche e intercettazioni con lo scopo di mettere le manette ai grandi capi di cosa nostra. Fabrizio Costa regista per la televsione di Don Matteo e dei serial La bella e la bestia e Rosso San Valentino ha scelto un cast di attori del calibro di Anita Caprioli che interpreta Palma Toscano una donna determinata e col chiodo fisso di voler catturare Natale Sciacca (Vincenzo Amato), Massimo Ghini, Leo Gullotta e Alessio Boni. Una trama che durerà sei puntate che evidenzia lo sforzo e l'impegno della Rai per provare a rappresentare e offrire un prodotto alternativo e di facile presa da porre in contrapposizione allo strapotere delle fiction delle altre emittenti a pagamento che con investimenti da capogiro dentengono al momento la piena padronanza del genere. Basti pensare alla famosa serie "Gomorra" le cui due stagioni sono state tradotte e vendute in decine di paesi di tutto il mondo. In casa Rai proviamo ma arranchiamo un po nel cercare di proporre prodotti avvincenti dalla facile presa ma contestualizzati in realtà dolorose ai limiti del cattivo gusto. Non sempre la mafia, argomento serio e doloroso non solo per i siciliani, è stato abusato per innesti romanzeschi dal sapore vagamente poliziesco e spesso di scarsa fattura. Lo sforzo di raccontare il lato umano, le conflittualità della protagonista Palma Toscano alle prese con  incubi personali, il padre ucciso e amori non facili, provano ad "insaporire" una trama lunga forse un po già vista come forse già viste e un po obsolete appaiono quelle immagini al "rallenty" un po in pieno "american style" che neanche le serie culto di oggi come appunto "Gomorra" o "Il trono di spade" ne hanno mai usate come effetto in qualche scena. Ad oggi la fiction italiana soffre una concorrenza fortissima dove servono idee veramente originali.  Perseverare scegliendo ambientazioni e soggetti un po troppo inflazionati non portano a niente e non funzionano neanche più quelle fiction biografiche dove un personaggio storico diventa protagonista principale in cui si esaltano solo le doti e troppo spesso si omettono e nascondono scivoloni, lati oscuri e scheletri negli armadi. Non è più tollerabile che le direzioni della TV di Stato seguino una linea "borghese-cattolica" con fiction leggere e con la classica e serafica conclusione del "e vissero tutti felici e contenti" in un mondo dove la realtà, la cronaca e il serio lavoro della lotta delle istituzioni contro la mafia non fa nessuno felice e contento. La serie Catturandi riesce ad offrire una notevole prova di recitazione ma da attori di quella portata questo elemento appare scontato e non ci si poteva aspettarne il contrario. Serve forse più coraggio nel ricreare scenicamente la realtà cruda senza alleggerimenti e tecniche di riprese e montaggio meno sorpassati provando a sviluppare meglio le trame di cronaca distaccandosi dalle convenzionalità classiche del genere poliziesco.