LA FED FA VOLARE LE BORSE EUROPEE

Redazione

Forte rialzo per le borse di tutta Europa a seguito della decisione della Fed di aumentare i tassi, sintomo che l'economia statunitense può tenere un costo del denaro più alto.
Milano sale del 2%, in linea con Parigi (+2,2%) e Francoforte (+2,1%) e un passo avanti a Londra (+1,5%). Gli investitori sono confortati dalle rassicurazioni sulla gradualità della stretta monetaria. Attesi in Europa l'indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche e le vendite al consumo in Uk. Ancora giù il petrolio.

Asia si fida dell'economia Usa –  I listini asiatici hanno reagito bene alla promessa del presidente, Janet Yellen, di procedere a ulteriori strette in modo "graduale" e sono convinti che l'economia americana sia abbastanza forte da reggere a un aumento del costo del denaro. Tokyo ha chiuso in rialzo dell'1,6%, Sydney dell'1,5%, Seul dello 0,4%. Shanghai sale dell'1,7% e Hong Kong dello 0,6%.

Euro in calo dopo Fed a 1,0868 dollari
– Quotazioni dell'euro in calo dopo euro in calo dopo dopo il primo rialzo dei tassi di interesse dal 2006 deciso ieri dalla Federal reserve: la moneta unica europea viene scambiata a 1,0868 dollari e a 132,8 yen.

Petrolio: in calo poco sopra 35 dollari  – Continua la discesa del petrolio che arriva su prezzi vicini ai minimi da sette anni a questa parte: i contratti sul greggio Wti con scadenza a gennaio passano di mano a 35,42 dollari al barile; il brent viene scambiato a 37,12 dollari.
 




CONFINDUSTRIA: L'ECONOMIA ITALIANA NON DECOLLA

Redazione

L'economia italiana non "decolla", la crescita e' piu' lenta delle attese e sul sistema Italia pesa come un macigno il 'cancro' dell'evasione fiscale, che brucia 122,2 miliardi nel 2015, il 7,5% del Pil. Il Centro studi di Confindustria traccia un consuntivo di fine anno poco rassicurante dell'economia italiana e malgrado qualche elemento positivo come la ripresa dell'occupazione (ci saranno 650 mila nuovi posti in tre anni, stima viale dell'Astronomia) certifica di fatto quello che l'Istat e lo stesso governo hanno ammesso qualche settimana fa: il segno piu'' davanti al Pil c'e', ma la ripresa e' ancora molto timida. Il quadro fa dire al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan che "c'e' una ripresa ma debole, non un'accelerazione. Viviamo in un mondo post recessione e io sono tra quelli che ritengono che l'ipotesi di stagnazione secolare non sia cosi' peregrina". Il Centro studi dell'associazione degli Industriali mette nero su bianco insomma che l'Italia crescera' dello 0,8% quest'anno (e non piu' dell'1% come ci si aspettava a settembre) e dell'1,4% nel 2016. Un passo piu' deciso e' previsto nel 2017, con il Pil a +1,7%. Salvo che pero' la variabile terrorismo non assesti una ulteriore spallata alle speranze di ripresa. "Le ragioni per cui non si riesce a prendere il vento favorevole sono legate al fatto che ci sono comportamenti piu' prudenti, si tende a essere meno risoluti – spiega Il Csc – c'e' un tasso di risparmio molto basso, che e' ai minimi storici. Per noi resta un mistero questo rallentamento. Pensiamo comunque che nel corso di questo autunno ci sia una ripresa di slancio legati ai giudizi sugli ordini delle imprese che producono beni di consumo"

Quel che e' certo, ribadisce Confindustria, e' che i pesi che tradizionalmente l'Italia si porta alle caviglie non facilitano il recupero: un fisco vorace e una evasione fiscale da capogiro. Secondo una simulazione del Csc, una famiglia di due lavoratori dipendenti con un figlio in eta' scolare destina il 54,9% del reddito al pagamento dei contributi sociali e delle imposte, dirette e indirette. Quanto all'evasione fiscale e contributiva, certifica Confindustria, ammonta a 122,2 miliardi di euro nel 2015, pari al 7,5% del Pil. Solo la Grecia fa peggio di noi. Se si riuscisse a dimezzare questo fenomeno, secondo gli industriali, si potrebbe arrivare ad un 3,1% di maggiore Pil e in oltre 335mila occupati aggiuntivi. Un dato positivo viene invece dall'occupazione: per Confindustria la domanda di lavoro in Italia "e' ripartita" e nel triennio fino al 2017 saranno creati 650 mila posti di lavoro che portano a 815 mila il totale da quando sono ricominciati ad aumentare", ovvero dal 2014. Il recupero e' frutto dell'azione del governo, riconosce viale dell'Astronomia, secondo cui "sull'andamento dell'occupazione hanno avuto certamente un ruolo importante l'introduzione degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo determinato e le regole previste dal Jobs Act". Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiede un colpo di reni: "L'Italia continua in una fase di stentata crescita, migliora la percezione e l'ottimismo di consumatori e imprese ma lo scatto netto, bruciante, che lascia sul posto il passato e la crisi per agganciare una crescita stabile, quello ancora non c'e'", conclude.




RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA: SIGLATO ACCORDO TRA INTESA SANPAOLO E SCUOLA IMT

di Gianfranco Nitti

La Scuola IMT Alti Studi Lucca e Intesa Sanpaolo hanno sottoscritto un importante accordo di programma che apre alla collaborazione attiva tra IMT e l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo, il cui obiettivo è la ricerca e l’analisi delle innovazioni utili per il gruppo e per la sua clientela, a livello italiano e internazionale.

L’intesa è stata firmata da Carlo Messina, consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, e Pietro Pietrini, direttore di Scuola IMT Alti Studi Lucca, nell’ambito della cerimonia inaugurale dell’anno accademico 2015-2016 di IMT.  L’accordo permetterà di avviare la pianificazione di progetti di ricerca che studenti e ricercatori di IMT condurranno insieme a Intesa Sanpaolo negli ambiti di reciproco interesse, focalizzando l’attenzione su profili innovativi e che interessano il settore della ricerca scientifica e tecnologica. Scuola IMT (istituzioni, mercati, tecnologie) Alti Studi Lucca, infatti, è all’avanguardia in questo campo e mediante l’accordo di collaborazione intende fornire ai proprio studenti e ricercatori un’ulteriore possibilità di approfondimento e specializzazione.

Il modello su cui è incentrata l’organizzazione della ricerca della Scuola IMT Alti Studi Lucca è quello della multidisciplinarietà all’interno del quale le scienze umane, le scienze naturali e matematiche e le scienze sociali dialogano grazie ad approcci versatili e innovativi, anche per la considerazione delle implicazioni applicative.  "L’accordo testimonia la rilevanza applicativa delle ricerche condotte in IMT, che vanno a interessare i sistemi del comportamento sociale ed economico e dei grandi fenomeni di risposta alle situazioni di crisi economica – ha dichiarato Pietro Pietrini – In questo senso è fondamentale l’approccio multidisciplinare e integrato che rappresenta il metodo della nostra scuola". La Scuola IMT Alti Studi Lucca in tal senso, proprio in considerazione di ciò, reputa di fondamentale importanza strategica l’accordo di programma con Intesa Sanpaolo consapevole che esso sia motivo, da una parte, di grande orgoglio e gratificazione, dall’altra, di grande responsabilità per la fiducia riposta. L’importanza strategica della collaborazione con Intesa Sanpaolo è sancita dal fatto che referente per l’accordo sia il direttore della Scuola IMT Alti Studi Lucca, Pietro Pietrini. "Reputiamo di grande importanza l’accordo sottoscritto con la Scuola IMT Alti Studi Lucca – ha sottolineato Maurizio Montagnese, Chief Innovation Officer di Intesa Sanpaolo -perché il nostro Gruppo ha da sempre l’obiettivo di sviluppare l’innovazione attraverso la ricerca e l’evoluzione dei processi in campo scientifico e tecnologico. Il nostro traguardo è quello di mettere a disposizione di un bacino sempre più ampio di clienti servizi e prodotti innovativi e di qualità. Siamo certi che, grazie al lavoro comune con un partner di questo livello, i risultati arriveranno e saranno di grande utilità per tutti i soggetti coinvolti".
 




CRAC BANCHE, 100 MILIONI PER RIMBORSARE I RISPARMIATORI

Redazione

I risparmiatori saranno tutelati. Sarà un ''fondo di solidarietà'' finanziato con 100 milioni proveniente dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi la ''ciambella'' per salvaguardare i risparmiatori coinvolti dal crac delle 4 banche interessate dal decreto del governo. E' quanto prevede l'emendamento del governo presentato a Palazzo Chigi. Non sarà la Consob a svolgere il ruolo di "giudice" qualora si realizzasse l'idea degli arbitrati individuali per il ristoro di azionisti e obbligazionisti delle quattro banche alle quali si è applicato il decreto del governo. Sarebbe incoerente, affermano, che un "player" della vicenda possa ergersi a "giudice" per dirimere la controversia. Gli 'arbitri' saranno "scelti tra persone di comprovata imparzialità, indipendenza, professionalità e onorabilità" con decreto del presidente del Consiglio, su proposta del Mef e su delibera del CdM. Un altro emendamento prevede invece che "le modalità e i termini per la presentazione delle istanze" di rimborso dei risparmiatori , "i criteri di quantificazione, nonchè le procedure da esperire, che possono essere in tutto o in parte di natura arbitrale" saranno fissate con un decreto del Mef.

Inoltre arriva un finanziamento ponte da 2,5 miliardi per il fondo di risoluzione unico previsto dal decreto ''salvabanche''. Lo prevede uno degli emendamenti del governo sulle banche coinvolte dal crac. Prevista anche una norma che agevola gli istituti che contribuiscono, consentendo di evitare la penalizzazione dovuta al previsto calo dell'Ires.

Ci sono quasi 16 miliardi di euro di azioni di banche, medie e piccole, non quotate sui mercati regolamentari e difficilmente scambiabili che potrebbero inoltre perdere una parte consistente del loro valore nei prossimi mesi oltre che essere soggetti a eventuali bail in. E' quanto si ricava dai dati Consultique elaborati dall'ANSA che tengono conto di circa 20 istituti di credito.

I dati, spiegano dalla società di analisti indipendenti Consultique, prendono in considerazione il capitale netto che è poi il primo a rispondere delle eventuali perdite sia con le nuove regole che con le precedenti. Le azioni non sono necessariamente titoli 'a rischio' perchè dipende appunto dalla situazione della banca ma in alcuni casi sono illiquide, ovvero non scambiabili facilmente sul mercato come in Borsa e sono state vendute dalla rete delle filiali alla clientela retail magari in cambio di agevolazioni su finanziamenti, mutui o costi commissioni. Scorrendo la lista ai primi due posti vi sono la Popolare Vicenza e la Veneto Banca che possiedono un patrimonio rispettivamente di 3,7 e 2,9 miliardi di euro ma che vedranno, secondo gli analisti, presumibilmente una riduzione del valore delle azioni nel momento della prossima quotazione in Borsa da alcuni stimata fino all'85%.

Da notare che i due hanno anche rispettivamente 1,2 miliardi e 440 milioni di bond subordinati. E va considerato che i titoli delle due banche, come si è già visto, sono stati soggetti a pesanti revisioni del loro valore come ad esempio alla Popolare Vicenza dove le azioni sono state riviste da 62 a 48 euro per adeguarle ai pesanti interventi sul bilancio con l'emersione dei crediti deteriorati. Insomma una severa correzione che investirà gli azionisti e che però, secondo Consultique, non arriva senza avvisaglie. Ancora la Vicenza vedeva 'prezzate' le sue azioni a 1,5 rispetto al patrimonio netto a fronte di un rapporto a 1 o sotto questa soglia, delle altre principali banche italiane. Valori quindi elevati con l'aggravante che tali azioni non potevano essere scambiate sul mercato. Subito dopo le due venete vi è la Popolare di Bari con 1,3 miliardi, istituto cresciuto molto negli ultimi anni grazie alle acquisizioni ma su cui non stati rilevate anomalie particolari. Più staccata arriva la Cassa Risparmio Asti con 771 milioni e la Banca Sella con 617 milioni seguita dalla Cassa risparmio di Bolzano con 504 milioni. Chiude la lista la Banca di credito Popolare con 231 milioni.

L'obiettivo del governo è cercare "di salvaguardare tutti quei cittadini che hanno sottoscritto azioni ed obbligazioni in maniera inconsapevole, che non sono stati adeguatamente informati. Questo è un fatto gravissimo, che va appunto corretto". Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, oggi alla Leopolda, parlando della vicenda 'salvataggio banche'. "Il governo – ha aggiunto – come ha detto il ministro Padoan, farà di tutto per trovare le vie per risarcire questi cittadini". "Siamo favorevoli al fatto che ci sia una commissione di inchiesta per capire chi ha mancato di vigilanza, di responsabilità, quindi non abbiamo paura di dire la verità, come sempre". Lo ha detto il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio rispondendo ai giornalisti alla Leopolda sulla vicenda salvabanche.

"Il governo intende dare una risposta. Stiamo preparando una norma che dispone la creazione di un fondo con il contributo delle banche". Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, in Commissione Bilancio della Camera.

Il governo "ritiene che sia possibile definire un intervento compatibile con la disciplina europea degli aiuti di Stato", ha aggiunto Padoan, ricordando che sul caso delle 4 banche sono "in corso verifiche con la Commissione Ue".

"Non si può escludere che le 4 banche abbiano venduto obbligazioni subordinate a persone che presentavano un profilo di rischio incompatibile con la natura di questi titoli di investimento ma questo è quanto andrebbe accertato con un'analisi di ogni singola posizione", ha spiegato il ministro dell'Economia.

A 7 anni dall'inizio della crisi, "il sistema bancario italiano è rimasto in piedi e si è rafforzato in molti suoi punti senza usare neanche un euro di quei 1.100 miliardi spesi da altri in Europa per salvare le banche", ha rivendicato Padoan. Il progetto che coinvolgeva "il fondo di garanzia dei depositanti" non "è risultato praticabile dal nuovo quadro europeo. Quindi la Banca d'Italia ha avviato la procedura di risoluzione, preferibile alla liquidazione", che avrebbe avuto "conseguenze disastrose".

"Non c'è stato nessun baratto, è totalmente falso pensare che ci sia stata qualche forma di baratto tra flessibilità" e scelta di ricorrere al meccanismo di risoluzione anziché al fondo interbancario per il salvataggio delle banche. Lo ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alla Camera.

Via libera della Ue alla corte d'arbritato per aiutare le vittime del crac dei 4 istituti bancari. La costituzione di una corte d'arbitrato per andare in aiuto agli investitori privati vittime dei crac delle quattro banche è un'ottima idea, sottolineano fonti europee in attesa che da Roma venga resa nota ufficialmente quale soluzione il governo intende adottare.

L'idea di una procedura arbitrale presso la Consob, dunque, riceve parere favorevole da Bruxelles: spetterà a questa stabilire se sono stati venduti prodotti fraudolenti ai privati. A quel punto possono scattare i rimborsi a carico delle bad bank. Per realizzarli in tempi brevi, lo Stato può fare un pre-finanziamento alle bad bank, ma queste dovranno restituire i soldi nel corso del processo di risoluzione.

Riguardo la possibilità di aiuti umanitari per le vittime dle crac, le stesse fonti europee sottolineano che il fallimento di una banca e l'eventuale perdita, per esempio, di un appartamento da parte degli obbligazionisti che hanno subito perdite non può essere considerata una crisi umanitaria come quelle provocate da alluvioni o altri disastri




MATRIMONI DI LUSSO: ITALIA SI CONFERMA META PREFERITA

Roma fra le città più amate dagli stranieri facoltosi per sposarsi in Italia. Nei giorni scorsi siè tenuta a Roma la seconda edizione di BMII che fa incontrare buyer e seller italiani ed internazionali. Giulio Gargiullo Online Marketing Manager esperto di business con la Russia conferma i dati e segnala dati relativi alle coppie russofone. Aumentano i matrimoni di turisti internazionali in italia portando il fenomeno del “wedding tourism” ad un indotto di 350 milioni di euro, una crescita del +42% e una spesa media di 50 mila euro per matrimonio di 30 persone.

 

Redazione
Roma – L'Italia è la meta preferita al mondo per il wedding tourism. Secondo quanto segnala Federturismo su dati JFC Tourism & Management: “L'Italia è il Paese leader al mondo in questo settore: su 44 milioni di turisti che ogni anno visitano l'Italia, 352 mila – circa l'8% – lo fanno per sposarsi, festeggiare anniversari o per viaggi di nozze. La Francia è al secondo posto con 330 mila viaggiatori”.

Giulio Gargiullo Online Marketing Manager esperto del mercato russo commenta i dati: “Sono dati molto importanti questi che confermano l'abilità tutta italiana di attrarre, incantare ed accogliere persone da tutto il mondo persino per dire il sì più importante di tutta la vita. Fra le località preferite dai turisti internazionali per sposarsi in Italia ci sono: Verona, Venezia, Firenze, Roma, la campagna senese, la costiera amalfitana con Capri e in costante crescita il Salento”.

“Nel 2014 sono state 6.724 le nozze di stranieri celebrate in Italia, mostrando una forte crescita rispetto il 2013 che registrava 4.728 matrimoni e constatando quindi una crescita del +42% “ continua Giulio Gargiullo. Il 2 e 3 dicembre si è svolta a Roma presso il Salone delle Fontane dell'EUR BMII, la Borsa Internazionale del Matrimonio in Italia, l'evento B2B da più anni organizzato da Romafiere che fa incontrare buyer e seller italiani ed internazionali.

L'indotto totale del turismo matrimoniale in Italia è di ben 350 milioni di euro. Fra le prime nazionalità a sposarsi in Italia: inglesi, americani e russi. Come segnala l'organizzazione di BMII la spesa media di tali matrimoni è decisamente alta: 51mila euro per un matrimonio con 30 persone presenti, sposi inclusi.
Secondo una ricerca Jfc: "l’Italia rappresenta in primis 'storia e bellezze culturali' (16,3%), ma anche 'fascino e luogo desiderato' (12,9%), senza tralasciare motivazioni legate al fattore 'romanticismo e bellezza' (12%) e al 'cibo' (11%). E' importante anche il motivo del 'racconto' dell’esperienza, che hanno fatto amici o conoscenti che si sono sposati in Italia (10,5%), e il 'paesaggio' (10%)". Conclude Giulio Gargiullo Online Marketing Manager da più anni impegnato nel business Italia-Russia:” Secondo dati Yandex i russi e i russofoni preferiscono per sposarsi in Italia queste località: Venezia, Roma, la Sardegna, Firenze, il Lago di Como, la Sicilia”.
“Mentre le location preferite dagli sposi internazionali sono: hotel di charme ed i relais (29,6%), ville (19,3%) castelli e fortezze (14,8%). agriturismi (11,1%, prevalentemente in Toscana e palazzi storici (9,6%)”.




ECCO L'ITALIA CHE SI IMPOVRISCE: AUMENTANO I SENZATETTO, OLTRE 3 MILA IN PIÙ IN QUATTRO ANNI

Redazione

Si stimano in 50 mila 724 le persone senza dimora che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l'indagine. Tale ammontare corrisponde al 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall'indagine, valore in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47 mila 648 persone). Lo rende noto l'Istat che nel 2014 ha realizzato la seconda indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema, a seguito di una convenzione tra Istat, ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (fio.PSD) e Caritas Italiana.

Il collettivo osservato dall'indagine include tuttavia anche individui non iscritti in anagrafe o residenti in comuni diversi da quelli dove si trovano a gravitare. Circa i due terzi delle persone senza dimora (il 68,7%) dichiarano di essere iscritte all'anagrafe di un comune italiano, valore che scende al 48,1% tra i cittadini stranieri e raggiunge il 97,2% tra gli italiani. La quota di persone senza dimora che si registra nelle regioni del Nord-ovest (38%) è del tutto simile a quella stimata nel 2011, così come quella del Centro (23,7%) e delle Isole (9,2%); nel Nord-est si osserva invece una diminuzione (dal 19,7% al 18%) che si contrappone all'aumento nel Sud (dall'8,7% all'11,1%).

Rispetto al 2011, vengono confermate anche le principali caratteristiche delle persone senza dimora: si tratta per lo più di uomini (85,7%), stranieri (58,2%), con meno di 54 anni (75,8%), anche se, a seguito della diminuzione degli under 34 stranieri, l'età media è leggermente aumentata (da 42,1 a 44,0), o con basso titolo di studio (solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola media superiore). Cresce rispetto al passato la percentuale di chi vive solo (da 72,9% a 76,5%), a svantaggio di chi vive con un partner o un figlio (dall'8% al 6%); poco più della metà (il 51%) dichiara di non essersi mai sposato. Anche la durata della condizione di senza dimora, rispetto al 2011 si allunga: diminuiscono, dal 28,5% al 17,4%, quanti sono senza dimora da meno di tre mesi (si dimezzano quanti lo sono da meno di 1 mese), mentre aumentano, le quote di chi lo è da più di due anni (dal 27,4% al 41,1%) e di chi lo è da oltre 4 anni (dal 16% sale al 21,4%).




UDINE: LA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI MANZANO LANCIA IL SOSTEGNO PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI

di Gianfranco Nitti
Udine
– L’Università, da oggi, si paga a rate,, e più sei bravo, meno ti costa. L’idea è della Banca di Credito Cooperativo di Manzano di Udine che offre agli studenti friulani l’opportunità di iscriversi all’Università in piena indipendenza economica, chiedendo loro di meritarsi il sostegno della banca attraverso lo studio.

L’importo concesso potrà essere restituito dopo 18 mesi dal conseguimento della laurea, a tasso molto vantaggioso (tarato a seconda del merito dello studente, estinguibile in un periodo massimo di 7 anni). Un sistema rivoluzionario ma già sperimentato in diversi Paesi per lo più anglosassoni (come Inghilterra e Usa ma anche in Scandinavia), che oltre ad allegerire il ‘peso’ delle spese universitarie alle famiglie, responsabilizza il giovane a impegnarsi nello studio per mantenere le condizioni del prestito. Tutto questo è University Banca Manzano, iniziativa accolta positivamente anche dai rettori degli atenei di Udine e Trieste, Alberto F. De Toni e Maurizio Fermeglia.

University Banca Manzano funziona così: il prestito viene concesso senza richiedere alcuna garanzia bancaria, se non lo studio, l'impegno e il rendimento scolastico. L’iniziativa si rivolge agli studenti residenti nel territorio di competenza di Banca Manzano e iscritti alle Università di tutta Italia, con un’età pari o inferiore ai 30 anni. Il requisito del merito è molto importante per accedere a University: per le ‘matricole’ vale il voto di diploma (almeno 75/100), per gli iscritti agli anni successivi servono almeno 45 crediti formativi universitari (cfu) per ogni anno di corso e una media voto minima di 26/30. Per la definizione della rata, invece, beneficiano di maggiori agevolazioni gli studenti soci (o figli/nipoti di soci) più meritevoli (voto di diploma 100, media voto universitaria 29/30), seguiti dagli studenti soci (o figli/nipoti di soci) e da tutti gli altri studenti. Per maggiori dettagli e informazioni, oltre alle filiali di Bcc Manzano, è possibile visitare il sito internet www.university.bancamanzano.it, dove, oltre alle Faq, è disponibile una sezione per il calcolo della rata del prestito. E’ attiva anche la pagina Facebook ‘UniversityBancaManzano’.

 "Abbiamo pensato a un progetto di questo tipo – chiarisce il presidente Silvano Zamò – perché comprendiamo i piccoli e grandi sacrifici a cui le famiglie sono chiamate per far studiare i propri figli. Con University Banca Manzano diamo la possibilità ai ragazzi più in gamba di frequentare l’Università e rendersi indipendenti, mettendo al primo posto il merito e la voglia di fare. Come già avvenuto con l’avvio del progetto Factory – aggiunge Zamò – dimostriamo con i fatti di credere nei giovani e nel loro desiderio di mettersi in gioco: rappresentano il nostro futuro, quindi scendiamo in campo con iniziative pensate per stimolarli e accompagnarli nel loro percorso di crescita, umana e professionale".

I commenti di De Toni e Fermeglia. "Riteniamo che iniziative capaci si supportare i giovani in un percorso di formazione superiore non possano che essere salutate con favore – dichiara il magnifico rettore di Udine Alberto F. De Toni –.  Come ateneo, accanto alla forte attenzione al tema del diritto allo studio, promuoviamo anche le azioni private. Un esempio sono i bandi che l’Università di Udine emana annualmente per l’istituzione e l’assegnazione di premi di laurea per valorizzare il lavoro di studio e ricerca dei nostri studenti, e che sono suddivisi nelle tre tipologie del sostegno al merito, della promozione dell’eccellenza e dell’investimento in cultura». Positivo anche il commento del magnifico rettore di Trieste, Maurizio Fermeglia: «Questa iniziativa si posiziona come un affiancamento alle azioni pubbliche di diritto allo studio per avvicinare il maggior numero possibile di giovani all'università, nella consapevolezza che il futuro del nostro territorio dipende da una popolazione giovane, dinamica, acculturata e competente. Nei prossimi anni – chiude il rettore – i mestieri caratterizzati da un elevato livello di competenze culturali, scientifiche e tecnologiche avanzate saranno preponderanti rispetto ad altri mestieri. L'alta formazione universitaria sarà sempre più rilevante nello sviluppo di un territorio".
 




FARMACO EPATITE C: SOSPETTI SULL’AIFA. CHIESTO L’INTERVENTO DELL’ANTITRUST

Il M5s definisce "grave" la modifica apportata dall’AIFA che riguarda il meccanismo di rimborso, che passa da pay back (cash) a nota di crediti: "Lede gravemente gli interessi dei pazienti”

LEGGI ANCHE: FARMACO SOFOSBUVIR PER EPATITE C, COSTA TROPPO? IL PM GUARINIELLO VUOLE VEDERCI CHIARO

di Cinzia Marchegiani

Sul farmaco supercostoso che sembrerebbe alla base di un trattamento ad uso compassionevole che costa quasi dai 45 mila euro a 75 mila euro prezzo al pubblico, mentre se sostenuto dalle ASL il prezzo si dimezzerebbe notevolmente, l’AIFA con Determina n. 1.427/2015 pubblicata sulla gazzetta ufficiale del 12 novembre 2015 andava a modificare il meccanismo di rimborso prezzo/volume per le specialità medicinali Sovaldi e Harvoni. Con la modifica apportata l'azienda Gilead dovrà provvedere all'emissione di note di credito, anziché pagamento cash (pay back), per le strutture sanitarie autorizzate fino a concorrenza degli importi dovuti alle regioni per un totale di 193.780.597 euro. Non solo ma è stato anche dichiarato che seguiranno prossime determinazioni al raggiungimento dei successivi scaglioni di trattamento – associate a sconti crescenti – attesi in funzione della rapidità con cui le Regioni provvederanno ad avviare al trattamento con Sovaldi/Harvoni i pazienti che rientrano nei criteri di rimborsabilità fissati dalla CTS.

Chiesto l’intervento dell’AGCOM da parte dei deputati M5s in commissione Affari Sociali. Tuonano i deputati del M5S in commissione Affari Sociali: “La modifica del meccanismo di rimborso, che passa da pay back a nota di credito, riguardo uno dei farmaci innovativi più importanti per l’eradicazione dell'Epatite C, lede gravemente gli interessi dei pazienti. Con la modifica contrattuale introdotta dalla Determina AIFA n.1.427/2015, la ditta Gilead, di fatto, non restituirà alle Regioni oltre 193 milioni di euro bensì darà solo l’opportunità di acquisire, esclusivamente presso di lei, nuovi trattamenti fidelizzando i centri deputati alla somministrazione del farmaco”.

Un’interpellanza per vigilare sull’AIFA. “Il M5S da mesi lamentava una gestione dell'Agenzia Italiana del Farmaco che non fa gli interessi del Paese e, quanto accaduto riguardo la rivisitazione delle clausole contrattuali sul pay back del Sovaldi, ne è solo un’ulteriore dimostrazione. Sull’argomento presenteremo alla Camera un’interpellanza urgente, a prima firma Giulia Grillo, per chiedere ai ministri della Sanità e dell’Economia, che dovrebbero vigilare sull'Agenzia, se sono informati della situazione. Riteniamo – aggiungono i deputati – che questa modifica al contratto possa ledere gravemente la concorrenza in quanto vincola importanti risorse per acquisire trattamenti che potrebbero essere meno costosi, autorizzati dalla stessa Aifa – tutti i contratti sono secretati, per cui è impossibile avere informazioni certe – Più volte, senza mai ottenere risposte serie, abbiamo chiesto al ministro Lorenzin di intervenire affinché l'Aifa agisca nel rispetto dei principi di trasparenza e risparmio".

I deputati del M5S chiedono l’intervento dell’antitrust per contrastare la gestione scellerata dell’AIFA. "Chiederemo – concludono i deputati M5s – all'Autorità garante della Concorrenza del Mercato e a quella dell'Anticorruzione di porre fine a questo scellerato modo di gestire un'Agenzia che governa una spesa superiore ai 25 miliardi di euro l'anno”.
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ISTAT, L'ITALIA RALLENTA LA CRESCITA RISPETTO GLI ALTRI PAESI D'EUROPA. IL PIL SOTTO LE ATTESE

Redazione

Frena dunque la crescita del Pil italiano nel terzo trimestre. Il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (+0,3% nel secondo trimestre e +0,4 % nel primo) e dello 0,9% nei confronti del terzo trimestre del 2014. Lo rileva l'Istat nella stima preliminare. Il dato tendenziale è il più alto dal secondo trimestre del 2011, oltre 4 anni.

Il terzo trimestre del 2015 ha avuto quattro giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in piu' rispetto al terzo trimestre del 2014.
La variazione congiunturale e' la sintesi di un incremento del valore aggiunto in tutti i principali comparti (agricoltura, industria e servizi).

Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e uno negativo della componente estera netta. Nello stesso periodo il Pil e' aumentato in termini congiunturali dello 0,4% negli Stati Uniti e dello 0,5% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si e' registrato un aumento del 2% negli Stati Uniti e dello 2,3% nel Regno Unito.

La variazione acquisita del Pil per il 2015, invece, è pari a +0,6%. Non solo: il risultato del terzo trimestre e la crescita acquisita per il 2015 inoltre sono sotto le attese: nella nota mensile sull'andamento dell'economia italiana di settembre l'Istituto di Statistica dava infatti una crescita acquisita dello 0,7% per il 2015 e un Pil a +0,3% per il terzo trimestre




CONTRIBUTI. INPS, OLTRE 900.000 ASSUNTI CON SGRAVI IN 9 MESI

Redazione

Nei primi 9 mesi del 2015 gli assunti a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità per quest'anno sono stati oltre 906.000. Lo afferma l'Inps nel suo Rapporto sul precariato, spiegando che si tratta di 703.890 nuove assunzioni e 202.154 trasformazioni di contratti a termine.

Nei primi 9 mesi del 2015 si sono registrate oltre 1,7 milioni di assunzioni a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni di rapporti a termine e di apprendisti) a fronte di 1,2 milioni di cessazioni (+469.000 rapporti di lavoro stabili). Lo rileva l'Inps spiegando che rispetto allo stesso periodo 2014 (+98.046 posti) si registra una variazione positiva per 371.347 posti.

Tra gennaio e settembre 2015 – si legge nell'Osservatorio sul precariato pubblicato oggi – i nuovi rapporti di lavoro subordinato (esclusi i lavoratori pubblici, i domestici e gli operai agricoli) nel complesso sono stati 4,09 milioni a fronte di 3,49 milioni di cessazioni di rapporti di lavoro (con un saldo positivo di 599.000 unità). Se si guarda ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato si sono registrati 1,7 milioni di nuovi contratti (comprese le trasformazioni di rapporti a termine e di apprendistato) a fronte di 1.232.000 cessazioni. (469.393 il saldo positivo nei 9 mesi). Rispetto al saldo positivo di 98.046 unità dello stesso periodo del 2014 il 2015 registra una variazione netta positiva per i contratti stabili di 371.347 unità. Per i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato (1.330.964) nei primi 9 mesi dell'anno si registra un +34% sullo stesso periodo del 2014 mentre per le trasformazioni di contratti a termine (306.894) si segnala un +17,7%. Per le trasformazioni di contratti di apprendistato (64.258) si registra un +20% sullo stesso periodo del 2014 mentre per le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato l'aumento è stato del 2,1%.

Inps in 9 mesi venduti 81,3 milioni voucher, +69% – Prosegue la crescita sostenuta della vendita dei buoni lavoro: nei primi 9 mesi del 2015 – si legge nell'Osservatorio sul precariato dell'Inps – sono stati venduti 81,38 milioni di voucher per al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio nazionale, rispetto allo stesso periodo del 2014 (48.067.353 di pezzi), pari al 69,3%. Nel periodo si sono registrate punte del +99,4% in Sicilia e del +87,7% in Puglia




SANITÀ E CORRUZIONE: IN ITALIA VALE 23 MILIARDI, MA SI TAGLIA SULLA PELLE DEI CITTADINI

Dalle inefficienze agli sprechi e corruzione un mondo sommerso che ancora i politici fanno fatica a relazionare. Dai vaccini ai chemioterapici, quanto guadagnano le case farmaceutiche?

di Cinzia Marchegiani

Sanità italiana, un tempo un valore aggiunto che rappresentava il fiore all’occhiello di una nazione al passo con la crescita economica e con l’evoluzione della civiltà. Ora assistiamo a tagli repentini sulle prestazioni sanitarie che stanno minando l’assistenza sanitaria e il patrimonio indiscusso della prevenzione, forma acclarata di contenimento della spesa pubblica. Ora invece con colpi micidiali, la legge di stabilità ha deciso tagli lineari che i cittadini pagano sulla propria pelle con l’impossibilità concreta di poter accedere alla sanità pubblica diventata una chimera andando anche a ledere la libertà deontologica dei medici. Ma chi nel tempo non è riuscito a saper individuare i buchi neri dove i soldi pubblici venivano inghiottiti per poi presentare il "conto beffa" agli utenti che avendo perso lavoro non riusciranno ad andare nel privato? Quanti disabili o malati rari con necessità quotidiane sono stati privati di diritti inalienabili che uno stato garante dovrebbe tutelare?

La corruzione in sanità vale 23 miliardi annui. Dai dati pubblicati nel “Libro Bianco sulla corruption in sanità” realizzato da ISPE (Istituro per la Promozione dell’Etica in Sanità) emerge che la sanità italiana brucia ogni anno circa 23 miliardi di euro tra sprechi, inefficienze e corruzione. Il libro è una vera denuncia, frutto di un lavoro eccellente svolto in questi anni sullo studio del fenomeno e nella definizione di strumenti di prevenzione e contrasto al malaffare a danno della salute dei cittadini – come ha sottolineato Francesco Macchia, presidente di ISPE Sanità.

Tagli sulla sanità, sulle prestazioni e analisi mediche, mentre 23 miliardi l’anno vanno in tasca alla corruzione o inefficienza. In Italia quindi 23 miliardi di euro annui nel settore sanitario vengono fagocitati dalla corruzione, dalle inefficienze e sprechi che dovevano invece servire a dare più offerte agli utenti soprattutto in un paese sempre più povero dove il cittadino medio non riesce ad accedere ai servizi pubblici e quindi necessariamente ha rinunciato a curarsi, anche se il privato conviene a dispetto dei costi pubblici.

Sistema Sanitario Nazionale definanziato di altri 4,4 miliardi oltre i 25 degli anni 2012-2015. Appurato che ogni anno vengono sottratti ai cittadini 23 miliardi di euro di cui nessuno risponderà vista la legge italiana e l’incapacità di sanzionare concretamente chi non solo ruba, ma anche chi, pagato profumatamente, è incapace a gestire e amministrare denaro pubblico, dall’altra parte vengono tolti miliardi essenziali al SSN come previsto dal Patto nazionale per la salute 2014-2016, infatti il Disegno di Legge prevede che il SSN nel 2015-2016 venga definanziato di 4,4 miliardi, signora cifra che inoltre va ad aggiungersi ai 25 miliardi di euro sottratti al SSN delle precedenti manovre finanziarie nel quadriennio 2012-2015.

Verità paradossali, l’OCSE dimostra che la spesa sanitaria è crollata. Mentre si definanzia il SSN di altri 4,4 miliardi e prima ancora 25 miliardi, l’OCSE studia quanto la spesa sanitaria sia stata incisiva alle tasche dello stesso SSN. Ciò che emerge è paradossale, gli ultimi dati mostrano il perdurare del calo della spesa sanitaria nel nostro Paese:”Record negativo nel 2011 con un – 1,9% rispetto all'anno precedente. E la nostra spesa procapite è la più bassa di tutti i grandi paesi europei”. Ciò significa che la spesa sanitaria pubblica e privata italiana continua a scendere e nel 2011 quando ha segnato un record negativo del – 1,6%. Il dato diffuso dall’Ocse pone l’Italia tra i Paesi che spendono meno tra i 32 dell’area Ocse. Sia in termini di incidenza sul Pil (la nostra spesa pubblica e privata incide per il 9,2% contro medie superiori all’11 in molti paesi europei come Olanda, Francia e Germania) che in termini procapite.

Colpiti gli utenti ma non le case farmaceutiche. Nel paese degli eclatanti paradossi si colpisce il cittadino che con difficoltà sempre più emergenti si trova impossibilitato ad accedere ai servizi sanitari, ma non il business della case farmaceutiche. La riprova di questa dinamica vede in primo piano un accanimento nel voler continuare a rendere obbligatorio il vaccino esavalente quando la legge di stato obbliga solo 4 vaccini, ma di fatto i genitori non hanno possibilità di scegliere poiché esiste solo la forma farmaceutica dell’esavalente presso i centri vaccinali, con un aggravio di altri 114 milioni di euro annui in favore dell’industria farmaceutica, spesa importante che grava però sulle casse statali e un danno erariale di cui ancora nessuno è stato ritenuto responsabile.

Vaccini e il caso Lorenzin. Il ministro Lorenzin si è spinta talmente tanto a difesa di questa campagna mediatica che andando in tv ha spaventato molti genitori spiegando che se non si vaccinano si muore e come si può morire ad esempio di pertosse perché non esiste un farmaco per questa malattia.. Ecco, vogliamo ricordare ai genitori che ciò non solo è falso, per la pertosse esiste un farmaco e contrarre le malattie non significa perire per esse. E’ stata attivata una campagna aggressiva quando non esiste una pandemia in atto, ma forse chissà solo la necessità di giustificare la preparazione esavalente quando lo Stato non attiva bandi per quello quadrivalente. Per questo l’antitrust da maggio 2015 sta indagando porpio sul monopolio dei vaccini ad uso umano. Gli altri vaccini come ad esempio il MPR (Morbillo, Parotide e Rosolia) pur essendo raccomandati deve rimanere una scelta personale dei genitori e/o su consiglio pediatrico. Per questo molti si chiedono come mai non esiste un garante istituzionale che possa sanzionare o capire come mai il proprietario del dicastero della salute possa affermare che si muore di pertosse e impaurire le persone.

Inchieste giornalistiche svelano troppi sprechi a favore delle case farmaceutiche. In questo paese si deve venire a scoprire sempre tramite inchieste giornalistiche come quelle prodotte da Report gli sprechi che non vengono affrontati che sembrerebbero sempre tutelare le case farmaceutiche.

Dalla puntata del 1° Novembre 2015 la trasmissione Report ha scoperto altri sprechi dalle risonanze magnetiche "al succo d'ananas" alla cura dei tumori radioresistenti con l'innovativa "adroterapia". Due storie in cui ricerca e passione nella sanità si dimostrano più forti di qualsiasi taglio. Di solito le radiologie comprano un liquido di contrasto da un'azienda farmaceutica. Alla radiologia del policlinico S.Orsola di Bologna invece danno da bere il succo d'ananas ai pazienti che devono fare gli esami alle vie biliari. "E’ un succo normale – spiega la dottoressa Rita Golfieri, direttore del reparto – ma potrebbe essere impiegato anche un succo di mirtillo normale, perché anche il mirtillo contiene il manganese". L'ananas costa meno, i pazienti lo gradiscono e il Policlinico risparmia ogni anno 13 mila euro. Ma non è l'unica iniziativa: rimettendo mano ai servizi di ristorazione, logistica e pulizie sono riusciti a tagliare i costi di due milioni e mezzo e a ridistribuire ai dipendenti un milione, per esempio eliminando i piatti di plastica e tornando a quelli di ceramica.
Se poi vogliamo vedere quanto l’Italia può essere all’avanguardia nella sanità allora bisogna andare a Pavia, dove un gruppo di fisici coinvolgendo 500 ditte italiane ha realizzato il sincrotrone, una tecnologia che nel mondo si può trovare solo in altri tre centri in Giappone, Cina e Germania e cura i tumori radioresistenti. Pensate a un gigantesco microonde, un anello di 80 metri di diametro che genera un fascio di protoni o di ioni carbonio che percorrono la circonferenza un milione di volte in mezzo secondo. Il carbonio richiede grandi macchine per essere accelerato ma quando arriva a colpire la cellula tumorale è tre volte più efficace dei raggi X. I sarcomi sono radio resistenti, con questa terapia significa curare i malati.

Insomma, si è intuito che manager in seno all’Istituto Superiore della Sanità, né in seno al Ministero della Salute siano stati in grado di abbattere fortemente gli sprechi milionari che giorno dopo giorno vanno a ledere proprio le casse delle Stato che di fronte alla legge di stabilità pensa bene a togliere il diritto alla salute invece di eliminare le inefficienze, gli sprechi e la corruzione.

Le case farmeceutiche, la fidelizzazione efficace con la vendita dei vaccini. Intanto le case farmaceutiche ringraziano, le stesse che con i vaccini hanno una forte tendenza a fidelizzare sempre di più lo Stato ai propri Cluster poiché grazie alla fidelizzazione le industrie riescono ad anticipare le previsioni di incasso a prescindere dalle malattie, incassi sicuri che permettono alle stesse aziende di poter anticipare altri investimenti per progetti e/o sperimentazioni che non potrebbero avere se non esclusivamente con i vaccini. Fidelizzare un numero cospicuo di utenti è fondamentale per molti motivi: 1) è efficace perché sono la prima risorsa aziendale; 2) permette di azzardare acquisti; 3) programmare svendite e acquisti; 4) permettevi avere prezzi costanti e quindi essere fortemente concorrenziale; 5) evita svendite non produttive.

Paradossali i dati che emergono sui costi sanitari, gli sprechi oltre la corruzione e l’inefficienza. Buchi milionari che vengono fatti pagare a caro prezzo soprattutto ai cittadini che per una crisi economica o casi di malattie croniche, rare o disabilità saranno colpiti con maggiore violenza da questa scure, mentre si esonerano i responsabili della mala gestione sanitaria. Non si capisce la motivazione che spinge a tutelare sempre gli introiti delle case farmaceutiche che vanno ad incidere con una doppia lama i diritti dei cittadini.

La scienza economica deve coincidere con il diritto alla salute, il diritto di avere terapie le più efficienti ed efficaci, il diritto di sapere se vaccinando i propri figli si sta alimentando un business che non ha nulla a che fare con la prevenzione, visto che non sempre vaccinare corrisponde ad immunizzare. Nel mondo delle vaccinazioni servirebbe un controllo epidemiologico su come i vaccini siano efficaci e sicuri…d’altronde quando si autorizza un farmaco occorrerebbe verificare se lo stesso è capace di sostenere la sua azione, di fatto in farmacovigilanza si dichiara che la mancata o minore efficacia di un farmaco, rispetto alla risposta attesa, è una reazione avversa da segnalare. Vaccini e chemioterapici inclusi verrebbe da sottolineare. Ci si riuscirà?