SCANDALO VOLKSWAGEN: LA COMPAGNIA ASSICURATIVA ZURICH POTREBBE ESSERE ESPOSTA A PAGARE MILIONI

Redazione
Secondo informazioni diffuse dalla stampa tedesca la compagnia assicurativa Zurich potrebbe essere chiamata a pagare parecchi milioni nell'ambito dello scandalo delle emissioni di Volkswagen (VW). Il gruppo automobilistico avrebbe infatti sottoscritto una polizza di responsabilità civile degli amministratori e dirigenti (D&O) con un consorzio guidato da Zurich,  con una copertura a garanzia per un complessivo importo di circa 500 milioni di euro. Secondo Michael Hendricks, capo della società specializzata in D&O Hendricks & Co di Düsseldorf la copertura assicurativa in questione non supererebbe il mezzo miliardo di euro. Mentre Zurich Insurance non vuole commentare: "non forniamo informazioni riguardo alle nostre relazioni d'affari", ha detto all'ats il portavoce Frank Keidel. La somma sarebbe ancora più bassa 350-400 milioni per il responsabile del servizio di D&O della società di consulenza Aon di Amburgo, Marcel Roeder. In ogni caso si tratta di cifre nettamente inferiori ai danni subiti da Volkswagen, stimati a 6,5 miliardi di euro. Senza contare le multe che il gruppo automobilistico rischia di dover pagare negli Stati Uniti, sanzioni che potrebbero arrivare a 18 miliardi di dollari (16,1 miliardi di euro). I contratti coprono gli atti dei membri del consiglio d'amministrazione e la direzione. Ma di fronte a un fatto doloso in linea generale la copertura non si applica, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, mentre nel caso di colpa grave l'assicurazione può valersi del diritto di regresso nei confronti dell'assicurato.




MONDADORI: ACQUISTATA RCS MEDIA GROUP "LIBRI" PER 127,5 MILIONI DI EURO

Redazione
 
Il mondo dell’editoria ha subito un’importante sterzata e un’importante cambiamento, Rcs Media Group ha firmato un contratto per la cessione di Rcs Libri alla Mondadori per 127,5 milioni, su una valutazione complessiva di circa 130 milioni. Al prezzo stabilito è prevista un’aggiunta di cinque milioni. Invece è esclusa la vendita di Adelphi. In seguito all’accordo siglato ieri sera sulla cessione, Rcs e Mondadori avanzano con numeri importanti. Rcs avanza con 5.92% e 0,89 euro e Mondadori invece con 3,59% a quota 1 euro. Marina Berlusconi, che è presidente della Arnoldo Mondadori editore, commenta così quanto avvenuto: “È un'operazione di cui siamo particolarmente orgogliosi. Un rilevante investimento, da parte di una grande azienda italiana, in un settore nobile e speciale come quello del libro” aggiunge inoltre “La Mondadori, di cui la mia famiglia è l'editore da ormai 25 anni, torna a crescere e compie un passo cruciale verso una sempre maggiore solidità. Ma quello annunciato ieri sera è anche un investimento sul futuro del nostro Paese e sulla qualità di questo futuro. Le dinamiche del settore spingono in tutto il mondo gli editori ad unire le forze. Un processo che in Italia, dove gli operatori hanno dimensioni molto più piccole rispetto a quelli degli altri principali Paesi, risulta ancora più necessario. L'acquisizione della Rcs Libri va in questa direzione. E soprattutto siamo determinati a mettere tutto l'impegno necessario per tutelare e valorizzare quel sistema di eccellenze editoriali e culturali di cui la Mondadori si trova al centro”
Ma da chi è stata presa la decisione della vendita della divisione Libri? È stata una decisione presa all’unanimità da Cda di Rcs. Si è tenuto oggi il consiglio di amministrazione Mondadori una riunione, il gruppo Mondadori sarà presente in Italia con i libri e nell’editoria scolastica ma anche negli illustrati a livello internazionali. Ernesto Mauri afferma “ora siamo pronti per una nuova fase di sviluppo nel 'mestiere' più antico di Mondadori, il più solido e nel quale vantiamo una tradizione di eccellenza e innovazione, si aprono nuove prospettive di crescita”. 



VINI LUCANI E DOC MATERA, PROGETTO LIELUC: DALLA VIGNA ALLA SCELTA DEL LIEVITO

di Domenico Leccese

Potenza – Lunedì 28 settembre 2015 a Potenza presso l’hotel Fattoria Sotto il Cielo si è tenuto il convegno sul tema “Lieviti Indigeni per la DOC Matera, PIF-Vini di Lucania: Progetto LIELUC”. Si è parlato di come rendere unici, per qualità organolettiche e legandoli sempre più al territorio, i vini della DOC Matera.
E’ questa la scommessa su cui ha puntato la Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata con il progetto LieLuc (Lieviti Indigeni per Vini Lucani), che mira a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, fornendo alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo. I risultati del progetto, che ha visto la partecipazione delle aziende agricole di Francesco Paolo Battifarano, Francesco Marino e Vincenzo Petito, sono stati illustrati nel corso del convegno Lieviti indigeni per la Doc Matera, Pif-Vini di Lucania: progetto Lieluc.

Al convegno, dopo i saluti inviati dalla Dott.ssa Aurelia Sole – Magnifica Rettrice Unibas, sono intervenuti : Francesco Battifarano (Presidente del Consorzio di Tutela Vini “Matera Doc”), Patrizia Romano (Responsabile scientifico del progetto) e Angela Capece, dell’Università degli Studi della Basilicata, Severino Romano (Direttore della Scuola di Scienze Agrarie), Luca Braia (Assessore alle Politiche Agricole – Regione Basilicata), il sommelier Peppino Baldassarre. Al termine del convegno una degustazione guidata dei vini ottenuti con lieviti selezionati durante il progetto Lieluc.

Il progetto viene realizzato nell'ambito delle produzioni vitivinicole a Denominazione di Origine, tutelate dal consorzio DOC Matera. Al progetto, coordinato dalla Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata, partecipano le Aziende Agricole di Francesco Paolo Battifarano, Francesco Marino e Vincenzo Petito.

L'iniziativa progettuale mira a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, fornendo alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo. È ben noto che nella fermentazione alcolica spontanea si succedono diverse specie di lievito, per numerosi fattori ambientali che ne influenzano la popolazione, sommati al rischio di non garantire l’ottenimento di vini con qualità costante nel tempo.

L’uso dei lieviti commerciali pone rimedio a tale problema, influendo però sulla composizione finale dei vini e sulla loro qualità complessiva, spesso uniformandola. “L’obiettivo principale del progetto – ha spiegato la Prof.ssa Patrizia Romano – è stato quello di selezionare ceppi indigeni da impiegare come starter specifici partendo da lieviti isolati dalle uve delle aziende coinvolte nel progetto. Un ceppo di lievito specifico per una tipologia di vino di una determinata area di produzione rappresenta uno strumento per conferire al vino quel carattere distintivo, fondamentale per la salvaguardia della tipicità dei prodotti italiani in un mercato sempre più globalizzato, conferendo quindi, al prodotto un valore aggiunto e un maggior legame col territorio.

La vigna è l’habitat in cui si trovano i lieviti dell’areale, che posseggono caratteristiche specifiche, naturalmente selezionate in quell’habitat e spesso correlabili con un determinato vitigno. L’uso di lieviti starter indigeni selezionati per uno specifico vitigno rappresenta una tecnologia innovativa che conferisce a questi vini un carattere distintivo, nel rispetto delle caratteristiche qualitative del prodotto.”

Questo progetto di ricerca dedicato alle produzioni vitivinicole a Denominazione di Origine, tutelate dal consorzio DOC Matera, infatti, è stato finanziato con il Bando Misura 124 "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi, tecnologie, nel settore agricolo e forestale", un intervento che prevede investimenti connessi con la salvaguardia della biodiversità e per favorire processi di innovazione e sviluppo tecnologico, e rientra nei Progetti Integrati di Filiera (PIF), nati per favorire sul territorio nuove condizioni culturali e organizzative tramite azioni di valorizzazione delle specificità, tracciabilità e rintracciabilità del prodotto, e per offrire sbocchi di mercato anche ai piccoli produttori, migliorando le opportunità di trasferimento delle innovazioni di prodotto, di processo e organizzative. Nella fermentazione alcolica spontanea si succedono diverse specie di lievito, per numerosi fattori ambientali che ne influenzano la popolazione, sommati al rischio di non garantire l’ottenimento di vini con qualità costante nel tempo.

L’uso dei lieviti commerciali pone rimedio a questo problema, influendo però sulla composizione finale dei vini e sulla loro qualità complessiva, spesso uniformandola. Un ceppo di lievito specifico per una tipologia di vino di una determinata area di produzione rappresenta uno strumento per conferire al vino quel carattere distintivo, fondamentale per la salvaguardia della tipicità dei prodotti italiani in un mercato sempre più globalizzato, conferendo quindi al prodotto un valore aggiunto e un maggior legame col territorio. Presentati i risultati dello studio condotto su tre cantine della Doc Matera Individuare un “lievito a misura di vino”: uno starter in grado di dare inizio alla fermentazione dell’uva Primitivo della Doc Matera partendo proprio dai lieviti presenti nelle vigne. Un lievito starter che può aumentare la tipicità di un vino, ben oltre la provenienza geografica delle uve. E’ questo lo studio condotto, i cui risultati sono stati presentati lunedì 28 u.s. a Pignola (PZ) nel corso di un convegno, dal team della microbiologa Patrizia Romano della Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata. Il gruppo di ricerca, così come evidenziato nel convegno Lieviti indigeni per la Doc Matera, Pif-Vini di Lucania: progetto Lieluc, ha condotto uno studio in tre cantine della Doc Matera puntando a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, per poi fornire alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo.

Ad Angela Capece, della Safe – Università della Basilicata, il compito di illustrare il percorso di ricerca: dalla prima fase di raccolta in vigna dei lieviti presenti sulle uve, alla pigiatura in laboratorio per isolarli in ambiente controllato, alla fase di caratterizzazione e selezione. “I risultati dello studio hanno portato alla scelta di tre ceppi di lievito starter, ciascuno tipico di una delle tre cantine prese in esame – ha affermato la professoressa Patrizia Romano – I lieviti individuati, fra l’altro in una sola campagna vitivinicola, sono in possesso di interessanti caratteristiche enologiche, e possono essere utilizzati per rafforzare la tipicità dei vini. Con il nostro studio si può ottenere un lievito a misura di vino: e utilizzare lo starter di ciascuna vigna di provenienza, anziché i lieviti commerciali che oggi sono impiegati per il processo di fermentazione sia di vini lucani che di quelli toscani o francesi”.

Nel corso del convegno è stato proiettato un video che mostra tutte le fasi del percorso di isolamento e selezione, a partire dalla vigna e durante tutte le attività di laboratorio, per arrivare ad individuare il lievito a misura di vino. Il convegno è stato chiuso dal direttore della Scuola di Scienze Agrarie, Severino Romano, che ha tenuto una relazione sui processi di valorizzazione dei prodotti tipici. Processi necessari allo sviluppo del territorio, ma che devono sempre più prestare attenzione alle innovazioni tecnologiche. Al termine del convegno i presenti hanno potuto apprezzare i risultati concreti del progetto: è stata offerta una degustazione guidata dei vini delle tre cantine, mettendo a confronto il vino ottenuto con lieviti selezionati durante il progetto Lieluc con quello ottenuto con il lievito commerciale. Il progetto viene realizzato nell’ambito delle produzioni vitivinicole a Denominazione di Origine, tutelate dal consorzio DOC Matera. Al progetto, coordinato dalla Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali (SAFE) dell’Università degli Studi della Basilicata, partecipano le Aziende Agricole di Francesco Paolo Battifarano, Francesco Marino e Vincenzo Petito.

L’iniziativa progettuale mira a migliorare alcune fasi del processo di vinificazione, fornendo alle aziende beneficiarie utili indicazioni innovative e facilmente applicabili nel contesto produttivo. In particolare, l’obiettivo principale del progetto è la selezione di ceppi indigeni da impiegare come starter specifici partendo da lieviti isolati dalle uve delle aziende coinvolte nel progetto.

La scommessa della vitivinicoltura lucana della DOC Matera può essere rappresentata dal valore aggiunto in termini di tipicità ed originalità del prodotto, legata alla commercializzazione di vini ottenuti con ceppi di lievito specificatamente selezionati. Questo assicurerà uno stretto legame del prodotto finale con il territorio, poiché questi lieviti saranno in grado di sfruttare al massimo la potenzialità legata alle caratteristiche compositive del mosto e potrebbe esercitare una maggiore attrattività nei confronti dei consumatori, al fine di combattere l’eccessiva globalizzazione dei prodotti a cui si sta sempre più assistendo.
 




SANITÀ, SANZIONI AI MEDICI CHE PRESCRIVONO ESAMI NON APPROPRIATI: SCOPPIA LA BAGARRE

Il Presidente delle Regioni Chiamparino bacchetta la Lorenzin che vuole scaricare le responsabilità alle Regioni: “sono state scelte condivise”

LEGGI ANCHE: 03/07/2015 RIDUZIONE DEL FONDO SANITARIO 2015: ECCO L’ACCORDO STATO-REGIONI

di Cinzia Marchegiani

Il 2 luglio 2015 era stato siglato l’accordo sulla riduzione del fondo sanitario 2015, pari a 2,35 miliardi al termine della conferenza Stato-Regioni tenutasi al Ministero per gli Affari Regionali, che aveva al primo punto proprio il nodo sulle risorse per la sanità. Il via libera delle Regioni era stato annunciato nelle prime ore della giornata dal presidente della Conferenza e governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino.

Lo scarica responsabilità, di fatto dimostrano la veridicità delle multe ai medici. Ora è bagarre sulle responsabilità della bozza del DM nel passaggio dove si specifica che ci saranno sanzioni ai medici che prescrivono esami non appropriati, e ora lo stesso ministro Lorenzin, sotto il fuoco crociato delle associazioni dei medici che hanno annunciato battaglia contro la libertà etica e deontologica del medico, cerca di smorzare le polemiche. Stamattina infatti la Lorenzin ai microfoni Rai, spiega che dopo questo decreto non cambierà assolutamente nulla: “Il loro rapporto con il medico, e quindi con le cure e gli screening necessari alla loro salute, resterà inalterato. A non essere più eseguiti saranno soltanto gli esami che non servono al paziente e costituiscono fonte di sprechi e abusi» – la Lorenzin cerca di chiarire.

Ecco gli scheletri nell'armadio. Ma gli scheletri nell’armadio di questi contestatissimi tagli alla sanità e sanzioni ai medici che prescrivono una lista di 208 prestazioni/esami dichiarate inappropriate, o meglio inutili, stanno emergendo con tutta la loro evidenza e solo dopo che la Lorenzin ha scaricato questa scelta totalmente alle Regioni:“Le sanzioni a carico dei medici previste dal decreto sull’inappropriatezza non le volevo, le hanno volute le Regioni”.

Bagarre tra la Lorenzin e il Presidente delle Regioni Sergio Chiamparino. Il Presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino infatti replica al Ministro Lorenzin, che in alcuni passaggi dell’intervista rilasciata lo scorso 23 settembre al Quotidiano sanità ha detto che le sanzioni ai medici sarebbero state volute dalle Regioni: “L'atteggiamento del ministro della Salute non mi sembra corretto e soprattutto non ci fa andare da nessuna parte: se si sono condivise delle scelte, lo si è fatto insieme" – spiega Chiamparino.

Chiamparino redarguisce la Lorenzin e rinfaccia il taglio dei due miliardi. Al termine della riunione della Conferenza, del 24 settembre 2015, il Presidente delle Regioni Chiamparino, in merito alla bozza del Decreto ministeriale specifica: “C'è stato un gruppo di lavoro fatto da tecnici di Regioni e ministero della Sanità che hanno condiviso un testo – ha evidenziato ancora Chiamparino – quando si condivide un testo lo si fa in due”.

Chiamparino rinfaccia il taglio di 2 miliardi alle Regioni. Chiamparino ai microfoni continua la sua arringa e ribatte: “Io potrei dire allora che bastava non togliere i due miliardi alle Regioni, di questo passo si fa la corsa del gambero. Se si condivide un percorso lo si condivide fino in fondo. Potrei dire che Lorenzin non ha voluto che si intervenisse su altri capitoli”.

Insomma il presidente Chiamparino accusa la Lorenzin di scaricare le responsabilità: “E’ abile. Un atteggiamento che non fa fare passi avanti, è sbagliato scaricare il problema sugli altri per ragioni di consenso. Non mi sembra l'atteggiamento corretto”. E poi ancora: “Io non gioco a ping pong – ha continuato il presidente della Conferenza delle Regioni – ma nell'ambito dei tagli ci è parso, ed è parso anche al governo, che una misura utile per risparmiare e necessaria per migliorare la qualità dell'assistenza fosse l'attenzione all'appropriatezza. Non è una misura voluta dalle Regioni ma condivisa in uno spirito di collaborazione”.

Lapidario Gino Strada medico di Emercency, su tutta questa pazzesca situazione: "Chi decide se un esame è inutile, la Lorenzin?. È l'ultimo scempio ai danni della Sanità: ormai medici e infermieri fanno il lavoro non grazie alle politiche pubbliche, ma nonostante queste. Nello specifico, alcuni di questi esami si potranno prescrivere solo in caso di anomalia pregressa: ma come posso accertarla se l'esame non si può fare?”

Tra gaffe, polemiche, rimane evidente che le sanzioni ai medici saranno reali, grazie a chi ha deciso che alcuni esami sono inutili, e quando si possono e si devono prescrivere. Ma i medici, tutti coesi hanno deciso di dare battaglia, si confirurerebbe una sanità di serie A e di serie B, inaccettabile per uno stato di diritto.




IMPRESE: È BOOM DI STROZZINI, L'USURA VA ALLA GRANDE!

Redazione

Tra la fine di giugno del 2011 e lo stesso periodo del 2015, l'ammontare degli impieghi bancari alle imprese è diminuito di 104,6 miliardi di euro, mentre il numero di estorsioni e di delitti legati all'usura denunciato dalle forze dell'ordine all'Autorità giudiziaria è aumentato in misura esponenziale.

Lo indica la Cgia di Mestre secondo la quale se nel 2011 le denunce di usura erano 352, nel 2013 (ultimo dato disponibile) sono salite a 460 (+30,7 per cento); le estorsioni, invece, sono passate da 6.099 a 6.884 (+12,9 per cento). Nell'ultimo indice del rischio di usura, che da oltre 15 anni la Cgia provvede a calcolare, si sottolinea come tale fenomeno abbia assunto dimensioni preoccupanti soprattutto nel Mezzogiorno. Nel 2014, infatti, la Campania, la Calabria, la Sicilia, la Puglia e la Basilicata sono state le realtà dove la "penetrazione" di questa piaga sociale/economica ha raggiunto i picchi maggiori.

Nelle aree dove c'è più disoccupazione – ha calcolato la Cgia – alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti, la situazione è decisamente a rischio. Rispetto ad un indicatore nazionale medio pari a 100, la situazione più critica si presenta in Campania: l'indice del rischio usura è pari a 155,1 (pari al 55,1 per cento in più della media Italia), in Calabria a 146,6 (46,6 per cento in più rispetto alla media nazionale), in Sicilia si ferma a 145,3 (45,3 per cento in più della media Italia), in Puglia a 136,3 (36,3 per cento in più della media nazionale) e in Basilicata il livello raggiunge quota 133,2 (33,2 per cento in più della media Italia).

Diversamente, la realtà meno "esposta" a questo fenomeno è il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 47,6 (52,4 punti in meno della media nazionale). Anche la situazione delle altre 2 regioni del Nordest è relativamente rassicurante: il Friuli Venezia Giulia, con 72,8 punti e il Veneto, con 73,2 punti, si piazzano rispettivamente al penultimo e terzultimo posto della graduatoria nazionale del rischio di usura.

"L'indice del rischio di usura – spiega Paolo Zabeo coordinatore ufficio studi Cgia – è stato calcolato mettendo a confronto alcuni indicatori regionalizzati riferiti prevalentemente al 2014: la disoccupazione, le procedure concorsuali, i protesti, i tassi di interesse applicati, le denunce di estorsione e di usura, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito". "Con le sole denunce effettuate dalle forze di Polizia all'Autorità giudiziaria – conclude Zabeo – non è possibile dimensionare il fenomeno dell'usura: le segnalazioni, purtroppo, sono relativamente poche. Spesso, le vittime di questo crimine si guardano bene dal rivolgersi alle forze dell'ordine; chi cade nella rete degli strozzini è vittima di minacce personali e ai propri familiari, elemento che scoraggia molte persone a chiedere aiuto. Per questo abbiamo incrociato i risultati di ben 8 indicatori per cercare di misurare con maggiore fedeltà questa piaga. Oltre al perdurare della crisi, sono soprattutto le scadenze fiscali e le piccole spese impreviste a spingere molti imprenditori nella morsa degli strozzini".




BORSA, BENE PIAZZA AFFARI. MILANO VA FORTE, TRAINA LA MODA

Redazione

Dati positivi. Torna la fiducia in Piazza Affari, che sale convinta (Ftse Mib +3%) in linea con l'Europa. Grazie anche alla conferma della Fed sul rialzo dei tassi – che sgombra le nubi di dubbi sulla ripresa – gli acquisti sono diffusi a tutto il listino, con la moda forte nonostante la debolezza delle Borse cinesi. Sempre molto bene Fca (+4,5%).

Volkswagen in avvio +3,9%, Bmw +5,25% – Bene l'avvio in Borsa di Volkswagen e Bmw. Sul listino di Francoforte le azioni privilegiate della casa di Wolfsburg guadagnano il 3,9% mentre il titolo Bmw sale del 5,25%.

Partenza in netto rialzo per tutte le Borse europee, che recuperano ampiamente i cali diffusi di ieri: le migliori in avvio sono Parigi, Milano e Madrid che salgono di oltre due punti percentuali e mezzo, seguite da Francoforte (+2%) e Londra (+1,9%) un po' più cauta. Sempre bene le auto con Bmw e Renault (+5%), Fca (+4%) e anche Volkswagen (+2%). In Piazza Affari (Ftse Mib +2,7%) bene anche la moda, con Moncler e Ferragamo che salgono di oltre il 4%.




LA PROFEZIA DI GHEDDAFI SEMBRA AVVERARSI: L’UE FALLIRA’ COME L’IMPERO ROMANO?

di Cinzia Marchegiani

Medio Oriente-Europa – “Se la situazione sarà ancora più instabile…. la Libia potrebbe diventare un secondo Afghanistan: ci saranno milioni di migranti diretti verso l'Europa e ci saranno ripercussioni in tutti i paesi del Mediterraneo”. Questa è la profezia che Muammar Gheddafi lanciò nell’anno 2011, che come un’istantanea lucida e severa sembra dipingere alla perfezione gli scenari odierni. Il caso volle che a quel tempo i nostri statisti e politici d’Europa non avessero dato ascolto alle sue dichiarazioni pronunciate in occasione di un’intervista qualche mese prima che venisse ucciso. Ora le sue parole tuonano come moniti derisi o forse volutamente ignorati, visto come si è conclusa la caccia al leader libico e la sua uccisione. Gheddafi possedeva i giacimenti del petrolio più pregiato al mondo, e piccolo particolare, con la Libia membro dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, meglio conosciuta come OPEC fondata nel lontano 1960, che comprende attualmente dodici Paesi che si sono associati, promotori di un cartello economico che permette e permetteva loro di negoziare con le compagnie petrolifere aspetti relativi alla produzione di petrolio, prezzi e concessioni. Gli stati membri OPEC controllano da sempre circa il 78% delle riserve mondiali accertate di petrolio, il 50% di quelle di gas naturale e forniscono circa il 42% della produzione mondiale di petrolio ed il 17% di quella di gas naturale. Un dettaglio conosciutissimo a chi ha interesse a non intaccare le proprie risorse minerarie e petrolifere.

Guerre economiche, ma quale importazione di democrazia. Questi flussi migratori che stanno cambiando il volto della politica europea hanno una genesi lontana e affondano le proprie radici in guerre innescate dai grandi della Terra, padroni universali dei governi, dei trattati, dei rapporti diplomatici, di legislature e delle persone. I flussi iniziati in sordina, come una fisiologica distribuzione di vite e speranze, sono mutati nel tempo e sono diventati il sintomo di una cancrena e una emorragia mal curata. 

L’Europa incapace politicamente alla nuova sfida. Ora l’immigrazione diventando a flusso costante impone necessariamente alla politica europea repentini aggiustamenti di leggi e regolamentazioni, per affrontare sbarchi giornalieri che stanno mettendo in crisi i rapporti tra i paesi membri e la capacità recettiva degli stessi, dove la misura straordinaria è diventata un caso di normalità.

Migranti, il vero tallone d’Achille per l’UE. Anche gli analisti stanno spiegando che l’Unione Europea sembra destinata ad essere invasa da un flusso migratorio che potrebbe essere il tallone d’Achille per la vita dell’UE stessa.

L’UE fallirà come fece l’Impero Romano. Il capo del Dipartimento di Scienze Politiche presso l'Università Amicizia dei Popoli, in Russia,  professor Yuri Pochta ha spiegato al giornale spagnolo RT che l'Unione Europea si sta avvicinando ad una situazione in cui le regole delle politiche attuali in materia di immigrazione non funzionano, costringendo la stessa a creare un nuovo sistema di controllo delle frontiere. Le parole dell’analista Poctha al riguardo lascerebbero poche chance all’UE di resistere: “L'assenza di una politica coordinata comune per inquadrare il problema potrebbe diventare la causa del crollo dell'Unione europea, e non, come si temeva, la crisi dell'euro o il fallimento ipotetico dell'economia greca” – dice l'analista.

Il professor Poctha nell’intervista analizza il caso europeo e stabilisce un’analogia storica con la caduta dell'Impero Romano. Il politologo spiega che le tribù barbare inizialmente arrivarono nel territorio dell'impero romano per trovare insediamento e si stabilirono nella zona. Più tardi, quando la società romana ha cominciato a destabilizzare, i rappresentanti del popolo che venivano da fuori dall'impero cominciò a dominare. Lo stesso può accadere in Europa nel prossimo futuro.

La Macabra profezia di Gheddafi. Tanto tuonò che piovve. Ora la macabra profezia di Muammar Gheddafi, diventa la cartina al tornasole dei giorni moderni e l’ombra minacciosa che si sta abbattendo sul destino dell’Unione Europea che potrebbe innescare seri mutamenti geopolitici…e la fine di un altro impero, quello del sogno europeo mai nato, che doveva portare pace, prosperità e opportunità di crescita, condivisione e supporto tra i paesi membri.

Già si parla di Stati Europei d’America. In Italia i nostri parlamentari e lo stesso Presidente della Repubblica hanno cominciato a parlare di Stati Nazionali, a questo punto non servono gli analisti per dire quale strada è stata imboccata. Il cambiamento non arriva all’improvviso, ma lento e costante e come una goccia cinese riempie il vaso. In quel preciso istante, quando si comprenderà che è avvenuto l’irreparabile mutamento, i cittadini d’Europa messi davanti ad altre priorità dovranno accettare qualsiasi compromesso. Quello di perdere tutto in cambio di niente. 




AIFA, MA QUALE TRASPARENZA SUI FARMACI?

Due sentenze pesanti a carico dell’Agenzia dei Farmaci italiana, la condannano per gravi irregolarità sulla trasparenza dei farmaci, la Lorenzin la premia

di Cinzia Marchegiani

L’Agenzia italiana per il farmaco continua, a nostro avviso, la sua caduta libera riguardo la trasparenza. Ad accusare la gestione fatta di luci e ombre di questa agenzia regolatoria dei farmaci interviene il M5S sulla base del ricorso presentato da un’azienda farmaceutica accettato dal Consiglio di Stato con sentenza n.3977/2015, depositata il 21 agosto, che chiedeva all'Aifa più trasparenza sui dati che determinano il budget della spesa farmaceutica ospedaliera.

Ma quale trasparenza. Il M5S fa osservare come il sito dell'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) si definisce: “L'autorità nazionale competente per l'attività regolatoria dei farmaci in Italia, ed Ente pubblico che opera in autonomia, trasparenza ed economicità, sotto la direzione del ministero della Salute e la vigilanza del ministero della Salute e del ministero dell'Economia” e ironicamente commenta: “Peccato però che uno dei punti cardine a cui deve conformarsi la pubblica amministrazione, cioè quello della trasparenza, sia un principio poco conosciuto dalle parti di Via del Tritone, dove ha sede l'Agenzia”.

Sentenze come macigni a carico dell'AIFA. La sentenza sopra citata, la n.3977/2015 arriva appena poco dopo un'altra sentenza, questa volta del Tar del Lazio (n. 04538/2015), che aveva stroncato sempre la stessa Agenzia riguardo il ripiano per il superamento del tetto di spesa a carico delle aziende del settore farmaceutico. Anche in questo caso, tra le motivazioni, vi era riportata la poca trasparenza in merito ai dati della distribuzione diretta e per conto che l'agenzia fornisce solamente a livello di aggregato nazionale.

Sentenze pesanti che mettono dietro il banco degli imputati un’Agenzia regolatoria dei farmaci dipendente tra l’altro dal Ministero della Salute che dimostrano una reale di mancanza di trasparenza e con ragione, il M5S constata che non sono gli unici ad accusare di tale delitto un'Agenzia che governa un aggregato di spesa da circa 20 miliardi di euro.

Il M5S è duro e spiega:In questi giorni, ovviamente in gran segreto, l'Aifa sta incontrando tutte le aziende del settore per l'aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale. Non solo, il Decreto legge Enti Locali ha assegnato all'agenzia il compito di concludere le procedure di rinegoziazione del prezzo dei farmaci, a carico del Ssn, nell'ambito di raggruppamenti di medicinali terapeuticamente assimilabili. Purtroppo anche in questo caso, constatiamo con rammarico che l'Agenzia, dimenticando di essere ente pubblico, non fornisce alcuna informazione a riguardo agendo con la massima discrezionalità”.

Il M5s accusa la stessa maggioranza che in questi mesi pontificano sulla necessità di razionalizzazione ed efficienza del sistema sanitario: “Domandiamo, secondo loro la gestione dell'Aifa è efficiente? A noi non sembra per nulla ed è per questo che auspichiamo venga quanto prima discussa e approvata la nostra risoluzione, che è stata incardinata in commissione, con la quale principalmente chiediamo trasparenza sui trattati commerciali stipulati tra l'Aifa e le aziende farmaceutiche”.

Aumentati i fondi all'AIFA mentre si taglia alla sanità. Ciliegina sulla torta, mentre si sono delineati meno diritti dei malati e alla salute con tagli sanciti con le proposte emendative del governo al decreto legge "Enti che recepiscono i tagli alla sanità " sanciti nell’intesa Stato Regioni dello scorso 2 luglio che stanno facendo accapponare la pelle, non solo ai malati, ma anche agli stessi lavoratori e medici professionisti,  il M5S dovrebbe sapere che per la stessa l'Aifa è stato previsto un incremento del personale dalle attuali 389 unità a 630 da qui al 2018 con lo scopo di adeguare l'assetto organizzativo e il numero di personale dipendente dell'Aifa ai compiti istituzionali in continuo aumento.  

Scandali al sole tra AIFA e Minstero della salute. Memori dello scandalo Avastin Lucentis, il dicastero della Lorenzin ha dimostrato fattivamente di togliere ai cittadini diritti, ai professioni nel settore medico la libertà deontologica e premiare a go go l’Aifa un’Agenzia troppo spesso finita sotto lente d’ingrandimento e condannata dai tribunali amministrativi. Ma queste sentenze saranno pubblicate sul sito dell’Agenzia dal direttore Generale Luca Pani?




MADE IN ITALY: UE AUTORIZZA OLIO D’OLIVA TUNISINO

di Cinzia Marchegiani

Beffa al Mady Italy un’altra volta sotto attacco dalla emanazione di leggi europee, che vanno contro i produttori italiani e soprattutto semplificando la circolazione di beni alimentari scadenti. La notizia che la Commissione UE ha adottato una proposta legislativa per autorizzare un accesso supplementare di olio d'oliva tunisino nel mercato comunitario suona come una beffa per l’olivicoltura italiana, e per quella siciliana e del sud in particolare. Lo afferma il presidente regionale della sezione olivicola di Confagricoltura Sicilia, Giovanni Selvaggi che interviene con un comunicato secco pieno di amarezza e per questo il Presidente Selvaggi dichiara di essere pronti a bloccare i porti per scongiurare questo attentato all’olio italiano: “Sollecitiamo i nostri parlamentari europei affinché tutelino un pezzo importante dell’agricoltura Made in Italy” –  aggiunge Selvaggi. La Commissione afferma di voler sostenere il governo e i cittadini tunisini e proteggere l'economia tunisina a seguito dei recenti attentati terroristici.

Selvaggi commenta la decisione della Commissione UE da una parte nobilissima, ma che rischia di far saltare in aria l’economia del settore olivicolo: “Siamo già esposti a una concorrenza al limite della slealtà da parte dei paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, che riescono a produrre ed esportare in Europa olio d’oliva a basso costo, e spesso di pessima qualità, grazie alle maglie larghe della legislazione comunitaria – continua Selvaggi – e ora ci tocca anche assistere all'invasione programmata e senza pagamento di dazi di ben 35 mila tonnellate di olio d’oliva, in aggiunta alle attuali 57 mila tonnellate previste dall'accordo di associazione UE-Tunisia”.

Il presidente di Confagrigoltura quindi annuncia battaglia commentando questa decisione intollerabile e inaccettabile.




FISCO, BERNAUDO "SOS PARTITE IVA": BENE LEGA SU 'SOLVE ET REPETE'. SUPPORTI LA NOSTRA PROPOSTA

Redazione
 
 Prima paga e poi richiedi (quando hai ingiustamente pagato). E' possibile che sia ancora in vigore questa clausola? "Alla Lega diciamo benvenuta! Finalmente una forza politica presente in Parlamento si occupa dei barbari ed incostituzionali metodi di riscossione del fisco italiano". Così in una nota Andrea Bernaudo, presidente del movimento SOS partita IVA, commentando la mozione presentata da Armando Siri (Lega Nord) che mira alla revisione del "solve et repete" dall'ordinamento tributario.

 "Occorre restituire dignità ai contribuenti produttivi italiani, oggi trattati da presunti evasori. A questo punto chiediamo alla Lega di fare propria la nostra proposta di legge per l'abolizione del "solve et repete" dall'ordinamento tributario, già ddl al Senato, ma ferma lì da ben nove mesi perché insabbiata dalla paralisi politica che ha aggredito Forza Italia. Il centro-destra deve ripartite dai diritti dei contribuenti italiani, e unirsi compatto per l'abolizione del "solve et repete" che rappresenta una questione di civiltà giuridica, oltre che politica"


La clausola Si tratta di una clausola che le parti possono inserire nei contratti con prestazioni corrispettive, per effetto della quale, se uno dei soggetti non esegue la propria prestazione,l’altro non può rifiutare la propria, ma deve in ogni caso eseguirla. Successivamente, perdurando l’inadempimento della controparte, colui che ha adempiuto potrà richiedere quanto ha dato. Solve et repete in sostanza vuol dire: prima paga e poi richiedi (quando hai ingiustamente pagato). La possibilità di inserire la detta clausola è prevista dall’art. 1462 c.c., ma con limitazioni: essa non ha effetto per le eccezioni di nullità, di annullabilità e di rescissione del contratto; la parte che solleva queste eccezioni, cioè, non potrà mai essere tenuta ad effettuare, prima, la propria prestazione. Inoltre, nei casi in cui la clausola è efficace, il giudice, se riconosce che concorrono gravi motivi, può sospendere la condanna dellaparte ad eseguire la prestazione, imponendo, se del caso, una cauzione. Nel diritto tributario il principio del solve et repete significava che il contribuente non poteva adire il giudice per sentir dichiarare non dovuta un’imposta richiestagli se prima non l’aveva pagata: prima egli doveva, cioè, pagare l’imposta e poi doveva richiedere, tramite il giudice, quanto indebitamente pagato. Il principio serviva ad assicurare più facilmente alla Pubblica Amministrazione le entrate tributarie ed era attuato in varie leggi, che però sono state tutte dichiarate incostituzionali, a partire dalla sentenza 29.3.1961 n. 21 della Corte Costituzionale, per contrasto con gli arti. 3, 24, 113 Cost. Il principio, perciò, non trova oggi più attuazione nel diritto tributario.




COLDIRETTI DICE STOP ALLE POLITICHE EUROPEE CHE FAVORISCONO I PRODOTTI "TAROCCATI" COME MADE IN ITALY

di Cinzia Marchegiani

Brennero / Bruxelles – Migliaia di agricoltori e allevatori hanno iniziato la protesta lunedì 7 settembre 2015 sia al valico del Brennero che davanti alla sede del parlamento europeo a Bruxelles per dire basta alle "schifezze taroccate" vendute come Made in Italy.

Il messaggio dei giovani della Coldiretti per le autorità comunitarie è stato chiaro, stop alle politiche europee che favoriscono gli inganni a tavola e snaturano le caratteristiche e la qualità dei prodotti alimentari. Una provocazione che si è svolta contestualmente all’invasione del valico del Brennero da parte di migliaia di agricoltori della Coldiretti provenienti dalle diverse Regioni per denunciare gli effetti dei ritardi e delle omissioni dell’Unione Europea che favoriscono le speculazioni provocando l’abbandono delle campagne con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia e sull’ambiente.
Così dopo un giorno lunghissimo di tensioni e proteste anche a Bruxelles la Coldiretti non si è fermata e ha annunciato che la mobilitazione degli agricoltori alle frontiere del Brennero si allarga dal latte alla carne fino all’ortofrutta ed è stata fatta proseguire anche nella giornata di oggi 8 settembre 2015.

L’UE stanzia 500 milioni per gli agricoltori. E mentre i ministri hanno discusso proprio il giorno della protesta lo stato di avanzamento dei mercati agricoli nell'UE, comprese le difficoltà nel settore del latte e la produzione animale, Fernand Etgen, presidente del Consiglio Agricoltura ha annunciato: "Alla luce delle preoccupazioni espresse, l'Unione ha ribadito il suo sostegno al settore agricolo, che contribuisce e continuerà a contribuire al lavoro, la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile. Il Consiglio ha preso atto del pacchetto di sostegno proposto dalla Commissione, che farà € 500 milioni immediatamente disponibili per gli agricoltori ". I Ministri hanno sottolineato l'importanza di rispondere rapidamente ed efficacemente alle difficoltà in fase incontrate dagli agricoltori".

Oltranza delle proteste. Nonostante l’annuncio diramato dal Presidente del Consiglio dell’agricoltura europeo, le proteste si allargano e a Bruxelles continuano le manifestazioni anche di altri lavoratori e imprenditori degli altri Paesi membri dell’UE. Continua e si allarga dal nord al sud e da latte e carne all’ortofrutta la mobilitazione degli agricoltori della Coldiretti alla frontiera del Brennero dove è arrivato il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina reduce dal Consiglio dei Ministri dell’agricoltura a Bruxelles dove sono state varate importanti misure di sostegno all’agricoltura. A dare aiuto agli agricoltori del Nord sono giunti rinforzi dalla Sicilia, Sardegna, Marche, Umbria, Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria. Sono migliaia gli agricoltori della Coldiretti presenti con trattori, bandiere e manifesti che stanno verificando i contenuti dei camion dove sono stati scoperti prodotti stranieri sfacciatamente “spacciati” per italiani.

Blitz a Bruxelles anche Coldiretti. Sacchi di polvere di latte, cagliate, imitazioni di prodotti italiani tipici sono consegnati dai giovani agricoltori della Coldiretti a Bruxelles all’Ambasciatore Stefano Sannino della Rappresentanza Permanente d'Italia presso l'Unione Europea a Rue du Marteau, dove è intervenuto il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo insieme al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina in occasione del vertice straordinario dei Ministri europei dell'Agricoltura per protestare contro i traffici di una Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca alle schifezze.

Il 29 settembre scadrà "l’ultimatum” fissato dalla Commissione Europea sulla richiesta all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. La lettera di “diffida” della Commissione Europea sull’infrazione n.4170 vuole imporre all'Italia di produrre “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni.

Ma la Coldirette avverte: “Si tratta in realtà solo dell’ultima trovata delle burocrazie dell'Unione Europea da dove sono arrivate incomprensibili decisioni sulla tavola che allontanano cittadini e imprese dall'Europa, dal vino senza uva alla carne annacquata mentre circa la metà della spesa è anonima”. 

Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni come la carne e il latte mentre ancora troppo debole è l’iniziativa comunitaria nei confronti del falso Made in Italy nel mondo, dichiara: “Nell'Unione che si disinteressa e temporeggia sull’emergenza immigrati si consentono invece trucchi e inganni nel momento di fare la spesa con l’appiattimento verso il basso della qualità alimentare, anche a danno di Paesi come l’Italia che possono contare su primati qualitativi e di sicurezza alimentare".

A differenza di quanto sta accadendo con le persone, per le merci il principio della libera circolazione è diventato per l’Europa un dogma da applicare senza limiti nonostante – continua Moncalvo – le situazioni di dumping economico e sociale ed i rischi per la sicurezza alimentare. Qualche cosa sta cambiando e la richiesta di trasparenza, tracciabilità ed etichettatura di origine per la quale si batte da anni la Coldiretti – conclude Moncalvo – è diventata un patrimonio comune come dimostrano la proposta alla Commissione Ue formulata dai Ministri Agricoli di Italia, Francia, Spagna e Portogallo ma anche le richieste avanzate da molti altri paesi dell’Unione.