Lega è il primo partito d’Italia: ecco cosa dicono i sondaggi

Sondaggi, sorpassi e migranti: la Lega è il primo partito in Italia. L’annuncio lo dà una rilevazione demoscopica della Swg per il Tg de La7, il cui esito è impietoso per Luigi Di Maio e tutto l’M5S. Di un soffio, ma il soprasso è avvenuto. Due decimali e i grillini perdono la leadership di fatto all’interno della maggioranza. Rapporti invertiti rispetto alle risultanze delle elezioni del 4 marzo.

Quello che colpisce di più, al di là del primo dato, è il fatto che in una sola settimana il partito di Matteo Salvini avrebbe guadagnato un 2,2 percento, e il Movimento 5 Stelle perso il 2,5. Un travaso impetuoso e repentino, che sembra premiare la linea dura contro la Francia, la Germania, i migranti. Ma soprattutto, da questo momento, il tema della politica sarà: come intende reagire il Movimento?

La fredda legge dei numeri

Secondo la rilevazione, il partito di Salvini si attesta al 29,2% mentre M5s è al 29%. Rispetto alla rilevazione dello scorso 11 giugno, i 5 stelle perdono il 2,5% mentre la Lega cresce del 2,2%. Il Pd si posiziona al 18,8% in aumento di 4 decimali. Anche Forza Italia sale dello 0,6% e vale il 9,2% mentre FdI risale al 4,1% dal 3,9%.

Il Pd: ormai Salvini è il padre padrone del governo; ma le schedature non portano bene

“Al padre padrone del governo, dico, da padre, che l’umanità viene prima dei sondaggi». A parlare dalle pagine de La Repubblica è il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, che attacca la politica del nuovo governo sui migranti: “Fare i forti con i deboli nel Mediterraneo ed essere complici dei peggiori egoismi nazionali in Europa, come Orban e tutti quelli che si sono opposti a un coordinamento europeo sui migranti, non porterà da nessuna parte. Dico io a Salvini, da padre, che l’umanità viene prima di qualsiasi sondaggio. E ogni vita ha lo stesso valore”.

“Lo aspettavamo, lo sapevamo. Matteo Salvini ha il vento in poppa. Quello dei sondaggi perlomeno. Ha lasciato a Luigi Di Maio le partite che costano, e per sé quelle fortemente simboliche. Che separano l’estrema destra europea dalle forze democratiche. Respingere una nave di disgraziati, una pistola per tutti, asili solo agli italiani e ora il censimento dei Rom”. Scrive più tardi su Facebook Emanuele Fiano.

Un censimento per i Rom, nessuna udienza dal Papa

Il riferimento alla questione dei Rom non è casuale. Infatti Salvini, oggi, ha aperto un nuovo fronte dopo quello sui migranti, promettendo un censimento dei nomadi che vivono in Italia e twittando: “Quelli di cittadinanza italiana ce li dovremo tenere”. Parole che lasciano presagire qualcosa che somiglia a provvedimenti espulsivi, o giù di lì.

Nel giro di poche ore, poi, sempre Salvini fa un annuncio a sorpresa. Tra un paio di giorni, fa sapere, sarò ricevuto dal Papa. Quel Papa Francesco che ieri è stato bersagliato dagli hater del web per la sua richiesta di essere umani con i migranti.

Possibile? Il pontefice e Salvini sembrano vivere su due pianeti diversi. Ed infatti poco dopo Greg Burke, il portavoce di Sua Santità, precisa all’Agi: al momento non è prevista alcuna udienza.

Sui Rom scattano le polemiche, lui precisa: nessuna schedatura. Interviene allora Di Maio: meglio così, perché altrimenti sarebbe stata una iniziativa incostituzionale. Il Pd insorge: roba agghiacciante. Contemporaneamente il Presidente della Camera, Roberto Fico, invita ad allargare l’orizzonte delle polemiche in Europa. Mentre a Berlino si reca il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (non c’è Seehofer, amico di Salvini, e con Angela Merkel tutto pare filare liscio), la terza carica dello Stato chiede che l’Ue batta veramente un colpo, ed infligga le giuste sanzioni a quei paesi che ignorano gli obblighi di Dublino e non si prendono la loro quota di immigrati. Chi? Fico fa un nome preciso: l’Ungheria di Orban. Vale a dire, il principale alleato di Salvini a livello europeo.

Forse sta già iniziando la reazione grillina al sorpasso nei sondaggi.




Dopo i migranti Salvini passa ai rom: “Facciamo un’anagrafe”. E si scatena l’ira dell’associazione nomadi

Dopo aver respinto i migranti, Salvini passa ai rom. Come da programma elettorale. “Al Ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, leader della Lega, parlando a TeleLombardia. Salvini ha parlato di “una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti”, ossia “rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un’anagrafe”. Per Salvini, gli stranieri irregolari andranno “espulsi” con accordi fra Stati, ma “i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”.

Dura replica dell’Associazione nomadi: “Il ministro dell’Interno sembra non sapere che in Italia un censimento su base etnica non è consentito dalla legge”, afferma Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio che si occupa della tutela dei diritti di comunità come rom e sinti. “Inoltre esistono già dati e numeri su chi vive negli insediamenti formali e informali -continua Stasolla- e i pochi rom irregolari sono apolidi di fatto, quindi inespellibili. Ricordiamo anche che i rom italiani sono presenti nel nostro Paese dal almeno mezzo secolo e a volte sono ‘più italiani’ di tanti nostri concittadini”.




Stadio della Roma e migranti, ancora la storia infinita… e il marcio viene a galla

Grandi sforzi, in questi giorni, da parte dei media, per portare alla luce anche il colore dei calzini dei personaggi coinvolti – o per coinvolgere chi non c’entra – nella faccenda del benedetto stadio della Roma. È evidente che dazioni di denaro sono state effettuate, in maniera trasversale, non guardando l’appartenenza politica, ma soltanto la convenienza pratica, da parte di un costruttore che voleva entrare nell’affaire, molto ben retribuito. Dal quale, riferiscono diversi quotidiani, avrebbe tratto il necessario per risanare la sua situazione economica seriamente compromessa. Ci sembra sinceramente esagerato l’impegno profuso nella comunicazione, specialmente da parte del ‘servizio pubblico’ – RAI – che a volte tanto pubblico non appare, agli occhi attenti di un osservatore.
Infatti, in prima pagina, a firma di Vittorio Feltri, ieri il quotidiano Libero titola un trafiletto con “La RAI rema contro la maggioranza”. È assolutamente vero: basta seguire i talk show politici che la Rai trasmette, segnatamente quello di Serena Bortone su Rai 3, per constatare che sembra che il PD sia ancora al governo. E che la giornalista che conduce Agorà continui come nulla fosse ad improntare la sua conduzione ad una precisa parte politica. L’intenzione comune appare quella di voler colpire il M5S, con l’intento di fare, magari, cadere questo governo. Potremmo dire che il governo Renzi ha resistito a ben altre bordate, dato il coinvolgimento anche familiare, oltre che quello politico, dei suoi più stretti collaboratori – supportato però dai media e dalla infaticabile sommità della RAI, alla quale aveva contribuito in maniera non trascurabile. Questo potrebbe spiegare perché in questi giorni ci si preoccupi tanto della vicenda ‘Stadio della Roma’, e per niente delle implicazioni emerse dal rifiuto di Salvini di sbarcare altri migranti.

Stadio della Roma e migranti, due vicende che appaiono di una enorme e diversa gravità

Da una parte una vicenda di corruzione, come in Italia ce ne sono tante, e tante ce ne saranno, fino a quando esisteranno gli appalti foraggiati da fondi pubblici. Ma sulle quali vicende bisogna agire con precisione chirurgica, per evitare danni collaterali. Oppure strumentalizzazioni sempre pronte da parte delle opposizioni – leggi Martina e PD. Dall’altra, la storia dei migranti, un malaffare che dura da anni, e ha attraversato almeno un paio di governi – così a memoria, ma forse di più – e che non accenna a diminuire. Se non fosse stato per l’intervento di Salvini, il quale, finalmente, ha inteso non solo mettere fine ad una situazione di grave disagio nei confronti dell’Italia, ma anche risolvere una volta per tutte questa esclusività di sbarco nei nostri porti. Grottescamente la Bonino – che non si sa a quale titolo riemerga periodicamente, come una peperonata – e che politicamente è insignificante, vanta in pubblico la scelta di far sbarcare il popolo dei barconi tutto in Italia, violando anche l’accordo di Dublino: tanto degli accordi, chissenefrega, il loro destino è quello di essere violati, come la loro ragion d’essere. A questa opposizione becera e purchessia, fa da sponda anche Saviano, assurto, dal suo attico a Manhattan, ad opinionista senza contraddittorio, capace di enunciare dati qualche volta – ma diremmo anche del tutto – non rispondenti alla realtà. Pare infatti che, a fronte di 800 milioni di euro erogati all’Italia in 6 anni, a pro degli sbarchi e successivo mantenimento, – il che farebbe circa 133 milioni l’anno – l’italico medio abbia avuto un carico sulla schiena di ben 3 miliardi e 300 milioni – dati ufficiali – soltanto nel 2016. È chiaro che questa enorme massa di denaro suscita gli appetiti dei soliti noti, leggi criminalità organizzata. Esortiamo perciò la magistratura a lasciare nella sua proporzione lo scandalo Stadio della Roma, e ad occuparsi del ben più succulento tema dei ‘migranti’, definiti tali per sottrarli al termine più appropriato di ‘clandestini.’ Pare infatti, sempre dai dati ufficiali, che soltanto il 20% degli arrivi abbia diritto all’accoglienza, in quanto realmente profugo da guerre. Il restante 80% è inaccoglibile perché profugo economico. La Francia, infatti, ha dichiarato che accoglierà soltanto coloro che sono stati già identificati come aventi diritto all’accoglienza – non i profughi economici. Ci sono comunque da sciogliere parecchi nodi, in questo girotondo di miliardi di euro che l’Italia spende. Come prima cosa, viene da chiedersi perché, date le condizioni non certo floride della nostra Nazione, il governo Letta prima e quello Renzi poi abbiano offerto i porti italiani in modo esclusivo, impegnando cifre di tale consistenza.

Come sono state divise le somme stanziate, e chi le ha stabilite?

E perché di questo l’opinione pubblica non è stata messa al corrente, visto che l’italiano medio continua a fare sacrifici – con pensioni da fame – e la povertà cresce ogni giorno? Lasciando da parte i 35 o 33 euro quotidiani, a disposizione di ogni migrante, ma che in realtà vengono incassati dalle varie organizzazioni preposte – preposte da chi? – all’accoglienza, vorremmo sapere chi paga gli interventi in mare. La nostra marina la paghiamo noi, ed ogni intervento si può immaginare quanto costi, di carburante e di impegno di personale – oltre che di vettovagliamento e assistenza a centinaia di persone che arrivano a piedi scalzi – ma con il telefono satellitare. Oltretutto, apriamo una parentesi, in confronto ai bambini denutriti che varie organizzazioni ci propongono, chiedendo denaro con gli sms in televisione e altrove, essi appaiono giovani, forti, in buona salute e soprattutto carichi di ormoni. Tranne una momentanea disidratazione dovuta all’abbandono in mare. Stendiamo un velo pietoso sulle morti in mare, dovute alla assoluta mancanza di scrupoli degli scafisti e di chiunque metta in mare duo o trecento persone su di un gommone usa e getta, destinato ad affondare dopo poche ore. Vorremmo sapere come operano in realtà le dodici navi delle ONG, che, essendo ‘non governative’, tuttavia non sono ‘senza scopo di lucro’. Una nave costa, in ogni senso. Un equipaggio costa. Strutture per l’accoglienza da mettere a bordo, anche. Chi paga? E chi ci guadagna? Che fine fanno i bambini non accompagnati che spariscono dopo lo sbarco? Dobbiamo credere a chi parla di una rete internazionale di pedofilia? Oppure, ancora peggio, di chi riferisce di bambini usati come pezzi di ricambio per ricchi, o anche per trasfusioni complete? Qual è la storia delle donne sui gommoni, quasi tutte in stato interessante, che partoriscono in Italia, gratis e con la massima assistenza, mentre gli Italiani che non si curano aumentano, e la sanità subisce continui e micidiali tagli? E i loro bambini, figli di una violenza perpetrata prima della partenza dai loro negrieri, che fine fanno – visto che sono tutte o quasi donne senza un compagno? Li faremo italiani, secondo lo Ius Soli? Oppure anche stavolta ci dovrà venire in soccorso una decisione del ministro dell’Interno? Il blocco navale targato Salvini non è piaciuto a molti, e vedi caso, sono gli stessi che avevano aperto le braccia ad ogni più piccolo guscio di noce arrivasse da noi. O meglio, fosse messo in acqua dai libici, dato che, nonostante le menzogne, le navi ONG vanno ancora oggi a raccattare i barconi nelle acque libiche, o immediatamente fuori – quindi niente ‘canale di Sicilia’, dai tracciati satellitari ormai è accertato che è una palla. Facciamo due conti.

Tre miliardi e passa solo nel 2016, più ancora circa 136 milioni di euro dall’UE

Sono tanti soldi. Sarebbe legittimo pensare che chi ha caldeggiato gli sbarchi s’è fatto due conti di spartizione? Forse sì. A cominciare dalla politica italiana, dai fantasmi libici – conosciamo solo la mano d’opera – dalle navi delle ONG e i loro armatori. Sarebbe lecito ipotizzare alcuni reati, visti i bambini spariti, e comunque pensare ad reato di ‘favoreggiamento dell’emigrazione clandestina’ da parte di chi questa situazione ha voluto? Interesse in atti d’ufficio? Salvare gente in mare è un conto. Portarsela a casa senza condizioni, un altro. nessuno può dire che l’Italia fa propaganda sulla pelle dei migranti, che, fino a prova contraria, sono soccorsi in mare anche dalle nostre motovedette. Chi lo fa, è in malafede. E, magari, lo fa per coprire suoi eventuali interessi. Oltre che per propaganda politica: lui sì’, specula sulla pelle di migranti economici, strumentalizzandone le condizioni. Ci auguriamo che la magistratura, che quando vuole sa affondare il colpo, si metta in moto, salvo impedimenti. Sarebbe comunque edificante sapere dove vanno a finire i soldi versati con fatica nelle casse statali, visto che i denari per tutto l’ambaradam vengono dai sacrifici delle nostre famiglie – per lo più. Finalmente, vistesi messe alle strette, altre nazioni europee sono d’accordo a selezionare gli arrivi alla partenza. Togliendo agli scafisti il guadagno illecito. Tutti contro l’Italia, quando qualcuno affacciava questa ipotesi, ma tutti d’accordo ora che la questione tocca le loro tasche. Mah! E vogliamo anche dire che questo non è razzismo. Un’ultima cosa: pare che i dati farlocchi che girano, secondo i quali l’Italia avrebbe accolto una minima percentuale di sbarchi, siano, appunto, farlocchi, taroccati ad arte e calcolati sui migranti accolti che avevano davvero il diritto d’essere accolti. Come vuole la Francia, appunto.

Roberto Ragone




Velletri, il silenzo del PD sul caso ufficiostampopoli. Silvestroni (FdI): “Una nomina quantomeno inopportuna”

VELLETRI (RM) – Prime reazioni politiche sulla vicenda sollevata da Giovanni Venditti, giornalista e rappresentante del sindacato Stampa Romana nel corso della trasmissione di approfondimento giornalistico Officina Stampa condotta da Chiara Rai e riportata su questo quotidiano.  Vicenda che riguarda il segretario del partito Democratico di Velletri e candidato in squadra con Orlando Pocci (PD) alle comunali, Giorgio Zaccagnini, che ha ricoperto la carica di Responsabile dell’ufficio stampa dell’Anci Lazio, l’associazione delle amministrazioni comunali laziale, senza averne titolo.

LA VIDEO DENUNCIA DEL GIORNALISTA RAPPRESENTANTE DEL SINDACATO STAMPA ROMANA DURANTE LA PUNTATA DI OFFICINA STAMPA

Silvestroni (FdI): “Una nomina voluta da Fausto Servadio che lascia molto perplessi”

“Forse sarebbe il caso di ricordare al sindaco uscente di Velletri nonché presidente dell’Anci Lazio, Fausto Servadio, qual’è la vera vocazione di questo ente e i principi che lo fondano”. Così ha dichiarato attraverso una nota il deputato di Fratelli d’Italia Marco Silvestroni che è voluto intervenire sulla questione. “Difatti – ha proseguito Silvestroni – la nomina ripetuta dell’addetto stampa, – Giorgio Zaccagnini Ndr. – che non rispetta alcun criterio di evidenza pubblica, senza nessuna qualifica e iscrizione all’albo dei giornalisti, lascia molto perplessi”.

Cosa dispone la legge sugli uffici stampa

La legge 150 del 2000, che disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni parla chiaro: il ruolo di responsabile o addetto stampa può essere ricoperto da un iscritto all’albo dei giornalisti – pubblicisti o professionisti – e nel caso di Zaccagnini questa norma non è stata rispettata. Consultando infatti l’elenco degli iscritti all’ordine dei giornalisti aggiornato alla data del 4 maggio 2018 non figura il nominativo del segretario del Pd di Velletri tantomeno poteva figurare a luglio del 2017 quando sul sito dell’Anci Lazio era scritto a chiare lettere il nominativo di Giorgio Zaccagnini quale responsabile dell’ufficio stampa.

Una carica che sarebbe stata fortemente voluta dal sindaco Pd uscente di Velletri e presidente dell’Anci Lazio Fausto Servadio

“Vorrei ricordare sommessamente a Servadio – ha detto ancora Marco Silvestroni – che l’associazione dei Comuni è rappresentativa di tutti i Comuni, non solo di quelli governati da sindaci con tessera del PD, perciò la nomina in un ruolo così delicato di una figura che non risulta avere i requisiti richiesti è perlomeno inopportuna”.

Dal PD di Velletri prosegue il silenzio

E dopo non aver partecipato al confronto pre elettorale, organizzato dalla trasmissione Officina Stampa con gli altri candidati a sindaco, prosegue il silenzio da parte dei vertici Dem di Velletri anche in questa occasione che sicuramente meriterebbe un chiarimento da parte di chi si candida al governo della città.

LE SEDIE VUOTE DEI CANDIDATI A SINDACO DI VELLETRI [CLICCA SULL’IMMAGINE PER VEDERE IL VIDEO]

CHE NON SI SONO PRESENTATI AL CONFRONTO POLITICO PRE ELETTORALE ORGANIZZATO DALLA TRASMISSIONE OFFICINA STAMPA

Almeno per il momento non si registra nessun commento da parte del candidato della Lega e FdI Giorgio Greci che il prossimo 24 giugno affronterà al ballottaggio Orlando Pocci del Pd nella cui squadra è presente il segretario del partito Democratico già responsabile ufficio stampa dell’Anci Lazio pur non avendone titolo Giorgio Zaccagnini.

Silvestroni (FdI): “Un’era di gestione del potere da parte del PD che ci auguriamo che da qui a qualche giorno con i ballottaggi vada finalmente a concludersi”

“Questa vicenda della nomina dell’addetto stampa dell’Anci Lazio – ha concluso Marco Silvestroni – fortemente voluta e riconfermata negli anni dal Presidente Fausto Servadio la dice lunga su un’era di gestione del potere da parte del partito Democratico all’interno di un Ente strategico – L’anci Lazio ndr. – e che ci auguriamo che da qui a qualche giorno con i ballottaggi vada finalmente a concludersi”.




Salvini chiede scuse ufficiali alla Francia. Ma Macron rilancia: “Chi caccia le navi provoca”

Sulla solidarietà e sull’umanità l’Italia non accetta lezioni da nessuno. La Francia si scusi ufficialmente per le frasi offensive pronunciate ieri o il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, farà bene ad annullare l’incontro con il presidente Macron, che sul tema dell’immigrazione deve finalmente “passare dalle parole ai fatti e accogliere i 9 mila immigrati che si era impegnato ad accogliere”.

Al suo primo intervento nell’Aula del Senato Matteo Salvini usa toni durissimi nei confronti di Parigi. Durante l’informativa sulla vicenda della nave Aquarius, prima bloccata tra le coste italiane e quelle maltesi con il suo carico di oltre 600 migranti e ora in navigazione verso la Spagna, il ministro dell’Interno non risparmia critiche al Paese d’oltralpe e respinge le accuse dell’opposizione.

“Sono stufo dei bambini che muoiono nel Mediterraneo perché qualcuno li illude che da noi c’è futuro. Sono stufo di morti di Stato”, dice tra gli applausi di grande parte dell’emiciclo ricordando che il primo intervento del governo è stato quello di “mettere in sicurezza le donne, i bambini” e tutte le persone a bordo della nave. Critiche le rivolge anche alle organizzazioni umanitarie: “è tempo che gli Stati tornino a essere Stati” perché “non è possibile che siano associazioni private a finanziate da chissà chi a imporre tempi e modi dell’immigrazione”.

E a chi sostiene che l’Italia è oggi più isolata nel contesto europeo Salvini risponde sostenendo che il Paese “non è mai stato centrale come in queste ore” e invitando l’Unione “a battere un colpo o a tacere per sempre”. Oggi, ribadisce in un altro passaggio, “c’è un’attenzione che non c’è mai stata prima: sta a noi giocarci le carte in maniera positiva”. Il regolamento di Dublino, insiste, “va superato: penso che con il collega tedesco e con il collega austriaco proporremo una nostra iniziativa”, annuncia poi.

In ultimo replica al tweet dei giorni scorsi di monsignor Ravasi: “‘Ama il prossimo tuo come te stesso’: il mio prossimo sono donne e bambini vittime che scappano dalla guerra ma significa anche amare milioni di italiani che hanno perso casa, lavoro e speranza. Con tutti i miei limiti e difetti cercherò di fare il possibile per dare voce a questi rifugiati veri e immigrati regolari che vengono qui a cercare un lavoro e agli italiani che hanno perso la speranza”.

Intanto nel pomeriggio il presidente francese, Emmanuel Macron, risponde all’Italia sul caso Aquarius e considera la scelta di Roma una provocazione. “Chi è che dice io sono più forte dei democratici e se vedo una nave arrivare davanti alle mie coste la caccio via? Se gli do ragione, aiuto la democrazia?”, si è chiesto il presidente Macron ai microfoni di Bfmtv. “Chi caccia le navi provoca. Non dimentichiamo chi ha parlato e con chi abbiamo a che fare”, ha aggiunto Macron che comunque aveva sottolineato il “lavoro esemplare fatto nell’ultimo periodo con l’Italia”.




Governo gialloverde, al cortile delle comari ce n’è per tutti: che giornalismo!

Dal 4 marzo sono trascorsi quasi cento giorni. Per molti questa data probabilmente è già sbiadita nella memoria, per altri è considerata come un giorno qualunque, mentre per la maggioranza degli italiani il 4 marzo 2018 è diventato una storia senza fine, degna delle migliori telenovelas sud americane. Dei protagonisti di quel fatidico giorno ormai si conosce tutto, o quasi.

Tante le menadi moderne

cresciute fanciulle seguaci della dea informazione, presentatrici dei vari talk show televisivi, che cercare di distinguere l’una dall’altra risulta arduo. Delle danzatrici di flauti magici, al suono di tamburelli suonati da altrettanti eccitati presentatori e cronisti, sguinzagliati per tutto il territorio, con macchine fotografiche e gelato in mano, che rincorrono estasiati ed ansimanti l’orgasmo di uno scoop, di uno scandalo, piccolo o grande che sia da poter dare in pasto ai telespettatori dei vari dibattiti televisivi ormai in onda ad orario continuato. E’ molto difficile stabilire se volutamente oppure ignaramente, queste baccanti dell’informazione del 21° secolo compiano l’antico rito di Dionisio, cioè ridurre a brandelli un animale con le mani e mangiarne le carni crude. La differenza questa volta sta che al posto dell’animale c’è l’umano e anziché adoperare le mani usano la lingua e non accontentandosi della carne cruda cercano di stuprare il suo onore e la sua dignità durante la loro estasi parossistica.

E’ troppo facile dire cambiare canale

Ammesso e non concesso che ciò venga fatto, cosa cambierebbe? Come si fa a cambiare il canone? Poi, in ultima analisi, cambiare con quale canale? L’ultimo network che non presenti questo spettacolo indegno è Padre Pio Tv. Nulla da ridire ma come dice Qoelet cap.3 “Per tutte le cose c’è un tempo”

E’ proprio il caso di lasciarsi andare all’urlo liberatorio intonato da Magda nel film “Bianco, rosso e Verdone”: “Non ce la faccio piùùù”

Chi non si ricorda la simpaticissima attrice russa Irina Sanpiter, stressata e sfinita nel film “Bianco, rosso e Verdone”, cosi vanno a letto gli italiani, stressati e sfiniti dopo le interminabili trasmissioni di trattenimento, un vero eccitamento collettivo, colmo di episodi e comportamenti “xenofobi, razzisti, fascisti, comunisti, massonici e non solo” del “perfido” Salvini.

Di Salvini hanno raccontato tutto

Le cose più civili che hanno detto è che è nato a Milano nel 1973, iscritto alla Lega nel 1990, si sa che è padre di due figli, un maschio ed una femmina. Un promettente conduttore ha intervistato suo padre e un rampante cronista ha avuto la fortuna di mettere mano su una fotografia di Salvini quando era bambino.

I cronisti non dormono, scavano e bussano ovunque. Ma non ci si deve disperare, la saga continua

Le zelanti baccanti dell’informazione hanno scoperto che Luigi DiMaio è nato a Pomigliano d’Arco nel 1986. E’ giornalista pubblicista con diploma del liceo classico, scoprono che è pure figlio dell’insegnante Paola Esposito, e di Antonio, un imprenditore edile. Altre cose sensazionali da raccontare non hanno trovato. Per loro è solo una figura incolore.

Al cortile delle comari ce n’è per tutti

Il più intelligente è stato il bravo segugio che scoprì, per suo godimento, che il neo presidente Giuseppe Conte aveva presentato un curriculum taroccato. Quel giorno tutti i talk show si sono dati alle orge mediatiche. Che onta per l’Italia, paese che ha dato nobili curriculum a signore ministre dell’educazione!

Il Pd cerca di risalire la china

e mentre Renzi gira il medio oriente nella nuova veste di conferenziere, nei vari talk show, presenta una pattuglia di belle giovani signore che, ahinoi, digiune di argomenti politici, lanciano una intifada biliosa e rancorosa che sfigura le loro belle faccine e rende il finto sorriso una caricatura. Ripetono a pappagallo: “Ma, si, come faranno a combinare la flat tax con il reddito di cittadinanza?” Conoscono solo questo. Per aiutarle a capire, un presentatore si è avvalso dell’aiuto di un barbiere per spiegare la flat tax e di un pasticcere per illustrare gli effetti di questa sull’Iva,

Il virus orgiastico non ha colpito solamente l’Italia

Mr. Europa, il burocrate Jean-Claude Juncker, dopo aver tracannato il terzo boccale di birra, essendo stonato, anziché cantare si è lasciato andare in un sfogo liberatorio, insultando gli italiani. E’ più che condivisibile la pronta e puntuta risposta che gli ha mandato Lily Gruber: “Nel tardo pomeriggio sale il tasso alcolemico?”

Qualcuno dice più Europa! Non di questi burocrati, certamente

La stampa inglese anziché occuparsi della sua signora May e anziché chiedere scusa per le fake news del gas nervino russo a Londra, si divertono con il governo giallo-verde italiano. Questi signori non farebbero meglio ad occuparsi dell’ affair sexminster, sesso e scandali in Gran Bretagna? La stampa americana, invece, possibile che non abbia nulla da indagare sulla passata legislazione Obama, sulla dilagante criminalità?

In Spagna il governo Mariano Rajoy, è stato scaricato e basta; non indagano oltre? Del governo Sanchez non ha nulla da spettegolare El Pais?

Che giornalismo!

Tutti con una trave nell’occhio e si preoccupano della pagliuzza nell’occhio degli italiani!
Scopo unico di questo articolo è unirsi al grido delle tante Magda del film “Bianco, rosso e Verdone”, davanti al dilagare di questi talk show-fiume con contenuti e valori tasso zero e ai vari baccanti dell’informazione orgiastica, per ribadire: non ce la si fa piùùù! Si sta schiacciando tutto!

Emanuel Galea




Elezioni Comunali: 761 comuni chiamati al voto

Sono 761 comuni italiani chiamati al voto domenica prossima, 10 giugno, per l’elezione dei sindaci e dei consigli comunali nonchè per l’elezione dei consigli circoscrizionali.

L’eventuale turno di ballottaggio si svolgerà domenica 24 giugno. Anche il voto in Sicilia e in Sardegna è fissato per domenica prossima 10 giugno, mentre in Trentino-Alto Adige gli elettori sono andati al voto il 27 maggio scorso, in Valle d’Aosta hanno votato il 20 maggio e in Friuli Venezia Giulia lo scorso 29 aprile.

Sul totale dei comuni al voto si contano: 109 comuni “superiori”, cioè con più di 15.000 abitanti (più di 3.000 in provincia di Trento), e 652 “inferiori”; 20 i capoluoghi di provincia interessati dalla consultazione elettorale: Brescia, Sondrio, Treviso, Vicenza, Imperia, Massa, Pisa, Siena, Ancona, Teramo, Terni, Viterbo, Avellino, Barletta, Brindisi, Catania, Messina, Ragusa, Siracusa, Trapani.

Sono interessati dalla consultazione elettorale anche due consigli circoscrizionali, il III e l’VIII Municipio di Roma Capitale; qui voteranno complessivamente 290.934 elettori. Complessivamente gli elettori interessati dalla consultazione di domenica prossima sono 6.749.654 su una popolazione di 7.712.776; 7.995 le sezioni elettorali.

Sono 142 i comuni che vanno al rinnovo per motivi diversi dalla scadenza “naturale”. Sono 8 i comuni nei quali non è stata presentata alcuna lista e dove quindi arriverà il commissario, ben cinque in Sardegna: Austis, Magomadas, Putifigari, Ortueri e Sarule. Sarà nuovamente commissariato anche il comune di San Luca, 4 mila anime alle porte di Reggio Calabria, dove non si elegge un sindaco dal 2013, quando fu sciolto per infiltrazioni mafiose. Anche qui nessuna lista è’ stata presentata neanche in vista della prossima tornata elettorale.

A dirsi pronto a farsi avanti e voler presentare la propria candidatura a sindaco di San Luca e’ stato il massmediologo Klaus Davi, che ha chiesto una proroga per la presentazione delle liste elettorali vista la situazione di eccezionalità democratica che sta vivendo quel comune, affinchè si possa votare entro l’anno. Gli altri comuni nei quali non è stata presentata nessuna lista sono: Rodero in Lombardia e San Biagio Platani in Sicilia. Nei giorni scorsi Avviso Pubblico, rete di Regioni ed Enti locali contro le mafie, ha reso noto che dall’inizio del 2018 sono già 16 i Comuni sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata, di cui 7 in Calabria, 3 in Campania, 3 in Sicilia e 3 in Puglia.




Elezioni Amministrative: un banco di prova per il Governo

Le elezioni locali sono sulla strada di un governo già fatto e non di uno da farsi. Dopo la prova regionale in Molise e Friuli Venezia Giulia durante le trattative, a fine aprile, e in Val D’Aosta a maggio, arrivano domenica le comunali da Nord a Sud. Un primo test di gradimento per l’esecutivo di Giuseppe Conte e soprattutto sui rapporti di forza tra M5S e Lega che lo sostengono e tra i due vicepremier e capi politici, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Se a Campobasso e Udine il leader del Carroccio voleva mostrare a Silvio Berlusconi una predominanza nel centrodestra e arginare i 5 stelle, ora l’obiettivo é confermare la plausibilità di sondaggi che lo danno al 27%, vicino al M5S. Per Di Maio, invece, la necessità di non perdere il “grip”, la presa da 11 milioni di voti sul Paese, dopo la strategia dei due forni per il governo, la rinuncia alla premiership e l’ottovolante sull’impeachment al presidente Sergio Mattarella. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo vede il suo MoVimento cimentarsi con elezioni che diventano la spia del suo stato di salute, mentre il collega degli Interni gli contende la leadership reale nel governo.

A dispetto di una pattuglia parlamentare che è circa metà della sua: visto il 17% della Lega contro il 32% M5S. I due “ragazzi”, come molta gente ha preso a chiamarli, (nonostante Di Maio abbia quasi 32 anni e Salvini 45) si sono in realtà tuffati in campagna elettorale appena nato l’esecutivo. Subito dopo il giuramento sono scesi entrambi in Sicilia a promettere tagli ai vitalizi e sussidi, l’uno; il pugno duro con i migranti l’altro, l’altro. Le loro mosse di queste ore sembrano sempre al confine tra atti ministeriali e propaganda elettorale. Una sorta di verifica di inizio mandato tra Ilva e Iva, Flat Tax e politica dell’immigrazione. Con il paradosso di essere alleati, o meglio contraenti in Parlamento e avversari sul territorio, dove invece la Lega si presenta assieme a Forza Italia.

Il capo di M5S cerca di togliersi di dosso il sospetto di essere debole e ondivago dicendo sull’Ilva di Taranto “decido io, quelle di Grillo sono opinioni personali”. Il leader leghista invece punta non solo ai voti di Fi, ma oramai anche a quelli del movimento. Contrastato sui migranti dal presidente della Camera Roberto Fico, ortodosso M5S, che schiera idealmente lo Stato con le Ong, di nuovo definite “taxi del mare” e “affariste” da Salvini: leader della Lega che parla alle città, quelle che alla fine ospitano i migranti e che domenica votano. Quasi 7 milioni di italiani alle urne, al netto delle situazioni locali e dello sforzo del Pd di mantenere qualche roccaforte, daranno un primo responso sulla popolarità dei due vicepremier. Protagonisti della formula politica gialloverde, che tra due giorni si misurerà per la prima volta con gli italiani.




Di Maio: “Al lavoro per scongiurare l’aumento dell’Iva”

Si smarca sulla questione Ilva il vicepremier Luigi Di Maio e rivendica autonomia anche rispetto all’opinione del fondatore M5s, Beppe Grillo che ieri ha parlato dell’ipotesi di riconvertire lo stabilimento di Taranto anche usando fondi europei. “Tutto – ha detto Di Maio a Radio Anc’io – sarà gestito con responsabilità. Tutto quello che viene detto da Grillo o da altri, sono opinioni personali. Io non prendo decisioni finché non incontro le parti. Poi decideremo e se serve valuteremo anche la continuità”.

“Ho sempre detto – ha evidenziato, poi, rispetto alla questione delle sanzioni alla Russia – che il nostro Paese deve rimanere nella Nato. Ma le sanzioni alla Russia ci danneggiano. Noi siamo filo italiani e non filo russi, ma tutte queste decisioni le prenderà Conte nei sistemi internazionali”. “C’e’ una grande partita – ha detto inoltre -che comincerà nelle prossime due settimane con l’Europa. La programmazione economica europea deve prevedere di più per l’Italia”.

Il vicepremier ha parlato anche della questione della sterilizzazione dell’Iva. “Il ministro Tria – ha detto – è al lavoro per scongiurare l’aumento Iva sulla quale misuriamo la nostra credibilità. Era uno dei nostri impegni, che abbiamo preso con gli italiani. I soldi si devono trovare”.




Salvini: “Con la flat tax ci guadagnano tutti”

Con la flat tax “ci guadagnano tutti”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha risposto a ‘Radio Anch’io’ a chi gli chiedeva se la riforma fiscale ipotizzata nel contratto fosse iniqua e consentisse maggiori guadagni ai ricchi. “Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più – ha aggiunto il ministro – Non siamo in grado di moltiplicare pani e pesci. Ma l’assoluta intenzione è che tutti riescano ad avere qualche lira in più in tasca da spendere”. Perché il problema del nostro paese, ha concluso Salvini, “è che le esportazioni vanno bene grazie ai nostri eroici imprenditori, che nonostante tutto e tutti tengono alto il made in Italy nel mondo, ma devono tornare a comprare anche gli italiani. E per farli tornare a comprare occorre che tornino a lavorare dignitosamente e che abbiano in tasca qualche lira”.

Smontare la legge Fornero “è un impegno sacro”, ha ribadito Salvini parlando della riforma del sistema pensionistico. “L’impegno è di smontarla pezzetto per pezzetto – ha aggiunto – ripartendo da quota cento ed avendo l’obiettivo di tornare a quota 41 anni di contributi”




Daniele De Vito è il coordinatore della Lega di Salvini ad Anguillara

ANGUILLARA (RM) – Nel mese di settembre del 2017 è stata conferita dal coordinamento Provinciale di Roma a Daniele De Vito, operatore tecnico amministrativo presso un nosocomio romano, l’incarico di coordinatore di Anguillara della Lega di Salvini.
Dal partito fanno sapere che si è atteso del tempo prima di comunicarlo alla cittadinanza proprio per evitare che tale nomina fosse strumentalizzata prima delle scorse elezioni del 4 marzo 2018, per utilizzarla come bandierina per le elezioni per poi subito dopo sparire nel nulla.

In realtà in questi mesi il coordinamento di Anguillara ha lavorato in maniera silenziosa raccogliendo le istanze dei cittadini di Anguillara Sabazia, cercando di dare risposte agli innumerevoli elettori che si sono avvicinati al nostro partito ed i risultati sia per le politiche che per le regionali ci confortano per poter sviluppare in maniera migliore la nostra politica. Soprattutto in un quartiere disagiato come Ponton dell’Elce dove De Vito vive da circa 30 anni, area
di Anguillara che lo stesso conosce approfonditamente.
“Intendiamo creare un centro di ascolto per i cittadini – afferma Daniele De Vito – al fine di analizzare in modo approfondito le reali problematiche del paese, lontano dai riflettori e da
imminenti elezioni, proprio per dimostrare la bontà del nostro operato ed anche per evitare di essere etichettati come persone che sono saliti sul carro dei vincitori in tempi non sospetti. Chi vorrà
avvicinarsi alla nostra realtà consigliamo di seguirci sulla nostra pagina Facebook “Lega Anguillara Sabazia” o scriverci in via riservata alla nostra email ddevitotlega@virgilio.it o, infine, contattarci al numero di cellulare 3288485328. Ci troverete, a differenza di tutti gli altri esponenti politici del nostro paese, per strada ed in mezzo alla gente.”