L’EUROPA MINACCIATA DALLA CARNE AMERICANA TRATTATA CON DISINFETTANTI

Friends of Earth Europe ritiene che la pressione da parte dei funzionari commerciali, agricoltura e industria degli Stati Uniti sta già portando a una riduzione degli standard alimentari, e forse anche come la condizione per gli Stati Uniti di firmare il trattato commerciale TTIP

di Cinzia Marchegiani

UE/USA -La denuncia che aleggia sull’Europa arriva da "Friends of Earth Europe" il quale avverte che la pressione da parte dei funzionari commercial, agricoltura e industria degli Stati Uniti sta già portando a una riduzione degli standard alimentari, e forse anche come condizione per gli Stati Uniti di firmare il trattato commerciale TTIP. Friends of Earth Europe è la più grande rete ambientale di base in Europa, che riunisce 74 organizzazioni nazionali membri, circa 5.000 gruppi di attivisti locali, e oltre due milioni di sostenitori in tutto il mondo. La minaccia di carne statunitense prodotta risciacquato con disinfettanti venduta in Europa è in aumento, anche prima di qualsiasi accordo di scambio tra UE-USA avverte Friends of Earth Europe: "I funzionari della sanità e della sicurezza alimentare dell'UE alla riunione delle parti interessate hanno detto che un nuovo lavaggio chimico antimicrobica può essere approvata quest'anno per disinfettare le carcasse di pollame e carne."

ll TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) va ricordato è il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d'America  oggetto di negoziati volutamente segreti, è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. Il negoziato TTIP, lanciato ufficialmente nel luglio 2013 è stato portato avanti in modo opaco e segreto dalla Commissione europea e dall'Amministrazione statunitense.

I nuovi risultati mostrano – continua il comunicato Friend of Earth of Europe – che la Commissione europea ha cercato in precedenza di approvare in vendita cosiddetto "pollo al cloro" e altre carni disinfettati, ma non solo, si sta elaborando un programma per consentire l’importazione di polli lavati in acido perossiacetico, un disinfettante di uso comune in allevamenti industriali negli Stati Uniti.

L’UE e i governi nazionali hanno più volte affermato che l'approccio dell'UE per la sicurezza alimentare non è in pericolo, e che gli standard di sicurezza alimentare non saranno compromessi dalla TTIP UE-USA. Tuttavia, Friends of Earth Europe ritiene che la pressione da parte dei funzionari commerciali e agricoltura e industria fabbrica degli Stati Uniti sta già portando a una riduzione degli standard alimentari, e forse anche come condizione per gli Stati Uniti di firmare il trattato commerciale TTIP.

Mute Schimpf, attivista cibo per Friends of Earth Europe ha dichiarato: "L'approccio dell'UE per la sicurezza alimentare è sotto attacco, anche prima che sia concordato alcun accordo commerciale con gli Stati Uniti, nonostante ripetute smentite dai governi dell'UE e nazionali, la pressione è in aumento per consentire a più importazioni di fabbrica allevamento di carne sciacquato in disinfettanti. L'Unione europea deve prendere una posizione chiara e vietare tutte le importazioni di carne prodotta in questo modo, e mostrare al pubblico che non è in speleologia agli interessi commerciali. "

I governi nazionali dell’UE hanno già bloccato iniziative della Commissione europea per l'approvazione "pollo al cloro", citando il principio di precauzione e di incertezza scientifica, così come le preoccupazioni dettagliate che il suo uso potrebbe mascherare gli standard di scarsa igiene, impatto sulla salute dei lavoratori e portare a più inquinamento.
Mute Schimpf continua: " Friends of Earth Europe sta chiamando per i colloqui TTIP per fermare i pericoli che pone per la sicurezza del nostro cibo e l'impatto ambientale della sua produzione sono indicazioni più che chiare come il TTIP sia un cattivo affare per le persone e. il pianeta stesso. "




INFLUENZA AVIARIA: GLI SCIENZIATI LANCIANO L’ALLARME DEL VIRUS

di Cinzia Marchegiani

Siamo stati abituati a lanci allarmistici sulle nuove pandemie mondiali che dovevano spazzare con un soffio l’umanità. Ebola, che ha prodotto la corsa alla scoperta di farmaci che in seguito ad un summit tra scienziati l’OMS decide di autorizzare la loro somministrazione al popolo africano spinti da una scelta etica, visto che due americani infettati ne avevano usufruito pur non essendo stati sperimentati sull’uomo. Poi in sequenza l’influenza stagionale, in questo caso le industrie produttrici di vaccini non sono  state proprio fortunate perché il farmaco prodotto era inefficace in quanto nel frattempoil virus pandemico era mutato  e ora le fiale giacciono nelle stive di tutti gli Stati mondiali. Infine arriva il morbillo che dopo la gaffe del nostro Ministro Lorenzin  a Porta a Porta che affermava come questa malattia infettiva aveva fatto strage negli anni precedenti nel Regno Unito, di fatto sul sito governativo inglese smentisce categoricamente le sue dichiarazioni potendo leggere a chiare lettere il report ufficiali:“Prima del 2006, l'ultima morte per morbillo acute era nel 1992. Nel 2006, ci fu uno morbillo morte in un maschio di 13 anni che aveva una malattia polmonare sottostante e stava prendendo farmaci immunosoppressori. Un'altra morte nel 2008 è stato anche a causa di morbillo acuti in un bambino non vaccinato con immunodeficienza congenita, la cui condizione non ha richiesto un trattamento con immunoglobuline. Nel 2013, 1 decesso è stato segnalato in un uomo di 25 anni, dopo la polmonite acuta come complicanza del morbillo. Tutti gli altri morti per morbillo dal 1992 sopra riportati sono in individui anziani e sono stati causati dagli effetti tardivi di morbillo. Queste infezioni sono state acquisite nel corso del 1980 o prima, quando le epidemie di morbillo si è verificato.”

Ora ecco il nuovo allarme lanciato da uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Nature che afferma come il virus H7N9 dell'influenza aviaria, che si sta diffondendo fra le persone in Cina, potrebbe provocare una pandemia fra gli esseri umani: "L'espansione della diversità genetica e della diffusione geografica indica che, a meno che non si adottino misure di controllo efficaci, l'H7N9 potrebbe persistere e diffondersi oltre la regione" della Cina in cui ha già colpito, afferma lo studio, indicando che il virus ha subìto delle mutazioni. L'H7N9 aveva infettato 571 persone in Cina, Taiwan, Hong Kong, Malesia e Canada nel 2013, uccidendone 212. In poco tempo il focolaio sembrò esaurirsi, ma all'inizio di quest'anno il numero di infezioni è tornato a salire, spingendo le autorità a studiare meglio il virus".

L’Osservatore d’Italia in merito è andato a verificare sul sito del CDC-Center for DiseaseControllo and Prevention, che dettagliatamente spiega la storia e la patogenicità di questo virus.                                                         Le infezioni umane con un nuovo influenza aviaria A (H7N9) virus sono stati segnalati in Cina nel marzo 2013. La maggior parte di queste infezioni si ritiene essere il risultato di esposizione a pollame infetto o ambienti contaminati, come i virus H7N9 sono stati trovati anche nel pollame in Cina. Mentre alcune malattie lievi nei casi H7N9 umani sono stati osservati, la maggior parte dei pazienti hanno avuto gravi malattie respiratorie, con circa un terzo con conseguente morte. Nessuna evidenza di diffusione sostenuta da persona a persona del H7N9 è stato trovato, anche se alcune prove indica limitata diffusione da persona a persona in rare circostanze. Il primo caso al di fuori della Cina era in Malesia ed è stato segnalato il 12 febbraio 2014. Il caso è stato rilevato in un viaggiatore da un'area H7N9 colpite della Cina. Il nuovo virus H7N9 non è stato rilevato in persone o uccelli negli Stati Uniti.La CDC avvertiva che era probabile che i casi sporadici di H7N9 associati all'esposizione di pollame avrebbero continuato a verificarsi in Cina. E 'anche possibile che H7N9 possa diffondersi al pollame nei paesi vicini e che i casi umani associati all'esposizione pollame possono essere rilevati in questi paesi vicini.

Sempre la CDC informava che sarebbe stato possibile anche che i casi H7N9 potevano continuare ad essere rilevati tra i viaggiatori di ritorno da paesi H7N9 colpiti, forse anche negli Stati Uniti: ”Tuttavia, fino a quando non ci sono prove di continuo, diffusione sostenuta da persona a persona del H7N9, la valutazione del rischio per la salute pubblica sarebbe non cambia in modo sostanziale. La maggior parte relativa a questa situazione è la potenziale pandemia di questo virus. I virus dell'influenza cambiano costantemente ed è possibile che questo virus possa acquisire la capacità di diffondersi in modo semplice e sostenibile tra le persone, innescando una epidemia globale di malattie (pandemia). Il governo degli Stati Uniti sostiene sorveglianza internazionale per H7N9 e altri virus influenzali con potenziale pandemico”. La CDC sta seguendo la situazione da vicino e H7N9 coordinamento con i partner nazionali e internazionali e prende azioni di preparazione di routine ogni volta che viene identificato un nuovo virus con potenziale pandemico, tra cui lo sviluppo di un vaccino di fare è necessario un vaccino in caso di vaccino. Tali misure di preparazione continuano. CDC ha anche emessi orientamenti per i medici e le autorità sanitarie degli Stati Uniti, così come fornito informazioni per persone che viaggiano in Cina.

DATI RILEVATI DAL CDC
Durante la primavera del 2013, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riportato 132 infezioni H7N9 umani, con 44 morti. La maggior parte dei casi avevano malattia esordio durante il mese di aprile. A partire da maggio, nuovi rapporti di infezione H7N9 umani in Cina sono diventati meno frequenti. Da giugno a fine settembre del 2013, che ha riportato tre nuove infezioni H7N9 in Cina; uno aveva la malattia esordio nel mese di aprile, e uno portato a morte. La diminuzione dei casi H7N9 durante l'estate probabilmente il risultato di una combinazione di misure di controllo adottate dalle autorità cinesi – come la chiusura in diretta mercati di uccelli – e il cambiamento del tempo. Gli studi indicano che i virus dell'influenza aviaria, come i virus dell'influenza stagionale, hanno un andamento stagionale: circolano a livelli superiori a freddo e ai livelli più bassi nella stagione calda.
All'inizio di ottobre, la frequenza di episodi di infezione umana da H7N9 ha cominciato ad aumentare. L'OMS e Cina hanno segnalato nuovi casi di H7N9 in Cina al mese rispetto ai mesi estivi, tra cui tre casi segnalati da Hong Kong Regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese a inizio dicembre. Questi casi hanno coinciso con l'arrivo della stagione più fredda in Cina e non erano inattesi. La maggior parte dei casi che sono stati segnalati avevano esposizione pollame e vivevano nelle zone in cui H7N9 era stato trovato in precedenza. A metà gennaio, i casi continuano ad essere segnalati e la frequenza di tali relazioni è aumentato.
Anche se sono in corso per alcuni dei casi più recenti indagini epidemiologiche, attualmente è stata trovata alcuna prova che indica la trasmissione sostenuta da uomo a uomo è in corso.

Insomma….possiamo attenderci una nuova campagna vaccinale dall’allarme appena lanciato? Ci si auspica che non sia in edizione un altro film “Contagion”. A detta di molti basterebbe fare ammenda delle dosi di vaccino sprecate della famosa  H1N1 con i soldi pubblici giacenti nei frigoriferi. Ricordiamo che con lo sviluppo di focolai di influenza pandemica del virus H1N1 nel 2009, il ministero della Salute con un approvvigionamento d’urgenza del vaccino aveva sottoscritto un contratto capestro con la Novartis per l'acquisito di 24 milioni di dosi di vaccino per un ammontare complessivo di 184 milioni 800mila euro. Il caso volle che il procurato allarme si risolse con un solo caso sul territorio italiano che spinse il ministero ad interrompere la fornitura di oltre 12 milioni di vaccini non ancora prodotti, per un controvalore di 97 milioni 615mila 179 euro. Ora l’indennizzo dovuto alla casa farmaceutica è sotto l’inchiesta della magistratura, poiché il prezzo comprensivo del costo è sospettato di essere stato gonfiato dell'adiuvante, ed emergerebbe da un controllo dell’Agenzie delle Entrate della Novartis "evidenti profili d'illiceità fiscale, si legge, afferenti un fenomeno di trasfer pricing infragruppo, finalizzato all'accrescimento artefatto dei costi di produzione di vaccini adiuvati con MF59"

Come il nostro quotidiano aveva già sottolineato è libera interpretazione o profetica lungimiranza? Ai posteri… come sempre l’ardua sentenza. Per esorcizzare scenari apocalittici mai avvenuti, basterebbero guardare “Contagion”, l’epidemia mai avvenuta, e quel vaccino uscito dal cappello a cilindro che nel film salvò l’umanità.




ARSENICO E SICUREZZA ALIMENTARE. L’OMS METTE I LIMITI SOLO PER L’ACQUA POTABILE


Uno studio condotto da Evira (Autorità finlandese per la sicurezza alimentare) dimostra che, secondo le valutazioni peggiori, l'assunzione di arsenico inorganico da riso a grani lunghi può superare il limite giornaliero considerato sicuro per gli adulti, anche l'arsenico inorganico da alimenti per bambini a base di riso può superare leggermente il limite giornaliero considerato sicuro

di Cinzia Marchegiani

Questo approfondimento nasce dalla necessità di fare servizio al cittadino, poiché molti lettori hanno chiesto di avere più informazioni riguardo l’Arsenico che si potrebbe trovare negli alimenti che sono presenti sulle nostre tavole. L’Osservatore d’Italia attento alle nuove scoperte scientifiche aveva pubblicato proprio ieri un nuovo studio Svedese condotto presso il Karolinska Institutet e dell'Università di Uppsala in Svezia che ha sollevato timori e domande, proprio sulla sicurezza alimentare. L’articolo ARSENICO: SCOPERTA SHOCK, MUTAZIONE GENETICA DEGLI INDIGENI PER RESISTERE  spiegava nel dettaglio come alcuni gruppi indigeni delle Ande del nord dell'Argentina hanno sviluppato una maggiore resistenza all’arsenico. I ricercatori svedesi in tal caso hanno dimostrato anche identificato il gene che sta alla base di questo metabolismo alterato che riesce a proteggere contro l'esposizione ad arsenico. Lo studio citato è importante poiché che è il primo a dimostrare che alcuni esseri umani sono geneticamente adattati ad un ambiente inquinato. La frase “incriminata” dello studio che ha sollevato molteplici precisava:” L'arsenico si trova naturalmente nella roccia in molti luoghi del mondo, ed è uno dei cancerogeni più potenti nel nostro ambiente. Le persone sono esposte principalmente attraverso l'acqua potabile e cibo, in particolare il riso e vari prodotti di riso.

In effetti l'arsenico è presente in natura, a livelli elevati nelle acque sotterranee e del suolo di alcune parti del mondo. L'elemento tossico può entrare nella catena alimentare quando è assorbito dalle colture tramite l'acqua e il terreno. Un'esposizione prolungata all'arsenico può causare tumori e lesioni della pelle. E' stato anche associato a problemi dello sviluppo, alle malattie cardiache, al diabete, e a danni al sistema nervoso e al cervello.

Il riso in particolare, può assorbire più arsenico rispetto ad altre colture e come alimento base per milioni di persone può contribuire significativamente all'esposizione all'arsenico, molto dannoso per la salute umana.

Secondo i dati FAO, la contaminazione, da arsenico nel riso è particolarmente preoccupante in alcuni paesi asiatici, dove le risaie sono irrigate con acque sotterranee contenenti sedimenti ricchi di arsenico, pompate da pozzi tubolari poco profondi. Migliori sistemi d'irrigazione e pratiche agricole più efficienti potrebbero contribuire a ridurre la contaminazione, ad esempio coltivando il riso in letti rialzati piuttosto che in campi allagati.

Le informazioni specifiche che si hanno a disposizione sulla sicurezza alimentare vengono prodotte dall’EFSA- Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Sull’arsenico anche EVIRA (Autorità finlandese per la sicurezza alimentare) ha prodotto una corposa documentazione. Dell’arsenico occorre tenere a mente che è un elemento presente negli alimenti in numerosi composti diversi. Di questi, le specie di arsenico inorganici sono i più dannosi. L’Arsenico inorganico (IAS) è il responsabile cancerogeno del polmone, della pelle e cancro della vescica. Uno studio condotto da Evira (Autorità finlandese per la sicurezza alimentare) dimostra che, secondo le valutazioni peggiori, l'assunzione di arsenico inorganico da riso a grani lunghi può superare il limite giornaliero considerato sicuro per gli adulti. L'arsenico inorganico da alimenti per bambini a base di riso può superare leggermente il limite giornaliero considerato sicuro.
Lo studio terminato da Evira è tra il primo del suo genere al mondo. Oltre ad analizzare le concentrazioni di arsenico inorganico in alimenti per bambini a base di riso, lo studio ha esaminato l'assunzione di arsenico inorganico da cibi ricercati tra persone finlandesi di età diverse. Questa assunzione è stata confrontata con il valore limite considerato sicuro per l'arsenico inorganico, cioè 0,3-8 microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno, impostata dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare EFSA.

L'assunzione di arsenico inorganico tra i diversi gruppi di età della popolazione è stata valutata sulla base dei dati di concentrazione misurati da alimenti e dati di consumo dei prodotti alimentari.
La ricercatrice Eeva-Maria Rintala che lavora presso Evira nell’Unità di Ricerca Chimica e Tossicologia, spiega lo studio :"Il valore di apporto modelli matematici è stato redatto secondo lo scenario peggiore. Questo modello è basato sulla più grande concentrazione misurata di arsenico inorganico negli alimenti e la più grande quantità di consumo di detti prodotti alimentari."

I risultati dello studio sono stati pubblicati in una pubblicazione scientifica peer-reviewed: Rintala, EM, Ekholm, P., Koivisto, P., Peltonen, K., Venäläinen, ER dal titolo L’assunzione di Arsenico inorganico da Riso a rani lunghi e il cibo a base di riso per le pappe dei bambini. Fondamentalmente emergono queste valutazioni:

1) ALIMENTI PER L'INFANZIA SONO BASSE CONCENTRAZIONI DI ARSENICO
Lo studio ha analizzato la concentrazione totale e inorganico di arsenico in dieci alimenti per bambini a base di riso e otto tipi di riso a grani lunghi.
Nel caso di alimenti per l'infanzia, la minore concentrazione di arsenico totale e inorganico è dovuto al fatto che gli alimenti per bambini comprendono anche altri cereali e frutta, per esempio. La concentrazione totale di arsenico di alimenti per bambini a base di riso era sotto di 0,3 milligrammi per chilo di cibo. Nel complesso, quantità misurabili di arsenico inorganico sono stati trovati in soli quattro alimenti per bambini a base di riso.
La più alta concentrazione totale di arsenico del riso a grani lunghi studiato era di poco superiore a 0,5 milligrammi per chilo e la concentrazione di arsenico inorganico era chiaramente inferiore a 0,5 milligrammi per chilo.

2) LA CONCENTRAZIONE DI ARSENICO NEGLI ALIMENTI DOVREBBE MONITORATO
Nello studio pubblicato l'assunzione di arsenico inorganico è stata valutata per una sorgente sola, riso a grani lunghi o cibo a base di riso bambino.
Rintala spiega:"Al fine di valutare l'assunzione cumulativa di arsenico inorganico da cibi diversi, sarà importante in futuro per ottenere informazioni sulle concentrazioni di arsenico inorganico negli alimenti diversi dal riso".
Lo sviluppo di analisi di arsenico continua all’ente Evira. Il metodo di indagine verrà applicata alla determinazione dei composti di arsenico in altri alimenti inclusi pesci, molluschi, cereali, bevande e verdura.

Il dato oggettivo che emerge da queste ricerche è il fatto che non ci sono valori limite per la concentrazione di arsenico inorganico negli alimenti, mentre per l’acqua potabile è stato indicato. Infatti l'Unione europea ha adottato il limite dell'OMS che è stato fissato nel 1993, per il totale delle concentrazioni ammissibili di arsenico nell'acqua potabile, ed equivale a 10 mg/l. Per quanto riguarda gli alimenti, nessun limite per le concentrazioni totali ammissibili di arsenico o di arsenico inorganico esiste nella normativa dell'Unione europea in questo momento. Secondo gli esperti, tra cui l'EFSA, sono necessarie ulteriori ricerche su arsenico inorganico negli alimenti e l'esposizione dei consumatori a esso. Attualmente, esiste poca ricerca sul tema. Rimane indiscusso che l’Arsenico è un semimetallo che si trova in bassi livelli in quasi tutti gli alimenti. Prodotti alimentari comunemente contengono decine di diversi composti di arsenico.

DATI DELL’ AUTORITÀ EUROPEA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE EFSA
La relazione fornisce EFSA produce informazioni sui livelli di arsenico (arsenico totale (TAS) e arsenico inorganico (IAS) in una serie di alimenti sul mercato europeo classificati secondo il sistema di classificazione FoodEx (EFSA, 2011a). Inoltre, fornisce stime di esposizione alimentare cronica allo IAS (arsenico inorganico) in Europa che utilizzano dati di consumo individuali dalla EFSA Comprehensive alimentare europea Consumo Database (EFSA, 2011b).
L'arsenico è un metalloide onnipresente presente a basse concentrazioni nelle rocce, nel suolo e nelle acque sotterranee naturali. Nell'acqua terreno naturale, l'arsenico è tipicamente presente in forme inorganiche (As (III), As (V) o una combinazione di entrambi); forme organiche sono rare in acqua come sono il risultato di attività biologica. Anche se l'esposizione cutanea e per inalazione è possibile, il cibo e l'acqua potabile sono le principali vie di esposizione ad arsenico. Le specie di arsenico organiche come arsenobetaina e diverse arsenosugars sono le forme più comuni di frutti di mare, mentre in alimenti di origine terrestre forme di arsenico predominanti sono l’arsenico inorganico, As (V) e As (III) e singole specie di arsenico metilato (metilarsonato, methylarsenite e dimetilarsinato (DMA). L’Arsenico entra nella catena alimentare principalmente attraverso l'acqua ei terreni contaminati.

STATI MEMBRI: Per le acque destinate al consumo umano (direttiva 98/83/CE) di un valore parametrico di 10 mg/l è stabilito senza distinguere le forme di arsenico, mentre per le acque minerali naturali (Direttiva 2003/40 / CE), una limite massimo di 10 mcg/l è previsto per l'arsenico totale (Tas).

ALIMENTI E SICUREZZA
Vegetariani e Arsenico: l'esposizione alimentare all’arsenico è stato anche valutato nella popolazione vegetariana, ma questa valutazione si è basata su un numero molto limitato di soggetti. Confrontando cinque rilevazioni con i dati su entrambi i vegetariani e la popolazione in generale, la gamma di media dell'esposizione alimentare è 0,10-0,42 mg/kg di peso corporeo al giorno e 0,11-0,34 mg/kg di peso corporeo al giorno, rispettivamente. Il 95 ° percentile dell'esposizione alimentare variava 0,28-0,60 mg/kg di peso corporeo al giorno e 0,18-0,55 mg/kg di peso corporeo al giorno nel vegetariana e la popolazione in generale, rispettivamente. Questi risultati indicano differenze notevoli tra vegetariani e la popolazione in generale.

Esposizione alimentare neonati e bambini: in generale, con l'eccezione della popolazione più giovane (neonati e nei bambini), il contributo principale all’esposizione alimentare all’arsenico inorganico è dato dal gruppo alimentare di prodotti a base di grano trasformati (non a base di riso). Altri importanti contributi per l'assunzione complessiva dell’arsenico inorganico in tutte le classi di età erano riso, latte e prodotti lattiero-caseari e acqua potabile.
Nei neonati e nei bambini, i principali apportatori erano latte e prodotti lattiero-caseari seguito da acqua potabile, prodotti trasformati a base di grano (non a base di riso) e alimenti per lattanti e bambini. Il contributo degli alimenti per neonati in queste classi di età può essere sottovalutato in quanto nella maggior parte dei casi, i dati di consumo in EFSA non indicano la potenziale presenza di riso negli alimenti per lattanti. Il consumo di tre porzioni (90 g/die) di alimenti per lattanti a base di riso potrebbe rappresentare una fonte importante di arsenico inorganico (1,59-1,96 mg/kg di peso corporeo al giorno).
Fatta eccezione per il riso, presentando un livello relativamente alto di arsenico inorganico, il contributo all'esposizione alimentare degli altri principali gruppi alimentari è dovuto principalmente ai loro livelli relativamente elevati di consumo. In particolare i prodotti a base di grano trasformati (non a base di riso) ha fatto un grande contributo alla esposizione complessiva all’arsenico inorganico. In quasi tutte le indagini alimentari e classi di età il pane di grano e panini fornivano il contributo più dominante all'esposizione.

INCERTEZZA VALUTAZIONI ARSENICO E DOSI
Le fonti più importanti di incertezza nel presente valutazione riguardano l'eterogeneità dei dati di consumo alimentare. Al fine di ridurre l'incertezza delle valutazioni dell'esposizione da arsenico, sarebbero necessari dati più analitici in particolare nei pesci e frutti di mare, e in gruppi di alimenti che forniscono un contributo significativo per l'esposizione alimentare (ad esempio, il riso e pane e prodotti a base). Dati analitici presentati all'EFSA devono seguire le esigenze della guida dell'EFSA su Standard Sample Description ver. 2.0 nonché i requisiti specifici per la presentazione dei dati sulla presenza di arsenico (ad esempio l'identificazione di riso come ingrediente) descritto sul sito dell'EFSA. Dati più dettagliati del consumo ridurrebbero le incertezze associate con le stime di esposizione alimentare nella popolazione generale, e in particolare in alcune classi di età (classi giovane età) e gruppi specifici di popolazione (ad esempio, i vegetariani).
Anche la ricercatrice Rintala dello studio pubblicato da Evira ricorda: "E possibile che i valori di soglia saranno fissati per l'arsenico inorganico, in futuro, al fine di indicare la concentrazione massima consentita di arsenico inorganico nei prodotti specifici, come gli alimenti per bambini.”

Se l'Autorità europea per la sicurezza alimentare EFSA indica l’assunzione il valore limite considerato sicuro per l'arsenico inorganico, 0,3-8 microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno, la Fao in tal senso è intervenuta già lo scorso anno, la commissione CODEX Alimentare che per la prima volta ha stabilito il livello massimo di arsenico consentito nel riso stabilendolo a 0,2 mg per kg. 




SCLEROSI MULTIPLA: SCOPERTA SHOCK, PROTEINA RALLENTA LA MALATTIA

Redazione

Una scoperta importantissima per questa malattia. La proteina IL-9, prodotta da una particolare categoria di cellule del sistema immunitario, i linfociti Th9, agisce direttamente sulle cellule che promuovono l'infiammazione caratteristica della sclerosi multipla. A scoprirlo e' stato uno studio della Fondazione Santa Lucia, pubblicato sulla rivista Clinical Science. "Abbiamo analizzato la presenza di IL-9 nel liquido cerebrospinale di 107 pazienti", ha spiegato Elisabetta Volpe, responsabile del progetto. "Ne abbiamo seguito il decorso clinico per quattro anni – ha aggiunto – e abbiamo potuto dimostrare che piu' ce n'e', piu' lento e' il decorso della malattia e piu' efficace l'uso di farmaci di prima linea". Lo studio ha permesso anche di osservare che i linfociti Th9, attraverso la produzione della proteina IL-9, frenano e inibiscono contemporaneamente l'attivazione di altri linfociti, chiamati Th17, che invece sono in grado di generare la forte infiammazione associata alla patologia. "Dai risultati di questo studio ci aspettiamo importanti sviluppi nella diagnosi e cura della patologia", ha detto Maria Grazia Grasso, Responsabile del Centro Sclerosi Multipla della Fondazione Santa Lucia. "Il dosaggio di IL-9 nel liquido cerebrospinale al momento della diagnosi – ha concluso – ci permettera' di prevedere la responsivita' dei pazienti ai farmaci di prima linea, mentre futuri farmaci in grado di potenziare la risposta 'buona' della IL-9 potrebbero aumentare l'efficacia di quelli attuali"




ARSENICO: SCOPERTA SHOCK, MUTAZIONE GENETICA DEGLI INDIGENI PER RESISTERE ALL’INQUINAMENTO

I ricercatori hanno anche identificato il gene che sta alla base del metabolismo alterato e protegge contro l'esposizione ad arsenico. Questo studio è il primo a dimostrare che alcuni esseri umani sono geneticamente adattati ad un ambiente inquinato

di Cinzia Marchegiani

Svezia – L'arsenico si trova naturalmente nella roccia in molti luoghi del mondo, ed è uno dei cancerogeni più potenti nel nostro ambiente. Le persone sono esposte principalmente attraverso l'acqua potabile e cibo, in particolare il riso e vari prodotti di riso. Gli studi condotti presso il Karolinska Institutet e dell'Università di Uppsala in Svezia dimostrano che alcuni gruppi indigeni delle Ande del nord dell'Argentina hanno sviluppato una maggiore resistenza all’arsenico. I ricercatori hanno anche identificato il gene che sta alla base del metabolismo alterato e protegge contro l'esposizione ad arsenico. Questo studio è il primo a dimostrare che alcuni esseri umani sono geneticamente adattati ad un ambiente inquinato.

Persone che vivono nella Ande argentine sono stati probabilmente esposti a livelli elevati di arsenico nell'acqua potabile per migliaia di anni. Il presente studio dimostra che i residenti che vivono in questa regione oggi hanno una frequenza nettamente superiore di varianti geniche che permettono al corpo di gestire in modo efficiente l'arsenico da metilazione ed espellendo una arsenico metabolita meno tossici. Al contrario, le persone che non hanno la variante del gene protettivo producono un metabolita arsenico più tossico se sono esposti ad arsenico. Altre comunità nelle zone limitrofe, senza la stessa esposizione storica arsenico sono significativamente più bassi frequenze della variante del gene protettivo.

Questi ricercatori hanno identificato cambiamenti nel gene principale per il metabolismo arsenico, AS3MT, come causa del metabolismo alterato. I risultati suggeriscono che le persone si sono adattate all’arsenico attraverso un aumento della frequenza di varianti protettive AS3MT. Questo studio è un esempio lampante di come gli esseri umani sono stati in grado di adattarsi alle condizioni ambientale locali a volte dannosi. Coloro che sono sopravvissuti all'esposizione dell'arsenico hanno vissuto più a lungo e ha avuto più figli; per tale motivo le varianti del gene di protezione sono molto comuni in alcune regioni delle Ande oggi. Solo pochi esempi sono stati precedentemente descritti nell'uomo.

Karink Broberg , ricercatore presso l'Istituto di medicina Ambientale presso Karolinska Institutet nel dettaglio spiega: "Il nostro studio dimostra che oltre agli individui extra-sensibili, esistono anche individui che sono particolarmente tolleranti agli agenti tossici ambientali. Questo fenomeno relativo all’arsenico non è probabilmente unico, ma si applica anche ad altre sostanze tossiche negli alimenti e l'ambiente, per gli esseri umani sono stati esposti per lungo tempo.” Proprio per questo Brogen fa emergere che i risultati evidenziano anche la necessità di effettuare la valutazione dei rischi sanitari osservanti per i prodotti chimici da parte di persone che possono avere forte tolleranza genetica per la particolare sostanza chimica.

Carina Schlebusch, ricercatrice presso il Dipartimento di Ecologia e Genetica presso l’Università di Uppsala sottolinea l’importanza di questa scoperta: "Solo pochi altri studi hanno trovato prove di adattamento locale negli esseri umani; per esempio, l'adattamento alle condizioni di alta quota e il parassita della malaria. Questo studio aggiunge un altro esempio di come gli esseri umani si sono adattati, in un tempo relativamente breve, di tollerare un fattore di stress ambientale che hanno incontrato quando si stabilirono in una nuova area ".

I ricercatori punteranno a studiare se altre popolazioni con storiche esposizioni di arsenico mostrano un adattamento equivalente, ed esaminare se le altre sostanze tossiche presenti nell'ambiente possono provocare un aumento della frequenza delle varianti genetiche che forniscono la resistenza negli esseri umani. 




MORTI DA MENINGITE E LA MALAINFORMAZIONE

 

L’inchiesta de l’Osservatore d’Italia sugli ultimi casi di meningite in Italia: morta la neonata di Bologna, colpita da meningite da streptococco, un caso di malasanità, la mamma era stato trovata positiva al tampone vaginale prima del parto, i Nas aprono un’inchiesta sui medici per omicidio colposo; morto ad Empoli un giovane ragazzo di tredici anni colpito da meningococco C, ma era stato vaccinato per lo stesso batterio; tre neonati di 2, 3 e 5 mesi ricoverati a Roma al Bambin Gesù per meningite ma non potevano avere per la piccola età anagrafica l’accesso alla copertura vaccinale. Il dr Girolamo Giannotta ci svela i segreti che si celano dietro i dati ufficiali, gli studi scientifici e la frode del calo delle vaccinazioni.

 

di Cinzia Marchegiani

Lo spettro delle malattie che possono uccidere i nostri figli è una leva che troppo spesso viene utilizzata a scopi non chiari, soprattutto quando a colpire il germe della paura sono tabella studiati ad hoc che lasciano lacune evidenti e grossolane sulle informazioni mediche e scientifiche profuse, diventando platealmente degli ossimori di notizie. E’ umano avere paura, ma alimentarla con false notizie, che creano ancora più confusione, destabilizza il lettore e soprattutto la fiducia verso le stesse istituzioni sanitarie. Quando un genitore stringe tra le sue braccia il proprio figlio, vorrebbe proteggerlo da qualsiasi male, ma i danni di una mala informazione spesso inducono a pensare che quelle morti potevano essere evitate attuando una buona vaccinazione…ma non è così come si vuole far credere. Nasce così la necessità di un’inchiesta sanitaria de l’Osservatore d’Italia, per scoprire cosa si cela dietro informazioni artefatte che con fendenti incomprensibili addebitano i casi di meningite avvenuti negli ultimi mesi in Italia… e purtroppo anche decessi (a detta di emeriti professionisti della carta stampata e della scienza) esclusivamente al calo delle vaccinazioni. Il nostro quotidiano non si accontenta di informazioni spicciole date per scontate e, come abbiamo dimostrato con lo scandalo del vaccino antinfluenzale scoperto inefficace, anche in questo caso, daremo ai nostri lettori importanti approfondimenti che inchiodano con atti documentali le bugie. I casi di Meningite riscontrati a Roma, fortunatamente non mortali e quello della piccola di 40 giorni deceduta a Bologna sono l’esempio concreto di quanto l’informazione genera mostri più grandi della malattia stessa, ed è un danno gravissimo, poiché si rischia di far passare il messaggio che il genitore può stare tranquillo e dormire sereno tra due grossi guanciali se il proprio figlio è super vaccinato. E’ l’effetto da “incantesimo della mala-informazione” grazie al quale mezze verità assemblate anche male tra loro, diventano la banale spiegazione di fatti gravi avvenuti nella sanità italiana, arrogandosi il pretesto di condizionare, e allo stesso tempo lenire, il panico generato, invitando i genitori a vaccinare i propri figli.

I CASI DI MENINGITE A ROMA
Il 20 febbraio 2015, il sito dell’ospedale Bambin Gesù, sotto un titolo inequivocabile, “Meningite: sotto accusa il calo delle vaccinazioni-Tre ricoveri per il batterio Haemophilus B, assente da anni” si informava che erano stati eseguiti ricoveri di tre lattanti, di 2, 3 e 5 mesi, uno dei quali in terapia intensiva per la criticità delle sue condizioni, contratto in contesti completamente diversi questa forma di meningite che si riteneva debellata. Alberto Villani, Responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive del Bambino Gesù specificava, sempre nello stesso articolo, che per questa malattia c'è un vaccino specifico che protegge i bambini dal rischio di contrarla: “perciò riteniamo che la recrudescenza dei casi sia legata al calo delle vaccinazioni. In mancanza di vaccinazione, infatti, il batterio responsabile circola di più e, conseguentemente, colpisce in misura maggiore”. L’articolo poi menzionava a supporto di tali tesi che proprio per il calo delle vaccinazioni, all'inizio del 2015 l'Italia ha ricevuto un richiamo da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il dato sulla diminuzione a livello nazionale è confermato dal Ministero della Salute secondo cui, nel nostro Paese, le coperture vaccinali hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi dieci anni.

Molti genitori confusi da queste notizie hanno cercato informazioni più dettagliate perché non comprendevano la relazione fra i casi da meningite che comunque avevano colpito neonati, e lattanti, che per la loro età anagrafica, non potevano comunque accedere alle dosi dell’esavalente dove c’è anche quello per il batterio incriminato, ma soprattutto il nesso con il calo delle vaccinazioni.

EVIDENZE DELLE COPERTURE VACCINALI, OPS…NESSUN RIFERIMENTO AL BATTERIO HAEMOPHILUS B
Il Reparto di Epidemiologia delle malattie infettive, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), Istituto Superiore di Sanità con un documento accessibile a tutti pubblicato lo scorso 19 febbraio 2015 spiega nel dettaglio che proprio in merito alla pubblicazione da parte del ministero della Salute delle coperture vaccinali a 24 mesi d’età relative all’anno 2013 ad agosto 2014 e al recente richiamo da parte dell’Oms circa la riduzione delle coperture vaccinali (CV) per morbillo (non si parla di batterio HAEMOPHILUS B) nei bambini in Italia, molti organi di stampa hanno ripreso e amplificato le informazioni circa l’andamento delle coperture vaccinali nel nostro Paese. L’analisi dei dati del grafico di copertura per la prima dose di morbillo nel periodo 2006-2013 evidenzia che complessivamente non si sono registrate variazioni di rilievo della copertura media nazionale. La copertura era pari all’88,3% nel 2006 e all’88,1% nel 2013 e quindi la variazione percentuale nel periodo è pari a -0,2% (Figura 3). I dati specifici per regioni italiane nel periodo in esame evidenziano come le coperture vaccinali per morbillo sono migliorate in quelle regioni che partivano da coperture più basse e si sono stabilizzate o sono diminuite in quelle regioni che le avevano più elevate, con il risultato di una variazione annuale nazionale pari a 0 nel periodo in esame. Ma c’è di più, analizzando un periodo più lungo (dal 2000 al 2013), si evidenzia che la copertura vaccinale per tre dosi di antipolio ha subito nel corso degli anni piccole oscillazioni in positivo e in negativo, ma rimane pressoché costante e superiore al 95%. I dati che riguardano invece le coperture vaccinali per il morbillo sono aumentate progressivamente fino al 2008, quando hanno raggiunto un plateau del 90%. Al 2013 la copertura vaccinale è dell’88,1% contro il 74,1% dell’anno 2000, quindi c’è stata una crescita di 14 punti percentuali…insomma un aumento considerevole nel totale.

CASO DECESSO NEONATA PER MENINGITE A BOLOGNA
La piccola Miram, il 16 febbraio 2015, appena un mese dalla sua nascita era stata portata d’urgenza al pronto soccorso pediatrico del Maggiore di Bologna, dove veniva dimessa per influenza. La bimba è morta per meningite lo scorso venerdì 27 febbraio causata dal batterio streptococco. L’indagine dei Nas hanno permesso l’accesso alle cartelle cliniche con cui si è scoperto che la madre era portatrice di questo batterio, dal tampone vaginale che si effettua prima del parto era risultata positiva allo streptococco di gruppo B. In questo caso si sta cercando di capire quali sono le crepe per cui non è stata somministrata la profilassi vaccinale, scoprire insomma dove si è inserito il corto circuito delle informazioni negli ospedali. Un grave danno di malasanità che finisce in cronaca con la perdita una piccola vita.

CASO DECESSO AD EMPOLI PER MENIGOCOCCO DI TIPO C, IL RAGAZZO PERO’ ERA VACCINATO
Giovanni Locci, si legge sui giornali locali, è morto per una meningite di tipo "C", la stessa per cui era vaccinato. E' questo il responso dell'analisi svolta dal laboratorio specializzato dell'ospedale pediatrico Meyer in seguito alla morte del tredicenne di Bassa, arrivato in condizioni disperate al San Giuseppe di Empoli la notte di sabato 7 febbraio 2015.
Questi fatti di cronaca fotografano come spesso le tragedie vengono strumentalizzate per allertare la popolazione sui cali vaccinali, che invece non hanno in questo caso la paternità dei decessi, mentre il più delle volte trattasi di assurda malasanità, o addirittura incapacità del vaccino ad immunizzare, che invero non trova volontà di aprire un’indagine scientifica.

In questo marasma di mala informazione, ci viene incontro il dott. Girolamo Giannotta, pediatra di lungo corso, che in materia di vaccini e vaccinazione non lascia nulla al caso. La meningite rimane una malattia che terrorizza qualsiasi genitore, ma spesso si pensa che basti un vaccino per essere immuni. Partendo dal caso romano, che ha colpito tre bambini di 2, 3 e 5 mesi di vita, cosa si poteva fare? E’ vero che è legato al calo di vaccinazioni?
Analizzando i dati utili che provengono dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che riguardano la sorveglianza delle malattie batteriche invasive aggiornati al 31 ottobre 2014, si scopre che il numero dei casi di infezioni invasive (meningiti e sepsi) da Haemophilus influenzae rimane limitato, sebbene si osservi un lievissimo incremento dell’incidenza nel corso degli ultimi 3 anni (da 0,08 casi per 100.000 nel 2011 a 0,13 nel 2013). L’incidenza è bassa in tutte le fasce di età, ma più elevata nel primo anno di vita e negli anziani. Relativamente al quadro clinico, oltre il 65% dei casi riportati nei diversi anni presenta sepsi. I casi dovuti al sierotipo b, gli unici prevenibili mediante vaccinazione, si mantengono rari (nessun caso nel 2011, 6 casi nel 2012, 5 casi nel 2013). Tra questi, solo due casi insorti in bambini vaccinati contro H. influenzae soddisfano i criteri per la definizione di fallimento vaccinale. Dei 5 casi segnalati nel 2013, due casi sono fallimento vaccinale (1 bambino di un anno, vaccinato con una dose e un bambino di 10 mesi vaccinato con 2 dosi).

Cosa significa i termini di copertura vaccinale?
Il numero dei casi di meningite dovute ad H. influenzae nel 2013 si riferiscono a cinque casi e sono quasi ugualmente distribuiti tra vaccinati e non vaccinati. Detta in altri termini, la vaccinazione non ha potuto evitare la meningite a quei due soggetti vaccinati, ma non immunizzati. In merito ai bambini invece ricoverati al Bambin Gesù, erano troppo piccoli per essere ritenuti completamente immunizzati contro l’Haemophilus influenzae (non conosciamo il loro stato vaccinale ma quelli di 2 e di 3 mesi al massimo possono aver avuto una dose, e nella migliore delle ipotesi quello di 5 ne ha potuto ricevere 2), e quindi non si può imputare la loro meningite ad un calo vaccinale, che non vi è stato, per i limiti prima indicati.

Il caso di meningite da meningococco di tipo C, i dati ufficiali cosa riportano?                                                                                                                                                                                                                                                    In sintesi, nel 2013 sono stati segnalati 162 casi di malattia invasiva da meningococco. L’incidenza della malattia invasiva da meningococco è maggiore nella fascia di età 0-4 anni e in particolare nel primo anno di vita in cui l’incidenza supera i 3 casi per 100.000. Però nel primo anno di vita non si vaccina contro il meningococco C che è quindi libero d’agire. Spesso i genitori allarmati dai lanci di agenzia vanno in tilt, e non comprendono che i bambini piccoli, non possono ricevere questo vaccino e non sempre la vaccinazione copre tutti i tipi di meningiti. Il caso invece della malattia invasiva da pneumococco, i dati segnalati sempre nell’anno 2013, citano 963 casi segnalati. L’incidenza nella fascia di età 1-4 anni è in incremento rispetto al 2000, ed in decremento rispetto al 2011 che comunque non inverte il trend in ascesa dal 2000, a dispetto dell’intensa campagna vaccinale. Certo esiste il 5° anno che loro includono nei calcoli, ma non credo sposti i termini del problema. Inoltre, il numero complessivo delle infezioni invasive da pneumococco rimane elevato anche in Regioni che nel 2012 mostravano coperture per la vaccinazione pneumococcica al di sopra dell’85% nei bambini fino a 24 mesi, come Piemonte ed Emilia-Romagna. Senza ombra di dubbio, con lo pneumococco sta succedendo qualcosa che non sappiamo. I casi totali sono praticamente quadruplicati, l’incidenza nella popolazione generale è quadruplicata dal 2000 al 2013 (0,4 vis 1,61) e l’incidenza nella fascia di età 1-4 anni è in incremento nel periodo 2000-2013 (1,25 vis 1,76), anche se la situazione era peggiore nel 2011. 


Dr Giannotta, ci fa una panoramica dettagliata del vaccino esavalente ed anti-meningite
Attualmente il vaccino esavalente somministrato ai bambini è Infanrix-hexa. E’ un vaccino adsorbito contro Difterite, Tetano, Pertosse, Epatite B, virus Polio e batterio Haemophilus influenzae tipo b (Hib). Gli adiuvanti sono i Sali d’alluminio per un ammontare complessivo di 0,82 milligrammi a dose. Il vaccino può contenere tracce di formaldeide, neomicina e polimixina che sono impiegate durante il processo di produzione.
Il ciclo vaccinale di base prevede tre iniezioni da effettuare durante il primo anno di vita e da eseguire al 3°, 5° ed 11° mese (3).
Lo studio olandese (van Alphen L., Spanjaard L., van der Ende A., Schurman I., Dankert J. Effect of nationwide vaccination of 3-month-old infants in The Netherlands with conjugate Haemophilus influenzae type b vaccine: High efficacy and lack of herd immunity. J Pediatr 1997; 131: 869-73) conclude affermando che la capacità del vaccino coniugato (contro l’H. influenzae di tipo b) di prevenire la meningite è del 99.4%, in bambini vaccinati con 2 o più dosi. La lettura degli stessi risultati però dice che nel periodo della campagna vaccinale i casi di meningite da H. influenzae tipo b erano 22, rispetto ai 342 dell’era pre-vaccinale. Come si vede i numeri sono molto piccoli e non bisogna ingigantirli anche se si tratta di malattie serie. Ma la cosa importante sta nel fatto che due bambini con meningite da H. influenzae tipo b erano stati vaccinati tre volte, 13 avevano ricevuto una sola dose o nessuna dose, e 7 non erano vaccinati. Come è evidente anche i vaccinati con tre dosi di vaccino anti-H. influenzae tipo b possono contrarre la meningite da H. influenzae tipo b. Ma, ripeto, sono sempre piccoli numeri e testimoniano piccole verità.
Per il Meningococco C, l’unica dose prevista dalla schedula vaccinale italiana si deve effettuare all’età di 13 mesi. Ne deriva che nessun bambino prima dei 13 mesi può avere una vaccinazione contro il meningococco C e per tale motivo gli eventuali casi di meningite di questo tipo, insorti prima di quell’età, non possono essere addebitabili alla mancata vaccinazione, poiché in caso contrario si ingannano i lettori.

Ci sono studi che dimostrano l’inefficacia di alcuni vaccini per meningite e di quale tipo?
L’agenzia per la salute pubblica del Canada (http://www.phac-aspc.gc.ca/publicat/cig-gci/p04-meni-eng.php), dice che l’efficacia del vaccino anti-Meningococco C è del 97% all’interno di un anno dalla vaccinazione, ma decresce al 68% dopo un anno. Poiché la dose vaccinale è unica e dopo un anno dalla vaccinazione almeno 3 bambini su 10 sono scoperti, non si capisce il razionale di questo programma vaccinale, anche in considerazione del fatto che l’immunità svanisce col tempo. Anche le autorità canadesi si appellano al beneficio aleatorio della “herd immunity” il cui razionale, od irrazionale, starebbe nel fatto che i componenti di un gregge immunizzato al 96% conferiscono protezione al rimanente 4% del gregge. Cosa assolutamente assurda visto che non si vaccina il 96% del gregge, che il gregge è alimentato dai nuovi nati non vaccinati per limiti di età, che non tutti i vaccinati si immunizzano e che l’efficacia del vaccino svanisce nel tempo, già a partire da un anno dopo, ed alla luce del fatto che la dose è singola. Oltre questi limiti, va riconosciuto che la campagna vaccinale ha prodotto nel periodo 2000-2013 un calo dell’incidenza nella fascia d’età di 1-4 anni (2,8 vis 1,08).

Perché vaccinare non equivale ad immunizzare?
L’atto della vaccinazione è una meccanica procedura che porta ad iniettare una miscela precostituita di antigene ed adiuvante che si prefigge il teorico scopo di evocare una risposta immunitaria protettiva nei riguardi dell’antigene introdotto, che è simile a quello del germe o della tossina contro i quali desideriamo produrre la sospirata risposta immunitaria. Anche se non è sempre così, spesso è così. Ma il nostro progetto vaccinale deve fare i conti col nostro sistema immunitario che percorre le sue tappe evolutive secondo modalità che ai più sono sconosciute. Solo per sommi capi, il sistema immunitario del piccolo bambino ha deficienze specifiche dovute alla sua immaturità ed ha un supporto specifico ed allargato che è stato precostituito in gravidanza. Per chi non ha dimestichezza con la sostanza vaccinale, le cose possono essere semplicisticamente poste ed all’iniezione del vaccino deve corrispondere l’automatica elaborazione di una risposta immunitaria protettiva. Purtroppo, l’antigene vaccinale non ha nessuna possibilità di evocare una risposta immunitaria adattativa in assenza dell’adiuvante che ha il compito di provocare un processo infiammatorio idoneo a stimolare la risposta immune innata dalla quale dipende indissolubilmente la risposta adattativa (generalmente la produzione di un anticorpo specifico contro l’antigene vaccinale). Anche in queste idilliache condizioni, spesso le cose non vanno come si desidera e la risposta immunitaria può essere lenta a venire, può non essere ottimale in tutti i casi e manca in altri.

Come si fa a riconoscere questa malattia, qual è la clinica delle meningiti?
Molto spesso la meningite batterica è il risultato della disseminazione ematogena dei microrganismi che partono da un sito distante (Nelson Textbook of Pediatrics. Acute Bacterial Meningitis Beyond the Neonatal Period. Chapter 595.1: 2087-2095, 2011). La batteriemia (presenza dei batteri nel sangue) usualmente precede la meningite od è concomitante. Spesso la colonizzazione batterica del nasofaringe, da parte di un microrganismo potenzialmente patogeno, rappresenta il sito dal quale origina la batteriemia. In altre parole, spesso il batterio colonizza gola e naso per poi accedere al sangue ed arrivare al cervello. Attraverso i plessi coroidei dei ventricoli laterali (qui la barriera emato-encefalica è più permissiva) e le meningi, i batteri possono accedere al sistema nervoso centrale e circolare nei vari compartimenti, compreso il liquor e gli spazi subaracnoidei.
Per noi è fondamentale capire quando siamo in presenza di questo drammatico quadro. Innanzitutto, l’esordio della meningite acuta ha 2 pattern predominanti. Il più drammatico e, fortunatamente, meno comune, contempla un brutale inizio con i sintomi di un quadro di shock rapidamente progressivo con porpora (macchie rosse sulla pelle che non scompaiono alla pressione esercitata sulla cute con un vetrino o con un bicchiere di vetro a casa del paziente, mezzo di medicina di campagna decisamente efficace), coagulazione intravascolare disseminata, ridotti livelli di coscienza che spesso esitano nel coma progressivo e si concludono con la morte del paziente entro le 24 ore dall’esordio.
Per nostra fortuna, e per fortuna relativa del paziente, molto spesso l’esordio della meningite è preceduto da diversi giorni di febbre accompagnata da sintomi respiratori alti (raffreddore, tosse, lacrimazione, mal di gola) o da disturbi gastrointestinali (vomito, diarrea, dolori addominali) seguiti da segni non specifici di infezione del sistema nervoso centrale, quali, sonnolenza eccessiva ed irritabilità. È questo secondo tipo d’esordio che “i giornalisti del clamore” non conoscono e li induce a gridare allo scandalo e tuonare contro la classe medica.
È del tutto evidente che detti sintomi sono simil-infuenzali e possono essere etichettati come influenzali senza per questo chiamare inappropriatamente in causa la malasanità. Solo la comparsa di sonnolenza eccessiva e di irritabilità inducono il sospetto che porta il medico a cercare i segni neurologici nel paziente. I segni dell’irritazione delle meningi (rigidità e dolore nucale) possono anche mancare nel piccolo lattante, dove è più facile trovare la testa che cade e la fontanella bregmatica bombata. Nel bimbo più grande si deve ricercare il segno di Kernig (si porta a 90° l’anca e poi si estende la gamba che provoca dolore) e quello di Brudzinski (si flette il collo del paziente supino e si verifica una flessione automatica del ginocchio). Da notare che questi due segni possono non essere sempre presenti fino ai 18 mesi di vita. In realtà, febbre, mal di testa e rigidità nucale sono presenti solo nel 40% degli adulti con meningite batterica. Le convulsioni sono presenti nel 20-30% dei casi di meningite e se si presentano entro i primi 4 giorni non hanno un pessimo significato prognostico.
Il resto, è pertinenza della medicina ospedaliera, poiché a noi spetta l’ingrato compito di scoprire il secondo pattern nel più breve tempo possibile ricordando di valutare con più attenzione la sonnolenza e l’eccessiva irritabilità del bambino, che spesso esiste anche in assenza di malattia specifica.

Termina questo viaggio importante che l’Osservatore d’Italia dedica alle famiglie, affinché le paure giustificate, non diventino una corsa irrefrenabile ad un ausilio medico che spesso non può difendere dalla mala informazione, colpevole di generare mostri più grandi delle stesse temute malattie, e non sempre quello che si legge “E’ così se vi pare”.




SCIENZA SHOCK: NEL 2017 CANAVERO ANNUNCIA IL TRAPIANTO DELLA TESTA SUL CORPO DI UN'ALTRA PERSONA

Il professor Sergio Canavero sostiene che si può fare, sostituire la testa di una persona malata di cancro o altro su un corpo donatore cerebralmente morto

di Cinzia Marchegiani

Torino/ USA – La chirurgia estetica va oltre confine. La rivista New Scientist è la prima a dare la notizia di questo intervento che rappresenta il primo tentativo al mondo di trapiantare una testa umana su un corpo di un donatore. L'idea è stata proposta per la prima nel 2013 da Sergio Canavero, direttore del Gruppo avanzato di Neuromodulazione di Torino. Secondo l’esperto, la chirurgia potrebbe salvare la vita delle persone colpite dal cancro o da malattie nervose e muscolari che ne hanno bloccato la mobilità. Lo stesso ideatore ora sostiene che i maggiori ostacoli, come ad esempio la fusione del midollo spinale e prevenire il sistema immunitario del corpo di rigetto della testa, sono superabili, e l'intervento potrebbe essere pronto già nel 2017.

Canavero prevede di annunciare questo progetto ambizioso alla conferenza annuale dell’American Academy of Neurological Ortopedici AANOS in Annapolis, Maryland, nel mese di giugno.
Il primo tentativo di un trapianto di testa è stato effettuato su un cane dal chirurgo sovietico Vladimir Demikhov nel 1954. La testa di un cucciolo e zampe anteriori futrono trapiantati sul retro di un cane più grande. Demikhov ha condotto numerosi altri tentativi, ma i cani sono sopravvissuti solo tra due e sei giorni.
Il primo trapianto di testa di successo, in cui una testa è stato sostituito da un altro, è stata effettuata nel 1970. Un team guidato da Robert White a Case Western Reserve University School of Medicine in Cleveland, Ohio, trapiantato il capo di una scimmia sul corpo un'altra, ma non hanno tentato di unire il midollo spinale, quindi la scimmia non poteva muovere il proprio corpo, ma era in grado di respirare con l'aiuto artificiale. La scimmia ha vissuto per nove giorni fino a quando il suo sistema immunitario ha respinto la testa. Ma Canavero conferma:"Penso che ora siamo ad un punto in cui gli aspetti tecnici sono tutti fattibile".

LA TECNICA

In questo mese Canavero ha pubblicato una sintesi della tecnica che crede permetterà ai medici di trapiantare una testa su un nuovo corpo ( Surgical Neurology Internazionale ). Il procedimento coinvolge inizialmente il raffreddamento della testa del destinatario e la salma del donatore per estendere il tempo delle cellule affinché possano sopravvivere senza ossigeno. Il tessuto intorno al collo è sezionato e le principali vasi sanguigni sono collegati con piccoli tubi, prima il midollo spinale di ogni persona vengono tagliati.
La testa del destinatario è poi spostata sul corpo del donatore e le due estremità del midollo spinale – che assomigliano a due fasci densamente di spaghetti –  e sono fusi insieme. Per raggiungere questo obiettivo, Canavero intende lavare la zona con una sostanza chimica chiamata polietilene glicole, e follow-up con diverse ore di iniezioni della stessa sostanza. Proprio come l’effetto dell’acqua calda fa sugli spaghetti secchi a stare insieme, il polietilene glicole incoraggia il grasso nelle membrane cellulari a maglia.
Successivamente, i muscoli e le scorte di sangue sarebbero state suturate e il destinatario mantenuto in coma per tre o quattro settimane per impedire il movimento. Elettrodi impiantati fornirebbero regolare la stimolazione elettrica del midollo spinale, perché la ricerca suggerisce che questo può rafforzare nuove connessioni nervose.
Canavero predice che quando il destinatario si sveglierà, sarebbe in grado di muoversi e sentire il proprio volto e parlerebbe con la stessa voce, inoltre spiega che la fisioterapia consentirebbe la persona a camminare in un anno.

La scienza sembra non preoccupare dei risvolti etici, l’ideatore conferma che già diverse persone hanno già offerto di ottenere un nuovo corpo.

La parte più difficile sarà sempre la fusione del midollo spinale. Il Polietilenglicole ha mostrato di indurre la crescita dei nervi spinali negli animali, e Canavero intende utilizzare donatori di corpo deceduti cerebralmente per testare la tecnica. Tuttavia, altri sono scettici sul fatto che questo sarebbe sufficiente. Ma altri scienziati non hanno fatto attendere il proprio scetticismo, Richard Borgens, direttore del Centro ricerche per la paralisi alla Purdue University di West Lafayette, Indiana ricorda:"Non ci sono prove che la connettività di spinale e del cervello porterebbe funzione utile senziente dopo il trapianto testa". Canavero riposponde che se il glicol polietilene non funziona, ci sono altre opzioni che si possono provare, come iniettando cellule staminali o cellule ensheathing olfattive, cellule auto-rigenerante che collegano il rivestimento del naso al cervello nel midollo spinale, o la creazione di un ponte sul divario vertebrale utilizzando membrane dello stomaco che hanno mostrato risultati promettenti per aiutare le persone a piedi dopo i traumi spinali . Anche se non dimostrato, Canavero afferma che l'approccio chimico è il più semplice e meno invasiva.

Per quanto riguarda la prospettiva del sistema immunitario di rigetto del tessuto alieno, come accaduto nell’esperimento Robert White sulla scimmia, dove la testa è stata rigettata dal corpo ospitante, William Mathews, presidente della AANOS, dice che non pensa che questo sarebbe un grande problema di oggi:” ora possiamo usare farmaci per gestire l'accettazione di grandi quantità di tessuto, ad esempio una gamba o un cuore e polmone trapianto combinato, la risposta immunitaria ad un trapianto testa dovrebbe essere gestibile. Il sistema che abbiamo per prevenire il rigetto immunitario e principi dietro di esso sono ben definiti."

ESPERIMENTO E AUTORIZZAZIONI
Un altro ostacolo sarà trovare un paese che possa approvare un simile trapianto. Canavero vorrebbe fare l'esperimento negli Stati Uniti, ma crede che potrebbe essere più facile da ottenere l'approvazione da qualche parte in Europa: "Il blocco vero ostacolo è l'etica." Ma ovviamente ci sono molti che non sono d'accordo con lui. Patricia Scripto, neurologo e bioeticista presso il Salinas Valley Memorial Healthcare System in California, afferma che molte delle implicazioni etiche legate alla chirurgia dipende da come si definisce la vita umana: "Credo ciò che è specificamente umano si svolge all'interno della corteccia superiore. Se si modifica ciò si ottiene un’altra persona e ci si deve chiedere se sia etico.” Tuttavia – aggiunge la neurologa Scripto – molte culture non approverebbero questa chirurgia a causa della loro fede in un'anima umana che non si limita al cervello, ma non solo, in questo caso si spingerebbe a scambiare corpi per ragioni estetiche.

Insomma Canavero nel 2017 vuole realizzare una procedura senza precedenti che ha sollevato non solo problemi etici, ma stessi della scienza che si vuole ergere padrona indiscussa della vita a prescindere, innescando potenziali derive delle future scelte dell’uomo. Idee stravaganti etichettate da altri scienziati, che però come un seme resistente vogliono terreni fertili dove crescere indebolendo, a suon di spallate, quel confine in cui l’uomo pretende per gloria, prestigio e onnipotenza oltrepassare, spesso aprendo però porte che nessuno dovrebbe mai scardinare.




CASO STAMINA: LECITI SOSPETTI SULLA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE CONOSCITIVA DEL SENATO

 

Intervista esclusiva de l’Osservatore d’Italia a Felice Massaro, che spiega con una precisione certosina tutta l’impalcatura di questa commissione, avvalorando tutto il dossier che il nostro quotidiano ha prodotto nell’arco di due anni

 

di Cinzia Marchegiani

Il 18 febbraio la XII Commissione del Senato ha approvato il documento conclusivo sulla “indagine conoscitiva e sviluppo del cosidetto Caso Stamina”. Ne parliamo con Felice Massaro, il nonno di Federico, il bambino che ha usufruito di ben nove infusioni che gli hanno procurato numerosi benefici ampiamente documentati e depositati dalla mamma, avvocato Tiziana Massaro, presso la stessa Commissione.

Qual'era la finalità dei lavori di questa commissione?

Lo scopo sarebbe stato, secondo l'art. 48 del Regolamento del Senato, di acquisire notizie, informazioni e documentazioni sulla vicenda astenendosi, come stabilito dal 2° comma dello stesso art. 48, da ogni valutazione estranea alle finalità conoscitive con particolare riguardo alle imputazioni di responsabilità.

I componenti, quindi, secondo lei,  sono stati obiettivi?

Se obiettività significa atteggiamento imparziale, capacità da parte di chi osserva di eliminare la propria soggettività, è stato fatto l'esatto opposto.
Tutti i presupposti inducevano a farci ritenere che tali “lavori” avrebbero rappresentato una ulteriore occasione di sperpero del pubblico denaro, fin dall'inizio e cioé da quando venimmo a conoscenza dei nomi dei relatori e della Presidente di Commissione.

Relatori sono stati la senatrice Elena Cattaneo e il senatore D'ambrosio Lettieri e presidente della commissione la senatrice Emilia Grazia De Biasi. Che ha da dire?
D'Ambrosio Lettieri è stato presidente Ordine Farmacisti di Bari, forte oppositore di Stamina fin dalla discussione in Aula, nel 2013, sul decreto Balduzzi.
Elena Cattaneo, insieme a P. Bianco e M. De Luca, ha persino ricevuto il premio “Public Service Award” per “l'impegno nel dibattito pubblico e politico in Italia in cui hanno sostenuto la necessità di rigorosi standard scientifici e medici”.
Appena nominata senatrice, in una intervista rilasciata a LA7, espose senza peli sulla lingua i suoi propositi di spazzar via Stamina grazie ai nuovi poteri che Napolitano le aveva conferito con la nomina senatoriale. La stessa Presidente aveva rilasciato dichiarazioni in tal senso prima dell'inizio dei lavori.

Secondo lei pretendere rigorosi standard scientifici e medici è giusto?

Standard in italiano vuol dire norma, modello di riferimento a cui ci si uniforma.
Ora dobbiamo vedere cosa veniva infuso: se veniva infuso veleno di serpente (in tal caso tutte le argomentazioni svolte nella relazione assumono consistenza) oppure se venivano infuse cellule staminali, vive, pure, vitali, seguendo le Linee guida “consigliate” dall'ISS. Le linee venivano indicate dall'ISS e l'AIFA, contrariamente a quanto si è sostenuto, non ha avuto alcun potere in merito.

Impossibile a crederci
È l'IIS che detta o “consiglia” le linee guida. L'AIFA non c'entra niente. Il trasferimento di competenze è previsto solo dopo “l'entrata in vigore dei provvedimenti di attuazione dell’ultimo comma dell’articolo 3 della direttiva comunitaria 2001/83/CE, come modificato dall’articolo 28, secondo comma del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1394 del 2007”.
Lo ha ricordato lo stesso on.le prof. Balduzzi audito dalla stessa commissione “non essendo state successivamente adottate disposizioni di dettaglio dirette ad assicurare la piena esecuzione della disciplina comunitaria”.

Ma non è sempre stato sostenuto, persino in questa relazione, che la normativa europea era già in vigore in Italia e che veniva disattesa?
Che non sia in vigore è dimostrato dalle “Proposte legislative” riportate in calce alla relazione: “La Commissione ritiene altresì necessaria l'adozione da parte del Ministero della Salute, sentita l’AIFA, del decreto ministeriale volto alla definitiva ed univoca attuazione dell’articolo 28 comma 2° del regolamento (CE) n. 1394/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativo alla disciplina di medicinali per terapia avanzata preparato su base non ripetitiva”. La relazione della Commissione è datata 18 febbraio 2015!

Perché la relazione perda valenza è necessario dimostrare che non vi sono stati effetti collaterali?

Qui basti dire che l'art. 2 commi 4, 4-bis, 4-ter della Legge 57/2013 impone che i risultati delle analisi di laboratorio vengano inviati al Ministero, Aifa, ISS, CNT e sono stati sempre inviati puntualmente. Nessuna delle citate Autorità, preposte al recepimento delle informazioni imposte dalla legge e alla valutazione degli esiti e degli eventi avversi, ha mai avanzato una sia pur minima osservazione sulla qualità delle cellule e su eventuali esiti avversi tali da imporre un loro intervento.
La stessa AIFA, in persona del dott. Luca Pani, nell’esporre le ragioni che avrebbero determinato l’emissione del sequestro delle cellule ordinato a settembre scorso su iniziativa del P.M. Guariniello non rileva la pericolosità della terapia e/o mancanza dei presupposti normativi.

Quale fu la testuale dichiarazione del dott. Pani?
La riporto integralmente: “Non è stata minimamente inibita l’infusione che Noemi avrebbe potuto fare normalmente come era accaduto con Celeste la settimana scorsa. Non si è impedito l’emocromo o altri esami, ma non ci si può arrogare il diritto di fare sperimentazione clinica al di fuori della legge. Se avessero rispettato le decisioni del giudice del lavoro, che non c’entra nulla con gli aspetti penali in cui gli ideatori di Stamina sono coinvolti, il sequestro non ci sarebbe stato. Invece hanno tentato di forzare il tipo di reato per cui sono stati rinviati a giudizio”.
Le date dimostrano che la storiella degli esami richiesti dalla dott.ssa Molino è una scusa impietosa. Infatti, la richiesta di sequestro è datata 14 agosto mentre la supposta richiesta di effettuazione di alcuni esami, a cui si riferisce il Dott. Pani, è del 20 di agosto e taluni esami non sono nemmeno riconducibili alla patologia della piccola Noemi per cui non avrebbero avuto alcuna valenza sperimentale.
Resta il fatto che AIFA, una delle Istituzioni deputata a raccogliere gli esiti delle infusioni ex lege 57/2013 art. 2 co. 4, 4-bis, 4-ter, dichiara che “Noemi avrebbe potuto fare (ndr l'infusione) normalmente come era accaduto con Celeste la settimana scorsa”.

Quindi l'Aifa fin dopo il sequestro non aveva nulla da obiettare in merito a quanto veniva infuso?
Noemi avrebbe potuto fare normalmente l'infusione se si fosse trattato di 'veleno di serpente', 'brodaglia', 'miscuglio', 'intruglio', 'mistura' come vengono definite le cellule staminali nella relazione? Gli effetti collaterali paventati si limitano a enunciazioni teoriche da parte di coloro che vogliono togliere ai nostri ammalati l'unico mezzo per migliorare la qualità della vita. Partendo da tali basi, tentano persino di infangare l'operato di quei Tribunali che hanno autorizzato le infusioni definendole addirittura “reato” pur senza farsi carico della mancanza, in atti, di qualsiasi indagine condotta con criterio scientifico che abbia potuto accertare e dimostrare, con l’eloquenza risolutiva dei risultati acquisiti, la nocività o la stessa pericolosità della metodica Stamina.

La XII Commissione Senato contesta l'interpretazione che avete dato al comunicato n. 173/2013, 58 del ministero della Salute laddove fate rilevare che la vitalità delle cellule prelevate con il primo sequestro era risultata “adeguata a qualsiasi uso terapeutico”
Quel comunicato risale al 2012 e non al 2013 come è stato riportato nella relazione. Quando furono sequestrate quelle cellule mio nipote Federico era ancora sanissimo per cui nulla ha da spartire con fatti che non lo riguardano. È stata una costante quella di mischiare fatti vecchi (San Marino) con gli interventi terapeutici fatti a Brescia facendo ricadere su questi supposte inadempienze, ad oggi non provate, di quelli. Tornando al comunicato, qualora la sintassi italiana fosse stata usata in maniera ambigua o scorretta dal Ministero, c'è il successivo comunicato (n. 58 del 10 marzo 2013) che non lascia adito a interpretazioni:
“Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi ha interpellato il Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci, e il Direttore generale dell'Aifa, Luca Pani, sugli aspetti sanitari conseguenti ai complessi e non omogenei interventi dei giudici ordinari e amministrativi sull'impiego delle cellule staminali preparate presso gli Spedali Civili di Brescia secondo il metodo Stamina. Il Presidente dell'ISS e il Direttore generale dell'Aifa, nel ricordare che le cellule staminali predette risultano preparate non in conformità alle previsioni di legge e in laboratorio non autorizzato, hanno comunque osservato che, se a seguito di pronunce dei giudici viene dato comunque corso all'ulteriore impiego di tali cellule su alcuni pazienti, non sussistono specifiche ragioni per escludere che possano proseguire la stessa terapia i diversi pazienti che, a giudizio dei medici degli Spedali Civili di Brescia, hanno avuto un primo trattamento, senza che si siano verificati effetti indesiderati di rilievo, purché, in ogni caso, permanga il consenso informato del paziente o dei genitori del minore alla prosecuzione della cura”. Ovviamente questo comunicato non viene citato nella “indagine conoscitiva”. Quindi nessun pericolo e rispetto delle norme in vigore. Dov'è il reato?

Eppure viene riportata anche qui la famosa relazione del prof. M. Dominici prodiga di critiche contro le cellule stamina
Quella relazione non riguarda le nostre cellule ma quelle sequestrate nel 2012. Non solo. Fu duramente e minuziosamente contestata sia dagli Spedali di Brescia che dalla stessa Regione Lombardia. Una “indagine conoscitiva” avrebbe dovuto quantomeno accennare a tali documenti di estrema importanza ai fini di una conoscenza dei fatti. Infine c'è anche la querela di Vannoni contro Dominici, anche questa di non secondaria importanza e non accennata.

Sull'efficacia della terapia, a pag. 27 della relazione viene riportata una dichiarazione dell'Aifa dove si sostiene che in alcuni casi “non ci sono elementi sufficienti per poter esprimere una valutazione dell'efficacia” e negli altri “non sono stati riscontrati miglioramenti oggettivi”
L'AIFA sa benissimo che, dopo l'Ordinanza del 2012 con cui vietava la continuazione delle terapie, gli Ospedali di Brescia sono stati costretti a eseguire solo i controlli strettamente necessari che l'infusione richiedeva (controllo della febbre, emocromo, ecc.). Quando la dott.ssa Molino chiese che venisse effettuato qualche esame in più per Noemi abbiamo visto la reazione.

Ma avete una vostra documentazione medica?

I commissari sanno benissimo che i pazienti hanno decine e decine di analisi strumentali eseguite in tantissime strutture pubbliche d'avanguardia. Non si tratta di certificati scritti dai medici (quelli si possono scrivere e rimangiare), si tratta di incontestabili ecografie, elettro, PEV consegnati in varie occasioni, alla Conferenza del 28 dicembre 2013 di Roma, ai Tribunali nei giudizi ex art. 700, al dott. Guariniello, al Tribunale di Riesame di Torino, alla stessa Commissione che, invece di citare e mostrare tali documenti (avendone avuto il consenso dai pazienti), cita le accennate, inconsistenti dichiarazioni del dott. Luca Pani.
Rendendo pubblici quei documenti non sarebbero state possibili tante affermazioni circa l'episodicità dei migliormenti, aggettivi fangosi su Stamina e sui pazienti (che alcuni pagliacci hanno chiamato “creduloni”), non sarebbe stato possibile dichiarare che “dall’art. 32 della Costituzione discende anche il dovere di proteggere da pseudo trattamenti non controllati e quindi potenzialmente dannosi” ed altre filastrocche simili.
Ma di tale documentazione medica non vi è traccia nella relazione.

Nella relazione viene riportata la dichiarazione di un dottore che a metà settembre 2013 smentisce i progressi ottenuti da smeraldina dopo le infusioni stamina
Sì, sì, ma esistono analisi strumentali (non certificati o pareri o consulti) che confermano quei risultati.
La neurologa Carla Pecoraro, in data 31/10/2013, certificava:
“L'osservazione e lo studio dei tracciati elettroencefalografici (qui si parla di analisi strumentali!) della piccola Smeralda…, dall'aprile 2012 al settembre 2013, mostrano una progressiva evoluzione migliorativa. Infatti, rispetto ai tracciati ECG di circa un anno fa, gli ultimi tracciati mostrano una maggiore organizzazione dell'attività cerebrale di fondo…..”.
“Unico elemento terapeutico in più può essere attribuito alle infusioni di cellule staminali secondo metodo Stamina”.

Nella relazione si contesta l'uso del termine “compassionevole” coniugato in forma di “cura compassionevole” “peraltro non contemplata dalla medicina e nemmeno dalla legislazione italiana in materia”

È grave che la Commissione ignori che l’espressione “uso compassionevole” sia presente nell’art. 83 (n.1 e 2) del Regolamento (CE) N. 726/2004.
I singoli Stati sono autorizzati a derogare alle regole comunitarie per la messa in commercio dei farmaci quando si tratta di malattie letali o che non possono essere curate con un medicinale autorizzato o sperimentato. Vi è un lungo elenco di disposizioni legislative italiane, europee ed extraeuropee che prevedono tali cure “eccezionali”, “non sperimentate” a partire dall’art. 37 della Dichiarazione di Helsinki (aggiornata a ottobre 2013) che usa, invece, la dizione “interventi non provati nella pratica clinica”.

Per quale motivo parlano sempre di “sperimentazione” richiamandone le norme?
Altra costante di tutti i detrattori è stata quella di richiamare norme che riguardano la sperimentazione.
Le infusioni Stamina venivano fatte a “uso compassionevole” ed erano disciplinate dal Decreto Turco/Fazio (c.d. Decreto Cure compassionevoli) che esplicitamente esclude dal proprio ambito di applicazione le norme relative alla sperimentazione.
Il richiamo alle norme che riguardano la sperimentazione ha fatto discendere l'arbitraria conclusione “costante” che le cellule staminali siano state preparate non in conformità alle previsioni di legge e in laboratorio non autorizzato. Tali norme (laboratorio GMP, autorizzazione AIFA, ecc.) sono state previste solo in questi giorni con il nuovo decreto di Lorenzin del gennaio 2015 che, se legittimo, dovrebbe sostituire il decreto Turco/Fazio. Se le previsioni del nuovo decreto Lorenzin fossero state già in vigore, avrebbe senso questo decreto sostitutivo dell'altro? A chi vogliono raccontarla?

Queste terapie non sperimentate fino a che punto possono essere giustificate? e qual'è la funzione dei comitati etici?
Rispondo estrapolando un pensiero del prof. Salvatore Amato dalla sua relazione consegnata alla Commissione e nei fatti ignorata:
“Io penso che abbia ancora valore quanto il Comitato Nazionale per la Bioetica aveva osservato in un parere espresso sulla terapia antitumorale proposta dal prof. Di Bella, nella Nota di risposta del 16 gennaio 1998 in cui si afferma che 'se un Comitato Etico di struttura viene richiesto di un parere, che non implica una sperimentazione organica secondo le norme vigenti, bensì soltanto il giudizio di eticità o meno di una terapia inusuale od alternativa, praticata su di un singolo paziente, tale parere del Comitato del resto non vincolante perché grava su ogni singolo medico, e non è delegabile, la responsabilità professionale di decisioni di terapie innovative ed alternative, potrà essere in linea di massima favorevole a condizione che sussistano, in quel caso particolare, le condizioni di gravità da un lato, e di inutilizzabilità delle terapie consolidate dall'altro, tali da configurare un reale stato di necessità che può giustificare qualunque ragionevole tentativo terapeutico alternativo’”

Le proposte legislative che la commissione ha indicato in merito ai provvedimenti giudiziari sui “trattamenti non provati” riguardano anche i pazienti ai quali sono state sequestrate le cellule?
Sì, in particolare quanto previsto al punto 1 lett. C:: “I provvedimenti autorizzativi già emessi dall’autorità giudiziaria anteriormente all’entrata in vigore della normativa e successivamente a tale vigenza in fase di esecuzione, che risultino adottati in violazione di norme comunitarie, di legge e regolamentari o in violazione di provvedimenti dell’autorità sanitaria nazionale o che comunque violino l’interesse generale e richiedano la pronta difesa dei pazienti, possono essere in qualsiasi tempo impugnati secondo quanto previsto al punto (b)”.

Non si è detto sin qui che le vostre infusioni sono state fatte secondo la normativa?

Sì, ma il nuovo decreto Lorenzin di questi giorni fissa norme diverse da quelle del decreto Turco/Fazio: autorizzazione AIFA, GMP, ecc. In sostanza da adesso sarebbero in vigore quelle norme che fino ad oggi non lo erano pur avendo sempre sostenuto che lo fossero. Inoltre propongono che venga cancellata la legge 57/2013 il cui art. 2 stabilisce che coloro che hanno iniziato il trattamento possono continuarlo.

Vi hanno impedito di continuare nonostante la legge?
Già. Sembra di vivere chissà dove ma tutto questo sta succedendo in Italia.

E quando resterete senza le infusioni cosa vi resterà?

La solidarietà di queste stesse persone che, nel mentre ci tolgono l'unica speranza, si sono sempre dichiarati “preoccupati per la salute dei pazienti”.

Messa in questo modo sa molto di cinismo

Purtroppo stiamo sopportando l'impossibile.

Non si può disconoscere che la Commissione abbia svolto un lavoro scientifico minuzioso sulle cellule staminali riportando un'appendice approfondita
Duole dover constatare che una relazione di una Commissione del Senato riporti, con un vero e proprio copia-incolla, quanto era già stato scritto altrove (v. ad es., L'Indice dei libri del mese, Biologia e medicina rigenerativa, 22 novembre 2013).

Interessante capire chi ha stilato questa relazione. nella nota 1 si legge: “durante la procedura informativa e la stesura del presente documento, la commissione si è avvalsa della consulenza del dott. josé de falco e della dott.ssa chiara lalli”. mentre nella nota 3 si legge che la cronologia è ripresa, aggiornata e modificata dalla cronologia di un libro di corbellini. chi sono?

Josè De Falco è componente dell'ufficio in Senato della Cattaneo, e anche membro di Giunta dell’associazione Luca Coscioni. Gilberto Corbellini è co-presidente della stessa associazione Coscioni.
Digitando su google “Chiara Lalli stamina” o “Corbellini stamina” o ancora “associazioni Coscioni stamina”, ci si può rendere conto dell’imparzialità di questi soggetti e di quanto siano stati adatti a stilare un’indagine conoscitiva del Senato della nostra repubblica.

Ho letto adesso anche la nota 2: “la presente cronologia è stata realizzata aggiornando ed adattando quanto predisposto dallo staff della senatrice elena cattaneo per l’incontro 'le applicazioni delle cellule staminali in medicina rigenerativa' tenutosi presso la sala zuccari di palazzo giustiniani il 15 aprile 2014, nell’ambito del ciclo di incontri "scienza, innovazione e salute" promossi dalla commissione igiene e sanità del senato.
Tale incontro fu così ricordato da Cattaneo:
“Ieri, con scienziati di fama come Graziella Pellegrini, Luigi Naldini, Alessandra Biffi, Michele De Luca, abbiamo invece voluto parlare 'seriamente' di staminali in Senato: un luogo dove si sarebbe dovuto parlare di questo ben prima. Dopo mesi di bombardamento su Stamina – il più grande deragliamento nella storia della medicina italiana da anni – l’abbiamo fatto anche grazie all’indagine conoscitiva su Stamina svolta dal Senato. Sono stati presentati gli unici casi di cura con staminali per tre tipologie di malattia, a cui – va precisato – si arriva non certo attraverso scorciatoie o furberie. I trattamenti sicuri ed efficaci riguardano, oltre al trapianto di midollo, la ricostruzione della cornea, l’uso di staminali ematopoietiche per il trattamento di malattie immuno-ematologiche quali la leucodistrofia globoide cellulare (Gld o malattia di Krabbe)”.
È la malattia di Krabbe che sta portando alla morte mio nipote. Incredulo, telefonai ai medici indicati, sperando che negli ultimi giorni avessero trovato la soluzione.
La risposta potete ascoltarla voi stessi con una semplice telefonata o inviando una email a Telethon.
Eppure si parlava nel Senato e non in un'osteria.

Si conclude un’intervista che gli stessi autori manderanno alle competenze istituzionali, ma  forse sarebbe arrivato il momento di capire anche la posizione di chi ha votato all’unanimità questa legge di Stato italiano che autorizza la sperimentazione. Noi de l’Osservatore d’Italia abbiamo sempre sostenuto che qualcosa di grave era accaduto in quelle stanze dei bottoni, e che per amore di trasparenza e verità, non si doveva lasciare sospesa alcuna azione che potesse chiarire definitivamente una storia controversa, fatta soprattutto di ombre e di mezze verità. Con molta lungimiranza avevamo fatto un appello un anno fa: “Illustrissimo magistrato, non conosco il suo volto e neanche il suo nome, ma la sua capacità di analisi e di logica non potrà che trovare interessante la documentazione che è emersa su tutti i personaggi che ruotato intorno al caso stamina, partendo dalle istituzioni fino al conosciutissimo Davide Vannoni. Ognuno con il proprio contributo è diventato l’attore principale di una storia che per la sua assurdità sta erodendo l’etica di questa nazione, ma soprattutto mette a rischio la garanzia del diritto costituzionale scippato a bambini che hanno già un destino segnato da una malattia degenerativa, orfani di cura farmacologica”.




ESCLUSIVO STAMINA: QUEL LECITO SOSPETTO SULLA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE CONOSCITIVA DEL SENATO

Ombre pesanti stanno emergendo sul documento che la commissione d’igiene e sanità del Senato ha consegnato sul caso stamina. Intervista de l’Osservatore d’Italia a Felice Massaro, che smantella con una precisione certosina tutta l’impalcatura di questa commissione, avvalorando tutto il dossier che il nostro quotidiano ha prodotto nell’arco di due anni

di Cinzia Marchegiani

Il 18 febbraio la XII Commissione del Senato ha approvato il documento conclusivo sulla “indagine conoscitiva e sviluppo del cosidetto Caso Stamina”. Ne parliamo con il nonno di Federico, un bambino che ha usufruito di ben nove infusioni che gli hanno procurato numerosi benefici ampiamente documentati e depositati dalla mamma, avvocato Tiziana Massaro, presso la stessa Commissione.

QUAL'ERA LA FINALITÀ DEI LAVORI DI QUESTA COMMISSIONE
Lo scopo sarebbe stato, secondo l'art. 48 del Regolamento del Senato, di acquisire notizie, informazioni e documentazioni sulla vicenda astenendosi, come da secondo comma dello stesso art. 48, da ogni valutazione estranea alle finalità conoscitive con particolare riguardo alle imputazioni di responsabilità.

I COMPONENTI, QUINDI, SONO STATI OBIETTIVI?
Se obiettività significa atteggiamento imparziale, capacità da parte di chi osserva di eliminare la propria soggettività, è stato fatto l'esatto opposto.
Tutti i presupposti inducevano a farci ritenere che tali “lavori” avrebbero rappresentato una ulteriore occasione di sperpero del pubblico denaro, fin dall'inizio e cioé da quando venimmo a conoscenza dei nomi dei relatori e della Presidente di Commissione.

RELATORI SONO STATI LA SENATRICE ELENA CATTANEO E IL SENATORE D'AMBROSIO LETTIERI E PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE LA SENATRICE EMILIA GRAZIA DE BIASI
D'Ambrosio Lettieri è stato presidente Ordine Farmacisti di Bari, forte oppositore di Stamina fin dalla discussione in Aula, nel 2013, sul decreto Balduzzi.
Elena Cattaneo, insieme a P. Bianco e M. De Luca, ha persino ricevuto il premio “Public Service Award” per “l'impegno nel dibattito pubblico e politico in Italia in cui hanno sostenuto la necessità di rigorosi standard scientifici e medici”.
Appena nominata senatrice, in una intervista rilasciata a LA7, espose senza peli sulla lingua i suoi propositi di spazzar via Stamina grazie ai nuovi poteri che Napolitano le aveva conferito con la nomina senatoriale.
La stessa Presidente aveva rilasciato dichiarazioni in tal senso prima dell'inizio dei lavori.

PRETENDERE RIGOROSI STANDARD SCIENTIFICI E MEDICI NON È VITUPEREVOLE
Standard in italiano vuol dire norma, modello di riferimento a cui ci si uniforma.
Ora dobbiamo vedere cosa veniva infuso: se veniva infuso veleno di serpente (in tal caso tutte le argomentazioni svolte nella relazione assumono consistenza) oppure se venivano infuse cellule staminali, vive, pure, vitali, seguendo le Linee guida “consigliate” dall'ISS. Le linee venivano indicate dall'ISS e l'AIFA, contrariamente a quanto si è sostenuto, non ha avuto alcun potere in merito.

IMPOSSIBILE A CREDERCI
È l'IIS che detta o “consiglia” le linee guida. L'AIFA non c'entra niente. Il trasferimento di competenze è previsto solo dopo “l'entrata in vigore dei provvedimenti di attuazione dell’ultimo comma dell’articolo 3 della direttiva comunitaria 2001/83/CE, come modificato dall’articolo 28, secondo comma del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1394 del 2007”.
Lo ha ricordato lo stesso on.le prof. Balduzzi audito dalla stessa commissione “non essendo state successivamente adottate disposizioni di dettaglio dirette ad assicurare la piena esecuzione della disciplina comunitaria”.

MA NON HANNO SEMPRE SOSTENUTO, PERSINO IN QUESTA RELAZIONE, CHE LA NORMATIVA EUROPEA ERA GIÀ IN VIGORE IN ITALIA E CHE VENIVA DISATTESA?
Che non sia in vigore è dimostrato dalle “Proposte legislative” riportate in calce alla Relazione:
“La Commissione ritiene altresì necessaria l'adozione da parte del Ministero della Salute, sentita l’AIFA, del decreto ministeriale volto alla definitiva ed univoca attuazione dell’articolo 28 comma 2° del regolamento (CE) n. 1394/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2007, relativo alla disciplina di medicinali per terapia avanzata preparato su base non ripetitiva”.
La relazione della Commissione è datata 18 febbraio 2015!

PERCHÉ LA RELAZIONE PERDA VALENZA È NECESSARIO DIMOSTRARE CHE NON VI SONO STATI EFFETTI COLLATERALI
Qui basti dire che l'art. 2 co. 4, 4-bis, 4-ter L. 57/2013 impone che i risultati delle analisi di laboratorio vengano inviati al Ministero, Aifa, ISS, CNT e sono stati sempre inviati puntualmente.
Nessuna delle citate Autorità, preposte al recepimento delle informazioni imposte dalla legge e alla valutazione degli esiti e degli eventi avversi, ha mai avanzato una sia pur minima osservazione sulla qualità delle cellule e su eventuali esiti avversi tali da imporre un loro intervento.
La stessa AIFA, in persona del dott. Luca Pani, nell’esporre le ragioni che avrebbero determinato l’emissione del sequestro delle cellule ordinato a settembre scorso su iniziativa del P.M. Guariniello non rileva la pericolosità della terapia e/o mancanza dei presupposti normativi.

QUALE FU LA TESTUALE DICHIARAZIONE DEL DOTT. PANI?
La riporto integralmente: “Non è stata minimamente inibita l’infusione che Noemi avrebbe potuto fare normalmente come era accaduto con Celeste la settimana scorsa. Non si è impedito l’emocromo o altri esami, ma non ci si può arrogare il diritto di fare sperimentazione clinica al di fuori della legge. Se avessero rispettato le decisioni del giudice del lavoro, che non c’entra nulla con gli aspetti penali in cui gli ideatori di Stamina sono coinvolti, il sequestro non ci sarebbe stato. Invece hanno tentato di forzare il tipo di reato per cui sono stati rinviati a giudizio”.
Le date dimostrano che la storiella degli esami richiesti dalla dott.ssa Molino è una scusa impietosa. Infatti, la richiesta di sequestro è datata 14 agosto mentre la supposta richiesta di effettuazione di alcuni esami, a cui si riferisce il Dott. Pani, è del 20 di agosto e taluni esami non sono nemmeno riconducibili alla patologia della piccola Noemi per cui non avrebbero avuto alcuna valenza sperimentale.
Resta il fatto che AIFA, una delle Istituzioni deputata a raccogliere gli esiti delle infusioni ex lege 57/2013 art. 2 co. 4, 4-bis, 4-ter, dichiara che “Noemi avrebbe potuto fare (ndr l'infusione) normalmente come era accaduto con Celeste la settimana scorsa”.

QUINDI L'AIFA FIN DOPO IL SEQUESTRO NON AVEVA NULLA DA OBIETTARE IN MERITO A QUANTO VENIVA INFUSO
Noemi avrebbe potuto fare normalmente l'infusione se si fosse trattato di 'veleno di serpente', 'brodaglia', 'miscuglio', 'intruglio', 'mistura' come vengono definite le cellule staminali nella relazione?
Gli effetti collaterali paventati si limitano a enunciazioni teoriche da parte di coloro che vogliono togliere ai nostri ammalati l'unico mezzo per migliorare la qualità della vita. Partendo da tali basi, tentano persino di infangare l'operato di quei Tribunali che hanno autorizzato le infusioni definendole addirittura “reato” pur senza farsi carico della mancanza, in atti, di qualsiasi indagine condotta con criterio scientifico che abbia potuto accertare e dimostrare, con l’eloquenza risolutiva dei risultati acquisiti, la nocività o la stessa pericolosità della metodica Stamina.

LA XII COMMISSIONE SENATO CONTESTA L'INTERPRETAZIONE CHE AVETE DATO AL COMUNICATO N. 173/2013, 58 DEL MINISTERO SALUTE LADDOVE FATE RILEVARE CHE LA VITALITÀ DELLE CELLULE PRELEVATE CON IL PRIMO SEQUESTRO ERA RISULTATA “ADEGUATA A QUALSIASI USO TERAPEUTICO”
Quel comunicato risale al 2012 e non al 2013 come è stato riportato nella relazione. Quando furono sequestrate quelle cellule mio nipote Federico era ancora sanissimo per cui nulla ha da spartire con fatti che non lo riguardano. È stata una costante quella di mischiare fatti vecchi (San Marino) con gli interventi terapeutici fatti a Brescia facendo ricadere su questi supposte inadempienze, ad oggi non provate, di quelli.

Tornando al comunicato, qualora la sintassi italiana fosse stata usata in maniera ambigua o scorretta dal Ministero, c'è il successivo comunicato (n. 58 del 10 marzo 2013) che non lascia adito a interpretazioni:
“Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi ha interpellato il Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Enrico Garaci, e il Direttore generale dell'Aifa, Luca Pani, sugli aspetti sanitari conseguenti ai complessi e non omogenei interventi dei giudici ordinari e amministrativi sull'impiego delle cellule staminali preparate presso gli Spedali Civili di Brescia secondo il metodo Stamina. Il Presidente dell'ISS e il Direttore generale dell'Aifa, nel ricordare che le cellule staminali predette risultano preparate non in conformità alle previsioni di legge e in laboratorio non autorizzato, hanno comunque osservato che, se a seguito di pronunce dei giudici viene dato comunque corso all'ulteriore impiego di tali cellule su alcuni pazienti, non sussistono specifiche ragioni per escludere che possano proseguire la stessa terapia i diversi pazienti che, a giudizio dei medici degli Spedali Civili di Brescia, hanno avuto un primo trattamento, senza che si siano verificati effetti indesiderati di rilievo, purché, in ogni caso, permanga il consenso informato del paziente o dei genitori del minore alla prosecuzione della cura”.
Ovviamente questo comunicato non viene citato nella “indagine conoscitiva”. Quindi nessun pericolo e rispetto delle norme in vigore. Dov'è il reato?

EPPURE VIENE RIPORTATA ANCHE QUI LA FAMOSA RELAZIONE DEL PROF. M. DOMINICI PRODIGA DI CRITICHE CONTRO LE CELLULE STAMINA
Quella relazione non riguarda le nostre cellule ma quelle sequestrate nel 2012. Non solo. Fu duramente e minuziosamente contestata sia dagli Spedali di Brescia che dalla stessa Regione Lombardia. Una “indagine conoscitiva” avrebbe dovuto quantomeno accennare a tali documenti di estrema importanza ai fini di una conoscenza dei fatti. Infine c'è anche la querela di Vannoni contro Dominici, anche questa di non secondaria importanza e non accennata.

SULL'EFFICACIA DELLA TERAPIA, A PAG. 27 VIENE RIPORTATA UNA DICHIARAZIONE DELL'AIFA OVE SOSTIENE CHE IN ALCUNI CASI “NON CI SONO ELEMENTI SUFFICIENTI PER POTER ESPRIMERE UNA VALUTAZIONE DELL'EFFICACIA” E NEGLI ALTRI “NON SONO STATI RISCONTRATI MIGLIORAMENTI OGGETTIVI”
L'AIFA sa benissimo che, dopo l'Ordinanza del 2012 con cui vietava la continuazione delle terapie, gli Ospedali di Brescia sono stati costretti a eseguire solo i controlli strettamente necessari che l'infusione richiedeva (controllo della febbre, emocromo, ecc.). Quando la dott.ssa Molino chiese che venisse effettuato qualche esame in più per Noemi abbiamo visto la reazione.

MA AVETE UNA VOSTRA DOCUMENTAZIONE MEDICA?
I commissari sanno benissimo che i pazienti hanno decine e decine di analisi strumentali eseguite in tantissime strutture pubbliche d'avanguardia. Non si tratta di certificati scritti dai medici (quelli si possono scrivere e rimangiare), si tratta di incontestabili ecografie, elettro, PEV consegnati in varie occasioni, alla Conferenza del 28 dicembre 2013 di Roma, ai Tribunali nei giudizi ex art. 700, al dott. Guariniello, al Tribunale di Riesame di Torino, alla stessa Commissione che, invece di citare e mostrare tali documenti (avendone avuto il consenso dai pazienti), cita le accennate, inconsistenti dichiarazioni del dott. Luca Pani.
Rendendo pubblici quei documenti non sarebbero state possibili tante affermazioni circa l'episodicità dei migliormenti, aggettivi fangosi su Stamina e sui pazienti (che alcuni pagliacci hanno chiamato “creduloni”), non sarebbe stato possibile dichiarare che “dall’art. 32 della Costituzione discende anche il dovere di proteggere da pseudo trattamenti non controllati e quindi potenzialmente dannosi” ed altre filastrocche simili.
Ma di tale documentazione medica non vi è traccia nella relazione.

NELLA RELAZIONE VIENE RIPORTATA LA DICHIARAZIONE DI UN DOTTORE CHE A METÀ SETTEMBRE 2013 SMENTISCE I PROGRESSI OTTENUTI DA SMERALDINA DOPO LE INFUSIONI STAMINA
Sì, sì, ma esistono analisi strumentali (non certificati o pareri o consulti) che confermano quei risultati.
La neurologa Carla Pecoraro, in data 31/10/2013, certificava:
“L'osservazione e lo studio dei tracciati elettroencefalografici (qui si parla di analisi strumentali!) della piccola Smeralda…, dall'aprile 2012 al settembre 2013, mostrano una progressiva evoluzione migliorativa. Infatti, rispetto ai tracciati ECG di circa un anno fa, gli ultimi tracciati mostrano una maggiore organizzazione dell'attività cerebrale di fondo…..”.
“Unico elemento terapeutico in più può essere attribuito alle infusioni di cellule staminali secondo metodo Stamina”.

NELLA RELAZIONE SI CONTESTA L'USO DEL TERMINE “COMPASSIONEVOLE” CONIUGATO IN FORMA DI “CURA COMPASSIONEVOLE” “PERALTRO NON CONTEMPLATA DALLA MEDICINA E NEMMENO DALLA LEGISLAZIONE ITALIANA IN MATERIA”
È grave che la Commissione ignori che l’espressione “uso compassionevole” sia presente nell’art. 83 (n.1 e 2) del Regolamento (CE) N. 726/2004.
I singoli Stati sono autorizzati a derogare alle regole comunitarie per la messa in commercio dei farmaci quando si tratta di malattie letali o che non possono essere curate con un medicinale autorizzato o sperimentato. Vi è un lungo elenco di disposizioni legislative italiane, europee ed extraeuropee che prevedono tali cure “eccezionali”, “non sperimentate” a partire dall’art. 37 della Dichiarazione di Helsinki (aggiornata a ottobre 2013) che usa, invece, la dizione “interventi non provati nella pratica clinica”.

PER QUALE MOTIVO PARLANO SEMPRE DI “SPERIMENTAZIONE” RICHIAMANDONE LE NORME?
Altra costante di tutti i detrattori è stata quella di richiamare norme che riguardano la sperimentazione.
Le infusioni Stamina venivano fatte a “uso compassionevole” ed erano disciplinate dal Decreto Turco/Fazio (c.d. Decreto Cure compassionevoli) che esplicitamente esclude dal proprio ambito di applicazione le norme relative alla sperimentazione.
Il richiamo alle norme che riguardano la sperimentazione ha fatto discendere l'arbitraria conclusione “costante” che le cellule staminali siano state preparate non in conformità alle previsioni di legge e in laboratorio non autorizzato. Tali norme (laboratorio GMP, autorizzazione AIFA, ecc.) sono state previste solo in questi giorni con il nuovo decreto di Lorenzin del gennaio 2015 che, se legittimo, dovrebbe sostituire il decreto Turco/Fazio. Se le previsioni del nuovo decreto Lorenzin fossero state già in vigore, avrebbe senso questo decreto sostitutivo dell'altro? A chi vogliono raccontarla?

QUESTE TERAPIE NON SPERIMENTATE FINO A CHE PUNTO POSSONO ESSERE GIUSTIFICATE? E QUAL'È LA FUNZIONE DEI COMITATI ETICI?
Rispondo estrapolando un pensiero del prof. Salvatore Amato dalla sua relazione consegnata alla Commissione e nei fatti ignorata:
“Io penso che abbia ancora valore quanto il Comitato Nazionale per la Bioetica aveva osservato in un parere espresso sulla terapia antitumorale proposta dal prof. Di Bella, nella Nota di risposta del 16 gennaio 1998 in cui si afferma che 'se un Comitato Etico di struttura viene richiesto di un parere, che non implica una sperimentazione organica secondo le norme vigenti, bensì soltanto il giudizio di eticità o meno di una terapia inusuale od alternativa, praticata su di un singolo paziente, tale parere del Comitato del resto non vincolante perché grava su ogni singolo medico, e non è delegabile, la responsabilità professionale di decisioni di terapie innovative ed alternative, potrà essere in linea di massima favorevole a condizione che sussistano, in quel caso particolare, le condizioni di gravità da un lato, e di inutilizzabilità delle terapie consolidate dall'altro, tali da configurare un reale stato di necessità che può giustificare qualunque ragionevole tentativo terapeutico alternativo’”

LE PROPOSTE LEGISLATIVE CHE LA COMMISSIONE HA INDICATO IN MERITO AI PROVVEDIMENTI GIUDIZIARI SUI “TRATTAMENTI NON PROVATI” RIGUARDANO ANCHE I PAZIENTI AI QUALI SONO STATE SEQUESTRATE LE CELLULE?
Sì, in particolare quanto previsto al punto 1 lett. C:: “I provvedimenti autorizzativi già emessi dall’autorità giudiziaria anteriormente all’entrata in vigore della normativa e successivamente a tale vigenza in fase di esecuzione, che risultino adottati in violazione di norme comunitarie, di legge e regolamentari o in violazione di provvedimenti dell’autorità sanitaria nazionale o che comunque violino l’interesse generale e richiedano la pronta difesa dei pazienti, possono essere in qualsiasi tempo impugnati secondo quanto previsto al punto (b)”.

NON SI È DETTO SIN QUI CHE LE VOSTRE INFUSIONI SONO STATE FATTE SECONDO LA NORMATIVA?
Sì, ma il nuovo decreto Lorenzin di questi giorni fissa norme diverse da quelle del decreto Turco/Fazio: autorizzazione AIFA, GMP, ecc. In sostanza da adesso sarebbero in vigore quelle norme che fino ad oggi non lo erano pur avendo sempre sostenuto che lo fossero. Inoltre propongono che venga cancellata la legge 57/2013 il cui art. 2 stabilisce che coloro che hanno iniziato il trattamento possono continuarlo.

E CHE VI HANNO IMPEDITO DI CONTINUARE NONOSTANTE LA LEGGE
Già. Sembra di vivere chissà dove ma tutto questo sta succedendo in Italia.

E QUANDO RESTERETE SENZA LE INFUSIONI COSA VI RESTA?
La solidarietà di queste stesse persone che, nel mentre ci tolgono l'unica speranza, si sono sempre dichiarati “preoccupati per la salute dei pazienti”.

MESSA COSÌ MI SA DI CINISMO
Purtroppo stiamo sopportando l'impossibile.

NON SI PUÒ DISCONOSCERE CHE LA COMMISSIONE ABBIA SVOLTO UN LAVORO SCIENTIFICO MINUZIOSO SULLE CELLULE STAMINALI RIPORTANDO UN'APPENDICE APPROFONDITA
Duole dover constatare che una relazione di una commissione del Senato riporti, con un vero e proprio copia-incolla, quanto era già stato scritto altrove (v. ad es., L'Indice dei libri del mese, Biologia e medicina rigenerativa, 22 novembre 2013).

INTERESSANTE CAPIRE CHI HA STILATO QUESTA RELAZIONE. NELLA NOTA 1 SI LEGGE: “DURANTE LA PROCEDURA INFORMATIVA E LA STESURA DEL PRESENTE DOCUMENTO, LA COMMISSIONE SI È AVVALSA DELLA CONSULENZA DEL DOTT. JOSÉ DE FALCO E DELLA DOTT.SSA CHIARA LALLI”. MENTRE NELLA NOTA 3 SI LEGGE CHE LA CRONOLOGIA È RIPRESA, AGGIORNATA E MODIFICATA DALLA CRONOLOGIA DI UN LIBRO DI CORBELLINI. CHI SONO?
Josè De Falco è componente dell'ufficio in Senato della Cattaneo, e anche membro di Giunta dell’associazione Luca Coscioni. Gilberto Corbellini è co-presidente della stessa associazione Coscioni.
Digitando “chiara lalli stamina” e “corbellini stamina” e ancora “associazioni coscioni stamina”, ci si può rendere conto dell’imparzialità di questi soggetti e di quanto siano stati adatti a stilare un’indagine conoscitiva del Senato della nostra repubblica.

HO LETTO ADESSO ANCHE LA NOTA 2: “LA PRESENTE CRONOLOGIA È STATA REALIZZATA AGGIORNANDO ED ADATTANDO QUANTO PREDISPOSTO DALLO STAFF DELLA SENATRICE ELENA CATTANEO PER L’INCONTRO 'LE APPLICAZIONI DELLE CELLULE STAMINALI IN MEDICINA RIGENERATIVA' TENUTOSI PRESSO LA SALA ZUCCARI DI PALAZZO GIUSTINIANI IL 15 APRILE 2014, NELL’AMBITO DEL CICLO DI INCONTRI "SCIENZA, INNOVAZIONE E SALUTE" PROMOSSI DALLA COMMISSIONE IGIENE E SANITÀ DEL SENATO.
Tale incontro fu così ricordato da Cattaneo:
“Ieri, con scienziati di fama come Graziella Pellegrini, Luigi Naldini, Alessandra Biffi, Michele De Luca, abbiamo invece voluto parlare 'seriamente' di staminali in Senato: un luogo dove si sarebbe dovuto parlare di questo ben prima. Dopo mesi di bombardamento su Stamina – il più grande deragliamento nella storia della medicina italiana da anni – l’abbiamo fatto anche grazie all’indagine conoscitiva su Stamina svolta dal Senato. Sono stati presentati gli unici casi di cura con staminali per tre tipologie di malattia, a cui – va precisato – si arriva non certo attraverso scorciatoie o furberie. I trattamenti sicuri ed efficaci riguardano, oltre al trapianto di midollo, la ricostruzione della cornea, l’uso di staminali ematopoietiche per il trattamento di malattie immuno-ematologiche quali la leucodistrofia globoide cellulare (Gld o malattia di Krabbe)”.
È la malattia di Krabbe che sta portando alla morte mio nipote. Incredulo, telefonai ai medici indicati, sperando che negli ultimi giorni avessero trovato la soluzione.
La risposta potete ascoltarla voi stessi con una semplice telefonata o inviando una email a Telethon.
Eppure si parlava nel Senato e non in un'osteria.

Si conclude un’intervista che gli stessi autori manderanno alle competenze istituzionali, ma  forse sarebbe arrivato il momento di capire anche la posizione di chi ha votato all’unanimità questa legge di Stato italiano che autorizza la sperimentazione. Noi de l’Osservatore d’Italia abbiamo sempre sostenuto che qualcosa di grave era accaduto in quelle stanze dei bottoni, e che per amore di trasparenza e verità, non si doveva lasciare sospesa alcuna azione che potesse chiarire definitivamente una storia controversa, fatta soprattutto di ombre e di mezze verità. Con molta lungimiranza avevamo fatto un appello un anno fa: “Illustrissimo magistrato, non conosco il suo volto e neanche il suo nome, ma la sua capacità di analisi e di logica non potrà che trovare interessante la documentazione che è emersa su tutti i personaggi che ruotato intorno al caso stamina, partendo dalle istituzioni fino al conosciutissimo Davide Vannoni. Ognuno con il proprio contributo è diventato l’attore principale di una storia che per la sua assurdità sta erodendo l’etica di questa nazione, ma soprattutto mette a rischio la garanzia del diritto costituzionale scippato a bambini che hanno già un destino segnato da una malattia degenerativa, orfani di cura farmacologica”.




AIDS: TROVATO L'ANTIDOTO

Redazione

No, non è uno scherzo oppure un "fake" come si dice oggi. In un articolo pubblicato sulla rivista Nature, un gruppo di ricercatori dello Scripps Research Institute, a Jolla, California, ha annunciato di aver identificato una sostanza che sarebbe in condizione di inibire il virus Hiv 1, che è il principale responsabile dell’AIDS. Gli scienziati affermano di aver creato un farmaco anti-HIV così potente che potrebbe funzionare come un vaccino. La medicina è stata somministrata a dei Macachi che sono stati in grado di respingere ripetute dosi elevate della versione ‘scimmiesca’ della malattia. I ricercatori sostengono che il farmaco, a base di proteine, è stato sorprendentemente efficace nel bloccare ogni ceppo di HIV, e segna un importante passo avanti verso una cura per l'AIDS. Il virus dell’HIV normalmente invade cellule attraverso due recettori. La nuova i proteina blocca punti dove il virus si lega ai due recettori cellulari, non lasciando alcun punto di entrata per il virus. Secondo i ricercatori, poiché la proteina attacca entrambi i recettori piuttosto che uno solo, questa, chiamata eCD4-IG, è in grado di bloccare più ceppi di HIV rispetto a uno qualsiasi dei diversi potenti anticorpi che hanno dimostrato di disattivare il virus. Michael Farzan, professore di malattie infettive presso lo Scripps Research Institute di Jupiter, ha dichiarato che la proteina “E 'assolutamente efficace al 100% – aggiungendo che – non c'è dubbio che ci troviamo di fronte, di gran lunga, all’inibitore di entrata più forte finora trovato”. Questo nuovo farmaco è stato testato, per ora, solo su quattro scimmie rhesus, non su esseri umani. Anthony Fauci, direttore dell'Istituto Nazionale di allergie e malattie infettive, istituto che ha finanziato la ricerca, ha spiegato che “Questa ricerca innovativa promette di farci avanzare verso due importanti obiettivi: la realizzazione di una protezione a lungo termine dalla infezione da HIV, e di mettere l’HIV in remissione sostenuta, nelle persone con infezione cronica ". Nancy Haigwood, una ricercatrice di Microbiologia Molecolare e Immunologia, presso la Oregon Health and Science University, ha scritto, in un suo commento sulla scoperta, commento che è strato pubblicato sulla rivista Nature, che si tratta di un farmaco che “E 'molto intelligente e molto potente", aggiungendo che "Questo farmaco potrebbe essere molto meglio di qualsiasi vaccino all'orizzonte.” Gli scienziati hanno creato la proteina fondendo insieme elementi di entrambi i recettori cellulari a cui l'HIV si lega. Essi hanno poi iniettato il materiale genetico, che codifica la proteina nei quadricipiti delle quattro scimmie, stimolando la produzione della nuova molecola. I ricercatori hanno infine infettato le scimmie con una versione ibrida del virus HIV, somministrando loro, fino a quattro volte la quantità di virus che hanno usato per infettare un gruppo di controllo. La proteina ha protetto le scimmie per 40 settimane. Il passo successivo sarà quello di testare la sua efficacia come un vaccino, in persone che non hanno contratto il virus, ma sono ad alto rischio di infezione. Philip Johnson, professore presso l'Università della Pennsylvania e direttore dell'Ospedale dei Bambini del Philadelphia Research Institute, ha detto che "Sembra essere una molecola estremamente potente, essa sembra inoltre convalidare l'idea che dovremmo pensare in termini alternativi, su come preparare vaccini contro l'HIV”. Ha concluso dicendo “dovrebbe essere testato sugli esseri umani subito, poiché per me i dati sui primati sono eccezionali”




SCANDALO AVASTIN LUCENTIS: LA SOCIETÀ OFTALMOLOGICA ITALIANA CHIEDE AIUTO A MATTARELLA

Piovella, il presidente della Soi denuncia: "attualmente nel nostro Paese, solo l’1% dei medici oculisti sono autorizzati e messi nella condizione di prescrivere Avastin: negli Stati Uniti ed in Europa il 100% dei medici oculisti sono autorizzati a utilizzare il farmaco 43 volte meno costoso ma equivalente per efficacia e sicurezza”

di Cinzia Marchegiani

Un’Italia che sembrerebbe non voglia voltare pagina dopo lo scandalo che ha investito le due multinazionali Roche e Novartis, che hanno concertato sin dal 2011 una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari. Per il Sistema Sanitario Nazionale l’intesa ha comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l’anno. L’antitrust, dopo l’istruttoria aveva imposto sanzioni ai due colossi Novartis e Roche rispettivamente di 92 e 90,5 milioni di euro.

Ma a riaprire questa surreale e grottesca storia è la stessa SOI, la Società Oftamologica Italiana che ora si vede costretto a rivolgersi direttamente al Presidente della Repubblica con una denuncia severa: “Vi sono 65 mila pazienti affetti da maculopatia che potrebbero trovarsi a fronteggiare un'emergenza, la loro possibile cecità! La SOI chiede ora l'intervento delle massime cariche dello Stato, del Presidente della Repubblica e del Premier e sollecita nuovamente il Ministro della Salute affinché venga garantito l'accesso alle terapie a tutti i pazienti”.


A richiamare l’attenzione è lo stesso Presidente della SOI Matteo Piovella che fotografa un dato allarmante, e dimostra come l’Italia è l’unico Paese dove si assiste a una diminuzione del numero di terapie intravitreali: “Solo nell’ultimo anno esiste un delta negativo del 40% rispetto all’Inghilterra e del 30% rispetto a Germania e Spagna. Questi dati evidenziano una realtà sorprendente: in Francia, Paese gemello per numero di pazienti affetti da maculopatia, si sono effettuati nel 2014, ben 650.000 trattamenti intravitreali. In Italia solo 230.000, il 10% in meno rispetto all’anno precedente. Per consentire a tutti di curarsi dovrebbero essere 700.000: nel nostro Paese mancano all’appello 470.000 iniezioni.”


Oggi in Italia – continua Piovella, Presidente della SOI – in un periodo di “tagli e spending review”, su 100 euro spesi per la cura delle maculopatie, 77 euro vengono spesi per Lucentis e solo 20 centesimi per Avastin. Attualmente nel nostro Paese, solo l’1% dei medici oculisti sono autorizzati e messi nella condizione di prescrivere Avastin: negli Stati Uniti ed in Europa il 100% dei medici oculisti sono autorizzati a utilizzare il farmaco 43 volte meno costoso ma equivalente per efficacia e sicurezza.
Il Presidente Piovella spiega le conseguenza di questo disastroso atteggiamento, citando anche la cronistoria dei due farmaci che hanno visto trionfare… ma evidentemente solo sulla carta il diritto dell malato di potersi curare senza spendere ingenti somme: “Il continuo aumento del numero dei casi di maculopatia rapportato all’attuale insufficiente numero di iniezioni sta facendo si che migliaia di italiani potranno perdere la vista. Grazie all’ennesimo difficile intervento da parte di SOI e del suo Presidente, in una situazione che evidenzia il fallimento del sistema regolatorio sostenuto da AIFA e dal Consiglio Superiore di Sanità, enti che si sono resi responsabili di gravi e imperdonabili errori contenuti nei pareri e nelle delibere a suo tempo approvate a limitazione dell’utilizzo di Avastin intravitreale, l’ Autorità Garante si è nuovamente pronunciata riconoscendo la valenza delle istanze rappresentate da SOI. In sintesi Antitrust ha intimato al Ministro della Salute ed ad AIFA di cancellare la discriminazione incostituzionale tra pubblico e privato inerente l’utilizzo di Avastin, oggi illegittimamente deliberato a esclusivo utilizzo negli ospedali pubblici. Ma a oggi tutto sembra tacere – ricorda Piovella.

Ora la SOI, con il proprio documento di posizione esprime sostegno al deciso intervento dell’Antitrust e continuerà con tutta la forza della sua competenza tecnico scientifica a lottare per superare l’illegittima limitazione della somministrazione di Avastin ai pazienti affetti da maculopatia. Nel dettaglio la posizione
La posizione di SOI è quella vigente in tutto il mondo scientifico internazionale. Ogni singolo oculista ha la formazione e la capacità e deve essere in grado di poter prescrivere ed effettuare una terapia intravitreale così come avviene in tutto il mondo. L’effettuazione di una terapia intravitreale è sicuramente meno complessa rispetto all’effettuazione di un intervento di cataratta e non vi sono esigenze scientifiche o di sicurezza che possano escludere o impedire ai medici oculisti di poter erogare una terapia ai pazienti che ne hanno bisogno.


Sostenere il contrario e agire di conseguenza, significa porre limiti restrittivi incostituzionali sia alla professione di medico chirurgo sia di accesso alle cure per quei pazienti che rischiano la cecità. Solo con una azione politica responsabile il nostro Paese tornerà a una situazione di normale rispetto e sostegno delle competenze e capacità dei medici oculisti italiani, professionisti che hanno sempre saputo dare il meglio a sostegno dei pazienti e dell’accesso alle cure, attraverso l’utilizzo delle migliori e più aggiornate terapie, che hanno reso fino ad oggi l’oculistica italiana una “eccellenza” riconosciuta a livello internazionale.

SOI RICHIEDE INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Il Presidente Piovella, ricorda come la SOI istituzionalmente lavora a sostegno dei medici oculisti nell’esclusivo interesse della tutela salute visiva della popolazione, e denuncia, forte delle vittorie sia del Tar che dell’AGCOM, che l’attuale sistema non funziona: “non funziona perché dei 130.000 pazienti che ogni anno necessitano di terapie intravitreali, la metà, ovvero 65.000 persone, non ha più accesso ad alcuna cura, sia per la scarsa diffusione di Lucentis nelle strutture pubbliche (a causa degli alti costi) sia per le assurde difficoltà (derivanti da impedimenti normativi e burocratici di varia natura) nel reperimento e nell’uso di Avastin.” Ma non solo! Lo scenario potrebbe anche peggiorare poiché il continuo aumento del numero dei casi di maculopatia rapportato all’attuale insufficiente numero di iniezioni faranno sì che migliaia di cittadini perderanno la vista con conseguenti gravi ripercussioni su tutto il sistema. Per questo la SOI chiede un intervento del Presidente della Repubblica e del Premier: "Intervenite prima che sia troppo tardi per tutti!"


Una beffa che si sta consumando sulla salute dei malati, un’inchiesta dovrebbe essere doverosa in merito, la cecità è un danno non solo personale, ma anche sociale e questo per favorire un farmaco a dispetto di uno equivalente e meno costoso? In effetti il dubbio non è solo amletico….