Finlandia, test su reddito di base: più felicità ma nessun effetto sull’occupazione

L’esperimento per il reddito di base intrapreso in Finlandia ha aumentato il senso di benessere dei partecipanti, anche se non ha avuto effetti sui livelli occupazionali, ha reso noto in un seminario il governo presentando i risultati preliminari del test, alla presenza di Pirkko Mattila (Ministro per gli Affari Sociali e la Salute) ed Anu Vehviläinen (Ministro del Governo Locale e della Riforme Pubbliche).

L’esperimento sul reddito di base non ha aumentato i livelli
occupazionali dei partecipanti nel primo anno (2017) dell’esperimento biennale.
Ma, alla fine del test, il benessere percepito dai beneficiari era migliore di
quello del gruppo di controllo: il gruppo di controllo era composto da coloro
che nel novembre 2016 avevano ricevuto un sussidio di disoccupazione ma non
erano stati selezionati per l’esperimento.

Il ministro per gli Affari Sociali e la Salute Pirkko Mattila

L’esperimento sul campo, realizzato dall’agenzia finlandese Kela (omologa dell’INPS) aveva
selezionato 2000 disoccupati a campione per ricevere 560 euro esentasse ogni
mese. I partecipanti potevano lavorare ed anche ricevere i soldi, o anche
avviare proprie attività, ma non avrebbero potuto ritirarsi dal test.

Si può affermare che,
durante il primo anno dell’esperimento, i beneficiari del reddito di base non
si sono trovati né meglio né peggio del gruppo di controllo nel trovare un
impiego sul mercato del lavoro aperto”
, ha commentato Ohto Kanninen, coordinatore della
ricerca presso l’Istituto del lavoro per la ricerca economica, in una
dichiarazione del governo.

Meno burocrazia, più felicità

Le persone che percepivano il reddito di base negli ultimi due anni
hanno riferito che il beneficio esentasse ha facilitato la creazione di
un’impresa e che erano soddisfatti della riduzione della burocrazia.

“Il reddito di base può
avere un effetto positivo sul benessere del beneficiario, anche se a breve
termine non migliora le sue prospettive di occupazione“
secondo Minna
Ylikännö
, capo ricercatrice di Kela. “I
beneficiari avevano meno sintomi di stress e meno difficoltà di concentrazione
e meno problemi di salute rispetto al gruppo di controllo. Erano anche più
fiduciosi nel loro futuro e nella loro capacità di influenzare i problemi della
società”.
Gli effetti dell’esperimento del reddito di base sul benessere
sono stati studiati anche attraverso un sondaggio che è stato fatto per
telefono appena prima del completamento dell’esperimento.

Il 55% per cento dei partecipanti al reddito di base ed il 46 % del
gruppo di controllo intervistati alla fine dello scorso anno percepivano il
proprio stato di benessere come buono o molto buono. Nel contempo, il 17 % dei
beneficiari di reddito di base e il 25 % del gruppo di controllo dichiaravano
invece di aver sperimentato un grado elevato o molto alto di stress negli
ultimi due anni. Il tasso di risposta per il sondaggio è stato del 23%.

L’esperimento sociale, lanciato dal governo del primo ministro Juha Sipilä, mirava a verificare come
il sistema di welfare della Finlandia si sarebbe potuto adattare ai cambiamenti
nella vita lavorativa. L’esperimento, iniziato il 1° gennaio 2017, si è
concluso il 31 dicembre 2018 ed era teso a verificare se il labirintico sistema
di benefici sociali esistente in Finlandia potesse essere ridisegnato per far
fronte a un’economia in evoluzione, dove i lavori permanenti a tempo pieno
sembrano diventare un ricordo del passato.

Alcuni studiosi ritengono che l’idea di un pagamento mensile standard
sia una buona soluzione per affrontare l’emergente economia dei gig, in cui le persone spesso si
destreggiano tra diversi lavori temporanei e part-time, evidenziando come
l’attuale sistema di 43 diversi tipi di benefici sia troppo difficile da affrontare
e dovrebbe essere semplificato.

Secondo Olli Kangas,
professore dell’Università di Turku e capo della ricerca di Kela, l’esperimento
dovrebbe già essere considerato un successo, perché la Finlandia sta ponendosi
le domande giuste, su come ottimizzare il suo sistema di benefici tentacolare ed
incentivare adeguatamente le persone a cercare attivamente il lavoro.

Prof. Kangas

Durante la valutazione dell’esperimento sono stati studiati gli effetti
del reddito di base sullo stato di occupazione, su reddito e benessere dei
partecipanti. I risultati dei dati registrati 
e della ricerca sono stati appena pubblicati. I beneficiari del reddito
di base hanno avuto in media 0,5 giorni in più di occupazione rispetto al
gruppo di controllo. Il numero medio di giorni di lavoro durante l’anno è stato
di 49,64 giorni per i beneficiari del reddito di base e di 49,25 per il gruppo
di controllo. La percentuale che aveva avuto guadagni o reddito da lavoro
autonomo è risultata essere di circa un punto percentuale più alto per i
beneficiari di un reddito di base che per il gruppo di controllo (43,70% e
42,85%). Ancora una volta, l’ammontare dei guadagni e dei redditi da lavoro
autonomo è stato in media di 21 euro più basso per i beneficiari di un reddito
di base che per il gruppo di controllo (€ 4.230 e € 4.251).

Lo studio degli effetti sull’occupazione dell’esperimento del reddito
di base si basa sui dati per il primo anno dell’esperimento ed i dati completi si
sono resi disponibili con un ritardo di un anno, il che significa che i
risultati per il secondo anno dell’esperimento saranno pubblicati nei primi
mesi del 2020. I prossimi risultati seguenti saranno pronti nell’aprile 2019.
La valutazione comprende anche uno studio dell’intervista, che sarà effettuato
nella primavera 2019.

Valutazioni attendibili
degli effetti dell’esperimento saranno disponibili quando tutti i materiali
raccolti saranno stati analizzati tenendo conto dei parametri che costituiscono
un quadro per l’esperimento. Successivamente, potremo valutare i possibili
effetti dell’introduzione di un reddito di base in Finlandia
”, afferma il
professor Kangas,

Esperimento eccezionale

L’esperimento del reddito di
base è stato un esperimento sociale eccezionale sia a livello nazionale che
internazionale in quanto è stato creato come un esperimento sul campo, con
campionatura su scala nazionale. La partecipazione all’esperimento non è stata
volontaria, il che significa che è possibile trarre conclusioni più attendibili
degli effetti dell’esperimento rispetto a precedenti esperimenti basati sulla
partecipazione volontaria.

“Le lezioni apprese durante la pianificazione e la realizzazione
dell’esperimento forniscono una solida base per la pianificazione di nuovi
esperimenti sociali ambiziosi – ad esempio un’imposta sul reddito negativa
“,
sottolinea Kangas.

Secondo il ministro Mattila “Obiettivo dell’esperimento del reddito di base era identificare i modi di semplificare il sistema di sicurezza sociale, eliminando l’eccessiva burocrazia e rimuovendo gli ostacoli agli incentivi”. Aggiungendo che” l’esperimento produce dati unici sui vari fattori che influenzano il comportamento umano, l’occupazione e il benessere. Anche se il modello di reddito di base sviluppato per l’esperimento non sarà probabilmente adottato come tale per un uso più ampio, penso che l’esperimento abbia avuto molto successo. Possiamo utilizzare i dati dell’esperimento per ridisegnare il nostro sistema di sicurezza sociale; quella sarà la prossima grande riforma”. E sulle ripercussioni avute dall’esperimento,il ministro ha concluso che ” ha suscitato molto interesse in tutto il mondo e ha avuto un impatto positivo sull’immagine della Finlandia: siamo percepiti come un paese che ha la capacità di guardare le cose da una nuova prospettiva e di raccogliere ulteriori informazioni “. Effettivamente l’attenzione dei media internazionali attorno all’esperimento è stata senza precedenti. Come anche in Italia, anche se, nel nostro paese, fresco di introduzione del RdC (reddito di cittadinanza) su molti media le intitolazioni ed i contenuti sono stati spesso fuorvianti e falsati da comparazioni improbabili e strumentalizzazioni ad uso interno.




Genzano, bimba massacrata di botte dal compagno della madre. Dopo un giorno il ripensamento di Sara: “Io lo odio”

Genzano (RM) – “Io penso che lui queste cose non le fa con cattiveria, perché le vuole fare. Gli partono quei momenti, vogliamo chiamarli di schizofrenia? Io ho mio padre che sta così, lo posso capire. Secondo me quando sta in quella condizione non si rende conto. Quando gli partono quei 5 minuti lui non si rende conto di quello che fa. Dopo si rende conto e si pente. Io penso che lui non lo ha fatto con cattiveria. Lui sta in carcere a Velletri io lo voglio vedere a tutti i costi, io devo parlarci, non lo voglio abbandonare, lo voglio aiutare… è difficile ma penso di farcela”. Queste le parole pronunciate da Sara all’indomani di una nottata orribile in cui proprio il suo compagno, l’uomo di cui parla e che vuole incontrare, si è scatenato come una furia massacrando di botte sua figlia di soli 22 mesi.

Estratto dall’intervista del 14/2/2019 a Sara la mamma della piccola massacrata di botte dal compagno della donna
Passa un giorno e cambia totalmente versione Sara, la mamma della piccola di 22 mesi che è stata brutalmente massacrata di botte dal compagno originario di Campobasso

Oggi la donna durante la trasmissione Pomeriggio Cinque condotta da Barbara D’Urso ha condannato il gesto dell’uomo dicendo di non poter perdonare un gesto simile ed è giusto che lui paghi: “Non lo perdonerò mai. Non è vero quello che è scritto sui giornali io lo odio, io lo odio”, ha ripetuto.

Ieri invece le parole della donna sono state altre

Durante un’intervista rilasciata a Chiara Rai nella casa dove la donna viveva con quello che è il mostro che ha ridotto in fin di vita sua figlia, Sara ha dichiarato di non voler abbandonare il suo compagno con il quale avrebbe dovuto sposarsi ad aprile. “Ho detto più volte di volerlo vedere – ha dichiarato Sara – per capire anche se c’è poco da capire perché lui stesso ha confessato tutto il male che ha fatto alla bambina colpita in testa, presa a morsi in tutte le parti del corpo. Alla polizia ha detto che l’ha menata fino a quando non ha smesso di piangere”.

Lo devono curare ha ripetuto Sara

Lo devono curare ha ripetuto Sara dicendo che lui è l’amore della sua vita. Insomma a Pomeriggio Cinque ha parlato un’altra Sara rispetto a quella dell’intervista del 14 febbraio. La causa principale probabilmente che l’ha fatta ragionare è forse la paura di perdere le bambine affidate ai servizi sociali che hanno ritenuto di allontanare le piccole e portarle in una casa famiglia e adesso stanno valutando anche se allontanare Sara da quella casa.

Due cani che girano per casa tra cui un pitbull.

Una casa che cade a pezzi con muffa sulle pareti e le finestre con un piccolo materasso dove dormivano le due gemelline e la bambina di 5 anni e due cani che girano per casa tra cui un pitbull. “Non ha mai alzato le mani su di me – ha detto ancora durante l’intervista del 14 febbraio – ne fatto del male alle bambine a parte qualche sculacciata e rimprovero. Lui ci tiene all’educazione, ma io ho un po’ permesso alle bambine di fare come vogliono, insomma ogni tanto fanno cadere qualcosa quando rovistano nei cassetti e lui si arrabbia”.

Sara lo giustifica e dice di amarlo

“Non sò se riesco a perdonarlo – dice – lo sò cosa penseranno tutti di me… che sono una madre disgraziata! Ma lui è la mia vita, è giusto che si trova in carcere e paghi ma devono aiutarlo perché è malato e non vuole prendere le medicine e io comunque non lo abbandono. Voglio stargli vicino e aiutarlo. Noi ci amiamo e con le bambine siamo felici, dormiamo tutti in una stanza e ci vediamo la televisione sul lettone”.

La paura dell’ex

Sara non lavora ma vive con la pensione del padre e poi aspetta la sua per la disabilità a un occhio: “Ho un occhio di vetro perché ho perso la retina in un incidente, ho vomitato mentre ero in autobus e si è distaccata la retina. Ora ho paura del mio ex – prosegue – lui mi ha dato le coltellate in passato, mi fa paura perché è violento e vuole le bambine è un pregiudicato. Vive a Roma e adesso è arrabbiatissimo per sua figlia. Le figlie non le vede da quattro mesi, io sono terrorizzata”…. Intanto Sara ha ricevuto una chiamata che comunque l’ha tranquillizzata: la sua bambina non è più in coma farmacologico.




Velletri, Banca Popolare del Lazio: come ti affido una società nonostante il parere contrario del cda(L’inchiesta 4 parte)

Banca Popolare del Lazio e ispezione della Banca d’Italia. Nell’articolo dello scorso 25 gennaio avevamo parlato della presenza di un nutrito gruppo di ispettori della Banca D’Italia all’interno della Banca Popolare del Lazio con sede a Velletri per tutta la prima metà del 2018 dove è stato poi stilato un verbale che bacchetterebbe pesantemente la Governance ed il Collegio sindacale dell’istituto di credito.

Affidamenti senza garanzie

Un verbale, quello stilato dagli ispettori della Banca d’Italia in cui si fa riferimento ad un episodio in particolare: affidamenti per oltre un milione e seicentomila euro ad una società, che operava al di fuori del territorio naturale della Banca Popolare del Lazio, priva di beni immobili e di quel minimo di garanzie che al contrario vengono rigorosamente richieste a tutti i piccoli risparmiatori. Si tratta della società Protercave SpA con sede a Perugia, amministrata da G.C., che nel 2012 non appena aperti i conti presso la Banca Popolare del Lazio chiede un affidamento per 1.600.000 euro, tra scoperto di conto corrente ed anticipo fatture che il consiglio di amministrazione della Banca Popolare del Lazio decide di accordare nella misura ridotta di 1.200.000 euro, limitando l’anticipo fatture.

L’Ad di Banca Popolare del Lazio e Protercave SpA

A presentare la Protercave Spa è addirittura l’amministratore delegato della Banca Popolare del Lazio, Massimo Lucidi, che all’epoca dei fatti ricopre la carica di direttore generale. Un Massimo Lucidi che non deve essere rimasto soddisfatto dell’esito dell’operazione, in particolare del taglio di ben €400.000 che il cda aveva operato rispetto all’originaria richiesta di €1.600.000. E al ritorno dalla ferie estive dell’anno successivo, siamo nel 2013, nonostante il parere contrario degli Uffici istruttori della Banca Popolare del Lazio, che avevano segnalato fin dall’inizio la pericolosità dell’operazione, Massimo Lucidi, propone al Consiglio della Banca Popolare del Lazio di concedere una ulteriore sovvenzione per €400.000 alla Protercave SpA.

Convenzione tra il consorzio Apifidi e Banca Popolare del Lazio

I componenti del Cda, alla luce delle relazioni degli Uffici Istruttori respingono la richiesta e dispongono che per la conferma degli affidamenti già concessi venga acquisita una garanzia da un Consorzio di fidi.
Così, nei mesi successivi al settembre del 2013, l’amministratore di Protercave Spa G.C., già finito sotto processo per i finanziamenti occulti al Senatore Verdini, propone alla Banca Popolare del Lazio o meglio al suo direttore generale Massimo Lucidi, di far acquisire una garanzia fidi dal Consorzio Apifidi Centro Italia, con sede a Perugia.
E così viene stipulata una convenzione tra l’istituto di credito e la Apifidi che garantisce gli affidamenti della Protercave.

G.C. garantisce se stesso?

Ma nessuno sembra accorgersi, al momento della stipula della convenzione che il consorzio Apifidi è rappresentato, nella qualità di Presidente, proprio dallo stesso G.C. che è l’amministratore di Protercave Spa. Sembra quasi di poter esclamare che il G.C. presidente della Apifidi garantisce il G.C. amministratore della Protercave Spa.

Il figlio dell’Ad di Banca Popolare del Lazio e l’assunzione nella banca dove G.C. è consigliere

E chissà se il presentatore Massimo Lucidi, padre di Fabrizio che nel frattempo diviene direttore di filiale della Banca Popolare di Spoleto dove G.C. è consigliere d’amministrazione, si sia mai accorto che alla firma del contratto/convenzione con la Apifidi aveva davanti lo stesso sig. G.C. che aveva conosciuto e presentato in Banca per l’apertura dei conti quale amministratore della Protercave;

Altri 400mila euro a Protercave, con procedura d’urgenza, nonostante i pareri contrari del Cda

Benchè le garanzie del Consorzio Apifidi venissero puntualmente e rapidamente rilasciate fin dai primi di ottobre del 2013, ai primi di dicembre dello stesso anno, quando la situazione finanziaria della Protercave Spa era palesemente compromessa, la Banca Popolare del Lazio, con procedura d’urgenza concede alla Protercave Spa, su proposta di Massimo Lucidi e delibera dell’allora Presidente Renato Mastrostefano, gli ulteriori 400mila euro che andavano a completare la somma richiesta fin dal giugno 2012.

Tanti gli interrogativi sulla situazione rappresentata da Massimo Lucidi al presidente Renato Mastrostefano

Per poter utilizzare e giustificare la procedura di affidamento urgente prevista dall’articolo 40 dello statuto della Banca Popolare del Lazio, viene riportato un fatto: il direttore generale, Massimo Lucidi sottopone alla firma del Presidente la delibera di affidamento urgente sul presupposto, secondo il quale l’urgenza era dovuta all’incompatibilità tra l’immediatezza degli impegni assunti dalla Protercave Spa ed i lunghi tempi di attesa per ottenere le garanzie dal consorzio Apifidi. Siamo ai primi di dicembre 2013 ed il ragionier Massimo Lucidi sembra aver dimenticato che le garanzie del Consorzio Apifidi erano state concesse fin dai primi del mese di ottobre. Per quale motivo dunque il Ragionier Massimo Lucidi ha rappresentato questa situazione all’allora Presidente della Banca Popolare del Lazio, pur di non far passare al vaglio del Cda della stessa Banca l’ulteriore affidamento già in precedenza respinto? Quale era l’interesse del ragionier Lucidi di far ottenere la originaria somma di 1.600.000,00 euro, più volte ridotta e respinta dal cda della Banca Popolare del Lazio, alla Protercave, società per la quale la Banca non avrebbe dovuto mostrare alcun interesse?

Finanziamenti, mancate garanzie e procedure fallimentari

Quest’ultima, infatti era priva di garanzie, operava al di fuori dei territori di competenza della Banca Popolare del Lazio, era rappresentata da un soggetto rinviato a giudizio fin dal 2011 per finanziamenti occulti al Senatore Denis Verdini, aveva innumerevoli situazioni di conflitti di interessi che coinvolgevano anche lo stesso Ragionier Massimo Lucidi in conseguenza dell’assunzione del figlio Fabrizio nella Banca Popolare di Spoleto.
E dopo la concessione di fidi per 1.600.000,00 euro alla Protercave, risulta che quest’ultima non abbia restituito neanche un solo euro di detta somma generosamente elargita dalla Banca Popolare del Lazio, né le fatture scontate, violando i limiti imposti dal Cda che si sono rivelati veritieri, somme che né il Consorzio Apifidi ha garantito e quindi restituito il 50% di detto importo, contestando proprio le modalità di erogazione degli affidamenti. E la Banca Popolare del Lazio non ha immediatamente presentato una denuncia nonostante che fin dai primissimi mesi dell’anno 2014, e cioè dopo neanche trenta giorni dall’ultimo affidamento urgente la Protercave è saltata, presentando prima una domanda di concordato preventivo e successivamente venendo dichiarata fallita.




Genzano, giostre in via Toscana: sono belle e apprezzate. Peccato che non possano restare per il Carnevale

Le giostre regalano momenti magici sia per i bambini che per i loro genitori che li guardano divertirsi. A Genzano fanno divertire dai grandi ai più piccoli le giostre in via Toscana, vicino alla Coop.

Li c’è il galeone dei pirati che fa divertire tutti, le macchine a scontro e altre piccole attrazioni che fanno divertire le famiglie e soprattutto i ragazzi.

I giostrai che stanno lì, gli Steinhaus, ogni anno da circa 70 anni portano a Genzano divertimento e spensieratezza.

Peccato che proprio in vista del Carnevale debbano lasciare da via Toscana perché qualche residente si sarebbe lamentato dei volumi della musica e il Comune, per questo motivo, non ha ancora concesso la proroga affinché le giostre possano restare per il Carnevale.

In realtà la musica di queste giostre non ha i volumi alti come si può sentire dal filmato e le casse non sono rivolte verso il centro abitato. Le giostre poi si fermano intorno alle 20:00 di sera e non proseguono oltre.

Sono infatti molti i residenti che hanno piacere a che le giostre possano restare in via Toscana fino alla fine del Carnevale.

In fondo sono pochi giorni e questi intrattenimenti non fanno che rallegrare l’atmosfera. L’appello al Sindaco da parte di un nutrito gruppo di genzanesi è dunque quello di lasciare le giostre questi altri pochi giorni di Carnevale. Poi sicuramente per il prossimo anno si troverà una soluzione ottimale.

Genzano, giostre in via Toscana VIDEO

L’auspicio è che la proroga richiesta dai giostrai al Comune possa essere dunque rinnovata almeno per questi giorni con l’impegno che alla fine del Carnevale i giostrai si fermino. Genzano, da sempre attenta a tutte le feste, sarà sicuramente ancora più colorata e offrirà ancora più divertimento.




Ciampino, casali del 600 all’asta per pochi soldi: l’appello al commissario prefettizio

CIAMPINO (RM) – Lanciato l’appello al commissario prefettizio affinché il Comune di Ciampino acquisti i Casali risalenti al ‘600 della Marcandreola che altrimenti andranno all’asta.

Marco Bartolucci e Giuseppe Granata riassumono la vicenda

I Casali sorgono all’interno di un area sottoposta a vincolo monumentale e paesaggistico, ricca di testimonianze storico-artistiche come i portali e alla chiesuola secenteschi e ai resti di una natatio appartenente ad una villa romana, appartenuta al Console Valerio Messalla e un uliveto secolare.

A firmare la lettera indirizzata vice prefetto Raffaela Moscarella sono i consiglieri comunali uscenti del M5S di Ciampino, Marco Bartolucci, Marilena Checchi e Daniele De Sisti, insieme al MeetUp Ciampino e Morena 5 Stelle e a Italia Nostra i quali hanno informato il commissario della prossima scadenza per poter esercitare il diritto di prelazione per il secondo lotto dei Casali per poterlo acquisire al patrimonio comunale: «La Soprintendenza – spiegano – ha ufficialmente ricevuto la denuncia di avvenuta vendita e a breve questa verrà notificata ai vari Enti per esprimere la volontà di esercizio di prelazione prevista per i beni sottoposti a tutela.

Marco Bartolucci (m5s Ciampino) Marilena Checchi (m5s Ciampino) Rodolfo Corrias (presidente Italia Nostra Ciampino e Consigliere nazionale Italia Nostra) ospiti della trasmissione Officina Stampa condotta da Chiara Rai

L’impegno di spesa è esiguo rispetto al valore storico, artistico e paesaggistico di questo bene e ancor di più diverrebbe il suo valore se si realizzasse il più ampio progetto di parco pubblico». Da qui l’appello al commissario per salvare un bene storico della comunità ciampinese. La stessa lettera è stata inviata anche al Ministero dei beni culturali e a diversi portavoce del Senato e della Regione Lazio del M5S: «Un progetto sano e bello – si legge – che farà bene ad una comunità ormai arrabbiata e scontenta, qualcosa che dia speranza di poter vivere in una città più bella e umana».

Non lontano dai casali c’è il tracciato della Via Appia Antica, con i sepolcri che la affiancano, che dal 1988 è inserito nel “Parco Regionale dell’Appia Antica”. C’è anche il percorso dell’antica Via Cavona, che costituisce un antico tracciato trasversale di transumanza, presso il quale si conserva la Mola Cavona, uno dei rari esempi di manufatto industriale di età moderna. Il Consiglio Comunale di Ciampino in passato già si è espresso si è già espresso favorevolmente all’esercizio del diritto di prelazione: «Questa area -concludono i firmatari della lettera – ricade in un contesto paesaggistico che va tutelato e messo a disposizione dei cittadini; un bene prezioso e, soprattutto, un bene collettivo che deve essere valorizzato e consegnato alla cittadinanza ciampinese, in primis, e al patrimonio artistico italiano, poi».




Gli angeli dei nostri tempi: i volontari dell’associazione Chiara per i bambini del Mondo

Come asseriva Wim Wenders “gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a sè stessi”. Forse Wenders parlava anche dei volontari dell’associazione Chiara per i bambini del Mondo. Li ho conosciuti ed ho avuto la possibilità di poterci passare alcune significative serate insieme ad assistere dei senzatetto presso la stazione di Roma Termini.

La video intervista a Luciano Biazzetti fondatore dell’associazione

La prima serata siamo partiti in nove in un furgoncino colmo di capi di abbigliamento e cibo natalizio tra cui non potevano mancare qualche cassa di champagne e prosecco per brindare. Era la notte del 25. Luciano Biazzetti è il padre dell’associazione, l’autista del furgone e soprattutto un uomo di rara gentilezza ed esperienza. Col sorriso sulle labbra ti racconta per ore le sue innumerevoli avventure tra persone indigenti e bisognose ma anche tra i bambini dell’Africa e del Brasile dove Chiara per i bambini del mondo ha tirato su con le proprie mani una scuola. Cos’ è riuscita a dare nuova vita ad una favela largamente colpita dalla povertà, dalla criminalità ma dove vive anche una grande voglia di cambiare. Quando salgo sul furgone con la telecamera, inizio a guardarmi intorno e a fare la conoscenza degli altri volontari. C’è chi segue Luciano da 4 mesi, chi da 2 anni, chi da 5 anni. Sono padri di famiglia, insegnati, ragazzi giovani che due volte a settimana decidono di dedicare il loro tempo agli altri. Arriviamo alla Piazza dei Cinquecento, lì dove fermano tutti gli autobus. Spento il motore si avvicina un clochard. Porta la sua casa tra le mani tenendo il suo piccolo guardaroba nello zaino raccattato chissà dove. Ci sorride e ci saluta, “vi stavo aspettando, auguri”. Mercoledì, 2 gennaio sono morti di freddo due senzatetto a Milano e Roma.

Ora capisco, parlando con queste persone che il freddo è uno dei loro nemici più acerrimi contro il quale nulla si può fare. In pochi minuti i volontari sistemano il tavolo e predispongono le derrate alimentari. Si avvicinano in molti: stranieri, forse immigrati e molti italiani. Mi colpisce subito una signora anziana distinta e di una cordialità antica. Chiede se può servirsi e mangiando ci racconta la sua storia. La prima di tanti vissuti personali che conoscerò con l’associazione. La signora ci spiega che è costretta a cibarsi alla mensa dei poveri dato che la sua misera pensione le permette di pagare solo un piccolo bugigattolo per dormire riparata dal freddo. Un altro signore (da 46 anni in strada) dalla capigliatura bizzarra e dalla parlantina svelta dorme in macchina a San Lorenzo e durante il giorno si dedica al volantinaggio. Un altro invece mi confessa di dormire sotto al Cnr (consiglio nazionale delle ricerche) e di sentirsi una cavia. Secondo lui il problema principale è il lavoro. Non sbaglia: molti di quelli che vengono per un caffè caldo e una fetta di panettone sono uomini di una cinquantina di anni che hanno perso il lavoro e che combattono con struggente sussiego per non barattare e perdere la loro dignità.

Mi sono domandato come si faccia in uno stato del genere. Forse travisando quelle difficoltà in un racconto mentale che ripetuto all’infinito diventa prima realtà e, poi, la loro salvezza: un signore mi ha detto che quando si sveglia la mattina si alza, fa colazione e va a prendere un po’ di sole per Roma mentre fa una passeggiata ammirando i monumenti. Quella sera del 25 dicembre ho visto persone chiedere un aiuto che mai avrei pensato avessero bisogno. Sono stato tradito dalla loro umiltà nell’avvicinarsi e nel chiedere. Mi ha sferzato il cuore, l’educazione di due bambini di forse 6 o 7 anni accompagnati dai propri genitori.

Il nostro Babbo Natale, Valerio, ha regalato loro un paio di guanti e una sciarpa. Anche mercoledì 2 gennaio, Chiara bambini per il mondo era a Roma Termini. Durante il tragitto Luciano ha raccontato di quando portavano il loro aiuto anche alle persone che dormono alla stazione Tiburtina. Lì i senzatetto si raggruppano in fazioni spesso contraddistinte dalla differente nazionalità e, sovente, la serata termina in una pericolosa rissa per tenere qualche vestito in più. Questa volta, a Roma Termini, i volontari hanno portato decine di cartoni colmi di capi di abbigliamento. Il freddo è tagliente. I clochard si ammassano come in uno sciame e terminata la raccolta non restano neanche quella decina di scatoloni, divenuti ormai mura di una casa. Tra loro spicca una ragazza di nome Chiara (fittizio) che dice di studiare ingegneria informatica all’Università nonostante siano anni che vive per strada. Al caldo del primo piano della stazione, ci intrattiene con una sinfonia al pianoforte.

Un altro signore straniero si avvicina per ringraziare e per spendere due parole con noi. Vuole raccontarci come è la vita per strada. L’uomo denuncia la mancanza di strutture che dovrebbero raccogliere quasi 10 mila persone (le strutture preposte all’accoglienza del comune di Roma possono raccogliere massimo 1533 persone), tutti hanno diritto ad un riparo. Ci spiega perché è così incessante soprattutto la richiesta di pantaloni nuovi: durante la notte con un taglierino bucano le tasche per rubare il portafogli. “Il problema più grande -confessa- non sono i soldi ma i documenti”. Una volta persi, l’iter per riacquisirli diventa eccessivo. Così si diventa degli invisibili. Il giovane è schietto e confessa di aver commesso, anche se saltuariamente, dei piccoli furti per poter sopravvivere. Ma la criminalità nelle ore più buie intorno a Termini è terribile. Gli chiediamo dove dorme. C’è chi prende sonno al caldo della stazione prima di essere buttato fuori al gelo per passare la notte, chi tra due intercapedini, chi dorme addirittura in piedi, chi su un carrello per prevenire i molti furti, chi sulla linea di autobus N7, quella notturna.

Prima di andarcene un clochard ha chiesto ad un nostro volontario: “Roberto, tornate anche lunedì?”. E facendoci gli auguri e stringendoci le mani, molti ci hanno ringraziato per la nostra amicizia, per il nostro affetto, per le nostre chiacchierate e per un po’ di normalità. A pensarci bene Wenders non aveva tutte le ragioni. Dalla in una sua canzone affermava: “Gli angeli, Sono milioni di milioni e non li vedi nei cieli ma tra gli uomini sono i più poveri e i più soli quelli presi tra le reti”.




Ferrovia Roma-Viterbo, la nuova strada (e Zingaretti) finisce sott’acqua. La video denuncia

Finisce sott’acqua la nuova strada di circonvallazione, necessaria per la chiusura di 11 passaggi a livello della ferrovia Roma-Civita Castellana-Viterbo in gestione all’Atac, che ricadevano nel rettifilo compreso tra la stazione di Catalano e quella di Fabrica di Roma. Un’opera strategica e vitale, considerato il numero delle collisioni tra le auto e i treni, voluta dal Presidente Nicola Zingaretti in persona e realizzata da una ditta per contro della società regionale ASTRAL.

Il deputato Mauro Rotelli

Tuttavia le piogge, cadute fino a ieri nella zona, ne hanno evidenziato i limiti, e i risultati sono tragicomici. Carreggiata allagata, un fiume in piena, mentre il sottopassaggio, anch’esso determinante, costato all’incirca 1milione di euro, secondo i bene informati, si è tramutato in una piscina, profonda e rischiosa per gli automobilisti. A testimoniarlo è il video-denuncia del deputato Mauro Rotelli (FdI), eletto nel collegio uninominale di Viterbo, pubblicato sul suo profilo Facebook nella giornata del 3 febbraio.

Il video-denuncia realizzato dall’esponente politico

“Buona domenica Astral – scrive l’esponente politico a corredo delle immagini – sbigottiti, nella strada provinciale San Luca, direttrice Vignanello-Corchiano-Civita Castellana, il sottopasso in questione è stato realizzato per l’eliminazione dei passaggi a livello della ferrovia Roma-Viterbo. Chiaramente qualcosa non funziona e non funzionerà mai”. Il deputato poi lancia una serie di interrogativi: “L’opera è stata già collaudata e presa in carico? Chi deve gestire queste situazioni? Le ditte che hanno realizzato l’opera? La Provincia di Viterbo è in grado? È vero che le pompe aspiranti non sono state collegate all’energia elettrica? In caso di temporali se salta la corrente cosa succede? A quale ditta verrà affidata la manutenzione? Chissà se su questo scempio qualcun altro vorrà vederci chiaro, sono diventato tanto curioso”.




Da “Mani Pulite” alla legge spazzacorrotti. L’intervista allo storico magistrato Gherardo Colombo (2 parte)

Il 9 gennaio scorso L’Osservatore d’Italia ha intervistato lo storico magistrato Gherardo Colombo.

Il suo nome rievoca transizioni fondamentali della Repubblica italiana come Tangentopoli, la loggia massonica P2, il delitto Ambrosoli, i fondi neri dell’Iri.

Il dottor Colombo ricostruisce il suo pensiero sui risultati di Mani Pulite e sulle proposte legislative in tema di corruzione emanate dal governo gialloverde.

Nel corso della puntata di giovedì scorso della trasmissione Officina Stampa di Chiara Rai, si è discusso delle parole di Gherardo Colombo riguardo il sistema carcerario italiano che non rispetta il dettame costituzionale espresso dall’articolo 27 non garantendo nemmeno il diritto alla salute.

Seconda parte della video intervista a Gherardo Colombo trasmessa a Officina Stampa del 24/01/2019

Quindi, è urgente un ampliamento delle strutture carcerarie in modo da ottemperare al rispetto dello giusto spazio vitale del detenuto ma anche una rivalutazione tout court dei risultati ottenuti della limitazione della libertà personale.

Se si analizza il dato secondo cui il 69% dei detenuti sono recidivi contro il 19% di coloro che vengono destinati agli arresti domiciliari, è pleonastico che qualcosa non va. Se lo scopo ultimo del sistema persecutorio è la riabilitazione del condannato, allora bisogna approfondire gli effetti prodotti dall’affidamento in prova ai servizi sociali per i casi di minorenni condannati dal tribunale dei minori.

Passando alle iniziative del governo gialloverde, Gherardo Colombo considera la nuova riforma della prescrizione incomprensibile. Facciamo un po’ di chiarezza. Anche questa riforma rientra nella più ampia legge Anticorruzione proposta dal ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede.

A partire dal 2020 la prescrizione, ossia la morte giuridica del reato, si fermerà una volta decorso il primo grado di giudizio. Perché il 2020? Il governo ha deciso che una riforma della prescrizione può produrre gli effetti sperati solo dopo un più ampio riordino del processo penale, in agenda per il 2019.

Colombo afferma che “la maggior parte dei reati vanno prescritti nell’indagine preliminare, allora sarà meglio agire lì”.

In Italia la prescrizione comincia a decorrere dal momento in cui viene commesso il reato e non dal momento in cui viene scoperto dalla magistratura. Se a ciò aggiungiamo l’obbligatorietà dell’azione penale da parte del pubblico ministero (art. 112 Costituzione) e l’abnorme numero di processi che il pm deve sostenere, il risultato è una necessaria cernita che priviolegia sempre, o quasi sempre, i processi che richiedono indagini celeri e meno dispendiose. Ergo, i reati come la corruzione che comportano rogatorie estere, intercettazioni telefoniche, lettura di documenti bancari, saranno destinate a non emergere mai.

Anche per questo, nel 2017 la commissione europea Greco ha consigliato all’Italia di agire sulla prescrizione nell’ambito della corruzione.

La questione principale è capire se tale istituto è una garanzia per l’imputato oppure un escamotage per il colpevole.

La prescrizione è una causa della lunghezza dei processi e non già una sua conseguenza. Essa rientra in una strategia dilatoria che gli avvocati sono quasi costretti a consigliere ai loro clienti colpevoli. In Italia mancano filtri per bloccare il ricorso in appello e soprattutto non è prevista la riformatio in peius. Così l’imputato ricorrendo in appello sa bene che il giudice, nella peggiore delle ipotesi, può riconfermagli la condanna di primo grado ma mai, comunque, inasprirla. La controparte afferma però che il blocco al primo grado di giudizio della prescrizione farà durare i processi all’infinito. Ma a giudicare dell’inerzia dei magistrati c’è già il Csm, la Procura Generale giudica quella del tribunale e la Cassazione quella delle Corti d’Appello. Non bisogna dimenticare poi che la prescrizione (dimezzata dalla legge Ex-Cirielli) vale anche per i casi di omicidio colposo e stupro.

Basta leggere le cronache per sapere che il caso di Viareggio o Rigopiano sono prossimi alla prescrizione e quindi all’impunità dei colpevoli e che molti stupratori hanno giovato della prescrizione: famoso il caso del padre che anche essendo accusato di aver violentato la figlia, è stato salvato da sopraggiunta prescrizione. I giudici hanno chiesto scusa al popolo italiano. Altro che “la prescrizione ha un’etica” come chiosa il ministro della pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, già avvocato di Giulio Andreotti prescritto per concorso esterno in associazione mafiosa (ma colpevole fino alla primavera del 1980).

Gianpaolo Plini




Morte di Mario Biondo, verso la verità: medico legale spagnolo sotto i riflettori della magistratura

Svolta nel caso della morte di Mario Biondo, il cameraman italiano trovato impiccato a Madrid nel maggio del 2013.

Morte Mario Biondo: il video servizio andato in onda il 24/01/2019 nel corso della puntata di Officina Stampa

Biondo era sposato con la famosa conduttrice televisiva spagnola Raquel Sánchez Silva che dal 2014 intrattiene una nuova relazione d’amore con l’argentino Matias Dumont con il quale ha avuto due gemelli.

La conduttrice si era opposta alla riapertura delle indagini sulla tragica fine del marito, scatenando la protesta dei familiari di Biondo. Ora dopo 6 anni dalla morte di Mario Biondo sarà indagato il medico legale che effettuò in Spagna l’autopsia sul suo cadavere.

Il Tribunale provinciale di Madrid ha accolto infatti l’istanza presentata da Santina e Pippo, i genitori di Mario, che avevano sempre dubitato della veridicità della tesi del suicidio del figlio.

La testimonianza di Santina Biondo mamma di Mario trasmessa il 24/01/2019 nel corso della puntata di Officina Stampa

Mario Biondo fu trovato senza vita il 30 maggio 2013 nel soggiorno della casa in cui viveva con la moglie a Madrid, impiccato con una pashmina alla libreria. I segni sul collo, alcune contusioni, e il fatto che gli oggetti sul mobile siano stati trovati tutti al loro posto, erano alcuni degli elementi che avevano sempre fatto dubitare la famiglia di Biondo su quanto accaduto veramente quel giorno.

Il medico legale che aveva effettuato la prima autopsia però non aveva avuto dubbi: si era trattato di un suicidio. Tesi poi confermata da un secondo esame effettuato a Palermo.

Una terza autopsia è stata però effettuata sempre in Italia, a Palermo il caso, avocato dalla procura generale, è tuttora aperto con l’ipotesi di reato di omicidio volontario contro ignoti.

A novembre la salma di Mario Biondo era stata riesumata e a giorni si attendono gli esiti del terzo esame autoptico. Un nuovo fascicolo era stato aperto anche in Spagna, e ora la madre di Mario conferma che verrà indagato il medico legale che effettuò la prima autopsia.

A quanto si è appreso nella prima relazione il medico avrebbe omesso la presenza di un livido sul cranio dell’uomo, così come sussistono dei dubbi sull’esame effettuato a collo e polmoni.




Velletri, Banca Popolare del Lazio: dal verbale di Bankitalia a quelle strane e fortunate coincidenze (L’inchiesta 3 parte)

La banca che, finanziando un’impresa insolvente, ritardandone il fallimento, ingeneri nei creditori un’idea distorta sulle reali condizioni economiche dell’impresa, può essere ritenuta responsabile per abusiva concessione di credito se l’affidamento dei creditori sia esente da colpa. È questo il principio enunciato dalla Cassazione, nella sentenza n. 11695 del 14 maggio 2018. La Suprema Corte ricorda come in passato si sia osservato che la banca che continui a finanziare un’impresa insolvente anziché avviarla al fallimento, offre agli operatori di mercato una sensazione distorta, ingannandoli sulle reali situazioni dell’impresa finanziata e inducendoli a continuare a trattare con essa, come se fosse un’impresa sana, con la conseguenza che il suo fallimento viene artificiosamente ritardato, con pregiudizio per la posizione di tutti i creditori.

Il video servizio su Banca Popolare del Lazio (3 puntata) andato in onda il 24/01/2019 a Officina Stampa

Banca Popolare del Lazio e affidamenti facili

Torniamo quindi a parlare di quelle che appaiono come pratiche bancarie discutibili relative ad affidamenti facili che consentono a società con poche credenziali creditizie e garanzie quasi nulle di ricevere prestiti a sei zeri mentre per i piccoli imprenditori il più delle volte l’accesso al credito bancario risulta praticamente impossibile.

L’ispezione e il verbale di Bankitalia

Si ha conferma della presenza di un nutrito gruppo di ispettori della Banca D’Italia all’interno della Banca Popolare del Lazio con sede a Velletri per tutta la prima metà del 2018 dove è stato poi stilato un verbale che bacchetterebbe pesantemente la Governace ed il Collegio sindacale dell’istituto di credito.

Un verbale, quello stilato dagli ispettori della Banca d’Italia in cui si fa riferimento ad un episodio in particolare: affidamenti per oltre un milione e seicentomila euro ad una società, che operava al di fuori del territorio naturale della Banca Popolare del Lazio, priva di beni immobili e di quel minimo di garanzie che al contrario vengono rigorosamente richieste a tutti i piccoli risparmiatori.

Massimo Lucidi, una figura che torna alla ribalta come presentatore

Ma andiamo per gradi: è il 2012, tra i mesi di maggio e giugno quando presso la filiale di Viterbo della Banca Popolare del Lazio apre i propri rapporti la società Protercave Spa. A presentare la new entry è l’amministratore delegato della Banca Popolare del Lazio il ragionier Massimo Lucidi che all’epoca dei fatti ricopre la carica di direttore generale. Una figura, quella di Lucidi, che torna alla ribalta come presentatore di nuova clientela.

Massimo Lucidi e il processo sui fondi neri degli ex servizi segreti

Ricordiamo infatti, per dovere di cronaca, che Massimo Lucidi venne ascoltato come testimone nel processo sui fondi neri degli ex servizi segreti civili, perché quando era direttore della filiale Carimonte di via Quintino Sella di Roma (oggi filiale della Banca Popolare del Lazio) – aveva presentato alcuni soggetti, appartenenti al Sisde, che depositarono miliardi delle vecchie lire, soprattutto in contanti con bancanote nuove di zecca fascettate Banca d’Italia sui propri conti personali. Soggetti poi condannati per essersi appropriati indebitamente di soldi dello Stato.

Il video servizio su Banca Popolare del Lazio (2 puntata) andato in onda il 20/12/2018 a Officina Stampa

La Protercave SpA e gli affidamenti milionari tra Popolare del Lazio e Banca Popolare di Spoleto

Nel 2012, dunque, la Protercave, con sede a Perugia, amministrata da G.C., non appena aperti i conti alla Banca Popolare del Lazio chiede un affidamento per 1.600.000 euro, tra scoperto di conto corrente ed anticipo fatture che il consiglio di amministrazione della Banca decide di accordare nella misura ridotta di 1.200.000 euro, limitando l’anticipo fatture.

Una società, la Protercave Spa che nasce a novembre del 2010 a seguito della variazione di denominazione e della forma giuridica della precedente Proter Srl e che al momento della variazione presenta un capitale pari ad un milione e seicentomila euro, la stessa cifra richiesta inizialmente come affidamento alla Popolare del Lazio.

L’amministratore di Protercave anche consigliere di amministrazione di Popolare di Spoleto

Da rilevare, inoltre, che G.C. contemporaneamente al ruolo di amministratore della Protercave riveste anche il ruolo di Consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Spoleto, successivamente commissariata dalla Banca D’Italia.

E solo l’anno prima, siamo nel 2011, la Banca Popolare di Spoleto aveva già accordato alla società Protercave Spa la concessione di un mutuo ipotecario fondiario di complessivi tre milioni e cinquecentomila euro per la durata di 15 anni, oltre ad aver rinnovato gli affidamenti in essere fino alla data del 31 luglio 2012 per un totale di 1.105.000,00 euro di cui: 1.100.000,00 euro sotto forma di SBF (fido da revocare all’erogazione del mutuo di 3.500.000,00 euro e 5mila euro sotto forma di apertura di credito in conto corrente.

Operazioni bancarie garantite anche da fideiussione di Franco Chiocci e G.C., azionisti di maggioranza di Protercave Spa.
La Banca Popolare di Spoleto rinnova inoltre i fidi per complessivi 95.072,00 euro sulla posizione personale di G.C.

Dai fatti appena narrati si delinea un quadro che nel 2012 vede la Banca Popolare del Lazio aprire un conto e concedere affidamenti per oltre un milione di euro alla società Protercave Spa che proprio a luglio del 2012 ha necessità di coprire 1 milione e centomila euro di affidamenti presso la Popolare di Spoleto per poter accedere al mutuo di 3.500.000,00 euro.

Il figlio di Massimo Lucidi assunto alla Popolare di Spoleto filiale di Roma Prati

E sempre in quel mese di giugno del 2012, Fabrizio Lucidi, figlio di quel Massimo Lucidi all’epoca direttore generale ed oggi amministratore delegato di Banca Popolare del Lazio che aveva presentato Protercave Spa, viene assunto quale direttore della filiale proprio della Banca Popolare di Spoleto e non di una filiale qualunque, bensì della filiale di Roma Prati, zona che tra l’altro evitava al giovane residente a Roma di subire sfiancanti spostamenti per raggiungere il posto di lavoro.




Castel Gandolfo, prevenzione tragedie familiari: l’amministrazione Monachesi abbraccia il modello “Pisa” del prefetto Tagliente

Oggi alle 17 presso l’aula consiliare del Comune di Castel Gandolfo l’incontro dibattito

CASTEL GANDOLFO (RM) – Conto alla rovescia per il primo incontro in vista del “Premio Castel Gandolfo 2019” che ha come tema “La persona umana come valore fondante del nostro ordinamento Costituzionale”.

Il video servizio trasmesso nella puntata del 24/01/2019 di Officina Stampa

L’incontro dibattito, promosso dagli organizzatori del prestigioso Premio Castel Gandolfo Chiara Rai e Maria Grazia Piccirillo e dal Comune di Castel Gandolfo, si terrà oggi, alle ore 17:00 presso l’aula consiliare del Comune di Castel Gandolfo e vedrà un relatore d’eccezione un funzionario dello Stato che nel corso del suo percorso professionale ha tenuto in cima alla scala dei valori la persona umana. Si tratta di Francesco Tagliente, già questore di Roma e Firenze, prefetto di Pisa e presidente del “Servizio di ascolto e sostegno dei soggetti che si trovano in situazioni di disagio originate da motivi economici…” da lui istituito e sperimentato con successo nella città toscana. E per questa sua sensibilità istituzionale lo scorso anno gli è stato consegnato il Premio Castel Gandolfo.

Il modello toscano del prefetto Tagliente

Il suo “modello toscano” potrebbe essere “adottato” anche nel Lazio. Attesa la partecipazione degli amministratori dell’area castellana affinché possano considerare di abbracciare uno strumento concreto che ha aiutato tante famiglie in crisi. All’incontro saranno presenti alcuni componenti del Servizio di ascolto e sostegno delle “persone” in difficoltà. Prevista la partecipazione dello psichiatra neuroscienziato Pietro Pietrini ora direttore della Scuola Imt alti studi di Lucca, socio fondatore della Società Italiana di Neuroetica; l’avvocato Giuseppe Mazzotta Presidente Unione Giuristi Cattolici di Pisa; Paolo Giusti di Pontedera, responsabile sportello di ascolto della Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura; Antonio Cerrai, presidente del Comitato provinciale CRI di Pisa; Romano Pucci, presidente Confartigianato Pisa, tutti già componenti del Servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari. Sarà presente anche il Sindaco di Castel Gandolfo Milvia Monachesi e il Presidente della Banca Bcc Castelli Romani e del Tuscolo Domenico Caporicci. Invitati anche i sindaci del territorio dei Castelli Romani