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Editoriali

Covid, contagi oltre 19mila. Il Prefetto Tagliente interviene sul sistema scuola e spostamenti su mezzi pubblici

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Continuano a salire i contagi per Covid in Italia: secondo il bollettino del ministero della Salute l’incremento nelle ultime 24 ore è di 19.143, individuati con 182.032 tamponi, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza. Il totale dei contagiati – comprese vittime e guariti – sale a 484.869. In calo invece l’incremento delle vittime, 91 in un giorno (ieri erano 136) che portano il totale a oltre 37mila (37.059).

Su 6.628 posti di terapia intensiva oggi disponibili in Italia il 15% è occupato da pazienti Covid, percentuale che scende all’11% se si considerano anche gli ulteriori 1.660 posti letto attivabili con i ventilatori che sono già stati distribuiti alle regioni.
Il dato è contenuto nel report settimanale del Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri dal quale emerge che la regione con la percentuale più alta di pazienti in terapia intensiva – rispetto ai posti a disposizione – è l’Umbria, che ha un tasso di occupazione al 27,85%. Subito dopo c’è la Campania (21,71%) e la Sardegna (20,69%). In Lombardia la percentuale è al 15,69% mentre il tasso più basso si registra in provincia di Trento, con l’1,96%.

Il Prefetto Francesco Tagliente, già Questore di Roma e Firenze è intervenuto con una lunga nota su quella che ritiene un’attenta riflessione sull’opportunità di nuova diversa organizzazione delle attività didattiche.

Il Prefetto Francesco Tagliente

Ecco la nota del Prefetto Francesco Tagliente

“Non giriamo troppo intorno al problema. C’è un incremento drammatico del numero dei morti con gli ospedali di alcuni territori al collasso. E’ ora di riflettere attentamente sulla necessità di disporre la didattica a distanza e la massima diffusione possibile dei tamponi rapidi. Proviamo a riflettere insieme sulla nuova organizzazione delle attività didattica.

Il sistema scuola sta funzionando? E lo spostamento di migliaia di studenti sui mezzi pubblici, necessari per raggiungere i propri istituti scolastici? Dalla esperienza di questi primi giorni, risulta sempre possibile far rispettare il distanziamento fisico tra i ragazzi nelle le fasi di ingresso e di uscita dalle scuole?

In tutto il Paese, sono moltissimi i casi di positività al coronavirus tra personale scolastico, insegnanti e studenti. Diverse scuole sono state chiuse o con classi in quarantena per dei casi positivi tra studenti o personale. Solo nel Lazio Il report sull’attività di sorveglianza nelle scuole ha indicato che le Asl sono intervenute in 1.077 istituti. Le scuole con focolaio sono state 75. Il totale dei casi positivi riscontrati, ad oggi sono sono stati, cica 2.500 di cui oltre 2.000 studenti, in prevalenza nelle scuole secondarie superiori e 361 docenti e 112 tra personale amministrativo e addetti alle pulizie.

Penso che sia necessaria un’attenta riflessione proprio sull’opportunità di nuova diversa organizzazione delle attività didattiche. Proviamo a fornire un contributo del vissuto quotidiano:

  • Pensiamo ad una famiglia media: Genitori che lavorano e due figli in età scolastica che frequentano istituti diversi- Uno dei figli sa che un compagno X ha avuto contatti con un positivo Y; finchè il compagno X non viene sottoposto a tampone (richiamato dalla ASL o volontario) e non riceve l’esito positivo la classe non viene avvisata; ove il compagno X ricevesse l’esito positivo sarà poi tenuto ad avvisare la scuola per intercettare i contatti diretti; solo a questo punto verranno sottoposti tutti a quarantena quali contatti diretti del positivo. Tutti gli alunni della classe, divenuti a loro volta contatti diretti, saranno sottoposti a tampone; intanto gli alunni della classe in quarantena stanno a casa ma con fratelli a scuola e genitori a lavoro. Se l’esito del tampone dell’alunno in casa in quarantena risultasse positivo, l’alunno probabilmente avrà contagiato genitori e fratelli che frequentando rispettivamente lavoro e scuola a loro volta potrebbero aver contagiato altri e così via. Poiché il virus è anche asintomatico – e ne abbiamo i risconti – appare di tutta evidenza che questa organizzazione delle attività didattiche alimenta i contagi.
  • Se poi consideriamo che vi è giustamente l’obbligo di mantenere le finestre spalancate, non meraviglia che alunni che possono si portino anche i plaid da casa o una maglia di lana sotto la felpa. Con queste condizioni non meraviglia il fatto che alcuni si prendano il raffreddore.
  • Ci sono alunni che hanno a casa genitori o fratelli in quarantena perché hanno avuto contatti con positivi; i contatti dei contatti non vanno in quarantena, quindi continuano a frequentare la scuola.
  • Anche se la scuola ha dei casi di contagi, l’educazione fisica si continua a fare in palestra chiusa senza mascherina.
  • E’ bene sapere che gli stessi studenti di alcuni licei di Roma si ribellano ad una situazione palesemente sfuggita di mano

Spero che questo contributo faccia aprire gli occhi e far prendere una decisione… finché si è in tempo”.

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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