Emilia e Romagna, trivellazioni: tutti contro

 

di Andrea Barbi

 
ARGENTA (FE) –  “Vogliamo ribadire con forza la nostra posizione contraria alla prospezione geologica finalizzata all’estrazione di idrocarburi nell’area delle Valli di Comacchio e nel territorio del comune di Argenta”. Così il sindaco di Argenta Antonio Fiorentini, spiega qual è la posizione dell’Amministrazione in merito all’istanza di prospezione geofisica nel permesso “La Stefanina” presentato da Aleanna Resources.
In merito la giunta ha presentato un odg dello stesso segno in cui esprime “parere negativo, per tutte le considerazioni espresse in narrativa, quale espressione della volontà di un’intera comunità, al rilascio del permesso di ricerca in questione. L’esigenza primaria di tutela del territorio e del paesaggio agrario e naturale del Comune di Argenta, non puo in alcun modo conciliarsi con la possibile futura ricerca di idrocarburi a cui è direzionata la prospezione geofisica oggetto della domanda di Via”. Inoltre, “si impegna a conferire mandato al sindaco per l’adozione di ogni atto che si renda necessario per ribadire tale parere” e “dispone di trasmettere copia del presente atto al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare quale autorità competente del procedimento”. Infine, l’odg prevede che “tutte le informazioni e documenti su tale istanza siano rese pubbliche e fruibili alla cittadinanza nel più breve termine attraverso i canali istituzionali”.
Quello dei permessi per la ricerca della presenza di idrocarburi nel sottosuolo dell’Emilia e della Romagna è un argomento che ha creato molte polemiche fin da quando con decreti ministeriali, tra il 2015 e il 2016 il governo ha dato il via libera ad alcune società tra le quali Aleanna Resources e la nostra Eni di procedere. Se si dovesse rilevare una presenza importante di gas naturale in un’area di circa 80 km quadrati tra le province di Ferrara e Ravenna, in questa zona inizierebbero le operazioni di estrazione: grandi trivelle, gasdotti e piazzali verrebbero costruiti qua e là nel comprensorio del parco regionale del delta del Po, che è stata riconosciuta come sito MAB dall’Unesco, che ne decreta la sua importanza paesaggistica e ambientale. Questo angolo d’Italia al confine tra la terra e il mare è infatti unico per la sua flora e la sua fauna. Tantissime specie di volatili nidificano proprio qui, per non parlare dei pesci il cui esemplare più rappresentativo è sicuramente la famosa anguilla di Comacchio. Paludi, sacche e boschi si alternano a campi coltivati. Un equilibrio tra natura e attività umana molto fragile.
Tutto questo è in balia di un’attività come quella estrattiva che oltre a danneggiare il paesaggio con le trivelle implica una grande produzione di rifiuti speciali. Fanghi industriali che devono essere trasportati e smaltiti. A tal proposito abbiamo intervistato Marco Chiarini, assessore alle politiche ambientali del comune di Argenta e responsabile del medesimo incarico presso per “l’Unione dei comuni valli e delizie” che ci ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
“Per quanto riguarda le attuali operazioni svolte nel nostro territorio con lo scopo di rilevare eventuali giacimenti di gas naturale, posso garantire che non sono operazioni invasive per il nostro territorio e per la popolazione che vi risiede. Non si tratta infatti di trivellazioni, ma segnali elettromagnetici che, tramite apposite sonde montate su camion, vengono mandati nel terreno per poi rilevarne il tempo e l’entità del ritorno. Si parla quindi di un processo che è soltanto all’inizio. Anche se dovessero rilevare la presenza di idrocarburi ci vorranno anni prima che inizino le operazioni di estrazione. Tuttavia, parlando a nome non soltanto del consiglio comunale di Argenta, ma anche per conto dell’Unione dei comuni valli e delizie, siamo assolutamente contrari ad una eventuale installazione di trivelle sul nostro territorio. I motivo di questa contrarietà che rappresenta l’opinione di tutta la cittadinanza risiede in diverse motivazioni. Tanto per iniziare i rischi sono maggiori degli eventuali benefici al quale il nostro territorio verrà  esposto. In termini di opportunita’ lavorative l’attività estrattiva non porterà nessuna nuova occasione lavorativa per i nostri concittadini; le aziende porteranno le loro risorse lavorative da fuori e i camion che trascorreranno il materiale di scarto delle trivellazioni, i fanghi che sono rifiuti speciali da trattare appartengono ad aziende specializzate, essendo un tipo di trasporto che richiede una apposita attrezzatura, che anch’esse utilizzano già una manodopera che non risiede sul territorio. Questo a fronte di un rischio sismico dovuto alle operazioni estrattive per il quale nessuno può garantirci di stare tranquilli. Di fatto se l’attività provoca terremoti lo sapremo solo qualora avverranno terremoti. Inoltre a livello paesaggistico consideriamo un controsenso il fatto che in una zona di circa 80 km quadrati che in gran parte appartiene al parco regionale del delta del Po inserito dall’Unesco tra i siti MAN, ovvero tra i siti di grande interesse naturale e faunistico per l’umanità, il paesaggio venga deturpato dalla costruzione di grandi trivelle. Per non parlare dell’impatto che un elevato traffico di mezzi pesanti può avere su un ecosistema fragile e delicato come il nostro, pieno di paludi e vegetazione che ospita una varietà davvero notevole e unica in Italia di volatili di ogni specie, alcune anche protette dal wwf perché a rischio di estinzione. Tanto che gli appassionati di birdwatching, di fotografia e di pesca considerano i nostri luoghi come meta ideale per passare giorni di vacanza rilassanti coltivando i loro hobby, intervallando queste attività con visite nei tanti siti di interesse storico culturale come le antiche ville dei fichi d’Este, i siti archeologici etruschi e una pausa da dedicare alla buona cucina in uno dei tanti agriturismi che offrono delizie culinarie tipiche, oltre ad attività sportive come equitazione, tennis e nuoto in piscina. Tutte le forze politiche e l’intera popolazione dei territori interessati a questo scempio sono concordi nel pensare che sia meglio sfruttare il nostro territorio dal punto di vista naturale per favorire il turismo votato alla tutela ambientale e storico-culturale. Mantenendo così quel difficile e spesso precario equilibrio tra attività umane e ambiente che con una agricoltura sostenibile siamo riusciti a mantenere. Vogliamo puntare all’energia proveniente da fonti rinnovabili, settore nel quale molti imprenditori locali e privati cittadini hanno investito in questi ultimi anni, costruendo impianti per le biomasse e impianti fotovoltaici, anche grazie a fondi europei. Consideriamo per tanto inaccettabile che il governo abbia accettato di dare i permessi per una attività estrattiva che risulta invasiva, obsoleta e paradossale rispetto agli obiettivi che le amministrazioni locali si sono date.”