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Endometriosi, continua il percorso verso la legge 4.0 di Michela Califano

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Importante incontro presso l’Universitร  degli studi internazionali di Roma

โ€œ๐ธ๐‘›๐‘‘๐‘œ๐‘š๐‘’๐‘ก๐‘Ÿ๐‘–๐‘œ๐‘ ๐‘–. ๐ผ๐‘™ ๐‘‘๐‘œ๐‘™๐‘œ๐‘Ÿ๐‘’ ๐‘–๐‘›๐‘ฃ๐‘–๐‘ ๐‘–๐‘๐‘–๐‘™๐‘’โ€ questo il titolo dell’evento che si รจ tenuto lo scorso venerdรฌ all’Universitร  degli studi internazionali di Roma a cura della Commissione Terza Missione di ateneo e del Centro di Ricerca DRC – Disability Research Centre.

“๐ถ๐‘œ๐‘›๐‘œ๐‘ ๐‘๐‘’๐‘Ÿ๐‘’ ๐‘๐‘’๐‘Ÿ ๐‘๐‘Ÿ๐‘’๐‘ฃ๐‘’๐‘›๐‘–๐‘Ÿ๐‘’ ” il messaggio fondamentale alla base dellโ€™incontro.

Prezioso lโ€™intervento del ginecologo e esperto in endometriosi Fiorenzo De Cicco Nardone che ha spiegato quelle che sono le caratteristiche principali della malattia e che ha sottolineato quanto sia importante ascoltare il proprio corpo quando manda dei segnali.

Ad intervenire anche Alessandro Frolli, neuropsichiatra infantile, docente e direttore del Centro di Ricerca sulle disabilitร  DRC UNINT e Michela Califano, consigliera in Regione Lazio, e prima firmataria della legge โ€˜Endometriosi 4.0โ€™.

Michela Califano Consigliere in Regione Lazio e prima firmataria della proposta di legge sull’endometriosi che porta il suo nome

Di gran valore la testimonianza della studentessa Francesca Volpe che ha permesso di toccare con mano gli effetti dellโ€™endometriosi sulla vita quotidiana e le sue ripercussioni dal punto di vista psicologico e sociale. Lโ€™impatto del dolore cronico รจ stato rappresentato anche attraverso la realtร  virtuale, grazie ad un esperimento condotto dallโ€™esperto Marco Borgese e che ha visto protagonista proprio la studentessa.

Lโ€™intero incontro รจ stato moderato da Sara Rizzo sociologa, docente e coordinatrice del Centro di Ricerca sulle disabilitร  DRC UNINT e da Chiara Rai, giornalista de Il Messaggero e direttore de L’Osservatore d’Italia e si รจ concluso con unโ€™interessante sessione di domande e risposte.

Costume e Societร 

โ€œCaccia allโ€™uomo. Cesare Battisti una vita in fugaโ€: su Rai 3 la docufiction sul terrorista pluriomicida

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Saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti

Andrร  in onda il 1ยฐ aprile in prima serata su Rai 3 โ€œCaccia allโ€™uomo. Cesare Battisti una vita in fugaโ€, la docufiction coprodotta da Rai Fiction e Indigo Stories per la regia di Graziano Conversano che racconta la fine della fuga lunga trentasette anni e lโ€™arresto dellโ€™ex terrorista pluriomicida Cesare Battisti.

Una grande โ€œcaccia allโ€™uomoโ€, frutto di una operazione internazionale che grazie alla costanza della Polizia di Stato e alla collaborazione delle forze dellโ€™ordine boliviane, ha cosรฌ reso giustizia alle vittime e ai loro parenti, con la condanna allโ€™ergastolo in via definitiva in Italia, per quattro omicidi compiuti negli anni Settanta.

Trentasette anni tra Europa e Sud America, polemiche, intercettazioni e pedinamenti, durante i quali Battisti ha sempre trovato il modo di sottrarsi alla giustizia. Fino al 12 gennaio del 2019. Viene arrestato a Santa Cruz de la Sierra da una squadra speciale dellโ€™Interpol formata da poliziotti italiani e boliviani. Al momento del fermo ha 64 anni, era in fuga piรน o meno dal 13 dicembre, quando la Corte Suprema del Brasile, paese in cui viveva dal 2004, ne aveva ordinato lโ€™arresto in vista di una possibile estradizione in Italia, negata in precedenza dallโ€™ex Presidente Luiz Inรกcio Lula da Silva.

In Caccia allโ€™uomo saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti: non solo strategia investigativa, tecnologia e mezzi innovativi, ma anche le emozioni di chi quotidianamente compie con abnegazione e grande professionalitร  il proprio mestiere nell’ombra. Una ricerca incessante, serrata e densa di colpi di scena per scovare il latitante in un territorio sconfinato del Sud America, con poche tracce da seguire, fatta da uomini e donne dello Stato abituati a lavorare lontano dai riflettori, con dedizione e spirito di gruppo.

Le testimonianze e le ricostruzioni dei poliziotti che hanno condotto le ricerche negli ultimi anni della sua clandestinitร  – Eugenio Spina, Giuseppe Codispoti, Emilio Russo e Cristina Villa – ci guidano in tutte le complesse fasi dellโ€™operazione.

Caccia allโ€™uomo ripercorre le contraddizioni dellโ€™Italia degli anni di piombo, i complicati rapporti diplomatici tra i paesi coinvolti, ricostruisce le tante maschere e le mille vite di Battisti anche attraverso le testimonianze dei protagonisti di quegli anni e dei parenti delle vittime: Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi Torregiani, il gioielliere ucciso in un agguato dei PAC perchรฉ ritenuto un โ€œgiustiziere di proletariโ€, e Maurizio Campagna, fratello di Andrea Campagna, il giovane agente della Digos freddato da cinque colpi di pistola alla schiena esplosi proprio da Battisti. E ancora, Arrigo Cavallina, lโ€™ex terrorista fondatore dei Proletari Armati per il Comunismo, Michele Valsenise, ambasciatore dโ€™Italia in Brasile tra il 2004 e il 2009, lo storico Alessandro Giacone, i giornalisti Giovanni Bianconi e Carlo Bonini.

A corredo della narrazione materiale esclusivo fornito dalle forze dell’ordine: interviste agli investigatori e documenti che ricostruiscono la storia criminale di Cesare Battisti e la sua latitanza.

Caccia allโ€™uomo. Cesare Battisti una vita in fuga รจ prodotto da Rai Fiction e Alessandro Lostia per Indigo Stories. Regia di Graziano Conversano; soggetto e sceneggiatura Giovanni Filippetto e Jan Ronca; direttore della fotografia Luigi Montebello; scenografia Barbara Vandi, Emanuela Rota; costumi Daniela Guastini; montaggio Michele Castelli; musiche Giorgio Spada; casting My casting; aiuto regia Adriano Candiago; fonico Davide Pesola; direttore di produzione Luca Guerra; produttore esecutivo Andrea Magnaschi; produttore RAI Lorenza Bizzarri.

Cast artistico: Andrea Cagliesi (Cesare Battisti); Alessandra Cheli (Cristina Villa); Martino Dโ€™Amico (Emilio Russo); Rosario Terranova (Giuseppe Codispoti).

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Cronaca

Brigate Rosse, la Francia dice no all’estradizione di 10 terroristi

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Enrico Galmozzi, fondatore di Prima Linea: ‘Che goduria!’

La Cassazione francese ha confermato il rifiuto della Francia all’estradizione dei 10 Br degli anni di piombo in Italia.

ย “La Corte di Cassazione – si legge nel dispositivo annunciato oggi a Parigi sull’estremo ricorso contro il rifiuto di estradare i 10 ex Br in Italia – respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello,ย ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti”.ย La Cassazione conclude che “il parere sfavorevole sulle richieste sfavorevoli alle richieste di estradizione รจ, in considerazione di ciรฒ, definitivo”.

Il rifiuto di accogliere il ricorso alla Corte di Cassazione sull’estradizione di 10 ex militanti di estrema sinistra italiani, in gran parte ex delle Brigate rosse, rifugiati in Francia dopo gli “anni di piombo”, era atteso.

Per i 10 , di cui 8 uomini fra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi, e 2 donne (le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli), il tribunale francese aveva giร  negato, il 29 giugno dello scorso anno, l’estradizione chiesta dall’Italia. La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva perรฒ affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”. Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rรฉmy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerร . Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.

“Quanto mi fa godere la Cassazione francese…”. Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all’estradizione dei 10 ex Br degli anni di piombo in Italia. Galmozzi รจ stato condannato per gli omicidi dell’avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta.

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Cultura e Spettacoli

La rivelazione ipotizzata da Oreste Ruggiero. La madre di Leonardo da Vinci era una schiava dellโ€™Est!

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Il grande Carlo Pedretti, a cui va dato il merito di avere fatto conoscere e amare Leonardo da Vinci dal grande pubblico, e col quale ho avuto lโ€™onore di collaborare e confrontarmi negli ultimi anni della sua vita, mi diceva:

โ€œSe trovi la parola โ€œscopertaโ€ in uno dei miei scritti – e ne aveva scritti davvero tanti – pago quello che crediโ€.

Questo stava a significare il valore attribuito alla ricerca scientifica, fondata su atti certi e documenti di archivio o testimonianze, che caratterizzava senza flessioni la sua immensa bibliografia su Leonardo.

Alberto Angela con Carlo Pedretti

Si puรฒ dire che lโ€™amico Pedretti โ€œtolleravaโ€ il mio approccio โ€œintuitivoโ€, comunque frutto di studi e ricerche seppure non probanti, in quanto ero anche architetto, artista e pertanto in qualche modo โ€œdominatoโ€ dalla fantasia e dalla creativitร ; valori che Pedretti ammirava come qualitร  e di cui era ricco nello spirito e nelle capacitร  manuali.

Ma, altrettanto, nel profondo, Carlo Pedretti era affascinato dagli studi di iconologia-iconografia, il metodo che individua oltre la tecnica esecutiva (che spesso annoia gli studenti e il grande pubblico), il significato e il messaggio di unโ€™opera (in cui generosamente mi definรฌ โ€œamico e collega particolarmente preparatoโ€), tanto da scrivere un articolo nel 1994 dal titolo emblematico โ€œlโ€™iconografia, o lโ€™iconologia, una disciplina  che รจ andata eclissandosi durante lโ€™ultimo ventennioโ€.

Perchรฉ dico questo? Perchรฉ per anni da chi era vicino a Pedretti, e si reputava suo erede intellettuale (ed erano davvero tantiโ€ฆ) sono stato snobbato perchรฉ alla base delle mie ricerche non cโ€™erano documenti โ€œscopertiโ€ in qualche archivio; tanto da indurmi infine a โ€œraccontareโ€ le mie teorie (che venivano definite โ€˜congettureโ€™, sebbene frutto di studi e confronti, e come tali ignorate dal mondo degli studiosi identificati col metodo scientifico), in forma romanzata.

Oggi mi salta inevitabilmente agli occhi la parola โ€œrivelazioneโ€ che accompagna sulla stampa nazionale e internazionale il โ€œromanzoโ€ di Carlo Vecce โ€œIl sorriso di Caterina – La madre di Leonardoโ€ in cui si โ€œscopre e rivelaโ€ che la madre di Leonardo, Caterina, era una schiava dei paesi dellโ€™Est, in particolare del Caucaso, rapita da pirati commercianti di schiavi sulle coste del Mar Nero.

Senza nulla togliere a Carlo Vecce come studioso e collaboratore stimato in tanti lavori di Carlo Pedretti, che non รจ stato citato fra tanti altri nei ringraziamenti in calce al libro, egli basa il suo romanzo su un documento dโ€™archivio in cui il notaio Piero da Vinci, comunemente ritenuto il padre di Leonardo, redigeva lโ€™atto di liberazione dalla schiavitรน di Caterina. Da questo ad asserire che quella Caterina fosse la madre di Leonardo e che fosse lโ€™amante (o peggio il sollazzo sessuale come emerge in alcune riviste) del notaio Piero da Vinci, il terreno scivola, nel secondo caso tristemente, dal piano scientifico a quello congetturale.

Allora la parola โ€œrivelazioneโ€ per onestร  intellettuale dovrebbe essere rivista; ma soprattutto, se siamo nellโ€™ambito della โ€œintuizioneโ€, quella di Carlo Vecce allora non ha la primogenitura.

Perchรฉ asserisco questo? Perchรฉ la prima ipotesi che la madre di Leonardo dal nome Caterina fosse una schiava risale a Renzo Cianchi, non citato, che in un saggio pubblicato dal figlio Francesco nel 2008, dal titolo inequivocabile โ€œLa madre di Leonardo era una schiava?โ€, ipotizzรฒ questa tesi.

Ma ben oltre10 anni prima del libro di Carlo Vecce, nel 2012, lโ€™ipotesi che la madre di Leonardo fosse una schiava dellโ€™Est, unโ€™ancella del tempio dellโ€™Isola dei Serpenti nel Mar Nero, proveniente ancora da piรน lontano e rapita da pirati, appartiene al mio libro โ€œLa madre di Leonardo – Schiava e deaโ€. In quel libro, sempre in chiave romanzata ma non del tutto inattendibile, ipotizzo che il padre Piero non fosse il notaio da Vinci, prestatosi alla copertura del piรน importante personaggio, ma Piero deโ€™Medici, il padre di Lorenzo il Magnifico (del resto anche Cosimo deโ€™Medici, padre di Piero e nonno di Lorenzo deโ€™ Medici ebbe un figlio proprio da una schiava circassa). Andrebbe maggiormente indagata a riguardo la frase, e il suo significato, che Leonardo, abbandonando Roma deluso da Giuliano deโ€™ Medici e da Papa Leone X Medici, scrisse con amarezza: โ€œI medici mi crearono e mi distrusseroโ€ฆโ€

Ma, se non bastasse, ho ripreso questa ipotesi nel libro del 2017 โ€œNoi siamo Leonardo?โ€ dove in modo ancora piรน preciso e anticipatore rispetto alla โ€œrivelazioneโ€ di Carlo Vecce ipotizzo la provenienza di Caterina, la madre di Leonardo, dal Caucaso.

In entrambi questi volumi non ebbi lโ€™accortezza di citare lo studio di Renzo Cianci, ma si trattava di romanzi puri e non anticipati come โ€œrivelazioneโ€ storica, e comunque ebbi modo di scusarmene con la signora Cianchi correndo ai ripari nella mia pubblicazione del 2020 โ€œIl Misticismo di Leonardo da Vinci (uomo senza lettere e fede) dialogo con Carlo Pedretti e altriโ€ dove ripropongo il tema del rapporto formativo fra Leonardo e la madre (la schiava circassa) Caterina.

Perchรฉ ho fatto queste precisazioni? Perchรฉ quando si sviluppa un romanzo su un tema giร  scaturito dalla fantasia di altri, magari scrivendolo forse anche meglio e piรน ricco di particolari, ritengo sia comunque doveroso citare chi ha giร  trattato lโ€™argomento e il tema che ne costituisce la base o lโ€™essenza creativa: in questo caso che la madre di Leonardo fosse una schiava dellโ€™Est e che avesse avuto, per le sue origini e sapere, una grande influenza, fino ad essere identificata nella Gioconda (come sosteneva Freud) per la grandezza di Leonardo, uomo universale.

Ma soprattutto intendo stavolta, dopo tanti anni di studi, โ€œmettere le mani avantiโ€ per quanto potrร  servireโ€ฆ, almeno su altre quattro probabili future โ€œRIVELAZIONIโ€ da parte di altri autori, che elenco di seguito e sulle quali fino ad ora, lo stesso gruppo che ha partecipato al lavoro di Carlo Vecce, ha assunto negli anni uno sprezzante, silenzioso distacco.

Il primo argomento, come scrivo in โ€œLโ€™altro Leonardo – I mostri e la bellezza di Da Vinciโ€ del 2009, รจ che le principali opere di Leonardo, fra cui La Gioconda e il San Giovanni Battista, se specchiate, contengono al loro interno immagini allโ€™insegna della teoria dellโ€™armonia degli opposti e rispettivamente una Gargoyle (e altro ancoraโ€ฆ) e un Bafometto, quali anticipazioni di quelle anamorfosi che, come ricorda Pedretti, Leonardo sviluppรฒ sul finire della vita.

Il secondo argomento รจ il contenuto del libro โ€œLeonardo da Vinci e il (disegno del) territorio viventeโ€ del 2013, dove sostengo che quel disegno non รจ una semplice rappresentazione topografica di un paesaggio ma contiene al suo interno un elaborato messaggio frutto di figure nascoste nelle rocce, simile allโ€™antica tecnica cinese, e quindi eseguito, con riflessione e meditazione, in piรน tempi. Riscontro con soddisfazione che durante il recente restauro dellโ€™opera presso lโ€™Opificio delle Pietre Dure di Firenze รจ emerso che il disegno รจ stato eseguito in piรน tempi e con piรน inchiostri e non รจ un disegno realizzato, pertanto, durante un viaggio e in pochi minuti come asserivano con determinazione vari studiosi.

ย Il terzo argomento, รจ riferito alla scultura dellโ€™Angelo Annunciante di San Gennaro che Carlo Pedretti nel 1999 attribuรฌ al giovane Leonardo da Vinci. Dopo la scomparsa di Pedretti mi occupai come promotore e coordinatore del restauro dellโ€™opera, generosamente finanziato da comuni amici Russi. Allโ€™epoca, era il 2019, fui diffidato ย dal โ€œlegareโ€ lโ€™opera al nome di Leonardo in quanto dal restauro avrebbe potuto emerge, tratti in inganno da maldestre ridipinture settecentesche, che la scultura fosse di tale epoca con grande conseguente discredito per lโ€™intuizione โ€œerrataโ€ di Pedretti. Andai avanti con la mia convinzione, in linea con quella di Pedretti, ed emerse inequivocabilmente dal magistrale restauro eseguito dallโ€™Opificio delle Pietre Dure che lโ€™opera era quattrocentesca, di ricca finitura ed eseguita da mano esperta e veloce.

Lโ€™Angelo annuncianteโ€ della Pieve di San Gennaro in Lucchesia

 Questo andava a confermare la mia teoria che lโ€™opera potesse appartenere, andando cosรฌ oltre Pedretti, a Leonardo in etร  matura, eseguita durante i suoi sopralluoghi a San Gennaro e dintorni per la realizzazione della mappa (oggi a Windsor) funzionale agli studi per la deviazione del fiume Arno fra il 1503-1504.

Successivamente questa tesi, circa lโ€™appartenenza dellโ€™opera a Leonardo adulto, รจ stata suffragata da una testimonianza di persona la quale, allora giovanissima, ricordava esattamente e dichiarava che negli anni 40โ€™-50โ€™ la mano destra dellโ€™Angelo, non ricostruita dallโ€™Opificio per mancanza di documentazione scientifica riguardo la postura delle dita mancanti, era con lโ€™indice disteso, โ€˜tipicoโ€™ del gesto nellโ€™arte di Leonardo; esattamente come ipotizzavo nel mio libro โ€œSe fosse un indice che รจ Leonardoโ€ del 2019.

Ma anche desidero anticipare la possibile โ€œfutura rivelazioneโ€ che lโ€™Angelo Annunciante attribuito a Leonardo appartenga ad un gruppo scultoreo dellโ€™Annunciazione, come ho ipotizzato nel mio libro โ€œLโ€™enigmatica Madonna del Parto di San Gennaro – Una singolare Annunciazione fra Leonardo e Piero della Francescaโ€ del 2021, e come emerse da documenti di archivio del 1646 e del 1933, questโ€™ultimi da me ritrovati nella Pieve di San Gennaro, assieme al Parroco Don Cyprien Mwiseneza.

Il quarto argomento รจ il rapporto fra Leonardo da Vinci e la religione. Diceva Carlo Pedretti: ยซI grandi interpreti del pensiero e dellโ€™indole di Leonardo, che si sono avvicendati negli ultimi centocinquantโ€™anni, hanno sempre evitato di prendere di petto il problema del rapporto di Leonardo e della sua arte con la religione. ร‰ un problema abbastanza scomodo, per non dire spinosoโ€ฆยป. Qualcosa a riguardo ho detto nel libro โ€œIDEA dopo โ€˜Li omini grossiโ€™ โ€œ, sperando in un mondo che possa andare oltre la grettezza degli uomini โ€œdi tristi costumiโ€, come li definiva Leonardo, cioรจ senza anima. Uno stato collettivo di frenesia, indolenza e rabbia, esploso violentemente dopo i melensi โ€œcinguettiiโ€ e abbracci virtuali durante il periodo pandemico.

Alla fine di questo exursus, consapevole di avere poco promosso il mio lavoro, trascinato sempre da nuove curiositร  e dallโ€™impegno anche in altre attivitร , come la rappresentazione artistica di questi studi, per cui continuo ad essere grato a Pedretti per la sue esaltanti parole a riguardo; spero di poter scongiurare che prossimamente mi possa ancora trovare di fronte a โ€œrivelazioniโ€ circa: 1_opere presenti nella Gioconda e nel San Giovanni Battista in ossequio alla teoria rinascimentale dellโ€™armonia degli opposti; 2_scoperta di figure presenti nelle rocce del disegno del paesaggio di Leonardo del 1473 (a riguardo qualcuno ha โ€œscopertoโ€ recentemente la presenza del volto di un leone al centro del disegno che illustrai anni e anni fa allโ€™Istituto di Cultura dellโ€™Ambasciata italiana di cultura a Vienna; 3_che la scultura dellโ€™Angelo di San Gennaro รจ di Leonardo da Vinci e  soprattutto di Leonardo maturo, come ho ipotizzato; 4_ che รจ opportuno occuparsi, con conseguente annuncio alla stampa internazionale, del rapporto fra Leonardo e la religione.

Ma ancora di piรน mi preme, senza nulla togliere alla riconoscenza per chi fa ricerche di archivio, preziose per le successive riflessioni (non dogmi: ai miei studenti ricordavo che spesso il mito รจ piรน veritiero della storia), che venga riconosciuto, accompagnato da profondi studi, il valore del metodo intuitivo. A riguardo cito Einstein quando affermava: โ€œLa mente intuitiva รจ un dono sacro e la mente razionale รจ un servo fedele. Abbiamo creato una societร  che onora il servo e ha dimenticato il donoโ€

Desidero terminare dedicando ai passati e futuri โ€œscopritori di idee altruiโ€ quanto di loro scriveva Leonardo da Vinci, definendoli โ€˜trombettiโ€™ con evidente rammarico e un pizzico di risentimento:

ยซCostoro vanno sconfiati e pomposi, vestiti e ornati non delle loro, ma delle altrui fatiche, e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati.ยป

Ma prendo ancora un piccolo spazio per manifestare la preoccupazione che anche nei confronti del mio prossimo libro, che amplia i temi del precedente e uscirร  a giorni, dal titolo โ€œLeonardo da Vinci โ€˜omoโ€™ postmoderno – Il vero volto di Leonardo?โ€ avvenga che qualche โ€œtrombettoโ€ possa scoprire, facendo sua lโ€™idea del libro rivisitata, il valore della โ€œfilosofiaโ€ di Leonardo (non quella comunemente intesa) e quanto essa possa essere oggi utile come una sorta di ereditร  per il genere umano o antidoto โ€œanti-nichilismoโ€.  Vorrei invece che qualcuno, magari con maggiore merito su quei temi, potesse poi approfondire e migliorare lealmente, o anche criticare, ma con onestร  intellettuale, quanto attraverso quellโ€™opera mi prefiggo di dire e raccontare.

Oreste Ruggiero, marzo 2023

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