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ESTATE E VOGLIA DI SPORT? PROTOCOLLO R.I.C.E. IN CASO DI TRAUMI

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Tempo di lettura 2 minuti Se non si ha una adeguata forma fisica si può incorrere in traumi di vario genere

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A cura della Dottoressa Marta Romagnoli – Fisioterapista

Con l’arrivo dell’ estate e delle vacanze ci ritroviamo un po’ tutti a voler fare un po’ di sport o a voler giocare una partitella con gli amici. Non ci sarebbe nulla di male se non fosse che proprio in queste occasioni andiamo incontro a traumi di varia entità più o meno gravi dovuti al fatto che non abbiamo un’adeguata forma fisica, non abbiamo fatto riscaldamento e non siamo abituati a fare stretching.

I traumi possono essere di vario genere:

Contusione: sono le lesioni più frequenti. Si tratta di versamenti di sangue sottocutanei o cutanei, causati principalmente da traumi da impatto, ad esempio nello scontro tra due giocatori. L’impatto provoca una lesione dei vasi sanguigni con versamento di sangue nel tessuto sottocutaneo.

Distorsione: si intende generalmente una lesione dell’articolazione della caviglia. Tuttavia le distorsioni possono interessare anche altre articolazioni come ad esempio il ginocchio. Una distorsione è uno stiramento o addirittura una rottura dei legamenti che avvolgono l’articolazione.

Le distorsioni della caviglia sono la conseguenza di una torsione involontaria del piede, ad esempio correndo o camminando su terreni sconnessi. I sintomi sono dolore acuto, gonfiore nella zona articolare e versamento di sangue.

Strappi e stiramenti: la brusca sollecitazione dell’apparato muscolo-tendineo (soprattutto se non si è fatto il riscaldamento) può causare uno stiramento delle fibre muscolari o tendinee e persino lacerarle. I sintomi vanno da un dolore acuto improvviso accompagnato da una riduzione della mobilità, nei casi più leggeri, fino a dolori molto acuti con perdita totale della mobilità e con versamento di sangue nel muscolo.

In queste occasioni quello che occorre fare subito è applicare il protocollo R.I.C.E.

R.I.C.E è un acronimo inglese e significa:

Rest (RIPOSO)

Ice (GHIACCIO)

Compression (COMPRESSIONE)

Elevation (ELEVAZIONE)

Il riposo, opportuno subito dopo la comparsa dei primi dolori, impedisce un ulteriore danneggiamento dei tessuti.

L’applicazione di ghiaccio o acqua fredda provoca una forte costrizione dei vasi sanguigni, riducendo così la migrazione dei mediatori chimici dell’infiammazione dai vasi sanguigni verso il tessuto infiammato. Il ghiaccio non deve essere mai applicato a diretto contatto con la pelle, poiché potrebbe causare un danno ai tessuti sottostanti, meglio avvolgerlo con un panno. Bisogna raffreddare la parte dolorante tenendo il ghiaccio per dieci minuti, toglierlo per dieci minuti e poi rimetterlo per altri dieci minuti, ripetendo l’operazione, fino ad arrivare ad un’ora. Nella fase acuta questo procedimento andrebbe ripetuto quattro o cinque volte.

Contemporaneamente si può applicare un bendaggio elastico compressivo per contrastare l’eventuale uscita di proteine e cellule dai vasi sanguigni.

Infine,tenendo sollevata la parte colpita si favorisce il ritorno del sangue verso il cuore, diminuendo di conseguenza il gonfiore.

 

Dott.ssa Marta Romagnoli
Fisioterapista

3281792352

www.centropsicologiacastelliromani.it
p.zza Salvatore Fagiolo n. 9 00041 Albano laziale

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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