Giappone

di Angelo Barraco
 
“Vorrei sfidare la mia gente, il mio Paese. Potrà sembrare arrogante, perché migliorare il passato in Italia e Giappone è molto difficile, ma Leonardo diceva che è triste quel discepolo che non sorpassa il maestro». Matteo Renzi, nella conferenza all'Università di Tokyo, ha tenuto un discorso tutto incentrato sul valore della cultura ma ha anche lanciato una sfida. «Vorrei dire agli studenti che noi contiamo molto sulla capacità della nuova generazione di considerare la cultura come qualcosa da far vivere», ha spiegato il premier proseguendo: «Fare meglio dei maestri è una grande è complicata sfida, ma essere uomini di cultura significa creare le condizioni per fare meglio del passato». Renzi ha anche ammesso: «Non è facile essere all'altezza della frase di Leonardo. Non è facile in politica, anche se in alcuni casi si può fare tesoro degli errori dei predecessori. In cultura fare meglio di ci ha preceduto è qua si eroico”. Il premier Renzi si trova in Giappone e già ieri ha avuto di versi incontri importanti tra cui una cena in ambasciata con la presenza di imprenditori italiani che investono in Giappone e con la comunità economica finanziaria giapponese. Ma il calendario è ricco e il fine ultimo è quello di promuovere il Made in Italy e l’Italia. Oggi il premier ha fatto un intervento presso l’Università di Tokyo e incontrerà imprenditori e il premier Shinzo Abe, poi Renzi con la moglie cenerà con il premier Abe e rispettiva moglie  e martedì andrà a Kyoto per incontri istituzionali. Renzi con Abe affronterà temi diversi come la crescita economica, la lotta al terrorismo e le relazioni culturali e il turismo. Un programma vasto, un ventaglio di argomenti “leggeri” e “pesanti”. Ma non è la prima volta che Renzi incontra Abe, è il quinto incontro tra i due. Si sono incontrati nel 2014 in Italia, al G7 di Elmau, a Milano al vertice di Asem e quello sul nucleare di Aja. Ma la visita in Giappone sembra aver dato una ventata di ottimismo e buoni propositi a Matteo Renzi che ha speso parole verso il sud Italia che è piegato nella morsa della disoccupazione, sfruttamento lavorativo e perché no, nell’abbandono istituzionale, Renzi invece esclama: “Sul Sud basta piagnistei: rimbocchiamoci le maniche. L'Italia, lo dicono i dati, è ripartita. E' vero che il Sud cresce di meno e sicuramente il governo deve fare di più ma basta piangersi addosso”. Certamente il Giappone avrà influenzato il premier da un punto di vista economico-funzionale, ma il Giappone non opera secondo le stesse dinamiche italiane. Ha speso parole anche sul primo ministro Abe che incontrerà domani “Io e Abe siamo colleghi e anche lui è impegnato in una riforma costituzionale. Certo lui è più fortunato perché ha solo due passaggi, ma noi andremo fino in fondo e faremo il referendum in cui i cittadini diranno sì o no”. Poi ha parlato di turismo, ma non ha parlato di turismo come una risorsa in abbandono nel nostro paese poiché lo Stato non investe sull’arte, non ha parlato di turismo sul degrado creato dall’impossibilità di ospitare un numero così copioso di immigrati e che porta al collasso centri d’accoglienza e città, non ha parlato di turismo come un costo di tassazione per i commercianti tale da costringerli a chiudere poiché sommersi da debiti e dalla crisi, ha detto “che nei prossimi mesi i nostri sindaci lavorino di più!” aggiungendo inoltre “Sono due milioni e settecentomila i giapponesi che vengono in visita in Italia. Chi fa un viaggio di diecimila chilometri deve essere accolto con la massima attenzione e quindi dobbiamo mettere a posto di più le nostre città”. 
 
Rapporti tra Giappone e Italia: I rapporti tra Giappone ed Italia risalgono al 1866, anche se i primi contatti risalgono almeno al XVI secolo. Durante la prima guerra mondiale i due paesi si ritrovarono alleati nella vittoria contro gli imperi centrali, nel secondo conflitto mondiale invece i rapporti furono mantenuti ma non furono idilliaci a causa di divergenze di scopi bellici durante gli anni conclusivi della guerra. Durante la guerra fredda i due paesi, entrambe uscite sconfitte, hanno ripreso a collaborare ed entrambi i paesi ebbero una forte crescita economica. beneficiò a partire dal 1947 di consistenti aiuti da parte del Piano Marshall. Questi, sommati al basso costo del lavoro, determinarono una grande espansione nell'economia del Paese tra gli anni cinquanta e sessanta. Allo stesso modo il Giappone, grazie all'assistenza degli Stati Uniti d'America e la concomitanza di alcuni fattori favorevoli. Così, da Paesi prevalentemente rurali, Italia e Giappone si ritrovarono a essere grandi potenze industriali. Proprio il successo del marchio Made in Italy negli anni novanta portò in quel periodo a un aumento considerevole dell'apprezzamento dei giapponesi per la cultura e tradizione italiana. L’allora Presidente della Repubblica Carlo Aziglio Ciampi, nel 2002, descrisse i rapporti con il Giappone come “un'ormai antica e salda amicizia, alimentati da una continua tradizione di scambio e collaborazione”. Nel 2009, il governo giapponese ha donato all’Italia 6 milioni di euro per un progetto di assistenza per la ricostruzione della città de L’Aquila colpita dal terremoto e l’Italia fece altrettanto quando nel 2011 vi fu il terremoto in giappone. Per quanto riguarda il settore economico, dal 2012 i principali prodotti esportati dal Giappone verso l'Italia erano automobili (14,9%), motocicli (7,3%), motori (5,5%) e composti chimico-organici (4,3%), mentre l'Italia esportava soprattutto medicinali (21,6%), pelletteria (10,0%), abbigliamento (9,8%) e composti chimico-organici (5,0%), oltre a macchinari per l'industria e beni agro-alimentari. Sempre nel 2012 le aziende giapponesi inserite nel mercato italiano erano 217, concentrate principalmente nel settore meccanico, elettronico, chimico e tessile, oltre che in ambito commerciale. Le aziende italiane in Giappone erano invece 68 e attive, oltre che nell'abbigliamento, anche nel settore automobilistico, motociclistico e alimentare, nonché nel settore della ristorazione e dell'import-export, soprattutto di prodotti alimentari.