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Editoriali

Guerra civile, mafia nigeriana, sbarchi senza controllo… povera Italia!

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In Italia è in corso una guerra civile, ma nessuno lo dice. La scintilla che ha dato fuoco alle polveri è scoccata nel momento in cui Salvini e Di Maio hanno trovato un accordo per mettere insieme una coalizione di governo, la cui guida hanno affidato – con scelta esemplarmente saggia e azzeccata – al professor Giuseppe Conte, che si sta rivelando uomo di grande saggezza, capacità ed equilibrio, al di sopra di tutti i politici che si sono succeduti durante i quattro governi non eletti – ma calati dall’alto da un compiacente Napolitano – che hanno in maniera fallimentare guidato allo sfascio le sorti della nostra bella Italia. O a dir così s’è tacciati – horribile dictu! – di populismo, o peggio di sovranismo? Una volta l’accusa che la gente con il pugno alzato, quella di ‘Bella ciao’ – che critica tanto il trascorso e mai più ripetibile ventennio, Deo gratias – che invece adotta gli stessi sistemi ‘squadristici’, era di ‘qualunquismo’, quel movimento che nelle vene probabilmente voleva essere pro cittadini: cioè senza destra o sinistra, ma solo ‘dell’uomo qualunque’, quello che oggi ci rimette regolarmente le penne.

Sempre più chiaro che l’Italia è spaccata in due

Da una parte, con la bava alla bocca, la sinistra o presunta tale – tacciata di destrismo da Di Battista: in effetti si sta diventando politicamente strabici, anche per chi soltanto voglia capirci qualcosa – e dall’altra i due vicepresidenti del Consiglio; i quali, proprio perché la loro visione non è sinottica, alla fine trovano, nel nome dei cinque anni di legislatura e della realizzazione del programma, sempre un accordo. Il che è segno di equilibrio nonostante tutto. Infatti ‘in medio stat virtus’, se vogliamo dirla con i nostri progenitori. Fatto sta che più passa il tempo, e più l’assedio al forte Apache si fa violento, portato non da una parte sola, ma da attacchi concentrici. Landini, per dirne una, il quale, giunto finalmente dove la sua ambizione lo aveva diretto da lustri, non ha perso occasione per vestirsi da capopopolo, giusto per coagulare, sotto lo sguardo compiaciuto della Camusso, gli scontenti che non mancano mai in nessuna categoria. Berlusconi, che, a sentir lui, recita novene per pregare che questo governo cada, magari abbattuto a forza di preghiere e di intenzioni velleitarie. Salvo poi, durante uno dei tanti convegni, a giocarsi la faccia raccontando le sue prodezze sessuali. Pare infatti che abbia narrato – ma quelle che si narrano sono le favole – che “Una volta ne facevo sei o sette, ma sto invecchiando perché adesso dopo la terza mi addormento”. Una favola non creata per bambini, ma in ogni caso decisamente di cattivo gusto, da umorismo che neanche in seconda media. Facendoci ricordare che questo personaggio ha collezionato le più grosse grezze in campo internazionale che l’Italia possa annoverare. E facendoci capire chiaramente quale potrebbe essere il suo contributo alla gestione della cosa pubblica, olgettine permettendo. Seguono in fila per tre con il resto di due: Martina, Minniti, Migliore, Romano, perfino il presidente della regione Campania De Luca, su di una tv privata. E per carità cristiana risparmiamo tutte le signore del PD, ospiti a turno di trasmissioni ‘eversive’ come Agorà, al mattino su Rai Tre, tralasciando per brevità tutti quelli che, a turno, si affacciano a quel palcoscenico mediatico per avere centoventi secondi di visibilità. Dimenticavamo – non per poca memoria, ma perché la loro presenza sulla scena politica è, nonostante a loro sia dedicato altrettanta attenzione quanto ad un partito vero, del tutto insignificante – LEU, Liberi (da che?) e Uguali (a che cosa?), il partito di “+ Europa”, con l’abortista storica e recidiva Bonino, amica di Soros, sempre in evidenza. Gli attacchi sono condotti con menzogne demagogiche, che il grosso pubblico, in altre faccende affaccendato, cioè il quotidiano, non ha tempo e modo di verificare. Né ci dovrebbe essere, nelle intenzioni del ‘nemico’, il tempo di constatare gli effetti positivi, o negativi tanto sbandierati, delle misure adottate per portare finalmente l’Italia fuori della grossa zampa recessiva conseguente all’austerità voluta dai ‘poteri forti’, e imposta dall’Europa e dalla Merkel alla nostra nazione, come, con effetti disastrosi, alla Grecia. Particolari ‘attenzioni’ ricevono i ministri come Savona, accusati di voler portare l’Italia fuori dalla UE. Delle intenzioni europee abbiamo avuto un campione nella recente storia, quando Giuseppe Conte è andato a discutere con Moscovici e Co. Il messaggio era chiaro: se volete sopravvivere, dovete adeguarvi al passo. Mentre chi non si adegua al passo è Macron, che è libero di sforare fino al 3,50% e oltre, se capita. Ma, come ha detto Junker, “La France c’est la France.” Il che non significa nulla, ma fa capire tutto, essendo Macron proveniente da Goldman Sachs… Il parafulmine, comunque, di tutte le attenzioni, è Matteo Salvini, dipinto velatamente da Mattarella, come ‘il male assoluto’. Soprattutto oggi, giorno della memoria delle atrocità naziste nei campi di sterminio, durante le cui manifestazioni si vuol fare intendere che l’Italia ha preso una deriva fascista e che ciò che è accaduto dal 1938 in poi potrebbe ripetersi – anzi certamente si ripeterà. Fomentando quella politica della paura che la sinistra imputa all’attuale governo. Il quale governo, è bene ricordarlo, – perché qualcuno se ne dimentica – è stato democraticamente eletto dai cittadini, con regolari consultazioni; e tutti quelli che lo vogliono abbattere non hanno alcun rispetto per il popolo costituzionalmente sovrano che lo ha eletto. La fola in circolazione, a proposito delle promesse non mantenute, è, appunto, una fola, una favola, una bugia. Nessuno ha la bacchetta magica – e il governo Renzi ce lo ha dimostrato, a proposito di favole – e per realizzare qualsiasi riforma ci vuol tempo. Non è un anno che questo governo si è insediato, e chi lo contesta su certe basi ha due possibili denominazioni: poco intelligente – per usare un eufemismo – o in malafede. Ma noi sappiamo che certe persone sono malignamente intelligenti e calcolatrici, e che, anzi, scommettono sulla poca intelligenza degli elettori: ma noi speriamo che l’Italiano vero – quello di Toto Cutugno, fiero di esserlo – apra gli occhi, andando al di là della disinformazione televisiva. Insomma, in questi giorni l’attacco frontale più minaccioso è a proposito della nave Sea Watch al largo della Sicilia con 47 migranti a bordo. Molti dei quali sarebbero – ma controllare l’esatta età e nazionalità di queste persone è sempre un’alea – minorenni ‘non accompagnati’. Ora, chiunque ascolti questa definizione si figura bambini di dieci/dodici anni piangenti e con il moccio al naso, tristi perché separati dalla mamma, e affamati. Bene, non è così. I ‘minorenni non accompagnati’ sono giovanotti di diciassette anni, quindi minorenni solo per poco ancora, e solo per legge, assimilabili ad un qualunque maggiorenne – visto che in quei climi caldi si matura più in fretta. Mandati dalla famiglia che ha raccolto i 3000 dollari necessari al passaggio in barcone – quindi con certe capacità economiche – che vengono alla ventura in Europa, o in Italia, dove sono accolti e muniti di carta di credito prepagata dell’UNHCR, oltre che di una diaria che altro che il reddito di cittadinanza! Posto che chi li ha finanziati sia stata la famiglia. Con l’ombra di Soros sullo sfondo. Vi siete chiesti mai chi finanzia le navi ‘umanitarie’ che scorrazzano per il Mediterraneo come pattini in spiaggia? Noi sappiamo, ad esempio, che un peschereccio di famiglia, per affrontare una giornata di pesca spende circa 600 euro solo di carburante – cifra probabilmente non più attuale. Ogni giorno quindi di navigazione dalle coste libiche – entro le cinquanta miglia – fino ad un porto italiano, possiamo ipotizzare che costi attorno ai mille euro, o giù di lì. Aggiungiamo le provviste di cibo, di acqua e quant’altro è necessario – oltre la paga – ad una navigazione ‘da corsa’, e ci rendiamo conto che dietro la Sea Watch e le sue compagne ci sono capitali importanti, che hanno interesse a che nel Mediterraneo ci sia sempre qualcuno che possa ‘salvare’ i naufraghi prodotti artificialmente da trafficanti che mettono in acqua non più barconi fatiscenti – le riserve sono finite – ma gommoni a scadenza, cioè che si sfasceranno dopo qualche ora, e che, pur avendo un motore – insufficiente a raggiungere una qualsiasi costa europea, – non hanno carburante di riserva. Non sono quindi salvataggi, quelli delle navi cosiddette ‘umanitarie’, ma passaggi organizzati per raggiungere le coste europee: cioè, esattamente ciò per cui i passeggeri hanno pagato. Nessuno vuole ancora morti in mare: quelli fanno comodo soltanto ai trafficanti e a chi li foraggia, in modo da costringere chiunque a trasbordare i passeggeri di turno su di una nave, o su di una motovedetta della nostra Marina Militare. Da questo, a voler morti in mare, ce ne corre. È sacrosanto soccorrere chi in mare è in difficoltà, meno lo è mettere in mare imbarcazioni fatte apposta per sgonfiarsi dopo poco. Né è obbligatorio accogliere chi questo viaggio ha voluto intraprendere, dopo averlo ‘salvato’. I centri di raccolta libici li conosciamo: fanno parte del gioco, e non dobbiamo meravigliarci se i migranti che arrivano da noi hanno segni fisici che fanno pensare a torture. Né dobbiamo dar seguito all’accordo che Matteo Renzi aveva fatto con l’UE, per cui, a fronte di uno sforamento che gli consentì la mancetta elettorale di 80 euro – prontamente ritirata – promise lo sbarco di tutti i migranti in porti italiani. Alla fine, chi è che foraggia le navi ONG? È mai possibile che, sic stantibus rebus, le stesse navi non abbiano contatti e connivenza con gli scafisti – i quali, a quanto pare trasportano anche merce clandestina, come armi e droga? E chi è dietro a tutte queste operazioni? Pare che le navi ONG siano finanziate dalle fondazioni di George Soros, almeno da una, denominata ‘Open’ – come una di quelle di Renzi. Allora, senza essere complottisti, ma realisti, ci rendiamo conto di chi vuole mettere in imbarazzo il governo e il popolo italiani, con una specie di invasione africana. Dalla quale abbiamo ricevuto un bel regalo, come la mafia nigeriana – come se già non ne avessimo abbastanza di quelle autoctone: mafia, camorra ‘ndrangheta, Sacra Corona Unita, e, poco conosciuta, La Rosa. A cui possiamo aggiungere la Yakuza – mafia giapponese – e la Triade, quella cinese. Passati i bei tempi in cui ogni atto criminoso si poteva attribuire al Marsigliesi, oggi evocarli vuol dire fare del romanticismo. Pare, da una intervista mascherata, che in barcone arrivino anche ‘chirurghi nigeriani’, che si occuperebbero di espiantare organi – fegato, reni, cuore ai malcapitati, anche spariti dopo essere giunti col gommone – e di magari reimpiantarli ai clienti che quell’organo hanno prenotato, cinquemila euro per un rene. Sembra fantascienza. Di certo c’è che la nuova mafia, quella nigeriana, è la più spietata,e che fa commercio di organi, smembrando poi i cadaveri e disperdendone i pezzi. Il che spiegherebbe l’omicidio di Pamela Mastropietro, uccisa e ritrovata in due valige lasciate in campagna, al cui cadavere pare che mancassero degli organi, come riferito da chi ha eseguito l’autopsia. Omicidio per cui è stato arrestato il nigeriano Innocent Osegale, il quale si difende dicendo che la ragazza è morta per droga e che lui ha soltanto voluto evitare d’essere incolpato. Ma purtroppo per lui, il cadavere di Pamela è stato smembrato da chi sapeva come fare, non da un dilettante. Si può ipotizzare l’intervento di una seconda o terza persona che si è occupata di espiantare gli organi con mano esperta, sezionare il cadavere e metterlo in due valigie. Così la storia non è più fantascienza, ma diventa sempre più realistica, e la premeditazione la volontarietà dell’omicidio appaiono in tutta la loro evidenza. Concludendo: i veri razzisti sono quelli che accusano di razzismo Salvini e chi lo sostiene: è una mossa fatta ad arte per suscitare odio contro chi è al governo. Pretendere di sapere e di selezionare chi deve entrare in casa nostra è un diritto. È un dovere proteggere i nostri confini e i nostri cittadini contro un’immigrazione selvaggia e incontrollata. Non è un dovere accogliere chiunque in maniera irregolare e senza alcun controllo. Non tutti quelli che arrivano hanno diritto di rimanere in Italia, secondo la Convenzione di Ginevra del 1951 (rifugiati politici o perseguitati per qualsiasi motivo), protezione sussidiaria (quando si teme che la persona, in caso di rientro in patria, possa essere in pericolo di vita), protezione umanitaria (quando la persona, pur non rientrando nelle categorie precedenti, viene giudicato soggetto a rischio per motivi di carattere umanitario). Vanno quindi respinti, secondo i trattati internazionali i cosiddetti ‘migranti economici’, a cui ignobilmente si vogliono assimilare i nostri emigranti che dall’800 in poi hanno affollato le navi per gli USA. Ben altra era la selezione, ben altre le condizioni, ben altre le accoglienze e i respingimenti. E a volte poteva accadere che le famiglie fossero separate, qualcuno che poteva rimanere in America, e qualcun altro che doveva tornare in patria.

Roberto Ragone

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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