Il destino della Ferrovia Roma-Viterbo (e dei pendolari) appeso a un filo

C’è grande attesa per il
confronto tra i Sindaci e l’assessorato regionale ai trasporti, in programma nella
giornata odierna. Sul tavolo le sorti, attuali e future, dell’esercizio
ferroviario della Roma-Viterbo
targato Atac, dopo le soppressioni
estive, in parte sostituite con bus, scaturite in seguito all’entrata in vigore
delle restrizioni alla circolazione dettate dall’ANSF. Come si procederà? Saranno riattivati i treni oppure si
continuerà coi bus?

Secondo indiscrezioni, l’Azienda
Capitolina dovrebbe presentare un nuovo orario che verta nella direzione
auspicata dai Comuni e dal Comitato
Pendolari RomaNord
,  almeno in parte,
sintetizzata nelle assemblee pubbliche e nella petizione online lanciata da
questi ultimi sulla piattaforma change.org
(per votare cliccare qui). Che in pochi giorni ha
raccolto all’incirca 1500 firme: segno
evidente che gli utenti preferiscono il treno per i propri spostamenti e, in virtù
di questo, desiderano conoscere dettagliatamente il cronoprogramma degli
interventi di raddoppio e riqualificazione. Punti cardini della vertenza del
Comitato.

L’orario, così come sarebbe stato
impacchettato da Atac, dovrebbe prevedere all’incirca 37 treni diluiti nella tratta extraurbana, di cui 16 tra Catalano e Viterbo, e 188 in quella
urbana. Ci sarebbe spazio anche per una novità, ovvero la reintroduzione degli
incroci, fissi, nelle stazioni di Castelnuovo
e di Vignanello.Soluzione che era stata abolita con la Disposizioneaziendale 146/19 del 5 luglio,perché
in contrasto con le rigide direttive dell’Agenzia, per via delle carenze
infrastrutturali degli impianti nella tratta extraurbana. Se tale circostanza
dovesse trovare conferma, sarebbe lecito porsi delle domande: come è stato possibile?
Cos’è cambiato da luglio ad oggi in quella tratta? Sono stati per caso installati
accorgimenti tecnologici capaci di controllare la circolazione treni?

Oltre a questo, l’assessore Mauro Alessandri dovrebbe evidenziare,
in quella stessa sede, gli interventi “finalizzati alla messa in sicurezza
della tratta extraurbana della ferrovia che la Regione Lazio ha avviato per il
miglioramento e la regolarità del servizio offerto ai viaggiatori. Tali
interventi consistono essenzialmente in: “Implementazione di un sistema di
segnalamento tipo SCMT (sistema di controllo della marcia del treno) sia a
terra che a bordo dei treni; Realizzazione di un sistema di blocco automatico
conta assi; Realizzazione di apparati che consentono di centralizzare il
controllo del traffico ferroviario in linea e nelle stazioni; Ammodernamento e
rinnovo dell’armamento e linea di contatto nelle stazioni per renderle
compatibili con i nuovi sistemi di sicurezza da realizzare; Potenziamento del
sistema di alimentazione elettrica mediante la realizzazione di nuove
sottostazioni elettriche e rinnovo di alcune tratte di linea di contatto
ammalorate”.

Circa 100 milioni il costo
complessivo degli interventi che, secondo l’assessore, dovrebbero essere
realizzati da RFI SpA ai sensi
dell’art. 47 comma 1 del Decreto-Legge 24 aprile 2017, n. 50. “A tal fine è in
corso di approvazione la convenzione che regola i rapporti tra Regione Lazio ed
RFI per la realizzazione dei suddetti provvedimenti”. “Inoltre, per quanto
concerne i rotabili, si sta procedendo all’invito alle 8 società che hanno
superato la fase di prequalifica a predisporre il progetto e l’offerta
economica secondo quanto previsto nel capitolato d’appalto. La gara in atto
prevede il rinnovo dell’intero parco rotabile: 12 treni sulla tratta urbana; 6
sulla tratta extraurbana; Manutenzione per 10 anni e materiale di scorta. I
treni sono previsti dopo 3 anni dall’aggiudicazione, nel frattempo si procederà
con revisione generale e revamping dei mezzi attualmente in servizio, con
eventuale acquisizione di ulteriori materiali qualora fosse necessario integrare
l’offerta di trasporto”.

Comunque sia, al netto della
nuova cambiale sottoscritta da Alessandri in persona agli utenti, il volume
offerto dall’Azienda sarebbe inferiore a quello paventato dall’associazione TrasportiAmo, nel piano illustrato il 23 agosto durante la prima seduta
pubblica della Commissione Speciale di Studio istituita dall’Amministrazione di
Sant’Oreste per volere della Sindaca
Valentina Pini. Proposta accolta benevolmente
dallo stesso Comune, e dagli altri presenti, nonché dal Comitato Pendolari: “il
nostro orario è stato stilato nel rispetto delle direttive ANSF”, precisano, “del
numero del materiale rotabile, del numero del personale in forza nella
ferrovia, del Regolamento Circolazione Treni e, altresì, dei vincoli presenti
nella galleria tra Flaminio e Acqua Acetosa”.

Infatti, scorrendo il plico, i
treni extraurbani sono complessivamente 50
e quelli urbani 194. “Per dare
continuità al servizio e superare gli incroci, abbiamo previsto una rottura di
carico a Vignanello, in modo da avere 30 treni giornalieri nella tratta tra
Civita e Viterbo.  Però, prendiamo atto
della proposta Atac, che valuteremo, una volta ufficializzata, nelle sedi
opportune”. Ma siete stati quantomeno contattati? “No, e ce lo immaginavamo”,
rispondono dall’Associazione, “si vede che Regione e Atac sono allergici ai
confronti bilaterali, chi lo può dire. Noi continueremo la battaglia affianco
ai Comuni e al Comitato, affinché questa ferrovia non faccia la fine della
gloriosa Roma-Fiuggi”.

E dal Comitato Pendolari, è Fabrizio Bonanni a fare il punto della situazione: “L’importanza delle nostre iniziative è di aver riportato, dopo tanto tempo, la questione dei pendolari e della ferrovia al centro delle agende dei Comuni. Da una nostra statistica risulta che dal 1 luglio al 30 agosto, nonostante l’orario ultraridotto, si sono registrate continue soppressioni di treni extraurbani già carenti di loro. In pratica, in sessanta giorni solo in 6 di questi, ossia il 10%, abbiamo avuto una regolarità del servizio. Per il resto ogni giorno ce n’era una. Allo stato attuale delle cose, non essendoci novità tangibili e positivi per i pendolari, non riteniamo opportuno ulteriori incontri con gli enti preposti”. E cioè Atac e Regione. Poi aggiunge: “Anche nell’incontro a Rignano Flaminio che si è svolto ieri [3 settembre ndr] abbiamo incentivato i Comune a fare rete. È fondamentale. E di chiedere nella riunione in Regione di attivare il nuovo orario qualche giorno prima della riapertura delle scuole, mercoledì o al massimo giovedì prossimo, per evitare di fare lo stesso errore del 3 luglio. I pendolari devono avere il tempo di provare le modifiche, Atac deve imparare a conoscere la sua utenza che spesso tratta come bestiame su quei treni. Avevamo richiesto per tempo di essere invitati all’incontro come comitato pendolari, anche tramite i sindaci con i quali siamo in contatto continuo, ma ce l’hanno (guarda caso) rifiutato”.