LUCCA: GIALLO DEL CADAVERE SENZA TESTA, GLI INQUIRENTI HANNO UN'IDEA

di Angelo Barraco
 
Lucca – Non è ancora stato risolto il giallo che riguarda il cadavere senza testa né arti, rinvenuto nel fiume Serchio. L’inchiesta è piena di punti interrogativi e la squadra mobile di Lucca sta cercando di dare risposte alle numerose domande che ruotano attorno a questa vicenda. Chi è il soggetto rinvenuto in una sponda del fiume a San Pietro a Vico? Il 29 febbraio è stata eseguito l’autopsia. Il cadavere apparterrebbe ad un uomo di mezza età, è stato sottoposto ad analisi radiologici per rilevare eventuali ferite cagionate da arma colpi d’arma da fuoco e/o arma da taglio. Tale esame è servito per escludere la pista del delitto, inoltre sono stati effettuati prelievi istologici ed esami del Dna, che accerteranno quanto prima l’identità della vittima. I campioni prelevati verranno analizzati al microscopio. Prima degli accertamenti tecnici, è impossibile fare qualsiasi ipotesi concreta. Si apprende inoltre che il corpo sarebbe rimasto in acqua per un periodo di tempo che va dai 6 ai 18 mesi. Gli inquirenti sospettano che possa trattarsi di un uomo di 59 anni, Enrico Bettini, di Coreglia, scomparso da casa nel novembre del 2014. Hanno contattato la moglie dell’uomo che risiede in Romania e tornerà in Italia quanto prima. Gli inquirenti hanno effettuato nei giorni scorsi dei sopralluoghi a casa di Enrico Bettini, prelevando il Dna per effettuare il confronto con quello prelevato oggi. 
 
Rinvenimento. Un cadavere senza testa, senza arti, in avanzato stato di decomposizione (saponificato), è stato rinvenuto sulle sponde del fiume Serchio, a San Pietro a Vico (Lucca) , all’altezza del Gasauto. Il macabro rinvenimento è avvenuto giovedì 25 febbraio e notare il corpo è stato un operaio in pensione di 60 anni che abita poco distante dal fiume e passeggiava da quelle parti con il suo cane. Il suo cane pochi giorni prima aveva fiutato qualcosa ma il livello dell’acqua era troppo alto e il corpo non si vedeva, l’uomo inizialmente aveva pensato che si potesse trattare di una carcassa di un animale. Quando però le acque si sono ritirate e l’uomo si trovava da quelle parti, ha potuto notare che non era una carcassa di un animale ma un corpo umano coperto da detriti. Sono state avvisate immediatamente le forze dell’ordine, il pm di turno ha incaricato un medico legale per svolgere l’autopsia sul corpo e l’esame del Dna. Al momento non si conoscono i motivi che hanno portato al decesso del soggetto e/o la sua identità, sarà l’autopsia a dare tutte le risposte del caso. Emerge inoltre che il cadavere sarebbe stato rinvenuto privo di alcune parti come la testa e alcuni arti superiori, non è dato sapere se l’assenza di arti sia stata determinata dal processo de compositivo o da altri fattori. Pochissimi gli oggetti trovati addosso al cadavere, una cintura marrone, calzini e brandelli di pantalone scuro. Gli inquirenti stanno studiando tutti i casi di persone scomparse, tra cui il caso di un artigiano di Coreglia che ha fatto perdere le sue tracce nel 2014, lasciando la sua auto nei pressi di Ponte del Diavolo. 
 
Questa morte, tutta da chiarire, ci porta alla mente un’altra morte strana e mai chiarita. Era il 21 gennaio del 1984 e Paolo Riggio e Graziella Benedetti si trovavano all’interno di una 132 a Sant’Alassio (Lucca), proprio vicino al fiume Serchio. La coppia fu investita da proiettili provenienti dal finestrino anteriore destro. Il killer poi ha rovistato nella borsa di Graziella, prelevando il suo borsellino. Furono trovati dei bossoli calibro 22 con la lettera “L” impressa sul fondo. Per anni si è dibattuto tanto sull’attribuzione del delitto al Mostro di Firenze. Malgrado il killer di Lucca abbia usato un’altra arma, ha agito con le stesse modalità del Mostro di Firenze e nello stesso arco temporale. Quattro anni dopo, 1988, una telefonata anonima ha fatto ritrovare agli inquirenti il cadavere senza testa del 57enne Carlo Alberto Bertini. Il corpo non presentava nessuna ferita, nessun segno di colluttazione. La Mercedes si trovava in fondo alla strada dove si appartavano le coppiette e dove, spesso, vi si recavano i tossicodipendenti. Il corpo è stato rinvenuto accanto ad un camion, la testa invece è stata buttata probabilmente nel fiume. L’uomo indossava una giacca, scarpe e giacca. E’ stata una telefonata anonima ad avvisare i poliziotti della presenza di un cadavere. L’uomo non aveva precedenti penali, non aveva nulla a che fare con il mondo della malavita, era un rappresentante di materiali edili. La sua morte è ancora oggi avvolta da una fitta cortina di mistero, un uomo pulito, senza macchie, ucciso barbaramente e brutalmente.