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Cultura e Spettacoli

Misteri d’Italia, il caso AFAM: chi c’e’ dietro al tentativo di distruggere i Conservatori di musica?

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AFAM non è l’acronimo di una agenzia governativa di servizi segreti, ma significa Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, in pratica l’essenza, il nocciolo duro dell’insegnamento musicale nei nostri Conservatori di musica: una eccellenza, filtrata atrtraverso il tempo, di tutti i docenti che insegnano nei nostri Conservatori di musica, e la cui preparazione e dottrina trasmettono agli allievi. Si tratta di una ‘nicchia’ culturale, ma molto importante, uno dei muri maestri della nostra storia e cultura, appunto, quella della musica così definita, ‘colta’, nella quale la nostra nazione ha ampie e preziose tradizioni.

Da qualche tempo, però, qualcuno vuole distruggere questa impalcatura, pur solida, a favore di altre soluzioni più ‘a buon mercato’, colpendo la struttura di Istituzioni Musicali plurisecolari, per sostituirle con altri organismi più ‘facili’, e magari – dice qualcuno – serbatoi elettorali. Per ben due volte, infatti, dalla Legge di Bilancio, di recente discussione, è stato ‘sfilato’ – e l’impersonale è d’obbligo – all’ultimo momento un emendamento del Senatore Bartolomeo Amidei, che avrebbe sanato una situazione incancrenita da decenni, portando al ruolo un migliaio di precari che da sempre conducono in tutto e per tutto i Conservatori, e che avrebbe impegnato una spesa irrisoria, circa tre/quattro milioni di euro – presenti nelle pieghe di bilancio –  da spalmare in due anni.

 

Tutto ciò, a vantaggio di Istituti musicali privati o pareggiati, per statizzare i quali sarebbero a disposizione 50 milioni di euro, quindi, ça va sens dire, una spesa molto più alta.

Il che nella patica causerebbe un afflusso di docenti ‘statizzati’ e immessi al ruolo – quindi a tutti gli effetti dipendenti dello Stato – verso i Conservatori superstiti (molti sarebbero costretti a chiudere), escludendo, per la loro immissione al ruolo, coloro che da tanti anni, e con titoli ed esami, quindi con pieno merito, insegnano da precari a vita nei Conservatori. Titoli ed esami non presenti nei curricula dei neo assunti, in quanto provenienti da Istituti privati o pareggiati, senza un filtro.

 

Puntata di Officina Stampa del 23/02/2017 con ospiti il Maestro Aldo Ragone, docente di Pianoforte Principale al Conservatorio Statale di Musica Lorenzo Perosi di Campobasso e il Maestro Carlo Pari docente di pianoforte principale presso il Conservatorio statale di musica Benedetto Marcello di Venezia e l’Istituto Musicale Corelli di Cesena. A dibattere il tema del precariato nei conservatori anche il Dottor Filippo Sica referente AFAM FLC CGIL per l’Istruzione Musicale in Campania.

 

Di questa questione, il Senatore Amidei ha fatto l’argomento di più di un intervento in Senato, oltre ad aver presentato l’emendamento che ‘qualcuno’ ha inteso, all’ultimo momento, fare sparire dalla Legge di bilancio. Abbiamo raggiunto il Senatore  nella sua sede per avere da lui una descrizione dei fatti in prima persona.

Senatore Amidei, intanto grazie per la sua disponibilità. La questione è complessa, ma semplice nella sua evoluzione. Ci descriva i fatti, visto che lei è la persona più al corrente di tutto.
Partiamo dal DDL Martini, che prevedeva di cambiare nome ai Conservatori, trasformandoli in Politecnici Musicali. Il DDL Martini è poi tramontato. Questo decreto prevedeva di prendere insegnanti da Conservatori, dalle Scuole di Musica, Istituti Musicali pareggiati eccetera, e di statizzarli, cioè renderli a tutti gli effetti docenti statali. Quindi, sostanzialmente, la cosiddetta statizzazione degli istituti Musicali pareggiati. E doveva prevedere l’immissione in ruolo dei precari AFAM, Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, e quindi dare attuazione alla Legge 508 del 1999. Però, praticamente, dopo 18 anni, ancora non è stato fatto nulla. Quindi, si è persa un’altra occasione per dare attuazione a questa legge che vergognosamente viene ignorata da diciotto anni, e nella quale il costo previsto era veramente irrisorio, e nel mio emendamento, il n. 56.13, era previsto di stanziare un mln di euro per il 2018, e 3 mln per il 2019. Il che è sostanzialmente una cifra irrisoria, dato che andavamo a porre fine a quella situazione di insegnanti precari da tantissimi anni, gente che andrà in pensione da precari, con incarichi annuali, perché poi di fatto il costo per lo Stato cambia poco, rispetto ad avere docenti a tempo indeterminato. Questo doveva avvenire tramite una graduatoria nazionale, di quella legge, la 104 del 2013, con le modificazioni della 128, dove si andavano a pescare in queste graduatorie i precari, trasformandole in graduatorie nazionali ad esaurimento, utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento. Questo riguardava coloro che erano a contratto a tempo determinato, trasformandoli in docenti non solo a tempo indeterminato, ma anche determinato, avvantaggiando naturalmente coloro che da più anni si trovavano in questa situazione. Quindi ripartendo dagli anni 2018 e 2019, ci sarebbe stato una sorta di turn over del personale AFAM  e statali, per arrivare alla copertura del 100%, ad esaurimento di queste graduatorie nazionali. Invece, cos’è successo, che hanno preso degli Istituti privati, diciamo parificati e privati, e li hanno statizzati. Tra l’altro, negli Istituti privati l’ammissione degli iscritti non è avvenuta con le regole di chi, pur con incarichi anno per anno, ha insegnato nei Conservatori e negli Istituti Statali, dove titoli ed esami erano condizioni fondamentali per l’ammissione; questi docenti provengono da Istituti privati in cui non c’è un controllo, o magari la stessa rigidità di selezione, e quindi si trovano ad essere a tempo indeterminato a tutti gli effetti, cioè immessi in ruolo.

Pare che questo ‘guasto’ sia stato originato dal partito al governo, per motivi elettorali. Mi sbaglio?
L’ho detto nel mio intervento, (in Senato ndr.) che la colpa di questo governo, è quella di aver voluto trascinare vergognosamente per tanti anni una situazione in cui né il decreto Martini, né lo stesso ministro Morando, non hanno voluto,  – perché è inutile che ci raccontiamo balle, –  non hanno voluto porre fine a questa situazione di precarietà che si trascina ingiustamente da molti anni. Hanno preferito premiare chi proveniva da Istituti privati e non riconoscere una posizione di merito a coloro che provengono dall’AFAM. Per ciò che riguarda il perché e il percome, lo lascio immaginare a ciascuno che voglia fare le proprie considerazioni, ma sta di fatto che questo è un vilipendio perpetrato ai danni di una intera categoria di insegnanti che da tantissimi anni attendono giustizia, e nonostante le varie promesse fatte anche dalla sottosegretaria D’Onghia, che sappiamo essersi appena dimessa, anche la D’Onghia, e nonostante le promesse dello stesso Morando, piuttosto che Martini, ci siamo trovati di fronte ad una presa in giro vergognosa. Io stesso sono stato fautore di un convegno alla sala Koch del Senato, forse neanche sei mesi fa, a cui ha partecipato la D’Onghia, e in cui c’era stato un impegno da parte dei parlamentari del PD intervenuti – e della stessa sottosegretaria D’Onghia – che sembravano tutti convergere in questa decisione, di porre mano alla legge 128 per far diventare a tempo indeterminato tutti gli insegnanti che da tanti anni sono precari, e che andranno a terminare la loro carriera come precari.

 

Quindi questa eccellenza italiana dell’AFAM, perché di tale si tratta, è stata prevaricata a vantaggio di chi proviene da Istituti privati, nei quali, come lei ha ribadito, non c’è un controllo per le ammissioni per titoli ed esami, come invece la legge prevede per gli statali precari di Conservatorio. Cioè, in pratica, statali di nome, statizzati senza controllo di validità didattica.
Esattamente.

Allora coloro che provengono  dall’AFAM, che fine faranno?
Che fine faranno, poveretti? Chi lo sa?

In pratica rimangono disoccupati e basta.
Rimangono, o disoccupati, o continueranno ancora ad essere precari. Anzi nella migliore delle ipotesi, ingiusta, come ho già ribadito, in ingiusta ipotesi che rimanessero precari, è una vergogna, perché si vedono passare davanti persone che probabilmente, uso il dubitativo, hanno meno titoli.

 

Secondo lei chi c’è dietro a questa manovra? Perché certamente, per come è stata orchestrata, qualcuno c’è che muove i fili.
È una bella domanda. Ma purtroppo non posso risponderle, perché non ho certezze. Io do’ la colpa al governo, e lo dico a chiare lettere,  e a voce alta. Ma andare a tirar fuori le ragioni, preferirei che lo dicessero altri. Una cosa è certa, che il governo si è comportato in maniera vergognosa. L’ho detto in aula e lo ribadisco anche sulle pagine del suo giornale.

 

Comunque vadano le cose, senatore, ci sarebbe una soluzione per rimediare alla situazione dell’AFAM?
Sì, la soluzione, per ciò che riguarda l’AFAM, ci sarebbe. Innanzitutto gli emendamenti, andando alla Camera, debbono rimediare a questa cosa, e io mi sto già attivando per proporre a qualche collega deputato che ripresenti il mio emendamento. Bisogna semplicemente recepirlo e votarlo, perchè così ritorna al Senato per il voto definitivo. Un emendamento che per ben due volte è stato scartato dalla legge di Bilancio, lo diciamo per maggiore chiarezza. Per la verità, era tutto accantonato. Poi, hanno deciso dopo, adducendo motivi che a mio parere sono ingiustificati.

 

Quindi c’è una possibilità, una speranza.
Sì, se vogliono, sì. Siamo ancora in tempo.

Fin qui l’intervista con il Senatore Amidei, paladino di una categoria poco nota, in Italia, paese di cantanti rock e di calciatori strapagati. Una categoria, tuttavia, che costituisce una delle tre colonne della nostra cultura, la musica – quella colta – la letteratura – non quella di facile consumo – e la pittura. Siamo ancora in tempo a salvare migliaia di famiglie, considerando l’indotto, che vivono di musica nei Conservatori, o ne fruiscono le immediate pertinenze, dato che molti Conservatori sarebbero costretti a chiudere, a vantaggio dei nuovi Politecnici Musicali.

Colpiti sarebbero famiglie, imprese commerciali e artigiane, fabbriche di strumenti musicali, dipendenti degli Enti musicali e di Conservatorio, teatri, cittadini della parte attiva di questo Paese, il cui destino sarebbe peggiore di quello degli esodati della legge Fornero, da un giorno all’altro, senza possibilità di riciclo; docenti – pochi – che, nella migliore delle ipotesi, andrebbero in pensione da precari, con gli effetti negativi che ben si possono immaginare sull’ammontare dell’assegno mensile.

Dopo aver dedicato una vita intera ad una disciplina che non sarà mai del tutto apprezzata e riconosciuta, dati i tempi e i luoghi – e i governi, aggiungiamo noi. E senza che nei nuovi organismi sia garantita una qualità d’insegnamento come quella che ora è presente nei Conservatori. Avere la certezza dell’eccellenza dell’insegnamento è fondamentale. Ogni anno migliaia di giovani vengono a studiare e a prepararsi con i nostri docenti, da tutto il mondo, e portano all’estero la loro preparazione.

Qualcuno insiste a dire che l’arte non è importante, nella vita corrente, che è solo un optional, che ‘con l’arte non si mangia’. Noi diciamo che non è così, e che l’arte è imprescindibile. Immaginiamo cosa sarebbe l’Italia senza le sue eccellenze, o se la qualità dell’insegnamento musicale dovesse subire un degrado: un paese vuoto, senza un background, senza storia; in definitiva senza alcun interesse da parte del mondo e di chi lo considera come un’eccellenza mondiale nel suo complesso, e lo visita ogni giorno con grandissimo rispetto. Pensiamo a ciò che hanno scritto Goethe, o George Byron. L’arte e la storia di un Paese sono il Paese stesso.

Un Paese senza storia nè arte semplicemente non esiste. Cultura, civiltà, storia, sono le basi per avere un posto nel mondo. Purtroppo, oggi si sacrifica tutto al profitto e alle clientele elettorali,  a cominciare dai piccoli interessi di bottega, per finire alle ingiustificate e ingiustificabili – se non con interessi molto personali – trivellazioni entro le dodici miglia che sconvolgeranno i nostri mari e la vita di interi piccoli paesi di pescatori, rompendo quell’ordito che fa di una nazione un luogo vivo e vivibile. Ma forse di storia, civiltà antica, arte e via discorrendo, ne abbiamo troppo: perciò non valorizziamo nulla, lasciando che prenda piede quella tanto comoda ignoranza delle masse che ci fa sentire bravi e ‘sportivi’, in poltrona davanti al televisore e ad una partita di calcio; quando, e quest’anno non avremo questo privilegio, l’Italia partecipa ai mondiali, ed è un florilegio, dappertutto, di bandiere tricolori, mai apparse in altre occasioni più consone. ‘Panem et circenses’, l’ignoranza fatta politica e stile di vita.

Roberto Ragone

 

Castelli Romani

“Firmitas, utilitas, venustas”: a Frascati il convegno per la rinascita di un’architettura umana

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Villa Falconieri dal 26 al 28 aprile

“Tutte queste costruzioni devono avere requisiti di solidità, utilità e bellezza.
Avranno solidità quando le fondamenta, costruite con materiali scelti con cura e senza parsimonia, poggeranno profondamente e saldamente sul terreno sottostante; utilità, quando la distribuzione dello spazio interno di ciascun edificio di qualsiasi genere sarà corretta e pratica all’uso; bellezza, infine quando l’aspetto dell’opera sarà piacevole per l’armoniosa proporzione delle parti che si ottiene con l’avveduto calcolo delle simmetrie”

Vitruvio nel “De Architectura” sviluppa un concetto costruttivo che può essere racchiuso in tre semplici parole “Firmitas, utilitas, venustas” – solidità, funzione, bellezza – e partendo proprio da queste tre espressioni l’accademia Vivarium Novum di Frascati, nell’incantevole cornice di Villa Falconieri dal 26 al 28 aprile, terrà un Convegno dal titolo “Firmitas, utilitas, venustas: per la rinascita di un’architettura umana”.

Iniziativa estremamente lodevole patrocinata da School of Architecture della Notre Dame University, dal movimento internazionale New traditional architecture, dall’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, dal FAI – Fondo per l’ambiente italiano – Delegazione di Roma, dall‘Ordine degli architetti PPC di Roma e provincia, dall’Ordine degl’ingegneri di Roma, da Pulchria, dallo Studio ACAM, dal Festival dell’innovazione di Frascati.

Un “nuovo approccio della concezione architettonica” si legge nelle parole del Comunicato stampa diffuso in occasione di questo convegno che evidenzia, inoltre, la necessità di individuare “criteri e approcci architettonici e urbanistici rispondenti alle reali necessità materiali e spirituali dell’uomo, che da un lato aspira a proporzione ed equilibrio, dall’altra richiede socialità piena e vitale desiderosa di spazi da condividere con altri” – prosegue il comunicato stampa.

L’architettura deve tornare ad esprimere armonia con i luoghi ed, assieme alla solidità, offrire spazi capaci di rispondere ai bisogni sociali delle persone.

Lo scopo di Accademia Vivarum Novum punta ad una profonda “riflessione che possa approdare ad un rinnovamento delle pratiche culturali, artistiche e architettoniche, affinché esse pongano la naturale disposizione umana verso l’armonia e la bellezza al centro del loro operato, perseguendo inoltre un’idea di continuità, piuttosto che di rottura, coi paesaggi naturali e culturali costruiti attraverso i secoli”.

Un rinascimento architettonico che porti di nuovo l’Uomo al centro di ogni arte.

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Cultura e Spettacoli

Venezia, 60esima Biennale d’Arte: al padiglione della Finlandia la mostra “I piaceri che scegliamo”

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La ministra finlandese della Scienza e della Cultura, Sari Multala, accompagnata dall’ambasciatore di Finlandia in Italia, Matti Lassila, presenzia all’inaugurazione
 
 
È aperta da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024, la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa e prodotta dalla Biennale di Venezia. La pre-apertura ha luogo nei giorni 17, 18 e 19 aprile, la cerimonia di premiazione e inaugurazione si svolgerà il 20 aprile 2024.
 
Prima dell’apertura del 20 aprile, la ministra finlandese della Scienza e della Cultura, Sari Multala, accompagnata dall’ambasciatore di Finlandia in Italia, Matti Lassila, presenzia all’inaugurazione, nel Padiglione Aalto, della mostra finlandese alla 60a Biennale d’Arte di Venezia il 17 aprile; visita. tra gli altri, anche i padiglioni dei paesi nordici, dei Paesi Bassi, dell’Ucraina, degli Stati Uniti e dell’Islanda.
 
Il Padiglione Finlandia presenta una mostra dal titolo The pleasures we choose, “I piaceri che scegliamo”. Commissario: Raija Koli, Frame Contemporary Art Finland; Curatore: Yvonne Billimore & Jussi Koitela; Espositore: Pia Lindman, Vidha Saumya, Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen
 
Sede: Giardini
 
“Gli artisti finlandesi hanno preso parte alla Biennale di Venezia sin dalla sua ideazione. L’importanza della Biennale di Venezia sull’arte contemporanea europea e sugli artisti e professionisti dell’arte finlandesi non può essere sottovalutata. In questi tempi in cui ci sono così tanti gravi conflitti nel mondo, l’arte e la cultura, insieme alla cooperazione internazionale e allo scambio di idee, svolgono un ruolo sempre più importante”, dichiara la ministr Multala.
 
Il Ministro Multala ha in programma di presenziare anche all’inaugurazione della mostra presso il Padiglione Nordico
 
Quest’anno, la Svezia è responsabile della mostra del Padiglione, intitolata “The Altersea Opera”; Commissari: Gitte Ørskou, Moderna Museet, Leevi Haapala, Kiasma Museum of Contemporary Art / The Finnish National Gallery, Ruben Steinum, Office for Contemporary Art Norway (OCA); Curatore: Asrin Haidari; Espositori: Lap-See Lam con Kholod Hawash e Tze Yeung Ho. Sede: Giardini
La Biennale di Venezia è la più antica biennale d’arte contemporanea al mondo.  Si tiene ogni due anni e riunisce nel parco dei Giardini della Biennale mostre provenienti da diversi paesi.  La mostra al Padiglione finlandese è stata commissionata e prodotta da Frame Contemporary Art Finland.  La Biennale sarà aperta al pubblico dal 20 aprile al 24 novembre 2024.
 
Sfumando i confini tra arte, architettura e critica sociale, il Padiglione della Finlandia riunisce tre artisti per i quali arte, vita e attivismo si intrecciano. Incorporato come un progetto collettivo, The Pleasures We Choose si è evoluto attraverso lo scambio di esperienze condivise e individuali per creare aree di diverse “occupazioni” in cui i visitatori sono incoraggiati a rivalutare e (ri)considerare le aspettative della società. Le opere di Lindman, Saumya e Wallinheimo-Heimonen sono profondamente informate dalle loro esperienze incarnate di squilibri strutturali, ambientali e sociali. Articolate attraverso un’ampia gamma di materiali e processi – tra cui disegno, ricamo, scultura e guarigione – le loro opere celebrano il piacere personale come potente mezzo per reinventare il mondo come lo conosciamo.
In seguito all’avvelenamento da mercurio, l’artista Pia Lindman sperimenta una maggiore sensibilità del sistema nervoso e una consapevolezza dei microsegnali all’interno del suo corpo. Traduce questi segnali in immagini visive, melodie, parole e colori e li incorpora in opere d’arte che le consentono di esplorare le sfumature di diversi ambienti e situazioni sociali.
 
Spesso impegnato con l’intricata relazione tra presenza umana e ambiente, il lavoro di Vidha Saumya sfida le norme dell’estetica, del genere, del mondo accademico e dello stato-nazione. Nel suo lavoro, gli spettatori incontrano un’interazione tra desiderio, intimità e (casa)terra, controbilanciata dalle esigenze eteronormative di utilità, tempo e (s)posizionamento.
L’opera di Jenni-Juulia Wallinheimo-Heimonen porta alla luce la varietà di forme di discriminazione e violenza a cui sono sottoposte le persone con disabilità. Le sue realtà intricate celebrano un mondo in cui una diversità di corpi umani ha conquistato il diritto di scegliere una vita piacevole rispetto alla mera esistenza.
 
“ I piaceri che scegliamo rifiutano l’eccezionalismo dell’arte e il mito che l’artista sia separato dal mondo, al contrario sono proprio le esperienze che richiamano l’attenzione sulla convivenza – mettersi in fila, scendere in strada, ricevere cure mediche , respirando la stessa aria tossica che ci spinge a dare vita a nuovi futuri collettivi ”, spiegano i curatori Yvonne Billimore e Jussi Koitela.
 
Presentate nel Padiglione Aalto della Finlandia, le opere degli artisti sono collegate concettualmente e materialmente attraverso interventi architettonici progettati da Kaisa Sööt . Ripensando il padiglione e il tipo di arte, corpi ed esperienze che può supportare, la mostra introduce un’“architettura di accesso” che considera l’accesso e le esigenze corporee attraverso i registri, incoraggiando al contempo esperienze multisensoriali.
 
“È stato meraviglioso testimoniare il processo di collaborazione e gioia tra artisti e curatori”, afferma Raija Koli , direttrice di Frame e commissaria della mostra. “Siamo felici di condividere questo progetto significativo con il pubblico nella prossima mostra”.  La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da K. Verlag .
 
Privo di virus.www.avast.com



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Cultura e Spettacoli

Viterbo, a palazzo Scacciaricci si presenta il Movimento “SpazioTempismo”

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Saranno per la prima volta uniti nell’opera artistica il Tempo, lo Spazio e la
rappresentazione multi-prospettica del soggetto con l’evidenza della continuità del
trascorrere del flusso dell’intervallo tra una prospettiva e l’altra. L’idea di
SpazioTempismo nasce nel 2010 da un’intuizione di Enzo Trifolelli che supportato poi
da Giampiero Ascoli, intraprendendo studi e ricerche, hanno ampliato e sviluppato il
tema dello Spazio e del Tempo che nella storia dell’arte ha radici profonde,
concretizzando il nuovo concetto e strutturando l’omonimo Movimento artistico.
Nell’ambito del Festival ViterboImmagine2023 lo SpazioTempismo ha avuto la sua
affermazione con l’esposizione di 34 opere di 24 artisti.
L’inaugurazione – con ingresso libero – si aprirà alle 18,00 presso Il Palazzo
Scacciaricci, una Torre-Loggia che sovrasta il caratteristico portico della Piazza S.
Pellegrino, nel suggestivo quartiere medievale, nel cuore del centro storico di Viterbo.
Enzo Trifolelli verrà introdotto da Silvio Merlani titolare della Galleria Chigi e, dopo
una breve ma interessante descrizione del concetto di SpazioTempismo, aprirà un
confronto con i presenti: artisti, appassionati dell’arte e non solo, sul nuovo concetto
e Movimento Artistico “SpazioTempismo”, per approfondire i temi inerenti.
Nella splendida cornice dell’evento, è previsto anche l’intervento della Critico d’Arte
Barbara Aniello che parlerà delle opere esposte e del Concetto SpazioTempistico.
All’esposizione saranno presenti molte opere realizzate con il Concetto dello
SpazioTempismo da alcuni dei seguenti artisti: Emanuela Artemi, Luciana Barbi,
Sergio Barbi, Simona Benedetti, Carlo Benvenuti, Nello Bordoni, Stefano Cianti, Alessia
Clementi, Pippo Cosenza, Raffaela Cristofari, Daniele Del Sette, Francesca Di Niccola,
Paola Ermini, Sheila Lista, Gino Loperfido, Francesca Mazzone, Matilde Mele, Arialdo
Miotti, Francesco Persi, Cecilia Piersigilli, Enzo Trifolelli, Tullio Princigallo, Rita

Sargenti, Alessandro Scannella, Giampietro Sergio, Paolo Signore, Carla Sozio, Jennifer
Venanzi, Alessio Zenone.
All’inizio dell’incontro saranno distribuite delle piccole brochure che illustrano il
concetto e che, assieme al link web (QR code), conducono alla più ampia descrizione
dell’idea. Sulla brochure web sono presenti anche immagini di opere in pittura,
scultura, Digital Art, installazioni e altorilievi.
La Mostra sarà visitabile, con ingresso libero, dal 20 aprile fino al 5 maggio 2024 dal
martedì al venerdì dalle 16,30 alle 19,30 e sabato, domenica e festivi dalle 10,00 alle
12,30 e dalle 16,00 alle 19,30.
Gli organizzatori dell’Evento e fautori del Movimento Artistico “SpazioTempismo”
invitano tutti i lettori a visitare la Mostra per ammirare le opere in SpazioTempismo
esposte.

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