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MUSICA, IDEE E TECNOLOGIA

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di Michele Di Filippo

Come  anticipato la puntata scorsa, (20 aprile 2015) la rubrica “Il mondo dei suoni” si prefigge lo scopo e l’interesse di confrontare esperienze, attività ed eventi, ma anche di aprire delle discussioni riguardo alcune tematiche  estetiche, inerenti la nostra materia. Quest’oggi l’argomento di cui tratteremo riguarda il rapporto tra musica e tecnologia e la sua continua mutazione.  E’ innegabile oggi giorno la presenza e l’importanza della tecnologia nella nostra società.

Partendo quindi dalla creazione, passando per l’esecuzione sino alla riproduzione e condivisione del materiale sonoro , tutta la musica di oggi è dominata dalla tecnologia. Tutto questo potrebbe sembrare frutto di una recente condizione storica, in realtà il fenomeno ha origini ben più radicate.
Riguardo la riproduzione sonora , con le dovute distinzioni storiche, uno dei primi esempi è il carillon, un strumento che riproduce musica facendo vibrare, delle lamelle di acciaio. Quindi uno strumento musicale automatico  creato nel XIX secolo,  simbolo di un primitivo concetto di riproduzione. Non siamo qui di certo a narrare la storia degli strumenti musicali, ma l’esempio sopra citato ci fa capire una delle possibili origini della tecnologia musicale .  Più tardi nel Novecento ci fu un’evoluzione del fenomeno che si accentuò soprattutto negli ultimi decenni del secolo. La tecnologia oggi  è di supporto al musicista. Penso alla notazione, ai tempi di scrittura, stampa, impaginazione, di fatto molto più rapidi. Inoltre gli ormai famosi strumenti virtuali o virtual instruments, utilizzati moltissimo nella musica per film, pop, commerciale, ecc., rappresentano una quasi perfetta riproduzione dei veri strumenti musicali, con i relativi vantaggi e svantaggi. La registrazione poi, è lo strumento per fissare l’esecuzione perfetta, cui sono stati promotori eccellenti artisti, uno fra tutti, il pianista canadese Glenn Gould, il quale a partire dal 1964 smise di suonare in pubblico per dedicarsi, attraverso la registrazione sonora, alla perfezione del suono e dell’interpretazione. Inoltre  da qualche decennio, la tecnologia è divenuta ancor più indipendente, entrando persino nella musica colta al fianco di strumenti musicali veri.

Essa non si è fermata qui, ma si è evoluta diventando assoluta protagonista nel campo della musica elettronica. Da qui ci si può domandare. Perché si è arrivati fino a questo, forse per ricercare  la novità  di questo secolo?
Non sarebbe sbagliato visto che da sempre nella musica i compositori hanno ricercato la novità e in nome della quale, in alcuni periodi storici, hanno persino rinnegato tutto quello che li precedeva. Oppure, si è arrivati a questo per raggiungere la perfezione musicale assoluta?
In questo caso la questione sarebbe molto più spinosa. Comunque la sensazione diffusa oggi è che la musica sia diventata una cosa comoda, oserei dire priva di difficoltà. Ti siedi davanti al computer e il gioco è fatto.
Curioso però che nonostante questa “comodità” nel creare musica, oggi ci sia una crisi ed una povertà musicale globale  in cui questa comodità a quanto pare poco serve. Come in tutte le valide questioni ci sono pro e contro ma a questo punto la domanda sorge spontanea: dove ci porterà tutto ciò?
Vi  invito a commentare a contattarmi per parlare dell’argomento che sarà ripreso e aggiornato più avanti. Ricordo che potete contattarmi per progetti, proposte, interviste e info scrivendo a difilippomichele@yahoo.it

VIDEO CONTRIBUTO DEL PROF. ANDREA TOSCHI

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Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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