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QUIRINALE, SERRACCHIANI: "SENZA BERLUSCONI NON SI PUO' ELEGGERE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA"

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Tempo di lettura 2 minuti Vedi Silvio Berlusconi, che vorrebbe riannodare i fili del dialogo con Raffaele Fitto, forte di un pacchetto di voti di almeno una quarantina di parlamentari

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Redazione

"Vedremo cosa si vota, e se io sono immediatamente in condizione di partecipare". Giorgio Napolitano si e' gia' insediato a Palazzo Giustiniani e le sue poche battute con i cronisti confermano che il ruolo del Presidente emerito non sara' quello di semplice spettatore del confronto politico. Si parla di legge elettorale ma tanto quella, in agenda al Senato, quanto la riforma costituzionale, alla Camera, finiscono per risentire del capitolo aperto proprio dalle dimissioni dell'inquilino del Colle.

Le opposizioni tornano anche oggi a chiedere un 'time out' che accantoni il voto sulle riforme fino all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica e, infatti, alla Camera i lavori procedono a rilento. Frutto dell'ostruzionismo M5S ma anche delle barricate FI a sostegno di una sessione 'quirinalizia' sgombra da altri argomenti sul tappeto.

E la partita del Quirinale si annuncia, ovviamente, serrata. "E' opportuno scegliere qualcuno dal fronte dei moderati", chiede Maurizio Gasparri che apertamente dice "vogliamo una persona che ci rappresenti". "Senza Berlusconi non si puo' eleggere il nuovo Presidente della Repubblica", conviene dal Pd Debora Serracchiani. Vero e' che l'Ncd Fabrizio Cicchitto mette i puntini sulle i e avverte: "Siccome i numeri in questa materia hanno valenza politica, per eleggere il nuovo Presidente non possono bastare ne' un partito solo (Pd) ne' due partiti (Pd e FI). Sarebbe addirittura auspicabile che fra Ncd-Udc e FI ci fosse una qualche intesa, in modo da condizionare piu' efficacemente Renzi e Pd".

E', come sempre in queste circostanze, il tempo delle parole pubbliche e delle trattative riservate, e ognuno fa i conti con le esigenze tattiche nei rapporti con gli altri partiti ma anche in casa propria, con le rispettive correnti.

Vedi Silvio Berlusconi, che vorrebbe riannodare i fili del dialogo con Raffaele Fitto, forte di un pacchetto di voti di almeno una quarantina di parlamentari, in un partito dove l'ala 'anti Nazareno' non molla. Prova ne sia il duro scontro di ieri sera, nel corso di un vertice 'azzurro' a palazzo Grazioli, tra Renato Brunetta e Denis Verdini. Oggetto del contendere, la riforma elettorale, con Verdini, vistosamente irritato spiegano alcuni dei presenti, a legarla all'accordo con il Pd, viatico per essere coprotagonisti della partita Quirinale. E' finita, dicono le stesse fonti, con parole grosse tra i due.
  "Dal dibattito e' emersa un'apertura al confronto e sono state accolte molte proposte alternative. E' ovvio che non si puo' accettare che richieste continue di modifica siano un modo per bloccare la riforma", avverte il governo, con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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