Suicidio Tiziana Cantone: parla l'Avvocato "ci attiveremo per cercare di bloccare i principali siti porno"

di Angelo Barraco
 
Napoli – La morte di Tiziana Cantone ha aperto uno squarcio nelle coscienze di tutti coloro che affrontano la realtà dei social con leggerezza e indifferenza, senza realmente percepire la pericolosità e il massacrante potere che una tastiera e un mouse possono avere sulla vita di un singolo soggetto.  Molti hanno realmente aperto gli occhi sui rischi a cui si può incorrere nutrendo della propria intimità un mondo che vive di immagini, colori e speranzose illusioni ma che nasconde dietro soggetti che possono cagionare danni irrimediabili a terzi. Il video di Tiziana è stato diffuso contro la sua volontà all’interno di una fossa in cui i leoni si sono cibati abbondantemente di un piatto che fa gola a quel mondo popolato da quei felini da tastiera che tanto amano ringhiare con un click senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma Tiziana ha lottato affinché la sua dignità di donna venisse tutelata e sin dal principio si è imposta per la rimozione di quei  video impugnando la legge. Tiziana però non ha retto alle umiliazioni e al peso di battaglie legali pesanti come macigni e il 13 settembre ha posto fine alla sua vita impiccandosi con un foulard al collo. Dopo la sua morte però sembra che il grido di Tiziana alla giustizia sembra essere tornato come un boomerang poiché facebook non è tenuto a controllare il contenuto delle pagine ma nel caso di Tiziana invece, secondo quanto stabilito dal Tribunale di Napoli, i link e le informazioni sulla donna dovevano essere rimossi. Tiziana si era rivolta infatti al giudice chiedendo la cancellazione di tutti i link che riproducevano la scena che la ritraeva in atti sessuali e che aveva inviato ad alcuni amici su Whatsapp ma che era finita sui social senza il suo permesso. Teresa Giglio, madre di Tiziana, ha detto ai microfoni di Sky TG24: “Non è stata mia figlia Tiziana a divulgare in rete i video. 'Penso proprio che sia lui il regista di tutto” riferendosi all’ex fidanzato della figlia che sarà sentito come persona informata sui fatti. Quando alla donna viene chiesto se è stato sentito lei risponde: “No, per niente, anzi, io penso proprio che sia lui il regista di tutto. Vorrei che si indagasse bene su quest'uomo e su tutti quelli che anche all'apparenza non avrebbero motivo di essere indagati, vorrei che si andasse proprio fino in fondo. Quello che mi attendo – dice – è che si faccia piena luce e che vengano varate nuove norme”. La Procura della Repubblica di Napoli ha chiesto l’archiviazione per quattro persone che erano state querelate dalla stessa Tiziana per diffamazione. Secondo l’accusa, gli indagati sono stati accusati dalla stessa Cantone di aver messo in rete i video, dichiarazione modificata in un successivo interrogatorio. La richiesta è stata avanzata la Pm titolare del fascicolo e sulla vicenda è in corso un’ulteriore inchiesta per l’ipotesi di istigazione al suicidio. Secondo il sostituto Procuratore aggiunto Zuccarelli e il sostituto Milita non vi sono i presupposti per avviare un’azione penale nei confronti dei quattro soggetti per diffamazione. Per l’altro reato ipotizzato invece, violazione della privacy, non era stato iscritto nessuno nel registro degli indagati. L’iter investigativo si è avviato dopo il suicidio della giovane lo scorso settembre. Precedentemente aveva segnalato alle autorità competenti la diffusione di suoi filmati hard sul web per mano di terzi, aveva denunciando in un primo momento di aver smarrito il cellulare successivamente però aveva ritrattato tale denuncia ammettendo di essere stata lei stessa ad aver inviato i video ad alcuni amici e fece i nomi dei quattro indagati indicandoli come responsabili della diffusione dei filmati. Tiziana aveva poi ritirato la querela contro i quattro spiegando di non avere la certezza che fossero stati loro gli autori del gesto e senza elementi certi avrebbe rischiato l’accusa di calunnia. Tante incertezze, tanti dubbi e nessun elemento oggettivo. Teresa Giglio, madre di Tiziana insieme ai suoi legali: il civilista Andrea Orefice e l’Avvocato Penalista Andrea Imperato, stanno preparando un reclamo al Garante della Privacy per ottenere la rimozione totale del video dal web.  
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva l’Avvocato Andrea Orefice, legale della madre di Tiziana e abbiamo chiesto quali saranno le prossime mosse e ci ha riferito: “sulla base di questa pronuncia ci attiveremo, ma non tanto per la questione facebook in concreto perché in effetti su facebook sono già state rimosse, ci attiveremo per presentare questo reclamo al garante, reclamo per certi versi segnalazione per altri, per cercare di bloccare i principali siti porno che contengono ancora la pubblicazione di queste pagine e in ogni caso per ottenere la deindicizzazione dei principali motori di ricerca di queste pagine e delle altre che contengono un riferimento alla vicenda Cantone non al fine di informazione ma a fini commerciali, è il caso di siti porno o a fini goliardici o di altro tipo come è il caso dei video che sono su youtube”.
 
Tiziana Cantone si è uccisa con un foulard nell’abitazione dove viveva con la madre, sfuggendo al clamore mediatico da lei non voluto a seguito della diffusione in rete di video hard che riguardavano la sua sfera intima e privata. Una vicenda che l’aveva fortemente segnata, costringendola ad abbandonare il suo comune natio, le sue abitudini, i suoi amici e la quotidianità fatta di equilibri costruiti negli anni e distrutti in poco tempo da un rispetto mancato da parte di persone che lei reputava “amici”. Occhi di ghiaccio, fisico da modella e soprattutto donna con sani principi che ancoravano le proprie radici nel lavoro presso il locale dei genitori, ma la vicenda l’ha travolta e il web non ha dato pace ad una giovane che non avrebbe certamente voluto quel tipo di notorietà denigratoria. La giovane si era mossa impugnando la legge e chiedendo tutela per i propri diritti e il giudice le aveva dato ragione obbligando i social a rimuovere i video con relativi commenti. Quei video andavano tolti dal web e Tiziana aveva vinto la causa ma avrebbe dovuto versare 20mila euro a cinque siti che sono stati assolti. Il Tribunale di Napoli aveva invece obbligato Facebook a rimuovere l’immagine della giovane che era stata inserita a sua insaputa. A Tiziana era stato imposto un rimborso nei confronti di Youtube, Yahoo, Google, Citynews, Appidears di 3.645 euro ciascuno per le spese legali, in più le spese generali del 15% perché il video lo avevano già rimosso. Siti come Facebook, Sem srl, Ernesto Alaimo, Pasquale Ambrosino e Rg Produzioni, che non avevano rimosso il video sono stati condannati a “320 euro, per esborsi, e 3.645 euro per compenso professionale, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento sul compenso”.