Al festival della fotografia di Lishui arriva “Soccus”: la mostra sui costumi ciociari

Questo
veramente grande ed unico Paese, la Cina, che a dispetto di tragedie e
catastrofi sociali e politiche durate anni e anni che l’hanno insanguinata e
sconvolta, è riuscita a trovare la sua fisionomia autentica e il suo volto
pubblico nonché la sua congenita conformazione politica e sociale che offre al
mondo, dove gradita e dove no. Certo è che tutto quanto la riguarda, fornisce
l’idea del gigantismo e dello straordinario: tutto quanto è di livello
superiore all’immaginario comune!

E in
questo mondo il cui volto immediato è la possanza industriale e militare e
finanziaria e umana, una accelerazione permanente, spazio enorme, più di quanto
si immagini, è riservato anche alle altre emanazioni dell’uomo quali la
cultura, l’arte, la scienza, la bellezza… cioè anche per lo spirito e
l’anima. E se si scorrono le notizie di cronaca, ci si rende conto della
incredibile fioritura di esposizioni e manifestazioni d’arte, di convegni
scientifici e letterari, della nascita di musei e di pinacoteche,
dell’interesse per l’arte e la ricerca e la cultura, delle attività didattiche
e accademiche.

E in
siffatto contesto culturale e artistico dinamico e in continua evoluzione si
inserisce una manifestazione di arte fotografica che si tiene ogni due anni a
quasi duemila Km da Pechino, a Lishui,
significativa città universitaria.

E’ una iniziativa dedicata esclusivamente alla fotografia, sia in Cina sia all’estero, fondata nel 2004 e promossa dalle autorità municipali e accademiche della città, proprio con la finalità di sviluppare e stimolare ma soprattutto confrontare le ricerche e sperimentazioni di tutti i fotografi artisti nazionali e stranieri e quindi la istituzione di un Festival biennale internazionale.  E la presente edizione, la nona che si sta svolgendo dall’8 al 12 del mese è quella dove la rappresentanza internazionale è particolarmente vistosa.

Una manifestazione sia espositiva e sia informativa del massimo livello in quanto parallelamente al festival vero e proprio, ha luogo un simposio sulla fotografia di proporzioni anche questo inimmaginabili per gli argomenti affrontati, il numero delle sessioni e la rilevanza degli oratori: tutti i temi connessi con l’arte fotografica sono discussi e dibattuti.

Mentre gli espositori al festival vero e proprio sono oltre cinquemila fotografi da tutto il  mondo, le esposizioni oltre duemila, i paesi partecipanti  108 e le istituzioni e organismi nazionali e stranieri 155 e le università ed atenei 112: e nella ciclopica e impressionante manifestazione è presente anche una associazione italiana Expophoto il cui socio fondatore è un artista fotografo ciociaro di Sora, Rocco de Ciantis, il quale nell’ambito del festival  espone un  progetto fotografico  intitolato SOCCUS  che parte da una sua iniziativa  consistente in una serie di riproduzioni di qualità non comune che illustrano dei personaggi che vogliono richiamare il costume ciociaro dei quartieri di Arpino da lui stesso fotografati, organizzati e  promossi da una istituzione locale, la Fondazione Mastroianni. 

Per dare un’idea delle proporzioni basti tener presente che i pannelli che illustrano le immagini presentate dalla associazione di Rocco de Ciantis sono 180×130: tutto dunque gigantesco e di proporzioni incredibili, a sottolineare il significato altissimo del festival di Lishui. Naturalmente il progetto SOCCUS è stato illustrato dalla rappresentante italiana in lingua cinese ed inglese e presentato con le parole redatte appositamente dallo scrivente.

Dalle
prime impressioni raccolte, le immagini dei ciociari fotografati magistralmente
dal Sig. Rocco de Ciantis sono state moltissimo apprezzate e considerate: non è
esclusa qualche reazione di turismo dalla Cina destinazione Arpino per ammirare
da vicino questa umanità con questi costumi. Imperdonabile, ci si consenta la
nota polemica, che nella patria del costume ciociaro si continui ad ignorare
tale fenomeno al contrario conosciuto dovunque, da sempre.




CIOCIARIA: LA TERRA DELLE ECCELLENZE

di Michele Santulli
Ciociaria terra delle eccellenze, ma non dei cavoletti e prosciuttelli e fagiolini, che pure vi crescono, bensì delle teste eccelse e fuori del comune, tanto che ci si chiede: come è possibile che in una terra da sempre dis-amministrata e mal-gestita e orrendamente cementificata e degradata, da istituzioni che in verità gestiscono fondamentalmente loro stesse e da uomini politici che fanno semplicemente ridere nella loro pochezza e trivialità morale e intellettuale  che il solo merito hanno  di aver tramortito e rimbecillito i loro spiritualmente e moralmente già decrepiti elettori con favoritismi e piaceretti e raccomandazioni da quinto mondo, possano essere fioriti e continuino a fiorire ancora certi spiriti e certe professionalità? E’ probabilmente a seguito della legge dantesca del ‘contrappasso’, secondo la quale più grave è la colpa e più esemplare  la pena, più caprino il contesto e più leonina la conseguenza. Così accade in Ciociaria: più infimo il livello generale sotto tutti gli aspetti, più elevato e sublime,  anche talvolta traumatico, la risultanza: la fuga e l’abbandono sono da sempre il risultato traumatico, il fiorire di cervelli e di spiriti fuori del comune è anche da sempre, l’eccezionalità!


Una giovane donna di Cassino, destinata sicuramente a ricevere un premio Nobel, divenuta direttrice del Max Planck Institut a Berlino, l’organismo scientifico più antico e più prestigioso del mondo;  un altro giovane ciociaro divenuto a soli 27 anni il professore universitario titolare di cattedra importante, più giovane della Francia; un altro, referente in tutti i congressi internazionali dedicati alla sua disciplina, anche lui docente universitario alla Università di medicina di Parigi; un altro giovane di FR eccellente corrispondente della televisione italiana prima in Medio Oriente  oggi in Cina, senza citare numerosi altri operatori televisivi; altri famosi giornalisti dei media italiani a partire dal neo direttore del quotidiano più antico e diffuso; grandissimi artisti della pittura e della televisione in Inghilterra; scrittori e artisti  di rilievo in Francia; certi personaggi dai cognomi chiaramente ciociari quali Panetta e Pelosi assurti alle vette più elevate della politica e della amministrazione in America e poi…diciamoli pure certi nomi: Ennio Morricone, Monsignor Paglia, Antonio Fazio, Severino Gazzelloni, Alessandra  Buonanno, i Mastroianni e  decine di altri cervelli e decine di imprenditori di  livello nazionale ed europeo: Antonio Annunziata, Luciano Zeppieri, Eleuterio Arcese, Maurizio Stirpe i cui nomi in una società civile verrebbero scritti a caratteri cubitali nei luoghi pubblici,  soprattutto  fatti oggetto non solo di onori e commemorazioni quanto, ancora di più, oggetti esemplari di  gratificazione ed edificazione da parte di tutta la civile comunità: incapacità cronica a valorizzare e gestire intelligentemente quanto si possiede, ancora peggio insensibilità soprattutto  cecità, a capire a vedere. Alla piana di Fondi, una volta verdeggiante di agrumeti e di frutteti e di alberi secolari, i cui odori  sensazioni  scenari  quasi tramortivano i viaggiatori che vi passavano, oggi divenuto un malsano e sgangherato e volgare agglomerato di ville e villette e capannoni e palazzoni da quinto mondo tanto che perfino il suo figlio più illustre, Libero de Libero, rifiutò di tornarci più;  poi si vada in Valcomino, a San Felice Circeo, attorno ad Alatri, attorno a Veroli, a Frosinone, alla piana di Ferentino e di Anagni e di Atina, ad Arpino, Terracina….. è un paesaggio che ricorda le scene desolanti di certe immagini infernali,  osservando che cosa sono diventate le colline e le rare  pianure.   Gina Lollobrigida, Nino Manfredi, Antonio Valente, i Fratelli Bragaglia, l’esercito incredibile di ristoratori a Dublino, a Londra, a Glasgow, a Edinburgo, ad Aberdeen, i funzionari di massimo livello  nella pubblica amministrazione, i giudici,  i professori universitari…. Poi Amedeo Maiuri, Amleto Cataldi, Giuseppe De Santis, Tommaso Landolfi, pietre miliari internazionali delle rispettive attività e tanti altri geni ed eccellenze: orgoglio e anche speranza. E in Ciociaria?
                                 
 




CIOCIARIA: BATTAGLIA DEI COMUNI PER USCIRE DA ACEA ATO5

Redazione

Frosinone – "Siamo sulla strada giusta, ora i sindaci devono procedere compatti verso la risoluzione del contratto con Acea Ato 5. Un atto dovuto a tutti i cittadini della provincia di Frosinone, che sono ormai vessati dai metodi poco ortodossi da parte del gestore idrico, sia per quanto riguarda le sue inadempienze e sia per quanto riguarda gli atti per la riscossione, decisamente anomali". Lo ha dichiarato, in una nota, Mario Abbruzzese, consigliere regionale di Forza Italia del Lazio.

"La cosa peggiore che potrebbe fare il territorio nei confronti di Acea – aggiunge – sarebbe quella di prendere strade differenti anche se l'approdo dovrebbe essere unico. Nei dodici anni di gestione sono emerse moltissime criticità , in merito, soprattutto, alla gestione quotidiana del servizio idrico, alle tariffe applicate, agli esigui investimenti effettuati ed ai pessimi rapporti con i cittadini della Provincia di Frosinone. Nonostanti ci siano state numerose prese di posizione contro la gestione da parte di Acea, la società non hai mai cambiato atteggiamento. Ricordiamo, infatti, che la Segreteria Tecnico Operativa dell'Acea Ato 5, con relazione prot. n. 798 del 29/11/2013 ha attestato l'esistenza, soltanto per il triennio 2010-2012, di n. 799 inadempienze contrattuali del gestore e di ben 409 intimazioni ad adempiere rimaste inevase. Uno stato di cose inaccettabile, visto e considerato che stiamo parlando di un servizio indispensabile per la cittadinanza. È palese che i moltissimi inadempimenti contrattati hanno pregiudicato in modo irreparabile gli scopi e gli obiettivi della convenzione stipulata con Acea Ato 5«.




IL COSTUME CIOCIARO E LA LETTERATURA EUROPEA: ECCO DUE SUCCESSI MONDIALI "GRAZIELLA" E "SENZA FAMIGLIA"

di Michele Santulli

Tra i romanzi più letti e più amati si registrano regolarmente ‘Senza Famiglia’  e ‘Graziella’  di successo strepitoso alla loro epoca e ancora oggi, in tutto il mondo. Nell’Ottocento non ci furono in Francia solo i romanzi di Victor Hugo o di Flaubert o di Emile Zola o di Dumas ad arricchire ed anche a marcare la letteratura  europea: specie nella seconda metà del secolo i lettori ebbero la ventura di assaporare anche altri mondi e modi  di  raccontare le vicende umane e mi riferisco in particolare a due di essi, di enorme successo, in ogni epoca. Uno  è ‘Graziella’ -questo il titolo originario- di Alphonse de Lamartine pubblicato nel 1852: è per certi versi l’autobiografia dell’artista stesso vissuto per molti anni a Napoli come rappresentante diplomatico: vi si narra l’inebriamento sentimentale di un giovane straniero per la figlia di un povero pescatore dell’isola incantata di Procida e il nome della ragazza è appunto Graziella. Il successo del libro fu tale che nel corso degli anni ebbe centinaia di edizioni e altresì fu tradotto in quasi tutte le lingue parlate, più tardi fu ridotto in versioni cinematografiche, televisive, fumetti, e oggi su altri sistemi di diffusione, ovunque, fa parte dei classici irrinunciabili.

Successo mondiale all’epoca ed anche oggi ancora maggiori di ‘Graziella’, fu un romanzo avente per protagonista una delle figure più tragiche e terribili della umanità, la prova evidente quasi di regola, della violenza e della prevaricazione, della miseria e del sopruso e cioè i figli illegittimi, i senza genitori, i figli di nessuno: a Napoli, i figli della madonna; in Toscana, gli Innocenti, una delle macchie imperdonabili che accompagnano la esistenza dell’uomo, da sempre.

E’ intitolato ‘Sans Famille’, in Italiano ’Senza Famiglia’, in Inglese e in Tedesco ’Figlio di nessuno’. L’autore è Hector Malot, famoso per i suoi libri sull’infanzia nella letteratura e questo ne fu  il capolavoro: narra le vicende di  un bimbo figlio di nessuno, Remi, il quale quando comincia a capire il proprio stato, e dopo essere passato di mano in mano affidato o venduto, si propone e determina di ritrovare la genitrice. E il libro narra tutte le vicende e peripezie che portano a tale conclusione.
I suddetti due monumenti della letteratura europea, ‘Graziella’ e ‘Senza famiglia’,  avrebbero meritato, si dirà, uno studio e una indagine appropriati atti a condurre  a risultanze e conclusioni più stimolanti ma noi lasciamo al lettore tale incombenza poiché qui è altrettanto gratificante e significativo scoprire il ruolo giuocato dal costume ciociaro in questi due celebri monumenti della Letteratura. E si dirà: ma come è mai possibile, che cosa c’entra il costume ciociaro con Graziella e con Remi? Abbiamo invece ancora una volta la riprova evidente che il personaggio in costume ciociaro, e la rispettiva iconografia, era veramente un componente significativo  e consolidato dell’arte occidentale, era cioè divenuto un topos, un elemento distintivo e noto, era il costume al quale solamente si poteva far riferimento quando si parlava o scriveva o dipingeva o componeva,  professionalmente, di certe tematiche quali  il brigante, il pifferaro, lo zampognaro, il pastore  o il pecoraio, il modello o la modella di artista, il contadino che incarnava l’Italia intera e talvolta anche l’Europa, l’artista girovago, l’emigrante, l’organettaro  e molto altro. E la fantasia dell’artista pittore è questo che ha visto.  

I due romanzi come detto hanno avuto fino ad oggi centinaia di edizioni, di traduzioni, di riduzioni audiovisive ed altro ancora,  quindi non pochi editori si sono distinti  ad illustrare queste vicende interpretando i personaggi nel modo più diversificato: quello più ricorrente ed anche più consolidato e familiare al lettore è appunto il personaggio ciociaro nel suo costume unico e tipico! E qui vogliamo evidenziare quelle che a nostro avviso  sono state le edizioni più celebrate e di successo dei due romanzi. Per quanto riguarda  ‘Senza Famiglia’ l’edizione del 1895 illustrata da Emile Bayard  notissimo artista dell’epoca, in cui le immagini dei personaggi sono state rese in maniera magistrale ed attenta e dove l’artista ha prestato particolare attenzione a certi elementi del vestiario, soprattutto la resa inappuntabile delle cioce. La copertina invece si riferisce ad una edizione del ‘900 pur con ciociari. Mentre per quanto riguarda ‘Graziella’ si impone a mio avviso in maniera perfino prorompente l’edizione del 1927, la prima, che ci mette sotto gli occhi gli acquarelli magistrali di Umberto Brunelleschi che ha inteso addirittura ciociarizzare al meglio la immagine dei personaggi del romanzo come da lui interpretati. Alla sua epoca Umberto Brunelleschi era ritenuto l’artista illustratore, decoratore, ritrattista più di successo della Francia, lo stesso Emile Bayard nell’ottocento. 
 




CIOCIARIA FRUSINATE, CIOCIARIA PONTINA E CIOCIARIA ROMANA

di Michele Santulli
La Ciociaria Storica , è proprio così: l’antico territorio a Sud di Roma, all’incirca fino al Garigliano, una volta patria dei Volsci, dei Sanniti, degli Ernici poi divenuto Campania, poi Latium Novum, quindi Campagna di Roma,  è stato per venticinque secoli un solo territorio e una sola regione. Di questa regione, nel corso delle vicende  storiche, la parte compresa tra i fiumi Liri e Garigliano -il Cassinate, il Sorano, il Fondano-  divenne appendice settentrionale di Terra di Lavoro, una delle province del Regno di Napoli, mentre tutto il resto al di là del Liri, era possedimento  dello Stato della Chiesa. 

L’indipendenza dell’Italia e il successivo  Ventennio Mussoliniano  ebbero per conseguenza che la cosiddetta Alta Terra di Lavoro menzionata tra il Garigliano e il Liri,  venne opportunamente accorpata alla neo istituita provincia di FR che, assieme a quelle di LT e di RM, rappresentarono,  in realtà,  la frantumazione  dell’antica regione, fino allora una e indivisibile e unita. Tutti gli anni trascorsi dal fatale 1927, certamente pregni di fatti e di novità, sono stati all’insegna del più puro particolarismo e campanilismo, nella ignoranza e negligenza totali e complete delle comuni radici e della comune storia: se cioè oggi si interroga un cittadino di Frosinone o di LT o di RM, nulla e niente conosce della comune identità, della secolare fusione dei destini: magari padroneggiano tutti la storia di Circe  e di  Coriolano e di Caio Mario e di Enea e dei Volsci  ma zero della secolare convivenza  e comune appartenenza. E la colpa delle rispettive istituzioni a tutti i livelli è del massimo biasimo. Si vada invece in queste cittadine e luoghi, con particolare riguardo a quelle lungo la Via Appia e poi nelle cittadine sui Monti Simbruini ed Equi e Ruffi: si resta sbalorditi nel costatare che gran parte della popolazione, parlandoci, si avvede che i propri antenati erano sistematicamente originari della Ciociaria frusinate, mentre per Anticoli, Cervara, Paliano, Subiaco, Olevano pur non avendo verificato tali legami di sangue, sono evidenti e consolidati e storicizzati, ancora più significativi,  quelli folklorici e cioè le medesime calzature e i medesimi vestimenti come pure la piena consapevolezza di un medesimo senso di appartenenza: sia aggiunto a plateale conferma per quanto attiene queste cittadine annidate sui monti menzionati, che una produzione pittorica  sconfinata di oltre centocinquantanni documenta e eterna, in maniera irrefutabile e incontestabile, tale senso di appartenenza. Ed è normale che la Storia scriva, documenti ed  illustri che ci troviamo  in Ciociaria,  che è l’unico concetto in grado scientificamente e storicamente di  accomunare e amalgamare e, ancora di più, di salvaguardare. Certamente ci sono personaggi in certe località che per ragioni loro personali,  antistoriche e insensate, rivendicano altre origini e certe nostalgie, originate dalla ignoranza delle vicende storiche e maggiormente dal pregiudizio. Ma sono comparse da teatro comico.

Pur non essendo un concetto amministrativo o geografico o amministrativo, la  Ciociaria  è l’unica e sola idea in grado di pienamente rappresentare e personificare e, direi, di incarnare non solo il territorio fino al Garigliano quanto, ancora di più, la gente e le popolazioni che abitavano e in gran parte ancora abitano, la gloriosa regione.  Il territorio ha avuto la sventura e la disgrazia, uniche, di non essere mai stato non dico considerato ma nemmeno menzionato o rappresentato: ancora oggi, per molti, non si sa bene che cosa esso rappresenti e dove esattamente si trovi:  importanti giornali nazionali quando parlano di Valcomino o di Arpino o di Atina e perfino di Fiuggi comunemente scrivono  che si trovano in Abruzzi, al plurale. Queste sono state le sventure e disgrazie, come detto più sopra, di questa terra che non ha mai avuto il suo cantore  e, ancora più vituperevole, una sua istituzione che si sia proposto come obbligo e dovere di tutelarla e di farla conoscere  e di promuoverla,  né, ancora peggio, si è mai visto  un cosiddetto uomo politico, e mi riferisco alle tre province,  che abbia mai pronunciato il termine di ‘Ciociaria’,  magari identificandovisi. Zero.

Abbiamo già ripetutamente ricordato gli enormi e unici contributi alla civiltà usciti da questa terra fino ad oggi e in merito invito  alla lettura di alcune pagine di ‘CIOCIARIA SCONOSCIUTA’:  questa terra nel suo insieme e non le province di FR o di LT o d RM, è nota e conosciuta in tutto il mondo, probabilmente più di ogni altra regione del pianeta, perché essa ha goduto del privilegio unico di essere  stata eternata dagli artisti del mondo occidentale, e perciò presente, come nessun altro soggetto, in tutti o quasi tutti i musei del mondo: il personaggio in costume ciociaro, la modella e il modello di artista, la iconografia del brigante, quella del pifferaro e dello zampognaro per le vie del mondo sono assurti  ad autentico patrimonio della umanità. 

Oggi dunque è la grande occasione e la grande opportunità: con la dissoluzione delle province una pagina storica  all’improvviso si è aperta ed attende di essere affrontata, davanti a noi, con l’obiettivo della ricompattazione e riaggregazione dell’antica regione col nome di Ciociaria! Parliamone! Occupiamocene! Non lasciamo soli i politici!
 




CIOCIARIA: UN TERRITORIO DIVISO FRA TRE PROVINCE

di Michele Santulli

Frosinone – Le province per fortuna degli Italiani, saranno finalmente e definitivamente eliminate e di conseguenza si comincia già a parlare pur se solo vagamente, che ne sarà dei loro territori cioè delle amministrazioni comunali pertinenti e, per esempio, a quale regione accorparli.

Per quanto riguarda le province di Fosinone e di Latina non si è parlato della parte meridionale della provincia di Roma e cioè di Colleferro, Segni, Olevano, Subiaco, Paliano, ecc.  e delle località dei Monti Simbruini e Ruffi che pure fanno parte della Ciociaria Storica.

Il che lascia già mal presagire: non individuare geograficamente e storicamente il territorio del quale le tre province sono tre componenti, è da ritenere grave malformazione logica, riprova evidente, ancora oggi, della ignoranza e misconoscenza di quanto si sta affrontando.

Discettare dunque sulle regioni macroeconomiche e macrogeografiche alle quali aggregare le province di Frosinone e Latina che correttamente si vogliono tenere assieme e indivisibili ma allo stesso tempo ignorando quella di Roma, è riprova evidente di quanto poca coscienza e consapevolezza si ha della situazione reale.  
Una regione per secoli sempre unitaria e uniforme, sia in epoca italica e sia ancora di più in epoca romana poi divisa tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli, il cui  nuovo confine era segnato dal fiume Liri e suo prolungamento ideale fino a  Itri e Terracina: ma folkloricamente e socialmente unita e compatta, pur se politicamente come detto in parte napoletana (Alta Terra di Lavoro) e in gran parte papale, fino al 1860/70.

In epoca mussoliniana questo territorio coeso e omogeneo  venne  spezzettato in tre  entità amministrative, le attuali province di Latina, Frosinone e Roma, dopo aver correttamente inglobato il suddescritto territorio borbonico tra i fiumi Liri e Garigliano (Alta Terra di Lavoro) alla neo costituita provincia di Frosinone: e, come terza provincia,  la parte meridionale della provincia di Roma la quale si attribuì tutta la fascia dei Monti Simbruini e Ruffi  (Anticoli C.,  Saracinesco, ecc.) fino a Subiaco, Paliano, Olevano, S.Vito, Colleferro, Segni, ecc. gioielli di ciociarità.

La riorganizzazione amministrativa mussoliniana di ottanta anni fa ha rappresentato dunque per il territorio di cui stiamo parlando una gravissima frantumazione e disgregazione che la incoscienza e insensibilità miste a mero campanilismo, delle tre istituzioni relative, le Province di  Frosinone, Latina e Roma,  da allora fino ad oggi, hanno  vieppiù aggravato e scavato fino ad ottenere che le comuni radici e la comune eredità costituitesi  e sedimentatesi durante più di venti secoli di unione e vita comune, venissero completamente ignorate e neglette. Per fortuna la Storia non dimentica e non cancella.

Una frantumazione in verità doppiamente perversa in quanto non solamente divise e separò in tre parti  un territorio omogeneo e armonico quanto ne fece tre entità amministrative autonome e indipendenti l’una dall’altra che in pochi decenni hanno conseguito il risultato funesto di quasi annullare e far dimenticare  una comunanza invece plurisecolare.

Con la soppressione delle Province si presenta dunque sulla ribalta della Storia un sottile enigma da affrontare: riaggregare e riunificare l’antica regione fino al Garigliano o accettare e confermare in toto o in parte, la presente frantumazione e sgretolamento. Cioè rimettere assieme le attuali province di Frosinone e di Latina e le città e territori incorporati oggi nella provincia di Roma, oppure procedere ad altre, antistoriche configurazioni territoriali.

Crediamo che l’opera dei singoli sindaci è quella che potrà essere determinante poiché il loro ruolo nella nuova situazione ne esce enormemente accresciuto e rafforzato. Nel caso felice in cui si avrà cura di attenersi e perciò di ricostituire l’antica  plurimillenaria regione, la Storia mette già a disposizione la denominazione felice e sola pertinente per circoscrivere tutto il territorio a Sud dei Castelli Romani iniziando dai Simbruini con confine meridionale il fiume Garigliano, orientale gli Appennini, occidentale il Tirreno cioè: Ciociaria.

Qualcuno osserverà: ma la Ciociaria non è una entità amministrativa  o geografica o politica o ecc.:  è vero: in effetti essa è qualcosa di più, di molto di più: essa è un concetto certamente folklorico e storico ma, in aggiunta, anche spirituale e sentimentale, il solo storicamente noto e conosciuto e in tutto questo antico territorio oggi diviso tra Latina, Frosinone e Roma le uguaglianze e le uniformità e perciò i vincoli sono veramente diffusi e comuni, visibili, senza artifici politici o geografici o religiosi, a dispetto degli ottantanni bui trascorsi.

Ciociaria dunque è la sola denominazione idonea a far rivivere la comune eredità ovunque presente e diffusa ma soprattutto a identificare e a connotare la regione finalmente riunificata.   
                                                                                                                         




CIOCIARIA: SPARATORIA, DUE MORTI E UN FERITO A CORENO AUSONIO

Redazione

Frosinone – Una sparatoria si e' verificata alle prime luci dell'alba di oggi nel comune di Coreno Ausonio in provincia di Frosinone. Due persone sono rimaste uccise mentre una terza e' rimasta gravemente ferita. Al momento non si conoscono altri elementi. Sul posto si stanno recando carabinieri, polizia, ambulanza del 118 e il magistrato della procura di Cassino




FROSINONE: LA PAROLA “MODELLA” UNA INVENZIONE CIOCIARA

 

La nascita della modella quale professione, quale stato sociale, anche dunque quale atto amministrativo e burocratico, si registra  inizialmente a Roma tra i ciociari ivi immigrati, già tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800

 

di Michele Santulli

Frosinone -Le modelle quale stato sociale, quale professione e/o mestiere, quale stereotipo, non dunque quale prestazione episodica o precaria o casuale, sono una invenzione vera e propria  dei ciociari nelle vie della loro  permanente emigrazione. E questo è il termine che incontriamo anche nel libro di Susan Waller, uno dei primissimi rari testi sulla vicenda delle modelle e dei modelli: L’invenzione dei modelli. In effetti la nascita della modella quale professione, quale stato sociale, anche dunque quale atto amministrativo e burocratico, si registra  inizialmente a Roma tra i ciociari ivi immigrati, già tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, momento storico decisivo corrispondente all’inizio di un flusso migratorio lento ma costante e persistente dei ciociari di Terra di Lavoro settentrionale soprattutto, verso il latifondo romano e, ancora di più, verso la Città Eterna medesima, per fame e miseria grandi  -oggi diremmo ‘clandestini’ o ‘sans papiers’- attratti e spinti anche dalla palingenesi sociale che i nuovi padroni di Roma, i Napoleonidi, avevano diffuso la speranza di voler realizzare e che anche perseguivano col più grande impegno e capacità amministrativa e gestionale.

E queste creature a Roma vivono e sperimentano l’inimmaginabile successo che suscitano e risvegliano nei giovani artisti stranieri presenti, da sempre,  nella città eterna: erano prima di tutto i colori sgargianti degli stracci che indossavano, poi quella specie di calzari ai piedi che pur essendo  l’espressione della massima miseria ed indigenza, per gli artisti erano rievocazioni della Grande Storia passata, e poi quelle fisionomie e quei capelli neri delle donne, quegli occhi luccicanti, il loro portamento quasi regale modellato dall’ancestrale necessità di portare pesi e volumi sul capo, quelle barbe ispide e quei capelli ricci e quella pelle riarsa degli uomini: che spettacolo inusitato in mezzo a tutti quei preti e monache e orfanelli e chierichetti e confratelli e trovatelli e forestieri che affollavano le strade di Roma… E nacque l’amore! 

E di conseguenza non poche di queste creature iniziano a rendersi  conto di poter guadagnare il loro sostentamento semplicemente facendosi ritrarre dai pittori. E così gradualmente l’abito si cominciò a curarlo e a mantenerlo sempre uguale, e divenne un costume, le calzature, informi e insignificanti, si evolsero divenendo cioce, quelli che all’inizio erano dei ritratti veri e propri e dunque documenti di un personaggio in una determinata epoca, a poco a poco cominciarono a diventare delle pose, degli atteggiamenti, persino delle ambientazioni. E nacque il mestiere, la professione! E con la loro successiva emigrazione nella Parigi rutilante e cosmopolita già dagli anni ’60 dell’Ottocento tutto prende forma e si consolida:  e vista la loro presenza imponente e prorompente per le strade e piazze di Montmartre e di Montparnasse, nelle parole di qualche cronista attento dell’epoca  l’Italia viene perfino considerata  la patria dei modelli! Ma al di là della felice  intuizione, il cronista ignora in realtà la patria e i luoghi di origine di queste creature che ammaliano e incantano tanti artisti dell’epoca e cioè in massima parte la Valcomino in Alta Terra di Lavoro, la Giverny, la Barbizon dei modelli di artista. E i titani della pittura dell’epoca e cioè nientemeno che Manet, Corot, Degas, Sargent, Whistler, Leighton, Rodin, Cézanne, perfino Van Gogh, perfino Picasso, Severini e centinaia e centinaia di altri non rinunciano ad avere davanti a loro una modella ciociara o un modello ciociaro:  e nascono capolavori inauditi che sono tutti in realtà ritratti e personificazioni di questa umanità: Laurette, Adele, Carmelina, S.Giovanni Battista, Agostina, la Baronessa,  Carmela….Una apoteosi unica e irripetibile, una contingenza della storia occidentale strepitosa.

E in tale contesto di scoperte e di creazioni di cui sono protagonisti i modelli di artista ciociari è bello poter comunicare al lettore, e per la prima volta, che strettamente connesso con la ‘invenzione’ del mestiere della modella e del modello da parte della umanità ciociara, è anche la ‘invenzione’ del termine stesso ‘modella’: come confermano anche la etimologia e la storia della lingua italiana, questa parola, al femminile, è nata e documentata per la prima volta solo a partire dagli inizi del 1800, affianco dunque e in contemporanea e in concomitanza  alla apparizione e alla evoluzione, sulla scena della storia, della figura della ‘modella’ professionista: è un grande privilegio e vanto costatare che anche il termine ‘modella’ è dunque parte costitutiva degli apporti alla civiltà forniti dalla Ciociaria, per non menzionare la professione medesima della modella assurta a livelli sociali elevati in tutto il mondo, come ben si sa.

E per tornare alla nascita anche della parola ‘modella’,  le situazioni dei secoli precedenti  nelle quali si evidenziava da parte degli artisti il ricorso a modelle e a modelli quando non ricorrevano ai manichini, erano da considerare episodi o nicchie isolate, fuori da quella struttura sociale ed umana al contrario creata come visto più sopra dalla umanità ciociara: a quell’epoca infatti il solo termine che si conosceva   era quello maschile: oggi ancora nelle lingue europee il femminile non esiste: in Francia e in Inghilterra usano il maschile per i due sessi, nella lingua tedesca addirittura il neutro per entrambi. Solo oggi dunque, in questi due ultimi secoli, e solo in lingua italiana, grazie alla invenzione dei modelli, possiamo impiegare la espressione linguisticamente felice e pertinente: la Fornarina fu modella di Raffaello: prima del 1800 e giù di lì, non era possibile perché non si conosceva il termine.




CIOCIARIA E VALCOMINO: FACCIAMO CHIAREZZA!

di Michele Santulli

Frosinone – Tre pubbliche istituzioni hanno messo in circolazione  “cinquantamila copie gratuite” di un pieghevole intitolato “Ciociaria eventi feste  sagre” che contiene, molto ben realizzata, una lunga lista delle sagre e ricorrenze e festività dell’estate in provincia. E vi si mettono in evidenza sette eventi particolari che le tre dette istituzioni finanziano e promuovono direttamente, insieme. 

Quello che scrivono e mettono in circolazione questi ‘promotori’ coi soldi pubblici, lo lasciamo valutare al lettore: a parte l’elenco inappuntabile di tutte le feste ecc. essi scrivono, già nel titolo, che  la provincia di Frosinone è la Ciociaria,  fanno cioè coincidere la Ciociaria con Frosinone,  perpetuando e consolidando un equivoco e abbaglio rilevanti  poiché la provincia di Frosinone è solo una parte della Ciociaria, è la Ciociaria frusinate:

In effetti  la provincia di Latina come pure la parte meridionale e orientale della Provincia di Roma e cioè Colleferro, Segni ecc. e poi le località dei Simbruini e poi Subiaco, Olevano ecc. sono pure parti integranti della Ciociaria:

E' stata la riorganizzazione amministrativa mussoliniana del territorio che ebbe come risultato la frantumazione, tra le tre suddette province, di una regione che  da almeno venticinque secoli, dall’epoca dei Volsci dunque,  era stata una e sola e comune, cioè quell’immenso territorio che si estendeva dai Castelli Romani più o meno fino al Garigliano, compreso tra gli Appennini Marsicani e il Mar Tirreno noto come Lazio Nuovo, poi come Campania, e poi per molti secoli  come Campagna di Roma. Perciò macroscopico nonché fuorviante travisamento ridurre la Ciociaria a Frosinone. Anche perché essere frusinate non è affatto motivo di orgoglio, visto che la provincia è sistematicamente agli ultimi posti nelle statistiche del buon e bel vivere in Italia, e non da adesso, grazie soprattutto a cementificazione selvaggia ed asfaltamento.

Altra madornale distorsione che si rileva da detta pubblicazione è la ignoranza e misconoscenza imperdonabili di quali e quanti comuni  costituiscono la Valcomino o Valle di Comino, da sempre. Basta avere una  cartina tra le mani  per rendersi conto che naturalmente e ancor di più storicamente e socialmente  i comuni che la formano e costituiscono sono dodici: farci rientrare, per esempio, Terelle o  Belmonte Castello o  Pescosolido o  S.Elia Fiumerapido o Colle S.Magno ecc. è travisamento e aberrazione.  

Oltre a tali travisamenti e falsificazioni ben altre stravaganze e paradossi si apprendono dalla lettura di tale pieghevole e per fortuna è solo un pieghevole, altrimenti chissà  mai che altro avrebbero propalato i detti ‘promotori’: infatti vi leggiamo:  “La Ciociaria scopre la sua vera anima con sette eventi culturali di qualità selezionati all’interno del progetto ‘Ciociaria in festival-Dagli eventi del territorio al territorio degli eventi’” e si elencano tali sette eventi tra i quali il Certamen Arpinate che avrebbe meritato ben altra collocazione e definizione. Secondo detti ‘promotori’ l’anima della Ciociaria frusinate sarebbero dunque i blues, il jazz, il costume medievale, il saltimbanco, il clarinetto, le amenità…Follia e paradosso maggiori e più eclatanti non si potevano esprimere: e si torna sempre alla origine: in mano di chi è la Ciociaria frusinate e i cittadini!  E’ arduo trovare una spiegazione a certe storture e deficienze. Rimanere per un attimo solo nel contesto della Valcomino per rendersi conto quanto incredibile è la situazione.

La Regione Lazio (delib.47 del 17.7.2014) scrive e dichiara che i comuni della Valcomino sono 18 tra i quali Colle San Magno, S.Elia Fiumerapido, Terelle, Viticuso. La XIV Comunità Montana che, ulteriore sfregio, si chiama Valcomino, conta (secondo la regione Lazio) 12 Comuni tra i quali Pescosolido, Campoli App., Belmonte C., Posta Fibreno, Fontechiari e senza San Donato V.C. Settefrati Cardito/Vallerotonda, Villalatina, S.Biagio S. Ma se poi si  visita il sito ufficiale della suddetta Comunità Montana apprendimo invece che i comuni che la costituiscono sono addirittura 19, non più 12! Se poi andiamo a consultare Wikipedia, i Comuni divengono 16, ai quali un sito web omofono aggiunge altri due (Broccostella e Terelle) e diventano 18! Come si vede si direbbe che si faccia di tutto per creare confusione e degrado in tutti i settori e dalle istituzioni medesime. Eppure della Valcomino, come detto, per la prima volta ha parlato nel 1911  il più insigne geografo italiano Rob.Almagià il quale molto chiaramente e correttamente gettò le basi e le conferme scientifiche per dodici comuni cioè quelli che si leggono avendo davanti la cartina della valle e che non vogliamo ripetere.

Come si vede sono e continuano ad essere certe istituzioni pubbliche medesime le più attente e attive a gettare zizzania e distorsioni e incultura anche laddove tutto è evidente e incontestabile.

                                                                                                  




COLFELICE SINDACI E CITTADINI CONTRO I RIFIUTI DI ROMA: UNA GIORNATA DI PROTESTA

Redazione

Colfelice (FR) – Oltre mille persone in protesta a Colfelice (Frosinone) davanti all'impianto gestito dalla Saf dove e' stato deciso di portare 430 tonnellate al giorno di rifiuti dalla Capitale. Tanti hanno aderito alla manifestazione per dire no ai rifiuti dalla Capitale, anche a Frosinone così come ad Albano laziale (Roncigliano) tanti cittadini e sindaci si mobilitano per contrastare il provvedimento del ministro all'Ambiente Corrado Clini.. Alcuni camion che raccolgono rifiuti in Ciociaria non sono riusciti a entrare nell'impianto, così come successo a Roncigliano. La zona e' presidiata dalle forze dell'ordine.

“Una protesta sacrosanta contro un provvedimento che mette a rischio l’intero territorio provinciale”. Così il consigliere regionale uscente del PD, Francesco Scalia sulla protesta di oggi davanti i cancelli della SAF per dire no ai rifiuti provenienti dalla Capitale.

“La presenza dei nostri Sindaci e di centinaia di cittadini – aggiunge Scalia – dimostra che il territorio è unito e compatto contro la decisione del Ministro Clini che, di fatto, scarica sulla nostra provincia le inadempienze degli amministratori della Capitale”.

“Dopo le battaglie fatte in Consiglio regionale – prosegue Scalia – contro la scellerata idea della Polverini di modificare gli Ato provinciali in uno unico regionale, ci troviamo di fronte allo stesso problema: una delegittimazione dell’autonomia provinciale sulla gestione dei rifiuti. Non possiamo rischiare di vanificare lo straordinario risultato che abbiamo conseguito in provincia di Frosinone, che ricordo ha un ciclo di rifiuti completo e virtuoso, per colpe ed incapacità di altri. Le responsabilità di questa emergenza risiedono altrove, a cominciare dalla Regione Lazio guidata da Renata Polverini. In attesa delle verifiche del NOE, invito il Ministro a rivedere un provvedimento che rischierebbe di rompere un delicato equilibrio che con fatica siamo riusciti a creare sul territorio”.




FROSINONE, LATINA, TERAMO: NO AGLI ACCORPAMENTI. LE PROVINCE SI SENTONO SEMPRE PIU' ABBANDONATE

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Alberto De Marchis

Lazio – Una grande manifestazione a Roma per salvare il capoluogo e la Provincia di Frosinone in vista dell'accorpamento con Latina e del conseguente spostamento del capoluogo nella città pontina. Frosinone non vuole Latina e Latina non vuole Frosinone. Il 12 novembre è stato il presidente Antonello Iannarilli ad annunciare questa grande mobilitazione. Coinvolti il Comitato dello Sviluppo della Provincia di Frosinone, presieduto da Antonio Salvati, raccoglie le rappresentanze di tutte le associazioni di categoria (da Confindustria a Coldiretti, passando per Federlazio), gli enti (dalla Camera di Commercio all'Asi), sindacati, politica ad ogni livello (dall'onorevole Anna Teresa Formisano alla consigliera regionale Annalisa D'Aguanno ai consiglieri ed assessori provinciali, ai sindaci).

“Bene la grande mobilitazione – asserisce il consigliere regionale D’Aguanno –  promossa per “attaccare” il decreto sul riordino delle Province con lo scopo di farlo bocciare del tutto o almeno per ottenere modifiche importanti e sostanziali, anche tramite il riconoscimento della Ciociaria come “area di crisi industriale”. Il mio sostegno personale è totale, convinta della necessità di dover tentare fino in fondo di evitare l’accorpamento della Provincia di Frosinone con quella di Latina e il consequenziale spostamento del capoluogo in terra pontina”.

Per D’Aguanno, l’accorpamento previsto dal governo Monti sarebbe un gravissimo danno per il territorio, “un danno enorme” dal punto di vista culturale, sociale, identitario ma soprattutto economico. L’accorpamento con Latina e la perdita dello status di Capoluogo per Frosinone causerebbero lo spostamento di decine di uffici e sedi istituzionali in terra pontina e di conseguenza la perdita di centinaia di posti di lavoro nell’immediato e di chissà quanti altri nel breve termine, senza contare i negativi effetti indotti dalla “retrocessione” generata dal provvedimento.

Bisogna dunque sfruttare il tempo rimasto per evitare un colpo che potrebbe risultare fatale per l’economia della nostra provincia”. E a Latina non è che tiri un’aria diversa: la protesta della Provincia di Latina, dove Armando Cusano, il numero uno dell'ente che sta per scomparire ha deciso di scrivere a Berlusconi e riconsegnargli la tessera del Pdl. Cusani accusa il partito di non aver sostenuto in maniera convinta la battaglia a favore dei territori, prestando il fianco ad un colpo di spugna che, a suo dire, non risolve gli sprechi e non razionalizza spese.

Intanto si ricorda che già i primi giorni di novembre anche la Provincia di Teramo ha depositato al Tar del Lazio il suo ricorso contro l’accorpamento della Provincia di Teramo. Nel ricorso si chiede l’annullamento della prima deliberazione del Consiglio dei Ministri; della deliberazione del Cal Abruzzo e, ove occorra, anche della deliberazione del Consiglio Regionale del 26 ottobre che propone la soluzione “province zero”. Nell’istanza, elaborata dallo studio del professor Gennaro Terracciano coadiuvato dall’Avvocatura dell’ente, si delineano numerosi profili di illegittimità: la violazione del principio autonomistico; il Governo ha deliberato criteri di riordino esulanti dalle peculiarità di ciascuna Provincia prevedendo un trattamento difforme per alcune; il Cal non equivale, come sancisce la Costituzione in questi casi, alla prevista “iniziativa dei Comuni”; c) in ogni caso il Governo ha deciso di procedere a prescindere dalle risoluzioni di Cal e Regione.

tabella PRECEDENTI:

12/11/2012 LATINA, TAGLIO PROVINCIE. IL PRIMO CITTADINO SCRIVE AI PARLAMENTARI: "NON SI CONVERTA IN LEGGE IL DECRETO DEL GOVERNO"
06/11/2012 CITTA' METROPOLITANE E TAGLI ALLE PROVINCE, IL LAZIO NEL PALLONE: TRA CONFUSIONE E DISSENSI NELLA GIUNGLA DELLE CIRCOSCRIZIONI
04/11/2012 RIETI, ACCORPAMENTO PROVINCIE: SARÀ ANCHE UN GOVERNO DI TECNICI, MA MANCANO EVIDENTEMENTE I LAUREATI IN BUONSENSO.
03/11/2012 RIETI: RIORDINO PROVINCIE FATTO… E ADESSO?
22/10/2012 CONTIGLIANO, PROPOSTA DI DELIBERA DELLA MINORANZA: VOGLIONO CHE RIETI LASCI IL LAZIO PER L'UMBRIA
12/10/2012 VITERBO – RIETI, ACCORPAMENTO: UNA COMMISSIONE CONGIUNTA DELLA PROVINCIA E DEI COMUNI TENTERÀ DI GOVERNARE IL PROCESSO DI RIORDINO
25/09/2012 PROVINCIA O REGIONE: UNA DELLE DUE E' DI TROPPO