COMMISSIONE EUROPEA: STRANO MA VERO

Emanuel Galea

Storia di qualche mese fa, Victor Orban, premier dell’Ungheria, sostenuto dal centrodestra si è reso colpevole di lesa maestà ai danni dei “valori” dell’ UE con minaccia di vedersi ulteriormente processato per porre fine all’accordo. All’Ungheria viene contestata una campagna contro l’aborto. Su dei cartelloni disseminati a Budapest si leggeva : “Potrei pure capire che non sei pronta per me, ma pensaci due volte e fammi adottare, lasciami vivere” Questo pensiero viene attribuito a un feto, ripreso con un’ecografia nell’utero della madre. Il Commissario Europeo alla Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding, durante il dibattito che questo episodio ha scatenato nell’Europarlamento, ha dichiarato : “La campagna (ungherese n.d.r) non è conforme al progetto sottoposto dalle autorità ungheresi e la Commissione Europea chiede di conseguenza a questi di porre fine a questa parte della campagna e ritirare senza indugi i cartelloni”. Fino a qui l’episodio è strano ma entra a fare parte delle tante stranezze delle commissioni europee. L’eurodeputata socialista francese Silvie Guillaume, venendo in aiuto a sua collega lussemburghese ha poi commentato : “utilizzando denaro del programma “Progress” o di altra fonte UE per una campagna anti-aborto è un abuso ed è incompatibile con i valori dell’UE” C’è tanta tenerezza in quel messaggio del feto nell’utero della madre tanto quanta amarezza nella dichiarazione dell’eurodeputata francese. Se questi sono i burocrati , candidati per salvare l’Europa, si salvi chi può.

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14/06/2012 ROMA, GINECOLOGI LAIGA: ILLUSTRATI I DATI DELLO STATO DI APPLICAZIONE DELLA LEGGE 194 (INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA)




LAZIO, REGIONE: RINVIATA DISCUSSIONE SU PROPOSTA DI LEGGE PER DEREGOLAMENTARE I SALDI, LIBERALIZZANDONE LE DATE.

Parroncini (Pd): "Saponaro – (Lista Polverini) – vorrebbe dare il via a una deregulation selvaggia rischiando di compromettere le reali convenienze delle offerte stagionali e favorendo qualche furbetto di turno che potrebbe approfittare dei ‘saldi fai da te’ a scapito degli altri commercianti e degli stessi clienti."

 

Alberto De Marchis

“Oggi in Commissione Piccola e media impresa, commercio e artigianato, abbiamo sventato un colpo di mano del Presidente Saponaro che, alla chetichella, voleva far passare una proposta di legge di cui è primo firmatario per deregolamentare i saldi, liberalizzandone le date. – Fa sapere in una nota il consigliere regionale (Pd) Giuseppe Parroncini, che prosegue nella nota – Ricordiamo che, per legge, questi sono previsti il 5 gennaio e il primo sabato di luglio. Saponaro invece, vorrebbe dare il via a una deregulation selvaggia rischiando di compromettere le reali convenienze delle offerte stagionali e favorendo qualche furbetto di turno che potrebbe approfittare dei ‘saldi fai da te’ a scapito degli altri commercianti e degli stessi clienti. Sono anche convinto che non si può discutere e modificare una legge sul commercio senza neanche aver audito  le associazioni di rappresentanza. Infine reputo grave il fatto che il Presidente della Commissione non abbia chiesto la presenza dell’assessore Di Paolo il cui parere (lo dico da rappresentante della minoranza) non può essere ritenuto così trascurabile.  Se ne riparlerà la prossima settimana. Per evitare che un settore già in grave difficoltà nel nostro territorio vada incontro ad altri problemi, alla presenza delle  associazioni di categoria e dell’assessore competente”. Conclude Parroncini.
 
 




MONTI E L'EUROZONA: "QUELLA STRANA UNIONE"

Mentre per circa 3 milioni di dollari va all’asta copia della costituzione di George Washington, mentre il debito pubblico italiano ad aprile ha toccato un nuovo record, attestandosi a 1.948,584 miliardi di euro, non si ha l’umiltà di guardarsi allo specchio e capire che a volte le montagne partoriscono dei topolini che non sono in grado di tenere ben saldi gli anelli ossidati di “quella strana unione”.

 Chiara Rai
L’economia tiene in piedi l’Unione Europea e tutti e 27 i paesi che obtorto collo ne fanno parte. Ma se è proprio l’economia che inizia a ballare la “tarantella spread”, allora la sfiducia sale proporzionalmente a quel prezioso divario, valutato dal mercato, tra il titolo di un determinato paese e quello di un altro, preso come riferimento e considerato privo di rischio. In Europa il paese considerato privo di rischio, ritenuto più sicuro è la Germania. Ma a volte anche il popeye di turno può trovarsi senza scorte di spinaci. Oggi c’è stato un avvio di seduta sotto tono per le principali borse europee dopo la decisione di Moody's di tagliare il rating su Spagna e Cipro. I listini cedono circa mezzo punto percentuale: Londra perde lo 0,50%, Parigi lo 0,51% e Francoforte lo 0,57%. C'é attesa sui listini per l'esito dell'asta dei titoli di Stato italiani, la prima dopo il piano di salvataggio da 100 miliardi varato dall'Unione Europea a favore della Spagna mentre gli spread tra Btp e bund tedeschi si mantengono attorno ai 470 punti base. La grande Germania tiene, è ancora molto forte ma non è detto che anch’essa non abbia un tallone d’Achille. Anche madama Merkel non ha abbastanza acciaio nei muscoli per tenere a bada lo spread che ha fatto dilagare la sfiducia nell’Eurozona, la creaturina che il nostro premier Monti sponsorizza tanto. In fondo è la stessa Merkel ad aver detto: "sì, la Germania è forte, ma non é senza limiti, la sua forza non è infinita”. “Spread” una sola parola che avrebbe giustificato la caduta di Berlusconi e che continua a minacciare default in questa strana unione. Ma Berlusconi non c'è più e adesso il gossip è tabula rasa nei palazzi politici. Uno zero così tondo che i grilli parlanti di turno se ne stanno a pancia all'aria ad assistere allo sgretolamento dei partiti che solo qualche mese fa, decidevano il bello e il cattivo tempo.  A proposito di default, l'attesa per il voto di Atene previsto per domenica produce continue tensione e i leader europei continuano a ticchettare con nervosismo in attesa del summit di fine giugno: un puzzle con ruvidi incastri. Mentre per circa 3 milioni di dollari va all’asta copia della costituzione di George Washington, mentre il debito pubblico italiano ad aprile ha toccato un nuovo record, attestandosi a 1.948,584 miliardi di euro, non si ha l’umiltà di guardarsi allo specchio e capire che a volte le montagne partoriscono dei topolini che non sono in grado di tenere ben saldi gli anelli ossidati di “quella strana unione”.




ROMA POST MALAGROTTA: 18 SINDACI DELLA VALLE DEL TEVERE INSIEME AI PRESIDI PER DIRE NO A IPOTESI DISCARICA

La conferenza dei sindaci, ha richiesto un incontro con il nuovo Commissario  Sottile e con il Ministro all’ambiente  Clini, ma questi ultimi devono ancora formalizzare la loro disponibilità per un colloquio.

 

Gabriella Resse

Il Presidente della conferenza dei 18 sindaci della valle del Tevere, Enzo De Santis (sindaco di Ponzano Romano), il 1 giugno scorso, ha visitato i siti di Quadro Alto e pian dell’Olmo a  Riano, per rendersi conto di persona della situazione delle cave indicate nello studio dei sette siti  proposti dalla Regione Lazio, che si ipotizza, possano essere destinate ad ospitare una discarica del Post Malagrotta. Dopo una breve visita ai luoghi candidati ad essere la nuova discarica di Roma, il Presidente si è recato al presidio permanente di Quadro alto, e si è intrattenuto con i cittadini per colloquiare con loro e nel contempo esporre  agli astanti le linee d’attuabilità di un’azione congiunta con tutti  i sindaci della valle del Tevere  che sono ben determinati nel  voler combattere questa battaglia e che non intendono accettare passivamente  quest’ulteriore sopruso ai danni del territorio di Roma nord. Nello specifico, il presidente De Santis , ha chiarito che la conferenza dei sindaci, ha ottenuto , un incontro con l’ex Commissario straordinario all’emergenza rifiuti, il Prefetto Pecoraro, che è sicuramente in grado di fornire elementi utili al fine di una comprensione dettagliata dello scenario entro il quale si svolge questa spinosa vicenda  e di seguito ha assicurato che la conferenza ,ha altresì richiesto un incontro con il nuovo Commissario  Sottile e con il Ministro all’ambiente  Clini, ma che questi ultimi devono ancora formalizzare la loro disponibilità per un colloquio. In sostanza, De Santis ha sottolineato che, ora più che nei mesi scorsi, la lotta alla discarica sarà sostenuta in sinergia con gli altri sindaci della conferenza ,nell’ottica di una difesa  condivisa del territorio, considerando quindi la cittadina di Riano ,non solo un’area appartenente ai suoi confini comunali ,ma inserita in modo indissolubile nel contesto dell’ampia realtà territoriale della valle del Tevere.

Nel saluto “informale” ai cittadini, ha subito evidenziato i fatti legati all’annosa questione dei fusti tossici sotterrati e sversati nella cava di Piana Perina  a Riano ,alla fine degli anni '80; una ferita grave inferta al territorio che, ha ribadito, ha probabilmente pagato un prezzo molto alto in termini  ambientali ed umani ( a causa delle morti sospette per leucemia e cancro) che non può essere accantonata ,messa nel dimenticatoio ,da parte di chi è intenzionato a vedere nell’area di Riano e nelle sue immediate vicinanze, un luogo adatto all’installazione di una discarica, che di fatto aggraverebbe il delicato equilibrio ambientale, reso già molto fragile dai fatti sopra citati. Si è inoltre soffermato sulla necessità di stimolare le istituzioni a mettere il punto su questa obsoleta logica delle discariche ,per far si che queste si adoperino per un nuovo ,più moderno e virtuoso ciclo dei rifiuti. Il Presidente De Santis, ha infine sottolineato con forza e convinzione che i comuni appartenenti  alla conferenza  dei 18 Sindaci della valle del Tevere ,grazie ad azioni congiunte e di alto profilo, si opporranno all’installazione di una discarica nel loro territorio, e questo è apparso l’argomento centrale del suo intervento, dal quale traspariva in modo chiaro la volontà di trasmettere un senso di fiducia  e di unità nei  cittadini presenti all’incontro. Marinella Ricceri , nel suo duplice ruolo di Sindaco e mediatore dell’incontro , è intervenuta nel dibattito, sostenendo che tutti i passi sono stati fatti e che anche in futuro si proseguirà collegialmente alla conferenza dei sindaci, al fine di scongiurare l’installazione di una discarica a Quadro alto o Pian dell’Olmo. Al termine del saluto alla popolazione Rianese ,il Presidente della conferenza dei sindaci, si è mostrato disponibile all’ascolto delle istanze di alcuni cittadini che hanno desiderato avere con lui un confronto diretto. Quest’affondo degli amministratori della valle del Tevere ,di cui De Santis  è illustre rappresentante, è un fatto nuovo e che sicuramente allarga in modo considerevole la schiera di opposizione attiva all’ipotesi di una discarica a Roma Nord.


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04/04/2012 RIANO VERITA’ SHOK: INSABBIATI RIFIUTI E POI SILENZIO. I CITTADINI VOGLIONO SAPERE LA VERITA’, ADESSO
29/03/2012 ROMA RIFIUTI, CLINI SUL POST MALAGROTTA: UN "PIANO PER ROMA"
24/02/2012 CORCOLLE – RIANO DISCARICA, CITTADINI IN PIAZZA SABATO PROSSIMO
21/01/2012 RIFIUTI, BUCCI (IDV): NO ALLA DISCARICA A RIANO


 




MONTE COMPATRI PALAZZO ALTEMPS, C'E' IL RISCHIO CHE VENGA REVOCATO IL FINANZIAMENTO

Redazione

Nota congiunta dei consiglieri regionali Bruno Astorre, Carlo Ponzo e Filiberto Zaratti

Siamo molto preoccupati dalla risposta, puntuale e corretta, che l’Assessore ai Lavori Pubblici della Regione Lazio, Luca Malcotti, ha dato all’interrogazione presentata da noi il 23 marzo 2012 sulla sospensione dei lavori di Palazzo Altemps a Montecompatri, intimata dalla Sovrintendenza per i beni architettonici del Lazio.

Allo stato attuale, infatti, i finanziamenti erogati dalla Regione restano bloccati e si profila, come ha spiegato l’Assessore, il rischio della revoca degli stessi se il Comune di Montecompatri non provvederà alla regolarizzazione dei pareri necessari all’avvio dei lavori.

Appaiono con tutta evidenza le responsabilità dell’amministrazione De Carolis, ben denunciate da tempo dall’ex consigliere comunale del Pd Francesco Ferri, cui va il merito di condotto una seria battaglia contro l’arroganza del sindaco.

Ci auguriamo che vengano quanto prima attivate tutte le procedure necessarie per dare il via al recupero di questo importante edificio, patrimonio artistico e culturale non solo di Montecompatri ma di tutti i Castelli. E soprattutto, ci auguriamo che sia scongiurato il pericolo della revoca del finanziamento regionale, fatto gravissimo di cui, nel caso, l’amministrazione comunale dovrà assumersi tutte le responsabilità.

 




E’ TEMPO DI PULIZIE POLITICHE, NON CE N'ERAVAMO ACCORTI

Chiara Rai

Se avessimo un termometro per misurare la temperatura della fiducia nella politica che ognuno di noi conserva, scopriremmo che ad avere la febbre alta sono soltanto i componenti dei partiti. Gli stessi partiti che ieri hanno vinto ancora perché la proposta di legge che modifica la normativa sul finanziamento è passata alla Camera con 291 sì, 78 no e 17 astenuti. Ora andrà al Senato. Si fagocita ancora, magari con qualche accortezza in più e un po’ di sana beneficienza visto che il risparmio di 160 milioni ottenuto sui rimborsi sarà devoluto ai terremotati. Probabilmente sarà anche difficile avere case e atticucci e immobili a Montecarlo anche se i regali sono sempre concessi, ma almeno sia i partiti che i movimenti non potranno più prendere in affitto o acquistare a titolo oneroso immobili da persone elette in Parlamento, in Europa e nei consigli regionali. Certo è, che si è fatto poco. Non si è voluto nemmeno approvare il divieto per le aziende pubbliche di finanziare le fondazioni politiche: bloccare questo flusso significherebbe togliere potere economico e politico a tanta gente. E che non si pensi in momenti di crisi che la Grecia fa bene a pensare di mollare la signora euro, addirittura i partiti potranno investire esclusivamente in titoli di Stato europei. Ma purtroppo l’Italia non si trova nelle stesse condizioni dei primi anni ’60 quando la crescita media del Pil del 6,3 per cento fu il carburante che permise l’avvicinamento della nostra penisola a paesi come Germania o Francia. La Germania oggi è anni luce da noi, spaparacchiata al sole di una politica rigorista che è esplosa in una crescita senza precedenti perché si mangia di più tutti quanti quando i sacrifici e le lacrime sono versati da tutti. Siamo alle soglie dei funerali della seconda Repubblica: un fallimento. La vita è un cerchio ma anche la politica non scherza. Se decidessimo di fare i gamberi rientreremmo in un circuito vizioso senza ne capo ne coda. Di fatto lo specchio attuale poco si allontana dai preparativi e problemi della prima Repubblica. Un sistema elettorale che fa pena e che poco rispecchia le effettive divisioni politiche del Paese. Ma l’idea di rappresentatività e democraticità è tramontata nel ’93 e hai voglia a tornare indietro. Oggi i voltagabbana sono dietro l’angolo così come i deliri dei singoli che cavalcano la crisi politica e fanno cabaret con i soldi pubblici garantendosi le prime opportune poltrone. La stanchezza predomina e altri ballerini scendono in pista. Così alcune caratteristiche del politicogo Giovanni Sartori attribuite alla prima Repubblica  tornano in voga o meglio a vestire a pennello questo momento storico politico: Presenza di partiti antisistema, ossia ideologicamente ostili alla stessa forma dello stato in cui operano, una tendenza centrifuga, poiché le opposizioni possono guadagnare consenso estremizzando le loro posizioni piuttosto che moderandole e dulcis in fundo opposizioni non responsabili, che propongono programmi irrealizzabili sapendo di non avere la possibilità di governare. Però fanno chic. E ancora si attende, sia a destra che a sinistra, l’ascesa politica di qualche segretario di partito che dia una svolta innovativa e rivoluzionaria. Ma che poi tutti i voli pindarici non finiscano a inneggiare il motto “magni tu che magno io”, anche se la disperazione oggi lo rende sovrano ed è per questo che nei Comuni e in Parlamento siedono anche e soprattutto persone perseguitate dalla legge: ma che importa, tiriamo a campare. In Regione è tempo di pulizie in vista delle politiche. C’è chi rispolvera i propri brand e si prepara nel 2013, alle elezioni per la formazione del nuovo Parlamento Italiano che resterà in carica fino al 2018. Basta rifarsi un po’, limare qualche ruga, rimpiantare qualche capello, stampare qualche giornale locale che tramonterà ad operazion conclusa, ricominciare a regalare baci e abbracci e strette di mano fraterne, latitanti da qualche anno. Ma a noi è così che piace il sistema. Gli elettori quasi le temono le politiche e le schizzano perché se è vero che il tormentone di molti è “mandiamo a casa i professori” c’è la paura del deserto dei tartari oltre “Monti”. Giusto i grilli cantano ma fino a quando potranno cavalcare la nausea dell’elettorato? Intanto via, si salta più in alto. Tanto i partiti non conoscono lacrime perché cadono sempre in piedi. Almeno imparassero a utilizzare in maniera costruttiva l’entusiasmo dei loro sostenitori. Fidarsi è ancora bene ma scavarsi la fossa da soli proprio no.
 




CASTELLI, ACQUA PUBBLICA: SI PREPARA IL NUOVO REGOLAMENTO DI UTENZA ACEA ATO 2

 

"Il Tribunale di Latina, ha dichiarato nei mesi scorsi vessatoria – e quindi illegale – la clausola del regolamento idrico dell’Ato 4 che prevede il distacco per morosità. Correttamente i magistrati hanno sottolineato che prima di esercitare un’azione di forza di questa portata, il gestore deve obbligatoriamente richiedere la valutazione di una parte terza, come, ad esempio, il giudice di pace"

 

Redazione


Pubblichiamo una nota del Coordinamento Comitati Castelli Romani per l’acqua pubblica
(Albano Laziale, Ariccia, Cave, Ciampino, Frascati. Genzano, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Rocca Priora, Velletri)

"Sta circolando in queste ore la bozza del nuovo regolamento di utenza di Acea Ato 2 spa, che verrà presentato alla prossima conferenza dei Sindaci. Una serie di norme che rafforza il potere di Acea di tagliare l’acqua unilateralmente, lasciando centinaia di famiglie a basso reddito senza un servizio essenziale, creando una situazione di possibile emergenza sanitaria senza precedenti.
Il nuovo regolamento è un vero scempio del principio di diritto all’acqua, dove la mercificazione – quella vera, quella che viene pesata a suon di euro – prevale rispetto al voto chiaro di milioni di cittadini della provincia di Roma. Un documento elaborato dalla Segreteria tecnica operativa diretta dall’ingegner Sandro Piotti, pagata con i soldi delle bollette dei cittadini, che – prima di ogni altra cosa – dovrebbe prendere atto del risultato referendario. Invece si va in direzione opposta.
All’articolo E.1.6 la bozza del regolamento continua a mantenere la pratica del distacco per morosità, su decisione unilaterale del gestore. Anzi, rispetto al regolamento attuale, il taglio dell’acqua per chi non è in grado di pagare le tariffe illegittime di Acea – tali sono, visto che continuano a mantenere il profitto eliminato dai referendum e si basano su un calcolo che non tiene conto del parametro di qualità – ne esce rafforzato.
Non solo Acea continuerà a mantenere il diritto unilaterale di tagliare l’acqua a chi vuole: nel nuovo regolamento si prevede poi “la piombatura” e “la rimozione del contatore” a discrezione del gestore. Un’azione che fisicamente tende ad eliminare il diritto di accesso all’acqua potabile.
Le conseguenze sono evidenti. Migliaia di famiglie oggi nella provincia di Roma non riescono a pagare le tariffe dell’acqua, che hanno subito aumenti vertiginosi negli ultimi tre anni. Secondo una recente ricerca di Sant’Egidio, nel territorio della provincia di Roma risiedono circa 100 mila cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà, che mai potranno pagare le bollette Acea. Molto spesso abitano in case senza avere titoli legittimi, ospitati, o con situazioni famigliari complesse, fattori che possono rendere burocraticamente difficile l‘accesso alle tariffe sociali. Ci sono poi i casi – di certo non rari – della famiglie che si trovano ad affrontare un periodo temporaneo di difficoltà economica, non riuscendo – visto l’attuale regolamento – a richiedere in tempo l’applicazione della tariffa sociale. Si tratta di casi non rarissimi, che oggi rischiano concretamente di non poter più bere, di non poter cucinare, di non potersi lavare. C’è poi il caso dei cittadini che – legittimamente – hanno contestato le bollette per tariffe applicate in maniera erronea dal gestore (circa 500 famiglie solo nel comune di Velletri) che sono ora in attesa del giudizio di merito dei magistrati.
Ricordiamo a tutti che il Tribunale di Latina, anche per i motivi esposti, ha dichiarato nei mesi scorsi vessatoria – e quindi illegale – la clausola del regolamento idrico dell’Ato 4 che prevede il distacco per morosità. Correttamente i magistrati hanno sottolineato che prima di esercitare un’azione di forza di questa portata, il gestore deve obbligatoriamente richiedere la valutazione di una parte terza, come, ad esempio, il giudice di pace. Se questo principio giuridico vale per la provincia di Latina, non capiamo perché non possa essere applicato in tutta la regione Lazio. Un punto, questo, sul quale chiediamo un pronunciamento urgente e pubblico del presidente Zingaretti.
Acea con il nuovo regolamento di utenza riceverebbe poi poteri di accesso alle abitazioni private dei cittadini che non sono concessi neanche alle forze dell’ordine. Il gestore potrà entrare nelle proprietà private senza preavviso per controllare contatori che – per legge – non sono di sua proprietà. La titolarità degli acquedotti fino al misuratore è infatti dei Comuni, mentre Acea ha esclusivamente una concessione che le permette di utilizzare la rete, contatori compresi. L’enorme potere che la bozza di regolamento dunque concede al gestore è sproporzionata e non rispetta il principio costituzionale della proprietà pubblica del sistema idrico.
La bozza dei nuovo regolamento d’utenza contiene poi principi inaccettabili, che comporteranno elevati costi per molte famiglie. Al punto B1.5 si prevede la facoltà per Acea di installare riduttori di pressione nelle zone dove arriva poca acqua (gran parte dei Castelli romani, ad esempio). La spesa per la vasca di accumulo – necessaria per poter usare l’acqua dopo l’installazione dei riduttori – sarà a carico dei “clienti”, che dovranno esborsare migliaia di euro per i lavori di adeguamento degli impianti idrici. In sostanza Acea dove non è riuscita a risolvere la mancanza dell’acqua – dove sono finiti i grandi investimenti promessi? – spenderà pochi centesimi per ridurre il flusso, caricando i costi delle vasche e delle pompe alle famiglie.
Il nuovo regolamento degli orrori è ricco di sorprese. Se la punizione per chi ritarda il pagamento è alta – rescissione del contratto – quasi nulla accade quando Acea non rispetta i parametri minimi di servizio. L’articolo B1.7, ad esempio, prevede qualche euro di rimborso – “senza altro indennizzo di sorta” – in caso di interruzione del servizio per un periodo superiore ai 15 giorni.
Chiediamo a questo punto una presa di posizione ferma e chiara da parte dei Sindaci, che nei prossimi giorni saranno chiamati a discutere questa bozza di Regolamento di utenza. Votare queste norme significherà firmare una cambiale in bianco ad Acea, aprendo le porte ad una vera e propria guerra dell’acqua, con pattuglie di tecnici inviati nelle case dei cittadini più bisognosi armati di sigilli e tagliatubi. Chiediamo poi una parola di chiarezza al presidente della provincia Nicola Zingaretti che subito dopo il risultato del referendum commentò: “I cittadini hanno avuto una grande capacità di giudizio e hanno compreso l’importanza che questo voto avrebbe avuto per il futuro imminente del nostro Paese”. Ora è arrivato il momento della verità: da che parte si schiererà la politica? Con le grandi multinazionali o a fianco dei cittadini?"

 




GENZANO, ERCOLANI (PD): DA PROVINCIA FONDI PER STRADE E RESTAURO FONTANE

E.G.

Fondi per la realizzazione di una rotonda tra il Bivio di Lanuvio -Appia vecchia- Genzano e per la messa in sicurezza e la pedonalizzazione di via del Perino, sempre a Genzano. Inoltre, nel nuovo Bilancio provinciale appena approvato dal Consiglio sono previste risorse per il restauro delle fontane Clementine che potranno tornare al loro antico splendore  grazie ad interventi di restauro che sarà possibile effettuare con un contributo di 60mila euro.  “Si tratta di opere utili per la viabilita', per la tutela ambientale e la valorizzazione turistica – spiega, in una nota, il consigliere provinciale del Pd Enzo Ercolani. “Le fontane risalgono al 1777 e furono realizzate all’epoca dei lavori per le condutture dei nuovi acquedotti della città nell’ambito della sistemazione dell’arredo urbano ideata dall’architetto-idraulico Virginio Bracci, figlio di quel Pietro Bracci autore della Fontana di Trevi a Roma. Le fontane sono note come ‘clementine’ perché dedicate ai pontefici che commissionarono il nuovo sistema idrico: Clemente XIII e Clemente XIV. Si tratta di un patrimonio artistico amato dai cittadini e dai visitatori che vorremmo riportare ai fasti di un tempo”.




LAZIO, MAZZOCCHI: “L’ARSIAL METTE LA FECONDAZIONE ARTIFICIALE AL SERVIZIO DEGLI ALLEVATORI DI OVINI”

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Redazione

Un’equipe specializzata in fecondazione artificiale per via laparotomica con seme congelato e una missione: raggiungere l’obiettivo di una popolazione ovina più resistente alla Scrapie (una malattia simile alla “mucca pazza”) realizzando anche un circuito virtuoso più redditizio per gli allevatori laziali, con un ricaduta economica sul territorio stimata di circa 1 milione 600 mila euro all’anno. E’ questo, in sintesi, il quadro complessivo del progetto sperimentale triennale sulla riproduzione ovina realizzato da Arsial in collaborazione con l’Associazione Romana Allevatori e Assonapa che sta per concludersi. Il progetto prevederà, a regime, la nascita di un Centro Arieti Arsial, che metterà a disposizione degli allevatori un parco arieti miglioratori resistenti geneticamente alla Scrapie. Due i vantaggi attesi dalla diffusione dei capi selezionati nel centro romano: l’abbattimento dei costi di acquisto fuori regione, che attualmente supera i 1.200 euro a capo, ed il ritorno economico previsto per gli allevatori che, oltre ad acquisire gli arieti a prezzi inferiori (stimati sui 500 euro), potranno rivendere al centro gli agnelli nati nella loro azienda usufruendo della premialità di 300 euro a capo prevista dalla Pac. Il futuro degli allevatori e la salute della popolazione ovina del Lazio, composta da circa 600 mila pecore, passano attraverso servizi innovativi e diffusi sul territorio”, ha spiegato il presidente dell’Arsial, Erder Mazzocchi, “e oggi, grazie a questo progetto sulla riproduzione, la nostra regione è tra le poche in Italia a poter vantare un’equipe specializzata nella fecondazione artificiale per via laparotomica con seme congelato. In questi tre anni”, ha sottolineato, “sono stati molti i risultati raggiunti, come l’individuazione di linee parentali più opportune nella razza Sopravissana, Sarda e Comisana, funzionali al miglioramento genetico degli ovini del Lazio. C’è ancora del cammino da fare”, ha aggiunto, “ma siamo certi che il nascente Centro Arieti del Lazio riuscirà in completa autonomia economica a produrre gli effetti desiderati, tra i quali un importante recupero di reddito per gli allevatori del Lazio stimato in circa un milione e mezzo di euro ed un importante segnale di qualità e sanità dei prodotti ovini per i consumatori”.
 




VITERBO, ARSENICO, PARRONCINI: “VICINI ALL'EMERGENZA TOTALE, LA REGIONE TROVI I FONDI”

Redazione

“La presenza dell'assessore regionale Marco Mattei al consiglio provinciale straordinario sull'emergenza arsenico a Viterbo non solo non ha chiarito nulla, ma ha aggiunto preoccupazioni su preoccupazioni. La Regione Lazio può muoversi come vuole: l'unica soluzione è che trovi i fondi e li consegni direttamente ai Comuni”. E' quanto dichiara il consigliere regionale del Pd, Giuseppe Parroncini.

“L'incontro – dice – è stato deludente e non ha chiarito per niente la situazione. Intanto ci avviciniamo pericolosamente e a grandi passi verso l’emergenza totale. Non so se hanno realizzato che dal 1 gennaio 2013 non ci saranno più deroghe, che tutti dovranno essere a posto coi parametri di arsenico nelle acque. Invece ad oggi per decine di Comuni con concentrazione compresa tra 10 e 20 microgrammi per litro non solo non è stato fatto nulla, ma non c’è neanche idea su cosa fare”.

Per quelli in cui l'arsenico supera i 20, è stata invece adottata una soluzione macchinosa. “Sull'appalto centralizzato che prevede 27 dearsenificatori per 12 Comuni non si sa molto – continua – e bisogna vigilare affinché anche qui tutto sia realizzato nei tempi previsti”.

Resta il fatto che a pochi mesi dalla scadenza della proroga una larga parte di territorio resta scoperta. “La Regione – conclude Parroncini – deve trovare le risorse, invece Mattei ha solo tergiversato, senza prendere alcun impegno. Per accelerare tempi e procedure si diano i fondi ai Comuni, a seconda delle rispettive esigenze. Siamo quasi arrivati al capolinea: essendo l'emergenza commissariata, la Polverini e quindi la Regione possono muoversi come meglio credono: lo facciano in fretta, perché ormai il tempo è scaduto”.
 




NEMI ELEZIONI, BUFERA SUL CANDIDATO SINDACO ALBERTO BERTUCCI

ALLEGATO ALL'ARTICOLO COPIA DEL DECRETO DI PERQUISIZIONE E SEQUESTRO DELLA PROCURA DI VELLETRI NEI CONFRONTI DEL CANDIDATO SINDACO NEL COMUNE DI NEMI ALBERTO BERTUCCI

 

Chiara Rai

Come risulta dall’informazione di garanzia prodotta in copia, la Procura della Repubblica di Velletri ha aperto un fascicolo per turbativa d’asta e iscritto nel registro degli indagati, dallo scorso 11 Aprile, Alberto Bertucci, Riccardo Schiaffini, Mauro Cesaretti e Gianpaolo Miglietta, accusati del reato di turbativa d’asta in concorso sancito dagli tabella 353 e 110 del codice penale. I quattro risultano indagati perché in concorso tra loro, Miglietta quale responsabile del procedimento e dell’Ufficio Tecnico del Comune di Nemi e Bertucci quale vicesindaco del Comune di Nemi, mediante collusioni turbavano la gara bandita da Miglietta per il Comune di Nemi e avente ad oggetto l’acquisto di uno scuolabus al fine di far aggiudicare la fornitura alla ditta Car Ind srl di Mauro Cesaretti.

La Procura ha disposto la perquisizione, anche in orario notturno, dell’abitazione, del luogo di lavoro e di ogni altro immobile in uso anche non esclusivo degli indagati e dei veicoli in loro uso.

Ecco i fatti: Dopo aver bandito una gara per la procedura aperta per la fornitura di uno scuolabus, Miglietta, modificando la gara, formulava quattro richieste di offerta per la fornitura di uno scuolabus indirizzandole alle quattro ditte che Riccardo Schiaffini, titolare della ditta appaltatrice dei trasporti presso il Comune di Nemi, aveva indicato a Bertucci. Tra queste offerte Miglietta aggiudicava la gara alla ditta di Cesaretti al prezzo di euro 49 mila 950 Iva esclusa, sebbene tale prezzo fosse superiore a quello posto a base d’asta (euro 48 mila 126 iva inclusa). Dopo l’aggiudicazione, Cesaretti riduceva l’offerta ad euro 40 mila 105 iva esclusa ma consegnava presso il deposito dello Schiaffini un veicolo diverso da quello oggetto della gara perché avente solo 19 posti anziché i 30 indicati nell’atto di aggiudicazione.

Il delitto di turbata libertà degli incanti di cui all’art. 353 c.p. mira essenzialmente a garantire che le gare (pubblici incanti, licitazioni) in cui sia interessata la pubblica amministrazione si svolgano in modo libero e regolare consentendo una corretta concorrenza fra i partecipanti al fine di pervenire, a giuste e convenienti condizioni per la vendita di beni o l’aggiudicazione di servizi. Oggi è accaduto con uno scuolabus, ma domani potrebbe riguardare assunzioni e incarichi che per legge devono seguire un preciso e trasparente iter, in quanto la cosa pubblica non può essere gestita con comportamenti che rischiano di trascinarsi dietro un accusa grave come la collusione. La collusione è un accordo fraudolento che una parte stabilisce con un’altra parte per ottenere vantaggi.
L’art. 353 recita infatti: “Chiunque, con violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti, impedisce o turba la gara nei pubblici incanti o nelle licitazioni private per conto di pubbliche Amministrazioni, ovvero ne allontana gli offerenti, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da centotre euro a milletrentadue euro. Se il colpevole è persona preposta dalla legge o dall'Autorità agli incanti o alle licitazioni suddette, la reclusione è da uno a cinque anni e la multa da cinquecentosedici euro a duemilasessantacinque euro”.

Allora in tutta questa storia a pagarne le spese sono i cittadini, perché non solo il Comune di Nemi per la prima volta ha visto indagati degli amministratori per il grave reato di turbativa d’asta. Se quindi non si riesce a gestire nella legalità un semplice affidamento di uno scuolabus figuriamoci se si dovessero toccare argomenti più sostanziosi.

Ebbene, la posizione dei quattro indagati, ad oggi, risulta immutata. Sull’attuale candidato a sindaco Alberto Bertucci, pesa quindi un reato che è punito con la reclusione e che certamente non da lustro ad una aspirante primo cittadino che dev’essere in grado di garantire legalità e correttezza degli atti amministrativi, siano questi gare d’affidamento che qualsiasi altro atto. Certo è che essere indagato non significa essere colpevole. La presunzione d'innocenza è un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva. Certo è inoltre, che essere indagato significa che si è soggetti ad indagini in ordine ad un determinato fatto che ha una rilevanza ai fini della applicazione della legge penale. Pertanto, coloro i quali si assumono la responsabilità di candidarsi ad amministratori, che hanno il dovere di gestire la cosa pubblica nella legalità e nella trasparenza, dovrebbero sentire anche la responsabilità di presentarsi agli elettori con una posizione personale integra e inattaccabile. E quindi candidarsi a sindaco soltanto quando l’intero iter giudiziario ne sentenzi l’eventuale non colpevolezza. La legge, comunque, non vieta agli indagati di candidarsi per amministrare la cosa pubblica, ma l’etica personale del “buon politico” sì.

"La questione morale esiste, pensare che fosse stata superata significa vivere fuori dalla realta'". Lo ha detto in diverse occasioni il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini che ha aggiunto "purtroppo rispetto al passato all'epoca della tanto malfamata prima Repubblica, spesse volte si ruba solo per sé, per arricchimento personale. I controlli sono la migliore garanzia per gli onesti e la Corte dei Conti svolge un lavoro encomiabile".

A tal proposito, sarà interessante conoscere che posizione prenderà l’Udc, rappresentata a livello locale da Giovanni Libanori (che sostiene la candidatura di Bertucci) in merito alla questione morale che investe il caso Bertucci.