Palermo, sequestrate alla mafia aziende leader nel settore immobiliare e del commercio di carni

PALERMO – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, su delega della Procura della Repubblica di Palermo, hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, sottoponendo a sequestro tre complessi aziendali, oltre che 66 immobili (fra cui una villa di pregio con piscina panoramica, appartamenti e terreni), 19 autoveicoli, 36 rapporti bancari e 5 polizze vita, per un valore complessivamente stimato in € 20.966.000.

Il destinatario del sequestro è P.F., già sorvegliato speciale della P.S., con obbligo di soggiorno e con precedenti penali per reati contro il patrimonio e la persona. Più collaboratori di giustizia lo hanno indicato come “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Misilmeri (PA), legato da stretti vincoli di amicizia con l’allora capo del mandamento B.S.

Inoltre, gli stessi hanno riferito come FORMOSO avesse una consistente capacità economica, conseguita grazie ai profitti illeciti derivanti dalle attività criminali poste in essere soprattutto nel traffico di sostanze stupefacenti. Il 5 aprile di quest’anno, P.F. è stato arrestato per “associazione a delinquere di tipo mafioso”, al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed eseguite dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, nonché dai Carabinieri di Palermo e Bagheria.

Gli accertamenti patrimoniali ora condotti sono il frutto, oltre che delle tradizionali attività di ricostruzione dei patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità organizzata, di approfondimenti in materia tributaria e di repressione dei fenomeni di riciclaggio. Le investigazioni svolte dal GICO di Palermo, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, hanno così permesso di evidenziare come il F. si sia avvalso di prestanome ai quali ha fittiziamente intestato due compendi aziendali operanti nel settore della commercio all’ingrosso di carne ed un’impresa attiva nel comparto delle vendite di fabbricati e terreni, oltre che un vastissimo patrimonio immobiliare e finanziario. Le aziende sequestrate nel settore delle carni divenute leader nel commercio all’ingrosso di questi prodotti, intestate formalmente a S.Z., ritenuto prestanome di P.F.

Quest’ultimo ha esercitato la propria influenza sulle dinamiche imprenditoriali anche attraverso il proprio figlio A. (detto A.), formalmente assunto come dipendente con mansioni di contabile. Le analisi documentali effettuate durante le indagini hanno, in particolare, permesso di collegare temporalmente le fortune economiche delle aziende alle iniezioni di capitali freschi provenienti dai traffici illeciti perpetrati da F. ed all’inserimento delle stesse – che sembravano essere piccole realtà economiche ormai in grave crisi – nel novero delle imprese vicine a “cosa nostra”.

Sul versante immobiliare è stata sequestrata una società immobiliare, formalmente intestata a D.A., anch’egli ritenuto essere un prestanome di P.F. Le tre società sottoposte a sequestro sono state già affidate ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, il quale già da oggi gestisce le aziende nell’interesse della collettività, dei clienti, dei fornitori e dei dipendenti.




Palermo, Ospedale Civico. Appalto di oltre 6 milioni e mezzo per una informatizzazione 2.0 a passo con il futuro.

PALERMO – L’Ospedale Civico del capoluogo siciliano si allinea, come le grandi strutture europee, alla necessaria informatizzazione su vasta scala che renderà la struttura al passo con i tempi. Frutto di questo aggiornamento del nuovo sistema è un appalto di oltre 6 milioni di euro che consentirà a tutte le attività interne di essere digitalizzate e gestite in moto automatico a vantaggio assoluto dei cittadini che potranno cosi prenotare esami e visite direttamente online, pagare ticket e ricevere i referti sulle piattaforme private come pc, tablet e smartphone. Previste anche cartelle elettroniche dei dati relativi agli interventi, alle terapie e a tutti gli aggiornamenti completi del paziente. Introdotta anche la firma digitale per il medico prevista a beneficio di una celere vidimazione dei referti che finalmente porranno fine agli estenuanti andirivieni dei fogli firmati, vere e proprie odissee dei pazienti o dei familiari. Previsto anche un nuovo portale con informazioni dettagliate per i pazienti e uno per i fornitori in modo da scongiurare il piu possibile eventuali mancanze di forniture ospedaliere. Una direzione importante verso una modernizzazione che a pieno merito consentirà all’Ospedale Civico di essere protagonista di una vera e propria rivoluzione digitale limitando al massimo l’uso della carta e offrendo ai pazienti un servizio efficiente ed efficace al passo con i tempi. La base d’asta inziale dell’intera operazione per i primi 9 anni di applicazione si aggirava intorno a 8,6 milioni di euro per fornitura, assistenza e manutenzione ma è stata infine accettata con un relativo ribasso fino a 6,7 milioni. Entro l’anno tutto il sistema informatico verrà istallato e potrà essere operativo.

Grande soddisfazione ed orgoglio nelle parole del manager dell’Ospedale Civico Giovanni Migliore

“Il nuovo sistema informativo integrato – ha detto Migliore – consente ai professionisti la condivisione delle informazioni cliniche ed offre strumenti per l’ottimizzazione degli investimenti e il monitoraggio delle attività. E’ la prima azienda ospedaliera pubblica a diventare realmente 2.0 avvicinandosi ai pazienti grazie a tecnologie ICT entrando cosi nel mondo della cosiddetta smart health. Siamo molto soddisfatti per aver raggiunto un obiettivo atteso da molti anni”.

Paolino Canzoneri




Palermo, operazione Vacanze Rumene: 23 arresti. Colpito boss dell’Acquasanta e del mandamento di Resuttana

PALERMO – Nella mattinata odierna, i militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari reali, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia Sezione territoriale di Palermo, nei confronti di 23 persone, ritenute responsabili – a vario titolo – dei delitti di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Il fulcro delle indagini è costituito dalle attività illecite riferibili a G. F., esponente dell’omonima famiglia mafiosa palermitana (figlio di V., attualmente sottoposto al regime del carcere duro per aver ricoperto il ruolo di capo della famiglia dell’Acquasanta e “reggente” del Mandamento di Resuttana), già raggiunto da diverse sentenze di condanna, per le quali il predetto si trova tuttora detenuto.

Le indagini hanno permesso di disvelare la rete di connivenze attraverso cui sono state realizzate numerose operazioni di riciclaggio allo scopo di consentire a G. F. di rientrare in possesso di somme di denaro derivanti da attività economiche, nonché dalla cessione di beni immobili intestati a soggetti prestanome.

Tali somme sono state investite in Romania attraverso la costituzione di una società di diritto locale, il cui rappresentante legale è un dipendente del Comune di Palermo, che si prestava a fare da intermediario tra il citato esponente della famiglia mafiosa e gli altri soggetti coinvolti nelle operazioni di riciclaggio.

In tale contesto, le indagini hanno consentito di riscontrare che gli investimenti all’estero sono stati finanziati attraverso risorse attinte dalle casse di una società formalmente rappresentata da un avvocato del Foro di Palermo (deceduto), ma di fatto riconducibile alla stessa famiglia mafiosa, che ha così reimpiegato introiti di provenienza illecita, al fine di sottrarli all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Inoltre, è stato accertato che ulteriori somme di denaro investite all’estero sono state attinte dal ricavato della vendita di un appartamento formalmente intestato a un soggetto prestanome, ma di fatto rientrante nella disponibilità della medesima famiglia mafiosa.

Le indagin i tecniche e gli accertamenti bancari svolti sul conto del citato prestanome e dei suoi familiari hanno consentito di riscontrare che una parte dei proventi derivanti della cessione dell’immobile è stata trasferita a due società riconducibili ad un imprenditore siciliano che, attraverso la stipula di contratti aventi ad oggetto compravendite fittizie, ha retrocesso le somme in questione alla stessa famiglia mafiosa.

Le misure cautelari costituiscono, quindi, l’esito di complesse indagini condotte dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, mediante attività tecniche e complessi accertamenti finanziari e patrimoniali, supportati da riscontri documentali acquisiti nel corso dell’attività di polizia giudiziaria.

Il valore complessivo dei beni di cui il G.I.P. ha disposto il sequestro è di circa un milione di euro, costituiti da somme di denaro depositate sui conti correnti riconducibili agli indagati e da numerosi immobili ubicati a Palermo e provincia.

L’indagine conclusa testimonia ancora una volta la fondamentale importanza del sistema di prevenzione antiriciclaggio ed in particolare della necessità di una sistematica collaborazione tra organismi investigativi e tutte le categorie professionali chiamate per legge a fornire il loro prezioso contributo, tra cui i professionisti che – in ragione della peculiare attività svolta quotidianamente in stretto contatto con i clienti – sono in grado di individuare quei profili di anomalia sotto un profilo soggettivo o oggettivo, utili per elaborare e trasmettere mirate ed efficaci segnalazioni di operazioni sospette.

Tali segnalazioni possono diventare infatti un efficace input informativo per prevenire e reprimere determinate illecite attività e, comunque, per individuare e ricostruire fondi di origine illecita, sospette acquisizioni societarie, simulati atti di compravendita, acquisti di beni di lusso sproporzionati al reddito effettivo, o altre situazioni di fatto sintomatiche di attività illecite e collegamenti con organizzazioni criminali che operano anche in forma organizzata.

Sotto questo aspetto in Sicilia il livello di collaborazione offre margini di miglioramento se si considera che, lo scorso anno, il dato regionale fa registrare complessivamente n. 4900 segnalazioni di operazioni sospette, di cui n. 4663 (oltre il 95%) pervenute dai canali bancari e finanziari, n. 134 (il 2,7%) da gli altri operatori non finanziari e n. 102 (ovvero il 2%) sono le segnalazioni effettuate dai professionisti (notai, commercialisti ed avvocati).




Palermo, Amerigo Vespucci: la nave più bella del mondo lascia il porto e spiega le vele verso Civitavecchia

PALERMO – Lasciata Palermo, nave scuola Amerigo Vespucci della Marina Militare si dirige alla volta di Civitavecchia, dove prevede di sostare dal 13 al 16 giugno.
La “nave più bella del Mondo”, dopo la consueta sosta lavori invernale finalizzata alla manutenzione e al miglioramento generale delle strutture, riprende così a navigare per svolgere la prima fase della Campagna d’Istruzione di quest’anno con il compito di addestrare gli allievi Volontari in Ferma Prefissata Quadriennale (VFP4), della Scuola Sottufficiali di La Maddalena e, al contempo, portare in giro per il mondo i valori e la storia della Marina Militare e del nostro Paese.

Le attività didattiche e addestrative a bordo dell’Amerigo Vespucci

Durante il periodo a bordo gli 82 allievi marinai, di cui 25 nocchieri e 57 tecnici di macchina, saranno impegnati in numerose attività didattiche ed addestrative nell’ambito delle discipline marinaresche e della formazione etico-militare, al fine di far propri i valori di fedeltà, disciplina e senso del dovere e acquisire l’importanza del lavoro di squadra, che caratterizza ogni marinaio nell’assolvimento dei compiti della forza armata al servizio della collettività.

La sosta a Civitavecchia

Mercoledì 13 giugno, alle ore 10.00, il Comandante dell’Amerigo Vespucci, Capitano di Vascello Roberto Recchia, terrà una conferenza stampa a bordo per illustrare la nave e le attività che la vedranno protagonista durante la sosta nella città laziale.

Il ritorno a La Spezia dopo la sosta laziale

Dopo la sosta a Civitavecchia, l’Amerigo Vespucci farà ritorno a la Spezia, dove parteciperà, dal 19 al 23 giugno, alla 6^ edizione del Seafuture 2018, evento dedicato alle innovazioni navali e marittime e di importanza strategica per lo sviluppo di opportunità di business per le imprese nazionali ed internazionali del “comparto difesa”. La navigazione proseguirà nel Mar Tirreno e nel Mar Ligure con le soste a Genova e Livorno, da dove gli allievi VFP4 saranno avvicendati dagli allievi della prima classe dell’Accademia Navale di Livorno. Saranno loro i protagonisti, in Oceano Atlantico e Nord Europa, che porteranno l’eccellenza italiana ed il prestigio delle nostre Forze Armate in giro per il mondo. La Nave Scuola Amerigo Vespucci, ormeggiata presso la banchina Cialdi Nr. 8 del porto di Civitavecchia, sarà aperta alle visite a bordo da parte della popolazione nei seguenti orari:
– mercoledì 13 giugno dalle 15.00 alle 20.00
– giovedì 14 giugno dalle 17.00 alle 20:00
– venerdì 15 giugno dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 20.00

La storia dell’Amerigo Vespucci

La nave fu progettata, al pari della “gemella” Cristoforo Colombo, da Francesco Rotundi, ingegnere e tenente colonnello del Genio Navale, nonché direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia. Il 22 Febbraio 1931 (87 anni fa) a Castellammare di Stabia fu varata la nave Amerigo Vespucci, tutt`oggi in servizio per l`addestramento degli allievi ufficiali dell`Accademia di Livorno.
Il Vespucci ha effettuato dal 2014 al 2016 l’ammodernamento delle capacità operative di bordo e soprattutto l’adeguamento delle sistemazioni logistiche agli standard moderni. L’apparato propulsivo e quello di generazione dell’energia elettrica sono stati completamente sostituiti con prodotti tecnologicamente avanzati; l’Unità è stata dotata di una nuova elica e nuovi sistemi di piattaforma, più efficienti e rigorosamente orientati alla tutela dell’ambiente. L’importante attività di “ringiovanimento” e “re-styling” del Vespucci è stata coordinata dalla Direzione Lavori e Servizi, ed in particolare della Sezione Studi dell’Arsenale M.M. di La Spezia, con un importante contributo della manodopera “in house” costituita dalle maestranze arsenalizie, e dal personale di bordo.
Dalla sua entrata in servizio, la Nave ha svolto ogni anno attività addestrativa (ad eccezione del 1940, a causa degli eventi bellici, e degli anni 1964, 1973 e 1997, per lavori straordinari), principalmente a favore degli allievi dell’Accademia Navale, ma anche degli allievi Volontari in Ferma prefissata e degli allievi del Collegio Navale, ora Scuola Navale Militare “Francesco Morosini”.
Dal punto di vista tecnico-costruttivo l’Amerigo Vespucci è una Nave a Vela con motore; dal punto di vista dell’attrezzatura velica è “armata a Nave”, quindi con tre alberi verticali, trinchetto, maestra e mezzana, dotati di pennoni e vele quadre, più il bompresso a prora, a tutti gli effetti un quarto albero. L’Unità è inoltre fornita di vele di taglio: i fiocchi, a prora, fra il bompresso e il trinchetto, gli stralli, fra trinchetto e maestra e fra maestra e mezzana, e la randa, dotata di boma e picco, sulla mezzana. L’equipaggio è composto da circa 270 militari tra uomini e donne. Nel periodo estivo, la nave imbarca gli allievi volontari in ferma prefissata prima, e successivamente i cadetti dell`Accademia Navale per la consueta Campagna di Istruzione, aumentando l’equipaggio di altre circa 140 unità arrivando così a pieno regime ad oltre 400 persone a bordo. La Nave scuola Amerigo Vespucci è Ambasciatrice dell’UNICEF da settembre 2007.

Le caratteristiche tecniche dell’Amerigo Vespucci

Gianfranco Nitti




Palermo, truffa da 3 milioni a Poste Italiane: scattate le misure cautelari per 8 indagati

PALERMO – Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, nella mattinata odierna in Palermo, Carini (PA), Belmonte Mezzagno (PA) e Lentini (SR), i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di otto indagati (di cui 3 in carcere, 4 agli arresti domiciliari tra i quali uno da ricercare e una di sospensione dall’attività di raccolta del risparmio postale per dodici mesi), per il reato di:
– associazione per delinquere allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio procurandosi un ingiusto profitto ai danni di Poste Italiane.

Gli stessi soggetti sono inoltre indagati, in stato di libertà, anche per i seguenti reati:

– truffa aggravata e continuata in concorso ai danni del citato Ente, con un profitto finora accertato di circa tre milioni di euro;

Ad altre otto persone sottoposte ad indagini è stata notificata una informazione di garanzia.

Le complesse indagini – condotte dai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Palermo sotto la direzione dei Magistrati del Dipartimento reati contro la Pubblica Amministrazione – hanno fatto emergere un fenomeno truffaldino diffuso in tutto il territorio nazionale, a partire dal 2010 fino al mese di luglio 2017, consistente nella clonazione e successiva liquidazione di Buoni Fruttiferi Postali (BFP), con la complicità di dipendenti infedeli di Poste Italiane.
I primi indizi di reato sono emersi nel corso delle investigazioni per una serie di truffe ai danni dell’INPS (indagine “Carambola” avviata nel 2012 e conclusasi nel 2014 con l’esecuzione di n. 12 misure cautelari), in cui erano coinvolti due degli odierni arrestati, già condannati in primo grado.
Le ipotesi investigative hanno trovato un primo riscontro negli accertamenti condotti dagli ispettori dell’Ufficio Antifrode di Poste Italiane sulla falsità materiale dei titoli e sul possibile coinvolgimento di impiegati infedeli, e definitiva conferma dall’attività investigativa di osservazione e intercettazione (telefonica e ambientale), nonché dagli esiti di talune perquisizioni.
In particolare, la programmazione e il monitoraggio dell’attività criminosa all’interno dell’associazione avveniva sempre attraverso comunicazioni telefoniche con l’utilizzo di un “circuito chiuso” mediante schede telefoniche “dedicate” e pochissimi incontri diretti.
Attraverso la paziente e discreta attività di osservazione, controllo e pedinamento nonché con l’attento esame di tabulati di traffico telefonico e delle localizzazioni GPS di decine di schede telefoniche fittiziamente intestate, si è potuto procedere alle intercettazioni delle comunicazioni tra i sodali, il cui linguaggio criptico è stato decodificato.
Si è così accertato che il sodalizio criminale operava secondo il seguente schema:
1. reperiva i moduli dei buoni postali in bianco ovvero elaborava modelli da adattare;
2. reperiva i dati relativi a buoni effettivamente emessi in favore di ignari risparmiatori da Poste Italiane;
3. confezionava il titolo (fraudolento) con inserimento di quei dati;
4. presentava quest’ultimo per il rimborso, utilizzando “teste di legno” che si sostituivano all’effettivo titolare munite di documenti falsi;
5. otteneva la liquidazione del buono, mediante accredito su conto intestato allo stesso titolare effettivo ma gestito dal suo sostituto, per poi dirottare il profitto su altri conti oppure investendo in altri titoli di credito postale.

Di seguito si riportano le generalità delle persone sottoposte a misura cautelare:
a. custodia cautelare in carcere:
1. ALLOTTA Luigi, classe 80;
2. ALLOTTA Filippo, classe 82;
3. ALLOTTA Gabriele, classe 87,
tutti da Belmonte Mezzagno;
b. arresti domiciliari:
1. DE LUCA Adelfio, classe 74, da Lentini (SR);
2. CELLURA Roberto, classe 67, da Palermo;
3. MORENA Gianfranco, classe 74, da Palermo;
c. sospensione dall’attività di raccolta del risparmio postale:
1. LA VENIA Maurizio, classe 64, da Palermo.




Palermo – Zen 2, eroina in mezzo ai bambini: smantellata per la prima volta la piazza di spaccio nel quartiere

PALERMO – I Carabinieri della Stazione di San Filippo Neri hanno eseguito un’ordinanza relativa all’ applicazione di 8 misure cautelari, 5 in carcere e 3 divieti di dimora nel Comune di Palermo, emessa dal G.I.P. di Palermo, su richiesta della locale Procura, nei confronti di 8 soggetti ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di “spaccio di sostanze stupefacenti”.

I provvedimenti scaturiscono dalle indagini coordinate dalla Procura di Palermo e condotte dai carabinieri della Stazione San Filippo Neri.

L’attività, sviluppata dal costante monitoraggio del quartiere ZEN 2, ha permesso di ricostruire dettagliatamente l’attività illecita realizzata dagli indagati, delineando ruoli e funzioni dei componenti, nonché di confermare la presenza di una piazza di spaccio, avente ad oggetto sostanza stupefacente del tipo eroina, operante in uno dei padiglioni di via Rocky Marciano.

Da qui il nome dell’indagine “ERO MARKET”, avviata nel maggio 2017, quando i militari della locale Stazione Carabinieri, sulla base di alcuni arresti effettuati in flagranza di reato, hanno dato il via alle attività. Le successive risultanze investigative hanno permesso di neutralizzare, per la prima volta, una piazza di spaccio di eroina all’interno dello ZEN 2.

Le dinamiche oggetto di osservazione hanno fatto emergere come le illecite attività siano il risultato di una complicità degli indagati che si suddividevano in compiti e ruoli ben precisi tra chi:
– faceva sia da “vedetta”, assicurando al pusher la necessaria copertura ed una più attenta vigilanza a fronte del rischio di incursioni da parte dei Carabinieri, nonché, di contro, ricopriva il ruolo di “procacciatore”, fornendo all’acquirente indicazioni ben precise dello spacciatore a cui rivolgersi per comprare la dose, come nel caso di PIAZZA Andrea, PIAZZA Francesco e VOLPICELLI Roberto, destinatari della misura del divieto di dimora nel comune di Palermo; – era “autorizzato” a maneggiare i soldi e la sostanza stupefacente, effettuando materialmente le cessioni ed occupandosi della compravendita con l’acquirente, come nel caso di PIAZZA Gabriele, VITALE Salvatore, AMICO Antonino, CINÀ Francesco Paolo ed UNNIEMI Serafino.

Nonostante i cinque arresti in flagranza di reato effettuati dai Carabinieri della Stazione nel corso dell’attività d’indagine, lo spaccio proseguiva lo stesso, sebbene dopo una breve sosta “forzata”, dovuta proprio all’intervento dei militari dell’Arma.

Così come, d’altra parte, alcuni consumatori segnalati all’autorità prefettizia quali assuntori di sostanza stupefacente perché trovati in possesso di uno o più dosi, non disdegnavano minimamente di tornare dallo stesso pusher, pur di acquistare nuovamente l’eroina da consumare.

A rendere lo scenario quanto più grave e tragico, è l’aver monitorato innumerevoli cessioni effettuate in presenza dei bambini che, all’oscuro dell’illecita compravendita, continuavano a giocare sullo stesso padiglione in cui, contemporaneamente o poco prima, era appena stata venduta una singola dose di eroina al prezzo di 10 euro.

– Gli arrestati, tutti tradotti in carcere, sono:

Piazza Gabriele, di anni 32 – Vitale Salvatore, 31enne – Cinà Francesco Paolo, di anni 37 – Unniemi Serafino, di anni 27 e Amico Antonino, di anni 44.
– Per i seguenti soggetti, il G.I.P. ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Palermo:
Piazza Andrea e Francesco, di anni 61 e 31 e Volpicelli Roberto, 20 enne.
Altri 4 soggetti sono indagati per lo stesso reato.
Per tutti i 12 soggetti, viene contestato il reato di detenzione e spaccio di stupefacenti del tipo eroina.




Palermo, preso Ben Mohamed Ayari Borhane: stava per imbarcarsi per la Tunisia

PALERMO – Ben Mohamed Ayari Borhane, il detenuto tunisino del carcere di Opera considerato a rischio radicalizzazione, evaso la notte tra il 17 e il 18 maggio dall’ospedale Fatebenefratelli di Milano, dove era stato portato per accertamenti, è stato catturato a Palermo dagli agenti del Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria.

Stava per imbarcarsi per la Tunisia

Borhane, che era monitorato fin dal 2014 per la sua inclinazione a predicare la Jihad, in carcere si era autoproclamato imam. Le operazioni di indagine seguite alla sua fuga, coordinate dal capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, e affidate al pm Ilaria Perinu, hanno coinvolto le diramazioni territoriali del Nic, e in particolare il Nucleo regionale di Milano, della Toscana, dell’Emilia Romagna, della Campania e di Palermo che hanno seguito le ipotesi di spostamento sul territorio dell’evaso, e hanno visto il supporto della Questura di Palermo.

Ben Mohamed Ayari Borhane, 43 anni, presumibilmente si trovava a Palermo già dal 20 maggio. Ieri sera, quando con un passaporto falso si è recato alla biglietteria per imbarcarsi per la Tunisia, non sapeva che dall’altra parte dello sportello ci fosse in realtà un agente della Penitenziaria; e altri uomini erano già appostati per catturarlo. Ora è stato trasferito nel carcere palermitano. Santi Consoli, il capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, si è complimentato con gli uomini del Nic per l’esito dell’intera operazione.




Palermo: scoperta maxi piantagione di marijuana in via Falsomiele

PALERMO – Ennesima maxi piantagione scoperta in poco più di una settimana dai Carabinieri della Stazione di Palermo Villagrazia. Da alcuni giorni le pattuglie dell’Arma transitando in via Falsomiele avevano notato uno strano andirivieni dall’abitazione di LIOTTA Filippo 24enne palermitano. L’atteggiamento particolarmente guardingo, ha fatto insospettire i Carabinieri che hanno deciso di seguirlo per controllare dove andasse. Dopo vari pedinamenti, gli operanti sono riusciti a seguire la Smart Fortwo, sino a giungere ad un casolare in contrada Feotto, nel comune di Misilmeri.

La costruzione composta da due manufatti, all’esterno apparentemente in stato di abbandono e in mediocri condizioni, presentava numerosi condotti per l’areazione forzata, per il condizionamento dell’aria e per il passaggio di cavi elettrici, era chiusa con una robusta porta di metallo e protetta con un sistema di allarme dotato di sensori anti-intrusione, e che tramite centralina munita di SIM telefonica, inviava messaggi di “Alert” al cellulare del LIOTTA.

Entrati, i Carabinieri hanno trovato una serra indoor con 214 piante di cannabis indica dell’altezza compresa tra i 100 ed i 130 cm. circa, perfettamente efficiente e curata in ogni dettaglio, isolata dall’esterno, dotata di filtri di grosse dimensioni, sistema di condizionamento dell’aria, sistema d’areazione forzata e d’irrigazione, alimentata da un impianto elettrico temporizzato, 24 reattori e rispettive lampade da 600 watt dotati di pannelli metallici riflettenti e collegato abusivamente alla rete elettrica comunale. Nella casolare attiguo veniva rinvenuta un’altra serra, identica alla prima, contenente 111 piante di cannabis indica dell’altezza compresa fra 100 e 130 cm.

Il LEOTTA difronte all’evidenza dei fatti non ha potuto negare e su disposizione dell’Autorità Giudiziaria è stato arrestato con l’accusa di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e furto aggravato di energia elettrica.

Giudicato con il rito direttissimo presso il Tribunale di Termini Imerese, a seguito di convalida dell’arresto è stato sottoposto all’obbligo di dimora.




Palermo, flop gestione rifiuti e differenziata: ciclone Corte dei Conti su ex vertici comunali e regionali. Orlando coinvolto

PALERMO – Un cospicuo danno erariale di 21 milioni e mezzo di euro complessivi si abbatte come un fulmine a ciel sereno sui vertici della politica e dell’ex amministrazione di Palazzo delle Aquile e Palazzo D’Orleans. La Corte dei conti in merito ad una inchiesta relativa al servizio di raccolta differenziata, condotto male e in modo parziale, cita in giudizio sette politici ed ex amministratori per il periodo che va dal 2012 al 2014.

Sette i nomi di spicco coinvolti:

Il sindaco Leoluca Orlando, l’ex sindaco Diego Cammarata, gli ex presidenti della Regione Rosario Crocetta e Raffaele Lombardo; segue anche l’assessore Michele Pergolizzi vicino a Cammarata e assessori comunali della giunta Orlando come Cesare La Piana e Giuseppe Barbera.

L’esposto del M5s

Il primo impulso che ha consentito il procedimento della procura contabile è stato un esposto del Movimento 5 Stelle che aveva evidenziato un disallineamento tra i costi sostenuti dall’amministrazione comunale e l’effettivo livello di raccolta nella discarica compreso il servizio di raccolta differenziata. Un dislivello che ben presto avrebbe dimostrato nella sua totalità come non si fosse raggiunto anche il livello minimo di raccolta differenziata tale da giustificare le cifre complessive improntate dalla gestione amministrativa.

Il nuovo procuratore della Corte dei Conti di Sicilia, il magistrato Gianluca Albo ha guidato l’intero procedimento.

La Guardia di Finanza, escludendo gli anni passati in prescrizione, ha potuto conteggiare e totalizzare il danno complessivo per le casse pubbliche applicando una tariffa base di 98 euro a tonnellata di rifiuti fino al 2013 e 65 euro fino al 2014 arrivando cosi ad una cifra impressionante di 20,8 milioni di euro mentre la differenziata restava costantemente ad un valore che non superava il 9%. L’accusa del M5S è di negligenza nella gestione ma adesso la citazione in giudizio si concretizza con una udienza fissata per dicembre 2018 nella quale i nomi coinvolti saranno chiamati a sborsare cifre non indifferenti a risarcimento del danno subito dalle casse pubbliche.

La ripartizione dei 9 milioni e mezzo

In una prima fase sembra che le cifre riguarderanno la cattiva gestione del servizio della differenziata ossia i 9 milioni e mezzo più le spese legali che dovrebbero essere cosi ripartiti: 1 milione di euro dall’assessore Cesare La Piana; 2,7 milioni dall’assessore Giuseppe Barbera; stessa cifra a testa di 179 mila euro dall’assessore Michele Pergolizzi e l’ex sindaco Diego Cammarata; 628 mila euro dall’ex presidente della Regione Rosario Crocetta; 971 mila euro dall’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e 3,7 milioni di euro dall’attuale sindaco Leoluca Orlando.

L’accusa e le responsabilità appaiono serie e certamente siamo solo all’inizio ma la bufera sembra che tormenterà la gestione amministrativa delle casse pubbliche e dei vertici politici della Regione Sicilia. L’accusa pone il dito su una gestione condotta in modo trascurato e negligente che nel tempo non ha visto uno sforzo concreto e protratto per garantire un servizio uniforme e una spesa equa.
Paolino Canzoneri




Palermo, evasione Tari: parte l’operazione “compliance”

PALERMO – “I numeri raccolti dal settore tributi mostrano che la morosità TARI registra un’inversione di tendenza con un miglioramento sia per le utenze domestiche sia per quelle non domestiche; tuttavia la morosità rimane alta. Si tratta di 46 milioni di euro che devono essere pagati perché indispensabili per poter dare ai cittadini servizi efficienti. Il Comune ha deciso di offrire un’altra possibilità ai morosi prima di procedere alla notifica di avvisi di accertamento, con aggravio di sanzioni. E’ questo il senso dell’”operazione compliance”. Dialogo con i cittadini, opportunità di ravvedersi o di chiarire la propria posizione, ma poi contrasto forte nei confronti di chi continua a gravare su coloro, imprese e privati cittadini, che sono in regola ed hanno il diritto di fruire di un servizio efficiente e pagare meno. Ciò sarà possibile solo se tutti faranno il loro dovere.” Lo hanno dichiarato il Sindaco Leoluca Orlando e l’Assessore al Bilancio Antonino Gentile in merito ai dati sulla morosità della TARI 2017, che registrano un calo del fenomeno rispetto agli anni precedenti, ma mostrano comunque una persistente criticità.

MOROSITA’ TARI 2017 E “OPERAZIONE COMPLIANCE”

A Palermo su n. 377.424 utenze il 36% non ha pagato la TARI 2017. Si tratta di 106.372 utenze domestiche (il 33,19%) e di 29.462 utenze non domestiche (il 51,74%).
Dati sintetici
Utenze totali: 320.478 Domestice (D) – 56.946 Non domestiche (ND)
Morosi: 106.372 (D) – 29.462 (ND)
% Morosi: 33,19% (D) – 51,74 (ND)
Totale dovuto in milioni di €: 76,620 (D) – 43,823 (ND)
Totale non versato in mln di €: 25,756 (D) – 20.690 (ND)
% non versato: 33,62 (D) – 47,21 (ND)
Il dato, seppur critico, segna un’inversione di tendenza rispetto alla Tari 2016. Diminuisce del 4,27% la morosità delle utenze domestiche e del 15,46% quella delle utenze non domestiche.
Il non pagato ammonta al 38,56% (46 milioni di euro) rispetto al 43,63% del 2016 (49 milioni di euro). Sono stati incassati per tutto il 2017 tre milioni di euro in più. Il dato assume maggior rilievo se si tiene conto che fino a settembre il gettito era inferiore allo stesso periodo del 2016 e il il recupero di gettito per il 2017 si è concentrato negli ultimi tre mesi. Inversione di tendenza che sta proseguendo nei primi mesi del 2018.

DATI SPECIFICI SU ALCUNE ZONE DELLA CITTA’

IL CENTRO STORICO

In media nei quattro mandamenti del centro storico solo 2 imprese su 5 e 2 cittadini su 5 hanno pagato la tari 2017. Complessivamente nei quattro mandamenti non sono stati pagati 3,4 milioni di euro (slide 1) rispetto ai 3,9 milioni di euro del 2016

LUNGO VIA LIBERTA’
In media il 50% delle imprese ha pagato la Tari e 3 cittadini su 4. Complessivamente non sono stati pagati 3,5 milioni di euro (slide 2) rispetto ai 4,2 milioni di euro del 2016

NELL’AREA CENTRO-NORD DELLA CITTA’
In media solo il 50% delle imprese ha pagato la Tari e 2 cittadini su 3. Complessivamente non sono stati pagati 5,3 milioni di euro (slide 3) rispetto ai 6,7 milioni di euro del 2016.

NELL’AREA MONDELLO E SFERRACAVALLO
In media solo il 40% delle imprese ha pagato la Tari e 2 cittadini su 3. Complessivamente non sono stati pagati 1,8 milioni di euro (slide 4) rispetto ai 2 milioni di euro del 2016

NELL’AREA COSTA SUD
In media ha pagato la TARI solo il 50% delle imprese e il 55% dei cittadini. Complessivamente non sono stati pagati 3,4 milioni di euro (slide 5) rispetto ai 3,6 milioni di euro del 2016

OPERAZIONE COMPLIANCE

Anche se in miglioramento, tuttavia, si tratta di un ammontare di morosità molto elevato. Quest’anno il Comune ha deciso di concedere un’ulteriore possibilità prima di notificare gli avvisi di accertamento per omesso pagamento TARI 2017 e procedere al recupero coattivo delle somme, con aggravio di sanzioni ed interessi.
“L’operazione compliance” è finalizzata a dialogare con i contribuenti ed informare che attraverso il ravvedimento operoso è possibile risparmiare significativamente sulle sanzioni. I morosi riceveranno una lettera con cui si comunica che il mancato versamento può essere regolarizzato avvalendosi dell’istituto del ravvedimento operoso disciplinato dal “Regolamento comunale per l’applicazione del ravvedimento operoso”, approvato con delibera del C.C. n. 838 del 23.11.2017 che prevede il versamento del tributo dovuto con l’applicazione degli interessi legali e l’applicazione delle sanzioni ridotte come di seguito dettagliate:
sanzione del 4,29%, anziché del 30%, per l’omesso versamento della rata di TARI dell’aprile 2017;
sanzione del 3,75%, anziché del 30%, per l’omesso versamento della rata di TARI dell’ottobre 2017.
Per semplificare la determinazione ed il pagamento dell’importo dovuto o la comunicazione di eventuali rettifiche dei dati, sul Portale dei Servizi Online del Comune di Palermo sarà disponibile il servizio “Compliance TARI 2017” che comprende la Calcolatrice TARI e un Modulo Comunicazione da compilare online.
La calcolatrice consente di pagare direttamente online con pagoPA, oppure stampare il modello F24 precompilato ed effettuare il versamento presso gli sportelli bancari e postali o attraverso i sistemi di home banking.
Nel caso in cui le informazioni riportate non dovessero risultare corrette o dovessero riscontrarsi errori nella determinazione del tributo TARI 2017, oppure si è già provveduto a regolarizzare la propria posizione contributiva, sarà possibile segnalarlo ai fini della verifica dei pagamenti e dei dati, utilizzando l’apposito Modulo Comunicazione disponibile nello stesso servizio “Compliance TARI 2017” del Cassetto Tributi, previa registrazione sul Portale dei sevizi online presente sul sito istituzionale del Comune di Palermo www.comune.palermo.it. Ciò consentirà l’aggiornamento tempestivo della posizione fiscale del contribuente che non dovrà più affrontare file agli sportelli con l’ansia della scadenza del termine di pagamento




Palermo: commemorato il carabiniere Orazio Costantino, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria

PALERMO – Oggi a Casteldaccia in provincia di Palermo è stato commemorato il Carabiniere Scelto Orazio Costantino, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, ucciso il 27 aprile del 1969. Nel corso della cerimonia, alla quale hanno partecipato il sindaco di Casteldaccia dott. Fabio Spatafora, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo Colonnello Antonio Di Stasio ed i familiari dell’eroico militare, sono stati deposti una corona di alloro al monumento di via Cattaneo e un cuscino di fiori sulla stele eretta in località “Fiorilli”, luogo dell’eccidio.

La vicenda

Quel giorno, in località “Fiorilli” di Casteldaccia, era stato predisposto un servizio finalizzato a catturare una banda di estorsori che vessava i commercianti della zona. Il Carabiniere Scelto Costantino si trovò di fronte uno sconosciuto che, armato di un fucile, si accingeva a raccogliere la busta predisposta per simulare la somma richiesta a una delle vittime delle estorsioni. Nel frangente, impugnando la propria arma d’ordinanza, affrontò il malfattore, che tuttavia riuscì a esplodere un colpo con il proprio fucile, attingendo mortalmente al petto il Carabiniere. Questi, seppur ferito, rispose al fuoco e, prima di spirare, trovò la forza di riferire ai commilitoni le indicazioni indispensabili per l’identificazione e la cattura del suo assassino.
Il 23 maggio 1970, il Carabiniere Scelto Orazio Costantino è stato insignito della “Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria”.

Il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo Colonnello Antonio Di Stasio ha ricordato che:

“L’Arma dei Carabinieri non dimentica i suoi eroici caduti; essi siano di esempio alle nuove generazioni per aver sacrificato il loro dono piu’ grande: la vita.”