PENSIONI: GOVERNO STUDIA PRESTITO A CARICO DELLE AZIENDE

Redazione
Il tema pensioni è tanto caro quanto ambito per gli italiani poiché dopo anni di fatica e sacrificio ci si vuole godere il meritato riposo, ma spesso quando si è vicini all’età pensionabile non è nemmeno possibile godersi quanto dovuto perché i tempi vengono dilatati. Adesso a cosa ha pensato il Governo? Ad un prestito pensionistico per tutti i lavoratori che sono vicini all’età di vecchiaia a carico delle aziende. Tale sistema consentirebbe maggiore flessibilità in uscita verso la pensione e lo Stato affronterebbe una spesa molto bassa. Il problema però qual è? Che tale sistema presenta alti costi per l’impresa e anche per il lavoratore che successivamente dovrà restituire il prestito. Se la misura dovesse andare nella Legge di Stabilità, il lavoratore e l’azienda dovrebbero concordare un accordo per l’uscita anticipata, lo Stato avrebbe costi residuali. L’azienda invece dovrebbe pagare i contributi alla persona che esce in anticipo rispetto all’età pensionabile, fino all’accesso alla pensione. Ad esempio, un soggetto che raggiunge una pensione di mille euro al mese e deve abbandonare il lavoro due anni prima dell’età pensionabile, a fronte dell’accordo su un prestito di 800 euro al mese, avrebbe con l’azienda un debito pari a 20.800 euro, la decurtazione potrebbe aggirarsi intorno ai 1.400 euro l’anno, circa 100 euro al mese. Per tutti coloro licenziati tra il 2012 e il 2015 il Governo ha pensato ad un accesso alla pensione anticipato a carico dello Stato con decurtazione legata al prestito pensionistico e al tempo per il quale si riceve. 



PENSIONI: TRA PROPOSTE DI FLESSIBILITA' E PARERI CONTRARI

di Angelo Barraco
 
L’argomento pensione è molto caro agli italiani perché rappresenta il raggiungimento di un traguardo dopo anni di lavoro e sacrifici. In questi giorni c’è stato molto trambusto sull' argomento e i tecnici del Governo si starebbero muovendo per mirare ad una flessibilità in uscita per le pensioni. L’obiettivo su cui mirano è il pensionamento anticipato a 63 anni, 35 o 30 anni di contributi con una relativa penalizzazione del 3-4% fino a raggiungere un massimo del 10-12% per tre categorie di lavoratori: gli esodati, disoccupati over 62 privi di ammortizzatori sociali e le donne, con priorità maggiore a coloro che hanno figli. I tecnici del Governo mirano nell’inserimento dell’opzione che riguarda la donna nella legge di stabilità. 
 
Ma non tutti sono d’accordo sulla modifica della legge Fornero e sull’introduzione di una maggiore flessibilità nel sistema pensionistico, Enrico Zanetti (Scelta Civica) difende la legge Fornero e ritiene che smontare tale legge introducendo maggiore flessibilità generalizzata in uscita sarebbe un atto suicida. On. Damiano ritiene che queste misure debbano essere attuate prima della legge di stabilità. L’esponente della minoranza Dem spiega: “Risolvere il problema di questi lavoratori, molti dei quali rimarranno per anni senza reddito, significa impedire l'aumento dei nuovi poveri e aprire con il turn over le porte delle aziende ai giovani”.
 
Anche l’ex presidente del Consiglio Mario Monti concorda sulla stessa linea di Zanetti dichiarando: “Poi è arrivata la vituperata riforma Fornero, persona che voglio ancora ringraziare e a cui gli italiani saranno grati nel giro di qualche anno”. Intanto il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano afferma: “Ci auguriamo che il Governo si presenti con una posizione risolutiva del problema e che ci aggiorni conclusivamente sullo stato di attuazione delle misure di salvaguardia e sulle risorse che, dopo essere state risparmiate nel fondo esodati, dovranno essere riutilizzate”. 
 
Ma le polemiche sulle pensioni erano insorte già il mese scorso in merito al rimborso delle stesse. La mancata indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps decisa dal Governo Monti per il biennio 2012-2013 e' 'costata' ai pensionati italiani 17,6 miliardi di euro, ma il governo ne restituira' solo 2,1, e pertanto, ai circa 4,5 milioni di pensionati interessati, l'Inps eroghera' solo il 12,4 per cento di quanto dovuto. Nessuna  pensione per i soggetti che la ricevono con un importo elevato (oltre 6 volte il trattamento minimo). Sebbene il blocco della rivalutazione delle pensioni abbia interessato solo gli anni 2012 e 2013, esso ha danneggiato i pensionati con trattamento superiore a 3 volte il minimo anche per gli anni successivi. Infatti, il calcolo dell'adeguamento all'inflazione dal 2014 in poi e' avvenuto su un importo piu' basso, poiche' non indicizzato per due anni. Con il dl 65/2015 il Governo ha deciso di risarcire parzialmente anche questo 'danno': per gli anni 2014 e 2015 ha deciso di riconoscere il 20% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013; dal 2016 calcolera' le pensioni aumentandole del 50% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013.
 
APPROVAZIONE DECRETO PENSIONI: E’ stato approvato in via definitiva il decreto Pensioni presso l’Aula del Senato. L’approvazione è avvenuta con 145 si e 97 no e un astenuto. Ma cosa aveva detto Renzi in quei mesi? Renzi aveva parlato di pensioni e aveva puntualizzato che circa "quattro milioni di pensionati, il primo agosto, avranno circa 500 euro a testa in media". Questo vuol dire che venivano rimborsate le pensioni fino a quelle di 3mila euro. Il rimborso doveva essere comunque a scaglioni: i pensionati con un assegno più basso prendevano di più.
 
Renzi aveva anticipato da Giletti la soluzione che il governo portava al Cdm come risposta alla sentenza della consulta in merito al blocco delle indicizzazioni delle pensioni. Il premier ha puntualizzato anche che nessun pensionato perderà un centesimo da tutta questa vicenda. il primo ministro ha poi aggiunto che "gli assegni superiori ai 3.000 euro saranno tenuti fuori dal rimborso".



PENSIONI: IN ARRIVO LA BEFFA. DOMANI L'INPS RESTITUIRA' SOLO IL 12,4 PER CENTO DI MANCATA RIVALUTAZIONE

Redazione

Oltre al danno arriva anche la beffa. La mancata indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps decisa dal Governo Monti per il biennio 2012-2013 e' 'costata' ai pensionati italiani 17,6 miliardi di euro, ma il governo ne restituira', da domani, solo 2,1, e "pertanto, ai circa 4,5 milioni di pensionati interessati, l'Inps eroghera' solo il 12,4 per cento di quanto dovuto". A sottolinearlo Paolo Zabeo della Cgia di Mestre. I pensionati interessati da questa operazione sono coloro che nel 2012 percepivano un assegno mensile lordo compreso tra i 1.406 e i 2.895 euro. Vale a dire quelli che attualmente ricevono dall'Inps una pensione mensile netta che oscilla tra i 1.200 e i 2mila euro circa. Gli arretrati che incasseranno domani oscillano tra i 263 e i 601 euro. In particolare la restituzione della mancata rivalutazione relativa agli anni 2012 e 2013 sara' limitata al 40% per i trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo Inps e sino a quattro volte il predetto trattamento, al 20% per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps e sino a cinque volte il predetto trattamento, al 10% per i trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il minimo Inps e sino a sei volte il predetto trattamento. Nulla e' restituito alle pensioni di importo elevato (oltre 6 volte il trattamento minimo). Sebbene il blocco della rivalutazione delle pensioni abbia interessato solo gli anni 2012 e 2013, esso ha danneggiato i pensionati con trattamento superiore a 3 volte il minimo anche per gli anni successivi. Infatti, il calcolo dell'adeguamento all'inflazione dal 2014 in poi e' avvenuto su un importo piu' basso, poiche' non indicizzato per due anni. Con il dl 65/2015 il Governo ha deciso di risarcire parzialmente anche questo 'danno': per gli anni 2014 e 2015 ha deciso di riconoscere il 20% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013; dal 2016 calcolera' le pensioni aumentandole del 50% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013




PENSIONI: IL DECRETO E' LEGGE. DA AGOSTO PARTIRANNO I RIMBORSI

di Angelo Barraco
 
Roma – E’ stato approvato in via definitiva il decreto Pensioni presso l’Aula del Senato. L’approvazione è avvenuta con 145 si e 97 no e un astenuto. Il provvedimento quindi ormai è legge poiché ha completato l’Iter parlamentare. Dal 1 agosto partirà un rimborso parziale delle pensioni intaccate dalla Norma Foriero su cui si era pronunciata la Corte Costituzionale il 30 aprile. La norma, che è contenuta nel decreto denominato “Salva Italia”, gli anni 2012-2013 sui trattamenti pensionistici con un importo superiore a tre volte il minimo inps scatta il blocco perequazioni. 
 
Del rimborso ne aveva parlato Renzi in un programma di Giletti poco tempo fa dove ha promesso "Rimborseremo le pensioni di 4 milioni di italiani con 500 euro a testa in media". Il primo ministro ha parlato di molte cose, dalle pensioni al fantomatico termine dei lavori della Salerno-Reggio Calabria per il 2016, con un Giletti stupito che diceva al premier che la responsabilità di quell’impegno era enorme e infatti lo è poiché la speranza della chiusura di quei lavori ormai è diventata un’utopia.
 
Ma andiamo con ordine. Renzi ha parlato di pensioni e ha detto che circa "quattro milioni di pensionati, il primo agosto, avranno circa 500 euro a testa in media". Questo vuol dire che verranno rimborsate le pensioni fino a quelle di 3mila euro. Il rimborso sarà comunque a scaglioni: i pensionati con un assegno più basso prenderanno di più.
 
Renzi ha voluto anticipare da Giletti la soluzione che il governo porterà al Cdm come risposta alla sentenza della consulta in merito al blocco delle indicizzazioni delle pensioni. Il premier ha puntualizzato anche che nessun pensionato perderà un centesimo da tutta questa vicenda. il primo ministro ha poi aggiunto che "gli assegni superiori ai 3.000 euro saranno tenuti fuori dal rimborso".
 
Questo bonus non andrà a tutti poiché vi sarà una differenza tra quanto spetterebbe e quanto effettivamente incasseranno. L’Inps ricorda che non sarà necessario presentare alcuna domanda ma aggiunge che gli eredi dei pensionati deceduti potranno chiedere ciò che gli spetta e solo in questo caso bisognerà presentare domanda. Emerge che in Italia il 56,3% delle pensioni ha come beneficiario le donne che rappresentano più della metà, ovvero il 52,9% dei pensionati. Malgrado ciò, ricevono il 44,2% dei 273 miliardi di pensioni erogati. Inoltre, emerge un dato geografico molto importante, ovvero che il 28% dei pensionati risiede al nord, il 20% nel resto d’Italia e al sud soltanto il 10% comprese isole. Malgrado siano dati di qualche anno fa, sono dati da tenere in considerazione da parte del Governo. I dati Istat riportano inoltre che i pensionati che hanno il guadagno maggiore risiedono nel Lazio (19.549 euro) e invece quelli che guadagnano meno risiedono in Basilicata (14.226 euro).
 
L’una tantum comprende. Duecento dieci euro di arretrati relativi al 2012, 447,2 euro per il 2013, 89,96 per il 2014 e 48,51 per il 2015. Dal 2016, l’assegno mensile che percepirà il pensionato sarà di 1541,75 euro. Per gli anni 2012-2013 viene riconosciuta una rivalutazione pari al 40% per i trattamenti pensionistici superiori superiore al trattamento minimo Inps. La rivalutazione non è riconosciuta per i trattamenti pensionistici superiori a sei volte, ovvero 3.000 euro lordi mensili. Per il 2014 e il 2015 la rivalutazione è del 20% dell'aumento ottenuto per ogni fascia di reddito nel biennio 2012-2013. Per il 2016, la rivalutazione è del 50% dell'aumento ottenuto per ogni fascia di reddito nel biennio 2012-2013. 



PENSIONI: ECCO COSA PREVEDE IL PIANO BOERI

Redazione

Introduzione di un sistema flessibile, per anticipare il pensionamento, che si basi sulle regole applicate oggi dal sistema contributivo (opzione donna). Contributo di solidarietà, che deve arrivare dalle pensioni d'oro, per finanziare gli strumenti d'uscita dal mercato del lavoro, che saranno introdotti attraverso la riforma del sistema previdenziale. Nuove 'formulè per versare i contributi, in grado di garantire un supplemento ai trattamenti base. Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, presenta i cinque principi generali della sua proposta di 'ristrutturazionè del settore pensionistico, che rappresentano una «visione d'insieme» delle «tante proposte scritte da altri». «L'ambizione» della proposta di Boeri è quella di «superare la malattia dell'ultima sigaretta, da cui sembrano essere afflitte le interminabili riforme del nostro sistema previdenziale». Secondo il presidente «una serie di aggiustamenti ben calibrati possono permetterci di non dover più intervenire in futuro, dando finalmente stabilità normativa, sicurezze ai contribuenti e ai pensionati».

Il progetto di Boeri parte dall'individuazione di nuove regole per la flessibilità in uscita, che si ispirano alle regole attuali, che consentono di spalmare «il montante contributivo accumulato durante la vita lavorativa in pagamenti mensili, in base all'età e alla speranza di vita residua». Secondo il presidente «un principio simile può essere applicato anche a chi andrà in pensione nei prossimi anni, con regimi diversi dal sistema contributivo». La proposta di Boeri potrebbe essere finanziata, in parte, attraverso un contributo di solidarietà da parte delle pensioni d'oro. «Crediamo che sia giusto -spiega il presidente- chiedere a che ha redditi pensionistici elevati, in virtù di trattamenti molto più vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati del domani, un contributo al finanziamento di uscite verso la pensione più flessibile». Nell'attuale sistema previdenziale, ricorda il numero uno dell'Inps, esistono «forti asimmetrie» che non sono fondate su diversi livelli contributivi, ma causate dai diversi tassi di rendimento applicati per categorie specifiche di lavoratori.

Occorre superare le disuguaglianze che prevede il sistema attuale, e rendere il sistema «più equo» non solo all'interno di ciascuna generazione ma anche tra le generazioni diverse. Per raggiungere questo obiettivo «non basterà l'indicizzazione dell'età pensionabile alla speranza di vita». Sarà quindi necessario individuare «nuove opportunità» per versare i contributi, che poi «diventeranno un supplemento alla pensione». Anche i datori di lavoro potranno versare contributi aggiuntivi. Un punto cardine della riforma di Boeri si basa sull'unificazione dei trattamenti pensionistici. «Un primo passo» è stato fatto con il pagamento di tutte le pensioni il primo del mese ma «molto ancora rimane da fare» sulla strada della semplificazione. Il progetto presentato dal presidente prevede, infine, l'introduzione di una rete di protezione sociale, per le persone povere e disoccupate con più di 55 anni. Una piattaforma da cui partire, per arrivare al traguardo a cui punta Boeri, del reddito minimo garantito.




INPS, PENSIONI: ARRIVANO I RIMBORSI

di Angelo Barraco
 
E’ arrivata la conferma dall’Inps: in data 1 agosto arriverà il bonus, dopo il decreto del Governo che è ancora al vaglio del Parlamento, per la mancata indicizzazione delle pensioni. Questo bonus non andrà a tutti poiché vi sarà una differenza tra quanto spetterebbe e quanto effettivamente incasseranno. L’Inps ricorda che non sarà necessario presentare alcuna domanda ma aggiunge che gli eredi dei pensionati deceduti potranno chiedere ciò che gli spetta e solo in questo caso bisognerà presentare domanda.
 
 I dati. Sono stati diffusi oggi i dati Istat relativi alla pensione relativi al 2013. Emerge che in Italia il 56,3% delle pensioni ha come beneficiario le donne che rappresentano più della metà, ovvero il 52,9% dei pensionati. Malgrado ciò, ricevono il 44,2% dei 273 miliardi di pensioni erogati. Inoltre, emerge un dato geografico molto importante, ovvero che il 28% dei pensionati risiede al nord, il 20% nel resto d’Italia e al sud soltanto il 10% comprese isole. Malgrado siano dati di qualche anno fa, sono dati da tenere in considerazione da parte del Governo. I dati Istat riportano inoltre che i pensionati che hanno il guadagno maggiore risiedono nel Lazio (19.549 euro) e invece quelli che guadagnano meno risiedono in Basilicata (14.226 euro).
 
L’una tantum comprende. Duecento dieci euro di arretrati relativi al 2012, 447,2 euro per il 2013, 89,96 per il 2014 e 48,51 per il 2015. Dal 2016, l’assegno mensile che percepirà il pensionato sarà di 1541,75 euro. Per gli anni 2012-2013 viene riconosciuta una rivalutazione pari al 40% per i trattamenti pensionistici superiori superiore al trattamento minimo Inps. La rivalutazione non è riconosciuta per i trattamenti pensionistici superiori a sei volte, ovvero 3.000 euro lordi mensili. Per il 2014 e il 2015 la rivalutazione è del 20% dell'aumento ottenuto per ogni fascia di reddito nel biennio 2012-2013. Per il 2016, la rivalutazione è del 50% dell'aumento ottenuto per ogni fascia di reddito nel biennio 2012-2013. 



PENSIONI, RENZI: "QUATTRO MILIONI DI ITALIANI AVRANNO 500 EURO A TESTA"

di Angelo Barraco
 
Roma – Il premier Matteo Renzi, ospite al programma "L'Arena" di Massimo Giletti, su Rai 1, ha promesso: "Rimborseremo le pensioni di 4 milioni di italiani con 500 euro a testa in media". Il primo ministro ha parlato di molte cose, dalle pensioni al fantomatico termine dei lavori della Salerno-Reggio Calabria per il 2016, con un Giletti stupito che diceva al premier che la responsabilità di quell’impegno era enorme e infatti lo è poiché la speranza della chiusura di quei lavori ormai è diventata un’utopia.

Ma andiamo con ordine. Renzi ha parlato di pensioni e ha detto che circa "quattro milioni di pensionati, il primo agosto, avranno circa 500 euro a testa in media". Questo vuol dire che verranno rimborsate le pensioni fino a quelle di 3mila euro. Il rimborso sarà comunque a scaglioni: i pensionati con un assegno più basso prenderanno di più.

Renzi ha voluto anticipare da Giletti la soluzione che il governo porterà al Cdm come risposta alla sentenza della consulta in merito al blocco delle indicizzazioni delle pensioni. Il premier ha puntualizzato anche che nessun pensionato perderà un centesimo da tutta questa vicenda. il primo ministro ha poi aggiunto che "gli assegni superiori ai 3.000 euro saranno tenuti fuori dal rimborso".

“Scriveremo una nuova norma rispetto al blocco delle indicizzazioni – continua Renzi – che restituirà a una parte dei pensionati una percentuale dei soldi". Per rispondere alla sentenza della Consulta il governo userà i due miliardi messe da parte per le misure per il contrasto della poverta.

“Ovviamente non è un rimborso totale" conclude il premier. Il costo lordo di tutta la manovra, se si volessero restituire tutti i soldi, sarebbe di 18 miliardi. "Significherebbe tagliare la scuola, il sociale e le strade" aggiunge il premier.

Salerno-Reggio Calabria – Il primo ministro ha anche parlato del problema della Salerno-Reggio Calabria. "Ultimeremo i lavori entro il 2016 – ha commentato Renzi -, e nomineremo il nuovo Cda di Anas".




STANGATA PER RENZI:"SI" AL RIMBORSO DEGLI AUMENTI PER LE PENSIONI

di Simonetta D'Onofrio

Una stangata per il governo Renzi. Dopo la bella notizia per la legge elettorale è giunta la doccia fredda a Palazzo Chigi, che in breve tempo dovrà avanzare le proposte “fattibili” dopo la sentenza della Consulta, che ha dichiarato illegittimo il blocco delle rivalutazioni sulle pensioni superiori a tre volte il minimo previsto dalla Riforma Pensioni Fornero (decreto 201/2011, il cosiddetto Salva Italia), che vede coinvolti circa 5,2 milioni di pensionati. In sintesi è quanto accaduto nelle ultime ore e non sono mancate le proteste da parte di quest’ultimi, che in questi anni hanno dovuto “stringere la cinghia”, visto che non hanno potuto usufruire neanche del bonus di 80 euro, reso disponibile con la legge di stabilità per i per i dipendenti che guadagnano fino a 26mila euro annui. Non sono mancate le critiche da parte di chi già in passato aveva previsto che qualcosa in tal senso sarebbe potuto accadere.

Il Presidente dell’ANAP (Confartigianto), Giampaolo Palazzi, commenta così la clamorosa sentenza: “Ai pensionati vanno rimborsati gli aumenti non erogati per effetto del blocco delle rivalutazioni, decretato dal Governo Monti nel 2012 e ora dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. Di conseguenza, vanno anche adeguati da subito gli importi pensionistici che avevano subito l’ingiusto blocco. Va considerato, infatti, che la pensione è salario differito, che deve essere adeguato all’inflazione per non subire decurtazioni; non si tratta affatto di una gentile concessione di tipo assistenziale”.

La Corte ha definito incostituzionale quel provvedimento con il quale il governo Monti bloccò le pensioni a fine 2011, per far fronte alla crisi dei conti, in quanto non rispetta proporzionalità e adeguatezza. Continua il Presidente Palazzi: “Come al solito non mancano le elucubrazioni dei soliti sapientoni che invece di discutere e avanzare proposte concrete su come risolvere il vero problema dell’Italia, e cioè la disoccupazione, colpevolizzano i pensionati, per gli effetti sulla nostra economia di questa sacrosanta sentenza; senza capire che le sentenze vanno rispettate e basta. Non sbandieriamo conflitti intergenerazionali che non esistono, perché gli anziani hanno a cuore il futuro dei loro figli e dei loro nipoti e, di conseguenza, il futuro del nostro Paese. In conclusione l’ANAP chiede di adottare la regola del buon senso e del dialogo tra le parti: “Si può sì ragionare sulle modalità e sui tempi del rimborso e anche sui modi per reperire le risorse necessarie, ma sarebbe bene che su questi ragionamenti il Governo coinvolgesse anche le associazioni dei pensionati, riconoscendo finalmente loro, il ruolo di rappresentanza e di tutela dei diritti degli anziani. Se così si fosse fatto in passato, si sarebbe evitato di emanare leggi sbagliate o addirittura incostituzionali”.
Presto il Governo dovrà prendere dei provvedimenti definitivi su quanto dichiarato da un importante organo costituzionale, questa volta non può non trovare il bandolo della matassa: il punto da cui partire per risolvere una situazione intricata da chi lo ha preceduto in questi anni.
 




PENSIONI: BOCCIATA LA NORMA FORNERO

Angelo Barraco
 
La Corte Costituzionale ha bocciato la legge in merito alla perequazione delle pensioni, la cosiddetta norma Fornero che si trova nel “Salva Italia”. La norma che ha stabilito che le pensioni di importo superiore tre volte superiore al minimo inps scattava il blocco della perequazione, ossia l’adeguamento della stessa al costo della vista è stata ritenuta incostituzionale dalla Corte Costituzionale. La Corte nella sentenza 70 di cui il relatore di tale sentenza è il giudice Silvana Sciarra afferma: “L'interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”. Nella sentenza si legge: “Deve rammentarsi che, per le modalità con cui opera il meccanismo della perequazione, ogni eventuale perdita del potere di acquisto del trattamento, anche se limitata a periodi brevi, è, per sua natura, definitiva. Le successive rivalutazioni saranno, infatti, calcolate non sul valore reale originario, bensì sull'ultimo importo nominale, che dal mancato adeguamento è già stato intaccato. La censura relativa al comma 25 dell'art. 24 del decreto legge n. 201 del 2011, se vagliata sotto i profili della proporzionalità e adeguatezza del trattamento pensionistico  induce a ritenere che siano stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività. Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36 Costituzione) e l'adeguatezza (art. 38). Quest'ultimo è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà" (art. 2) e al contempo attuazione del principio di eguaglianza  (art. 3)”.