PENSIONI: GOVERNO STUDIA PRESTITO A CARICO DELLE AZIENDE

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Redazione
Oltre al danno arriva anche la beffa. La mancata indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps decisa dal Governo Monti per il biennio 2012-2013 e' 'costata' ai pensionati italiani 17,6 miliardi di euro, ma il governo ne restituira', da domani, solo 2,1, e "pertanto, ai circa 4,5 milioni di pensionati interessati, l'Inps eroghera' solo il 12,4 per cento di quanto dovuto". A sottolinearlo Paolo Zabeo della Cgia di Mestre. I pensionati interessati da questa operazione sono coloro che nel 2012 percepivano un assegno mensile lordo compreso tra i 1.406 e i 2.895 euro. Vale a dire quelli che attualmente ricevono dall'Inps una pensione mensile netta che oscilla tra i 1.200 e i 2mila euro circa. Gli arretrati che incasseranno domani oscillano tra i 263 e i 601 euro. In particolare la restituzione della mancata rivalutazione relativa agli anni 2012 e 2013 sara' limitata al 40% per i trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo Inps e sino a quattro volte il predetto trattamento, al 20% per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps e sino a cinque volte il predetto trattamento, al 10% per i trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il minimo Inps e sino a sei volte il predetto trattamento. Nulla e' restituito alle pensioni di importo elevato (oltre 6 volte il trattamento minimo). Sebbene il blocco della rivalutazione delle pensioni abbia interessato solo gli anni 2012 e 2013, esso ha danneggiato i pensionati con trattamento superiore a 3 volte il minimo anche per gli anni successivi. Infatti, il calcolo dell'adeguamento all'inflazione dal 2014 in poi e' avvenuto su un importo piu' basso, poiche' non indicizzato per due anni. Con il dl 65/2015 il Governo ha deciso di risarcire parzialmente anche questo 'danno': per gli anni 2014 e 2015 ha deciso di riconoscere il 20% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013; dal 2016 calcolera' le pensioni aumentandole del 50% del parziale risarcimento di competenza del biennio 2012 e 2013
Redazione
Introduzione di un sistema flessibile, per anticipare il pensionamento, che si basi sulle regole applicate oggi dal sistema contributivo (opzione donna). Contributo di solidarietà, che deve arrivare dalle pensioni d'oro, per finanziare gli strumenti d'uscita dal mercato del lavoro, che saranno introdotti attraverso la riforma del sistema previdenziale. Nuove 'formulè per versare i contributi, in grado di garantire un supplemento ai trattamenti base. Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, presenta i cinque principi generali della sua proposta di 'ristrutturazionè del settore pensionistico, che rappresentano una «visione d'insieme» delle «tante proposte scritte da altri». «L'ambizione» della proposta di Boeri è quella di «superare la malattia dell'ultima sigaretta, da cui sembrano essere afflitte le interminabili riforme del nostro sistema previdenziale». Secondo il presidente «una serie di aggiustamenti ben calibrati possono permetterci di non dover più intervenire in futuro, dando finalmente stabilità normativa, sicurezze ai contribuenti e ai pensionati».
Il progetto di Boeri parte dall'individuazione di nuove regole per la flessibilità in uscita, che si ispirano alle regole attuali, che consentono di spalmare «il montante contributivo accumulato durante la vita lavorativa in pagamenti mensili, in base all'età e alla speranza di vita residua». Secondo il presidente «un principio simile può essere applicato anche a chi andrà in pensione nei prossimi anni, con regimi diversi dal sistema contributivo». La proposta di Boeri potrebbe essere finanziata, in parte, attraverso un contributo di solidarietà da parte delle pensioni d'oro. «Crediamo che sia giusto -spiega il presidente- chiedere a che ha redditi pensionistici elevati, in virtù di trattamenti molto più vantaggiosi di quelli di cui godranno i pensionati del domani, un contributo al finanziamento di uscite verso la pensione più flessibile». Nell'attuale sistema previdenziale, ricorda il numero uno dell'Inps, esistono «forti asimmetrie» che non sono fondate su diversi livelli contributivi, ma causate dai diversi tassi di rendimento applicati per categorie specifiche di lavoratori.
Occorre superare le disuguaglianze che prevede il sistema attuale, e rendere il sistema «più equo» non solo all'interno di ciascuna generazione ma anche tra le generazioni diverse. Per raggiungere questo obiettivo «non basterà l'indicizzazione dell'età pensionabile alla speranza di vita». Sarà quindi necessario individuare «nuove opportunità» per versare i contributi, che poi «diventeranno un supplemento alla pensione». Anche i datori di lavoro potranno versare contributi aggiuntivi. Un punto cardine della riforma di Boeri si basa sull'unificazione dei trattamenti pensionistici. «Un primo passo» è stato fatto con il pagamento di tutte le pensioni il primo del mese ma «molto ancora rimane da fare» sulla strada della semplificazione. Il progetto presentato dal presidente prevede, infine, l'introduzione di una rete di protezione sociale, per le persone povere e disoccupate con più di 55 anni. Una piattaforma da cui partire, per arrivare al traguardo a cui punta Boeri, del reddito minimo garantito.
Ma andiamo con ordine. Renzi ha parlato di pensioni e ha detto che circa "quattro milioni di pensionati, il primo agosto, avranno circa 500 euro a testa in media". Questo vuol dire che verranno rimborsate le pensioni fino a quelle di 3mila euro. Il rimborso sarà comunque a scaglioni: i pensionati con un assegno più basso prenderanno di più.
Renzi ha voluto anticipare da Giletti la soluzione che il governo porterà al Cdm come risposta alla sentenza della consulta in merito al blocco delle indicizzazioni delle pensioni. Il premier ha puntualizzato anche che nessun pensionato perderà un centesimo da tutta questa vicenda. il primo ministro ha poi aggiunto che "gli assegni superiori ai 3.000 euro saranno tenuti fuori dal rimborso".
“Scriveremo una nuova norma rispetto al blocco delle indicizzazioni – continua Renzi – che restituirà a una parte dei pensionati una percentuale dei soldi". Per rispondere alla sentenza della Consulta il governo userà i due miliardi messe da parte per le misure per il contrasto della poverta.
“Ovviamente non è un rimborso totale" conclude il premier. Il costo lordo di tutta la manovra, se si volessero restituire tutti i soldi, sarebbe di 18 miliardi. "Significherebbe tagliare la scuola, il sociale e le strade" aggiunge il premier.
Salerno-Reggio Calabria – Il primo ministro ha anche parlato del problema della Salerno-Reggio Calabria. "Ultimeremo i lavori entro il 2016 – ha commentato Renzi -, e nomineremo il nuovo Cda di Anas".
di Simonetta D'Onofrio
Una stangata per il governo Renzi. Dopo la bella notizia per la legge elettorale è giunta la doccia fredda a Palazzo Chigi, che in breve tempo dovrà avanzare le proposte “fattibili” dopo la sentenza della Consulta, che ha dichiarato illegittimo il blocco delle rivalutazioni sulle pensioni superiori a tre volte il minimo previsto dalla Riforma Pensioni Fornero (decreto 201/2011, il cosiddetto Salva Italia), che vede coinvolti circa 5,2 milioni di pensionati. In sintesi è quanto accaduto nelle ultime ore e non sono mancate le proteste da parte di quest’ultimi, che in questi anni hanno dovuto “stringere la cinghia”, visto che non hanno potuto usufruire neanche del bonus di 80 euro, reso disponibile con la legge di stabilità per i per i dipendenti che guadagnano fino a 26mila euro annui. Non sono mancate le critiche da parte di chi già in passato aveva previsto che qualcosa in tal senso sarebbe potuto accadere.
Il Presidente dell’ANAP (Confartigianto), Giampaolo Palazzi, commenta così la clamorosa sentenza: “Ai pensionati vanno rimborsati gli aumenti non erogati per effetto del blocco delle rivalutazioni, decretato dal Governo Monti nel 2012 e ora dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. Di conseguenza, vanno anche adeguati da subito gli importi pensionistici che avevano subito l’ingiusto blocco. Va considerato, infatti, che la pensione è salario differito, che deve essere adeguato all’inflazione per non subire decurtazioni; non si tratta affatto di una gentile concessione di tipo assistenziale”.
La Corte ha definito incostituzionale quel provvedimento con il quale il governo Monti bloccò le pensioni a fine 2011, per far fronte alla crisi dei conti, in quanto non rispetta proporzionalità e adeguatezza. Continua il Presidente Palazzi: “Come al solito non mancano le elucubrazioni dei soliti sapientoni che invece di discutere e avanzare proposte concrete su come risolvere il vero problema dell’Italia, e cioè la disoccupazione, colpevolizzano i pensionati, per gli effetti sulla nostra economia di questa sacrosanta sentenza; senza capire che le sentenze vanno rispettate e basta. Non sbandieriamo conflitti intergenerazionali che non esistono, perché gli anziani hanno a cuore il futuro dei loro figli e dei loro nipoti e, di conseguenza, il futuro del nostro Paese. In conclusione l’ANAP chiede di adottare la regola del buon senso e del dialogo tra le parti: “Si può sì ragionare sulle modalità e sui tempi del rimborso e anche sui modi per reperire le risorse necessarie, ma sarebbe bene che su questi ragionamenti il Governo coinvolgesse anche le associazioni dei pensionati, riconoscendo finalmente loro, il ruolo di rappresentanza e di tutela dei diritti degli anziani. Se così si fosse fatto in passato, si sarebbe evitato di emanare leggi sbagliate o addirittura incostituzionali”.
Presto il Governo dovrà prendere dei provvedimenti definitivi su quanto dichiarato da un importante organo costituzionale, questa volta non può non trovare il bandolo della matassa: il punto da cui partire per risolvere una situazione intricata da chi lo ha preceduto in questi anni.