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Cronaca

VIGEVANO: ARRESTATO "LUCIFERO" BOSS DELLA PROSTITUZIONE LOMELLINA

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Tempo di lettura < 1 minuto “Lucifero” è già noto per essere stato più volte arrestato dai Carabinieri di Vigevano, nell’ambito di operazioni contro la prostituzione

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Redazione

Vigevano – In Mortara, i Carabinieri del locale Comando Stazione, hanno arrestato, in ottemperanza ad un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso in data 16.01.2015 dall’Ufficio Esecuzioni Penali del Tribunale di Pavia:

BARBOSU Luceafar, noto come “Lucifero” nato in Romania cl. 1977, residente a Mortara, coniugato, disoccupato, pluripregiudicato.

Sullo stesso pendeva una condanna di anni 3 e mesi 8 di reclusione per un provvedimento di unificazione pene concorrenti relative ai reati art. 648 c.p. (ricettazione), 699 c.p. (porto abusivo di armi), art. 416 commi I,II,III e V c.p. (associazione per delinquere), art. 4 legge 16.3.2006 n. 146, artt. 3 e 4 legge 78/1958 (sfruttamento della prostituzione), commessi in Villanterio (PV), Vercelli (VC) e Vigevano (PV) tra il 2008 e il 2011.

“Lucifero” già noto per essere stato più volte arrestato dai Carabinieri di Vigevano, nell’ambito di operazioni contro la prostituzione ed in particolare a marzo del 2013 quando fu catturato nell’ambito dell’Operazione convenzionalmente denominata “Alba nostra”, che permise di disarticolare con più di 40 ordinanze di custodia cautelare, diversi gruppi criminali rumeni ed albanesi, operanti nell’ambito dello sfruttamento e del favoreggiamento della prostituzione tra le province di Pavia e Milano. “Lucifero” risultò far parte del noto gruppo criminale “clan dei Rom”, operante da anni in particolare nel territorio della Lomellina. Già pregiudicato per reati specifici era salito agli onori delle cronache in quanto risultò essere lo sfruttatore di alcune ragazze rumene di giovane età gettate nel mercato del sesso illegale. Chiamato da tutti “Lucifero” per il colorito pallido della sua carnagione, e per la particolarità di costringere le sue “lucciole” a prostituirsi sulle piazzole antistanti i cimiteri dei comuni di Mortara (PV), Ceretto Lomellina (PV) e Sant’Angelo Lomellina (PV) è stato associato presso il carcere di Pavia.

Cronaca

In Italia primi casi di puntura letale: sono i “parenti” della Dengue

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Un virus d’importazione, “parente” della Dengue e del West Nile, della famiglia delle arbovirosi che è già stato diagnosticato in Italia, intorno alla metà di luglio, nel laboratorio dedicato alle Bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano in due pazienti arrivati dal Brasile e da Cuba, e anche in Veneto, al Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell‘Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), sempre in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. In tutto, i casi diagnosticati finora in Italia sono stati quattro. L’infezione provoca febbre molto alta, dolori articolari e muscolari e rash cutaneo e si trasmette all’uomo attraverso le punture di moscerini o di zanzare, principale vettore (la zanzara Culicoides paraensis) è attualmente presente solo in Sud e Centro Americhe e non è presente in Europa e ad oggi non esistono prove di trasmissione interumana del virus Oropouche.

Il segretariato di Bahia riferisce che i pazienti deceduti a causa della febbre Oropuche avevano sintomi come febbre, mal di testa, dolore retro-orbitale(nella parte più profonda dell’occhio), mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito, diarrea, dolore agli arti inferiori e debolezza. In entrambi i casi, poi, i sintomi si sono evoluti con segni più gravi come macchie rosse e viola sul corpo, sanguinamento, sonnolenza e vomito con ipotensione, gravi emorragie e un brusco calo dell’emoglobina e delle piastrine nel sangue.

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Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Crollo della vela a Scampia, gravi due bambine

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Sono in gravissime condizioni due dei sette bimbi ricoverati all’ospedale Santobono di Napoli dopo il crollo della scorsa notte a Scampia.

Due delle sette piccole pazienti, rispettivamente di 7 e 4 anni, sono in gravissime condizioni per lesioni multiple del cranio e, attualmente, sono ricoverate in rianimazione con prognosi riservata.

Nello specifico, si legge nel bollettino dell’Ospedale Santobono, una bimba è stata sottoposta nella notte ad intervento neurochirurgo per il monitoraggio della pressione intracranica, presenta emorragia subaracnoidea, fratture della teca cranica e versa in condizioni cliniche gravissime, con prognosi riservata. L’altra, ha una frattura infossata cranica e grave edema cerebrale. È stata sottoposta ad intervento di craniectomia decompressa nella notte e impianto di sensore per il monitoraggio della pressione intracranica. Attualmente è emodinamicamente instabile e versa in condizioni cliniche gravissime con prognosi riservata. Altre tre piccole pazienti, rispettivamente di 10, 2 e 9 anni, hanno riportato lesioni ossee importanti e sono attualmente ricoverate in ortopedia. Una per un trauma maxillo facciale con grave frattura infossata della sinfisi mandibolare e con frattura di femore esposta, un’altra con frattura chiusa del terzo distale dell’omero sinistro, l’ultima con frattura dell’omero sinistro scomposta prossimale. Sono state stabilizzate e saranno sottoposte in giornata a intervento chirurgico ortopedico. Le ultime due, rispettivamente di 2 e 4 anni, hanno riportato contusioni multiple con interessamento splenico, trauma cranico non commotivo e contusioni polmonari bilaterali, ricoverate in chirurgia d’urgenza sono state stabilizzate e, al momento, non presentano indicazioni chirurgiche.

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