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Cronaca

Vigevano, sgominata grossa piazza di spaccio nelle risaie della Lomellina

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Tempo di lettura 5 minuti Indagini iniziate grazie alle segnalazioni di alcuni agricoltori e un sindaco coinvolto VIDEO ALL'INTERNO

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VIGEVANO – L’operazione “RISO AMARO” è scattata la mattina del 30 gennaio scorso, dopo quasi tre mesi di servizi di osservazione e controllo. Le indagini, coordinate dal Sost. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Dr. Andrea ZANONCELLI, sono iniziate grazie alle segnalazioni di alcuni agricoltori ed in particolare di un Sindaco di un comune coinvolto, che avevano notato un via vai di persone insolito per quelle zone. I Carabinieri hanno ricostruito il percorso che i tre, con vari domicili tra Milano (zona Giambellino), Corsico e Vigevano, facevano quotidianamente per recarsi “al lavoro” e quando hanno avuto la certezza che il 30 gennaio avevano della droga da piazzare sono intervenuti.

Dalla metà del mese di settembre 2016 la campagna della lomellina è stata letteralmente invasa da spacciatori magrebini provenienti dall’hinterland milanese che hanno creato numerose arre di spaccio nei pressi di alcune risaie. I Carabinieri della Compagnia di Vigevano hanno estirpato in pochi mesi un vastissimo giro di spaccio di eroina e cocaina. Centinaia i clienti, tra cui almeno dieci minorenni già dipendenti da coca ed eroina.

GLI ARRESTI

Il 30 gennaio 2017, i militari di Vigevano, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio in concorso (art. 73 DPR 309/1990 e artt. 81 e 110 c.p.):
• E.J, detto “ALE IL PALLIDO”, nato in Marocco cl. 1989, residente a Corsico, ma di fatto in Italia senza fissa dimora, disoccupato, pregiudicato;
• A.B., detto “IL PICCOLO” o “BARBA”, nato in Marocco cl. 1988, ivi residente, in Italia senza fissa dimora, disoccupato, pregiudicato.
Appostatisi nei pressi del ponte sul Ticino, quando hanno visto arrivare la Fiat Bravo, nelle disponibilità degli spacciatori, l’hanno bloccata, rintracciando i due mentre stavano raggiungendo il posto di “lavoro” in Lomellina. Monitorati nel corso di un’articolata attività d’indagine, coordinata dal Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Pavia, Dr. Giorgio REPOSO e dal Sost. Proc., Dr. Andrea ZANONCELLI, nei confronti dei predetti sono stati raccolti una pluralità di elementi probatori secondo cui gli stessi, in concorso con altri soggetti in via di identificazione, avevano allestito una ramificata ed organizzata piazza di spaccio in determinate aree campestri coltivate a riso, dei comuni di Vigevano, Parona (PV), Cilavegna (PV), Nicorvo (PV), Castelnovetto (PV) e S. Angelo Lomellina (PV), detenendo e cedendo ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo “eroina” e “cocaina” a numerosi acquirenti, tra cui alcuni provenienti anche dalle limitrofe province di Novara, Alessandria, Vercelli ed Asti. Nel medesimo contesto investigativo, in arrivo su di un treno proveniente dalla stazione di Milano San Cristoforo, per raggiungere la stazione di Parona (PV), al fine di rifornire di stupefacente due punti di spaccio collocati nelle aree campestri di quel centro, nei pressi del termovalorizzatore, è stato tratto in arresto nella flagranza del reato di detenzione di sostanze stupefacenti:
• M.M., detto “LO SCURO”, nato in Marocco cl.1992, ivi residente, in Italia senza fissa dimora;
poiché sorpreso a detenere due involucri di cellophane contenenti complessivamente gr.62 di cocaina ed altri due involucri di cellophane contenenti complessivamente gr. 150.69 di eroina nascosti all’interno nelle tasche del giubbotto indossato. Le perquisizioni personali dei tre prevenuti permettevano di rinvenire e sequestrare euro 2500 in banconote di vario taglio, ritenute provento dell’attività illecita, un bilancino elettronico di precisione e vario materiale atto al dosaggio, taglio e confezionamento della sostanza stupefacente. Gli arrestati sono stati associati presso la Casa Circondariale di Pavia, dove al termine degli interrogatori di convalida sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere tutt’ora in atto.

LA MODALITÀ DI SPACCIO

Le indagini hanno dimostrato come il gruppo criminale, appropriatosi di una zona rurale, coltivata a riso, alle porte di Vigevano, l’avevano trasformata in una vera e propria centrale di spaccio di eroina e cocaina con un’utenza impressionante tra giovani e meno, provenienti da tutti i centri della Lomellina ed anche da alcuni centri delle limitrofe province piemontesi. Spaventoso il fenomeno del ritorno prepotente delle dipendenze da eroina, ora non più consumata con le siringhe, ma sniffata, inalata o fumata come già avviene per la cocaina.

Il giro di affari della piazza, si aggirava intorno ai 5000 euro al giorno, con un ricavo netto, per i tre, di circa 1500000 euro al mese. La droga sequestrata all’ingrosso vale circa 10000 euro. Gli introi illeciti del gruppo criminale, sono risultati talmente cospicui, che gli stessi nel corso delle indagini non hanno esitato a detenere armi (pistole, bastoni e coltelli) che utilizzavano per intimidire i clienti evitando ogni discussione sia sulla qualità di stupefacente ceduto che per mantenere il predominio della piazza. Frequenti i litigi tra gli stessi spacciatori, sia per chi doveva ricoprire il ruolo di leader (basato in particolare su chi aveva più clienti affezionati) che per chi doveva procedere materialmente alle consegne di droga (incarico in seno alla banda ritenuto più duro, per le ore trascorse nascosti vicino all’acqua delle risaie). Soggetti determinati e senza scrupoli. Diversi litigi anche con utilizzo di armi bianche, sono avvenuti tra i vari componenti della banda, per mantenere il predominio della piazza di spaccio. In particolare quando due degli arrestati scoprivano che un altro componente della banda aveva rivelato ai dei parenti/concorrenti residenti a Corsico, la portata dei guadagni della piazza Lomellina, questi decidevano di dargli una lezione cercando anche di investirlo mentre usciva dal proprio domicilio di Vigevano.

L’ATTIVITÀ D’INDAGINE

In merito al fatto che alcuni soggetti di nazionalità nordafricana stazionassero nei pressi dell’impianto energetico (termovalorizzatore) di Parona e fossero quotidianamente dediti allo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo “cocaina” ed “eroina”, previo appuntamento telefonico, i Carabinieri di Vigevano avevano assunto informazioni già dalla primavera 2016. Malgrado l’effettuazione di numerosi servizi di pattugliamento anche in abiti civili, tesi al riscontro delle notizie acquisite, le prime attività di monitoraggio restituivano esito negativo in quanto l’area risultava accessibile da una sola piccola strada sterrata (via Case sparse per Albonese) che evidentemente consentiva ai presunti autori del reato di allontanarsi alla vista di vetture in avvicinamento alla zona in assenza di appuntamenti telefonici fissati. Solo la predisposizione di controlli di sicurezza fittiziamente casuali consentiva di rinvenire in diverse occasioni clienti in possesso di sostanza stupefacente e dimostrare così che i tre spacciatori distribuivano, come detto, sia cocaina che eroina. Da lì l’avvio degli approfondimenti investigativi che hanno consentito di appurare che l’eroina era ceduta a 20 euro a dose (circa un grammo), mentre la cocaina a 60 euro a dose (circa mezzo grammo).

L’insediamento di tali attività criminose, in alcune arre coltivate a riso della periferia di Vigevano e di altri comuni della Lomellina, ha determinato un forte afflusso di tossicomani provenienti anche dalle vicine province di Novara, Alessandria, Vercelli e Asti. Il modus operandi di questa batteria di magrebini, è quello tipico dello smercio di stupefacenti. La scelta dei luoghi di spaccio veniva agevolata da alcuni loro connazionali e tossicomani che vivono a Vigevano e che conoscevano bene la zona e per cui sono tutt’ora accertamenti in corso. I luoghi venivano scelti in maniera certosina poiché dovevano essere controllabili dagli spacciatori in modo da prevenire i controlli delle forze di Polizia e garantire una fuga immediata. In molti casi gli spacciatori per non lasciare l’auto vicino alla piazza di spaccio scelta si sono fatti portare a lavoro da alcuni tossicodipendenti dei centri della Lomellina che dopo averli prelevati dalla stazione, li accompagnavano sul posto di “lavoro” scelto per quella determinata giornata. Erano cinque le stazioni ferroviarie e precisamente Vigevano, Parona, Mortara, Abbiategrasso ed Albairate dove, senza alcuna ragione logica ed in modo totalmente casuale, gli indagati sceglievano di arrivare da Vigevano, per poi farsi recuperare da diversi soggetti collaboratori/consumatori, di nazionalità italiana e farsi accompagnare nelle risaie di riferimento per lo spaccio al dettaglio delle sostanze stupefacenti. Gli accompagnatori venivano pagati con dosi di sostanze stupefacente.
Gli spacciatori avevano l’abitudine a nascondere lo stupefacente in buoni quantitativi sotterrandolo in modo tale da poter muoversi più tranquillamente ma l’evolversi delle investigazioni ha permesso di capire quando giungevano i rifornimenti e pertanto intercettare la droga come è successo il 30. Gli spacciatori giungevano sui luoghi di spaccio direttamente con telefoni con la rubrica piena dei numeri dei clienti della zona e una volta sul posto li contattavano tramite sms e “cripticamente” gli facevano sapere che avevano droga di ottima qualità. Da questo numero, una volta contattati, fornivano indicazioni per raggiungere i luoghi di spaccio e ricevevano gli ordinativi di “bianca” o la “bella” (cocaina) e “scura” o la “brutta” (eroina).

I Carabinieri della Compagnia di Vigevano, stanno continuando gli accertamenti finalizzati ad identificare i complici del gruppo di spacciatori arrestati nonché ad identificare il maggior numero possibile di clienti che si aggira sull’ordine di qualche centinaio.

 

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Andria, blitz nei negozi e ristoranti: boom di “lavoratori in nero”

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Numerosi i controlli effettuati dai militari dell’Arma a diversi esercizi commerciali bar e ristoranti nel centro di Andria dove sono state rilevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di circa 20.000 euro.
Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da personale del Nucleo
Ispettorato del Lavoro eseguivano delle attività ispettive in alcuni ristoranti del comune di
Andria dove venivano riscontrate diverse violazioni del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro,
entrato in vigore nel 2008, che costituisce indubbiamente il principale riferimento legislativo sul tema della sicurezza dei lavoratori.
Gli articoli contestati sono diversi e riguardano principalmente l’omessa sorveglianza sanitaria e la formazione dei lavoratori nonché la presenza di alcuni lavoratori senza relativo contratto, i cosiddetti “lavoratori in nero”, privi della tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie
professionali.
Sono state elevate sanzioni amministrative e ammende pari a circa 20.000 euro e nel contesto
ispettivo veniva applicato anche il provvedimento della sospensione dell’attività imprenditoriale a seguito degli accertamenti dei lavoratori irregolari e gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
Continueranno nei prossimi giorni i controlli da parte dei militari in tutta la Provincia BAT al
fine di ridurre, soprattutto con l’inizio della stagione estiva, il fenomeno del lavoro a nero.

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Roma, blitz all’alba di Carabinieri e Polizia: in manette 11 persone:

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I reati contestati sono di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti
 
 
Dalle prime luci dell’alba, nelle province Roma, Viterbo e Frosinone, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma e gli agenti della Polizia di Stato del I Distretto Trevi Campo Marzio stanno dando esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, che dispone misure cautelari nei confronti di 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti.
 
L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un soggetto, consumatore di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi.
 
Sono stati raccolti elementi indiziari per cui in alcuni episodi le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali ove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il “plafond” giornaliero presso la banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
 
L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare tutti i beneficiari dei bonifici bancari in soggetti ritenuti vicini al soggetto più autorevole del gruppo criminale, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari.
 
A Daniele Salvatori, classe 1977, già noto alle forze dell’ordine, il 12 giugno 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma avevano già notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne residente nella provincia di Frosinone e dei suoi familiari. A conferma della pericolosità e della spregiudicatezza del destinatario del provvedimento restrittivo, in data 03.10.2022, il Salvatori era stato arrestato in flagranza di reato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Cassino (FR), poiché sorpreso nei pressi dell’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina.
 
Privo di virus.www.avast.com



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Settimo Milanese, tenta di violentare due minorenni : in manette un 22enne

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A Settimo Milanese, i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato, in esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, un ventiduenne di nazionalità ecuadoriana, ritenuto responsabile del reato di tentata violenza sessuale ai danni di due minori, una classe 2010 e l’altra 2012, entrambe residenti in quel centro.

La misura scaturisce dall’attività investigativa, avviata dalla Stazione di Settimo Milanese nel mese di gennaio del 2023, che ha consentito di ricostruire in maniera dettagliata due distinti episodi avvenuti rispettivamente il 30 gennaio 2023 ed il 19 febbraio 2024 e che hanno visto quali vittime le due ragazze.

Dalle indagini condotte si è accertato che la prima vittima, mentre stava passeggiando con il proprio cane, veniva pedinata dall’uomo che dopo averla raggiunta all’interno dello stabile condominiale in cui la stessa vive, la avvicinava in prossimità dell’ascensore ed improvvisamente iniziava a stringerla a sé con la forza. In tale circostanza solo la pronta reazione della ragazza che riusciva a divincolarsi dalla presa riusciva ad interrompere il proposito delittuoso dell’uomo.

Nel secondo caso gli accertamenti investigativi espletati hanno consentito di appurare che lo stesso soggetto, con un’azione criminale pressoché identica, aveva avvicinato un’altra ragazza minore all’uscita da scuola, pedinandola fino all’ingresso del condominio in cui la stessa abita e dopo essere salito con quest’ultima all’interno dell’ascensore, all’apertura delle porte l’uomo, con una mossa repentina, la afferrava per il maglione tentando di tirarla verso di sé. Anche in questo caso la pronta reazione della minore, che riusciva a guadagnare la fuga, aveva consentito di evitare ulteriori conseguenze.

L’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, come disposto dalla competente Autorità Giudiziaria.

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