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Costume e Società

Quando la musica fa rinascere un popolo….

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Gli elementi distintivi che caratterizzano una popolazione sono, a parte quello principale linguistico, quelli storico, culturale e sociale. Talvolta anche l’elemento della localizzazione in un determinato territorio, anche se non sempre questo è rigidamente riferibile entro confini definibili ‘nazionali’ o ‘statali’.

Possiamo ricordare che l’Italia, come definita tale, era un’ “espressione geografica” secondo il principe di Metternich, anche se la vera frase a lui riferibile fu che “l’Italia è un nome geografico”, il che era vero, poiché la penisola era composta da una varietà di Stati sovrani. Alcuni popoli, anche ai giorni nostri, pur condividendo una omogeneità culturale e linguistica, non hanno però realizzato una identità territoriale autonoma: esistono come popoli, ma non come Stati.

In Europa, esiste una sola popolazione che possa definirsi unica ed indigena ma priva di un suo Stato nazionale con confini e tutti gli apparati tipici di uno realtà statale ed è quella lappone, generalmente definita, ovvero Sámi, come più correttamente denominata. Ha una certa omogeneità linguistica, anche se la sua lingua è articolata in almeno quattro rami principali più altri dialetti una tipicità culturale e sociale, ed anche economica che la caratterizza come popolo con comunità di radici e di localizzazione.

Il popolo  Sámi è originario delle regioni settentrionali dell’area fennoscandinava, ha una tradizione millenaria e ancora oggi vive sparso tra Svezia, Norvegia, Finlandia e penisola di Kola in Russia. Questa dispersione territoriale e il tipo di economia nomade legato all’allevamento delle renne ha rischiato di mettere in pericolo la sua stessa fisionomia di popolo: infatti, i governi delle quattro nazioni, nel corso dei secoli e fino a qualche decennio fa, hanno sempre attuato politiche di assimilazione tese, con le buone o le cattive, ad una integrazione con la popolazione residente in quei territori, molto più numerosa e variegata nelle sue attività economiche. Se queste politiche hanno aumentato la stanzialità dei Sámi, non sono fortunatamente riuscite ad eliminare i tratti caratteristici di questo popolo sparso, che, negli ultimi 30-40 anni, con alterne fortune, è riuscito a valorizzare ed a far rianimare le proprie tradizioni culturali, storiche ed ambientali, utilizzando anche strumenti di diffusione linguistica ed educativa.

Ciò si è verificato con minore o maggiore rapidità in Svezia, Finlandia e Norvegia, ma quasi per nulla in Russia, ove la comunità Sámi è ormai ridotta a poche migliaia di persone, a causa della forte emigrazione verso la Finlandia verificatasi nel dopoguerra. Il diritto ad avere contenuti di istruzione nella propria cultura e nella proporla lingua, ha prodotto una forte riviviscenza della consapevolezza di una propria identità che può coabitare negli Stati ove essi sono residenti con le popolazioni locali, nel reciproco rispetto di diritti e doveri.

La lingua diventa musica e suono

Nei paesi ove i Sámi  risiedono e che hanno testimoniato e testimoniano una certa rinascita della cultura e della consapevolezza di ospitare un popolo con proprie tradizioni e caratteristiche aborigene e specifiche, lo strumento che più aiuta nella realizzazione e nella diffusione di questa consapevolezza è indubbiamente la lingua. E la lingua costituisce la rochezza culturale che si espande anche mediante la letteratura e la creazione artistica e musicale.

Il primitivo elemento musicale comune al popolo Sámi è costituito dallo yoik o joik: composizione in genere ispirata a persone o luoghi, la cui essenza l’esecutore cerca di trasferire nel canto o nel suono. Il testo può essere minimo od anche assente del tutto, mentre l’andamento musicale ricorda molto quello delle popolazioni native americane. L’improvvisazione è frequente, viene eseguito tradizionalmente senza accompagnamento musicale o con percussioni di tamburi tradizionali. La tonalità è spesso pentatonica, ma l’esecutore è libero di usare le tonalità che preferisce.

Giuseppe Acerbi, un esploratore italiano che viaggiò nella Scandinavia settentrionale alla fine del XVIII secolo, fornì una delle prime interpretazioni scritte non Sámi dello joik; i suoi commenti erano tutt’altro che favorevoli:

“Tentai più volte, sia con il potere del denaro che del brandy, di far pronunciare a pastori lapponi le proprie note, in modo da formarmi … un’idea della loro musica: ma il massimo che potei realizzare fu estorcere da loro qualche orribile grida, durante la cui esecuzione ero talvolta obbligato a chiudermi le orecchie con le dita. È poco credibile, anche se è assolutamente vero, che i Lapponi non abbiano la minima idea di qualsiasi cosa connessa con l’armonia … [la musica] artificiale sembra essere completamente bandita da questi distretti remoti e solitari”. (Acerbi, 66).

Questa valutazione pungente dimostra la grande differenza nelle concezioni culturali dell’estetica musicale. I commenti di Acerbi evidenziano la non familiarità con le orecchie occidentali delle vocalizzazioni utilizzate nel joik.

Lo joik puramente popolare ha perso in popolarità nel corso del 20° secolo, a causa dell’influenza della radio; una raccolta di incisioni è apparsa per la prima volta in Svezia e in Scandinavia nel suo insieme con l’uscita del 1959 di “I’m a Lapp” di Sven-Gosta Jonsson, che presentava il cantante che cantava camminando verso pietre rituali pagane. Registrazioni di joik furono eseguite in Finlandia dal celebrato ed eclettico artista  Sámi  Nils-Aslak Valkeapää nel 1968.

Nils-Aslak Valkeapää, noto in Sámi come Áillohaš o Áilluhas (Enontekiö, 23 marzo 1943 –Espoo26 novembre 2001), è una figura altamente rappresentativa della cultura Sámi  nelle sue varie espressioni: letteratura, musica e pittura. Nato nella Lapponia finlandese, vinse il Nordic Council’s Literature Prize nel 1991. Dopo aver passato gran parte della sua vita nel nord della Finlandia vicino al confine svedese, dove da secoli la sua famiglia allevava renne, si trasferì nel villaggio norvegese di Skibotn, ove la sua residenza ospita una fondazione a lui dedicata.

Attivo musicalmente soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, acquisì una notorietà internazionale quale autore della colonna sonora del film “ L’arciere di ghiaccio”(1987), nominato per l’Oscar. La sua musica pioneristica ha ricevuto riconoscimenti internazionali e la cosiddetta “Sinfonia di uccelli”, Goase dušše, ricevette il premio speciale della giuria nel concorso radiofonico europeo Prix Italia nel 1993. È una sinfonia in quattro parti che consiste per la maggior parte dei suoni della natura lappone, raccolti insieme come un viaggio dalla primavera all’autunno, dagli altipiani al mare. Nel settembre del 1990, Valkeapää partecipò a Roma ad un festival Nordico, probabilmente presentando in Italia per la prima volta un esempio della musica e cultura lapponi.

L’etnomusicologo Thomas Hilder ha svolto ampie ricerche sulle interrelazioni della musica Sámi  con le caratteristiche culturali del suo popolo e come strumento di approfondimento tra la definizione identitaria e sociale e le aspirazioni di autodeterminazione e di esigenza di ripristino di diritti violati nel corso dei secoli.

La rinascita culturale e musicale dei Sámi, circa 80.000, ha avuto fasi alterne e tappe diversificate nei paesi ove essi maggiormente risiedono e denominato globalmente Sápmi, diviso dalle frontiere di quattro stati: Norvegia (40.000), Svezia (20.000), Finlandia (7.000) e Russia (2.000).Ognuno di questi ha il suo più rappresentativo esponente come, per la Norvegia, è Mari Boine, nota anche a livello internazionale, o, più recentemente, il gruppo rapper norvegese dei Keiino  formato nel 2018 dal rapper di etnia Sámi Fred Buljo e da Alexandra Rotan e Tom Hugo, che han cantato una canzone con inclusione di ritmi joik, raggiungendo il sesto posto nella gara del festival Eurovision del 2019.

Limitandoci però alla Finlandia, un personaggio distintivo della musica Sámi è Wimme Saari (noto anche come solo Wimme (nato nel 1959, Kelottijärvi, Enontekiö) uno dei più noti esecutori di joik in Finlandia . Wimme Saari fonde il tradizionale canto Sámi con sue improvvisazioni, di solito con un accompagnamento tecnico-ambient dei membri del gruppo finlandese di musica elettronica RinneRadio. Wimme è apparso anche negli album di altre gruppi e musicisti, ha realizzato un’ampia discografia, e ha suonato anche in Italia.

La musica Sámi non si fossilizza

Pur mantenendo una sua linea folklorica e tradizionale, con interpreti definibili ‘classici’, dall’inizio del 21° secolo i filoni di questo tipo di musica in Finlandia hanno intrapreso ed intraprendono vari percorsi, dal filone rock pop fino a quello rap, così attraendo anche le giovani generazioni che, tramite l’ascolto e l’esecuzione musicale, con formazione di gruppi o solisti, alimentano le conoscenze linguistiche e la diffusione dei propri caratteri etnici e culturali. Parallelamente, si sono diffusi ed hanno luogo nei vari Paesi base dei Sámi festival musicali utili per un ascolto collettivo e per la diffusione di nuove tendenze e ricerche musicali. In Finlandia, il festival leader della musica Sámi è quello che si svolge in agosto ad Inari, Lapponia finlandese, sulle rive del grande lago omonimo. Si tratta del Festival multiculturale “Ijahis Idja”; che, nella lingua Sámi del Nord, vuol dire ‘notte senza notte’. Il festival non si limita alla sola musica in varie sue forme, ma si estende ad una molteplicità di eventi culturali, come dibattiti, seminari, attività per ragazzi e bambini. La prossima edizione è prevista per il 14 e 15 agosto 2020.

Questo festival, iniziato nei primi anni Duemila, ha ospitato ed ospita gruppi e solisti che nel corso del tempo hanno acquisito spazio e notorietà non solo in Finlandia.

L’organizzazione che promuove l’industria musicale finlandese, Music Finland, ha indicato un certo numero di artisti musicali Sámi del nostro tempo, di rilievo e di valore. Ne citiamo alcuni.

Niillas Holmberg

è un uomo versatile e dai molti talenti: come musicista si divide con i gruppi di musica folk artica che si esibiscono a livello internazionale Niillas Holmberg & Roope Mäenpää e Niillas Holmberg Kvarteahtta, il settetto di musica mondiale Nordic Namgar e la misteriosa band elettronica YLVA. Inoltre Holmberg è attore e attivista, nonché poeta i cui cinque libri sono stati tradotti in oltre 10 lingue.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=9IWxUD87Y7s&feature=emb_logo

http://niillas.com/

Vincitore del “Premio Ostana Scritture in Lingua Madre” edizione 2015 per le poesie  Muorra – Brutus – Juos mun nuorra – Guorosvuohta – Girjehildu

http://www.chambradoc.it/NovasN145Mai2015/Premio-Giovani-Niillas-Holmberg.page

Ensemble Ánnámáret

Le cui sonorità sono una combinazione di vecchio e nuovo: la tradizione del canto Sámi e la musica folk acustica si mescolano perfettamente con il pop melodico e la delicata programmazione elettronica, nonché le influenze tratte dalla musica classica. L’ensemble è composto da musicisti folk finlandesi di fama internazionale Anna Näkkäläjärvi-Länsman (voce e clarinetto), Johanna Juhola (fisarmonica), Janne Lappalainen (bouzouki, chitarra, sassofono soprano), Sami Kurppa (tastiera) e Ilkka Heinonen (basso). Il loro secondo album Gollehelmmot (trad. “Golden Pearls”) è stato pubblicato nell’agosto 2016.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=12&v=D4iXR4XI40M&feature=emb_logo

Ulla Pirttijärvi e Ulda

Ulla Pirttijärvi è stata una delle cantanti del gruppo acclamato a livello internazionale Angelit. Dal’inizio degli anni ’90 ha continuato la sua carriera da solista, che ha portato a quattro album fino ad oggi. Ha collaborato con Rinneradio, Mari Boine e Wimme Saari e, insieme ad Angelit, Pirttijärvi è stata una cantante ospite nella colonna sonora del leggendario videogioco Final Fantasy V negli anni ’90. Il suo gruppo attuale è Ulda, un quartetto fondato da Pirttijärvi, la cui musica si basa sul tradizionale Sámi joik. Dal 2009 Ulda ha pubblicato due album e fatto tournée ed esibizioni in Paesi Nordici, Stati Uniti, Grecia, Germania, Francia e Russia.

https://www.youtube.com/watch?v=nK9s1v2bF-U

Ma Ulla ha formato anche il gruppo Solju con la figlia Hildá Länsman

https://www.youtube.com/watch?v=FlFCgDTpCV0
https://www.youtube.com/watch?v=hKSO7OfOxIw

https://it-it.facebook.com/soljuofficial/

Niko Valkeapää

Dal suo album di debutto nel 2003, il finlandese Niko Valkeapää è diventato uno dei più importanti musicisti Sámi della sua generazione. Considerato un modernizzatore della cultura e della musica dei Sámi, i suoi album sono stati premiati con i premi Spellemannpriset e Folkelarm. Valkeapää crea musica per cantautori elettroacustici con un pizzico di malinconica americana e blues, e i suoi collaboratori includono Mari Boine e Georg Buljo.

https://www.youtube.com/watch?v=SORw7YSDBx4

https://www.facebook.com/Niko-Valkeap%C3%A4%C3%A4-133363471527/

Ailu Valle

Originario del minuscolo villaggio settentrionale di Kaamasmukka, Ailu Valle è un artista hip hop che scrive testi in lingua Nord Sámi. Per Dušši dušše duššat, album di debutto di Valle nel 2012, è stato riconosciuto per i suoi testi espliciti, che hanno criticato il sistema economico prevalente e il modo in cui influenza la natura e le persone che vivono da esso. Il suo secondo album, 7, è stato pubblicato nel 2015. Da allora Valle ha collaborato con artisti come Paleface, il gruppo elettro Sámi YLVA e il thrash metal finlandese Mokoma, e si è esibito in Norvegia e Germania con la sua band dal vivo Trio Boogiemen. Ailu ha partecipato al doppiaggio in lingua Nord Sámi di Frozen 2, il  recente film della Disney.

https://www.thejakartapost.com/life/2020/04/09/rap-frozen-2-help-revive-laplands-endangered-languages.html

https://www.youtube.com/watch?v=39wwX_pdXPQ

Wimme Saari

Già citato, è uno dei maestri della tradizione vocale Sámi, il “joik”. Wimme combina la colorata vivacità del joik con paesaggi sonori ambientali e ritmi techno. Il suo album Mún (2009), realizzato con Tapani Rinne (clarinetto) e Juuso Hannukainen (percussioni) di RinneRadio e Matti Wallenius (strumenti a corde acustiche), è stato acclamato in tutta Europa.

https://www.youtube.com/watch?v=hM7tWLp2Rlg

Angelit

(originariamente noto come Angelin tytöt) è un gruppo di musica folk formato dalle sorelle Ursula e Tuuni Länsman nel 1989. Il gruppo è rapidamente diventato famoso con i loro album Dolla, Giitu e Skeaikit. Nel 1994 gli Angelit fecero la loro prima collaborazione con la band progressive metal Waltari, e alla fine i due gruppi pubblicarono un album insieme nel 2000. Alla fine del decennio Samuli Kosminen, Mamba Assefa e Kimmo Kajasto si unirono alla band che portò al disco sperimentale di musica dance Mannu. Sebbene Angelit non abbia pubblicato un nuovo album dal 2003, il gruppo suona ancora in spettacoli occasionalmente fino ad oggi.

https://www.youtube.com/watch?v=Fn6I0Byg83M

Somby

Gruppo rock, composto da cinque elementi, fondato nel 2004 a Vuotso.

https://myspace.com/sombyfinland

https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=x8ts2meWfRY&feature=emb_logo

Approfondimenti:

   Per un’idea della struttura linguistica            https://it.wikipedia.org/wiki/Lingue_sami

Nils-Aslak Valkeapää

https://www.lassagammi.no/     Lásságámmi  (il fabbro)

https://www.youtube.com/watch?v=pINieDqXOvw
https://rondine.fi/2020/02/festa-nazionale-del-popolo-sami-mito-e-poesia/

Mari Boine:

https://it.wikipedia.org/wiki/Mari_Boine

Keiino:

https://www.youtube.com/watch?v=3EmUmbhDRiY

Thomas Hilder:

https://www.uni-hildesheim.de/center-for-world-music/das-cwm/team-kontakt/mitarbeiter-innen/thomas-hilder/

https://rowman.com/ISBN/9780810888951/S%C3%A1mi-Musical-Performance-and-the-Politics-of-Indigeneity-in-Northern-Europe

Sulla musica Sámi e lo joik:

https://www.economist.com/prospero/2018/02/09/bringing-back-the-strange-sound-of-the-sami

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5912196/

https://www.laits.utexas.edu/sami/diehtu/giella/music/yoiksunna.htm

Sul festival della musica Sámi:

http://www.ijahisidja.fi/en/updates.php

https://www.youtube.com/watch?v=KqPTmOVABSU&feature=emb_logo

Giuseppe Acerbi:

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Acerbi

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Friuli Venezia Giulia, prosegue con successo il Festival delle Dimore Storiche

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Prosegue con successo con la seconda edizione il Festival delle Dimore Storiche organizzato da ADSI FVG (Associazione delle Dimore Storiche): quattro giorni per conoscere la storia del Friuli Venezia Giulia, visitando e vivendo il ricco patrimonio artistico ed architettonico della regione che spesso resta nascosto dietro siepi e cancelli.
 
Dal 25 al 28 aprile, con l’apertura straordinaria delle dimore e dei parchi, è stato realizzato un ricco programma di eventi organizzati grazie all’iniziativa dei proprietari: degustazioni, concerti, presentazioni di libri, esercizi di cucina..
 
Sono 21 le dimore private, ancora oggi abitate, che hanno aperto le porte e proprio i proprietari hanno fatto da guida per raccontarne non solo storia e caratteristiche architettoniche, ma anche aneddoti e curiosità dei luoghi che si tramandano da generazioni.
 
“È una grande soddisfazione poter organizzare il secondo Festival dopo la sfida della prima edizione: il nostro obiettivo era proprio quello di renderlo un appuntamento annuale; – sottolinea il presidente di Adsi Fvg Raffaele Perrotta –lavorando da mesi per costruire un programma ricco e vario in modo da attrarre sia chi vive sul territorio sia chi arriva da fuori regione e da oltre confine. Si tratta di un’occasione unica per far conoscere un patrimonio unico in Europa per storia, per valore culturale ed artistico.”
 
Sono sedici le dimore ad aver aperto in provincia di Udine: partendo dalla Carnia con Palazzo De Gleria (Comeglians), scendendo nelle colline a nord della città con Casa Asquini (Fagagna), La Brunelde Casaforte d’Arcano (Fagagna), Villa del Torso Paulone (Brazzacco di Moruzzo), Villa Gallici Deciani (Cassacco), Villa Schubert (Marsure), passando per il centro di Udine con Palazzo Orgnani,  Palazzo Pavona Asquini e Villa Garzoni, fino ad arrivare a sud con Casa Foffani (Clauiano), il Folador di Villa Rubini (Trivignano), Villa Iachia (Ruda), Villa Lovaria (Pavia di Udine), Villa Pace (Campolongo Tapogliano), Villa Ritter de Zahony (Monastero di Aquileia), Villa Vitas (Strassoldo di Cervignano del Friuli).          
 
Tre dimore invece nel goriziano, Villa Attems Cernozza di Postcastro (Lucinico), Villa del Torre (Romans d’Isonzo) e Villa Marchese de Fabris (San Canzian d’Isonzo), e due nel pordenonese, il Palazzo d’Attimis Maniago (Maniago) e Palazzo Scolari (Polcenigo).
 
Il programma è risultato ricco e variegato con oltre 40 eventi comprendenti aperitivi in villa e degustazioni, cene, presentazioni di libri, mostre d’arte e fotografiche, concerti, conferenze, spettacoli teatrali.
 
Per la visita guidata alle dimore era richiesta un’offerta minima di 10 euro a persona: i fondi raccolti serviranno a sostenere ulteriori progetti di valorizzazione del patrimonio culturale privato ADSI FVG e del territorio circostante. Bambini e ragazzi fino a 17 anni entravano gratis.
 
Il programma completo delle aperture e degli eventi con luoghi, orari e prezz disponibile su: bit.ly/3VryIWM, oppure consultando i profili social (Instagram e Facebook del Festival).
Privo di virus.www.avast.com



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A Milano l’arte elegante del pugliese parigino

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Palazzo Reale a Milano  sta celebrando, per la prima volta, con una mostra monografica, il talento di Giuseppe De Nittis esponendo una novantina dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze – solo per citarne alcuni – oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca di Barletta, intitolata al Pittore, che ne conserva un eccezionale numero a seguito del lascito testamentario della vedova Leontine De Nittis.
 
La consacrazione di Giuseppe de Nittis come uno dei grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento europeo è avvenuta grazie alla fortuna espositiva di cui ha goduto a partire dalla magnifica retrospettiva dedicatagli nel 1914 dalla 11a Biennale di Venezia. Altre tappe fondamentali sono state la mostra ‘Giuseppe De Nittis. La modernité élégante’ allestita a Parigi al Petit Palais nel 2010-11, e nel 2013 la fondamentale monografica a lui dedicata a Padova a Palazzo Zabarella.
 
In ‘De Nittis. Pittore della vita moderna’ si intende esaltare la statura internazionale di un pittore che è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha saputo condividere, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura, scardinando una volta per sempre la gerarchia dei generi per raggiungere quell’autonomia dell’arte che è stata la massima aspirazione della modernità.
 
I francesi e De Nittis, che si è sempre sentito profondamente parigino di adozione, hanno affrontato gli stessi temi, come il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna che De Nittis ha saputo catturare lungo le strade delle due metropoli da lui frequentate, in quegli anni grandi capitali europee dell’arte: Parigi e Londra. Ha saputo rappresentare con le due metropoli, in una straordinaria pittura en plein air, i luoghi privilegiati della mitologia della modernità, che saranno collocati al centro di un percorso espositivo articolato lungo un arco temporale di vent’anni, dal 1864 al 1884, ricostruendo un’avventura pittorica assolutamente straordinaria, conclusasi prematuramente con la sua scomparsa a soli 38 anni di età. I risultati da lui raggiunti si devono a un’innata genialità, alla capacità di sapersi confrontare con i maggiori artisti del suo tempo, alla sua curiosità intellettuale, alla sua disponibilità verso altri linguaggi. È inoltre tra gli artisti dell’epoca che meglio si è saputo misurare con la pittura giapponese allora diventata di moda.La mostra vede infine la collaborazione di METS Percorsi d’Arte, che ha contribuito al progetto espositivo con l’apporto di un importante nucleo di opere provenienti da collezioni private, tra le quali il Kimono color arancio, Piccadilly e la celeberrima Westminster.
 
Tutto questo è sottolineato dalla mostra e dal ricco catalogo Silvana Editoriale.
 
Una vita breve ma sufficiente per entrare nella storia dell’arte
 
Giuseppe De Nittis nacque a Barletta il 25 febbraio 1846. A pochi mesi dalla sua nascita, il padre si suicidò dopo due anni di carcere per motivi politici e Giuseppe crebbe con i tre fratelli nella casa dei nonni paterni. Fin dall’infanzia manifestò una forte propensione alla pittura e, nonostante il parere contrario della famiglia, si iscrssee nel 1861 all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Insofferente agli schemi accademici, fu espulso due anni dopo ed iniziò a dipingere en plen air con altri artisti, come Federico Rossano e Marco De Gregorio. Nel 1866 partì per Firenze dove prese contatto con il gruppo dei Macchiaoli. Dopo aver visitato Palermo, Roma, Venezia e Torino, nel 1867 si trasferì a Parigi dove due anni dopo sposò Léontine Lucile Gruvelle. Nel 1869 partecipò per la prima volta al Salon con opere molto vicine al gusto parigino. Il soggiorno napoletano del 1870 vide il suo stile arrivare alla maturità e all’indipendenza artistica e il ritorno a Parigi nel 1872 segnò il suo successo con la partecipazione al Salon dell’opera ‘Una strada da Brindisi a Barletta’. Il dipinto ‘Che freddo!’ esposto al Salon nel 1874 rappresentò l’affermazione definitiva dell’artista, che si meritò anche l’appellativo ‘peintre des Parisiennes’ (pittore della parigine). Nello stesso anno partecipò con ben cinque tele alla prima esposizione di quello che sarà il gruppo impressionista tenutosi nello studio del fotografo Nadar. In cerca di nuovi stimoli partì poco dopo per Londra, dove realizzò una serie di opere dedicate alla vita quotidiana della città. Partecipò all’Esposizione Universale di Parigi nel 1878 con dodici lavori che polarizzarono l’attenzione sia del pubblico che della critica. Negli ultimi anni si concentrò particolarmente sulla tecnica del disegno a pastello. Colpito da una forte bronchite nel 1883, rimase per mesi bloccato a letto e dipingere diventò sempre più difficile; morì a  Saint-Germain-en-Laye (Francia)   il 21 agosto del 1884 a causa di un ictus cerebrale. È sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise (divisione 11) ed il suo epitaffio fu scritto da Alessandro Dumas figlio. Sua moglie Léontine donò molti suoi quadri alla città natale del pittore, ora conservati nella Pinacoteca De Nittis collocata nel Palazzo della Marra a Barletta.
 
Informazioni:
 
Una mostra Comune di Milano – Cultura | Palazzo Reale | CMS.Cultura
 
A cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti , fino al  30.06.2024
 
Orario: Da martedì a domenica ore 10:00-19:30, giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima. Lunedì chiuso.
 
Biglietti
 
Aperto: € 17,00; Intero: € 15,00;Ridotto: € 13,00; Esclusi i costi di prevendita.
 
Info e prenotazioni: palazzorealemilano.it     mostradenittis.it
 
Privo di virus.www.avast.com



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Isola delle rose e isola dei famosi: due esperimenti sociali agli antipodi

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L’Isola delle Rose e l’Isola dei Famosi rappresentano due realtà molto diverse tra loro, sia dal punto di vista sociologico che motivazionale, che riflettono cambiamenti significativi nella società nel corso del tempo.

L’Isola delle Rose è un’isola artificiale costruita nel 1967 al largo della costa italiana vicino a Rimini. Fu creata come una micronazione autoproclamata dallo scienziato e ingegnere italiano Giorgio Rosa, con l’obiettivo di sfidare la sovranità territoriale italiana e promuovere l’ideale di libertà e indipendenza. L’Isola delle Rose rappresenta una sperimentazione sociale e politica, con l’idea di creare una comunità utopica basata sulla cooperazione e l’autogestione.

D’altra parte, l’Isola dei Famosi è un reality show televisivo in cui un gruppo di persone famose viene portato in un’isola remota e deve affrontare sfide fisiche e mentali per sopravvivere e guadagnare premi. L’Isola dei Famosi è incentrata sull’intrattenimento e sulla competizione, con l’obiettivo di attirare l’attenzione del pubblico e generare interesse attraverso il dramma e le dinamiche interpersonali.

Le differenze sociologiche tra le due realtà sono evidenti:

  1. Finalità e motivazioni: L’Isola delle Rose era motivata da ideali di libertà, indipendenza e sperimentazione sociale, mentre l’Isola dei Famosi è incentrata sull’intrattenimento, la competizione e la celebrità.
  2. Struttura sociale: L’Isola delle Rose aveva una struttura sociale basata sull’autogestione e la cooperazione tra i membri della comunità, mentre l’Isola dei Famosi ha una struttura gerarchica con ruoli definiti e dinamiche di potere.
  3. Approccio alla vita quotidiana: Sull’Isola delle Rose, i residenti dovevano affrontare le sfide della vita quotidiana in un ambiente isolato e autonomo, mentre sull’Isola dei Famosi i concorrenti affrontano sfide create artificialmente per l’intrattenimento televisivo.
  4. Rapporto con il mondo esterno: L’Isola delle Rose era isolata dal resto del mondo e tentava di sfidare le autorità nazionali, mentre l’Isola dei Famosi è un programma televisivo che ha una forte connessione con il mondo esterno attraverso la trasmissione televisiva e i social media.

In conclusione, l’Isola delle Rose e l’Isola dei Famosi rappresentano due esperimenti sociali molto diversi tra loro, che riflettono valori, ideali e obiettivi differenti. Mentre l’Isola delle Rose rappresentava un tentativo di creare una comunità utopica basata sulla libertà e l’autogestione, l’Isola dei Famosi è un programma televisivo che si concentra sull’intrattenimento, la competizione e la celebrità.

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