Porto Sant’Elpidio, preso il rapinatore di prostitute

FERMO – Identificato e arrestato a Porto Sant’Elpidio un 29enne italiano, già noto alle Forze dell’Ordine, accusato di aver commesso nelle ultime settimane almeno tre rapine a danno di tre diverse giovani prostitute. Le indagini dei militari sono iniziate subito dopo la denuncia delle vittime e hanno consentito di accertare che l’uomo, fingendosi cliente, dopo essersi avvicinato alle ragazze per contrattare una prestazione, le scaraventava violentemente a terra, impossessandosi della borsetta e fuggendo poi in auto. I gravi indizi raccolti dai Carabinieri hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di Fermo di emettere un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del giovane che è stato subito portato nel carcere di Fermo.




Ariccia: vivo per miracolo dopo essersi gettato dal ponte

ARICCIA (RM) – Si lancia dal ponte di Galloro ad Ariccia e non muore. Questo quanto accaduto stamane ad un 46enne che ieri sera si era allontanato dalla clinica Von Siebenthal di Genzano, dove si trovava in cura e che dopo aver percorso a piedi la via Appia, ha raggiunto il ponte di Galloro da dove si è lanciato facendo un volo di circa 25 metri per finire sulla boscaglia che con tutta probabilità ha attutito l’impatto.

Sul posto i militari della stazione dei Carabinieri di Ariccia oltre agli uomini della polizia locale, il 118 e i vigili del fuoco di Marino. Il 46enne è stato quindi recuperato grazie all’intervento dell’elicottero dei carabinieri forestali e soccorso, dopo aver riportato diverse ferite e traumi. Il 46enne è stato quindi trasportato d’urgenza presso un ospedale romano dove si trova ricoverato in gravi condizioni.




Roma, Centocelle, Torpignattara e Cinecittà: 4 arresti e sei denunce

ROMA – Per tutto il pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Compagnia di Roma Casilina hanno effettuato un servizio straordinario di controllo del territorio, finalizzato alla prevenzione e repressione di ogni forma di illegalità, in particolare nei quartieri di Centocelle, Torpignattara e Cinecittà, che ha portato all’arrestare di 4 persone e alla denuncia di 6.

I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Casilina hanno arrestato due cittadini romeni, di 25 e 27 anni, entrambi nullafacenti, senza fissa dimora e  con precedenti, il primo sottoposto anche alla misura dell’obbligo di presentazione alla P.G., sorpresi a cedere alcune dosi di cocaina, ad alcuni tossicodipendenti. I militari hanno sequestrato ai due pusher alcuni grammi di cocaina ed un centinaio di euro in contanti.

Gli stessi militari hanno arrestato un cittadino del Marocco, di 31 anni, nullafacente e già noto alle forze dell’ordine, trovato in possesso di decine di grammi di hashish. Ad un romano di 50anni, i militari hanno notificato un ordinanza di applicazione della misura degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale di Roma, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacente.

I Carabinieri della Stazione di Roma Cinecittà hanno invece denunciato una cittadina del Kosovo, di 49 anni, incensurata, per furto. La refurtiva è stata poi riconsegnata. Un cittadino del Bangladesh di 32 anni è stato invece bloccato dagli stessi militari in via Tuscolana, all’interno di un istituto bancario, mentre cercava di aprire un conto corrente  esibendo una carta di identità falsa. La successiva perquisizione domiciliare ha permesso ai militari di rinvenire e sequestrare ulteriori documenti falsi.

I Carabinieri della Stazione di Roma Centocelle hanno invece denunciato un romano di 25 anni, sottoposto al regime degli arresti domiciliari, per essersi allontanato da casa senza nessuna autorizzazione.

Infine, i Carabinieri della Stazione Roma Torpignattara hanno denunciato 3 cittadini stranieri, un senegalese di 42 anni e due georgiani di 29 e 34 anni, per furto.

Tutti gli arrestati sono stati condotti nelle varie caserme e trattenuti, in attesa del rito direttissimo, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.




Roma, Squadra Mobile. Nuova Banda della Magliana: catturato il super boss latitante Fausto Pellegrinetti

La Polizia di Stato di Roma ha catturato in Spagna il superlatitante Fausto Pellegrinetti appartenente alla nuova banda della Magliana. Era ricercato da più di 15 anni in quanto condannato in via definitiva a 13 anni di reclusione per i reati di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e riciclaggio.

L’attivita investigativa, durata circa due anni, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è stata condotta dai Poliziotti della Squadra Mobile di Roma, dal Servizio Centrale Operativo, in collaborazione con la Polizia nazionale spagnola UDYCO Central, la Direzione Centrale Polizia Criminale –SCIP- e la Direzione Centrale Servizi Antidroga.




Nemi: è emergenza rifiuti sul tutto il territorio

NEMI (RM) – Nemi invasa dai rifiuti con i cassonetti grandi stracolmi di immondizia e ingombranti. Da sabato scorso la raccolta dei rifiuti, tolti i piccoli raccoglitori, sembra essersi paralizzata.

In via Parco dei Lecci tutti e tre i cassonetti su strada sono pieni di immondizia. In piazza alle Colombe su via Acquedotto Fontana e per la strada che porta a piazza della Rinascita la situazione è davvero allarmante con buste di plastica e scatole che addirittura vengono poggiate fuori dai cassonetti. Anche la stessa piazza non è stata risparmiata dallo scempio dei rifiuti. In via De Sanctis e piazza Roma la situazione non cambia tra scatole, immondizia e buste che ormai si trovano anche sulla strada. Sulla via Nemorense centinaia di bottiglie sono a terra vicino alla campana per il vetro. Decine e decine di scatoloni si godono il belvedere di fronte al lago.

 

Una situazione indecente che non è affatto sconosciuta al Comune

L’amministrazione ha contestato per episodi passati (non certo questi accaduti durante le feste) a Lazio Ambiente S.pA., tra gli altri disservizi, anche il mancato svuotamento dei cassonetti da 2400 litri per la rottura del camion di carico laterale e il mancato passaggio della spazzatrice per la pulizia ordinaria delle strade, il tutto per un pubblico disservizio che ammonta a 13 mila e 500 euro.

A dicembre il credito vantato dalla Lazio Ambiente S.p.A. nei confronti del Comune di Nemi ammontava a oltre 135 mila euro per le ultime fatturazioni e per una fattura di marzo del 2015 che sembrerebbe non essere mai arrivata. Tra dare e avere e disservizi vari che l’amministrazione ha imputato alla Lazio Ambiente si è provveduto a stilare un atto di transazione tra le parti. Fatto sta però, che il 2018 è iniziato all’insegna di disservizi molto evidenti.

 

La spazzatura per le strade è tanta

Non c’è ombra di annunci che lascino presagire che dall’oggi al domani possa davvero partire la tanto agognata raccolta porta a porta su tutto il territorio che è stata strombettata in lungo e in largo in campagna elettorale grazie anche ai proclami del Consigliere Giovanni Libanori il quale annunciava addirittura di aver siglato una convezione con Ariccia che avrebbe permesso al Comune di Nemi di partire subito con il servizio.

 

Il sito della vergogna

Ma aldilà di quell’annuncio fatto in campagna elettorale non si sa nulla e mentre Ariccia vola oltre il 70 % di raccolta Nemi continua ad avere un sito in via della Radiosa che sulla carta non esiste, bocciato in conferenza dei servizi da Acea, ed è anche contro legge perché si trova a soli 200 metri dal pozzo che serve l’acqua potabile alla cittadinanza in un area verde dove i cassonetti sono sempre strapieni e dai quali percola l’immondizia direttamente sul terreno, dove c’è un cancello sempre aperto che permette anche ai non residenti di gettare qualsiasi rifiuto, ingombrante, olii esausti, elettrodomestici e chi più ne ha più ne metta.

 

Differenziata al solo 4%

E invece siamo al 9 gennaio, le elezioni sono ampiamente passate e Nemi rimane l’unico comune dei Castelli Romani ad avere una differenziata pari al 4%, la scuola che ogni anno perde sempre più studenti e l’ordinaria amministrazione che arranca e fa fatica ad essere effettuata come la cura del verde e la manutenzione delle ricchezze sul territorio come il fontanile, i sentieri, la valle del lago. Niente a che vedere con paesini che somigliano a Nemi come Spello ad esempio dove i balconi sono tutti in fiore, non c’è una carta per terra, il turismo è il perno che muove l’intera economia e porta ricchezza e lustro. Del resto Nemi è stata ribattezzata da qualcuno “Salotto d’Europa” ma ad oggi non c’è immagine più lontana.

 




La Carmen “anti femminicidio” di Leo Muscato: una braga sopra la sporca coscienza di tanti uomini

Forse non sarà conosciuto come Zeffirelli o Ronconi, che hanno diretto memorabili esecuzioni di opere liriche alla Scala, al Metropolitan o in altri teatri in tutto il mondo, ma certamente Leo Muscato, regista teatrale che ha iniziato i suoi passi nella compagnia di Luigi De Filippo, sta maturando un curriculum teatrale di tutto rispetto, in particolare nelle rappresentazioni di opere liriche.

Sue infatti le direzioni in teatri importanti come l’Opera di Roma, il Petruzzelli di Bari, la Fenice di Venezia, nel 2016 ha portato Verdi al Malmö Opera, in Svezia. Il giovane regista pugliese però rischia di diventare celebre per un contestato allestimento della Carmen, che con un imbarazzante “Politically correct”, è stata rappresentata con la scena finale stravolta rispetto al libretto originale, dove la protagonista dell’opera di Bizet non muore, anzi è lei a uccidere Don Josè.

Le rivisitazioni dei libretti originali, negli anni, sono state numerose, spesso la rappresentazione di un’opera lirica, scritta più di un secolo prima, è stata adattata ai tempi moderni, a un luogo diverso rispetto a quello che prevedeva la partitura originale, ma questa scelta, dettata non si comprende da quale paura. Crediamo che nessuno degli autori di femminicidio abbia mai preso ispirazione dal Don Josè di Bizet, o dal Don Carlo di Verdi che uccide Leonora nella Forza del Destino.

Una “precauzione”, quella utilizzata dal regista, che ricorda tanto le coperture posticce applicate da Daniele da Volterra ai personaggi disegnati da Michelangelo da Vinci, nell’affresco del Giudizio Universale alla Cappella Sistina. Anche il pittore toscano era un discreto artista, passato però alla storia per un episodio che gli ha fatto conquistare l’appellativo di “Braghettone”.

Le braghe odierne non sono applicate per tranquillizzare la corte papale scandalizzata per le forme naturalistiche di uomini e donne in attesa del giudizio divino. Sono applicate a nascondere, più che a esorcizzare, un fenomeno che caratterizza la nostra società indipendentemente dalla trama di opere liriche, romanzi o pellicole cinematografiche. Riscrivere la Carmen stravolgendone il finale non ha l’effetto di migliorarla rendendola più accettabile alle giuste rivendicazioni femminili, è piuttosto mettere una braga sopra la sporca coscienza di tanti uomini.




Parco della Majella: l’orsa Caterina e le sue amiche immerse nella natura

GUARDIAGRELE (CH) – Una visita da non perdere quella agli orsi bruni e marsicani nell’area protetta del Parco Nazionale della Majella. Lo scenario è mozzafiato: siamo nel Parco del Lupo, dell’Orso, nei vasti pianori d’alta quota e dei canyons selvaggi e imponenti, ma anche nel Parco degli Eremi, delle Abbazie, delle capanne in pietra a secco, dei meravigliosi centri storici dei Comuni che ne fanno parte.

Un momento a contatto diretto con la natura e le sue creature

Gentilissima ed esperta Luigia Di Sciullo ha spiegato che l’area dove si trovano le orse (sono femmine Caterina e le sue amiche) è limitata perché ha una funzione didattica ed è oggetto ormai da diversi anni di ricerche volte a conoscere la reale situazione della specie nel territorio protetto, in particolare attraverso il monitoraggio genetico non invasivo che è in grado di farci conoscere il sesso dei diversi individui presenti così come di determinare il minimo numero certo di animali che abitano il Parco ma anche informazioni relative agli spostamenti effettuati dai diversi orsi.

E’ davvero sorprendente vedere questi orsi in libertà, se si passa del tempo ad osservarli si scopre tanto sui caratteri di questi animali: c’è sempre un leader che fa capire al resto delle orse chi comanda. Poi ci sono gli alberi con le impronte e si è potuto scorgere persino un orsa su un albero. Davvero dei momenti fantastici!

Nel Parco sono state adottate misure di tutela volte a garantire ambienti maggiormente idonei alla specie sia dal punto di vista trofico che per quello che riguarda la tranquillità e la sicurezza di cui questo animale necessita, attraverso la chiusura di strade di penetrazione nei territori maggiormente utilizzati dal plantigrado e una gestione forestale e degli habitat che garantisca la presenza di adeguate fonti di cibo di origine naturale.

Attualmente si stima che nel Parco siano stabilmente presenti almeno 3-4 individui di orso, per i quali in diversi casi è stato accertato che rimangono all’interno del Parco anche per trascorrere il letargo invernale protetti nelle aree più remote e meno disturbate.

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Castel Gandolfo, schiuma nel lago: ecco le immagini. Il 9 gennaio riunione in Comune

CASTEL GANDOLFO (RM) – Un fenomeno quello della comparsa di schiuma sulle sponde del lago Albano a Castel Gastel Gandolfo che preoccupa molto i residenti e alcuni gestori di attività commerciali sul lungolago. Un fenomeno già segnalato in agosto e persiste nonostante sia terminata l’estate.

Ogni volta che c’è vento di tramontana la schiuma biancastra ricompare con un’altezza che supera i 20 centimetri. Il sindaco del Comune di Castel Gandolfo Milvia Monachesi ha indetto una riunione per il 9 gennaio alle 11:30 con Asl, Istituto Zooprofilattico e Parco Regionale dei Castelli Romani per affrontare il problema prima dell’arrivo della bella stagione e per vedere quali azioni congiunte mettere in campo insieme agli altri enti preposti al controllo e monitoraggio nonché tutela del bacino lacustre. Nel frattempo dovrebbero essere quasi pronti gli esiti dei prelievi richiesti di recente dalla Asl Rm6 diretta da Narciso Mostarda all’Arpa.

 

Per il presidente dell’Associazione Brunetti Giampiero Tofani che ha sollevato il caso della schiuma con esposti e richiesta di accesso è il momento di andare in fondo alla questione: “Vorremo sapere a che punto è il censimento degli scarichi di locali e abitazioni intorno al lago – dice Tofani – ci sono ancora attività che non sono allacciate alla fognatura pubblica circumlacuale che devono regolarizzarsi”. Eppure gli atti che riguardano il censimento degli scarichi abusivi si trovano sotto indagine della magistratura e soltanto terminati gli accertamenti si potrà capire in che percentuale incide il fenomeno sulla salute del lago.




Banda Uno bianca: dopo 23 anni Fabio e Roberto Savi di nuovo insieme

Fabio e Roberto Savi di nuovo insieme nello stesso carcere dopo 23 anni dal loro arresto. I due leader della famigerata banda della Uno bianca che tra il 1987 e il 1994 uccise 24 persone e ne ferì oltre cento, da qualche mese sono entrambi nell’istituto penitenziario di Bollate, a Milano. Fabio Savi, detto il “lungo”, ha chiesto e ottenuto il trasferimento dal carcere di Uta (Cagliari) e ora si trova anche lui nella casa circondariale milanese dove il fratello Roberto era già detenuto.

La notizia, alla vigilia della commemorazione della strage del Pilastro, uno degli episodi criminali più cruenti della storia della Uno Bianca ha suscitato la disapprovazione dei familiari delle vittime, ma ha anche spinto il ministro della giustizia Andrea Orlando a chiedere al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria una relazione per avere informazioni e chiarimenti sulla questione.

Da tempo Fabio Savi, 57 anni, chiedeva di poter scontare la sua pena in una struttura penitenziaria che permettesse di poter svolgere attività lavorative e per questo motivo ha inoltrato personalmente la richiesta di trasferimento dopo il parere favorevole degli assistenti sociali. Unico tra i killer della banda della Uno bianca a non aver indossato la divisa da poliziotto, Fabio Savi sarebbe arrivato nel carcere di Bollate poco prima della scorsa estate.

La notizia del trasferimento è stata confermata dai legali dei due fratelli Savi, Fortunata Copelli che assiste Fabio e Donatella De Girolamo per Roberto. “Da quello che mi risulta non sono nella stessa sezione – dice l’avvocato Copelli -, quindi non credo che si siano incontrati. Nel caso uno dei due avanzasse una richiesta di colloquio dovrà essere valutata dal direttore del carcere che poi nel suo ambito deciderà”. Questa possibilità getta nello sconforto Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della banda. “Fino ad ora i fratelli Savi non erano mai stati nello stesso carcere e devo dire che questa cosa non mi piace affatto, anzi mi preoccupa. Per noi parenti delle vittime è l’ennesima ‘botta’, che arriva dopo i permessi premio concessi all’altro
fratello, Alberto, e a Marino Occhipinti”. “Sono perplessa, non me lo aspettavo, ma se la giustizia lo permette dobbiamo prenderne atto – conclude Zecchi -. Certo è un dolore continuo, che si rinnova, sapere che queste persone colpevoli di terribili omicidi possano avere addirittura la possibilità di incontrarsi”.




Maltempo: arrivano pioggia e neve

Un’intensa perturbazione atlantica alimentata da aria fredda artica interesserà da stasera gran parte dell’Italia, portando precipitazioni diffuse soprattutto sulle regioni del Centro e del Nord-Est, neve a bassa quota al Nord e un deciso rinforzo dei venti. Lo indica un’allerta meteo della Protezione civile.
L’avviso prevede, dalla tarda serata di oggi, temporali su Liguria, Emilia Romagna e Toscana. Ci saranno rovesci di forte intensità, attività elettrica e forti raffiche di vento. Domani si prevedono nevicate, mediamente al di sopra dei 600-800 metri sulla Lombardia nord-orientale e sui settori settentrionali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Soffieranno, inoltre, venti da forti a burrasca su Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, in estensione dalla mattinata ad Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, con possibili mareggiate sui settori costieri tirrenici e ionici.




Vermicino, immobili di lusso: giudizio immediato per Massimo Nicoletti, figlio dell’ex cassiere della Banda della Magliana

ROMA – Richiesta di giudizio immediato della Procura di Roma per Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, quest’ultimo ritenuto dagli inquirenti l’ex cassiere della banda della Magliana. Il pm Luca Tescaroli gli contesta l’accusa di trasferimento fraudolento di beni finalizzato ad eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniale. La richiesta di immediato è estesa anche a Mario Mattei, considerato un prestanome di Nicoletti. Il gip Flavia Costantini ha fissato la data del 14 febbraio prossimo per l’esame della richiesta. I due imputati avranno facoltà di chiedere di essere giudicati con il rito abbreviato.

Nell’operazione «Barba» sono state anche sequestrate due società di capitali e le quote del capitale di una terza società, per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro. Target principale della investigazioni, condotte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria è stato il 53enne figlio di uno dei nomi più noti della associazione criminale della Magliana. E se il padre Enrico era addetto al riciclaggio, Massimo, conosciuto negli ambienti criminali romani con il soprannome di «Barba» è gravato da precedenti di polizia per traffico di droga, usura, estorsione, oltre ad essere stato colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale.

Tra le varie iniziative imprenditoriali spicca la realizzazione di un importante complesso residenziale, composto da ben 42 immobili di pregio, con un investimento iniziale pari a circa 3 milioni di sospetta provenienza. Due le società di capitali utilizzate per la realizzazione di tali investimenti, la Koros e la Dama Investement S.r.l., entrambe con sede a Roma: la prima, utilizzata per acquistare il complesso immobiliare e portare a completamento i lavori di costruzione delle abitazioni; la seconda, incaricata dell’alienazione delle abitazioni agli acquirenti finali. Le citate società, oggi sequestrate, erano di fatto gestite dal Nicoletti in quanto i formali soci e amministratori erano meri “prestanome” che, per di più, operavano anche a favore di altri due noti pregiudicati gravati da precedenti di polizia per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, furto, rapina, violenza e truffe. I due, destinatari di Ordinanza di Custodia Cautelare e tuttora oggetto di ricerche anche all’estero, “schermavano” al pari del Nicoletti, i loro rilevanti apporti di capitale, di origine ignota, intestando le partecipazioni societarie a congiunti e soggetti contigui – anch’essi, pertanto, qualificabili come prestanome – allo scopo di eludere la normativa antimafia ovvero favorire operazioni di riciclaggio.

In questo contesto si inseriva la figura dell’imprenditore romano Mario Mattei, anch’egli destinatario di ordinanza di custodia, in affari con Nicoletti ed incaricato della gestione dei rapporti con gli occulti finanziatori delle lucrose speculazioni immobiliari. Una sorta di factotum incaricato solo formalmente dell’amministrazione della DAma Investement S.r.l., era ma di fatto un prestanome. Nel corso delle indagini è emerso come, anche a causa della profonda crisi del settore immobiliare, i compartecipi/finanziatori occulti di Nicoletti, avendo deciso di desistere dagli investimenti iniziali, pretendessero la restituzione delle provviste finanziarie conferite: pretese non onorabili perché i relativi capitali erano stati «drenati» dal figlio del boss. Ne scaturivano minacce nei confronti di Mattei che veniva pure selvaggiamente picchiato, tanto da essere costretto a far allontanare i propri familiari dalla abitazione. Tra i beni sequestrati spicca il rilevante patrimonio immobiliare facente capo alla Koros S.r.l., composto da 42 beni immobili (13 villini e 29 box) nel comune di Vermicino.