TERREMOTO A NAPOLI: ECCO COSA DICONO GLI ESPERTI

di Christian Montagna

LEGGI ANCHE: TERREMOTO A NAPOLI, SCUOLE EVACUATE: ECCO LE ZONE INTERESSATE DAL SISMA

Napoli – Una polemica che va avanti da anni quella delle violenze sul nostro territorio perpetrate nel tempo e senza accertamenti preventivi. Proprio ieri, si è tornato a parlare della necessità di trivellare la parte di terra dove ieri, tra le 9,20 le 11,40 ben 33 scosse si sono susseguite . La realizzazione di un impianto geotermico nella zona est della Solfatara potrebbe in qualche modo contribuire al susseguirsi di terremoti.

 

Proprio nel punto in cui ieri si è registrato l’epicentro, tra Pozzuoli, Bagnoli e Fuorigrotta, bisognerebbe, secondo il progetto, scavare quattro pozzi scavati in profondità per andare a catturare l’energia del vulcano. Il progetto è stato anche sottoposto al Ministero dell’Ambiente per una valutazione ed è aperto alla consultazione di ogni cittadino che può anche intervenire con commenti e richieste di chiarimenti: sulla carta, si mostra il punto esatto in cui dovrebbero essere scavati i pozzi, nella zona di Agnano/Pozzuoli dove sono concentrate le rivendite di automobili.

 

Il flop del piano di fuga . Una pessima prova è stata quella di ieri per quanto riguarda il piano di fuga. “ Siamo in ritardo con l’approvazione del piano comunale di protezione civile e ieri mattina è stato evidente il problema delle vie di fuga intasate. Tutta colpa delle scuole e delle dirigenti scolastiche”, ha riferito Franco Alberto De Simone , architetto in servizio al Comune di Pozzuoli che coordina la protezione civile; “ Il piano di evacuazione dalla zona rossa è stato un flop”. Migliaia di studenti in strada e auto di genitori in preda al panico, hanno intasato letteralmente le strade. La situazione di ieri fortunatamente non è stata allarmante ma, è necessario rivisitare le vie di fuga.


Pozzuoli è rimasta paralizzata: tra alunni fuori scuola, genitori in strada e abitanti terrorizzati, sarebbe stato un disastro se l’allarme fosse stato concreto e l’intensità maggiore.


Cosa dicono gli esperti. “Ieri abbiamo registrato uno sciame sismico con una serie di microscosse, la più intensa delle quali di magnitudo 2.5 alle 9.20, spiega De Simone, una situazione sicuramente non allarmante, eppure è bastato questo per mandare in tilt i docenti e soprattutto i genitori. Comprendo e condivido umanamente la paura di questi docenti e quella dei genitori che si sono fiondati a scuola a riprendere i loro figli. Ma da un punto di vista di protezione civile la situazione non è assolutamente condivisibile. Ci vuole più formazione, più cultura della prevenzione”.


Anche INGV- Osservatorio Vesuviano ha comunicato in una nota il resoconto di quanto avvenuto ieri: uno sciame sismico di 33 eventi registrati in totale dalle 9,20 alle 11,40. Di queste, almeno quattro scosse di magnitudo 2,5 sono state avvertite dalla popolazione.


Secondo gli esperti, “ si tratta di scosse lievi, causate da un bradisismo fisiologico. Niente di preoccupante anche se erano 4 anni che questo tipo di fenomeno era scomparso” .

 

Italia, paese sismico. L’Italia però, come avverte anche la Protezione Civile, va ricordata come paese sismico. Negli ultimi anni, circa tremila terremoti hanno provocato danni più o meno gravi. Una parte di questi con magnitudo superiore a 5,5 ed effetti distruttivi. I terremoti più forti si concentrano in alcune aree ben precise: nell’Italia Nord-Orientale (Friuli Venezia Giulia e Veneto), nella Liguria Occidentale, nell’Appennino Settentrionale e soprattutto lungo tutto l’Appennino Centrale e Meridionale, in Calabria e in Sicilia Orientale. 

 

Cosa fare in caso di terremoto? Sul sito del Comune di Napoli, la Protezione Civile ha diffuso importante consigli comportamentali da adottare in caso di terremoto. ”Un terremoto o sisma, può definirsi come una rapida serie di movimenti della crosta terrestre che, propagandosi in tutte le direzioni sotto forma di onde, determina improvvise oscillazioni e vibrazioni del terreno e delle costruzioni. L’Italia è ad alto rischio sismico perché si estende su più placche tettoniche, il cui movimento reciproco genera periodicamente dei terremoti di intensità più o meno elevata. Napoli non ricade tra le zone maggiormente esposte a terremoti di intensità medio-alta, tuttavia ha una vulnerabilità molto elevata per la fragilità del patrimonio edilizio esistente, a rischio di dissesti e crolli in caso di scosse sismiche anche non violente, e un’esposizione altissima per l’elevato numero di abitanti e di beni che potrebbero subire gli effetti di un terremoto. Allo stato attuale non è possibile prevedere l’arrivo di un terremoto, per questo la prevenzione è l’unico modo efficace per ridurne le conseguenze: conosci le principali norme di comportamento in caso di terremoto e continua a tenerti informato".


Prima:
• Fai controllare la tua casa da un tecnico e se necessario intervieni per rinforzarla e renderla più
resistente, parlane con l’Amministratore del tuo condominio
• Informati su dove si trovano e su come si chiudono gli interruttori generali di gas, acqua e gli
interruttori della luce: gli impianti possono essere danneggiati dal terremoto
• Elimina gli oggetti pesanti da mensole e scaffali particolarmente alti, assicura al muro i mobili più
pesanti e più alti, fissa bene i quadri alle pareti, allontana i mobili dai divani e dalle sedute, chiudi bene
sportelli e pensili: gli oggetti potrebbero caderti addosso durante il terremoto
• Localizza i luoghi sicuri della tua abitazione (muri portanti, travi in cemento armato), gli spazi
all’aperto sicuri e le aree di attesa individuate dalla pianificazione di emergenza
• Informati sui piani di emergenza ed evacuazione a scuola o a lavoro: seguendo le istruzioni puoi
collaborare alla gestione dell’emergenza


Durante:
• Mantieni la calma e agisci senza farti prendere dal panico
• Cerca, se sei in luogo chiuso, riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più
spessi) o fra gli angoli di un muro portante, sotto una trave di cemento armato o sotto un letto o un
tavolo robusto: devi proteggerti da eventuali crolli
• Resta lontano dai mobili, dagli arredi da oggetti pesanti, da vetri quadri e finestre che potrebbero
caderti addosso
• Non uscire all’aperto, non utilizzare le scale, non andare sui balconi e non usare l’ascensore: scale e
balconi possono crollare, all’aperto puoi essere colpito e l’ascensore può bloccarsi e impedirti di uscire
• Non sostare, se sei in auto o all’aperto, in prossimità di ponti, di terreni franosi: potrebbero
lesionarsi o crollare
• Allontanati da costruzioni, alberi d’alto fusto, linee elettriche e impianti industriali: potrebbero
crollare o verificarsi incidenti
• Allontanati dai bordi dei corsi d’acqua e dalle spiagge marine e dalle strade costiere: si possono
verificare onde di tsunami
• Allontanati dagli animali spaventati potrebbero reagire inaspettatamente


Dopo:
• Aiuta chi si trova intorno a te e agevola i soccorsi
• Non muovere persone ferite gravemente: potresti peggiorarne le condizioni
• Chiudi il gas, l’acqua e l’energia elettrica
• Esci con prudenza indossando le scarpe: in strada potresti ferirti con vetri rotti, calcinacci, oggetti che
cadono dall’alto
• Raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti che potrebbero crollare
• Presta attenzione alle informazioni ed avvisi delle Autorità
• Evita di andare in giro a curiosare e raggiungi l’area di attesa che ti sarà indicata
• Evita di usare il telefono e l’automobile: è necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere
per non intralciare i soccorsi

 

Nel 2009, dopo il terremoto dell’Aquila, lo Stato ha avviato un piano nazionale per la prevenzione sismica, che prevede lo stanziamento alle Regioni di circa un miliardo di euro in sette anni con diverse finalità: indagini di microzonazione sismica, per individuare le aree che possono amplificare lo scuotimento del terremoto; interventi per rendere più sicuri gli edifici pubblici strategici e rilevanti; incentivi per interventi di miglioramento sismico di edifici privati.

Purtroppo, nessuno potrà prevedere il prossimo terremoto ma, essere informati sulla buona condotta da tenere durante i fenomeni sismici potrebbe ridurre di molto l’entità dei danni.
 




TERREMOTO A NAPOLI, SCUOLE EVACUATE: ECCO LE ZONE INTERESSATE DAL SISMA

di Christian Montagna

Napoli – Una mattinata di terrore è quella che hanno di recente trascorso gli abitanti della zona di Pozzuoli. Numerose scosse, lievi per fortuna, di terremoto sono state avvertite dalla popolazione nella zona di Pozzuoli e nei quartieri dell'area flegrea nel comune di Napoli. L’area che ospita una zona vulcanica attiva è da tempo sotto il controllo attento dei vulcanologi. Secondo i dati diffusi dall'Osservatorio Vesuviano, le scosse sono state di 2.3 gradi della scala Richter.


La prima scossa. Erano le 9.30 di questa mattina quando il territorio di Pozzuoli tremava senza sosta. Ben 27 scosse in tutto, due delle quali avvertite con forza maggiore, hanno paralizzato l’intera area campana. A precedere il sisma leggeri boati che hanno insospettito gli abitanti.


Le aree maggiormente interessate, dove la popolazione ha avvertito il movimento sussultorio che fa pensare ad un ritorno del bradisismo, sono il centro storico, la Solfatara, Arco Felice e Toiano. Ma, a differenza di altre zone, lì, non è stato dato allarme di evacuazione degli edifici pubblici.


Al momento non si registrano danni ma le precauzioni pare siano state prese ovunque: alcuni uffici pubblici e banche della zona flegrea, ad esempio, non stanno facendo entrare utenti e clienti in via precauzionale. Anche molti genitori terrorizzati stanno ritirando i loro figli dalle scuole dell'area flegrea per paura.


Panico e terrore. In via preventiva, molte persone hanno abbandonato le proprie abitazioni e gli uffici in cui si stava lavorando. Almeno due le scosse avvertite ma parre che lo sciame sismico ne abbia prodotte numerose. Nell’area di Agnano, Bagnoli e Pozzuoli, numerose sono state le segnalazioni giunte dai residenti.


Scuole evacuate a Bagnoli. Evacuate le scuole a Bagnoli non appena le scosse di lieve intensità hanno raggiunto la zona. L’ International School nell'area ex Nato di Bagnoli, è stata evacuate in via precauzionale. Ma non solo, anche gli istituti vicini alla zona del vulcano Solfatara di Pozzuoli, tra cui "Virgilio" e "Giacinto Diano" e in quelli di via Campana, a Pozzuoli sono stati in fretta sgomberati.


L’epicentro. Potrebbe essere proprio Via Pisciarelli ad Agnano il centro del sisma secondo quanto riferito dagli studiosi. Le scosse di oggi, sarebbero ricollegabili al fenomeno di bradisismo in atto nell'area flegrea, caratterizzata proprio dall'innalzamento e dall'abbassamento della superficie terrestre. Gli esperti stanno verificando il fenomeno e monitorando eventuali reiterazioni del fenomeno. Le due scosse sono state precedute da un rumore simile ad un boato.

 




TARANTO, ANIMALI IN STRADA PER PUBBLICIZZARE IL CIRCO: SCOPPIANO LE PROTESTE

di Christian Montagna

GUARDA LA FOTO GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO


Taranto – E’ la foto di un dromedario in giro per le strade di Taranto che ha fatto in pochi giorni il giro del web a richiamare la nostra attenzione sul problema del Circo con gli animali. A Taranto, dal 3 al 19 Ottobre, andrà in scena il Circo di Spagna nel Parco Archeologico delle Mura Greche. Ma, le proteste non sono mancate. L’associazione animalista italiana LAV, attiva dal 1977, ha inviato un comunicato al Comune di Taranto chiedendo di verificare il regolamento CITES del 2006 per il mantenimento degli animali dei circhi e nelle mostre itineranti, invitando i cittadini a boicottare l’evento.


La denuncia della FVE. Già la FVE (Federazione Europea dei Veterinari) aveva bocciato ampiamente l’utilizzo di animali esotici nei circhi invitando “tutte le autorità Europee competenti di proibire l’utilizzo di mammiferi esotici nei circhi in quanto non vi è affatto la possibilità che le loro esigenze fisiologiche, mentali e sociali, possano essere adeguatamente soddisfatte”, precisando poi come non ci sia “alcun beneficio di carattere di conservazione, ricerca o educazione che possa giustificare l’uso di animali esotici nei circhi”.


Anni e anni di lavoro, gruppi e conferenze internazionali si sono susseguiti negli anni per vietare quella che a tutti gli effetti è una mattanza di animali anche se, nel nostro bel paese, non esiste ancora alcuna legge che lo vieti ufficialmente. A differenza di molti paesi europei e non, nel paese del finto moralismo, si stima secondo quanto si legge dal comunicato LAV, che “ circa 2000 animali siano detenuti nei circhi italiani, tra cui 250 grandi felini (leoni e tigri) e 50 elefanti, cifre elevatissime rispetto ad altri Stati. Inoltre l’Italia “ è l’unico Paese che finanzia con fondi pubblici i circhi con animali, con uno stanziamento di circa 3 milioni di euro all’anno. Per questo motivo la LAV ha lanciato una petizione per chiedere di cancellare il finanziamento pubblico ai circhi con animali.”

 

Finanziare una mattanza? In Italia si può. Non sono bastati i blitz degli attivisti animalisti nel corso degli anni e chissà per quanto ancora non basteranno: la legge italiana non vuole vietare le violenze perpetrate a danno degli animali nei circhi- lager. Violenze che si ripetono di giorno in giorno, sotto gli occhi ciechi di spettatori che, silenti, partecipano ad una sofferente denaturazione. Molestie, umiliazioni, costrizioni al lavoro e privazioni sono all’ordine del giorno in quelle che per gli ignari bambini sono oasi felici ma che per tutti noi sono veri e propri lager. Animali privati dei loro habitat, delle loro caratteristiche fisiologiche ed etologiche, mutilati degli istinti naturali, sedati perché ribelli, offesi perché indifesi. Eppure, hanno un cuore, un’anima che accumula emozioni e le trasforma in amari ricordi. Incredibile pensare che un dromedario possa passeggiare per le strade sull’asfalto rovente; incredibile pensare che tutto ciò non possa nuocergli alla salute. Gli animali detenuti passano tutta la loro vita in gabbie, fuori dal loro ambiente naturale, costretti a viaggi massacranti, addestrati spesso con la violenza e con esercizi contrari alle loro caratteristiche fisiche ed etologiche. Per non parlare poi degli spettacoli, tra luci abbaglianti e rumori assordanti, che alimentano ancor di più il terribile stress.


Il reportage. Grazie alla collaborazione di Alba Buzzacchino, siamo riusciti ad avere delle foto del circo ma, degli animali, nemmeno l’ombra. Stivati in gabbie per giorni prima del debutto, costretti a lavori forzati e ritmi circensi, i poveri animali, anche in questa occasione, mi sa che frutteranno migliaia di euro ai loro aguzzini senza che nessuno li fermi.


Le proteste degli animalisti. Era a San Lazzaro, come a Napoli, come a Roma, come a Pavia, come a Milano che gli animalisti, quelli veri, nel corso degli anni avevano fatto sentire la propria voce. Non c’è circo che tenga senza una vagonata di proteste che lo precedono, lo accompagnano e lo seguono. Lo avevano fatto contro la campagna Valfrutta ambientata nel mondo del circo, tappezzando la sede aziendale con cartelli e striscioni al grido di “Vergogna”. Invano. Anche i militanti di CasaPound avevano protestato contro il Circo Orfei, chiedendo la fine delle violenze sugli animali e invitando il Comune ad ostacolare gli spettacoli.


“Disumane, inutili, diseducative e dispendiose barbarie” : così, erano state descritte le violenze dai movimenti animalisti e seppure avessero fatto non poco scalpore, purtroppo, il divieto, non essendo legge, non ha potuto annullare gli spettacoli . Anche a Padova, gli attivisti 100% animalisti avevano oscurato i manifesti che pubblicizzavano il circo e durante la notte, con un raid, si erano scagliati contro i negozianti che lo sponsorizzavano.

Purtroppo, c’è chi ha il coraggio di sponsorizzarlo come “paradiso” popolato da animali felici ma, continua, a mio avviso, ad essere la più grande offesa alla dignità di esseri viventi e senzienti.

 




GUATEMALA, ENORME FRANA: DECINE DI MORTI E OLTRE 600 FERITI

Redazione

El Cambray – Almeno trenta morti e fino a 600 dispersi nelle 125 abitazioni finite sotto la terra e il fango: è il bilancio reso noto dalle autorità del Guatemala, dove nella notte tra giovedì e venerdì una valanga si è abbattuta sulla località di El Cambray II, a una ventina di chilometri dalla capitale.


Due neonati tra i cadaveri rinvenuti. Uno dei responsabili della protezione civile, Alejandro Maldonado, ha riferito di "circa 600 persone disperse" sulla base del calcolo delle abitazioni. Per ore e ore, nel corso della giornata, sono andati avanti i disperati tentativi di trovare persone ancora vive, sebbene sepolte sotto la valanga di fango, hanno precisato le autorità, ricordando inoltre le oltre 200 persone evacuate. Le persone salvate sono al momento 34, ha precisato Maldonado, sottolineando che sul posto sono impegnate 1.200 uomini del soccorso. Maldonado ha riferito di nove morti, precisando che probabilmente il bilancio finale sarà "superiore" e che alla base dello smottamento c'è stata "una combinazione di fattori", tra i quali le piogge e alcuni drenaggi "illegali" nell'area.

I morti.  All'incontro con la stampa ha preso parte anche il presidente del Guatemala, Alejandro Maldonado (padre del funzionario della protezione civile), il quale ha chiesto aiuti internazionali "di fronte a questa emergenza nazionale". I media locali, ricordano che tra le vittime c'è Qaini Wilfredo Bonilla Sandoval, un 18enne che faceva parte della squadra giovanile di squash del Guatemala: la casa della sua famiglia è stata completamente distrutta e suo fratello Winifer, anche lui atleta, è rimasto ferito nel disastro. La stampa segnala, inoltre, che anni fa l'area era stata classificata "ad alto rischio" frane.




GIGI D’ALESSIO NEI GUAI: ECCO DI COSA E’ ACCUSATO

di Ch. Mo.

Roma – Un indagine a sua insaputa lo hai visto coinvolto improvvisamente: si parla di lui, Gigi D’alessio, storico cantante napoletano diventato poi conosciuto in tutta la nazione. La Procura di Roma lo ha accusato di aver sottratto all’erario circa un milione di euro. A stabilire l’esosa cifra sarebbero stati gli uomini della Guardia di Finanza in seguito ad un accertamento e alle indagini tuttora in corso.


“È giusto che la magistratura faccia le verifiche che riterrà opportune. Resto, come è naturale che sia, a disposizione dell'Autorità giudiziaria” ha commentato il cantante napoletano subito dopo che gli era stato notificato l’atto. “ Sono convinto che l'atto che mi è stato notificato sia un atto a tutela, che mi consentirà di dimostrare, nelle opportune sedi, la mia totale estraneità a fatti che, ancora oggi, non mi sono chiari e noti, dal momento che attengono a una vicenda che non riguarda direttamente il mio impegno artistico e quindi la mia attività”, ha poi concluso.


Ancora una volta una voce storica di Napoli finisce nel mirino della magistratura: dopo neomelodici arrestati per guida in stato di ebrezza e possesso di stupefacenti (Raffaello) ; cantanti accusati solo perché si sono esibiti alle cerimonie dei figli dei boss (Sal Da Vinci), ora, anche D’Alessio finisce nel mirino del fisco.




NAPOLI, LAMPIONI ACCESI FINO ALL’ALBA: ECCO L'INIZIATIVA NEI QUARTIERI A RISCHIO FAIDE

di Christian Montagna

Napoli – E’ quando cala il buio che a Napoli esce fuori l’illegalità, quando gli altri non possono vedere; quando le vittime non possono riconoscere i loro aguzzini. Succede così che nella Napoli violenta si spara, si uccide, si terrorizza e si vive sempre peggio. L’interessante iniziativa del Comune cerca proprio, in collaborazione con la Prefettura di poter quanto meno attenuare e scoraggiare la criminalità allungando ad esempio di ore il tempo delle luci accese.


L’assessore Ciro Borriello, che in particolare si occupa della messa in sicurezza della città, attraverso anche il sistema di illuminazione ha annunciato di essere pronto a preparare una gara da 50 milioni di euro per dodici anni da poter strutturare in modo diverso: da un lato, ci sarà il costo dell’energia e dall’altro, chi vince, deve provvedere a riammodernare una rete vecchia che produce molte diseconomie.

I disservizi. L’attenzione delle istituzione sul problema nasce come spesso accade da un ripetuto disservizio che agevola di conseguenza la malavita organizzata: i quartieri Scampia, Rione Sanità e Piazza Carlo III ad esempio, in questi giorni sono rimasti senza luce ma oltre a questi, anche il quartiere Fuorigrotta, il quartiere Chiaia e Pianura. Luoghi dove da anni si annidano i rifugi dei clan che operano nella città. In ogni quartiere poi, la causa del blackout è diversa; a Scampìa, ad esempio, molto frequente è il furto dei cavi di rame, il materiale principale che trasporta l’energia; al Rione Sanità invece gli impianti datati sono da rottamare.


Il Prefetto. Il lavoro in collaborazione tra ditte del settore, Palazzo San Giacomo e Prefettura mira a delineare le zone maggiormente critiche a cui bisogna aumentare il tempo di illuminazione. Il Prefetto, ad esempio, ha chiesto di illuminare per un’ora in più il quartiere Sanità, dai Vergini fin dove finisce poiché le luci attualmente si spengono alle 5. Oggettivamente, proprio in questo ultimo periodo, il Rione Sanità è stato vittima di faide di camorra in cui, ricorderete, perse la vita il giovane 17 enne Genny Casarano.
 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: IL POLIZIOTTO FERITO STA MEGLIO

di Christian Montagna

LEGGI ANCHE: NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: UN COLLABORATORE DELLA POLIZIA ED UN FILMATO INCHIODANO RENDE. ECCO COME

Napoli – Buone notizie giungono dal nosocomio napoletano dove, giovedì, si sono recati il sindaco di Carinate Annamaria Dell’Aprovitola ed altri amministratori del luogo in visita all’agente ferito Nicola Barbato. Una visita privata quella del sindaco che non ha in alcun modo dato vita a spettacoli mediatici ma anzi, ha simboleggiato la vicinanza degli abitanti di Carinate, paese in cui abita il sovrintendente.


Era lo scorso giovedì quando, Nicola Barbato, fu brutalmente ferito durante un operazione antiracket nel quartiere di Fuorigrotta, vittima in passato di guerre di camorra. Ma questa, è una guerra che la camorra ha lanciato allo Stato e che a tutti i costi si cerca di vincere. E’ appena trascorsa una settimana da quel fatidico giorno: una settimana in cui l’ottimo lavoro degli inquirenti ha portato al fermo dei due indagati accusati ora di tentato omicidio; al collegamento degli stessi con il clan Baratto attivo nella zona da anni; al rinvenimento di un collaboratore di polizia che avrebbe inchiodato il responsabile Raffele Rende tramite dichiarazioni shock e al rinvenimento di un video nell’area della sparatoria delle telecamere della Sepsa che riprenderebbero la sparatoria così come avvenuta.


Le visite al nosocomio. Dopo Mattarella, Alfano, Pansa, sempre nella mattinata di giovedì, sono giunti anche il primo cittadino, il suo vice Lello Sardo e l’assessore alle Politiche sociali, Giovanni Zampella, ex comandante della Polizia municipale. Proprio quest’ultimo ha dichiarato di aver incontrato la moglie di Barbato e i suoi due figli. Hanno in quella occasione voluto rinnovare la gratitudine dimostrata da tutti, istituzioni e non, e soprattutto dal corpo di Polizia che si è offerta in questi giorni di agonia anche semplicemente “ da spola per accompagnarli dall’ospedale all’appartamento messo a disposizione della famiglia a Napoli, assicurando una presenza costante”.


Nicola sta meglio. E’ proprio l’assessore Zampella parla delle condizioni di salute di Barbato: “I familiari ci hanno detto che riesce a comunicare con loro con il labiale, non riuscendo ancora a fonetizzare, muove gli arti superiori mentre per quelli inferiori, sebbene i medici non si sono ancora pronunziati, si continua a sperare per una loro ripresa”.


Il sindaco di Carinate. Anche il sindaco, si era espresso in seguito alla visita all’ospedale Loreto Mare in questi termini: “Insieme alla mia amministrazione, mi stringo alla sofferenza che in questi giorni sta attraversando la famiglia. Tutta la solidarietà di questa amministrazione e del paese intero per quell’onesto cittadino, quale è Nicola, e per la sua famiglia. Sono momenti difficili per tutta la città e non mi stancherò mai di dire che qualsiasi cosa sia che sia in potere a questa amministrazione verrà fatto”. “È una tragedia quella che ha colpito la famiglia Barbato, aggiunge Dell’Aprovitola, Nicola è stata ferito mentre difendeva la libertà e la sicurezza di tutti. Il suo operato, così come la sua persona, meritano rispetto. Nonostante siano passati ormai giorni dal ferimento di Nicola, io, come del resto tutta la comunità siamo in apprensione per il suo stato di salute, le sui condizioni restano critiche”.




NAPOLI, OMICIDIO DAVIDE BIFOLCO: UDIENZA RINVIATA

di Christian Montagna

Napoli – Questa mattina il giudice ha accolto le istanze dell'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia del diciassettenne ucciso nella notte tra il 4 e il 5 Settembre dello scorso anno da un carabiniere al Rione Traiano. Slitta dunque la sentenza per l’omicidio del giovane al prossimo 19 Novembre. Il giudice Ludovica Mancini ha accolto l'istanza per un supplemento istruttorio depositata dall'avvocato. Serviranno dunque maggiori accertamenti prima della sentenza. Nella prossima udienza, dovranno essere ascoltati il consulente balistico e i due carabinieri che si trovavano in servizio con il militare, imputato nel processo e che sparò a Bifolco nel corso di un inseguimento.


La reazione dei parenti. Enorme è stata la soddisfazione dei genitori all’esterno dell’aula di Tribunale, che almeno per ora, hanno visto concretizzarsi la possibilità di avere finalmente giustizia. Non sarebbe omicidio colposo secondo l’avvocato ma, omicidio volontario. L’ipotesi però va a scontrarsi con quella dell’altro difensore Salvatore Pane che tuttora assiste il carabiniere.

 

“Mio figlio era un ragazzino e non un camorrista. Pensate che voleva farsi un semplice tatuaggio e io non gliel'ho mai consentito”: così ha parlato ai giornalisti la madre di Davide Bifolco. Una cinquantina di giovani dei centri sociali hanno manifestato all'ingresso del Palazzo di giustizia. I manifestanti, giunti in corteo hanno esposto slogan come “Davide vive con noi” e “Verità e giustizia per Davide, più tutele sociali meno militari”. L'ingresso del Tribunale è presidiato da una cinquantina di agenti di polizia a bordo di sette automezzi blindati. Nei confronti del carabiniere imputato Giovanni Macchiarolo, accusato di omicidio colposo, il pm nella scorsa udienza aveva chiesto tre anni e quattro mesi.

Ad assistere alla sentenza ci sarà anche Ilaria Cucchi, sorella Stefano Cucchi, il giovane morto, in seguito alle percosse inferte dopo l'arresto.


Gli scontri. Nulla ha a che fare con la famiglia Bifolco, sia chiaro, ma, pare che alcuni militanti che ore fa hanno scatenato una rivolta, si siano radunati questa mattina davanti al Tribunale in occasione del processo con un piccolo sit-in per sostenere la famiglia. Un uomo sarebbe stato ferito nel corso di improvvisi incidenti scoppiati vicino la sede napoletana di Casapound. Il ferito sarebbe un commerciante, titolare di un negozio di ferramenta, colpito da una bomba carta lanciata da alcuni manifestanti. Sul posto tuttora indaga la Polizia di Stato.


Le condizioni del commerciante non sarebbero gravi: medicato al pronto soccorso del Loreto Mare per una ferita al mento causata da una scintilla provocata da un petardo esploso, è stato già dimesso. Gli scontri sarebbero nati tra gruppi della galassia Antagonista e sostenitori di Casapound.


Il precedente. Urla, spintoni e lancio di uova contro la polizia fuori al tribunale di Napoli da parte dei parenti di Davide Bifolco e degli attivisti si erano registrati anche nell’altra udienza dello scorso Luglio, a causa della richiesta del pm di 3 anni e 4 mesi col rito abbreviato per il carabiniere. Subito dopo le proteste, poi, si radunò un corteo alla rotonda Cinthia a Soccavo per chiedere a gran voce giustizia.

 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: UN COLLABORATORE DELLA POLIZIA ED UN FILMATO INCHIODANO RENDE. ECCO COME

di Christian Montagna

LEGGI ANCHE: NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: RAFFAELE RENDE NON E’ PENTITO. ECCO IL SUO CURRICULUM CRIMINALE

 

Napoli – E’ di poco fa la notizia che un collaboratore di giustizia ritenuto affiliato al clan Baratto, avrebbe dichiarato attraverso la propria testimonianza che, la sera del ferimento dell’agente Nicola Barbato, la moglie stessa di Raffaele Rende, detto Lelluccio ‘o criminale, lo avrebbe contattato proprio per chiedere aiuto. Proprio ieri, attraverso il profilo psicologico e criminale dell’indagato numero uno, gli agenti della Squadra Mobile di Napoli lo avrebbero collegato al Clan Baratto attivo nella zona.


Le dichiarazioni del Gip. In seguito all’interrogatorio e alle dichiarazioni del poliziotto sopravvissuto, il Gip Taglialatela ha potuto ricostruire la dinamica dei fatti così come accaduti. Non sarebbe possibile perciò, come detto inizialmente, che, un poliziotto esperto come Barbato abbia impugnato la pistola “optando per una soluzione suicida” e generando un conflitto a fuoco con i due malviventi. Hanno agito perciò secondo la prassi. L’ordine di arresto emesso nei confronti di Rende è stato perciò giustificato con poche pagine.


Spunta un filmato. Il giudice ha ampiamente accordato la versione dei fatti dell’agente grazie anche ad un filmato delle telecamere della Sepsa che ha registrato le scene da far west di quella sera. Si sparava infatti all’interno della Pande in cui erano seduti i due agenti “mascherati da commessi”. E’ stata ritenuta dunque non attendibile la prima versione di Rende secondo cui, a provocare la decisione di sparare sarebbe stata la paura di trovarsi di fronte a potenziali camorristi avversari nella lotta al racket delle estorsioni.


La figlia dell’agente ferito. A parlare in questi giorni è stata la figlia di Nicola Barbato, l’agente ferito nella sparatoria. “Ministro le posso strappare una promessa? Quando mio padre tornerà a lavorare, lo farà sedere dietro una scrivania?". La richiesta indirizzata ad Angelino Alfano proprio il giorno in cui il ministro dell'interno si era recato nel nosocomio napoletano dove l'agente è ricoverato da diversi giorni, ha commosso il web.

Le condizioni di Nicola Barbato. L'agente è tuttora ricoverato nel reparto di rianimazione in condizioni gravi ma stabili. Nei giorni scorsi è stato sottoposto ad un delicato intervento per rimuovere il proiettile nella nuca che ha trapassato la gola recidendo la giugulare. Si susseguono notizie sulle condizioni di salute del poliziotto: secondo alcuni si sarebbe risvegliato e avrebbe mosso anche se per poco gli occhi.

 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: RAFFAELE RENDE NON E’ PENTITO. ECCO IL SUO CURRICULUM CRIMINALE

di Christian Montagna

LEGGI ANCHE:NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA. L’INTERROGATORIO SHOCK DI RENDE: “HO SPARATO E HO FATTO UN GUAIO”

Napoli – Fuorigrotta, quartiere alla periferia di Napoli, da qualche giorno si trova al centro delle cronache nazionali ed internazionali per l’agguato ai danni dell’agente Nicola Barbato, attualmente ricoverato al Loreto Mare in gravi condizioni. Fuorigrotta oggi viene associata alla camorra sebbene non fosse il centro della criminalità organizzata. Esclusa infatti dalle principali zone di controllo dei clan camorristici napoletani, quartiere famoso per Facoltà di Ingegneria e Stadio San Paolo, attualmente è diventata la zona del racket.


Raffaele Rende, l’uomo che in pochi giorni ha conquistato le prime pagine della stampa mondiale per aver brutalmente sparato alla nuca di un poliziotto, è diventato il simbolo di questa guerra di camorra che già troppi morti aveva contato. L’escalation di violenza degli ultimi mesi non lascia indifferenti chi in quelle zone ci vive. Proprio ieri, l’ennesimo messaggio di speranza lo aveva lanciato Mattarella da Ponticelli in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico: “Sconfiggeremo la camorra”, diceva il Presidente dinanzi agli studenti. Ma quando accadrà tutto ciò?


L’identikit. Tornando a Rende, abbiamo tracciato l’identikit del criminale, aiutati anche dal curriculum che vanta reati e condanne. È stato assolto dall'accusa di omicidio ed ha scontato una lunga condanna per fatti di camorra. Oltre dieci anni di cella, un periodo in cui ha creato le basi per il suo rientro sulla scena criminale, rientro che gli ha portato oggi ad essere l’uomo più odiato dall’opinione pubblica, ferocemente attaccato dai social e dai colleghi dell’agente in fin di vita.


Undici anni di carcere, un assoluzione in processo per omicidio e infine l'intervento della decorrenza dei termini di custodia cautelare che accorcia la permanenza in una struttura penitenziaria: è questo il curriculum vitae di quello che può essere considerato a tutti gli effetti un malvivente.


A cominciare dal soprannome Lello ‘o criminale che evidenzia l’entità e il tasso criminale della persona, Rende ha confermato di aver sparato al poliziotto, senza mostrare alcun pentimento. Era una sorta di atto dovuto secondo quanto si apprende dagli interrogatori: l'uomo ha confermato che la sparatoria è maturata nel corso di un tentativo di taglieggiare un negozio di giocattoli, dando la stura alle indagini su mandanti e scenario criminale di Fuorigrotta. Alla vista dei due agenti in macchina, l’unica cosa da fare era sparare all’impazzata.


I mandanti. Secondo l’indagine condotta dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai pm anticamorra Francesco De Falco e Maurizio De Marco e scavando negli archivi della polizia giudiziaria, si cerca di collegare la figura di Rende ad un clan camorristico noto alle forze dell’ordine. Rende non poteva infatti essere una mina solitaria e vagante. Si suppone perciò la sua vicinanza al clan Baratto, rafforzata in seguito alla cancellazione dell’ergastolo e al ritorno in libertà. Ma chi ha ordito la trama estorsiva in grado di taglieggiare decine di esercizi commerciali e chi avrebbe mandato alcuni emergenti di Quarto e di Fuorigrotta a fare le “bussate di porta” ? Ancora nessun nome in particolare è emerso dalle indagini degli uomini della Mobile del primo dirigente Fausto Lamparelli.

 




NAPOLI, SMA 1: “LA VITA IN DIRETTA” INTERVISTA I GENITORI DELLA PICCOLA VITTORIA

di Christian Montagna

Roma – E’ dagli studi televisivi di Via Teulada che Gerardo De Biase, padre della piccola Vittoria de Biase, viene intervistato da Cristina Parodi durante la trasmissione su Rai 1 “La Vita in diretta”. In collegamento da Marano, una giornalista intervista Sonia e la nonna Anna. Gerardo è visibilmente provato, emozionato dallo stress che il meccanismo televisivo arreca: è teso ma determinato nel chiedere il diritto alla vita della proprio bambina. Si appella al ministro della salute, alla casa farmaceutica affinché possano in più breve tempo possibile fornire una risposta. “In Italia circa duecento famiglie vivono la nostra stessa situazione” dice Gerardo de Biase ,ma, l’importante è che vengano ascoltate e rispettate le nostre richieste.


In risposta al suo intervento, la giornalista del Corriere della Sera presente in studio, esperta in sanità, fornisce alcune informazioni dettagliate sulla sperimentazione del farmaco tanto richiesto.


L’avvocato Paolo Vinci, altro ospite in studio, ribadisce e riconosce alla famiglia De Biase di aver seguito perfettamente l’iter legislativo in queste situazioni e di aver fatto al momento tutto il possibile. Ma la casa farmaceutica, che può decidere di non mettere in vendita il farmaco deve essere spronata e “pressata” dai nostri enti. “ Intervengano Farnesina e Ministero affinché si possa creare una pressione sulla casa farmaceutica” conclude l’avvocato Vinci.


Il collegamento con casa De Biase. Collegati con Marano in provincia di Napoli, a parlare è Sonia Cirillo, mamma di Vittoria. La giornalista inviata, descrive, con l’ausilio di Sonia, la cucina- ambulatorio che, da quando a Vittoria è stata diagnosticata la malattia SMA 1, è diventata un riparo sicuro per la piccola. Saturimetro, macchinari predisposti al controllo del battito cardiaco, eventuali altri strumenti utili alla rianimazione in caso di crisi: sono queste le speranze a cui ora sono attaccati i genitori di Vittoria. Ma il futuro? In futuro potrebbe esserci la possibilità di somministrare a Vittoria un farmaco; la possibilità che questa atroce malattia possa essere quanto meno arrestata.

La trasmissione è visibile al seguente link; l'intervista alla famiglia De Biase è al minuto ventidue della puntata. http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6c3beeb4-b0a3-4d40-bceb-837245cf4666.html