SALVINI E MELONI SEMPRE PIU' UNITI: PIAZZA DEL POPOLO DIFENDE IL TRICOLORE

 

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Luca Zaia ha continuato sul filone degli immigrati: “Non c'è spazio in Italia per i profughi"

 

di Maurizio Costa

RomaMatteo Salvini scende in piazza a Roma per cercare di ribaltare la politica nazionale, Renzi compreso. Dalle 14 in poi, gruppi della Lega Nord si sono ritrovati a Piazza del Popolo per far sentire la propria voce. Nel frattempo, da piazza Vittorio, un corteo composto dai centri sociali e anche dal 'Movimento per la casa' hanno sfilato fino a Campo de' fiori per far passare il messaggio che Roma è una città meticcia e multirazziale. Insieme al leader della Lega Nord hanno deciso di manifestare anche i militanti di Casapound, che appoggiano le idee di Salvini.

[Piazza del Popolo stracolma per la manifestazione della Lega Nord]

Una piazza del Popolo ha accolto Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che hanno parlato ad una platea composta da cittadini soprattutto del nord Italia: dal Veneto alla Lombardia, passando per l'Emilia e il Piemonte. Sul palco è salito anche Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. “Renzi è un servo sciocco – ha dichiarato Salvini – che è stato messo lì dalla sinistra soprattutto per la sua simpatia, che non è neanche troppa. Uno strumento sciocco, un fantoccio”. Dopo lunghi applausi della piazza Matteo Salvini ha anche ironizzato sui cortei contro di lui: “Noi lasceremo questa piazza più pulita di prima, non come quelle zecche che lanciano uova contro le forze dell'ordine”.

Il leader del Carroccio ha anche parlato di un'Italia unita nelle intenzioni: “L'Italia è bella perché rispetta le differenze, le identità, le culture e le lingue, da nord a sud. Se rispettiamo la libera scelta dei veneti, dei sardi e dei lombardi potremo andare avanti. Crocetta, per esempio, è una sciagura come Ignazio Marino, perché vede morire delle bambine solamente perché non riescono a trovare un ospedale dove essere curate”.

[Piazza del Popolo stracolma per la manifestazione della Lega Nord]

Anche Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia ha voluto dire la sua dal palco della Lega: “Prima vengono le famiglie italiane e poi il globo. Dobbiamo per questo distribuire gli immigrati in Europa, in tutti i paesi, anche in quelli che chiudono le frontiere”. La Meloni ha anche parlato dell'Isis: “Gli sbarchi sono gestiti dall'autoproclamato califfato, che, in questo modo, potrebbe far arrivare cellule terroristiche in Italia”. In conclusione, la leader di Fdi ha anche detto che “l'unico Nazareno che rispettiamo è Gesù”.

Luca Zaia ha continuato sul filone degli immigrati: “Non c'è spazio in Italia per i profughi – ha commentato il governatore del Veneto –. Torneremo in regione e gli faremo un culo così”. Insieme alla Lega a piazza del Popolo c'erano anche i militanti di Casapound, che hanno inneggiato a Salvini con il saluto romano. “Salvini è il nostro leader – ha detto Simone Di Stefano di Casapound -. C'è un piano mondiale per sostituire i popoli europei anche attraverso l'immigrazione”.

Intanto, per le strade della capitale, hanno sfilato anche i dissidenti che, con lo slogan 'Mai con Salvini', hanno lanciato il messaggio che: "Roma è una città multirazziale e multiculturale". I centri sociali, insieme anche ai movimenti per la casa, hanno fatto passare quindi il messaggio di integrazione, in una città che: "disprezza la Lega e Salvini, che accetta gli immigrati e respinge i fascisti".

Nel corteo anti-Salvini c'era anche una minoranza curda, che ha detto che “noi abbiamo sconfitto i fascisti dell'Isis a Kobane, adesso Roma deve respingere questi nuovi razzisti che non accolgono immigrati. A Roma ci sono ancora i fascisti”.
 

Anche Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia ha voluto dire la sua dal palco della Lega: “Prima vengono le famiglie italiane e poi il globo. Dobbiamo per questo distribuire gli immigrati in Europa, in tutti i paesi, anche in quelli che chiudono le frontiere”. La Meloni ha anche parlato dell'Isis: “Gli sbarchi sono gestiti dall'autoproclamato califfato, che, in questo modo, potrebbe far arrivare cellule terroristiche in Italia”. In conclusione, la leader di Fdi ha anche detto che “l'unico Nazareno che rispettiamo è Gesù”.

Luca Zaia ha continuato sul filone degli immigrati: “Non c'è spazio in Italia per i profughi – ha commentato il governatore del Veneto –. Torneremo in regione e gli faremo un culo così”. Insieme alla Lega a piazza del Popolo c'erano anche i neofascisti di Casapound, che hanno inneggiato a Salvini con il saluto romano. “Salvini è il nostro leader – ha detto Simone di Stefano di Casapound -. C'è un piano mondiale per sostituire i popoli europei anche attraverso l'immigrazione”. In piazza del Popolo c'erano più persone del nord che romani, segnale forte e importanti per la Lega.

Intanto, per le strade della capitale, hanno sfilato anche i dissidenti che, con lo slogan 'Mai con Salvini', hanno fatto passare il messaggio che: "Roma è una città multirazziale e multiculturale". I centri sociali, insieme anche ai movimenti per la casa, hanno quindi sponsorizzato idee di integrazione, in una città che: "disprezza la Lega e Salvini, che accetta gli immigrati e respinge i fascisti".

Nel corteo anti-Salvini c'era anche una minoranza curda, che ha detto che “noi abbiamo sconfitto i fascisti dell'Isis a Kobane, adesso Roma deve respingere questi nuovi razzisti che non accolgono immigrati. A Roma ci sono ancora i fascisti”.

[Corteo anti Salvini]




UCRAINA: PAGATI 15 MILIONI DI DOLLARI PER IL GAS A RUSSIA, MA BASTANO PER 24 ORE

di Maurizio Costa

Kiev – L'Ucraina ha pagato 15 milioni di euro di gas alla Russia per ricevere forniture per 24 ore. Questo pagamento coprirà il fabbisogno del paese fino a lunedì, quando Putin, Poroshenko e l'Europa si incontreranno a Bruxelles per trovare un accordo sul gas.

Il ministro dell'Energia russo, Aleksander Novak, ha dichiarato che "discuteremo della situazione delle forniture all'Ucraina e del transito del gas verso i consumatori europei" proprio lunedì. Il problema è il gas e forse, dopo l'accordo di Minsk II, i vertici di Mosca e di Kiev riescano a trovare la pace anche sulle forniture, con il placet dell'Europa.

Anche gli altri paesi europei sono in tensione, perché un mancato accordo e un ulteriore litigio tra le due parti porterà a problemi con il gas anche a tutta Europa, che riceve grandi quantità dai gasdotti che attraversano l'Ucraina.

Il ritiro della armi nell'est dell'Ucraina sta proseguendo, ma non nelle zone soggette ad altri attacchi, come nei pressi dell'aeroporto di Donetsk. Nelle ultime 24 ore, sono morti tre militari ucraini, mentre altri sette sono rimasti feriti. 




GERMANIA, APPROVATO DAL PARLAMENTO IL PIANO D'AIUTI ALLA GRECIA

di Maurizio Costa

Berlino – Il Bundestag ha approvato con una larga maggioranza il Piano di aiuti che la Grecia ha deciso di prolungare per altri quattro mesi. In questo modo, il neo-premier greco, Alexis Tsipras, potrà accedere ai soldi europei per riformare il paese ellenico, cercando di raggiungere anche il pareggio di bilancio.

Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze tedesco, ha dichiarato che "la Grecia ha accettato senza riserve di realizzare il programma. Noi tedeschi – ha proseguito il ministro – dobbiamo fare di tutto per far sì che l'Ue resti insieme. Il nostro futuro, e in particolare quello della Germania, può essere buono solamente in un'Europa unita".

Non tutta la Germani sarebbe favorevole ad aiutare la Grecia. Secondo il quotidiano tedesco 'Bild', solamente un cittadino su cinque sarebbe d'accordo ad aiutare il paese di Tsipras. La verità è che non è solamente la Germania a poter decidere le soluzioni politiche ed economiche dell'Eurogruppo.

Il ministro Schäuble ha così concluso: "Il voto di oggi serve a dare più tempo alla Grecia per realizzare il suo programma. Se la Grecia volesse cambiare il Piano, sarebbe la troika a decidere e ad approvare, seguita dall'Eurogruppo".

Intanto, in Grecia, durante una manifestazione di militanti di estrema sinistra che hanno contestato la debolezza di Tsipras davanti all'Europa, una cinquantina di persone hanno lanciato molotov e altri oggetti contro la polizia, reparto Delta, che però non ha reagito secondo le ultime disposizioni del governo greco.




ISIS, SAPPIAMO CHI E' IL BOIA "JOHN". UCCISI 15 CRISTIANI IN SIRIA

di Maurizio Costa

Londra – Gli agenti di Scotland Yard avrebbero identificato il boia dell'Isis che compare in tutti i video di propaganda del sedicente califfato: si chiamerebbe Mohamed Emwazi, nato in Kuwait ma cresciuto a Londra. Conosciuto per aver tagliato le gole di Steven Sotloff e Peter Kassig, Mohamed sarebbe laureato in informatica.

La vita di Emwazi – Secondo suoi vecchi amici, il boia dell'Isis arriva da una famiglia benestante dell'ovest di Londra. Secondo le fonti britanniche, Emwazi sarebbe volato in Siria nel 2012 per unirsi all'Isis. Mohamed si sarebbe unito alla causa islamica estremista subito dopo un viaggio in Tanzania nel 2009: in quell'occasione, però, il terrorista sarebbe stato arrestato all'aeroporto di Das es Salaam.

Il premier britannico, David Cameron, sarebbe molto preoccupato della fuga di notizie che rischia concretamente di disturbare i tentativi di cattura di Emwazi. Intanto, aumentano le misure di sicurezza a Londra per contrastare una possibile rivalsa dei musulmani britannici.

Il retroscena – Il reparto dei servizi segreti britannici, l'MI5, avrebbe cercato nel 2009 di arruolare Emwazi come informatore. La trattativa non sarebbe andata a buon fine e nel 2010 gli 007 londinesi avrebbero inserito il boia dell'Isis nella black-list dei possibili terroristi.

Cristiani uccisi – Intanto, l'Isis avrebbe ucciso 15 cristiani rapiti in Siria qualche giorno fa. Una donna sarebbe stata anche decapitata nel villaggio di Tel Hormidz, ma la fonte non è stata ancora verificata. Il numero dei cristiani rapiti sale a 350 e l'Isis vorrebbe scambiarli con i jihadisti detenuti dai curdi. Questo scambio non ci sarebbe stato e i terroristi hanno cominciato ad uccidere i cristiani prelevati dai villaggi dell'est della Siria. "Il 27 febbraio ci sarà un'esecuzione di massa – afferma una fonte non verificata – nella moschea di Bab Alfaraj". I villaggi cristiani sono sempre più deserti e il più delle volte sono sotto il controllo diretto dell'Isis, che tiene in scacco anche donne e bambini, orfani dei padri prelevati dei jihadisti.

Lo sfregio del museo – A Mossul, in Iraq, i jihadisti sono entrati in un museo e hanno distrutto statue e altre opere d'arte dell'antica Mesopotamia. Opere di inestimabile valore che sono cadute sotto i colpi dei martelli degli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi. I jihadisti avrebbero anche distrutto una biblioteca che ospitava centinaia di migliaia di testi antichi.




VELLETRI: LA CAMERA DI COMMERCIO VERSO LA CHIUSURA E SCOPPIA LA PROTESTA

di Maurizio Costa

Velletri (RM) – La sede della camera di commercio di Velletri non sarà più operativa a partire dal prossimo 30 marzo. Tutte le attività della struttura saranno spostate a Roma, in viale Oceano Indiano e in via Capitan Bavastro a Roma, ma anche a Guidonia. La scelta arriva per presunti problemi economici, ma i dipendenti protestano: la decisione di spostare la sede, infatti, non agevola i cittadini. Delocalizzando la camera di commercio si crea anche un disagio ai lavoratori dell'ente, che saranno costretti ad andare a lavorare a Roma.

“I cittadini avranno un servizio in meno – dichiarano i dipendenti -. I tempi di percorrenza per andare a lavorare a Roma sono molto più elevati”. Sul sito della camera di commercio di Velletri è stato pubblicato un comunicato molto esplicativo: “Si comunica che dal 30 marzo 2015 la sede di Velletri non sarà più operativa. I servizi al pubblico verranno regolarmente erogati presso le altre sedi della Camera, con la precisazione che è possibile richiedere la vidimazione dei registri e l’emissione delle carte tachigrafiche esclusivamente presso le sedi di Viale Oceano Indiano e Guidonia”.

Il problema principale è che “in questo periodo ci sono molte situazioni di protesti dei cittadini – affermano i lavoratori della sede di Velletri – e in questo modo noi non possiamo fare le visure che permettono ad andare davanti ad un giudice. Stiamo fornendo un servizio in meno ai cittadini”.

Anche le firme digitali per i medici e i professionisti non verranno più fornite dalla camera di commercio di Velletri, causando un forte disagio a tutti i lavoratori della zona che dovranno recarsi a Roma per avviare queste pratiche.

“Il bello è che l'immobile dove risiede la camera di commercio è di proprietà dell'ente – continua un lavoratore – e quindi non c'è bisogno di abbandonare la struttura. Tra l'altro, ci sono molti palazzi ai Castelli Romani che potrebbero ospitare la camera di commercio, pagando anche un affitto basso, o magari prendendo una stanza in prestito da un comune limitrofo”.

Dal 1999 la camera di commercio di Velletri è operativa come sede distaccata e forniva dei suoi servizi molti comuni del sud del Lazio, molto lontani dalla capitale. “L'appello che facciamo – prosegue un dipendente – è quello di invitare il sindaco di Velletri a fare qualcosa per questa situazione. Noi saremmo costretti ad andare a lavorare a Roma, lontano dalle nostre case”.




MAFIA CAPITALE, IGNAZIO MARINO ANNUNCIA: “PRONTI ALTRI 120 INDAGATI”

di Maurizio Costa

Roma – La capitale d'Italia è pronta a fronteggiare una nuova ondata di indagati nell'inchiesta di Mafia Capitale, che già da qualche mese ha messo in subbuglio l'amministrazione comunale capitolina. Il sindaco Ignazio Marino ha detto: “Sbrigatevi ad approvare la delibera, perché stanno per arrivare altri 120 avvisi di garanzia per Mafia Capitale”, riferendosi all'approvazione del Piano di vendita degli immobili del comune di Roma. Parole molto dure, che hanno gettato fermento e preoccupazione all'interno dell'aula Giulio Cesare. Presente alla seduta anche il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, che è rimasto senza parole.

Gli emendamenti che caratterizzano la vendita immobiliare sono stati bloccati, quindi nessun altro lotto può essere inserito all'interno della delibera comunale. Neanche la sede dell'associazione 'Imagine', fondata da Marino, sarà toccata dal provvedimento. Questa onlus, infatti, paga solamente 162 euro al mese per occupare un immobile a San Lorenzo, in via dei Volsci. Sebbene il sindaco non sia più all'interno dell'associazione, questo fatto fa storcere il naso ai cittadini romani.

Riguardo all'annuncio di Ignazio Marino sui nuovi provvedimenti di Mafia Capitale, Francesco Storace ha scritto su Twitter che “Ignazio Marino spara: «In arrivo 120 provvedimenti giudiziari per mafia capitale». Ora siediti e spiega per bene a chi mandi il pizzino”, una frase che ha gettato forti polemiche sull'operato del sindaco della capitale.

Intanto, la Direzione Nazionale Antimafia (Dna) ha stilato il rapporto per il 2014 e ha rilevato la potenza di Massimo Carminati all'interno della politica e dell'amministrazione romana. Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, ha presentato questo rapporto della Dna: “avvalendosi del legame con alcuni personaggi dell'estrema destra romana divenuti negli anni importanti personaggi politici o manager pubblici, e attraverso alcuni esponenti del mondo imprenditoriale, l'organizzazione di Carminati ha potuto condizionare pesantemente il contesto politico ed amministrativo romano, determinando la nomina di personaggi graditi in posizioni strategiche quali quelle di presidente e di capo segreteria dell'assemblea capitolina, di presidente della Commissione per la Trasparenza del consiglio capitolino, di direttore generale, consigliere di amministrazione, dirigente dell'azienda municipalizzata Ama; ottenendo l'allontanamento e la sostituzione del direttore del dipartimento per i servizi sociali del Comune di Roma in quanto non sensibile alle esigenze del sodalizio; intervenendo nelle elezioni comunali di Sacrofano, paese alle porte di Roma”.

Un rapporto molto forte che getta nuove ombre sull'operato delle precedenti giunte capitoline.




VERTICE ITALIA-FRANCIA: "RAFFORZARE TRITON E PACE IN LIBIA"

di Maurizio Costa

Parigi – L'Italia e la Francia si incontrano e trovano molti obiettivi comuni. Matteo Renzi e il presidente francese, Francois Hollande, si sono riuniti all'Eliseo per un vertice sui temi fondamentali che hanno caratterizzato i due paesi e l'Europa negli ultimi mesi.

Il primo obiettivo è la pace in Libia, che, secondo il premier Renzi, non deve essere portata con una missione di pace ma cercando di avvicinare le fazioni del Nord Africa: "Il vertice di oggi con la Francia ha mostrato che la Libia è una priorità per tutta l’Europa – ha detto l'ex sindaco di Firenze -. La pace in Libia la possono fare solo i libici, non possiamo farla noi per loro, sono solo le tribù che possono trovare un accordo. Ma è molto importante affermare che la Libia è una priorità per tutta l’Europa e che non potremo consentire alla comunità internazionale di girare la testa dall’altra parte: bisogna mettere pressione alle tribù e alle forze politiche dell’area". Il problema dell'ex paese di Gheddafi non è secondario: "Il Mediterraneo non può essere un cimitero e non può essere una periferia del nostro continente. Il Mediterraneo è il cuore del continente" ha concluso Renzi.

I due leader hanno firmato anche un accordo per la Tav Torino-Lione per cercare di accelerare i lavori: "Oggi non c'è più nessun freno, nessun ostacolo" ha affermato Hollande. In un comunicato congiunto si legge che "Italia e Francia esprimono la propria soddisfazione per i progressi decisivi compiuti a favore del progetto Torino-Lione in occasione del Vertice di Parigi questo costituisce una tappa fondamentale per la realizzazione del tunnel binazionale".

Renzi risponde anche a Maurizio Landini, leader della Fiom, che ha accusato il premier di non essere stato eletto dal popolo: "L'Italia è una Repubblica parlamentare" ha detto il premier.

Durante il vertice ci sono state parole anche sulla situazione greca e sul progetto economico europeo: "La politica economica dell'europa ha cambiato direzione, ha cambiato verso: è un grande risultato per il quale esprimo gratitudine a Francois Hollande – ha dichiarato Renzi -. Nella Ue la parola crescita è entrata nel vocabolario, non è più una parolaccia ma un obiettivo chiave".




ACCORDO ITALIA SVIZZERA: FINE DEL SEGRETO BANCARIO

di Maurizio Costa

Roma – Finisce il segreto bancario in Svizzera: dopo tre anni di trattative, l'Italia arriva all'accordo. Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, e il capo del dipartimento federale delle Finanze della Confederazione Svizzera, Eveline Widmer-Schlumpf, hanno fatto crollare il segreto bancario elvetico, facendo uscire il paese d'oltralpe anche dalla black-list dei paradisi fiscali.

Chiunque detenesse conti in Svizzera illegali potrà avvalersi della voluntary disclosure, autodenunciando il proprio deposito e portando i capitali elvetici in Italia. In questo modo, il detentore del conto pagherà comunque le sanzioni previste ma con un notevole sconto. In più, chi dovesse avvalersi di questo metodo non incorrerà nelle nuove pene stabilite dal decreto sull'anticorruzione.

I capitali che l'Italia detiene all'estero sono altissimi e toccano una cifra stimata di 150 miliardi di euro. L'80% di questi sono depositati nelle banche svizzere e Renzi spera di recuperare un tesoretto di quasi 7 miliardi di euro.

“L’accordo firmato oggi è un passo avanti molto importante nelle relazioni tra i due Paesi – ha affermato Padoan – frutto di un lavoro che è durato molto tempo, che è stato complesso e difficile ma alla fine è giunto con pieno successo. Posso dire con certezza che porterà a entrate per più di un euro”. I due ministri hanno anche siglato una road-map che permetterà di analizzare meglio i viaggi dei frontalieri.

Il trattato dovrà ancora essere votato dai due parlamenti ma è sicuramente un passo in avanti importantissimo per l'Italia, che si appresta a siglare un accordo anche con il Liechtenstein. Giovedì prossimo, infatti, Padoan si recherà proprio nel paese europeo per firmare un nuovo trattato sulla voluntary disclosure.




GRECIA: TSIPRAS PRESENTA A UE IL PIANO DI RIFORME DA 7 MILIARDI

di Maurizio Costa

Atene – Alexis Tsipras è pronto a presentare all'Ue il Piano di riforme che permetterà alla Grecia di continuare il programma europeo e di ricevere i fondi comunitari per altri quattro mesi. Entro la mezzanotte di oggi, il premier ellenico dovrà inviare all'Eurogruppo la lettera contenente gli interventi che caratterizzeranno la Grecia per i prossimi mesi.

Il Piano dovrà essere approvato anche dal Parlamento europeo, ma sembra che i presupposti per trovare un punto d'incontro ci siano tutti. Secondo alcune indiscrezioni del quotidiano tedesco 'Bild', Tsipras avrebbe già stilato i temi fondamentali del suo intervento per risanare il debito greco: il primo ministro greco dovrebbe riuscire a recuperare 7,3 miliardi di euro.

I punti – Tsipras, insieme al ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, avrebbe intenzione di aumentare le tasse sui più ricchi (2,5 miliardi di euro), mentre 1,5 miliardi dovrebbero provenire dal contrasto del contrabbando di benzina e 800 milioni da quello delle sigarette. Altri 2,5 miliardi potrebbero essere recuperati attraverso un Piano di rientro delle tasse arretrate non pagate, che potrebbero essere rateizzate e agevolate per i greci più poveri.

Il commissario europeo agli Affari Economici, Pierre Moscovici, ha affermato che “il Piano greco deve essere ambizioso ma anche finanziariamente realista. Non si tratta di imporre l’austerità alla Grecia, ma è anche necessario rispettare gli impegni, perché il precedente premier aveva assunto impegni non a suo nome ma a nome dello Stato greco”.

Intanto, Alexis Tsipras deve anche combattere il fronte interno greco che si scaglia contro il suo operato. Dagli accordi di Salonicco del partito di Syriza, Tsipras avrebbe dovuto cercare di contrastare la 'troika', evitando di scendere a patti con l'Europa. Questo è stato anche il punto fondamentale della sua campagna elettorale e della sua vittoria. Adesso, forse pressato dal gigante Europa, il premier ellenico non ha potuto fare altro che venire incontro alle scelte continentali, rinviando e riproponendo il programma europeo. Anche l'eroe della Resistenza greca, Manolis Glezos, che da ragazzo strappò la bandiera nazista dal Partenone, si è scagliato contro Tsipras, affermando che “non ci può essere un patto tra un tiranno e uno schiavo. Chiedo scusa al popolo greco”.

La situazione è molto tesa ed entro qualche ora sarà tutto più chiaro, ma Tsipras sembra reggere bene il colpo, sebbene le pressioni interne ed esterne siano molto forti.




GRECIA, TSIPRAS CHIEDE ESTENSIONE DEL PROGRAMMA D'AIUTO

di Maurizio Costa

Atene – Alexis Tsipras, dopo aver sempre respinto le richieste di un allungamento del programma europeo, accetta gli aiuti dell'Ue. La lettera arrivata a Bruxelles dal governo greco annuncia la decisione, chiedendo, però, di revisionare le misure economiche. Da un lato la Grecia promette, dall'altro i suoi creditori accettano una maggiore flessibilità.

Tsipras, infatti, chiedendo un allungamento di sei mesi del Master Financial Assistance Facility Agreement, richiede un prestito all'Ue, che, però, dovrà essere coperto dalle promesse del governo ellenico. La Grecia dovrà cercare di risanare il debito pubblico, abbattendo la corruzione e l'evasione fiscale. Tra l'altro, Tsipras dovrà anche accettare il monitoraggio dei conti da parte delle istituzioni internazionali, definendo il memorandum e aggiustando il quadro di riferimento.

Tsipras, quindi, accetta le richieste dell'Ue. Domani, i ministri delle Finanze dei paesi europei si riuniranno in un nuovo Eurogruppo, provando a decidere e ad analizzare la lettera e le proposte della Grecia. “Confermo che la Commissione europea e l'Eurogruppo hanno ricevuto stamani la richiesta del governo greco” ha detto il portavoce dell'esecutivo comunitario Margaritis Schinas. Secondo Jean Claude Juncker “è un segno positivo che spiana la strada ad un compromesso ragionevole nell'interesse di tutta l'Eurozona”.

Intanto, la Germania afferma che non è d'accordo con la decisione della Grecia. Il portavoce del ministero della Finanze tedesco, Martin Jaeger, ha dichiarato che “la lettera di Atene non contiene alcuna proposta sostanziale di soluzione”. Quindi la Germania rifiuta il programma che la Grecia vorrebbe attuare, creando un muro contro muro quasi insanabile.

In un primo momento, Tsipras aveva promesso che non avrebbe mai accettato l'allungamento del programma comunitario. I suoi elettori lo hanno votato anche per questo. Adesso, però, cerca di andare incontro all'Unione Europea ma guardando anche agli interessi della Grecia, cercando di fare nuove riforme per poi distaccarsi piano piano dal piano di aiuti europeo.




GRECIA, PAVLOPOULOS È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

di Maurizio Costa

Atene – Prokopis Pavlopoulos è il nuovo presidente della Repubblica greca. L'avvocato prenderà il posto di Karolos Papoulias. Il nuovo presidente è stato premier ellenico ma anche un parlamentare di Nea Dimokratia, partito di destra. Da qualche tempo, Pavlopoulos è passato al partito di Alexis Tsipras ed è stato eletto con 233 voti favorevoli su 300, superando di molto la soglia minima di 180 voti.

Pavlopoulos è stato ministro degli Interni dal 2004 al 2009, quando governava Nea Dimokratia di Costas Karamanlis. Dopo questa esperienza è passato a Syriza. Pavlopoulos è un conservatore ma molto aperto alle idee europee, tema caldo in questo periodo in Grecia.

Il nuovo presidente della Repubblica è nato a Kalamata, nel Peloponneso, diventando avvocato prima e professore dopo. Dal 2006 è entrato nella politica, prima con il partito di destra di Nea Dimokratia e poi con Tsipras. Questa scelta potrebbe portare la Grecia verso idee più europeiste, sebbene Tsipras si avvicini di nuovo alla destra ellenica, dopo aver stretto alleanza con Anel, partito fondamentalmente omofobo e xenofobo.