UCRAINA: DICHIARATO LO STATO D'EMERGENZA

di Maurizio Costa

Non terminano i combattimenti nell'est dell'Ucraina. A Donetsk e a Luhansk i filorussi cercano di conquistare le zone che appartengono ancora al governo di Kiev. In questi territori proseguono i lanci di granate, di missili e di bombe, che stanno causando centinaia di morti. Oggi, quasi 500 minatori sono rimasti intrappolati in una miniera a Zasyadko, nell'est dell'Ucraina. Una granata, infatti, ha causato alcuni danni ad una centrale elettrica nelle vicinanze che hanno provocato un blackout, lasciando i minatori intrappolati sotto terra.

Intanto, il primo ministro ucraino, Arsenij Jatsenjuk, ha dichiarato lo stato d'emergenza nelle zone colpite dagli ultimi bombardamenti. Sebbene siano stati promulgati molti accordi che permettevano una pace tra le due fazioni, la guerra non è ancora finita.

La Nato ha stabilito che ci sarà una riunione straordinaria per discutere dei problemi che colpiscono l'est dell'Ucraina. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha telefonato ad Angela Merkel e a Francois Hollande per cercare di trovare una soluzione. La Francia e la Germania hanno fatto sapere che c'è bisogno di un accordo bilaterale che permetta un cessate il fuoco immediato. Già qualche mese fa, con gli accordi di Minsk, si era raggiunto un accordo di massima che però non è stato rispettato da ambedue le parti.

L'Unione Europea ha stanziato altri 15 milioni di euro di aiuti umanitari per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra ucraina. Acqua, cibo e beni di prima necessità saranno inviati nelle zone colpite dai combattimenti attraverso camion che trasporteranno 85 tonnellate di forniture di soccorso. L'alto rappresentante Federica Mogherini ha deciso di convocare un Consiglio straordinario per vedere come rispondere a questi nuovo attacchi.

Nelle ultime 24 ore, 7 soldati ucraini sono morti nell'est dello stato ed altri 24 sono rimasti feriti. Intanto, le bombe che hanno colpito Donetsk hanno causato altri due morti e 15 feriti civili, mentre a Mariupol sale a 105 il numero dei feriti e a 30 quello dei morti dopo l'attentato che ha colpito la città.




COLLEFERRO: PIERLUIGI SANNA PRESENTA IL MOVIMENTO CIVICO “RIPARTIAMO”

di Maurizio Costa


Colleferro (RM)
– Pierluigi Sanna, consigliere comunale uscente, è pronto a scendere in campo: sabato presenterà un nuovo movimento civico, “Ripartiamo”, che si propone obiettivi importanti per la crescita e la rinascita di Colleferro. “Nasce da una voglia di partecipazione vasta dei cittadini di Colleferro – ha dichiarato Sanna – Come obiettivi principali noi proponiamo la qualità della vita, importante dopo i grandi problemi di inquinamento che hanno caratterizzato il nostro comune”.

Ma non solo ambiente. Sanna presenta altri punti che caratterizzano il suo movimente nascente: “Proporremo un piano serio sulla questione lavoro, visto che l'apparato industriale è quasi dismesso e la disoccupazione ha raggiunto livelli alti”. Anche sotto il profilo della cultura Sanna si schiera per una crescita, a differenza della "destra becera che non si è mai interessata a questi valori".

“Il nostro movimento è formato da giovani e professionisti molto competenti – prosegue Sanna – e cercheremo di migliorare la città con proposte concrete”. “Ripartiamo” proporrà un candidato sindaco proprio? A questa domanda Sanna risponde chiaramente: “Io mi metto a disposizione del centrosinistra, ma spero che ci possiamo confrontare anche con le primarie con Pd e Idv”.

“Dobbiamo reinventare Colleferro – afferma Sanna – la nostra economia è crollata e siamo diventati la città dei rifiuti e degli inceneritori. Questo ha prodotto molta povertà e ha devastato il territorio. Proporremo un uso serio e sfruttato al massimo dei fondi europei e cercheremo di aumentare l'attrattività turistica che può esercitare Colleferro”. Rispetto alla vecchia amministrazione Sanna propone una “visione concreta del futuro a differenza della vecchia giunta che navigava a vista”.




TUTTI I SEGRETI DEL CASO MARÒ

di Maurizio Costa

Il caso dei due Marò che sono in attesa di un processo per aver ucciso due pescatori in India, scambiati per pirati, è stata la crisi diplomatica più grave tra l'Italia e la nazione asiatica. Negli ultimi tempi, anche l'Europa ci si è messa di mezzo, cercando di venire incontro alle due parti per arrivare ad una soluzione immediata. Intanto, il caso ha avuto sempre più ombre, e nell'arco di tre anni, sono uscite molte incongruenze che fanno pensare ad un processo molto opaco e pieno di segreti.

Prima di tutto, la notizia che fece più scalpore fu quella delle telefonata dell'armatore dell'Enrica Lexie, la Fratelli D'Amato, che alle 19,15 ordina alla nave di rientrare nel porto di Kochi, in India, per fare in modo che le autorità indiane salgano sulla nave e vedano i responsabili dell'uccisione dei due pescatori. La capitaneria italiana avrebbe voluto far rimanere l'Enrica Lexie in mare, ma l'armatore agì tempestivamente e riportò la nave a riva. Fu in quell'occasione che le autorità indiane salirono sulla petroliera e mostrarono le foto ai fucilieri, che, dal canto loro, non riconobbero il peschereccio mostrato dagli indiani. Secondo i Marò, infatti, la barca era blu e non bianca, ma le fotografie che lo avrebbero dovuto dimostrare erano troppo sfocate per capirlo. Anche in questo caso, le autorità indiane non credettero alla versione dei due fucilieri.

Intanto, il peschereccio che è stato attaccato dai fucilieri italiani è stato portato a riva “con decine di fori nello scafo”, secondo le autorità indiane. Ma questa barca non è mai stata mostrata e i due pescatori uccisi sono subito stati seppelliti con rito cristiano, senza dare la possibilità ai magistrati di disporre autopsie o controlli legali. Per questo motivo, tutti i rilievi che avrebbero potuto portare a nuove svolte nella vicenda dei due fucilieri della Marina non sono stati effettuati dai magistrati indiani. Successivamente, però, i magistrati riuscirono a svolgere le autopsie.

Tra l'altro, sembrerebbe che i proiettili trovati successivamente nei corpi dei due pescatori non corrispondano a quelli in dotazione ai Marò. Quelli estratti dalla testa di Jalastine e dal torace di Binki erano calibro 7 e 62 e quindi molto più grandi dei proiettili dei due fucilieri, calibro 5 e 56. Infatti, dopo aver seppellito i corpi, i magistrati sono riusciti a fare le autopsie. I Marò continuarono a dire che avevano sparato solamente colpi di avvertimento in acqua e che quindi era impossibile che avessero colpito i due pescatore. Inoltre, le istanze scritte che accertavano che i due pescatori indiani fossero stati uccisi sarebbero state modificate a macchina successivamente, cancellando il documento antecedente.

L'ingrandimento del documento, infatti, mostrerebbe delle sbavature di una macchina da scrivere diversa da quella usata inizialmente. Inoltre, anche la data sarebbe stata scritta in modo differente: nell'originale si legge “Cr No.02/12”, mentre nel documento successivo “Cr. No: 02/12”. Un'incongruenza che porta a pensare che i due testi siano stati ritoccati o manomessi.




ROMA, MAFIA SOLIDALE: LETTERA SHOCK DELLA DIREZIONE DEL NUOVO CINEMA AQUILA

di Maurizio Costa

Roma – Il Nuovo Cinema Aquila, bene espropriato alla mafia e trasformato dal Comune di Roma in un multisala gestito da una cooperativa sociale, denuncia con una lettera aperta alcune situazioni che intaccano l'indipendenza del cinema stesso. “Fino a quando il Nuovo Cinema Aquila dovrà subire attacchi di una certa politica che mira a controllare anche l’aria che respiriamo? – si legge nella lettera pubblicata sulla pagina Facebook del cinema, che poi prosegue –

Una politica che indica chi dobbiamo far lavorare, chi dobbiamo ospitare, chi dobbiamo promuovere, chi dobbiamo ringraziare. Una politica che aiuta certi personaggi fino all’ultimo passaggio della vita, mentre lascia morire d’inedia giovani dei quali finge di essere interessata”.

Secondo quanto denunciato dal direttivo del multisala, la politica sceglierebbe chi far assumere all'interno del cinema, ma anche i personaggi da promuovere e altre scelte che dovrebbero spettare a chi gestisce il Nuovo Cinema Aquila, Fabio Meloni. “Una politica che ci inganna quando ci porta a credere che un lavoratore assunto grazie al sostegno di un politico abbia sempre più ragione di un datore di lavoro che si oppone al ricatto e vuole scegliere liberamente i propri dipendenti e le proprie attività”. La lettera è molto dura, e continua affermando che “Mafia Capitale” è anche questo.

All'interno del cinema lavorano persone svantaggiate, che provengono dalla strada o che hanno passato un periodo in carcere. Invece, secondo quanto si legge dalla nota del multisala, ci sarebbero “attacchi subdoli da parte di politici e consiglieri comunali dei quali verranno fatti i nomi agli inquirenti, perché possano verificare i veri motivi dei cambiamenti repentini riguardo la valutazione che hanno adesso delle attività culturali e gestionali del Nuovo Cinema Aquila”.

La politica romana, quindi, sceglierebbe chi far lavorare all'interno del cinema e anche chi non licenziare. L'accusa è molto grave, e se proviene dal cinema stesso vuol dire che qualcosa di vero dovrà esserci per forza. Inoltre, il Nuovo Cinema Aquila sostiene che ci sarebbero alcuni tentativi di truffa e di sabotaggio che minano l'attività e l'indipendenza del cinema.

LE PUNTATE PRECEDENTI:

17/01/2015 MAFIA SOLIDALE: QUELLA TELEFONATA CON IL GIORNALISTA DE L’OSSERVATORE D’ITALIA”
17/01/2015 MAFIA SOLIDALE… QUELLE STRANE COINCIDENZE CON MAFIA CAPITALE
17/01/2015 MAFIA SOLIDALE: IL DOPPIO VOLTO DELLA SOLIDARIETA’
28/10/2014 ROMA, NUOVO CINEMA AQUILA: PARLA IL DIRETTORE FABIO MELONI
20/10/2014 ROMA, NUOVO CINEMA AQUILA: OMBRE SU QUEL PASSAGGIO TRA ONLUS
20/03/2014 ROMA, IL GIALLO SUI BENI CONFISCATI ALLA MAFIA: CHE FINE FANNO I SOLDI DEL NUOVO CINEMA AQUILA? L'INCHIESTA DE L'OSSERVATORE D'ITALIA
11/03/2014 ROMA CINEMA ESPROPRIATO ALLA MAFIA: IL COMUNE SPENDE 2 MILIONI PER RISTRUTTURAZIONI E LO AFFIDA A CONSORZIO PER PERSEGUIRE SCOPI SOCIALI… MA RESTA UN CINEMA A TUTTI GLI EFFETTI



CIAMPINO, COMUNE INDEBITATO: “CITTÀ IN COMUNE” RISPONDE AL SINDACO

di Maurizio Costa

Ciampino (RM) – La lista civica “Città in Comune”, dopo aver avanzato la richiesta dell'istituzione di una commissione consiliare per analizzare i presunti debiti del comune di Ciampino, risponde al sindaco Giovanni Terzulli. La lista civica invita il sindaco ad instaurare “l'apposita Commissione consiliare che le stiamo richiedendo con la nostra raccolta di firme, per fare finalmente chiarezza sul vero livello d'indebitamento del Comune di Ciampino”.

“Città in Comune” riprende i quattro punti sui quali anche il sindaco aveva fatto delle precisazioni. Riguardo al problema del contenzioso di Acqua Condotte Spa, la lista civica è chiara: “A cosa è dovuta la dimenticanza che due anni fa ha messo il comune nella situazione attuale? Ci riferiamo alla mancata richiesta, garantita dalla legge, per ottenere la sospensione temporanea dell'obbligo di pagamento dell'esito Arbitrale fino alla sentenza d'appello. Una mancanza che è costata alle casse comunali un esborso di maggiori interessi al creditore per diverse migliaia di euro. Le parole del Signor Sindaco – continua la nota – ci fanno pensare ad un’azione di Governo dell’attuale Amministrazione (e della precedente con lo stesso Terzulli assessore al Bilancio) quanto mai creativa”. “La pretesa di Condotte di esser risarcita per la revoca della convenzione con ben 11 milioni di euro è del tutto ingiustificata, considerando che il colosso nazionale delle costruzioni non aveva minimamente rispettato la convenzione medesima”.

Riguardo alle cartelle Equitalia,
“Città in Comune” afferma che “una cosa è l’azione legale nei confronti di Equitalia che sarebbe colpevole di non aver riscosso le cartelle in consegna, altra cosa è garantire ai cittadini, accelerando le verifiche in corso, che non si tratti di “cartelle pazze”. Altra cosa ancora, infine, è essersi dimenticato di pagare quote dovute dal Comune ad altri Enti: dimenticanze che, se accertate, farebbero lievitare quegli stessi debiti”.

Sul problema dell'esproprio di Via Spada, la lista civica risponde al sindaco, dichiarando in una nota che “la verità è che i proprietari dei terreni espropriati (beneficiari della sentenza) hanno da tempo ceduto i loro diritti ad operatori economici che subito hanno richiesto la conversione della sentenza da Euro a metri cubi nelle aree di Via Reverberi. Hanno portato in Consiglio Comunale proposte su proposte sempre respinte, sia perché realmente irricevibili rispetto alla normativa in vigore su quei terreni (e che tra l’altro scatenerebbero una vera guerra edilizia con tutti i proprietari dei terreni viciniori) sia perché la maggioranza, a sei mesi dall’elezione, è sempre più irrequieta”.

Infine, anche le parcelle degli avvocati esterni del comune hanno un peso importante nella vicenda: “Sulle parcelle di avvocati esterni non pagate abbiamo chiesto di far chiarezza sull’anzianità di protocollo che farebbe comprendere se sono o no debiti fuori bilancio tuttora non emersi. Cosa che forse il signor Sindaco continua evidentemente a ritenerla un’inezia. Ne è tanto convinto che ci rassicura che nessuna parcella è contestata, tutte vanno pagate, ma quando lo decide lui e non le leggi di bilancio”.




ISIS: “HANNO UCCISO 13 BAMBINI PER AVER GUARDATO UNA PARTITA DI CALCIO”

di Maurizio Costa

Siria
– Tredici bambini sarebbero stati uccisi dai jihadisti dell'Isis solamente per aver guardato in televisione la partita di calcio tra Siria e Giordania. La loro unica colpa sarebbe stata quella di aver violato la sharia, la legge islamica. La denuncia è partita da un gruppo di attivisti siriani, che attraverso il proprio sito “Raqqa is being slaughtered silently” (Raqqa viene macellata in silenzio), hanno dichiarato che i bambini sarebbero stati uccisi a colpi di mitragliatrice e i loro corpi sarebbero stati esposti per le vie della città.

La partita di calcio, svoltasi in Australia, avrebbe scatenato la rabbia dei jihadisti, sebbene il fatto non sia stato ancora confermato dalle autorità. I bambini sarebbero stati uccisi il 12 gennaio: dopo esser stati prelevati dal quartiere di al-Yarmuk a Mosul, i 13 ragazzini sono stati fucilati.

I loro corpi sarebbero rimasti esposti per le strade, in modo da dare il buon esempio a chiunque volesse ripetere l'azione contro la legge della sharia.

Intanto, l'Isis ha rapito due ostaggi giapponesi. Attraverso un video, i jihadisti hanno chiesto al governo nipponico 200 milioni di dollari per il rilascio degli ostaggi. Se il Giappone non dovesse accettare l'offerta, l'Isis ha dichiarato, sempre nello stesso video, che gli ostaggi verranno uccisi entro 72 ore. La somma equivale agli aiuti che il premier giapponese Shinzo Abe ha promesso alla coalizione che combatte il califfato giornalmente.

La violenza dell'autoproclamato califfato islamico è senza fine e i video che appaiono sui social network non fanno che aumentare la paura di tutto il mondo.




MAFIA CAPITALE: STRANI COLLEGAMENTI TRA BUZZI E NUOVO CINEMA AQUILA

di Maurizio Costa

Roma – La nostra inchiesta sul Nuovo Cinema Aquila ha sollevato un polverone, che sembra legarsi a doppia mandata con le indagini di Mafia Capitale.

La storia – Il Nuovo Cinema Aquila è stato affidato al Consorzio Sol.Co. nel 2004. Il presidente del consorzio di cooperative sociale è Mario Monge, che gestisce affari in tutta Roma e provincia. Il cinema, nel 2013, passa – illegalmente – nelle mani della N.C.A., una società cooperativa che vede il signor Monge sedersi sempre nel consiglio d'amministrazione. Questo passaggio di cooperative è stato denunciato dalla nostra testata molti mesi fa, perché nel bando comunale c'è espressamente scritto che il cinema non può essere ceduto ad altre cooperative sociali.

Lo scandalo dei cassonetti gialli – Dopo lo scandalo di Mafia Capitale e gli arresti per vendita all'estero dei vestiti usati gettati nei cassonetti gialli, il cerchio sembra chiudersi. La squadra Mobile di Roma, guidata da Renato Cortese, ha arrestato 14 persone che ricevevano appalti senza gara dall'amministrazione (come quello della raccolta degli abiti usati), e lucravano sulla vendita di questi indumenti, spedendoli in Nord Africa o in Asia.

A capo del giro d'affari ci sarebbe Pietro Cozzolino, boss della camorra del clan di Portici-Ercolano. Con la complicità di sindaci, assessori e consiglieri comunali, la cricca gestiva questo business che fruttava milioni di euro l'anno. Ogni chilo di vestiti rende dai 35 ai 58 centesimi, che moltiplicati per decine di tonnellate fanno una bella somma.

Ama Spa è direttamente implicata, e con lei anche Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati (“er cecato”). Buzzi sarebbe stato il referente di tutte le cooperative sociali e avrebbe ripartiti il territorio in varie parti per dividere i fatturati. Qui entra in gioco Mario Monge e il consorzio Sol.Co.

La svolta – Buzzi avrebbe dato il permesso di lucrare e sarebbe stato l'operatore di tutto il sistema. Inoltre, il braccio destro di Carminati sarebbe stato il raccordo terminale dei consorzi sociali. Mario Monge, presidente della Sol.Co., che gestisce anche il Nuovo Cinema Aquila attraverso la N.C.A., conoscerebbe bene Buzzi. Monge, secondo gli inquirenti, organizza gli incontri tra le cooperative e Dante Pomponi, ex assessore ai tempi di Veltroni. Secondo gli agenti, “chi vuole vincere non paga più solo alla Pubblica Amministrazione, in un contesto che è solo corruttivo, ma paga al titolare di poteri di fatto all’interno della Pubblica Amministrazione, poteri che sono correlati al dominio della strada e che si proiettano nel mondo istituzionale, condizionandolo anche con la corruzione, poteri che sono, in una parola, di stampo mafioso”.

Monge è a capo del Nuovo Cinema Aquila, seppur indirettamente, e da alcune telefonate anonime, ci hanno confessato che sono anni che lucrerebbe in questi affari. La cooperativa "New Horizons", facente parte sempre della Sol.Co. di Monge, ha gestito per anni i cassonetti gialli per la raccolta degli abiti usati ed è implicata nelle indagini della Squadra Mobile di Roma. 

Inoltre, il Nuovo Cinema Aquila ha avuto uno strano passaggio di cooperative, e sembrerebbe che tra i 14 arrestati ci siano alcuni amministratori di altre cooperative di Monge. In definitiva, Monge, presidente del consozrio Sol.Co. che raggruppa la cooperativa "New Horizons" (per quel che riguarda i cassonetti gialli) e la N.C.A. (che gestisce il Nuovo Cinema Aquila), conoscerebbe bene Buzzi, braccio destro di Carminati, implicato nello scandalo dei vestiti da dare in beneficenza insieme a un boss della camorra, Pietro Cozzolino.

La nostra inchiesta ha scoperchiato una situazione più grande di quello che sembrava all'inizio. Partendo da un normale cinema espropriato alla mafia, ci siamo trovati di fronte alla cupola che da anni muove i fili della capitale d'Italia.




VELLETRI: CHIESTA COMMISSIONE PER L'IMPIANTO BIOGAS

di Maurizio Costa

Velletri (RM) – Un consiglio comunale straordinario all'insegna dell'impianto a biogas: un argomento molto importante, che ha visto opporsi vari schieramenti all'interno dell'aula consiliare del municipio di Velletri. La costruzione della centrale da parte della Volsca Ambiente sembra aver colpito molto l'opinione pubblica, che ha partecipato attivamente al consiglio comunale, in attesa di ascoltare cosa avesse da dire l'amministrazione al riguardo. Chi voleva colpi di scena è rimasto sicuramente a bocca asciutta.

Il problema principale, ricordato più o meno da tutti i consiglieri, è il fatto che Velletri non può continuare a mandare i propri rifiuti – l'umido in particolare – in altri paesi, perché questo rappresenta un costo per tutti i cittadini. Per questo, l'amministrazione ha deciso di costruire questo impianto che potrebbe risolvere il problema una volta per tutte.

L'assessore Luca Masi ha precisato che “si sta valutando l'impatto ambientale dell'impianto”. Inoltre, per quel che riguarda le ex discariche che si trovano sul territorio, Masi ha affermato che “stiamo seguendo un iter di bonifica. Le indagini geologiche non hanno rilevato dati preoccupanti e la prossima settimana verranno stabiliti altri criteri di bonifica”.

Il consigliere Gianni Cerini (Pdl) è stato molto deciso: “Ogni città deve provvedere ai propri rifiuti: non possiamo continuare a mandarli nei comuni vicini. Quindi – ha continuato Cerini – non dobbiamo diventare una borgata di Roma. Ognuno deve pensare a sé e noi non vogliamo i rifiuti della Capitale”.

Mentre il consigliere di centrodestra Ladaga ha dichiarato che “il dissenso deve essere ascoltato per migliorare le cose”, il collega Quaglia (Fdi) ha affermato che “un impianto di quelle dimensioni deve essere studiato per farlo aerobico, così da inquinare meno”. Differentemente da Ladaga, Quaglia apre ai comuni vicini, sostenendo che “possiamo anche accogliere i rifiuti di qualche paese nei dintorni”.

Dal canto suo, il consigliere Greci (Lista Civica Laboratorio Idee Velletri) ha affermato che “Volsca costa al comune ben 9 milioni di euro l'anno e ha una gestione fallimentare. Un impianto a biogas rilascerebbe sostanze tossiche che intaccherebbero la salute dei cittadini. Dobbiamo sederci a un tavolo e decidere l'impianto migliore da costruire”.

L'ipotesi di un tavolo di tecnici è piaciuta anche al consigliere Pennacchi (Sinistra per Velletri), che ha ribadito la necessità di analizzare problematiche che potrebbe portare un impianto di quelle dimensioni. Molto critico è stato Paolo Trenta (M5s), che si è schierato contro la realizzazione dell'impianto, che risulterebbe troppo costoso e porterebbe a pochi risparmi per i cittadini. “La soluzione – secondo il pentastellato – sarebbe quella di fare compostaggio direttamente nelle case delle persone, educando l'intera cittadinanza, a partire dalle scuole”.

Favorevole all'impianto, invece, il consigliere Fiocco (Pd): “Adesso mandiamo i rifiuti fuori facendo aumentare le tasse. L'impianto Volsca, che tratterebbe solo l'organico, è la soluzione”. Più moderato Roberto Leoni (Pd), che è favorevole all'impianto ma solo se si trovano le soluzioni giuste per fare le cose.

Verso la conclusione del consiglio comunale, un gruppo di persone facenti parte dei movimenti anti-biogas, hanno gridato ai consiglieri che i rifiuti ormai sono dappertutto a Velletri e sono stati allontanati da regolamento dal presidente del consiglio comunale.




CIAMPINO, COMUNE INDEBITATO: PRESUNTE IRREGOLARITA' DI BILANCIO, SI RISCHIA IL COMMISSARIAMENTO

di Maurizio Costa

Ciampino (RM) – La lista civica “Città in Comune” chiede di istituire una Commissione Speciale per effettuare un'analisi di tutte le posizioni debitorie maturate dal comune di Ciampino fino al 31 dicembre 2014. Alcuni milioni di euro penderebbero sulle casse comunali e “preso atto di questa particolare contingenza, e del fatto che irregolarità sul bilancio comunale porterebbero al commissariamento del Comune” la lista civica vuole fare chiarezza sulla situazione economica di Ciampino.

La richiesta di "Città in Comune" punta a far luce in particolare su quattro questioni. La prima riguarda il Lodo arbitrale Condotte Acqua Spa: "Se è vero che, come ha affermato l’assessore Savi, il debito di quasi un milione d’euro è emerso a fine 2012, – si legge nella nota di “Città in Comune” – perché il Comune ha aspettato tanto per riconoscerlo con la prevista procedura dei debiti fuori bilancio, dando spazio al riconoscimento di corposi interessi (25.000/30.000 euro) da parte del creditore? E se è vero che la sentenza sul debito era nota da ben prima del 30 settembre, perché sul bilancio non ve ne è traccia?”.

Il secondo punto riguarda alcune cartelle esattoriali di Equitalia: “Risultano essere giacenti da anni cartelle esattoriali per un ammontare di oltre 300.000 euro. Chiediamo che l’amministrazione faccia chiarezza: se infatti non fosse stata presa nessuna misura per risolvere i contenziosi ci troveremmo di fronte ad un’inammissibile inerzia che comporterebbe ulteriori danni economici per le casse comunali e quindi i cittadini tutti”.

Ma i debiti non finiscono qui: “Sembrerebbe che da circa due anni sia stata notificata un'ennesima sentenza sfavorevole in materia di espropri il cui valore dovrebbe attestarsi intorno ad 1.200.000/1.400.000 euro. L’amministrazione comunale starebbe tentando di liquidare questo credito trasformandolo in metri cubi da realizzare mediante un Piano Integrato in Via Reverberi”. La nota continua affermando che: “La proposta di compensazione del debito in metri cubi edificabili non è però né sostenibile né praticabile, poiché il lotto indicato dai creditori rientra in una zona ben più ampia, di circa 20 ettari, da programmare come piano comprensoriale ad esclusiva cura del Comune, con servizi e aree verdi per circa la metà della superficie. Non si può quindi assegnare ora, ad un solo marginale lotto, un indice di cubatura poiché salterebbe l’intera programmazione pubblica prevista dal PRG. Di certo c’è un debito verso privati che dovrà comunque essere onorato, visto che ormai da 15 anni responsabilità dirigenziali stanno privando il creditore di un giusto indennizzo”.

Infine, la lista fa notare che nel solo 2014 il comune di Ciampino ha accumulato un debito presunto dell’ordine di 1,3/1,4 milioni di euro (quasi 4.000 euro al giorno) per parcelle di avvocati esterni. “Città in Comune” chiede “che venga fatta chiarezza circa “l'anzianità di protocollo” di queste parcelle e soprattutto sul fatto che la loro congruità sia stata o meno mai oggetto di contestazione formale da parte dei competenti uffici comunali che avrebbero dovuto liquidarle nei tempi di legge”.

La nota chiude chiamando in causa coloro che in queste ore hanno sollevato il polverone mediatico: per esempio, Mauro Testa, già vicesindaco nella precedente giunta, e Gabriella Sisti, già assessore e consigliere con Simone Lupi sindaco. “È strano che nessuno abbia notato questi milioni di debiti mentre sedeva tra le file della maggioranza" – Si legge nella nota della lista civica – "Strano soprattutto che adesso taccia e getti acqua sul fuoco il sindaco ed ex assessore al bilancio Giovanni Terzulli, che evidentemente ha sottovalutato all’epoca il dissesto finanziario in cui versa il Comune”.




LIGURIA: PAITA VINCE PRIMARIE PD

di Maurizio Costa

Genova – Raffaella Paita, assessore regionale alle infrastrutture, ha vinto le primarie del Pd e sarà la candidata del centrosinistra alle elezioni regionali di maggio 2015. Ottenendo il 53,1% dei voti, Paita ha battuto il diretto concorrente Sergio Cofferati con uno scarto di quasi 4.000 voti. L'assessore regionale ha vinto in 3 province su 4 e ha subito affermato che “adesso lavorerò per l'unità del Pd e per affrontare al meglio la sfida delle regionali. Saranno anni rock”.

Sergio Cofferati, però, non ci sta, e subito dopo i risultati, ha dichiarato che c'è stato “un livello alto di partecipazione dei liguri e non solo”. L'ex sindacalista, quindi, afferma che ci sarebbero stati molti immigrati a votare e che la commissione di garanzia dovrà esaminare tutte le segnalazioni, sulle quali dovrebbe intervenire anche la Procura.

La Paita, dal canto suo, ha dichiarato che “4mila voti di scarto sono netti e mettere in discussione questo risultato non è interesse di questo partito”. Inoltre, l'assessore regionale afferma che “gli immigrati che votano hanno diritto di partecipare”.

Le segnalazioni di Cofferati sono cominciate dopo che alcune fotografie del suo entourage avrebbero dimostrato che molti cinesi sarebbero andati a votare in gruppi di dieci persone o più e, secondo ambienti vicini a Cofferati, agli immigrati sarebbero stati offerti i due euro necessari per poter andare a votare per le primarie del Pd.

La commissione di garanzia, convocata lunedì per analizzare il caso, continuerà a svolgere le dovute valutazioni mercoledì.

Gli immigrati in possesso del permesso di soggiorno e della residenza in Liguria possono votare tranquillamente. Le accuse di Cofferati, però, vertono sul fatto che queste persone sarebbero andate a votare in gruppo, facendo sorgere qualche dubbio sul reale interesse di questi immigrati a votare alle primarie del Partito democratico.




EMMA BONINO: "HO UN TUMORE AI POLMONI"

di Maurizio Costa

Emma Bonino è stata diretta e, in onda su Radio Radicale, ha dichiarato in lacrime di avere un cancro ai polmoni. La conferma è arrivata dal direttore dell'emittente radiofonica. L'annuncio dell'ex ministro degli affari esteri ha sconvolto l'opinione pubblica e su Twitter è già partito l'hashtag #forzaemma per far sentire tutta la vicinanza del popolo di internet alla leader radicale.

"Dovrò ridurre le mie attività ma non ho intenzione di interrompere la mia attività politica – ha dichiarato Emma Bonino, che ha poi continuato – Da una passione politica non ci si dimette".

L'ex ministro ha affermato che tutti dovranno "rispettare questa situazione senza mettersi a fare indagini o robe varie.Ringrazio gli operatori che anche nei momenti difficili mi sono stati accanto nel limite delle loro possibilità". La Bonino fa anche un invito a tutti coloro che combattono contro queste malattie: "A chi affronta questa ed altre prove voglio solamente dire che dobbiamo tutti sforzarci di essere persone e di voler vivere liberi fino alla fine".

L'annuncio arriva proprio nel momento in cui si deve scegliere il successore al Quirinale di Giorgio Napolitano. Emma Bonino era uno dei nomi papabili per dare una svolta alla politica italiana ed eleggere il primo presidente della Repubblica di genere femminile.