VIAREGGIO: SALTA LA SFILATA E MONTANO LE POLEMICHE

di Silvio Rossi

Viareggio – È il carnevale più famoso della penisola, quello che muove la più grande quantità di visitatori, i carri più grandi e organizzati, quello che muove le maggiori risorse finanziarie. Un’organizzazione che caratterizza la città versiliana, famosa oltre che per le spiagge estive e lo stile liberty delle case, anche per i giganti di cartapesta che attraversano, per le domeniche di febbraio, i viali a mare. Un’organizzazione non adeguatamente preparata per prendere le decisioni appropriate per evitare il maltempo che può caratterizzare il periodo invernale, coincidente con il carnevale.

Non è certo colpa della Fondazione del Carnevale se a Viareggio sabato, in concomitanza con la sfilata di chiusura del carnevale, il tempo è stato particolarmente inclemente. Ciò che però ha fatto arrabbiare i turisti giunti nella cittadina toscana è stata l’indecisione nel far rientrare i carri, già schierati lungo il percorso, pronti per dar via alle danze. Fino alle 18:30, ora in cui il triplice colpo di cannone segnala l’inizio della festa, gli organizzatori hanno rassicurato i presenti circa la realizzazione della sfilata, solo all’ultimo momento il contrordine ha spiazzato quanti erano lungo il viale, mascherati e pronti a festeggiare.

Una decisione presa, a quanto hanno detto, per salvaguardare la sicurezza dei presenti, a causa del forte vento che avrebbe potuto far staccare parti dei carri, facendole diventare armi pericolose. Presa però, a detta di molti, in maniera tardiva.  Sulla pagina Facebook della manifestazione si è scatenato un dibattito tra le persone deluse dalla mancata sfilata, e chi ha giustificato lo stop. Particolarmente chi è giunto a Viareggio da lontano non è stato molto tenero nei confronti degli organizzatori. Tra i numerosi commenti critici, uno in particolare ha centrato il punto: “Avete tirato fuori i carri quando il tempo era pessimo, avete confermato il corso quando diluviava dicendo che avrebbe smesso, avete annullato il corso quando è uscito il sole”.Ciò che, oltretutto, ha fatto arrabbiare molti, è stata la mancanza di iniziative alternative, per offrire almeno un po’ di divertimento per quanti erano comunque ospitati nelle strutture turistiche della città. La sfilata è stata annullata, ma almeno organizzare una festa in piazza, dato che nella serata la forte pioggia del primo pomeriggio non c’era più, avrebbe reso meno amara la gita di molte persone. Ma forse agli organizzatori, più del divertimento dei visitatori, interessava l’incasso del biglietto, che è invece sfumato.




CULINARIA, EDIZIONE 2016: TRA (POCHI) ALTI E (MOLTI) BASSI

di Silvio Rossi

Roma – Nel panorama delle manifestazioni enogastronomiche che si svolgono nella capitale, Culinaria ha ormai conquistato un posto di primo livello. Questo ultimo fine settimana si è svolta la decima edizione della manifestazione, presso lo spazio Capitol Club, al Flaminio. Una due giorni con la presenza di numerosi chef, alcune aziende del settore, musica e spettacolo.

Troppo spettacolo, decisamente stucchevole, tanto da appannare la qualità dei cibi. In Culinaria la cucina non è il centro della scena in un quadro che vede tutti gli elementi della rassegna coordinati per far fare la miglior figura possibile a chi si trova dietro i fornelli.
Niente di tutto questo. In Culinaria il piano cottura appare come un cubo su cui far ballare lo chef di turno, con lo stesso ritmo con cui si sostituisce una cubista in una discoteca di periferia. Perché entrando al Capitol Club, questo è l’ambiente che accoglie lo sperduto visitatore. Musica, luci, atmosfera, sono più adatte a un dj-set, che a una rassegna dedicata al cibo.

Lo spazio riservato ai produttori era risibile, posizionati in un corridoio che non consentiva alle persone presenti di chiedere informazioni sulle caratteristiche delle prelibatezze in degustazione. Gli showcooking davano l’idea di una ostentazione delle proprie capacità, con movenze degne più di un languido ballerino che di un mago dei fornelli.

In altre manifestazioni, quando si segue la preparazione di un piatto, in genere si impara qualcosa, si partecipa emotivamente alla mantecatura del piatto, si immagina come provare a ripetere i trucchi mostrati dal cuoco. Non in questo caso, però. Culinaria forniva un’impressione dello chef come un artista, di quelli completamente sganciati dalla realtà dove vivono, che si beano della visione di loro stessi.




SANREMO. NINO FRASSICA E GLI ALTRI COMICI DAL CUORE TENERO

di Silvio Rossi

 

Dopo la performance di Nino Frassica di mercoledì sera, quando dopo l’intervista doppia con Gabriel Garko, ha commosso l’Ariston e i milioni di spettatori davanti gli schermi televisivi, tutti hanno scoperto le qualità dell’attore messinese.
Seguendo in questi giorni i social, tutti sono fan indiscussi del Maresciallo Cecchini, molti hanno sempre apprezzato il fine umorismo a volte surreale negli sketch televisivi, non poche persone hanno affermato come l’umanità della persona va oltre alle battute.
Su alcuni giornali, tra molti opinionisti, l’apparizione di Frassica, col suo brano dedicato ai migranti, è stata giudicata spiazzante. Ha fatto qualcosa che la gente non si attendeva, per questo è stato ancor più apprezzato. Questo il commento ricorrente tra le “menti pensanti”.
Non è la prima volta, però, che le lezioni migliori, sia al Festival, che in altre occasioni, sono state date da chi ha come mission la risata prima ancora che la riflessione. Nove anni fa furono Ficarra e Picone, coppia comica corregionale di Frassica, che ha incantato il pubblico dell’Ariston con uno sketch sulla figura di Don Pino Puglisi. Un trionfo assoluto. Una di quelle storie che fanno sorridere e piangere contemporaneamente.
Qualche anno prima, era il 1994, partecipò alla rassegna un comico, che fino a pochi anni prima faceva ridere i telespettatori interpretando personaggi divenuti epici come Vito Catozzo o Carlino. Non partecipò come intrattenitore divertente. Giorgio Faletti si iscrisse in concorso, portando la canzone “Signor Tenente”, in omaggio ai carabinieri morti per le stragi del ’92. Vinse il premio della critica, oltre a classificarsi secondo nella classifica generale.
Esempi di comici che, in alcune occasioni, hanno fatto piangere, riflettere, hanno stupito i loro spettatori sono notevoli. A partire da quel genio del cinema muto, che dopo l’avvento del sonoro, nel film “Il grande dittatore” ha dato lezioni di pacifismo e di democrazia a tutto il mondo.
Spesso gli attori comici vengono considerati, da parte di una critica troppo altezzosa, di serie B. Un malvezzo che fa prendere in considerazione solo chi si presenta sul palco con la voce impostata e la faccia da menagramo. Bisogna però ricordarsi che, in genere, chi ha la capacità di far ridere, può anche far commuovere. Chi invece tende a prendersi troppo sul serio, spesso fa piangere, ma non per la commozione.




ROMA. ATAC: MOLTE CORSE BLOCCATE PER COLPA DELLE AUTO IN SOSTA

di Simonetta D'Onofrio

Roma – Che la disciplina degli automobilisti romani non sia proverbiale, non è certo una novità. Le infrazioni al codice della strada che quotidianamente vengono commesse nella città eterna sono numerose, dai passaggi col rosso al semaforo, i divieti di velocità infranti, ma soprattutto le auto lasciate regolarmente in divieto di sosta. Non c’è strada di scorrimento che non venga denaturata a ingorgo permanente da lunghe code di auto posteggiate in seconda fila, che restringono il tratto utile della carreggiata a livelli insopportabili.

Pochi giorni fa, percorrendo via delle Cave, strada di collegamento tra Appia e Tuscolana, ben 13 vetture in doppia fila nello spazio di circa cento metri. Ma in alcuni casi, gli automobilisti capitolini riescono a superare se stessi. Ogni giorno ci sono numerosi casi di auto in sosta vietata che non permettono il transito dei bus di linea, costringendo l’Atac a forti ritardi negli orari, modifiche di percorso, soppressione di corse o arretramento di capolinea.

Secondo quanto diffuso dall'Atac nello scorso week end sono stati ben 11 gli interventi seguiti all’impedimento della circolazione dei bus per colpa di auto in sosta vietata che non consentivano il regolare transito. E la cosa avviene in tutti i quartieri della capitale, Appio, Centocelle, Monte Sacro, Flaminia, non c‘è settore risparmiato da questa piaga che crea danno all’azienda di trasporto, al Comune, ma soprattutto ai cittadini che usufruiscono dei mezzi pubblici. Forse la scarsità di controlli, la lentezza delle procedure di sanzionamento, l’abitudine italiana di trovare un cavillo per riuscire a rendere inefficace l’azione amministrativa, non costituiscono un buon deterrente per impedire questa cattiva abitudine. Ai cittadini che hanno scelto di lasciare a casa la propria macchina, per raggiungere il posto di lavoro con i mezzi pubblici, non resta che sperare nel miracolo di trovare libera la strada del proprio bus.




ANGUILLARA: UN REFERENDUM PER ESPRIMERSI SULLE CAVE. CE N'E' VERAMENTE BISOGNO?

di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Una consultazione popolare, da effettuare a breve nei quartieri di Ponton dell’Elce, Albucceto e Colle Sabazio, per conoscere l’opinione dei cittadini residenti riguardo al ricorso sull’apertura o all’aumento di volumetria delle cave nel territorio.

All’assemblea convocata dal Comitato di Quartiere il sindaco Francesco Pizzorno, il vicesindaco Silvio Bianchini, e i capigruppo di opposizione Sergio Manciuria e Stefano Paolessi, hanno illustrato le loro posizioni che sono state poi esternate nel consiglio comunale convocato ieri sera, quando è stata adottata la delibera che, in maniera più restrittiva rispetto a quanto previsto nella delibera di CC N.50/2012, estende il divieto di apertura di nuove cave anche agli ampiamenti delle strutture già esistenti.

Un argomento particolarmente sentito in zona, in particolare tra gli abitanti di Colle Sabazio, che da molti anni subiscono per primi i disagi dovuti alle esplosioni per l’estrazione del basalto, ma che non risparmia, e non risparmierà i vicini di Ponton dell’Elce se la cava autorizzata in località Quarticillo. Il tema della discussione, introdotto dal sindaco Pizzorno, dato per scontato che tutti, tra i cittadini e gli amministratori, a voce, sembrano contrari all’apertura di nuove cave, sono le proposte compensative effettuate dalle società MC Cubo e Inerti Nazionali, che gestiscono due delle cave attualmente attive. Un maggiore introito per il Comune valutato circa duecentomila euro, su cui il Comune deve dare una risposta.

In accordo con le opposizioni, è stata promessa una consultazione tra i cittadini del quartiere n. 9, per valutare chi è favorevole o contrario alla transazione con le società estrattive. Un referendum del quale bisogna comprendere effettivamente il senso vero.
Basta fare un giro per le strade del quartiere, come abbiamo fato noi ieri, e chiedere alle persone del posto cosa ne pensano, per comprendere come il risultato nel verso del fermo rifiuto alla transazione sia largamente predominante (a dire la verità, su oltre una decine di persone interpellate, nessuno ha dato una risposta possibilista).

Forse la votazione deve servire per fornire l’alibi per cui qualcuno possa dire: “siete voi che non avete voluto dei soldi in più da investire nel quartiere”? Oppure, se la procedura di consultazione è concepita come referendum consultivo ai sensi dell’articolo 44 dello Statuto Comunale, la speranza è quella di non raggiungere il quorum del 50% degli aventi diritto al voto, così come prescrive il comma 8 dello stesso articolo, qualcuno potrà affermare che la popolazione non ha sufficientemente espresso il suo diniego?
Noi dell’Osservatore Laziale seguiremo la vicenda per tenere adeguatamente informati i cittadini.




ROMA. UN FILM SULLA STORIA DELLE POPOLAZIONI ITALICHE

di Silvio Rossi

 

Un contesto importante, nella sede della Società Dante Alighieri, in Palazzo Firenze, per la presentazione del libro Viteliù, romanzo storico che narra le vicende legate alle popolazioni italiche che popolavano la penisola prima dell’espansione di Roma.
Il volume, pubblicato dalla casa editrice Itaca nel 2012, ha venduto circa diecimila copie, soprattutto grazie al passaparola dei lettori, alla curiosità che ha generato negli intervenuti alle numerose presentazioni, all’adozione del volume come libro di testo in una quindicina di licei.
Partito da Agnone, città natale e di residenza dell’autore, Nicola Mastronardi, giornalista e direttore di una biblioteca nella cittadina altomolisana, il libro ha effettuato in questi anni un “viaggio”, attraverso biblioteche, musei, istituti di cultura, associazioni, in Italia e all’estero. Lo scorso mese di Novembre Viteliù ha avuto l’onore di essere presentato a New York dal Westchester Italian Cultural Center durante il mese della Cultura Italiana.
Padrone di casa, in quanto vicepresidente della Società Dante Alighieri è stato l’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che nonostante un infortunio occorsogli il giorno precedente, dal quale risultava ancora sofferente, ha voluto onorare l’autore, suo amico personale, esaltando le qualità del romanzo, della profondità della ricerca storica, della scorrevolezza della lettura, con giudizi che hanno fatto commuovere Mastronardi, rimasto letteralmente senza parole.
La storia ha ricevuto l’interessamento anche della Locomotion Film, rappresentata nell’occasione da Americo Maria Cicolani e Giordano Baffari, che ha sviluppato un progetto le la realizzazione di un film, con una produzione e un cast internazionale, e la presenza nei dialoghi della lingua Osca, parlata da alcuni personaggi della storia, grazie anche a un interessamento specifico del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha giudicato il lavoro ottimo per la riscoperta e la valorizzazione degli antichi linguaggi autoctoni della penisola italiana.
Il libro, oltre che nelle librerie specializzate, è disponibile sul sito della casa editrice (www.itacaedizioni.it) o su IBS.




ANGUILLARA, BRACCIANO E TREVIGNANO, GIORNATA DELLA MEMORIA: CHE COS'È?

di Silvio Rossi

Nel ricordo di una tragedia universalmente riconosciuta, le istituzioni, a tutti i livelli, si stringono per mantenere viva la memoria, per non dimenticare, per far si che certe tragedie non si ripresentino.Dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, dal Presidente del Senato, Pietro Grasso, fino al sindaco del più piccolo paese d'Italia, tutti dovrebbero partecipare alla commemorazione, alla condivisione dell’esperienza.

Non tutte le amministrazioni sono però attente nel dare la giusta importanza all’evento, alcuni Comuni non si impegnano per ricordare ai propri concittadini da quale parte si deve sempre schierare l’autorità.

Nel Lazio Comuni come Formello, Canale Monterano, Manziana, nelle rispettive pagine dei portali istituzionali, vedono i sindaci richiamare l’impegno a non far cadere nell’oblio la tragedia. Altre amministrazioni comunali organizzano eventi, pubblicizzati sulle pagine Facebook dei vari primi cittadini, come nel caso di Alessio Pascucci a Cerveteri.

Duole invece notare che per quanto riguarda le tre cittadine che si affacciano sulle sponde del lago di Bracciano la memoria sembra merce rara. Nessuna delle amministrazioni comunali dei tre paesi, Bracciano, Anguillara e Trevignano, ha infatti scritto qualcosa in merito: né il commissario di Bracciano, Alessandra De Notaristefani Di Vastogirardi, né tantomeno i sindaci di Trevignano e Anguillara, riepsttivamente Massimo Luciani e Francesco Pizzorno.

Se però, nel caso del Comune sotto il castello Odescalchi, un commissario straordinario in genere si occupa di ordinaria amministrazione e difficilmente effettua iniziative che hanno comunque una decisa valenza politica, non si può certamente accettare il silenzio dei due sindaci lacustri.

Parlando di Anguillara, non è certo il primo anno che la giornata della memoria viene dimenticata. Lo abbiamo già sottolineato da queste pagine. Sorprende il fatto che la delega alla cultura sia affidata ad una storica come la consigliera Roghi, che conosce bene l’argomento, ma che probabilmente, a differenza di quanto potrebbe avvenire nelle lezioni universitarie o nelle conferenze, non riesce a coinvolgere i suoi colleghi di maggioranza all’interesse per l’argomento.

Deve essere veramente frustrante non poter dare prova delle proprie capacità, oltretutto in un’azione che non prevede costi per l’amministrazione. Sempre che la consigliera Roghi si batta per far celebrare queste ricorrenze e non sia caduta in una melancolica apatia come il resto dei suoi colleghi.

Scrisse Primo Levi, scrittore sopravvissuto ai lager nazisti: “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro”. Effettivamente, non solo per via delle mancate commemorazioni, sono in pochi a scommettere sul futuro della giunta Pizzorno.




ROMA, TEATRO DEGLI AUDACI: UNA STAGIONE ESAGERATA PER ROCCO PAPALEO

di Silvio Rossi

Roma – Si è imposto al pubblico nazionale per la sua simpatia, per la comicità a volte un po’ rude, ma sempre caratterizzata da un forte legame con le tradizioni e con le sue origini lucane. Ha esordito sul grande schermo con Monicelli, e ha lavorato diretto da Pieraccioni, col quale ha girato numerosi film, dalla Archibugi, da Veronesi, da Michele Placido. Il grande successo personale l’ha ottenuto con il suo primo film da regista, Basilicata coast to coast, per il quale ha vinto il Nastro d’Argento e il David di Donatello.
Come tutti gli attori di successo, Rocco Papaleo non ha disdegnato le apparizioni televisive, le più conosciute sono state la sua presenza al fianco di Gianni Morandi nell’edizione 2012 del Festival della canzone italiana a Sanremo, e la recente partecipazione allo show di fine anno da Matera, nella sua Basilicata, assieme ad Amadeus.

Ma più che al cinema e alla televisione, Rocco è legato al teatro, dove il suo animo istrionico può esprimersi meglio. Assistere a un suo spettacolo è insieme ammirare un’opera teatrale e fare una chiacchierata tra amici. Un perfetto mix tra scrittura e improvvisazione, dove le qualità dell’attore emergono.

In questo periodo sta portando in scena “Una piccola impresa meridionale”, un riuscito esempio di “teatro-canzone”, che Papaleo porta in scena da alcuni anni, riscuotendo un notevole successo non solo nelle regioni meridionali.

A Roma, in questi giorni, due repliche sono state rappresentate al Teatro degli Audaci, per la stagione definita “esagerata” dal Direttore Artistico Flavio de Paola, una presenza che è il fiore all’occhiello della programmazione della struttura nata qualche anno fa nella periferia nord della capitale.

Abbiamo incontrato Papaleo prima della seconda rappresentazione, nel foyer del teatro, per farci raccontare di persona il suo punto di vista sullo spettacolo, e sulla “meridionalità” della piccola impresa raccontata dall’attore.

La tua “piccola impresa” ti accompagna da molto tempo in giro per l’Italia?
Un embrione dello spettacolo risale a circa sei anni fa, ha avuto allora la sua gestazione, in un piccolo teatro romano.
Col tempo, però, lo spettacolo si evolve…
Certo, si evolve come tutti gli spettacoli di teatro, sia quelli rigidi, sia quelli un po’ più aperti come il nostro. Poi aperto lo sembra, ma è molto rigoroso, è un testo che recitiamo tutte le sere, con musica e tutto, con un libertà, uno spirito jazz, quindi con improvvisazione, però organizzatissimo.
Nella presentazione dello spettacolo, uno dei temi lanciati, è che nel sud c’è “un altro tempo”. Puoi spiegare meglio questo concetto?
Beh, diciamo che mi riferisco a un grado minore di frenesia, di velocità proprio, nel fare le cose, e comporta naturalmente un effetto doppio, c’è un altro modo di vivere.
Ma tutto ciò avviene anche con le nuove generazioni? Oggi dovunque i ragazzi sono connessi con telefonini, tablet…
Volevo arrivare proprio a dire questo. La cosiddetta globalizzazione ha creato una maggiore uniformità, nel modo di vivere, di fare, di approcciarsi alle cose. Quindi non c’è più quella lentezza di un tempo. Anche se il sud si va spopolando, quindi come dire, i giovani vanno via da sud, e anche dall’Italia per dirla tutta. Per cui rimangono ancora le lentezze, però in fondo si stanno velocizzando… ci stiamo velocizzando.
Si può parlare genericamente di un sud, in un paese che è composto da mille campanili, dove spesso tra un paese e quello vicino parlano dialetti diversi?
In un certo senso sì, e in un altro no. Nel senso che non si può generalizzare su tutte le questioni, e quindi ci sono delle identità e delle differenze tra sud e sud, diciamo così. Per dire ci sono regioni come la Basilicata o il Molise, che sono più piccole, più sconosciute, meno popolate, e hanno sviluppato storicamente e culturalmente un altro approccio con il vivere. Però è ovvio che in una osservazione più globale ci siano tante cose che sono molto simili.
Parliamo di Rocco Papaleo attore. Fai teatro, cinema e televisione. La tua partecipazione a Sanremo con Morandi è stata l’elemento trainante di quell’edizione. Dove ti trovi più a tuo agio?
Io preferisco il teatro. In fondo poi anche Sanremo era una situazione teatrale, perché escludendo il fatto che c’erano milioni di persone davanti agli schermi, però io lì ero in un teatro e mi rivolgevo alla platea dell’Ariston. Diciamo che ero nel mio, tutto sommato. Farei più differenza tra la finzione cinematografica, o la fiction e quella teatrale, lì se uno mi chiede, dico che comunque preferisco il teatro.
Progetti futuri?
Ora stiamo preparando uno spettacolo nuovo, adesso siamo alle ultime battute di questo che sto portando in scena, ne stiamo facendo uno nuovo. E contemporaneamente stiamo facendo un nuovo film.
La piccola impresa pensi potrà ripartire in un futuro?
Non credo. Ora dovrà partire uno spettacolo nuovo, e quindi la piccola impresa rimarrà negli archivi.




ROMA: TORNA SPALLETTI E INIZIA SUBITO AD ALLENARE LA SQUADRA

di Silvio Rossi

Roma – Non c’è da perdere tempo. È quanto dovrebbe aver pensato Mister Spalletti nel suo viaggio di ritorno da Miami, dove ha firmato il contratto che lo lega alla Roma, squadra con cui ha conosciuto i primi successi internazionali, fino al giugno 2017.
Appena giunto nella capitale è andato a dirigere il primo allenamento nel centro sportivo di Trigoria, un ritorno per il tecnico di Certaldo, che ha già allenato la Roma per quattro stagioni, dal 2005 al 2009, vincendo due volte la Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, e raggiungendo per due volte i quarti di finale di Champions League (persi in entrambi i casi contro il Manchester United).

Un rapporto, quello tra Spalletti e la squadra, che riprende, sei anni dopo l’addio, avvenuto alla seconda giornata del campionato 2009/2010, con una risoluzione consensuale, senza quegli strascichi velenosi che accompagnano molte volte le separazioni tra dirigenza e allenatore. Spalletti è rimasto, nel ricordo dei tifosi, come l’allenatore dal gioco spumeggiante. Più di Ranieri che lo ha sostituito, più di Zeman, più di Luis Enrique (che forse è giunto a Roma quando aveva ancora poca esperienza internazionale), più dell’esonerato Rudi Garcia, che ha allenato la squadra fino al deludente pareggio col Milan di sabato scorso.
Negli anni di lontananza da Roma, il tecnico toscano ha allenato la squadra russa dello Zenit di San Pietroburgo, vincendo due campionati russi, una coppa nazionale e una supercoppa russa. Un’esperienza, quella sulle rive della Neva, che non ha certamente indebolito il carisma dell’allenatore, pronto a riportare la squadra al massimo splendore, così come ha affermato ai microfoni. Ma al momento è vietato fare pronostici precisi. Alla domanda di un intervistatore, ha precisato che il primo obiettivo è cercare di vincere domenica contro l’Hellas Verona.

Intanto ha portato con se il fido Domenichini, che lo affiancava nella prima esperienza giallorossa, e Andreazzoli, che aveva allenato per alcuni mesi la squadra dopo l’addio di Zeman nel 2013, fino allo sfortunato derby nella finale di Coppa Italia vinta dalla Lazio il 26 maggio. I tifosi sperano che il ritorno di Spalletti non sia una “minestra riscaldata”, così come è avvenuto proprio con Zeman, che nella sua seconda esperienza romana non è riuscito a ripetere il gioco scoppiettante delle stagioni 1997/98 e 1998/99. La convinzione che l’entusiasmo, la serietà, la voglia di vincere dell’allenatore toscano siano contagiose per il resto della squadra.




MUSICA. MORTO DAVID BOWIE, "IL DUCA BIANCO"

di Silvio Rossi

Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin-top:0cm; mso-para-margin-right:0cm; mso-para-margin-bottom:10.0pt; mso-para-margin-left:0cm; line-height:115%; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; mso-fareast-language:EN-US;}

Era malato da un anno e mezzo il “Duca Bianco”, una delle leggende del rock che dai primi anni Settanta era apprezzato in tutto il mondo per la sua eleganza sopraffina, il gusto ricercato, la musica che ha regalato ai suoi fan.

David Robert Jones, conosciuto con lo pseudonimo di David Bowie, musicista londinese, nato 69 anni fa (il suo compleanno è stato venerdì scorso), è morto a causa di un tumore contro cui stava lottando da diciotto mesi.

Personaggio ambiguo, di Bowie si ricordano particolarmente la presunta bisessualità (affermata dallo stesso cantante durante un’intervista televisiva), e le pratiche occultiste. Ma soprattutto ci rimangono alcune perle, come gli album Ziggy Sturdust e Heroes, da cui sono estratti i suoi più famosi brani.

Numerose le sue collaborazioni, da Bing Crosby, a Brian Eno, si ricorda in particolare la collaborazione con i Queen nel brano Under Pressure.

Dal 1992 era sposato con la modella somala Imam Mohamed Abdulmajid, dalla quale ha avuto una figlia, ora quindicenne. Un figlio (Duncan) era nato dal precedente matrimonio con MaryAngela Barnett nel 1971.

Pochi giorni fa è uscito l’ultimo album dell’artista, Blackstar, un vero testamento musicale.




ROMA, TEATRO DEGLI AUDACI: UN ESEMPIO POSITIVO DI CULTURA NELLE PERIFERIE

di Silvio Rossi

Roma – A due passi dal centro commerciale di Porta di Roma, nella zona nord della capitale, esiste una realtà teatrale particolarmente attiva, che rappresenta un esempio positivo sulla possibilità di portare la cultura nelle periferie.

Il teatro nasce due anni fa, nello spazio dell’aula magna della scuola Giulietta Masina, che è stato affidato alla Compagnia degli Audaci, che si è impegnata a trasformare uno spazio vuoto, arredandolo e trasformandolo in un moderno teatro, con poltrone in velluto, un palco di tutto rispetto, e un foyer accogliente.

Il teatro è utilizzato durante la mattina per le attività scolastiche, con laboratori aperti ai ragazzi. La sera invece si trasforma, con spettacoli di tutto rispetto, realizzati dalla compagnia diretta da Flavio de Paola, o da ospiti di tutto livello.

L’ultima realizzazione della compagnia è Daddy Blues, una simpatica commedia degli equivoci, che affronta con leggerezza i temi sociali dell’adozione e dell’omosessualità, con continui colpi di scena, e un finale divertente.Ciò che si può apprezzare della rappresentazione è la coralità, una compagnia bene amalgamata dove tutti gli attori sostengono adeguatamente la loro parte, resta difficile alla fine giudicare le qualità di un attore rispetto agli altri.

Lo spettacolo è in replica fino al 10 gennaio, ma il cartellone delle rappresentazioni continua fino a tutto maggio, sia con la compagnia degli audaci, che con altri attori di livello. Il 21 e 22 gennaio ci saranno due serate con Rocco Papaleo, e la sua “Piccola impresa meridionale”, uno spettacolo in musica che l’attore lucano ha portato in scena in tutta la penisola.

Sul sito del teatro  è possibile leggere tutta la programmazione.