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Editoriali

Bologna, quello strano traffico all'Università: l'intervista shock ad una studentessa

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Tempo di lettura 6 minuti La studentessa: "Purtroppo è vero, talvolta gli spacciatori del centro vanno in quei locali, specialmente nei mesi invernali, perché possono stare al caldo e nessuno li controlla"

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di Andrea Barbi


BOLOGNA –  Giovedì scorso, al numero civico 36 di via Zamboni, nel centro storico del capoluogo emiliano e in piena zona universitaria ha avuto luogo una di quelle scene che mai si vorrebbero né dovrebbero vedere, specialmente nel luogo, per eccellenza, deputato alla cultura, l'Ateneo. Una delle biblioteche, con annessa aula studio, della facoltà di Lettere e Beni culturali è stata messa a soqquadro durante gli scontri tra alcuni studenti del Collettivo Universitario Autonomo e le forze dell'ordine della Polizia in assetto antisommossa. Diversi filmati, uno in particolare, che è stato caricato, in tempo reale su YouTube, mostrano la suddetta aula studio sottosopra, libri a terra, tavoli e sedie scaraventati un po' ovunque; immagini che fanno rabbrividire chiunque abbia un minimo di sensibilità nei confronti della cultura. Tutti i quotidiani nazionali si sono già ampiamente occupati delle dinamiche di questi fatti e il mondo della politica, come sempre, si è diviso su fronti opposti di giudizio riguardo questa vicenda. Sono stati intervistati i massimi rappresentanti del rettorato del più antico ateneo al mondo, l'Alma Mater Studiorum di Bologna, ma quello di cui quasi nessuno si è curato è il parere degli stessi studenti riguardo l'accaduto. Senza lo volontà di provare a ricostruire una dinamica dello scontro, con lo scopo di scaricare tutte le colpe su qualcuno o a puntare il dito su una categoria di persone etichettandole come violente e sovversive nel caso degli studenti, o reazionarie e dispotiche nel caso delle forze dell'ordine. Perché non solo non sarebbe utile ma, in questo caso, si continuerebbe a gettare benzina sul fuoco di una polemica che  fin dall'inizio ha mostrando i toni demagogici e populisti della becera strumentalizzazione politica. Quello che risulterebbe interessante e anche utile al fine di permettere, anche a chi è estraneo agli ambienti universitari e non risiede a Bologna, di potersi fare una idea obiettiva su quanto stia capitando nel capoluogo emiliano, sarebbe sentire il parere di una persona super partes che sia informata sulla vicenda e viva in prima persona quell'ambiente universitario.
 
A tal proposito L'Osservatore d'Italia ha deciso di intervistare una studentessa che non fa parte di alcun movimento politico e quel giorno si trovava, per pura casualità, a passare per via Zamboni. Si chiama S. A Bologna si trova benissimo ed è entusiasta di poter assaporare quel fermento culturale e quell'apertura mentale tipica delle grandi città e in particolare del capoluogo emiliano, che scarseggia nelle piccole realtà di provincia, come quella dalla quale proviene lei.
 
Quel giorno Sara, poco dopo le 18, stava uscendo da una delle aule studio, frequentatissime dagli studenti dei vari corsi della facoltà di lettere con sede in via Zamboni, sita al numero civico 33, cioè a pochi metri dalla biblioteca ove si erano asserragliati gli studenti del collettivo in segno di protesta. Stava per andare a recuperare la sua bicicletta, come sempre, che usa per i suoi spostamenti in città, quando si è trovata di fronte alla fase finale degli scontri tra le forze dell'ordine e gli studenti. Afferma di non conoscere le esatte dinamiche della situazione che si era creata, ma sostiene il fatto che da entrambe le parti la situazione sia sfuggita di mano. Come spesso accade, durante questo tipo di manifestazioni, tutti sono stati presi alla sprovvista: gli studenti non si aspettavano l'arrivo di uno schieramento così grande di poliziotti in assetto antisommossa e probabilmente le forze dell'ordine non avevano previsto una forte resistenza da parte degli stessi studenti. Fatta questa premessa abbiamo chiesto alla nostra intervistata di spiegarci come si sia arrivati a questa situazione, culminata in un sgombero forzato, e quale sia il suo parere di giovane ragazza estranea ai fatti, ma con un grande senso civico e personalmente molto interessata ed impegnata per le cause inerenti la tutela diritti civili per cui non esita a spendersi e mettersi in gioco.

 
Sara come e quando è nata la questione?
 
“Lo scorso 25 gennaio l'università ha fatto montare i tornelli all'entrata del civico 36 di via Zamboni in previsione di tenere aperta quell'aula studio fino a mezza notte, per dare la possibilità, agli studenti che ne hanno bisogno, di studiare fino a quell'ora. Da quel momento, i toni del malcontento, che già aleggiava nell'aria da un po', si sono concretizzati e alcuni studenti del collettivo hanno iniziato a fare volantinaggio tra gli studenti di lettere per diffondere la loro contrarietà a questo a provvedimento preso dall'alto, senza consultare i frequentatori della stessa aula studio.”
 
 
In cosa consistono questi tornelli?
 
“Sono come quelli presenti anche nei supermercati, o altri luoghi come gli aeroporti ecc… Servono per controllare l'afflusso di persone che entra in un determinato luogo. In questo caso bisogna inserire il proprio badge, quello di cui tutti gli studenti sono provvisti, nell'apposito spazio collegato ad un sistema elettronico che riconosce i tuoi dati anagrafici, in modo tale da riservare l'ingresso ai soli studenti e controllare le affluenze.”
 
 
Sono presenti anche in altre aule studio?
 
“Certo, in quasi tutte le aule studio a Bologna si usa questo sistema e dove non c'è, comunque ti viene richiesto, dagli addetti, un documento di identità. Quella era l'unica aula studio ad ingresso completamente libero e non controllato.”

 
Qual è la situazione di quella aula studio, chi la frequenta?
 
“Chiunque può frequentarla, anche io ci sono andata diverse volte, ma preferisco recarmi in altri posti per studiare come al civico 33, dov'ero giovedì pomeriggio.”
 
Perché?
 
“Per diversi motivi. Primo perché la stessa struttura di quel luogo spesso mi impedisce di concentrarmi. Ad esempio il fatto che sia dislocata su due piani collegati fra loro da una vecchia scala in legno che fa molto rumore al passaggio di chiunque, scricchiola e il rumore dei passi rimbomba in tutto il piano terra. Questo mi disturba. Poi c'è un costante via vai di persone che si recano nella zona nella quale ci sono le macchinette del caffè. E' l'unica posto nella facoltà dove oltre a studiare ci si può anche prendere una pausa sorseggiando un caffè e fumando un caffè in compagnia, in quanto c'è anche una panchina all'aperto alla quale si accede proprio dalla stanza delle macchinette per il caffè.”

Riguardo al fatto che sia mal frequentata è stato detto di tutto. Qual è la verità?
 
“Bé la maggioranza di chi la frequenta è iscritta all'università e ci va per studiare, poi purtroppo è vero, talvolta gli spacciatori del centro vanno in quei locali, specialmente nei mesi invernali, perché possono stare al caldo e nessuno li controlla. Questo significa che anche i loro acquirenti si rechino lì per fare i loro acquisti che avvengono principalmente nei bagni maschili. Questo è innegabile, ma non significa che chi la frequenti sia un drogato o un criminale, ripeto la maggioranza sono studenti normalissimi.”
 
 
Ma tu come giovane donna non hai paura di frequentare un luogo dove avvengono questi traffici?
 
“A me non è mai capitato alcunché da quando sono a Bologna e io non ho mai paura di andare in giro sola per la città anche la sera, ma se devo essere sincera quando mi capita di studiare fino a tardi preferisco evitare quell'aula studio proprio perché so che non è controllata e potrebbe esserci  qualche persona poco raccomandabile.”
 
Quindi ti senti più sicura quando studi in un luogo controllato?
 
Certo, mi sembra ovvio. Specialmente se devo rimanerci fino a tardi.

 
Allora qual è il motivo che ha spinto il collettivo studentesco ad opporsi in modo così estremo a quei tornelli che sarebbe utili per la sicurezza degli stessi studenti?
 
“Personalmente credo che il significato della protesta non derivi tanto dal non volere i tornelli in sé, ma dall'opporsi ad una totale mancanza di dialogo da parte delle autorità nei confronti degli studenti che per questo non si sentono considerati. Questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, i tornelli sono solo il simbolo di una continua imposizione da parte del rettorato di decisioni prese in modo univoco. Da quando sono qui alcuni rappresentanti degli studenti si battono e protestano contro il continuo aumento di alcuni servizi come quello della mensa che ora costa molto, per non parlare del continuo aumento delle stesse tasse di iscrizione ad una università che diventa sempre più chiusa e proibitiva per chi non ha grandi capacità economiche. Limitare l'ingresso a quel luogo che da molti è vissuto anche come un ruolo di aggregazione oltre che di studio è stata vista come una ulteriore privazione da parte del collettivo che inizialmente ha cercato di manifestare il proprio dissenso in modo pacifico, poi quando nessuno dei rappresentanti dell'Ateneo li ha ascoltati come provocazione hanno staccato i tornelli e li hanno portati davanti al rettorato, sperando così di riuscire a farsi ascoltare. Il rettorato ha invece deciso di chiudere quell'aula studio e così gli studenti del collettivo l'hanno considerato un affronto al quale hanno risposto occupandola. A quel punto è stata chiamata la polizia per effettuare uno sgombero forzato.”
 
 
Qual è la tua opinione a riguardo?
 
“Io credo che tutti abbiano sbagliato e la situazione sia stata gestita nel peggiore dei modi. Innanzitutto io mi dissocio da ogni tipo di violenza, perché la violenza genera solo altra violenza e non risolve i problemi. Tuttavia se un atteggiamento sbagliato da parte di certi studenti lo posso anche perdonare proprio in virtù dell'inesperienza e dell'esuberanza che caratterizza noi giovani che veniamo all'università proprio per imparare, non riesco a tollerarlo da parte dei rappresentanti delle istituzioni. Sono loro ad avere la responsabilità di dare il buon esempio alle nuove generazioni, se loro sono i primi a mancarci di rispetto, come possono pretendere che noi lo abbiamo nei loro confronti? Se l'università non fosse completamente indifferente ai bisogni dei propri studenti che pagano per frequentarla, non si sarebbe mai verificata questa situazione spiacevole. Quello che il collettivo ha fatto è stato un gesto sbagliato dettato dall'esasperazione di chi si batte per tutelare i diritti della propria categoria senza ottenere la minima considerazione.”
 
 
Gli altri studenti che ne pensano?
 
“Riguardo la questione dei tornelli molti erano perplessi, non avevano una opinione precisa in merito, alcuni erano favorevoli, ma tutti come me sono scossi da quanto è successo, anche perché come spesso capita in queste situazioni sono state coinvolte persone che non avevano nulla a che vedere con la protesta del collettivo. Ci sarei potuta capitare in mezzo anche io agli scontri con la polizia e non mi sarebbe piaciuto prendermi una manganellata in testa solo perchè passavo di fronte alla mia facoltà. Spero che almeno quanto è successo farà capire, a chi di dovere, che bisogna iniziare ad ascoltare gli studenti, specialmente quelli pacifici, perché l'università siamo noi.”

Editoriali

Giornalismo, giornalettismo e giornalaismo: urge un fronte comune per arginare l’informazione pilotata

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Occorre tornare a suscitare opinione seriamente, a rimettere al centro le competenze e a spegnere e ignorare qualsiasi sensazionalismo

C’è l’urgenza e la necessità di fare fronte comune tra giornalisti seri e professionisti che credono nella deontologia professionale e dedicano il loro tempo agli approfondimenti e indagini per garantire il diritto all’informazione contro una malainformazione sempre più faziosa e sciatta.

Le trasmissioni tv “strillate” e costruite artatamente per portare avanti una propaganda o gogna mediatica contro il nemico di turno, i siti (soprattutto i locali territoriali) che si dedicano esclusivamente al copia e incolla al servizio del “padrone” di turno, i giornali pilotati dalla politica, la continua corsa spasmodica a caccia dello scoop stanno minando irreversibilmente una professione che va rimessa al centro con serietà e rigore prima che i lettori si ritrovino in una rete di pubblicità malsane e informazioni costruite che non rappresentano la realtà e non ricercano la verità sostanziale dei fatti.

Occorre tornare a suscitare opinione seriamente, a rimettere al centro le competenze e a spegnere e ignorare qualsiasi sensazionalismo. Ma vediamo di cosa stiamo parlando.

Nel panorama mediatico contemporaneo, la distinzione tra giornalismo, giornalettismo e giornalaismo diviene sempre più rilevante e complessa. Questi tre termini, pur avendo radici comuni, delineano sfaccettature diverse dell’informazione e della comunicazione, ognuna con le proprie caratteristiche e implicazioni.

Il giornalismo

Il giornalismo, nella sua forma più tradizionale, rappresenta l’attività professionale volta alla raccolta, alla verifica e alla diffusione di notizie attraverso mezzi di comunicazione di massa. Il giornalista, in questo contesto, opera secondo principi etici e professionali consolidati, come l’obiettività, l’imparzialità e l’accuratezza nella ricerca e nella presentazione delle informazioni. Il giornalismo tradizionale si basa su fonti verificate, ricerca approfondita e rispetto dei codici deontologici.

Il giornalismo è un pilastro fondamentale della democrazia e svolge un ruolo essenziale nel fornire informazioni accurate, analisi approfondite e dibattito pubblico. Questa professione si basa su principi etici e standard professionali volti a garantire l’obiettività, l’equilibrio e l’accuratezza nell’informare il pubblico.

Uno degli elementi chiave del giornalismo è la ricerca delle notizie. I giornalisti conducono indagini, intervistano fonti e raccolgono dati per fornire un quadro completo degli eventi e dei problemi che interessano la società. Questo processo richiede abilità come la capacità di ricerca, la curiosità intellettuale e la capacità di analizzare criticamente le informazioni.

Una volta raccolte le informazioni, i giornalisti devono verificarle accuratamente per assicurarsi che siano affidabili e veritiere. Questo processo di verifica coinvolge la conferma delle fonti, il controllo incrociato dei fatti e la ricerca di testimonianze multiple per confermare o confutare una storia. L’obiettivo è garantire che le informazioni fornite al pubblico siano il più possibile accurate e verificabili.

Oltre alla raccolta e alla verifica delle notizie, il giornalismo comprende anche la capacità di analizzare e interpretare gli eventi. I giornalisti forniscono contesto, prospettive e approfondimenti su questioni complesse, aiutando il pubblico a comprendere meglio il mondo che li circonda. Questo può includere reportage investigativi, reportage specializzati su argomenti come politica, economia, scienza e cultura, nonché l’analisi critica di eventi e tendenze.

Un altro aspetto cruciale del giornalismo è l’etica. I giornalisti devono operare secondo standard etici elevati, come l’onestà, l’integrità e il rispetto per la dignità umana. Questi principi guidano le decisioni editoriali, la gestione delle fonti e la presentazione delle notizie, contribuendo a mantenere la fiducia del pubblico nella professione giornalistica.

In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici e culturali, il giornalismo si sta evolvendo per adattarsi a nuove sfide e opportunità. Le piattaforme digitali e i social media hanno rivoluzionato il modo in cui le notizie vengono create, diffuse e consumate, portando a nuove forme di giornalismo online, giornalismo partecipativo e giornalismo cittadino. Tuttavia, questi sviluppi presentano anche sfide come la diffusione di notizie false e la diminuzione delle entrate pubblicitarie per le organizzazioni giornalistiche tradizionali.

Il giornalismo copia e incolla

Esiste poi una forma di “giornalismo copia e incolla” consistente nella pratica giornalistica in cui i giornalisti o gli operatori dei media riproducono testi, informazioni o articoli da altre fonti senza apportare modifiche significative o senza verificarne l’attendibilità. Questa pratica può essere considerata una forma di plagio o una violazione dell’etica giornalistica, poiché non fornisce un valore aggiunto al pubblico e può diffondere informazioni errate o non verificate.

Il copia e incolla può avvenire per una serie di motivi, tra cui la mancanza di tempo o di risorse per condurre ricerche originali, la pressione per pubblicare rapidamente nuove notizie o la mancanza di rigore editoriale nel verificare le fonti e le informazioni. Tuttavia, questa pratica compromette l’integrità e la credibilità del giornalismo, minando la fiducia del pubblico nelle organizzazioni giornalistiche e nell’informazione in generale.

Per contrastare il giornalismo copia e incolla, è essenziale promuovere la responsabilità editoriale e l’etica giornalistica. I giornalisti devono essere incoraggiati a condurre ricerche originali, a verificare accuratamente le fonti e a fornire contesto e analisi alle notizie, anziché limitarsi a riprodurre informazioni senza critica. Le redazioni giornalistiche devono anche impegnarsi a stabilire procedure e standard rigorosi per garantire che le notizie pubblicate siano accurate, verificate e originali.

Nonostante le sfide, il giornalismo rimane un elemento essenziale della società democratica, svolgendo un ruolo critico nel garantire la trasparenza, la responsabilità e il dibattito pubblico. In un’epoca di crescente polarizzazione e disinformazione, il giornalismo di qualità è più importante che mai per garantire la salute e la vitalità della democrazia.

Il giornalettismo

Il giornalettismo è un termine utilizzato per descrivere una pratica giornalistica che si distingue per la sua superficialità, sensazionalismo e mancanza di rigore etico e professionale. Questo fenomeno si manifesta spesso attraverso la semplificazione e la drammatizzazione delle notizie, con un’enfasi sullo scandalo, sull’intrattenimento e sulla creazione di sensazioni forti piuttosto che sull’accuratezza e sulla completezza dell’informazione. Questa forma di comunicazione mediatica può essere spinta da interessi commerciali, politici o ideologici, sacrificando la completezza e l’accuratezza delle informazioni a favore dell’attrazione di pubblico e della generazione di click e visualizzazioni.

Una delle caratteristiche distintive del giornalettismo è il suo focus sulle notizie più spettacolari o sensazionali, a volte a discapito di questioni più rilevanti o complesse. Questo approccio può portare a una distorta percezione della realtà, in cui eventi minori o isolati vengono sovradimensionati mentre questioni cruciali vengono trascurate.

Il giornalettismo è spesso associato a una certa forma di giornalismo popolare, che cerca di attirare l’attenzione del pubblico attraverso titoli accattivanti, foto suggestive e articoli sensazionalistici. Questo tipo di giornalismo tende a privilegiare il lato emotivo delle storie piuttosto che la loro sostanza, incoraggiando una cultura di consumo veloce delle notizie piuttosto che una riflessione critica e approfondita.

Una conseguenza del giornalettismo è la perdita di fiducia nel giornalismo come istituzione e nel ruolo dei media come custodi dell’informazione pubblica. Quando le persone sono bombardate da notizie sensazionalistiche e spettacolari, possono diventare scettiche riguardo alla veridicità e all’attendibilità delle informazioni, alimentando la diffidenza nei confronti dei media e delle istituzioni democratiche in generale.

Il giornalettismo può anche avere implicazioni negative per il dibattito pubblico e il funzionamento della democrazia. Quando le notizie sono presentate in modo distorto o sensazionalistico, possono influenzare le opinioni e i comportamenti delle persone, portando a decisioni politiche o sociali basate su informazioni errate o parziali.

Per contrastare il giornalettismo e promuovere un giornalismo di qualità, è fondamentale sostenere e difendere il rispetto per i principi etici e professionali del giornalismo, come l’obiettività, l’imparzialità e l’accuratezza. Inoltre, i consumatori di notizie possono contribuire a contrastare il giornalettismo cercando fonti informative affidabili, valutando criticamente le notizie e cercando una varietà di punti di vista su un dato argomento.

Il giornalaismo

Infine, il giornalaismo rappresenta una nuova forma di produzione e diffusione di notizie che emerge dall’era digitale e dei social media. Caratterizzato dalla decentralizzazione della produzione e della distribuzione dell’informazione, il giornalaismo si basa spesso su fonti non tradizionali, come i social network, i blog e i forum online. Se da un lato questa democratizzazione dell’informazione ha contribuito a una maggiore diversità di voci e punti di vista, dall’altro ha anche sollevato preoccupazioni riguardo alla veridicità e all’affidabilità delle fonti, dato che spesso mancano i controlli e le verifiche tipiche del giornalismo tradizionale.

Il termine “giornalaismo” potrebbe essere una creazione linguistica che si riferisce a un’evoluzione o a una variante specifica del giornalismo, magari connotata da caratteristiche distintive rispetto alla pratica tradizionale del giornalismo.

Tuttavia, se intendiamo trattare questo termine come una fusione tra “giornalismo” e “alaismo”, potrebbe essere interessante esplorare come l’alaismo, in politica, si riferisce a un’ideologia o un movimento che cerca di seguire la dottrina o le politiche di un leader carismatico, adattandole o interpretandole a seconda delle circostanze o delle necessità del momento.

Quindi, se applichiamo questa concezione al giornalismo, potremmo ipotizzare che il “giornalaismo” sia una pratica giornalistica che segue o promuove le idee, le politiche o l’agenda di un individuo, di un gruppo o di un’ideologia specifica, piuttosto che aderire ai principi tradizionali di obiettività, imparzialità e verifica delle fonti.

In un contesto simile, il giornalaismo potrebbe essere caratterizzato da una marcata parzialità, sensazionalismo e mancanza di rigore nel fornire informazioni. Questo tipo di giornalismo potrebbe essere utilizzato per promuovere un’agenda politica o ideologica specifica, manipolando o distorcendo le informazioni per adattarle a una narrativa predefinita.

È importante sottolineare che, sebbene questa interpretazione del termine “giornalaismo” possa avere delle implicazioni negative, non rappresenta l’intera gamma di pratiche giornalistiche. Il giornalismo etico e professionale rimane fondamentale per garantire l’informazione accurata e la salvaguardia della democrazia.

La diffusione dei social media e delle piattaforme online ha inoltre alimentato la proliferazione di fenomeni quali le fake news, l’echo chamber e la polarizzazione dell’opinione pubblica. Questi sviluppi pongono nuove sfide per il giornalismo, che deve adattarsi a un ambiente mediatico sempre più frammentato e competitivo, senza compromettere l’integrità e l’attendibilità dell’informazione.

In conclusione, il giornalismo, il giornalettismo e il giornalaismo rappresentano tre approcci diversi alla comunicazione mediatica, ciascuno con le proprie caratteristiche e implicazioni. Mentre il giornalismo tradizionale cerca di garantire l’accuratezza e l’obiettività delle informazioni, il giornalettismo e il giornalaismo possono privilegiare sensazionalismo e semplificazione a scapito della qualità dell’informazione.

In un’era in cui la tecnologia e i social media hanno rivoluzionato il modo in cui consumiamo e produciamo notizie, è essenziale riflettere sulle implicazioni di questi cambiamenti per il futuro del giornalismo e della democrazia.

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Editoriali

Da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni: 80 anni di percorso tra continuità e cambiamenti della destra italiana

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La politica italiana ha sempre ospitato una serie di correnti e movimenti, con la destra che ha attraversato varie fasi e trasformazioni nel corso del tempo. Da Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano (MSI), a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia (FdI), la destra italiana ha attraversato un percorso complesso, caratterizzato da cambiamenti ideologici, sociali e politici.

L’eredità di Giorgio Almirante e il Movimento Sociale Italiano (MSI)

Giorgio Almirante è stato una figura di spicco della destra italiana nel secondo dopoguerra. Come fondatore e leader del MSI, Almirante incarnava un nazionalismo conservatore e anti-comunista. Il MSI, nato nel 1946, era erede del Partito Fascista di Benito Mussolini e rappresentava un’ala estrema della politica italiana. Tuttavia, negli anni ’70 e ’80, sotto la guida di Almirante, il MSI cercò di rinnovare la sua immagine, cercando di allontanarsi dall’etichetta di “fascista” e di inserirsi nel panorama politico mainstream.

Il passaggio dall’MSI a Alleanza Nazionale

Negli anni ’90, con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo, la destra italiana subì un cambiamento significativo. Nel 1995, il MSI si trasformò in Alleanza Nazionale (AN), sotto la leadership di Gianfranco Fini. Fini cercò di allontanare il partito dagli elementi più estremisti e fascisti, adottando una retorica più moderata e democratica. AN divenne parte integrante del sistema politico italiano, entrando a far parte di coalizioni di governo e accettando i principi della democrazia pluralista.

La rinascita della destra con Fratelli d’Italia

Tuttavia, il vento della destra italiana ha continuato a soffiare, e nel 2012 è stato fondato Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (Fdl-AN), guidato da Giorgia Meloni, Gianni Alemanno e Ignazio La Russa. Il partito si è posizionato come l’erede ideologico dell’AN e ha abbracciato un nazionalismo conservatore e identitario. Meloni, in particolare, ha portato una ventata di freschezza alla destra italiana, attrattiva soprattutto per i giovani e per coloro che si sentono trascurati dalle élite politiche tradizionali.

L’ascesa di Giorgia Meloni e la nuova destra italiana

Giorgia Meloni, nata nel 1977, rappresenta una nuova generazione di leader della destra italiana. Con una retorica forte e decisa, Meloni ha saputo capitalizzare sul malcontento verso l’establishment politico e sulle preoccupazioni riguardanti l’immigrazione, la sicurezza e l’identità nazionale. Fratelli d’Italia ha ottenuto risultati significativi nelle elezioni politiche, consolidando la sua posizione come uno dei principali partiti di destra in Italia.

La destra italiana nel contesto europeo

Il percorso della destra italiana, da Almirante a Meloni, riflette anche le tendenze più ampie all’interno della destra europea. La crescente preoccupazione per l’immigrazione, l’identità nazionale e la sovranità statale ha alimentato la salita di partiti di destra in molti paesi europei. Tuttavia, ciascun paese ha le sue specificità e la sua storia politica unica, che influenzano il modo in cui la destra si presenta e agisce.

La Frammentazione della Destra Italiana: Un’Analisi Politica

La politica italiana è stata da sempre caratterizzata da una molteplicità di partiti e movimenti, ognuno con la propria ideologia e visione politica. Tra questi, la destra italiana non è stata immune dalla frammentazione, che ha avuto un impatto significativo sul paesaggio politico del Paese.

Origini della Frammentazione

Per comprendere appieno la frammentazione della destra italiana, è necessario analizzare le sue origini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha visto la nascita di una serie di partiti politici di destra, che spaziavano dall’estrema destra nazionalista a movimenti conservatori più moderati.

Tuttavia, nel corso degli anni, la destra italiana ha subito numerose scissioni e divisioni interne, spesso dovute a conflitti personali, divergenze ideologiche e lotte di potere. Questi fattori hanno contribuito alla creazione di una serie di partiti e movimenti di destra, ognuno con il proprio leader carismatico e seguaci devoti.

Le Principali Fazioni

La frammentazione della destra italiana ha portato alla creazione di diverse fazioni e gruppi politici, ciascuno con le proprie caratteristiche e obiettivi. Tra i principali vi sono:

  1. Forza Italia: Fondato da Silvio Berlusconi nel 1994, Forza Italia è stato uno dei principali partiti di centro-destra in Italia per diversi decenni. Tuttavia, nel corso degli anni, il partito ha subito diverse scissioni e ha visto la nascita di nuove formazioni politiche.
  2. Lega Nord: Originariamente un movimento separatista del Nord Italia, la Lega Nord si è trasformata in un partito nazionale di destra sotto la leadership di Matteo Salvini. La Lega Nord è nota per le sue posizioni anti-immigrazione e euroscettiche.
  3. Fratelli d’Italia: Un partito di destra nazionalista fondato da Giorgia Meloni nel 2012, Fratelli d’Italia è diventato uno dei principali attori della destra italiana. Il partito si basa su un nazionalismo conservatore.
  4. Movimento Sociale Italiano (MSI): Originariamente un partito neofascista fondato nel dopoguerra, il MSI è stato successivamente trasformato in Alleanza Nazionale e infine assorbito da Forza Italia. Tuttavia, una parte dei suoi ex membri ha continuato a operare all’interno di movimenti di estrema destra.

Impatto sulla Politica Italiana

La frammentazione della destra italiana ha avuto un impatto significativo sulla politica del Paese. Innanzitutto, ha reso difficile per la destra italiana presentare un fronte unito e coeso, spesso conducendo a coalizioni fragili e instabili.

Inoltre, la frammentazione ha alimentato la polarizzazione politica in Italia, con i vari partiti di destra che competono per attirare l’elettorato con discorsi populisti e promesse di cambiamento. Questo ha contribuito a una maggiore instabilità politica e ha reso difficile per il Paese affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali.

Prospettive Future

Il futuro della destra italiana rimane incerto, con molte domande sulla sua capacità di unirsi e presentare un fronte coeso. Tuttavia, con l’aumento del nazionalismo e del populismo in Europa, è probabile che la destra italiana continui a giocare un ruolo significativo nella politica del Paese. In conclusione, la frammentazione della destra italiana è stata una caratteristica persistente della politica italiana, con profonde implicazioni per il Paese nel suo complesso. Mentre la politica italiana continua a evolversi, sarà interessante osservare come la destra italiana si adatterà e influenzerà il futuro del Paese.

Conclusioni

Il percorso della destra italiana da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni è stato caratterizzato da continuità e cambiamento. Mentre alcuni principi fondamentali, come il nazionalismo e il conservatorismo, sono rimasti costanti, il modo in cui questi principi sono stati interpretati e presentati è cambiato nel corso degli anni. Con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, la destra italiana si trova oggi in una fase di rinnovato vigore e ambizione, giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama politico nazionale.

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Costume e Società

Famiglie allargate si o no?

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Le ricerche sociologiche, oggi, vedono un forte cambiamento nell’assetto familiare. Tale condizione ha origine sia da un mutamento nel concetto di genitorialità che nel ruolo della famiglia all’interno della società: cambiano le persone, si modificano le strutture familiari, mutano le coppie, si spostano gli interessi di ogni singolo individuo, passando dalla condivisione all’individualizzazione.

Molti aspetti legati alla natura psicologica del singolo soggetto subiscono un cambio repentino: si pensa più a sé stessi che agli altri. In questo scenario, siamo di fronte a molte trasformazioni che vanno ad incidere, inevitabilmente, sulla composizione della famiglia stessa.

Quello che cambia oggi rispetto a circa 50 anni fa è legato alle cause della nascita delle nuove famiglie “allargate”, “ricomposte” o “ricostituite. Mentre un tempo le famiglie ricostituite si formavano dopo la morte di un coniuge, dagli anni ‘70, invece, con la possibilità anche in Italia di ricorrere a separazione e divorzio, si sono verificati cambiamenti sociali e culturali che hanno portato ad una nuova struttura di queste famiglie.

Le famiglie “allargate”, ovvero le famiglie composte da due partners che hanno vissuto l’esperienza della fine di un precedente matrimonio, da cui almeno uno ha avuto figli che attualmente vivono con loro, hanno la caratteristica di avere confini più labili e incerti rispetto alla famiglia “tradizionale”, sia in termini biologici che legali. I processi relazionali sono sicuramente più complessi, sia nella comprensione che nella gestione, sono flessibili e hanno un inizio e un’evoluzione molto rapida.

Le famiglie ricostituite sono state definite “cespugli genealogici”, per la loro ampia estensione orizzontale anziché verticale. Mentre alcuni studiosi non appoggiano totalmente questi cambiamenti, altri fanno fronte alle nuove forme familiari che non possono essere ignorate, ma devono essere comprese e sostenute.

Le famiglie ricostituite vivono la crisi di chi, con storie diverse e diversi modi di affrontare i problemi, deve trovare dei compromessi per affrontare insieme nuove situazioni.
Gli studi affermano che i precedenti rapporti coniugali e la loro chiusura siano stati rielaborati, con una buona definizione delle attuali relazioni e con confini chiari, in modo che i partner possano iniziare un nuovo rapporto senza rancori passati. È importante che i figli non abbiano un atteggiamento oppositivo verso il nuovo partner, sperando in una riappacificazione tra i suoi genitori. Questo sarà direttamente proporzionale ai livelli di chiarezza e definizione raggiunti.

L’età dei figli è importante: i bambini in età prescolare potrebbero manifestare regressioni, nascondendo il desiderio di farsi accudire. Per i ragazzi la necessità di conferme da parte del genitore biologico potrebbe invece lasciare il posto alla rabbia verso il genitore acquisito, soprattutto nella fase adolescenziale, all’interno della quale avviene il processo di costruzione della loro identità e questo totale mutamento potrebbe essere percepito come un ostacolo.
In questa fase, per i figli, il formarsi di una famiglia allargata, sancisce definitivamente la fine della relazione tra i genitori biologici, e spesso questo può portare alla paura inconscia che affezionandosi al genitore acquisito, in qualche modo si “tradisca” quello biologico. La causa che ne consegue è che ciò potrebbe portare i figli ad allearsi con quest’ultimo e sviluppare un senso di protezione morboso.

In ogni caso la genitorialità è ancora più difficile poiché i genitori dovranno imparare a gestire eventuali conflitti e gelosie tra i fratelli acquisiti. Nelle famiglie allargate è opportuno costruire nuove identità familiari, nuove stabilità ed equilibri.
A tale proposito, non si può dare una risposta definitiva alla domanda “Le famiglie allargate sì o no?”, poiché essendo in continua espansione necessitano di sostegno e di supporto. Sicuramente nelle famiglie ricostituite possono innescarsi situazioni particolari, ma dare una “valutazione” negativa o positiva non è certo il modo migliore per andare verso un processo di accettazione.

Di concerto, le famiglie ricostituite possono racchiudere al loro interno grandi risorse ed elementi di ricchezza per tutti i componenti, i quali si troveranno a contatto con abitudini, tradizioni, modelli e storie diverse dalle proprie.

Tutto questo, se integrato con nuovi “ingredienti” e abitudini comuni diviene un elemento fondamentale per la crescita e il benessere di tutti, portando alla costruzione di nuovi equilibri.

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