POTENZA: SUCCESSO DI CRITICA E DI PUBBLICO PER LA POETESSA LUCIA DI TOLLA
di Domenico Leccese
Potenza – Una grande serata letteraria si è svolta, lo scorso giovedì 28 gennaio 2016, nella sala convegni della Biblioteca Nazionale di Potenza, in occasione della presentazione del libro di poesie Lucia Di Tolla “Schegge di luce”, con prefazione di Giovanni Caserta ed edito dalla Villani Libri Editore.
Ad introdurre i lavori Franco Sabia, Direttore della Biblioteca. A condurre la serata la professoressa Angela Granata. Novella Capoluongo Pinto, Presidente Universum Academy di Basilicata, ha illustrato le iniziative dell’Associazione che mirano alla promozione e alla diffusione di opere poetiche. Franco Villani, direttore editoriale della omonima casa editrice, ha sottolineato l’impegno editoriale rivolto, principalmente, alla pubblicazione di opere di autori lucani. La presentazione delle Poesie della Di Tolla è stata svolta da Giovanni Caserta, noto storico e critico letterario.
Dino Becagli e Carmen Rosiello si sono alternati nella lettura di una selezione delle poesie contenute nel libro. Perché anche l'amore senza la poesia è solo ginnastica. La serata, inoltre, è stata allietata da intermezzi musicali, con la voce solista di Roberta Rita, accompagnata dalla chitarra dell' Avvocato Donatello Genovese e dal sax del Giudice Ettore Nesti. In chiusura serata, piena di luce letteraria l’autrice, commossa, ha ringraziato i relatori e il numeroso pubblico intervenuto.
L'autrice di schegge di luce, Lucia Di Tolla, ci ha rilasciato alcune riflessioni a caldo.
La poesia di Lucia Di Tolla è fatta di emozioni?
La mia poesia è fatta da emozioni, dove la parola dà senso e concretezza.
La mia poesia è frutto di una riflessione sofferta umana e culturale.
Nei miei versi c'è il paradosso del vuoto, del non detto dell'accennato, il non dire crea onde di significato, come dicono gli inglesi " Less is better"! (N.d.r. meno è meglio).
Qual è il ruolo del lettore?
Il lettore assume un ruolo attivo, riempie con la propria sensibilità ciò che è non è esplicitato.
Qual è il ruolo attivo della tua poesia?
L'ambizione della mia poesia è quella di fornire un diverso punto di vista : insolito,accattivante, lucido, strano, a volte disperato, ma spero mai banale.
Pertanto è necessario avere un preciso punto di vista?
Avere un punto di vista, specialmente nei tempi attuali, privilegia senz'altro la conoscenza non la mera informazione, tenta di superarne la confusione.
Qual è il tuo ruolo?
Il poeta è lettore della realtà e cultore della bellezza e dell'arte.
E come dice Hume: "La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva"
PALERMO: IL LUCANO PATRICE MAKABU CONQUISTA IL PREMIO "ARTISTA DELL'ANNO 2015"
di Domenico Leccese
Palermo – L'Artista Lucano, Patrice Makabu, V/Presidente della Associazione Culturale Borgo Antico Portasalza di Potenza, ha ricevuto il premio "Artista dell'anno 2015".
A Palermo lo scorso 16 gennaio si è svolta alla presenza di autorità politiche e culturali la cerimonia di premiazione "Artista dell' anno 2015", il premio è stato conferito ai principali interpreti del mondo dell' arte e della cultura: Patrice Makabu è uno degli artisti dell' anno 2015 tra i più apprezzati, che per l' occasione ha presentato al pubblico “Who is the criminal now?”, l' ultima fotografia realizzata nell' anno 2015 in commemorazione dei sanguinari attentati dell' Isis a Parigi. Il prestigioso riconoscimento è stato promosso dalla rivista Effetto Arte, ldiretta da Paolo Levi, e opere degli artisti premiati con questo riconoscimento di rilevanza nazionale sono contenute in uno speciale volume distribuito alle principali gallerie d' arte d' Italia, ai più conosciuti critici internazionali, ai collezionisti ed alle biblioteche pubbliche dei capoluoghi italiani. Prossime importanti tappe che vedranno impegnato Patrice Makabu a partire da luglio sono Hollywood, New York, Washington e Dubai, all' artista sarà dedicato ad aprile uno spazio all' interno della rivista promotrice del premio appena consegnato.
Le dichiarazioni di Patrice Makabu "Grazie a tutti! – ha dichiarato Patrice Makabu appena appresa la notizia -Questo premio è per me, inutile dirlo, una grande soddisfazione. Palermo é una città che mi vuole bene – ha proseguito Makabu – a quanto sembra ed aver ricevuto questo importante riconoscimento con la mia ultima opera del 2015 'Who is the criminal now?' è stata la chiusura di un lungo anno di sperimentazioni in bellezza. La mia opera tanto contestata è invece piaciuta a tutti, il mio voler rappresentate la realtà senza mezzi termini ha dato i suoi frutti. Grazie Palermo – ha concluso Makabu – e grazie a chi durante la biennale dello scorso anno mi ha segnalato come uno tra gli artisti più innovativi."
Patrice Makabu è un' artista con un' interessante percorso di crescita, la sua passione per l' arte e l' originalità inizia grazie al web design nel 1999, quando internet era agli albori ed in molti ancora non sapevano che cosa fosse un sito web. Per Patrice Makabu un sito web di successo doveva essere necessariamente costruito intorno ad un design d' impatto, frutto di soluzioni distintive con fotografie ed immagini fortemente caratterizzanti volte a catturare subito lo sguardo e l' attenzione del visitatore. Sono state proprio le immagini infatti – oltre ad alcune creazioni design di alto gradimento presentate insieme alle produzioni di famosi stilisti internazionali – la chiave di un successo che oggi vede l' artista muoversi in diversi ambiti, come ad esempio nella regia di alcuni cortometraggi di grande impatto, che hanno tracciato parte del suo percorso. Patrice Makabu è stato in grado di rappresentare in video in maniera a dir poco alternativa tematiche drammaticamente attuali, come la violenza sulle donne, l' abuso di social network e non ultima la disabilità che si scontra con le barriere architettoniche con “Uccidere la Libertà”, cortometraggio con il quale vince ad agosto 2015 l' International Film Festival di Pescara con il plauso dell' attivista per i diritti umani Rita El Khayat. Patrice Makabu è un artista che ama rappresentare la realtà nelle sue opere, la vita quotidiana vista sotto la luce del surrealismo, le ideologie, la politica e lo fa sempre con grande spinta comunicativa.
E' difficile non riuscire a comprendere il significato delle opere di Patrice Makabu, tutto risulta essere di facile intuizione e a partire dal titolo, niente è lasciato al caso o alla voglia di creare interrogativi nascosti o fuorvianti. La fotografia per Patrice Makabu non è la classica finestra sul mondo, è invece uno spazio all' interno del quale cogliere i particolari meno visibili ed usarli come nuova chiave di lettura, un microcosmo che cattura la mente per prepararla a ricevere nuovi e provocanti impulsi, che ogni giorno sono presenti intorno a noi e che ci muovono avviandoci verso un dato percorso. La maggior parte delle fotografie di Makabu si fa apprezzare per la spiccata eleganza, ricordando in tutto e per tutto dipinti su tela, è difficile, anche a detta di alcuni tra i critici d' arte più conosciuti, capire che si tratta di fotografie se non ci si avvicina ad osservarle con attenzione spesso facendo ricorso al tatto. L' estrosità, unita all' esperienza maturata in circa sedici anni nell' ambito della comunicazione, nel lavoro e nella formazione professionale, stanno portando Patrice Makabu ad accogliere un numero sempre più ampio di consensi, partendo dall' attenzione riservatagli nella sfera del collezionismo privato e del cover album design.
Prossime importanti tappe che vedranno impegnato Patrice Makabu a partire da luglio sono Hollywood, New York, Washington e Dubai, all' artista sarà dedicato ad aprile uno spazio all' interno della rivista promotrice del premio appena consegnato.
ALLA SCOPERTA DI OMERO CON LA PROF. LOREDANA LEONARDI
di Domenico Leccese
Tutti a scuola, a suo tempo, abbiamo imparato che l'autore dell'Iliade e dell'Odissea, fu il più grande poeta greco e di tutti i tempi: Omero. La tradizione lo rappresenta come un poeta anziano e cieco, che cammminava appoggiandosi al suo bastone. Da diversi secoli, ormai, la critica ha comunciato a discutere sulla figura di questo vate immenso, autore dei due più grandi poemi epici della storia dell'umanità, e da tempo è ormai certo che non esistette mai un poeta Omero, autore dell'Iliade e dell'Odissea.
Qual è la Questione Omerica?
La cosiddetta questione Omerica, riguarda proprio il dibattito ormai millenario sull'identità e sull'esistenza stessa di Omero, autore dei poemi omerici. Da tempo l'ipotesi più accreditata è che l'Iliade e l'Odissea ebbero un'origine orale, ossia furono composti, senza mettere nulla per iscritto, in un arco di secoli che va dal XII all'VIII sec a.C. Gli autori di queste composizioni orali, furono i rapsodi, dei cantori che la tradizione rappresenta come poeti, il cui simbolo era il bastone. L'occasione per recitare brani dei poemi era la paneguris, una festa a carattere religioso, che attirava una grande folla. Qui i rapsodi recitavano brani del due poemi, che circolavano oralmente, a memora, poiché la memora degli antichi era enormemente più esercitata della nostra, aiutandosi per la memorizzazione, con versi o gruppi di versi che si ripetevano identici, in punti chiave dei due poemi. Nel corso della festa, i rapsodi, collegavano i brani che recitavano ad altri brani i in circolazione dei poemi , li "cucivano" insieme;
Rapsodo, in greco, vuol dire "colui che cuce". In questo modo, avevano anche modo di rielaborare brani dei poemi stessi.Ogni Paneguris era l'occasione per assemblare, da parte dei rapsodi, brani dei poemi e rivisitarli. Dopo questa lunga gestazione orale, nell'VIII sec a.C. in epoca tardo micenea, circa, i poemi ebbero una redazione scritta, ad opera probabilemente degli stessi rapsodi.
Anche il nome Homeros, Omero, che in passato si traduceva come "colui che non vede", ora viene tradotto in altri modi, "ostaggio", ad esempio, ma soprattuto come "rapsodo per eccellenza". Essendo ormai chiara l'origine orale a più voci dell'Iliade e dell'Odissea, anche la questione della città che diede i natali ad Omero, è irrilevante. Nel corso dei millenni,molte città greche si vantarono di aver dato i natali al poeta: Smirne, Colofone, Chio, tanto per citarne alcune. Al massimo i nomi di queste città possono illuminarci sulle zone dove cominciarono ad essere elaborati i due poemi: l'area della Ionia d'Asia e quella micenea.
Anche se oggi sappiamo che non esistette un poeta di nome Omero, autore dell'Iliade e dell'Odissea, per convenzione, i due poemi continuano ad essere definiti "omerici" ?
I poemi omerici ci forniscono una miniera inesauribile di informazioni sulla vita, i valori, il modo di alimentarsi di vestirsi, sulle usanze dei Greci dell'epoca tardo micenea. Hanno, quindi, non solo un immenso valore artistico, ma anche storico?
Anche se ormai siamo certi che Omero non esistette, nella memoria collettiva rimane l'immagine di questo grande poeta, di questo vate, che cammina cieco, appoggiandosi al suo bastone. Il grande Ugo Foscolo, concluse il suo carme "Dei Sepolcri", dedicando gli ultimi versi a questa immensa e toccante figura, simbolo stesso della Poesia:
Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,
e interrogarle.
Gemeranno gli antri secreti,
e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l'ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
PETROSINO: ARRIVA IL CARNEVALE! GRANDE FESTA DAL 6 AL 9 FEBBRAIO
MUSICA. MORTO DAVID BOWIE, "IL DUCA BIANCO"
di Silvio Rossi
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Era malato da un anno e mezzo il “Duca Bianco”, una delle leggende del rock che dai primi anni Settanta era apprezzato in tutto il mondo per la sua eleganza sopraffina, il gusto ricercato, la musica che ha regalato ai suoi fan.
David Robert Jones, conosciuto con lo pseudonimo di David Bowie, musicista londinese, nato 69 anni fa (il suo compleanno è stato venerdì scorso), è morto a causa di un tumore contro cui stava lottando da diciotto mesi.
Personaggio ambiguo, di Bowie si ricordano particolarmente la presunta bisessualità (affermata dallo stesso cantante durante un’intervista televisiva), e le pratiche occultiste. Ma soprattutto ci rimangono alcune perle, come gli album Ziggy Sturdust e Heroes, da cui sono estratti i suoi più famosi brani.
Numerose le sue collaborazioni, da Bing Crosby, a Brian Eno, si ricorda in particolare la collaborazione con i Queen nel brano Under Pressure.
Dal 1992 era sposato con la modella somala Imam Mohamed Abdulmajid, dalla quale ha avuto una figlia, ora quindicenne. Un figlio (Duncan) era nato dal precedente matrimonio con MaryAngela Barnett nel 1971.
Pochi giorni fa è uscito l’ultimo album dell’artista, Blackstar, un vero testamento musicale.
NOVOLI: COUNT DOWN PER IL "FOCARA FESTIVAL" L'EVENTO MUSICALE DELL'INVERNO PUGLIESE
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di Gianfranco Nitti
Novoli (LE) – Si prevede un afflusso di almeno 150mila persone per l’11a edizione del “Fòcara festival” che si terrà a Novoli, nel Salento, dal 13 al 18 gennaio. 25 gruppi, con 130 artisti provenienti da Italia, Perù, Portogallo, Germania, Nigeria, Inghilterra, Romania, si esibiranno in cinque concerti gratuiti nei “giorni del fuoco” in cui si ripeterà (il 16 gennaio) lo spettacolare e secolare rito dell’accensione del falò più grande d’Europa (20 metri di diametro e 25 di altezza) in onore di Sant’Antonio Abate. Tra i nomi di questa edizione: Subsonica, Antonella Ruggiero, Fanfare Ciocarlia. "Il Fòcara Festival – dice il direttore artistico Loris Romano – crea un incrocio tra linguaggi musicali e generazioni diverse, dalla musica d'autore al rock, dai beat elettronici al dub.
Un incontro tra pubblico e musicisti che si svolge in un'atmosfera carica di magia, un palco che guarda al grande fuoco prima, durante e dopo la sua coinvolgente accensione”. “È l'evento musicale dell'inverno pugliese – aggiunge Gianmaria Greco, presidente della fondazione che organizza l’evento – una connessione tra riti popolari di antica tradizione ed esperienze musicali attuali che rendono il viaggio a Novoli una piacevole e sorprendente scoperta”.
CHARLIE HEBDO: "JE SUIS RESPONSABLE" DI AURÈLIA DEDIEU VA IN SCENA A NAPOLI
Redazione Spett.
Napoli – «Je suis responsable» è il titolo della performance di Aurèlia Dedieu, giovane attrice comica parigina che vive da dieci anni a Torino. L'obiettivo di Aurèlia è «parlare un linguaggio che ci restituisca la voglia di riavvicinarci gli uni agli altri». Venerdì 8 gennaio 2016 l'attrice porta a Napoli il suo spettacolo, concepito dopo l'attentato a Charlie Hebdo, con l'intenzione di stimolare «il dibattito cittadino, e aprire il nostro rapporto con la politica». Subito dopo l'attentato di un anno fa, spiega Aurèlia: «ho sentito tanto, intorno a me, la volontà di trovare dei colpevoli. La mia reazione profonda è stata di dirmi 'guardiamoci in faccia, noi per primi, interroghiamoci sulle responsabilità che non ci stiamo prendendò rispetto alle cose che non vanno nel mondo». La performance inizia con un monologo dell'attrice, per poi lasciare spazio alle riflessioni e alla parola degli «spettatori». L'evento, già svoltosi a Torino, è previsto per domani, alle 18 e 30, all'ex Opg occupato «Je sò pazzo»
ISERNIA: SALA STRACOLMA PER IL FILM DEDICATO A CHARLES MOULIN, PITTORE EREMITA
di Simonetta D'Onofrio
Isernia – La sala grande della Provincia di Isernia stracolma, con alcune decine di partecipanti costretti a vedere la proiezione del documentario in piedi, è stata la cornice che ha accompagnato la presentazione di “Moulin – Il poeta del pastello”.
Un film nato, oltre che dall’esigenza di raccontare una storia poco conosciuta, ma di particolare valore storico e culturale, anche dall’impegno che una piccola amministrazione comunale ha profuso per valorizzare il territorio, nello splendido panorama delle Mainarde, immerse nel Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise.
L’incontro tra il giovane sindaco di Rocchetta al Volturno, paese arrampicato sui monti che delimitano il confine tra , determinato a realizzare un percorso museale per mantenere vivo il ricordo del pittore che ha scelto questo angolo di terra per condurre la sua esistenza da eremita, e un regista innamorato dell’eccentrico personaggio, tanto da averlo studiato e seguito da venticinque anni, ha dato vita a un prodotto originale, apprezzato dal pubblico presente.
Il documentario ha rappresentato per il regista Perluigi Giorgio una prova impegnativa. Da circa venticinque anni ha raccolto informazioni sul pittore, ha visitato i luoghi dove conduceva la sua esistenza da eremita, si è immedesimato talmente nell’esperienza di vita dell’artista, che è stato naturale per lui prestare il suo volto a Moulin sulla pellicola.
Abbiamo chiesto a Teodoro Santilli, sindaco di Rocchetta a Volturno, di raccontarci come è nata questa collaborazione:
È stato il Comune di Rocchetta a cercare Pierluigi Giorgio, o è stato lui a cercare voi?
In realtà tramite l’avvocato Roberto Iocca, col quale abbiamo fatto questo progetto di valorizzare Moulin, la sua figura, e tutta la valle del Volturno con la sua arte, lui conosceva Pierluigi Giorgio, me l’ha presentato. Subito è nata questa collaborazione, non ci sono state mai divergenze, siamo andati d’accordo dall’inizio. È stata una unione, una condivisione d’intenti, anche perché lui aveva già l’intenzione di realizzare questo documentario, e gli serviva solo uno spunto e un appoggio da parte di questa amministrazione.
Questo documentario ora è un trampolino per cercare di valorizzare il territorio di Rocchetta, e di Castelunovo. Quali sono i prossimi passi che verranno realizzati?
Stiamo facendo un museo tutto dedicato a Moulin, un percorso che porta, a piedi ovviamente, dal museo fino al rifugio dove viveva, tabellato con le frasi più importanti di Moulin e la rappresentazione delle sue opere, poi delle mostre e un catalogo di arte, con tutte le sue opere, catalogate e criticate da studenti.
Le istituzioni superiori, Provincia e Regione, hanno partecipato al progetto?
La Regione ci ha dato una mano, la Provincia ci ha supportato, con questa sala per la proiezione, ma il grosso dell’onere è ricaduto sul Comune.
Nel documentario si vede come molti paesani erano affezionati al pittore. Anche qualche suo parente era tra costoro?
Personalmente no, non ho avuto parenti che l’hanno frequentato, e questo mi dispiace quasi, però ho conosciuto molte persone che hanno avuto a che fare con lui, e che mi raccontano molti aneddoti.
Il 7 gennaio si replicherà a proiezione a Campobasso, presso l’auditorium dell’ex GIL, alle ore 19:30
PAOLO COCHI: LETTERE DALL'INFERNO, LA VERA STORIA DI JACK LO SQUARTATORE
FIRENZE: TORNANO A RISPLENDERE, DOPO 10 ANNI, GLI AFFRESCHI DI BERNARDO ROSSELLI E DOMENICO GHIRLANDAIO
GUARDA LA GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO [CLICCARE SOPRA LE FOTO PER INGRANDIRLE]
di Gianfranco Nitti
Si sono da poco conclusi i lavori di completamento del restauro degli affreschi quattrocenteschi del meraviglioso Refettorio monastico all’interno della Badia di San Michele Arcangelo a Passignano (comune di Tavarnelle Val di Pesa in provincia di Firenze).
L’intervento conclude il ciclo di lavori già iniziato più di 10 anni fa dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Firenze Prato e Pistoia ed è stato reso possibile grazie ad una somma di 200mila euro elargita dalla Fondazione non profit americana Friends of Florence, che include anche un generoso contributo donato da Marchesi Antinori. Con questo restauro il Refettorio monastico, dove si trova il famoso affresco de "L’Ultima Cena" del Ghirlandaio, verrà finalmente riaperto al pubblico dopo un lungo periodo di chiusura.
Il restauro è stato eseguito dall’impresa Cellini, già impegnata nella campagna precedente, con la direzione dei lavori affidata alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Firenze Pistoia e Prato (architetto Giorgio Elio Pappagallo e storico dell’arte il dott. Claudio Paolini). “Si conclude un restauro per noi davvero significativo: è infatti il primo intervento al di fuori della città di Firenze che dona piena sostanza alla missione della nostra Fondazione. Il compito di Friends of Florence – spiega la Presidente Simonetta Brandolini d’Adda – non è soltanto recuperare le numerose opere fiorentine, ma è anche salvare e valorizzare le bellezze storico-artistiche che ci sono sul territorio toscano. Con l’intervento agli affreschi di Bernardo Rosselli e Domenico Ghirlandaio siamo intervenuti insieme alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Province di Firenze Prato Pistoia per salvare opere che altrimenti rischiavano di perdersi. Insieme agli amici di sempre, i tanti donatori che ci hanno seguito in questa impresa e a Marchesi Antinori (Piero Antinori è uno dei membri del Consiglio di Friends of Florence), abbiamo deciso di sostenere questo progetto per poter consegnare ai posteri il tesoro conservato nella sala del Refettorio della Badia di San Michele Arcangelo a Passignano che così potrà essere riaperta al pubblico. Questo lavoro ci ha dato molta soddisfazione – continua Simonetta Brandolini d’Adda – perché ci ha permesso di dare sempre più forza alla nostra missione e di lavorare in grande sinergia insieme a tutti coloro che sono stati coinvolti per la futura riapertura della sala. Rinnoviamo ancora una volta il nostro grazie ai Padri Benedettini Vallombrosani, che abitano nel monastero, per la loro disponibilità e accoglienza ai detti restauri. – conclude la Presidente di Friends of Florence – E auguriamo loro un buon lavoro per l’impegno che profonderanno nell’accogliere i visitatori di queste opere dal grande valore artistico e religioso”.
Un impegno per la salvaguardia delle bellezze storico-artistiche del territorio. “Siamo oltremodo felici di vedere finalmente completarsi il progetto di restauro del magnifico affresco del Ghirlandaio a Badia a Passignano e di aver avuto la possibilità di portare il nostro apporto a questa nuova meritevole iniziativa dei Friends of Florence" sottolinea il Marchese Piero Antinori. “Il connubio tra arte e vino è certamente vincente anche per il contenuto culturale del vino. In questo caso esiste anche uno stretto legame tra Antinori e la Badia di Passignano che ci ha indotto a contribuire al restauro del magnifico affresco del Ghirlandaio, che ridarà nuova vita e grande attrattiva a tutto il comprensorio”. Marchesi Antinori continua così il suo impegno a sostegno dell’arte in tutte le sue forme, attività a cui la famiglia Antinori si dedica fin dal 1385 parallelamente all’eccellente produzione vinicola. Oltre al contributo per il restauro degli affreschi di Badia a Passignano, la famiglia Antinori nel 2016 renderà possibile il restauro della lunetta di Giovanni della Robbia che fu commissionata da un antenato della famiglia e che fu acquistata nel 1898 dal collezionista d'arte americano A. Augustus Healy come regalo per il Brooklyn Institute. La lunetta farà parte della mostra ‘Della Robbia: Sculpting with Color in Renaissance Florence’ in programma dal 9 agosto al 4 dicembre 2016 presso il Museum of Fine Arts di Boston e dal 29 gennaio al 4 giugno 2017 al National Gallery of Art, Washington, DC.
L’intervento di restauro della Sala del Cenacolo all’interno della Badia di Passignano è stato realizzato nel nome della collaborazione fra Marchesi Antinori e la Fondazione Friends of Florence e tutti coloro che ne sono coinvolti.
La Sala del Cenacolo è stata così salvaguardata per consegnarla ai visitatori che potranno immergersi nella cultura e nella spiritualità di questo luogo.
I lavori di restauro L’intervento sostenuto da Marchesi Antinori e dalla Fondazione Friends of Florence ha completato il progetto di restauro finalizzato a riportare la sala del Refettorio alla sua bellezza originaria: grazie a questo si è infatti concluso il restauro dell’affresco di Domenico Ghirlandaio, delle due scene realizzate da Bernardo Rosselli, del pulpito, degli ulteriori elementi lapidei e degli intonaci antichi.
Il lavoro svolto sull’Ultima Cena ha portato a integrare le molte e diffuse lacune, valorizzando la qualità pittorica dell’opera che, in modo particolare per quanto riguarda le figure del Cristo e degli apostoli, può essere ricondotta al diretto intervento di Domenico Ghirlandaio, come peraltro attesta la documentazione archivistica che per l’occasione si è tornati a consultare e a interpretare in ragione dei dati raccolti grazie alla visione ravvicinata del lavoro e alle ulteriori analisi scientifiche realizzate. Le indagini, condotte dall’ing. Nicolino Messuti di ISTEMI (analisi igrometrica, riflettografica all’infrarosso e in fluorescenza ai raggi X) hanno accompagnato l’intervento dei restauratori dell’impresa Cellini, assicurando la completa rimozione delle ridipinture e ripristinando quindi l’autenticità di quanto oggi si propone ai visitatori e agli studiosi. Ugualmente fondamentale è stato l’apporto dato ai direttori dei lavori Giorgio Elio Pappagallo e Claudio Paolini dalla consulenza e dell’assidua presenza in cantiere di Sabino Giovannoni, già attivo presso i laboratori di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure e con un’importante esperienza nel restauro di affreschi quattrocenteschi. Nel corso dei lavori si è tra l’altro evidenziato come la bottega del Ghirlandaio già a questa data (siamo nel 1476) avesse definito una modalità operativa (a partire dai variati sistemi di riporto dei disegni preparatori sulla parete) e più in generale un’organizzazione del cantiere pienamente rispondente a quanto ben documentato per i più tardi affreschi di Santa Maria Novella.
Sull'opera e sul restauro La sala del Refettorio fu realizzata nel periodo di massimo splendore del monastero quando, essendo succedutisi quali abati due personalità di grande prestigio e potere (Francesco Altoviti tra il 1440 e il 1455 e Isidoro del Sera tra il 1455 e il 1485), il complesso subì una radicale trasformazione con lavori per lo più riconducibili alla direzione del “maestro di murare” Jacopo di Stefano Rosselli. Nell’ambito della seconda fase di questi lavori fu appunto realizzato anche il nuovo refettorio dei monaci, una sala che si sviluppa su un lato del chiostro, coperta con volte a botte lunettate poggianti su capitelli in pietra serena, di grande ampiezza. Fu sempre l’abate del Sera che incaricò nel 1476 Domenico del Ghirlandaio di realizzare l’affresco de L’Ultima Cena, sopra al quale erano state dipinte pochi anni prima, nel 1474, da Bernardo Rosselli, due scene raffiguranti La cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre e Caino che uccide Abele. Dopo le soppressioni del 1866 che non risparmiarono neppure questo complesso, il monastero fu acquistato dai conti Dzieduszycki che lo ristrutturarono profondamente, trasformandolo nel loro castello. Fra i lavori di sistemazione ci fu anche il riassetto del refettorio che divenne un vero e proprio salone di rappresentanza. Arricchito attorno al 1890 da un grande camino esso fu messo in comunicazione con il chiostro antistante mediante l’apertura di due porte sul lato sinistro. L’intera sala fu poi decorata con riquadri geometrici e stemmi di gusto trecentesco, che la trasformarono in un ambiente suggestivo ma d’invenzione. “Purtoppo in questa occasione – sottolineano i direttori dei lavori – l’affresco di Domenico Ghirlandaio fu oggetto di pesanti ridipinture che celarono alla vista numerosi particolari fondamentali per comprendere l’altissima qualità dell’opera. Nel corso del cantiere aperto nel 2002, oltre a liberare la parete di fondo da queste ridipinture, furono riscoperte al di sotto delle decorazioni ottocentesche che interessavano le altre tre pareti della sala, ulteriori pitture ad affresco (ben documentate dalle carte d’archivio) eseguite da Benedetto e Cesare Veli nel 1598, raffigurante santi e beati vallombrosani. Il ritrovamento portò così alla decisione di eliminare le trasformazioni tardo ottocentesche per riportare la sala alla sua dimensione quattro cinquecentesca”.
Attualmente l’ambiente si presenta nuovamente visitabile (così come lo è la chiesa e altri artistici ambienti del complesso), con del tutto risarcita la parete di fondo con gli affreschi di Bernardo Rosselli e Domenico Ghirlandaio e l’estesa volta lunettata, mentre gli affreschi tardo cinquecenteschi sono in attesa di essere definitivamente recuperati e restaurati.