Al “King of Paparazzi” Rino Barillari la tessera d’onore dell’ANCRI

Tagliente: “Ha fissato oltre mezzo secolo di storia del nostro Paese con le immagini dei fatti più dolorosi e i più belli, dalla dolce vita ai grandi personaggi passando per gli anni di piombo, la mafia, i sanguinosi fatti di cronaca, sempre tenendo al centro della scala dei valori il rispetto della persona”.

Al termine della cerimonia celebrativa della Festa del Tricolore, organizzata presso la Scuola Superiore di Polizia dall’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI), il presidente del sodalizio Tommaso Bove e il delegato ai rapporti istituzionali, prefetto Francesco Tagliente, hanno consegnato al re dei paparazzi Rino Barillari, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, la tessera di socio onorario dell’ANCRI.
Il suo impegno sociale è sintetizzato nella motivazione del riconoscimento. “Con il suo ironico motto ‘La guerra è guerra’, Rino Barillari ha fissato oltre mezzo secolo di storia del nostro Paese con le immagini dei fatti più dolorosi e i più belli, dalla dolce vita ai grandi personaggi passando per gli anni di piombo, la mafia, i sanguinosi fatti di cronaca tenendo al centro della scala dei valori il rispetto della persona. Ricoveri ospedalieri, costole rotte, coltellate, minacce e macchine fotografiche fracassate non lo hanno fermato. Con la sua tenace e vulcanica attività continua a regalarci la fotocronaca dei suoi servizi esclusivi”.
Alla cerimonia Celebrativa del Tricolore sono intervenuti il Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Franco Gabrielli, i Vicecapi della Polizia Antonio De Iesu e Alessandra Guidi, i prefetti Maria Teresa Sempreviva e Angelo Sanna, i Dirigenti Generali della Polizia di Stato Armando Forgione, Maria Luisa Pellizzari, Francesco Messina, il Questore di Roma Carmine Esposito, i rappresentanti dei Capi di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. Vasco Angelotti, della Marina Contrammiraglio Cesare Fanton, dell’Aereonautica Col Gianfranco Monteleone e dei Comandi Generali della Finanza Col Paolo Campagnone,
Presenti anche l’ex Comandante generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi, Generale di Squadra Aerea (r) Settimo Caputo Settimo Caputo, l’ex Sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa Generale Domenico Rossi, l’ex Ambasciatore Claudio Bisogniero, i passati direttori del Cerimoniale di Stato Ilva Sapora e Eugenio Ficurilli
L’ANCRI ha visto una nutrita partecipazione di soci, in rappresentanza delle 75 delegazioni italiane e 18 estere, guidati dal presidente Tommaso Bove e dai Vicepresidenti nazionali Domenico Garofalo e Francesco Graziano.
Sono intervenuti inoltre il Prof. Alberto Villani, Osvaldo Bevilacqua e la telegiornalista Dania Mondini che ha fatto una interessantissima intervista sui sessant’anni di scatti al “The king of paparazzi” Rino Barillari.
Grandi emozioni da parte della inseparabile Antonella Mastrosanti e da parte degli amici di sempre come Piero Lepore titolare dell’Harry’s Bar di Via Veneto, il tenore Francesco Grollo, Nicola Colucci e Antonietta Greco, Maria Teresa Magrini con figlie Eliana e Irene Tagliente.




Riforma tributaria, avvocato Lucarella su eliminazione di un grado di giudizio: “Serie perplessità. Ecco perché”

“Quale neo incaricato alla guida della Consulta Legale Nazionale di Asso-Consum esprimo perplessità, soprattutto sul piano giuridico, in merito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe
Conte, recentemente riportate dalla stampa nazionale, in relazione all’idea di una riforma tributaria che elimini un grado di giudizio.
Quest’ultima idea di riforma contrasta fortemente con lo spirito di uno Stato di diritto; l’appello esiste nel nostro sistema giuridico, specie nel settore tributario, quale strumento di revisione delle decisioni di primo
grado, talvolta, ingiuste sia da un punto di vista procedurale che di merito.
E’ dato ufficiale del Ministero di Economia e Finanza che il contenzioso tributario a fine 2018, in termini statistici, ha registrato un meno 10,34% del numero complessivo delle controversie rispetto al 2017 (per un complessivo contenzioso nazionale di 373.685 cause pendenti).
Pertanto, voler modificare il processo tributario nell’ottica appena rappresentata, con molta probabilità non favorirà un sano rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini. A ciò si aggiunga che nei
primi 9 mesi del 2019 le commissioni tributarie provinciali e regionali hanno definito circa 160.000 ricorsi e che, in primo grado, la parte pubblica (cioè lo Stato) è riuscita a vincere quasi una volta su due (47,4% dei
successi), mentre il contribuente ha avuto ragione meno di una volta su tre (28,7%).
Sempre dati alla mano, in secondo grado le decisioni dei primi giudici subiscono un ribaltamento per un buon 32,6% contro il 49,5%; in Cassazione, nel 2018, la parte pubblica ha vinto più di due volte su tre nei
confronti del cittadino.
Dinanzi a questi dati ufficiali è difficile comprendere ove possa risiedere la ragione effettiva di una scelta di Governo così poco digeribile per i contribuenti italiani. Privare i cittadini di uno strumento così
importante per garantire l’effettiva difesa dei diritti non equivale, di contro, ad incamerare più soldi a titolo di imposte e tasse.
Tutt’al più ne aumenterà la percezione di soggiogamento di quei contribuenti ritenuti vessati e destinatari di atti amministravi-tributari illegittimi.
Spiace aver ascoltato una proposta del genere da parte di un Presidente del Governo come il Prof. Conte il quale dovrebbe vestire di diritto, sartorialmente parlando, l’azione del potere esecutivo e farne
essenza irrinunciabile.
Tuttavia, senza presunzione e pregiudizio alcuno, come Presidente incaricato della Consulta Legale Nazionale di Asso-Consum, proprio perché rappresento un organo consultivo di una delle poche associazioni riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico (e perciò indirettamente dal Governo stesso), sarei curioso di comprendere l’intera portata dell’idea di riforma al fine di meglio apprendere la
tipologia degli eventuali bilanciamenti giuridici che si offriranno sul piatto legislativo: nella pratica reale, ho il timore che il costo effettivo relativo al sacrificio di diritti ed interessi legittimi dei cittadini sarà troppo più alto
rispetto alle ragioni di Stato.
Credo che una scelta di riforma, come quella accennata dal Prof. Conte, non possa prescindere dall’interazione giuridica che esiste ai più alti livelli di sistema: si considerino, ad esempio, la Convenzione
Europea dei Diritti dell’Uomo e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Prima di tutto c’è, però, la Costituzione italiana la quale, pur non esplicitamente, riconosce l’impugnazione quale elemento essenziale di dignità stessa dello Stato di Diritto.
Non è certamente privando i cittadini di diritti e sistemi di garanzia a loro tutela che si posso ridurre i tempi di giustizia od aumentare il gettito fiscale; si genererebbe tutto l’effetto opposto: ulteriore sfiducia nello Stato democratico con progressiva degenerazione del rapporto di fedeltà e leale collaborazione tra Pubblico e Privato.
Occorrerebbe, piuttosto, semplificare il sistema tributario alla fonte e non a valle: una riforma della giustizia tributaria è improcrastinabile e non più differibile, ma non credo che eliminando un grado processuale si potrà ritenere di aver fatto una cosa giusta e socialmente utile per le sorti della società italiana per quanto, in realtà, significativa per le casse dell’erario statale.
Una riforma tributaria necessita sempre di molta attenzione perché si mettono in gioco principi democratici delicati ed importanti: primi fra tutti la dignità del cittadino e la capacità di uno Stato di rispettare i dettati costituzionali oltreché la tutela dei diritti umani inviolabili”.

Presidente CLN Asso-Consum
Avv. Angelo Lucarella




Il duomo di Orvieto si è ripresentato nel suo splendore al mondo

L’Opera del Duomo di Orvieto ha recentemente invitato un gruppo di corrispondenti di media esteri accreditati in Italia, guidato dalla coordinatrice del gruppo Cultura dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, la giornalista spagnola Carmen Del Vando, ad una visita alla bella città umbra, per due interessanti appuntamenti culturali.

Il primo, un incontro presso il palazzo dell’Opera del Duomo, dove è stato proiettato un video sui restauri dei basamenti e delle statue e la loro ricollocazione, con relazioni di autorevole esponenti del settore,seguito da visita guidata all’interno del Duomo con l’illustrazione del ciclo scultoreo dell’ Annunciazione, degli Apostoli e dei Santi Protettori della città, appena ricollocato, rendendo ancora più splendida imponente edificio sacro. Con il secondo appuntamento , i giornalisti hanno visitato il Museo Claudio Faina (diotato di opere d’arte etrusca, greca e romana), con una attenzione particolare alla collezione attica recentemente donata dall’architetto Mario Lolli Ghetti. La giornata orvietana è stata completata da una visita al Pozzo di San Patrizio, al Museo del Duomo ed al Museo Emilio Greco.

L’occasione principale era costituita dalla ricollocazione, dopo 122 anni di ‘esilio’ ed un trasferimento in quattro diverse sedi, all’interno del celeberrimo Duomo, dell’intero ciclo scultoreo degli Apostoli e dei quattro Santi, l’unico ancora completo e conservato integralmente avviato prima dell’avvento del barocco. Il riposizionamento delle statue all’interno della Cattedrale è la conclusione di un impegnativo percorso sia burocratico sia di restauro, che ha visto collaborare numerosi ed esperti professionisti, oltre che soggetti istituzionali.

Le statue – otto realizzate tra il 1556 e il 1612, la nona nel 1618, la decima nel 1644 e le ultime due tra il 1714 e il 1722 – dal 2006 erano infatti state collocate nella sede distaccata del museo dell’Opera del Duomo di Orvieto.

Il progetto del riposizionamento, già delineato nel 1986 dalla Soprintendenza, era stato presentato agli organi del ministero per i Beni e le attività culturali ed autorizzato dalla stessa Soprintendenza; è stato coordinato dall’Opera del Duomo, presieduta da Gianfelice Bellesini che ha presenziato all’incontro con i giornalisti dei media esteri al quale ha presto parte anche il vescovo, monsignor Benedetto Tuzia, il professor Giuseppe Della Fina, il sindaco Roberta Tardani e la soprintendente alle Belle arti dell’Umbria, Marica Mercalli.

Con il ritorno in Duomo – si stato detto nel corso dell’incontro – le sculture hanno riacquistato dignità di opera d’arte, seppure fuori contesto e scala, e sono tornate al centro dell’interesse, dello studio, del dibattito. Le statue poggiano sui basamenti originali come quelle dei quattro Santi protettori che hanno fatto ritorno nel Duomo di Orvieto, anticipate da quelle dell’Angelo annunciante e della Vergine, realizzate da Francesco Mochi.

Realizzate da vari artisti tra la fine del 16° e l’inizio del 18° secolo, le statue sono collocate ai piedi delle colonne che presentano le iconiche fasce alternate di travertino e basalto. Delle 12 statue degli Apostoli di Orvieto, le prime 8 furono realizzate tra il 1556 e il 1612: S. Paolo da Francesco Mosca detto il Moschino (1556), S. Pietro da Raffaello da Montelupo (1557), S. Tommaso, S. Giovanni e S. Andrea dall’orvietano Ippolito Scalza e collaboratori, S. Giacomo Maggiore da Giovanni Caccini, S. Matteo da Pietro Francavilla su progetto di Giambologna e S. Filippo da Francesco Mochi.
Negli stessi anni venne realizzato anche il gruppo dell’Annunciazione di Francesco Mochi (1603-1608), collocato all’interno del coro della cattedrale, e altre statue che vanno a ornare l’area del transetto e il presbiterio. La nona statua, il San Bartolomeo, venne realizzata da Ippolito Buzi nel 1618. La decima, S. Taddeo, fu consegnata da Mochi del 1644; le ultime due, sono scolpite da Bernardino Cametti, tra il 1714 e il 1722, negli anni in cui altri Apostoli prendevano posizione nella basilica di S. Giovanni in Laterano. Nel 1897 il restauro cosiddetto “di liberazione” di matrice purista volle cancellare la fase artistica manierista-barocca. Le statue vennero dapprima esposte nel museo e in seguito abbandonate nei depositi dove venne a visitarle Federico Zeri che ne chiese il il recupero. Furono quindi rimosse dal Duomo nel 1897 (all’epoca si volle infatti riportare nuovamente alla cattedrale il suo austero aspetto medievale, e furono dunque eliminate le aggiunte barocche, a cominciare dalle statue, che furono spostate) e negli ultimi anni si trovavano esposte in una sede distaccata del Museo dell’Opera del Duomo, la ex chiesa di Sant’Agostino.

Del loro ricollocamento nella sede originaria si parla già dal 1986 (uno dei più accesi fautori del ritorno in Duomo fu Federico Zeri), epoca a cui risale il primo progetto della soprintendenza, ma si è potuto però realizzare solo nel 2019: al risultato hanno contribuito diversi soggetti, ovvero la stessa soprintendenza, l’Opera del Duomo, il Comune di Orvieto, la diocesi di Orvieto-Todi e l’Enea, che ha curato gli aspetti scientifici e di innovazione nella prevenzione del rischio sismico (tutte le statue sono state infatti dotate di basi antisismiche). Il ritorno delle statue ha anche fornito l’occasione per compiere verifiche strutturali degli elementi architettonici della cattedrale e alcuni interventi per migliorare il suo comportamento in caso di terremoti. Adesso il Duomo di Orvieto, un capolavoro unico nel suo genere, è ritornato nella sua veste più bella alla meraviglia dei fedeli e dei visitatori di tutto il mondo.




Roma, reparto pediatrico del policlinico Gemelli: bimbi felici con la befana speciale della polizia di Stato

ROMA – I poliziotti delle volanti, del reparto mobile, della polizia postale e della polizia stradale di Roma, hanno consegnato doni e giocattoli ai bambini ricoverati presso i reparti pediatrici del Policlinico Gemelli.

È stata una mattinata ricca di emozioni e di sorprese per i piccoli pazienti che hanno incontrato Milli Carlucci, Mara Venier, Maria de Filippi, Barbara D’Urso e Raffaella Carrà, tutti personaggi magistralmente imitati da Emanuela Aureli che ha allietato i bambini facendogli trascorrere alcune ore tra sorrisi e spensieratezza.

Inedita la partecipazione di un poliziotto della stradale che si è improvvisato prestigiatore e con le sue magie ha incantato i bambini ai quali è stato inoltre conferito il diploma di sentinella del Web.

L’iniziativa, ripetuta in numerose province italiane, si inserisce nel progetto che vede le donne e gli uomini della Polizia di Stato vicini a chi ha bisogno di maggiori attenzioni e che è racchiuso nel claim #lamiciziaèunacosaseria.




Strage in Alto Adige, auto su pedoni: 6 morti e 11 feriti

E’ di 6 morti e 11 feriti il bilancio di un tragico incidente stradale avvenuto la scorsa notte a Lutago, in Valle Aurina in Alto Adige.

Secondo le prime informazioni, verso le ore 1.15 un’auto ha centrato a grande velocità un gruppo di persone che si trovava sul bordo della strada.

Le vittime sono tutti giovani cittadini tedeschi fra i 20 ed i 25 anni di età. Dopo aver passato la serata in un locale, la comitiva si trovava accanto a un pullman turistico quando è stata centrata in pieno da un’automobile.
Tre dei feriti sono in gravi condizioni. Tra loro una donna che è stata trasferita d’urgenza di notte con l’elicottero del Aiut Alpin alla clinica universitaria di Innsbruck, in Austria. L’automobilista è un uomo del posto di 28 anni, di Chienes. Secondo le prime informazioni, avrebbe avuto un tasso alcolemico molto elevato. E’ stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale e lesioni stradali.

E’ di 1.97 g/l il tasso alcolemico rilevato sul 28enne. La legge stabilisce attualmente il limite di 0,5 grammi/litro di alcol nel sangue, limite oltre il quale il conducente viene definito in stato di ebbrezza e quindi soggetto a provvedimenti sanzionatori. La guida con un tasso di alcol nel sangue superiore a 0,5 grammi/litro limite viene punita con sanzioni elevate, decurtazione di 10 punti della patente e multe severe. Se poi il tasso è oltre 0,8 grammi/litro guidare diventa reato.

La chiamata alla Centrale d’emergenza 112 a Bolzano è arrivata alle 1.15. I primi soccorritori giunti sul luogo dell’incidente sulla strada statale 621 raccontano di aver trovato un “campo di battaglia”, una situazione difficile da gestire anche con anni di esperienza. A questo punto è stato esteso l’allarme. Sul posto sono intervenute complessivamente 17 ambulanze con otto medici d’urgenza e 50 infermieri, come anche il soccorso alpino. Sono stati complessivamente 160 gli uomini richiamati in servizio. I vigili del fuoco hanno allestito sulla strada un tendone riscaldato per prestare le prime cure ai feriti che poi sono stati trasportati con le ambulanze negli ospedali di Brunico, Bressanone e Bolzano. Si è alzato in volo anche l’elisoccorso dell’Aiut Alpin Dolomites, dotato di visori notturni, che ha portato due feriti, di cui una donna in gravissime condizioni, alla clinica universitaria di Innsbruck, in Austria. Due giovani sono ancora in pericolo di vita.

Le vittime facevano parte di una comitiva di turisti di Colonia e Dortmund. Tutti poco più di 20enni si trovavano in valle Aurina per la settimana bianca. Dopo aver passato la notte in un locale, i ragazzi erano appena scesi da un bus navetta. Proprio per prevenire le stragi del sabato sera in Alto Adige da tempo ci sono i cosiddetti nightliner, pullman che prelevano i giovani dalle discoteche per portali a casa in sicurezza.




Terminillo, scivola sul canalone centrale: morta una donna residente tra Genzano e Nemi

GENZANO DI ROMA (RM) – Una donna è morta sul Terminillo dopo essere scivolata per circa 100 metri sul canalone centrale.

Si tratta di Maura Di Mauro del 1971 e residente tra Genzano e Nemi, era impegnata in un’escursione insieme al compagno quando – presumibilmente a causa del ghiaccio presente a terra – è scivolata procurandosi diversi traumi dopo un impatto su alcune rocce scoperte.

Sul posto una squadra di terra del Soccorso Alpino della stazione di Rieti, il personale sanitario del 118, gli uomini della Polizia di Stato, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco.

Maura Di Mauro è precipitata per almeno 100 metri tra ghiaccio, neve e rocce scoperte che non le hanno lasciato scampo. E’ morta sul colpo dopo aver impattato contro i massi appuntiti.




Usa – Iran: venti di guerra. Conte: “Massima attenzione ai nostri soldati in Medio Oriente”

Il premier Giuseppe Conte, a quanto spiegano fonti di Palazzo Chigi, assiste con forte preoccupazione all’escalation in Medio Oriente. Per questo il premier, in queste ore, sta facendo appello “alla moderazione, al dialogo, al senso di responsabilità delle parti”. C’è massima attenzione da parte del premier in queste ore per i militari italiani di stanza in Medio Oriente dopo l’escalation di tensione tra Usa e Iran: sspiegano le stesse fonti.

Massima allerta per i militari italiani all’estero (di Vincenzo Sinapi)

Il raid Usa in cui è rimasto ucciso il generale Qassem Soleimani espone a rischio anche i militari italiani schierati nelle aree in cui l’Iran potrebbe attuare la sua ritorsione e la Difesa innalza ovunque le misure di sicurezza dei contingenti, blindando le basi e limitando al minimo gli spostamenti. La decisione è dello stesso ministro Lorenzo Guerini, che da subito dopo l’attacco americano è in contatto continuo con il Coi, la struttura che gestisce tutte le operazioni fuori area, e con gli organismi di intelligence. In queste ore l’allerta è ai massimi livelli. Anche per quanto riguarda il fronte interno, la vigilanza è altissima. Non vengono segnalate minacce specifiche, ma sono stati potenziati alcuni servizi di controllo, in particolare quelli su siti riconducibili agli interessi americani e iraniani in Italia, come le rappresentanze diplomatiche o le sedi delle compagnie aeree. Il presidente del Copasir Raffaele Volpi si accinge a convocare i vertici dei servizi segreti per avere un quadro aggiornato della situazione.

Le ragioni dei rischi cui è esposta l’Italia, li spiega all’ANSA il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa e dell’Aeronautica, un ufficiale che di crisi internazionali ne ha viste parecchie. “Per la prima volta – afferma il generale – target dei raid Usa è stato non un ‘semplice’ terrorista, ma ma un personaggio politico di altissimo spessore. Ed avere attaccato il livello politico dell’avversario vuol dire avere innalzato l’escalation ad un gradino dove non si era mai arrivati prima. E’ stata varcata la linea rossa e non sappiamo cosa c’è dietro”. Secondo Camporini “è difficile dire cosa succederà ora, ma di sicuro l’Iran dovrà reagire, non può perdere la faccia. In che modo? Nei confronti delle truppe americane sul terreno, forse, ma le truppe Usa sono modeste. Oppure contro Israele, che è il principale alleato degli Stati Uniti nell’area. A questo riguardo ricordiamo che in Libano la situazione politica è a dir poco confusa, gli Hezbollah sono filo iraniani ed è ipotizzabile una ritorsione contro Israele che passa attraverso la ‘Linea blu’, dove sono schierati 12.000 uomini delle Nazioni unite e un migliaio di italiani che hanno il comando della missione. E poi non dimentichiamo che abbiamo 800 addestratori proprio in Iraq e 300 militari in Libia, dove c’è un nostro ospedale”. Un altro generale, Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa, condivide le preoccupazioni di Camporini.

“Gli Usa con l’uccisione del generale Soleimani – afferma – hanno colpito un’icona, il simbolo della forza al servizio della teocrazia nata dalla rivoluzione. E’ uno step fondamentale e preoccupante di una escalation che dura da tempo e che si inserisce in un quadro già esplosivo con sullo sfondo la lotta secolare tra Iran ed Arabia Saudita, sciiti e sunniti”. “Si tratta – aggiunge – di un’ulteriore dissennata destabilizzazione dagli esiti incerti e senza apparente logica. Rabbia ed odio potrebbero essere difficilmente gestibili e le reazioni potrebbero essere di natura e dimensioni imprevedibili, anche per il nostro Paese”. Al Coi, il Comando operativo di vertice interforze, cioè la struttura della Difesa che gestisce tutte le operazioni italiane all’estero, c’è un filo diretto con i contingenti potenzialmente più esposti. Subito dopo l’attacco è stato fatto un punto di situazione con il ministro Guerini e con il capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, che si è concluso con la decisione di innalzare ovunque le misure di sicurezza e di limitare al minimo gli spostamenti al di fuori delle basi.




Bologna, banda della Uno Bianca. 4 gennaio 1991 – 4 gennaio 2020: 29 anni dalla strage del Pilastro

BOLOGNA – Bologna commemora il 29imo anniversario dell’eccidio del Pilastro, dove morirono i carabinieri Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini.

Uno degli episodi più cruenti della storia criminale d’Italia dove i componenti della famigerata banda della Uno Bianca il 4 gennaio del 1991 intorno alle 22, nel quartiere Pilastro di Bologna, trucidarono i tre militari a colpi d’arma da fuoco.

La banda si trovava in quel luogo per caso, essendo diretta a San Lazzaro di Savena, in cerca di un’auto da rubare. All’altezza delle Torri, in via Casini, l’auto della banda fu sorpassata dalla pattuglia dall’Arma. La manovra fu interpretata dai criminali come un tentativo di registrare i numeri di targa e pertanto decisero di liquidare i carabinieri. Dopo averli affiancati, Roberto Savi esplose alcuni proiettili verso i militari, sul lato del conducente Otello Stefanini.

Nonostante le ferite gravi subite, il militare cercò di fuggire, ma andò a sbattere contro dei cassonetti della spazzatura. In breve tempo l’auto dei Carabinieri fu investita da una pioggia di proiettili. Gli altri due militari, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, riuscirono a uscire dall’abitacolo e a rispondere al fuoco, ferendo tra l’altro Roberto Savi. La potenza delle armi utilizzate dalla banda però non lasciava speranze ed entrambi i carabinieri rimasero sull’asfalto.

I tre furono finiti con un colpo alla nuca

Il gruppo criminale si impossessò anche del foglio di servizio della pattuglia e si allontanò dal luogo del conflitto a fuoco. La Uno bianca coinvolta nel massacro fu abbandonata a San Lazzaro di Savena nel parcheggio di via Gramsci ed incendiata; uno dei sedili era sporco del sangue di Roberto Savi, rimasto lievemente ferito all’addome durante il conflitto a fuoco.

Il fatto di sangue fu subito rivendicato dal gruppo terroristico “Falange Armata”

Tale rivendicazione fu però ritenuta inattendibile, in quanto giunta dopo il comunicato dei mass media. La strage rimase impunita per circa quattro anni. Gli inquirenti seguirono delle piste sbagliate, che li portarono ad incriminare soggetti estranei alla vicenda. Il 20 giugno 1992, sulla base di false testimonianze, furono arrestati i due fratelli Santagata e Marco Medda, tutti pregiudicati e residenti nel quartiere del Pilastro.
Il 24 gennaio 1995 furono dichiarati estranei ai fatti dalla corte di Assise di Bologna.

In seguito, saranno gli stessi assassini a confessare il delitto durante il processo

Sabato 4 gennaio, il Sindaco di Bologna, Virginio Merola parteciperà alla commemorazione. Alle 11, nella chiesa di Santa Caterina da Bologna in via Campana 2, si svolgerà la Messa in suffragio delle vittime. Alle 12, in via Casini, si terrà la cerimonia di deposizione delle corone al monumento in memoria delle vittime. Sarà presente il Civico Gonfalone.




Viterbo, Epifania: 110 befane pronte a sfilare con 52 metri di calza

VITERBO – La Calza della befana più lunga del mondo è pronta a sfilare per la ventesima volta a Viterbo.

Domenica 5 gennaio, centodieci befane insieme a 15 storiche Fiat 500 porteranno per le vie del centro 52 metri di calza.

L’iniziativa è realizzata dal Centro sociale Pilastro, in collaborazione con Admo, Avis, 500 Tuscia club e Parrocchia Sacro Cuore, con il patrocinio e il contributo del Comune di Viterbo (assessorati Cultura, Turismo e Servizi Sociali), il sostegno di Confartigianato Imprese Viterbo, e, da quest’anno anche di Banca Lazio Nord Credito Cooperativo.

L’evento è stato presentato questa mattina a Palazzo dei Priori dal presidente del Centro sociale Pilastro Luciano Barozzi, Paola Massarelli (Admo), Luigi Ottavio Mechelli (Avis), Mara Piergentili (500 Tuscia Club), Don Flavio Valeri (parrocchia Sacro Cuore) e Andrea De Simone (Confartigianato), insieme agli assessori Marco De Carolis e Antonella Sberna. Con loro anche Luciano Mancinelli del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco, parte attiva nella fase di allestimento della calza.

Il ricavato di questa ventesima edizione sarà devoluto all’associazione italiana persone down di Viterbo, rappresentata in conferenza dalla presidente Anna Lupino. L’edizione sarà dedicata alla piccola Elisa di 5 anni, a cui Admo e Avis sono particolarmente vicini, con la speranza di vederla il prossimo anno sfilare insieme alle befane.

Il programma

Alle ore 13, a Porta Romana, avranno inizio le operazioni di montaggio della Calza con l’ausilio dei vigili del fuoco.

Alle 14,30 in piazza del Plebiscito si riuniranno le befane, le Fiat 500 storiche, la banda folcloristica Apolline Bianchi di Bassano in Teverina e le majorettes Starlight di Grotte Santo Stefano per partire alle 15,15 alla volta di Porta Romana, insieme ai musici e agli sbandieratori dell’associazione culturale Pilastro.

La partenza sarà come sempre alle ore 15,30 da Porta Romana

La calza scenderà su via Garibaldi, via Cavour, piazza del Plebiscito (sosta), via Ascenzi, piazza dei Caduti (sosta), via Cairoli, piazza San Faustino (sosta), via Signorelli, viale B. Buozzi. L’arrivo sarà davanti alla chiesa del Sacro Cuore in viale B. Buozzi, dove saranno vendute circa mille calze al costo di soli 2,50 euro, il cui contenuto è offerto ancora una volta dal supermercato Todis di Viterbo. All’arrivo della calza, avrà inizio il corteo con i Re Magi, che dalla chiesa del Sacro Cuore sfilerà fino alla chiesa di San Faustino per il terzo appuntamento del presepe vivente (oltre millecinquecento persone hanno preso parte alle rappresentazioni del 26 dicembre e del 1° gennaio).

Le calze saranno in vendita in piazza del Plebiscito e a viale B. Buozzi, davanti la chiesa del Sacro Cuore

“Ad oggi le befane che hanno aderito sono centodieci – ha spiegato il
presidente del centro sociale Pilastro Barozzi -. Ci sono adesioni anche dal
centro sociale di San Martino al Cimino. Ma le iscrizioni sono ancora aperte.
Tra le befane della prima edizione, venti anni fa, c’era anche una signora di
Venezia. Quest’anno, la befana veneziana, tornerà per festeggiare con noi i
vent’anni della manifestazione. Avremo anche una befana di 104 anni. In
passato, alla guida del corteo di Befane, c’era Fosca Mauri Tasciotti, in veste
di assessore. Quest’anno, alla guida del corteo, ci sarà l’assessore Antonella
Sberna”. La calza della solidarietà e dell’amicizia proseguirà il suo viaggio
il 6 gennaio. Le befane faranno visita agli ospiti della rsa Villa Benedetta.
Durante la presentazione è stato rivolto un ringraziamento anche alla Croce
Rossa Italiana comitato di Viterbo, alla Polizia Locale, alla Protezione Civile
e alla Questura.

Tra le novità di quest’anno ci sarà il timbro. Ovvero, il timbro con
l’immagine della manifestazione e una specifica dicitura sarà apposto sul dorso
della mano di tutte le befane regolarmente iscritte. Tutte le befane
“autorizzate” riceveranno una bottiglietta d’acqua in omaggio e panini a costi
ridotti presso l’attività Leccabaffo in via Garibaldi.

La conferenza si è conclusa come da tradizione con una poesia di Rosanna
De Marchi.

Ancora aperte le iscrizioni per diventare befane per un giorno: le
interessate possono contattare il Centro sociale Pilastro (via Cristofori 8) al
numero 0761 324148. Tutti coloro che non potranno partecipare all’evento, ma
che sono comunque interessati ad aiutare l’associazione persone down, potranno
versare il proprio contributo sul conto corrente dell’associazione stessa (IBAN
IT 59 I089 3114 5050 0002 0699 203).




Acqui Terme, arrestato dalla Polstrada chiede ai poliziotti: “Fatemi trascorrere l’ultimo dell’anno a casa”

“Fatemi trascorrere l’ultimo dell’anno a casa” è quello che A.M. cittadino Bulgaro, classe 1986, ha chiesto ai poliziotti del Distaccamento Polizia Stradale di Acqui Terme che lo hanno arrestato perché deve scontare una pena definitiva a due mesi di reclusione, a seguito della Sentenza del Tribunale di Savona che lo ha condannato per falso in documenti.

L’uomo si nascondeva in un paesino dell’hinterland acquese dove aveva preso in affitto una casa ed iniziato un nuovo lavoro e, grazie alla parziale modifica del nome, aveva superato i controlli negli ultimi due anni. Ma questo stratagemma non è stato sufficiente tant’è che gli Agenti della Polizia Stradale di Acqui Terme lo avevano “attenzionato” a seguito di alcune violazioni al Codice della Strada accertate negli ultimi mesi; era stato controllato alla guida di un veicolo con una patente di guida non valida per il nostro paese.

I successivi accertamenti avviati con gli Uffici di Cooperazione Internazionale hanno consentito di identificare con certezza il soggetto, ma soprattutto determinare l’esistenza di quell’Ordine di carcerazione per reati commessi in Italia.

Al mattino del 31 dicembre 2019 gli Agenti della Polizia Stradale di Acqui Terme hanno bussato alla porta della sua casa e, dopo le verifiche e le comunicazioni di rito, è stato arrestato e trasferito presso la casa circondariale “Gaeta e Cantiello” di Alessandria.




Mazzetta da 700 euro: prefetta di Cosenza finisce in manette

Scoperta mentre intascava una mazzetta da 700 euro. La prefetta di Cosenza, Paola Galeone, è stata arrestata. A suo carico la Squadra mobile di Cosenza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti emessa dal Gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica.

Il reato che viene contestato alla prefetta Galeone l’induzione indebita a dare o promettere utilità. Al prefetto viene contestato, in particolare l’articolo 319 quater del Codice penale. Lo riferisce una nota stampa della Procura della Repubblica di Cosenza. La prefetta Galeone si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Taranto.

Obiettivo, fare la cresta sulle spese di rappresentanza che il Viminale autorizza ai suoi rappresentanti territoriali con uno specifico fondo. A Cosenza erano rimasti circa un migliaio di euro, che la prefettura avrebbe dovuto restituire al ministero dell’Interno e Galeone ha deciso di incassare personalmente. Per questo ha proposto all’imprenditrice Cinzia Falcone, titolare di una scuola di inglese, referente di un centro di accoglienza per migranti e presidente dell’associazione Animed, di emettere una fattura falsa per spese inesistenti.

Galeone ha indicato anche la cifra, 1.220 euro, poco di più di quanto rimasto nel fondo a disposizione della prefettura, “per non destare sospetti”. Ma Falcone ha solo finto di accettare la sua proposta e il 23 dicembre si è presentata in Questura per denunciare tutto. Subito sono partite le indagini. Le utenze del prefetto sono finite sotto controllo, mentre gli investigatori della Mobile organizzavano insieme all’imprenditrice lo scambio in modo da poter documentare tutto.

Con un messaggio concordato con gli agenti, Falcone ha fatto sapere al prefetto di aver predisposto la fattura, ottenendo quella che per inquirenti e investigatori è non solo una prova schiacciante, ma anche un allarmante spunto d’indagine “Hai tutta la mia stima – le ha risposto il prefetto – Vedrai, insieme faremo grandi cose”