Fabrica di Roma, standing ovation per il concerto di fine anno

FABRICA DI ROMA (RM) – A Fabrica di Roma nella serata di ieri si è tenuto il concerto di chiusura d’anno della Banda musicale Raffaele Poleggi. Una tradizione, reintrodotta di recente dal Maestro Giovanni Angelini, per salutare e ringraziare amici e sostenitori del Gruppo.

Musica leggera, che ha spaziato da Zucchero a M. Jackson e classici della tradizione natalizia hanno animato la serata, chiudendo un anno ricco di concerti e partecipazioni.

Nell’anno che si appresta a finire, la Banda musicale ha stretto importanti collaborazioni classificandosi nei primi posti nel concorso bandistico organizzato a Ronciglione e partecipando al raduno a Gallese.

Senza mai dimenticare le proprie origini, concerti, sfilate e
processioni nel paese di Fabrica di Roma sono la colonna portante del Gruppo
che ha permesso in questi anni di proseguire sempre all’insegna della Musica.

Le note, capaci di far sognare in un linguaggio universale,
hanno unito, nel concerto di ieri sera, ancora una volta. La folla presente,
infatti, si è lasciata trascinare dal Maestro Angelini sui ritmi melodici e
incalzanti per concludere cantando insieme ai musicisti.

La banda musicale Raffaele Poleggi chiude il 2019 con un
sorriso grazie a tutte le persone che la sostengono, ai parroci Don Luigi e Don
Silvano che mostrano sempre sensibilità e partecipazione e al presentatore
Claudio Ricci che anima di storia ogni pezzo.

Tutto questo è reso possibile dall’unione e l’impegno dei
trenta musicisti che compongono la Banda musicale e un saluto speciale va ad un
giovanissimo musicista che ieri si è esibito per la prima volta con la tromba,
un legame che durerà secoli.




Albano Laziale, elezioni: una storia ancora tutta scrivere

ALBANO LAZIALE (RM) – Certamente un paio di mesi fa lo scenario nel centrosinistra di Albano Laziale era poco delineato e più in empasse. Lasciava intendere diversi sbocchi aperti sulla scelta del futuro candidato alla poltrona di palazzo Savelli.

Dopo qualche attesa e nomi che hanno riecheggiato per le stanze del palazzo si è poi sciolta la riserva: il candidato sindaco è il consigliere comunale e metropolitano Massimiliano Borelli, dirigente del Pd, molto attivo nell’attuale squadra di governo del sindaco Nicola Marini. Senza dubbio una brava persona. Una persona onesta che certamente riuscirà ad attirare molti consensi in maniera trasversale. Cosa positiva almeno fino a quando si corre e si compete.

Dell’avvocato ed editorialista de Il Sole 24 ore Gabriele Sepio non si è parlato più, probabilmente l’assessore al Sociale non ha ritenuto opportuno accettare dato anche il suo impegno con il Governo nel Terzo Settore, guai però a mettere solo in discussione il suo amore per la città di Albano Laziale.

Del professore universitario a Tor Vergata, l’ingegner Luca Andreassi invece non si è discussa neppure l’ipotesi. Il Pd ha fatto spallucce mentre lui è passato a Italia Viva.

Anche Enrica Cammarano è passata nel partito di Renzi. Presto si vedrà a chi spetta ufficialmente la rappresentanza. Senza sgomitate, s’intende. Italia Viva ad Albano Laziale o meglio Andreassi, tace. Non una parola sul suo profilo personale Facebook a corredo della notizia della candidatura di Borelli. Ci saranno colpi di scena?

È proprio Massimiliano Borelli infatti ad aver annunciato pubblicamente di aver accettato la proposta di candidarsi a sindaco, arrivata, sembrerebbe da una larga coalizione: “Qualsiasi viaggio – dice Borelli – anche il più lungo, è cominciato con un primo passo dice Lao Tzu. Il mio primo passo oggi, è stato quello di accettare di essere candidato a Sindaco della mia città, grazie al sostegno e alla indicazione di tutte le delegazioni politiche. Non è stata una decisione semplice: so quanto sia difficile oggi rappresentare una comunità. Farlo bene significa tempo sottratto agli affetti, dover prendere decisioni difficili, ricevere applausi ma anche denunce. Non farlo significava però avere un rimpianto. E allora ho accettato di mettermi in viaggio. Ma non lo farò da solo. Non sarà un cammino solitario. Altri hanno già fatto un pezzo di strada, ed io ho collaborato a tracciarla. Adesso occorre continuare e renderla migliore. Farla insieme significa avere una meta comune. Tutti noi possiamo fermarci un attimo e immaginare come sarà Albano tra 5 anni. Ecco, io ho qualche frammento di sogno, possiamo metterlo insieme ad altri frammenti e costruire la nostra storia. Nei prossimi giorni saremo ancora, con la testa e con il cuore, presi dalle feste, non c’è tempo per pensare a questo. E’ giusto che sia così. Ma finite le feste, con il nuovo anno, inizieremo questo viaggio. Per ora godiamoci questi giorni cercando la serenità”.

Il suo post su Facebook ha incassato centinaia di consensi (pollici in sù, emoticon) e molti commenti positivi. A dimostrazione, come detto, del potenziale largo consenso che Borelli dimostra di avere. Con lui sembrerebbe esserci anche chi fino a ieri ha guardato a destra: Domenico e Marica Roma ad esempio che notoriamente hanno circumnavigato piazze di destra con bracciate tra i partiti della Meloni e di Salvini pur mantenendo sempre la veste civica di Movimento Futuro Italia con un bel Tricolore come sfondo. Anche loro sembrano guardare a Borelli. Come biasimarli? Se guardano a destra è facile accorgersi ancora di una spaccatura non facile da sanare, nonostante le affermazioni ufficiose e gli slogan: “Andiamo compatti”. C’è Marco Silvestroni che vuole candidare Ferrarini, mentre dall’altra parte, l’altra anima, vorrebbe convergere su un erede più naturale ma non condiviso trasversalmente come può essere Borelli.

Insomma a destra i giochi non sono ancora fatti, sembra si navighi a vista ma non potrebbero mancare colpi di scena. Anche lì le possibilità di competere con il centrosinistra testa a testa fino all’ultimo voto sono più che concrete. Ma prima è chiaro, tocca decidere e anche in fretta chi portare.

I cinque stelle? Non pervenuti. Almeno non con l’intensità del tempo che fu. E si profila, quindi, una sfida a due: centrosinistra vs. centrodestra. Una storia ancora tutta scrivere.




Padova, morto il neonato scosso dalla madre

E’ stata formalizzata la morte del piccolo di 5 mesi che una settimana fa era giunto in ospedale in coma dopo che la madre lo aveva violentemente scosso. 

La commissione medica, composta da un medico legale, un neurologo e un anestesista, ha decretato la morte cerebrale in seguito a un secondo approfondito esame, e questa mattina sono state staccate le macchine che tenevano in vita il bambino.

La Procura ha autorizzato l’espianto degli organi 

Il piccolo, ricoverato in terapia intensiva nella Pediatria dell’ospedale di Padova, non presentava più alcuna attività cerebrale.

Ora per la madre, inizialmente indagata per lesioni gravissime, dovrebbe essere formalizzata l’accusa di omicidio colposo. Era stata la donna a confessare ai carabinieri e al pm Roberto Piccione di essere stata lei a scuotere violentemente il piccolo che all’alba di sabato scorso non riusciva ad addormentarsi.

Secondo il suo avvocato, Leonardo Massaro, la donna, 29enne originaria di Vicenza ma residente con la famiglia a Mestrino, non sarebbe stata in sé quando ha fatto del male a suo figlio. Il bambino è stato seguito in questi giorni dai medici della terapia intensiva della clinica di Pediatria di Padova, guidata dal professor Giorgio Perilongo




Bracciano, presepe vivente più grande d’Italia: record di ingressi al debutto di Santo Stefano

BRACCIANO (RM) – Grande successo di presenze e di gradimento per il presepe vivente di Bracciano, il più grande d’Italia.

Un’ idea voluta e realizzata dall’amministrazione di Armando Tondinelli in collaborazione con i rioni di Bracciano, l’Associazione Commercianti e soprattutto con il prezioso ausilio della Pro Loco.

Il sindaco di Bracciano Armando Tondinelli

Il presepe con 25 associazioni storiche partecipanti e 200 figuranti è stato allestito per la prima volta nella splendida cornice di palazzo Odescalchi: “L’atmosfera che si respira a Bracciano sotto Natale – ha detto il sindaco Armando Tondinelli – è indescrivibile. Grazie a una forte azione sinergica con le associazioni e agli ottimi rapporti che giorno dopo giorno abbiamo costruito siamo riusciti a realizzare qualcosa di unico. Venite a trovarci anche il 29 e il 6 gennaio, vi aspetto”.

Un successo senza precedenti

I numeri registrati hanno decretato quello che può definirsi un successo senza precedenti: in un solo giorno 4 mila e 500 ingressi registrati. Le visite al presepe sono iniziate alle ore 15:00 per terminare poco dopo le 19:00.

I servizi di collegamento con la navetta vicino ai parcheggi di Bracciano sono stati efficienti, senza disagi per i visitatori.

Migliaia di visitatori per il presepe vivente

Il presepe vivente ha riscosso gradimento da parte della cittadinanza e soprattutto dalle migliaia di visitatori arrivati per visitarlo.

Tanti gli artigiani in mostra che hanno rappresentato ai visitatori le loro arti e mestieri: armigeri, arcieri e falconieri, maghi, alchimisti e amanuensi, giullari, contadine e lavandaie, falegnami, fabbri, orafi e cartai, cestai, fornai, calzolai, candelari, scultori, vasai.

Molti i cavalieri e le dame, i musici a sfilare lungo i percorsi illuminati del Castello. Suggestiva l’immagine di Papa Sisto IV Francesco Della Rovere che in fuga da Roma colpita dalla peste del 1476 trovò rifugio nella torre di San Giacomo della fortezza braccianese, dove tornò nel 1481 per trascorrere un periodo di soggiorno ospite degli Orsini, suoi alleati contro i Colonna.

Gli assessori Claudia Marini (Cultura) e Luca Testini (Bilancio e Turismo) sono stati sempre presenti insieme al Sindaco Tondinelli a monitorare la prima giornata di apertura alle visite del presepe.

Il presepe di Rossana Ricciardi la “Ricamatrice di Papi”

Sorprendente anche il presepe allestito dalla vulcanica quasi ottantenne Rossana Ricciardi, la “Ricamatrice dei Papi” che ama farsi chiamare “artigiana” e non artista. La sua mostra allestita presso l’Archivio Storico è un’opera unica nel suo genere perché i personaggi sono rivestiti di stoffe preziose, sete, broccati. La lana utilizzata per rivestire le pecore è quella originale

Venticinque pezzi unici

rivestiti di stoffe preziose, sete e broccati, un’opera di sei metri per tre, sormontata da stelle e angeli in volo.

Il celebre Presepio artistico e artigianale di Rossana Ricciardi, conosciuta come “la ricamatrice dei Papi”, inaugurato l’8 dicembre nel suo nuovo allestimento presso la Sala dell’Archivio Storico di Bracciano, è di nuovo aperto alle visite del pubblico nella prima settimana del 2020 (da venerdì 3 a lunedì 6 gennaio).

Originaria delle Marche, nata 79 anni fa a Sarnano, la “Signora dei presepi” espone a Bracciano un’opera realizzata venti anni fa e che ha girato tutta l’Italia, la cui principale peculiarità è il rivestimento dei personaggi realizzato con scampoli delle stoffe utilizzate per i paramenti sacri delle massime cariche vaticane, cardinali e papi, che la Ricciardi ha voluto così proteggere perché non andassero perduti.

Rossana Ricciardi con l’assessore alla Cultura Claudia Marini

Rossana Ricciardi ha imparato a ricamare all’età di 12 anni nel Collegio delle Suore di San Giuseppe di Macerata. Trasferitasi giovanissima a Roma, negli anni ’60 ha lavorato per importanti sartorie specializzate in paramenti sacri, tra cui il celebre Laboratorio di Arte Sacra di Marcello De Ritis, realizzando abiti e accessori di valore inestimabile e dove si è specializzata nell’arte del ricamo con filo d’oro. Nel 1963 fu premiata per aver realizzato la straordinaria pianeta cinquecentesca indossata nel film Il Magnifico Avventuriero sulla vita di Benvenuto Cellini.




Nemi, “Presepi nel borgo”: una mostra per immergersi nella magia del Natale

NEMI (RM) – “Presepi nel borgo” il titolo della mostra che si sta tenendo a Nemi, durante i fine settimana e in occasione di queste festività natalizie, dedicata all’arte presepiale.

La mostra, arrivata alla IV edizione, realizzata e curata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, vede come protagoniste le opere dei maestri presepiali di Monte Porzio Catone, Nemi, Palestrina e Valmontone.

“Abbiamo voluto riprendere questa iniziativa – ha detto Claudio Mannoni della Confraternita del Santissimo Sacramento di Nemi – insieme al Gruppo amici del presepe e ad altri laboratori e associazioni locali. Il nostro obiettivo è quello di riattribuire alla bellezza di questi lavori la loro valenza artistica e storico culturale di cui sono portatori. Ringrazio tutti, in particolare i presepisti Carlo Cintoni, Maria Manis, Renzo Cavaterra e Giancarlo Biaggi”.

I presepi si trovano nella chiesa parrocchiale e nel Santuario del Santissimo Crocifisso, oltre che nell’androne del suggestivo Castello Ruspoli che domina il piccolo borgo castellano dove l’esposizione proseguirà fino al prossimo 12 gennaio, mentre nelle due chiese si prolungherà fino a febbraio.

Il presepio… “in Nemorensi”

a cura di Claudio Mannoni

Il presepe, o come più popolarmente si dice il presepio, non è null’altro che la raffigurazione del Natale di Gesù. Tuttavia da quando S. Francesco nel 1223 lo ha realizzato come rappresentazione vivente a Greccio nella notte di Natale, – e la leggenda vuole sia stato il primo a farlo – esso è sempre più diventato scena, specchio del mondo, quotidianità che ospita e accoglie l’evento raccontato. Di ciò il Settecento, tra scenografie spettacolari e vita popolare e pittoresca, sacro e profano, ha fatto esplodere la tradizione del presepio fra la gente, che poi ha punteggiato l’Italia da Nord a Sud, da Genova alla Sicilia, trovando a Napoli il cuore del teatro della natività, con una progenie di manichini barocchi di santi e di briganti e di sacre rappresentazioni, che ancora oggi stupiscono e affascinano facendo abbozzare almeno un bonario sorriso.

La storia di Nemi per il presepio non è da meno

Le donne anziane ricordano ancora il grande presepio allestito nel castello Ruspoli dalle Figlie della Carità, ricco dei suoi manichini settecenteschi accuratamente vestiti di sete colorate, purtroppo trafugati nelle vicende della ultima guerra. Con una punta di rimpianto ancora dicono nelle loro espressioni dialettali: “Ch’era bellu!”. E da sempre, come d’altronde in ogni altro luogo, puntualmente ogni Natale nella chiesa parrocchiale si allestisce il presepio.

Se la scena del presepio è lo specchio del mondo, ognuno ha il suo luogo di vita, il suo mondo. Allora perché non ambientare la nascita di Gesù proprio nei luoghi nemorensi? E, come appare ovvio, a questa domanda la risposta non può che essere affermativa. È quanto da un po’ di tempo va facendo un gruppo di appassionati presepisti che ha fatto della costruzione del presepio nella chiesa parrocchiale l’impegno di ogni fine anno. Coniugando ricerca storica e iconografica a una tecnica costruttiva a lungo sperimentata, perfezionata e ormai esperta e puntuale, via via dalle loro mani sono usciti scorci caratteristici di ciò che Nemi era ed è, per ospitare nelle visuali ricostruite l’evento celebrato nel Natale.

Dopo il susseguirsi di ambientazioni più o meno fantasiose, il proposito prende corpo nel 2004, quando i nostri maturano la scelta di realizzare un allestimento che rappresenti uno scorcio di Nemi dominato dalla struttura del Castello, che con la sua mole incombe sul paese e sull’antico borgo della Pullarella. Uno scorcio invero ormai perduto a causa dei rimaneggiamenti urbanistici della fine dell’Ottocento. Sarà ricostruita con la tecnica del polistirene gessato, adatta a realizzare una scena che durerà per il tempo delle feste natalizie, la cosi detta “Piazza in dentro”. Della piazza non rimanevano nella memoria che gli echi ripetuti nelle narrazioni dei più vecchi i quali ricordano come una volta, per accedere al borgo antico, si doveva passare sotto l’androne del castello giungendo appunto nella “Piazza in dentro”. Un disegno appena abbozzato, dei primi dell’Ottocento, da un artista del Gran Tour, offre l’indicazione che sta alla base della scena: vi è acquerellata a seppia la casa di Tommaso Cavaterra, il ciabattino, ch’era posta in quella piazza. Anche se oggi essa si è trasformata ed ha assunto caratteri nuovi che la rendono irriconoscibile, si può affiancare l’antico scomparso con lo stato attuale.

Questa appare subito la strada da percorrere: l’idea è di riprendere il passato e farlo rivivere in scena per uno spazio di tempo pur breve. Questo potrà certamente aiutare ad arricchire chiunque si metterà di fronte al presepio non solo per le evidenti connotazioni religiose che esso certamente ha, ma anche per una sorta di ripresa delle proprie radici storiche. Quindi i luoghi si compongono sotto la sapiente maestria dei presepisti con una ricchezza di richiami alle strutture edilizie del tempo, ma anche alla vita che vi si svolgeva: col ciabattino che batte energicamente le suole, la bottega del fabbro, il bancone col pesce del lago; ma pure con la ricerca di elementi originali quali i nomi delle strade del tempo, posti agli angoli delle case su improbabili targhe, ma i cui appellativi sono perfettamente i veri e propri nomi di quei tra-gitti: via del “Pavone”, via “della pergola”, “vicolo del mal passo” – ove vi erano le carceri feudali e la gogna per porre i rei alla berli-na. Ecco ancora le “grida” della Municipalità affisse ai muri, che impongono ai cittadini la potatura degli arbusti lungo le vie di campagna o vietano l’abbeveraggio “delle proprie mandre ai forastieri” e il curato, che accompagnato dai Confratelli con ceri e lumi, reca il viatico al morente…

Da allora la storia presepistica è andata avanti ricollegandosi ogni volta a luoghi e vicende proprie di questo paese. Ecco dunque il grandioso rudere di una chiesa che, in una sorta di visione immaginifica, mostra la seicentesca cappella dell’icona di Versacarro alle pendici delle piagge sulla costa del lago, distrutta “quasi mano armata” dai frati cappuccini prima di trasferirsi in Genzano. E poi saranno le grandi sostruzioni del tempio di Diana a divenire il luogo della nascita di Gesù. Qui la scena si compone armonizzando luoghi diversi, tutti ricostruiti con una attenzione filologica storicamente inoppugnabile. La grande spianata del Giardino del Marchese Frangipane accoglie allora anche la mitica Fonte Egeria, più prosaicamente conosciuta come la “fontana delle mole”, le cui acque hanno irrigato per secoli gli orti di S. Nicola e annaffiato le gustose cipolle decantate già da Pio II Piccolomini.

Quel che ne rimane viene puntualmente ricostruito in una scala perfetta. È riprodotta non solo la caduta delle acque ma anche la condotta e il serbatoio che, forzandole in pressione, metteva poi in movimento una prima mola e poi una seconda: esse hanno macinato per centinaia di anni il grano e altre granaglie che dai dintorni vi giungevano per la “Via dei macinanti”; ma anche le macine che nel frantoio posto più in basso, hanno franto le olive raccolte negli uliveti impiantati sulle pendici del lago dal duca Braschi. Addirittura il cadente caseggiato, nel cui piano superiore il mugnaio Biagio, di seicentesca memoria, ha sicuramente abitato, viene esattamente rifatto così come si mostra oggi.

Di tutto questo certamente oggi non rimangono che diroccate vestigia: un complesso di archeologia industriale che il passante distratto fatica a individuare e riconoscere fra gli anfratti spinosi che avvolgono le mura in rovina. Ma nella scena esse rivivono abitate da nonnine e contadini, lavandaie e fragolare, rivestiti con abiti e costumi del tempo che fu. Forse ricordandoci che il passato in verità non è poi così lontano.

Lo stesso accade quando l’impegno dei nostri si pone alla ricostruzione dell’osteria alla Faiola: un trascorso antico attraversato nella quotidianità da briganti e soldati Corsi, da ostesse e viandanti. Sono altri uomini, vicen-de e luoghi ad offrire la scena del mondo per il presepio. Il quartiere dei gendarmi pontifici viene riprodotto sulla scorta delle emergenze architet-toniche e della documentazione storica, permettendo cosi di ricostruire l’ormai scomparsa chiesa di S. Antonio e l’antico adiacente casale che, oltre all’osteria, ospitava la guarnigione posta a senti-nella sulla via cor-riera per Napoli, sul cui tracciato odierno corrisponde alla nuova via dei Laghi.

Quel che resta del casale e i ruderi della Chiesa continuano a ergersi là, solitari e nascosti, all’ombra di un gran pino. Ma anche essi, che rischiano di svanire definitivamente a ragione dell’azione disattenta di alcuni, hanno offerto luogo alla rappresentazione dell’Evento.

Il lavoro dei presepisti è poi proseguito rievocando la rappresentazione della benedizione dei campi, un avvenimento che puntualmente si ripresenta ogni primo di maggio, con la processione nella quale viene trasportato lo stendardo dei patroni, giù fino all’ “l’Arcu da Pede” , l’antica porta trecentesca del paese. Anche in questo caso la testimonianza documentaria appare sicura: l’evento è attestato almeno da almeno trecentocinquanta anni. Non da meno quest’anno: la nuova realizzazione riprende i tratti rappresentati in un disegno di un viaggiatore del Grand Tour. La natività collocata nell’antica oliara del principe Braschi, trova nell’osteria di Crispino Middei e nei giocatori di bocce un attimo di vita presso la “Braccheria”.

Di sicuro ancora una volta passato e presente si sono riuniti per offrire un momento di artistica e suggestiva poesia che però vuole rimanere ben aderente alle vicende dei luoghi. Di una cosa però siamo sempre certi: la scena del mondo per la rievocazione della natività di Gesù è, ancora una volta, “in Nemorensi”.




Si risveglia dal coma e parla alla moglie: “Ciao amore”

L’atleta 36enne dei Falchi di Lecco era scivolato sul Resegnone

Guarda la moglie Ramona, che da quasi un mese è come ogni giorno al sua fianco, e le sussurra “Ciao amore”. Si è risvegliato così dal coma, lunedì scorso, il runner Andrea Grilli che a fine novembre era scivolato durante un allenamento sul versante bergamasco del Resegone. La vicenda è stata raccontata in un lungo post pubblicato sulla pagina Facebook dell’ASD Falchi di Lecco, una società sportiva, ma soprattutto, come si legge sul loro sito, “un gruppo di amici con la passione per la montagna e per la corsa”.
   
Il post ripercorre tutta la vicenda di Andrea, il 36enne scivolato il 30 novembre scorso. “Parte da casa alle ore 6. È da solo. Seguendo il Sentiero n.1, raggiunge la vetta intorno alle ore 8 e incomincia a scendere”. Dopo la caduta, “viene ritrovato grazie ad un altro escursionista scivolato nella stessa zona”.

    Viene trovato “in ipotermia, è privo di coscienza, ha numerose contusioni e fratture, i polmoni collassati, ma è vivo”.

    Il runner viene portato subito in elicottero all’Ospedale di Bergamo nel reparto di terapia intensiva”. La temperatura corporea viene riportata a 36 °C e con il passare dei giorni i parametri vitali si stabilizzano. Respira autonomamente ma non si sveglia. Tuttavia, ricorda il gruppo sportivo lecchese, “ogni giorno c’è un impercettibile progresso: piccole reazioni alle voci esterne, gli occhi che si aprono, il ritmo del respiro che accelera, la mano che stringe debolmente quella della persona che gli parla”.

    La svolta arriva lunedì 23 dicembre: “È pomeriggio, è l’orario delle visite per Andrea, la sua amata moglie Ramona gli parla come sempre e Andrea ha la reazione decisiva che tutti aspettavamo. Apre gli occhi, con una nuova luce che finalmente li inonda. Apre la bocca e pronuncia le parole più belle: ‘Ciao Amore!'”.

    Il post pubblicato su Fb e sul sito dell’ASD Falchi si conclude con una citazione di Paulo Coelho: “Riusciamo a comprendere il miracolo della vita solo quando lasciamo che l’inatteso accada”.
    Non manca un ringraziamento allo stesso runner: “Grazie Andrea per averci fatto sentire tutti come fratelli, uniti nella speranza, fiduciosi nella preghiera, ognuno a suo modo”.




Caldo a Natale: è il quarto anno dal 1800

Un Natale bollente con temperature anomale chiude un 2019 che si classifica fino a ora in Italia come il quarto più caldo dal 1800 facendo registrare una temperatura media nei primi undici mesi superiore di 0,88 gradi la media storica. È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti sulla base degli ultimi dati di Isac Cnr dei primi dieci undici mesi dell’anno, che rileva le temperature da oltre 200 anni.

“Gli effetti del caldo – sottolinea Coldiretti – si fanno sentire sulla natura dove sono stati sconvolti i normali cicli stagionali come in Puglia dove gli alberi di pero a causa del clima pazzo sono già in fiore a dicembre mentre a nulla vale più la programmazione degli agricoltori che raccolgono broccoli, cavoli, sedano, prezzemolo, finocchi, cicorie, bietole, tutti maturati contemporaneamente per le temperature primaverili. La classifica degli anni interi più caldi lungo la Penisola negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende il 2018, il 2015, il 2014 e il 2003”.




Marsala, trasporto pubblico: arrivano i nuovi bus

MARSALA (TP) – Giornata importante quella della pre Vigilia, per il trasporto pubblico di Marsala che ha visto firmare dagli amministratori comunali i primi due contratti per la fornitura di nuovi bus che saranno operativi nel territorio entro Gennaio prossimo.

Il primo, sottoscritto con la Mauri Bus System di Desio (MB), farà arrivare in città i primi due mezzi (dodici metri di lunghezza, classe euro 6) dei complessivi 20 acquistati con un finanziamento dell’Unione Europea di oltre 4,3 milioni di euro.

L’altro contratto con la Byd Europe (Rotterdam), invece, riguarda la fornitura di un bus elettrico finanziato dal Ministero dell’Ambiente. Anche questo è il primo di altri mezzi analoghi che saranno acquistati prossimamente.

“Presto, cambierà in meglio il sistema del trasporto urbano in città, afferma il sindaco Alberto Di Girolamo. Il parco mezzi si rinnova con bus moderni, confortevoli e non inquinanti, a beneficio di un servizio più efficiente ed ecosostenibile, come è giusto che sia in una città che vuole stare al passo con l’Europa”.

Insomma, un’ampia programmazione sulla mobilità sostenibile quella dell’Amministrazione comunale di Marsala, di cui fa anche parte il Piano Operativo “ZONE 30” con la recente collocazione di dissuasori elettronici di velocità, nonchè il rifacimento di segnaletica orizzontale e verticale con segnalatori a LED.




Macerata, carabinieri: scattata l’operazione Natale sicuro a tavola

MACERATA – Controlli e verifiche a macellerie, supermercati e negozi quelli effettuati dai Carabinieri forestali nel territorio di Macerata che ha riguardato 10 esercizi commerciali, portando all’accertamento di 8 violazioni di natura amministrativa per un totale di 22mila euro di sanzioni.

I controlli sono stati mirati sia alla verifica della corretta tracciabilità in merito alle carni bovine e ovicaprine, sia alla regolare etichettatura di altri prodotti alimentari e nello specifico prodotti DOP e IGP.

In merito alle carni bovine e ovicaprine sono state riscontrate irregolarità riguardo all’assenza o alla non correttezza delle informazioni al consumatore riguardanti i paesi di origine e di allevamento e di macellazione delle stesse.

Per quanto riguarda l’etichettatura degli altri prodotti del settore agroalimentare, sono state accertate violazioni in materia di etichettatura nei confronti di tre Aziende produttrici di pasta secca di semola di grano duro, dovute all’assenza dell’obbligatoria dicitura riguardante l’origine del grano sulle rispettive etichette dei formati di pasta commercializzati.

Ad un’azienda che realizza prodotti di norcineria è stata invece contestata l’assenza della percentuale dell’ingrediente caratterizzante di un salume “aromatizzato”.




Marsala, sarà ricostruita l’antica Porticella demolita nel 1982. Di Girolamo: “E’ un momento importante per la storia della nostra città”

MARSALA (TP) – E’ stato firmato stamani nei locali del palazzo dei pubblici Uffici di Marsala il contratto di acquisto da parte dell’Amministrazione dei blocchi di calcarenite che costituivano l’antica Porticella, così chiamata perché era la più piccola delle quattro porte che consentivano l’accesso in Città e che venne demolita nel 1982 su decisione del Consiglio comunale di quel tempo.

Alla stipula del contratto di acquisto per un importo di 20 mila euro sono intervenuti il Sindaco della città di Marsala, Alberto Di Girolamo, il vice Presidente del Consiglio comunale, Arturo Galfano, che in più occasioni ne aveva caldeggiato l’acquisto, gli assessori Salvatore Accardi (Lavori pubblici) e Rino Passalacqua (territorio e Ambiente), il Segretario Generale (ufficiale rogante), il dirigente del settore Lavori Pubblici, Luigi Palmeri e la signora Anna Maria Terranova in rappresentanza dei proprietari con regolare atto giudiziale dei blocchi attualmente allocati in un terreno di contrada Bianca Giangreco a Mazara del Vallo.

“E’ un momento storico molto importante per la nostra Città – sottolinea il sindaco Alberto Di Girolamo. Come Comune abbiamo acquistato gli elementi di calcarenite che costituivano l’antica Porticella. Contiamo presto di ricostruirla nel luogo dove essa sorgeva”.

Soddisfattissimo Arturo Galfano, vice Presidente del consiglio comunale, da sempre fautore dell’acquisto dei blocchi che costituivano la struttura dell’antica Porticella.

“Da quando abbiamo avuto modo di verificare che i corpi costituenti l’antica Porticella fossero ancora esistenti ed in buono stato di conservazione – afferma Galfano – mi sono battuto perché essi rientrassero in possesso del Comune. Oggi raggiungiamo questo obiettivo per restituirla presto al suo antico splendore”.

Negli anni scorsi una speciale Commissione presieduta dallo stesso Galfano verificò la natura dei blocchi di calcarenite lavorata in possesso del Sig. Terranova. Furono effettuate delle accurate analisi e al, tempo stesso, fu avviata una ricerca storica in alcuni archivi nazionali ed esteri. La Commissione, inoltre – nel corso del suo lavoro – ha anche ricercato esempi di architetture coeve alla Porticella di Marsala nella Sicilia occidentale. Da tutto questo lavoro e anche dal riscontro di un quadro dell’epoca la speciale commissione accertò che i blocchi di calcarenite, presentano delle analogie per tipologia delle lavorazioni e morfologia della pietra (roccia sedimentaria dell’area trapanese) con architetture del periodo di fine ‘500 e inizio ‘600. Periodo questo in cui venne eretta Porticella.




Napoli, alla Cappella del Pio Monte della Misericordia riflettori accesi sulle opere di Jan Fabre

Al via l’installazione permanente dell’artista belga Jan Fabre alla Cappella del Pio Monte della Misericordia a Napoli.

Il Corpus espositivo è composto da quattro sculture in corallo rosso di grande impatto visivo

Jan Fabre fino al settembre scorso ha esposto nella storica Cappella del Pio Monte della Misericordia con la mostra temporanea intitolata “Oro Rosso”.

La precedente exhibition temporanea ha riscosso grandissimo successo da parte del pubblico, determinata dal modo in cui l’esposizione si era “armonizzata” in maniera inscindibile con la Chiesa, sia dal punto estetico e anche nel senso concettuale spirituale.

La Cappella del Pio Monte della Misericordia per tradizione, nei secoli, ha sempre accolto l’arte contemporanea, tale era nell’introdurre le opere di Caravaggio, di Battistiello, di Luca Giordano e altri artisti, dunque le opere del Maestro  belga e l’introduzione delle sculture di corallo rosso nella Chiesa è in linea con la propria usanza.

Le opere in esposizione sono:

La Purezza della Misericordia; La Libertà della Compassione; La rinascita della Vita; La Liberazione della Passione. Tutte e quattro sono poste in altrettante 4 nuove nicchie nelle cappelle laterali della cappella e si “fondono” con la chiesa seicentesca tra le opere esposte permanentemente e un’opera di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio con “Le Sette Opere della Misericordia” sull’altare maggiore realizzato quando si trovava a Napoli.