Immigrati, voli charter. Salvini risponde a Berlino e Bruxelles: “Chiudiamo gli aeroporti come abbiamo chiuso i porti”

“Se qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, pensa di scaricare in Italia decine di immigrati con dei voli charter non autorizzati, sappia che non c’è e non ci sarà alcun aeroporto disponibile”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, parlando dei migranti che vengono rintracciati in Paesi europei diversi da quello del primo ingresso. “Chiudiamo gli aeroporti come abbiamo chiuso i porti”, ha aggiunto il vicepremier.

Salvini replica così soprattutto alla Germania

da cui il 9 ottobre è prevista la partenza del primo charter con a bordo 40 migranti cosiddetti “secondari” respinti dal governo tedesco. Berlino avrebbe organizzato anche un secondo volo, con l’intenzione di “accelerare” i rientri, ma al Viminale non risulta ancora niente di ufficiale.

Sensi (Pd): Salvini chiarisca se l’accordo vale – “Ripeto: non bastano proclami e veline. L’accordo con la Germania per il rimpatrio dei profughi è in vigore o no?” a chiederlo, su Twitter, è il deputato del Pd Filippo Sensi, che aggiunge: “Matteo Salvini voleva fare aumm aumm? E ora pizzicato col sorcio in bocca da quei cattivoni di Repubblica fa il ganassa? Chiarisca: tornano o no? Accordo vale?”.




Salvini contro Juncker sulla Legge di Bilancio: “Parlo con persone Sobrie”

“Io parlo con persone sobrie che non fanno paragoni che non stanno nè in cielo nè in terra”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, risponde – intervistato dal programma Tagadà su La7 – ad una domanda sulle affermazioni del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che aveva ipotizzato un rischio Grecia per l’Italia.
“In una grande famiglia – ha aggiunto – non ci sono figli di serie A e figli di serie B. Se qualcuno straparla perche’ rimpiange un’Italia precaria e impaurita, magari per poter comprare sotto costo le aziende che sono rimaste in questo Paese usando spread e mercati per intimorire qualcuno ha trovato il ministro sbagliato ed il Governo sbagliato”.

Di Maio, minacce non ci fermano – “A qualcuno dà fastidio che l’Italia abbia cominciato a rialzare la testa e stia attuando le promesse della campagna elettorale. Ma noi non ci fermeremo davanti alle minacce, perché queste cose le dice una Commissione che non ha neanche l’1% dei consensi dei cittadini”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, parlando della manovra, nella conferenza stampa di presentazione delle due proposte di legge di riforma costituzionale avanzate dalla maggioranza. “Questo 2,4 fa scalpore quando gli altri prima di noi hanno fatto tutto quello che volevano: ora ci criticano la manovra senza averla neppure letta, devo pensare che ci sia un pregiudizio”. Il tetto deficit-pil resta sul 2,4 per cento? “Assolutamente sì, non arretriamo di un centimetro”, ha ribadito Di Maio.
“Senz’altro siamo preoccupati per lo Spread, ma il tema è altro. Ieri a qualcuno è andato di traverso che non si era ancora alzato a 350 e nel pomeriggio i Commissari Ue e il presidente della Commissione hanno fatto dichiarazioni per creare tensioni e i mercati sono sensibili alle dichiarazioni dei commissari Ue. Ma almeno si leggessero prima il Def. Adesso lo presentiamo ma l’investitore dirà “la Commissione Ue lo ha già bocciato”. La reazione dei mercati è molto più alla reazione di questi signori che alle azioni del governo”, ha spiegato il vicepremier Di Maio.
“Facciamo un po’ di deficit per una volta, non per salvare le banche, ma per non massacrare cittadini e imprenditori. Quelli che dicevano non si può fare, oggi dicono che non si deve fare. Ma noi il deficit lo restituiremo l’anno prossimo, perché con i tagli e la crescita abbasseremo il debito”, ha sottolineato Di Maio.




Migranti, quando i respingimenti non irritavano le magliette rosse: si spera che a nessuno venga in mente di codificare Dambisa Moyo fra gli iscritti della Lega

Oggi si può dire che il tema immigrazione domini la politica degli Stati. Secondo uno studio dell’equipe TrueNumbers, in Europa ci sono 2,1 milioni di persone espulse. L’incapacità di rendere le espulsioni effettive di migranti irregolari, oltre che minare seriamente la già tanta precaria credibilità dell’Unione europea nella gestione dei suoi confini “rappresenta un incentivo per l’immigrazione irregolare” come lo ha candidamente dichiarato lo stesso Parlamento europeo.

Nel 2016 , citando sempre la fonte dei dati del Parlamento europeo, dai 305,365 ordini di espulsione che gli Stati avevano emesso, solo la metà, cioè 176.223 sono andati a buon fine, i rimanenti fogli di via sono rimasti carta straccia perché i migranti irregolari sono rimasti in giro per l’Europa.
Solo nel 2016 gli ordini di espulsione emessi dagli Stati sono stati 67.033 mentre i rimpatri effettivi risultano essere stati 47.181. Nei primi 4 mesi del 2017 invece, dei 64.312 ordini di espulsione, quelli effettivi sono stati 39.536. A dispetto di quello che si può addebitare a questo governo, i respingimenti, le espulsioni ed i rimpatri sono stati sempre all’ordine del giorno di ogni governo.

Quando i respingimenti non irritavano le magliette rosse

Nel lontano 2014, ne Salvini e tanto meno Di Maio possono essere chiamati in causa, le espulsioni andavano avanti senza suscitare l’ira delle magliette rosse. In quell’anno la Francia di Francois Hollande aveva espulso 84.890 emigranti. La Grecia aveva espulso 73.670 con un crescendo di circa 30.000 espulsioni in più sul 2013. Il Regno Unito si era distinto con 65.365 espulsioni, mentre l’Italia, fanalino di coda aveva firmato 25.380 fogli di via. A queste espulsioni e rimpatri c’è da aggiungere il numero di extracomunitari rifiutati all’ingresso in Europa. Citando i dati del 2014 si trovava la Spagna con 172.185 rifiuti, principalmente marocchini. Il Regno Unito seguiva con 15.906 rifiuti. Dopo veniva l’Ungheria con 13.195 rifiuti, la Francia con 11.365 rifiuti e sempre fanalino di coda l’Italia , chiudeva le porte a 7.005 extracomunitari.

L’Italia frenata nei rimpatri, nelle espulsioni e nei respingimenti, perché?

Da un’attenta lettura dei dati appena esposti ed altri, che per brevità non sono stati riportati qui, si evince che mentre gli altri Stati governavano a piacere, e pare senza alcuna interferenza dall’alto delle istituzioni, il “piccolo Stato” ai confini con il nord Africa, in parte non riusciva a governare l’emergenza per mancanza di volontà e in parte perché osteggiato da divieti che non si capisce perché non si applicano sempre ed a tutti in ugual misura. Sta di fatto, e si cita il caso a solo titolo esemplificativo, già dal 2014 esisteva questa discrepanza tra Stato e Stato. Nei primi 4 mesi di quell’anno la Francia di Hollande aveva espulso 84.890 emigranti irregolari mentre nello stesso periodo l’Italia firmò appena 25.380 ordini di espulsioni. Perché tutto questo divario? C’è chi dice che l’Italia barattava la voce “migranti” con trattative sul fiscal compact in sede europea. Argomento che ha delle fondamenta ma non è l’unico.

Non tutti i paesi d’origine degli emigranti accettano il rimpatrio dei loro connazionali. Sarà proprio vero e casomai cosa si può fare?

Quando si dice è vero, però gli accordi sono come le leggi, sono fatti per essere modificati, corretti e se necessario cambiati. Intanto è da precisare che i paesi che hanno siglato accordi con l’Europa e con l’Italia per l’accoglimento dei relativi connazionali rimpatriati sono diversi. L’Europa ne ha siglato 17 accordi con altrettanti paesi. Da citare l’accordo con il Gambia, per l’immigrazione via mare e con la Macedonia, per i flussi migratori via terra. Il 12 dicembre 2015 l’Unione Europea ha siglato un accordo con il governo del Mali per rimpatriare i migranti irregolari provenienti dal Paese. L’accordo si inseriva nel piano adottato in un vertice a La Valletta nel novembre 2015 che prevedeva un finanziamento di 1,8 miliardi di euro da parte della UE ad alcuni Paesi africani. Sono stati stanziati 145,1 milioni di euro per contrastare il traffico di esseri umani, per migliorare i controlli di frontiera e per agevolare i giovani nella ricerca di lavoro in Mali.”
Da parte dell’Europa sono tutt’ora in corso trattative con Congo, Ghana, Senegal e Bangladesh. L’Italia ne ha che funzionano bene con Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco. I duri da trattare rimangono Eritrea, Siria, Somalia e Nigeria ma anche per queste un rimedio ci sarebbe.

Costi e benefici nel rimpatrio degli irregolari

I conti sono subito fatti. Ogni emigrante pesa sui contribuenti italiani euro 35 al giorno. Oppure la media di euro 1.100 al mese. Tenendo questa cifra in mente si passa ad un altro calcolo. Un’indagine del EUobserver su circa 100 operazioni congiunte di rimpatrio, dopo aver considerato alcuni eventi non previsti nelle operazioni di rimpatrio, come quando alcuni rimpatriandi si danno alla fuga, oppure si danno malati, oppure presentano domanda di asilo oppure altre questioni legali emergenti, considerando che nulla accada di tutto ciò, si è stimato che in media per il rimpatrio via aerea la spesa s’aggiri intorno a euro 5.800. Seguendo il principio di costi e benefici, contro il viaggio aereo di euro 5.800 si ha il costo del mantenimento del migrante in Italia ad euro 1.100/mese per sei mesi, con un risparmio per tutti i mesi che verranno dopo il 6° mese.

L’Accordo di Cotonou tra i Paesi dell’area ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) e l’Unione Europea

Il 23 giugno 2000 tra settantanove Paesi dell’area ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) e l’Unione Europea venne firmato l’Accordo Cotonou. L’accordo è formato da disposizioni relative alla concessione di preferenze tariffarie ai prodotti ACP nel mercato comunitario, l’erogazione di aiuti finanziari e la cooperazione industriale. Inoltre i paesi ACP possono accedere agli “accordi di partenariato economico” (APE) mentre l’Unione in cambio offre differenti regimi commerciali agli Stati partner offrendogli assistenza per “un sistema multilaterale basato su regole per affrontare le sfide globali”.

Detto tutto ciò, se fra questi Stati partner, per caso ci fosse qualcuno di quelli che dovessero rifiutare di accettare il rimpatrio di qualcuno dei loro connazionali, cosa vieterebbe all’Europa di sospendere assistenza e finanziamenti finché lo stesso Stato non venisse a più miti consigli?
– Penale
– Penale dell’economia
– Processuale penale
– Penale dell’ambiente
– Penale dell’informatica
– Giurisprudenza
A volte ci si fanno tanti scrupoli inutili e il più delle volte si danneggiano quelli che invece si vorrebbero beneficiare. L’economista nata in Zambia, Dambisa Moyo, è una vita che combatte contro i fondi umanitari che finiscono nelle tasche dei dittatori. “Si comincia a capire che bisogna cofinanziare iniziative da gestire insieme” L’ultimo suo grido è stato : “Basta aiuti a pioggia: per la mia Africa servono investimenti”.

Si spera che a nessuno venga in mente di codificare Dambisa Moyo fra gli iscritti della Lega.

Emanuel Galea




Sfascisti, faranno fuori Salvini come Berlusconi?

Già il 28 di agosto l’editorialista de Il Tempo Marcello Veneziani scriveva così: “Faranno fuori Salvini e so chi metteranno al suo posto”. Una nefasta profezia, che però trova cassa di risonanza in ciò che sta accadendo in queste settimane. Abbandonato ormai l’argomento dei migranti, ora il governo che gli Italiani hanno votato e che l’opposizione compatta – da centrodestra a centrosinistra e sinistra, cosa epocale – sta cercando di scalzare, ognuno per i propri interessi politici, è sotto un attacco mai accaduto nella storia della nostra repubblica.

S’è scomodato perfino Tajani, dichiarando in televisione che: “Questo governo va fermato, perché fa male all’Italia”

Accenti da marcia su Roma, e speriamo che nessuno sia così idiota da raccogliere questa istigazione all’insurrezione. Di fessi, purtroppo, siamo pieni e qualcuno potrebbe sentirsi autorizzato a compiere atti che, se fossero visti dall’altra parte, andrebbero classificati come ‘fascisti’. Mentre quelli che tuonano su media scritti e parlati sono ‘sfascisti’, o ‘disfattisti’, se qualcuno gradisce un termine caro al ventennio. Perché di questo si tratta. Salvini e il suo governo, in tandem con Di Maio, è sottoposto ad un bombardamento becero e cieco. Assistiamo alle riserve del PD, ancora rivitalizzate da un fertilizzante renziano, che in televisione recitano a memoria la lezioncina piena di bugie, facendo terrorismo politico e psicologico, senza nessuna attinenza con la realtà.

Accusare l’attuale governo di immobilismo, di inconcludenza e di incompetenza è davvero una menzogna

Come lo è accusarlo di continue liti e fratture. La verità è sotto gli occhi di tutti: i programmi trovano attuazione, i contrasti momentanei – ove ce ne fossero – servono ad aggiustare il tiro, nell’interesse del cittadino. Le accuse di populismo e sovranismo sono state respinte al mittente da un intervento sacrosanto del premier Conte: in realtà la sovranità del popolo è nell’articolo 1 della nostra sempre citata e ancor più disattesa Costituzione – proprio da coloro che accusano altri di violarla. Siamo all’assurdo. Attaccare un governo finalmente eletto – dopo quattro imposti – tramite regolari consultazioni, dimostra quello che da tempo sosteniamo su queste colonne. Cioè che chi comanda è l’Europa, con i suoi ‘poteri forti’; quei poteri che si sono opposti alla Brexit e che hanno paura di una eventuale Italexit, che soltanto vantaggi porterebbe alla nostra nazione. Chi teme quest’ultima soluzione è in realtà la Germania, che ne uscirebbe – lei sì – con le ossa rotte. Prova ne sia l’uscita che a suo tempo ci fu dell’Italia dal ‘Serpente monetario’: il Paese riprese vigore, le esportazioni aumentarono e ci fu un’ondata di benessere. Aggiunge Marcello Veneziani, nel suo editoriale su Il Tempo del 28 di agosto, che tutte le persone con cui ha parlato sono contente di questo nuovo governo, che finalmente fa ciò che piace ai cittadini. Di converso, tutti i media lo attaccano ferocemente. Allora noi ci chiediamo: che fiducia possiamo dare ai tiggì che mostrano soltanto aspre critiche al governo e alle sue iniziative, e anche, che fiducia possiamo dare ad alcuni ‘giornaloni’ che in prima pagina pubblicano non notizie, ma valutazioni faziose dell’azione di governo? È chiaro che anche questi ultimi sono di parte, magari legati ai finanziamenti pubblici. Quello che Renzi si è preoccupato di fare, quand’era al potere, è stato di infiltrare suoi fedelissimi nei gangli vitali dell’Amministrazione pubblica, e ora questa sua accortezza – che qualcuno potrebbe definire ‘totalitarista’ – gli torna utile.

Renzi non è morto – politicamente – , i traffici del cognato con i milioni di dollari dell’UNICEF non sono perseguibili, come riportano alcuni giornali in prima pagina

Salvato, il cognato, da una legge definita ‘ad personam’. Se manca una denunzia, nessuno potrà perseguire l’autore – presunto – dell’ammanco di 6 milioni e 600.000 dollari raccolti per i bambini meno fortunati, e dirottati – secondo alcune fonti ufficiali – verso le aziende di casa Renzi. Il giglio magico esiste ancora, ed è infiltrato nei gangli più profondi della nostra amministrazione pubblica: prova ne sia che Ermini – un avvocato di provincia fedelissimo di don Matteo – è stato eletto, con l’appoggio del centrodestra, alla presidenza del CSM, e sappiamo quale sia la potenza anche politica di questo organismo. E Berlusconi ne sa qualcosa. Tutti condannano lo sforamento programmato al 2,4% – mentre pare che l’Italia sia addirittura in avanzo primario – al contrario di ciò che accade alla Francia di Macron, la quale, lungi dall’essere criticata dai soliti buonisti per aver chiuso le frontiere ai migranti, si permette un 2,8%, con il beneplacito dell’establishment internazionale, a cui lui tiene bordone. L’impressione è che tutti temano che le misure adottate sortiscano l’effetto voluto, e che questo sia la fine della sinistra e della sua politica. Chi critica questo governo e le sue iniziative non ricorda che quando era al potere il PD l’Italia non aveva la benchè minima possibilità di crescita, sempre proclamata ma mai avvenuta, nella linea menzognera adottata anche oggi. Il reddito di cittadinanza, o di inclusione, o ciò che si vuole, porterà non soldi ai fannulloni, ma eliminerà sacche di povertà oggi irraggiungibili – perché il PD al potere per almeno cinque anni non ha fatto nulla? – e rimetterà in circolazione il denaro erogato. Anche le pensioni, se fossero aumentate, potrebbero portare vantaggio al mercato interno. Il pensionato, quello al di sotto dei mille euro, – che oggi è la maggioranza – si deve privare di tante cose, e per lo più non arriva a fine mese. Auspicando che i tagli ai ‘diritti acquisiti’ siano effettuati presto: un diritto, non ‘acquisito’, ma sancito dalla nostra Costituzione – sempre lei – è fra l’altro quello alla salute e al benessere del cittadino, senza discriminazioni di alcun genere. Soprattutto di emolumenti assurdi in un paese che si picca d’essere civile e democratico. L’aumento rimetterebbe in circolo buona parte delle somme, dando impulso all’economia interna. Insomma, le pensioni tornerebbero all’ovile sotto forma di impulso al commercio e aumento del gettito fiscale. La crescita non si stabilisce per decreto. Va preparata con misure strutturali, ciò che questo governo sta facendo, con grande capacità, nonostante l’opposizione dica il contrario – e il ministro Savona ne testimonia. Contro questo governo si è scatenato l’inferno. Speriamo che gli Italiani siano più intelligenti di quelli che lo vogliono affossare, e si regolino di conseguenza.

Roberto Ragone




Rocca di Papa, dimissioni Rossetti: “Impossibilitato a svolgere il mio compito”

Una lunga lettera ha accompagnato le dimissioni protocollate questa mattina dall’assessore al Bilancio Vincenzo Rossetti. Ecco la nota integrale

“Io sottoscritto Vincenzo Rossetti, assessore al Bilancio, Patrimonio e Personale di codesto Comune, giusta delega del giugno 2016, la informo, con la presente, delle mie dimissioni dalla predetta carica. Le anticipo che, se necessario, rimango in carica fino al prossimo consiglio comunale che credo sia previsto a breve.
Le ragioni per cui sono arrivato a tale decisione sono rappresentate dalla impossibilità di svolgere il mio compito come da impegno assunto all’atto dell’accettazione della nomina.
I rapporti con la Responsabile del Servizio Finanziario e con quella degli Affari Generali e Istituzionali sono diventati insostenibili e sicuramente, da parte loro, non in linea con gli interessi dell’Ente.
Esse non hanno mai voluto confrontarsi con il sottoscritto sulle ipotesi di lavoro che venivano esposte, sostenendo a prescindere, l’impossibilità di ogni proposta, senza, tuttavia, spiegarne le ragioni.
Per attaccare la mia persona non hanno tralasciato alcuna ipotesi arrivando, addirittura a sostenere che con l’assunzione della carica di assessore avrei avuto modo di imparare il bilancio degli Enti locali che certamente non conoscevo. E dire che sono, forse, uno degli ultimi che ha studiato Ragioneria Pubblica e Contabilità di Stato all’Università. Senza aggiungere che dal 1995 sono Revisore degli Enti Locali,
regolarmente iscritto nel Registro e che per mantenere tale iscrizione devo partecipare ogni anno ai corsi di formazione.
Ho accettato la carica con entusiasmo e vigore nella consapevolezza di poter svolgere il compito da Lei assegnatomi con l’impegno che ha sempre caratterizzato le mia lunga attività professionale e sicuro di ottenere risultati utili e affiancando Lei nel governo della città. Avrei voluto mettere al servizio dell’Ente e della Collettività le mie conoscenze e competenze, ma ciò mi è stato praticamente impedito dalla chiusura delle responsabili dei servizi citati, ad ogni tipo di confronto con le mie idee e proposte, convinte che solo loro fossero le depositarie della verità e di ogni tipo di competenza e che solo in capo alle stesse vi fosse la completa conoscenza per la gestione della cosa pubblica, arrivando anche ad offese professionali.

Le note che ci siamo scambiate e che sono al protocollo del Comune ne sono la prova. E dire che nei mesi scorsi avevo ricevuto la proposta di assumere la carica di assessore al Bilancio in un Comune dei Castelli Romani, che non ho accettato sia per la parola data al Sindaco, sia perché ancora credevo di poter dare un contributo positivo alla risoluzione dei tanti problemi di Rocca di Papa.
La mia proposta dell’applicazione dell’Imu sui tralicci delle antenne, ne è la conferma come ho scritto nelle varie note, ampiamente documentate e regolarmente protocollate. Mi è stato opposto un rifiuto senza alcuna ragione, anzi sono stato io a dover documentare le mie tesi. Naturalmente l’ho fatto senza problemi. Non si è proceduto alla richiesta dell’IMU e della TARI sugli immobili abusivi perché non si avevano gli elementi catastali necessari. Anzi in una nota, la responsabile del servizio finanziario, ha affermato che tutti i contribuenti pagano la Tari!!. A stento son riuscito ad accelerare l’invio degli accertamenti annuali dei tributi in tempi più veloci per consentire all’Ente incassi continui e certi ed evitare altresì la prescrizione del diritto alla riscossione. Il loro comportamento, che si protrae da anni, se le mie tesi sono
corrette, molto probabilmente e salvo diversa opinione della Corte dei Conti e del MEF, ha causato danni alle casse dell’Ente per svariati milioni. E quando ho evidenziato che un immobile di proprietà del Comune di Rocca di Papa in territorio comunale di Grottaferrata, era usato da più di venti anni da un Ente privato senza il pagamento di alcun canone e/o indennità è scoppiato il caos e per depistare sono stato accusato di aver rivolto frasi oltraggiose. E che dire poi che per quell’immobile non è stata mai pagata l’IMU sicuramente dovuta perché l’immobile stesso non è destinato a scopi istituzionali e che se fosse richiesta comporterebbe il pagamento di sanzioni e interessi
per diverse migliaia di euro! E l’Ente fa le corse per mantenere gli equilibri di bilancio!!
Da ultimo, ma solo in ordine di tempo, voglio ricordare quanto accaduto nella riunione di Giunta di ieri pomeriggio, allorquando è stata presentata una proposta di delibera che avrei dovuto illustrare io perché di competenza del mio settore (ragioneria). Ebbene di quella proposta di delibera ne ho preso visione pochi minuti prima dell’inizio della riunione stessa. Nessuno ha ritenuto opportuno parlarmene
prima.
Qualcuno dirà che vi è stata l’ispezione del MEF che non ha evidenziato le carenze da me denunciate; è noto che l’ispezione del Mef si è concentrata sulla regolarità della gestione, sull’esatta appostazione in bilancio delle operazione effettuate, sul calcolo del FCDE; la verifica non poteva accertare se l’Imu fosse dovuta o meno, e non ha potuto accertare se per l’immobile in Grottaferrata si riscuotesse o meno un canone, o se l’IMU per lo stesso fosse stata pagata o meno. In ogni caso sono stati mossi importanti rilievi e carenze.
Ancora la responsabile del servizio finanziario si è permessa di modificare la parte strategica del DUP 2019/2021, certamente non di sua competenza e di cui oggi deplora la mancata sottoscrizione dello stesso da parte della Giunta.
Naturalmente mi confronterò con le Istituzioni.

Come è noto, gli atti devono essere predisposti e sottoscritti dal Responabile/Dirigente, per cui diventa impossibile l’attuazione degli indirizzi politici, se non graditi dai responsabili stessi, ma che mai e proprio mai, da parte mia, sono stati contrari alle norme in vigore, con l’unica conseguenza del rallentamento dell’attuazione del programma elettorale. Forse è questo l’obiettivo!

Verosimilmente, abituati a lavorare in assenza della parte politica, non sopportano la partecipazione all’attività di governo del sottoscritto e scalpitano per mantenere le loro posizioni di potere. Ad ogni proposta presentata alle stesse vi era e vi è sempre una ed una sola risposta: non compete a me ma ad altri settori (non cito quali).
Per concludere la sua mail del 19 settembre, con la quale lei, scrivendo alla responsabile del servizio finanziario ma rivolgendosi al sottoscritto, lo invita a ”presentare proposte risolutive”, dando di fatto ragione alla stessa, non ha contribuito al superamento degli attriti che esistono.
Come più volte preannunciato questa comunicazione sarà inviata al MEF e alla Corte dei Conti che decideranno, per le rispettive competenze se, quanto qui riportato, sia meritevole di ulteriori accertamenti.
Distinti saluti
Vincenzo Rossetti




Marino, il Partito Comunista attacca sul reddito di cittadinanza: “Un fallimento!”

Riceviamo e pubblichiamo dalla segreteria del Pci di Marino 

Perché c’è incapacità politica/amministrativa e perché si nega confronto!
“Ormai, guardando a ritroso, è diventata una telenovela che se non fosse drammatica, sulla pelle delle persone,
potremmo incastonarla nelle farse all’italiana! Parliamo dello sbandierato reddito di cittadinanza che il capoclown ha
avuto anche l’ardire di proporlo come “modello nazionale” andando a metterlo come perno della campagna elettorale in
Molise!
Parliamo di questa sequenza:
1. Presso il settore dei servizi sociali del comune di Marino sono attive da anni misure di sostegno sociale. Queste, con
una spesa di circa 300mila euro annui, interviene a soddisfare i bisogni di centinaia e centinaia di persone, di giovani,
indirettamente di famiglie. Per poco tempo ma in modo diffuso.
2. Elezioni amministrative. Vince il M5S, propone il reddito di cittadinanza. Il PCI chiede di essere ascoltato perché ha
proposte realizzative di merito. Ci viene detto si, poi si nega confronto reale e veniamo lasciati fuori dalla porta.
3. Viene reso noto, dopo un anno perso e senza che i cittadini, quindi, abbiano potuto usufruire delle misure precedenti,
che ci sarà il reddito di cittadinanza. Denunciamo che i soldi sono pochi. Anche molti altri, in consiglio e pubblicamente
esprimono dubbi. Nulla.
4. Il Sindaco e il M5S continuano e con soli 300mila euro annunciano che daranno soluzione a centinaia di cittadini.
5. Facciamo i conti, con le proposte economiche dette da chi sta governando Marino, dimostriamo che al massimo
possono rispondere a 100 persone. Silenzio.
6. Si approva regolamento, si apre bando, si ricevono risposte: a fronte dei drammi che economicamente le famiglie
stanno subendo, tanto è contorto il bando che solo 81 presentano richiesta!
7. Dalla tragedia, alla farsa: tanto è da labirinto ed enigma irrisolvibile il percorso dei requisiti, che tra le 81 domande,
solo 31 sono gli ammessi a ricevere il sostegno!
Che genio della politica e della amministrazione occorre per rispondere a questa semplice domanda: A Marino non è
vero che c’è il dramma del lavoro, non è vero che c’è una diffusa soglia di povertà tra i ceti popolari e medi, oppure
questa buffonata imposta e realizzata da Sindaco e Giunta M5S è un totale fallimento?
Un tema centrale, per la loro politica di Cinquestelle, non meriterebbe come risposta coerente e non truffaldina, le scuse
per non averci capito nulla, e le dimissioni in blocco?”




Immigrazione: via libera del governo al decreto Salvini

Via libera del governo al decreto che unifica i testi su sicurezza e migranti . Soddisfatto il vice premier e ministro degli Interni Matteo Salvini, che ha parlato di ‘passo in avanti per un’Italia più sicura’ e ha assicurato che non viene leso alcun diritto fondamentale.

“Non lediamo nessuno diritto fondamentale: se entri a casa mia e spacci ti accompagno da dove sei arrivato”: ha poi spiegato il ministro in conferenza stampa a Palazzo Chigi. “Se sei condannato in via definitiva è di buon senso toglierti al cittadinanza”, ha aggiunto. “Per i richiedenti asilo – ha spiegato il vicepremier – lo stop alla domanda si avrà in caso di pericolosità sociale o condanna in primo grado. Questa è stata una delle mediazioni aggiunti e suggerite”.

Le principali misure riguardanti l’immigrazione

STRETTA SUI PERMESSI: Viene abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito da ‘permessi speciali’. Sei le fattispecie previste: vittime di grave sfruttamento, motivi di salute, violenza domestica, calamità nel paese d’origine, cure mediche, atti di particolare valore civile.

PIU’ REATI PER REVOCA ASILO: Il decreto amplia la possibilità di negare o revocare la protezione internazionale per i reati di violenza sessuale, lesioni gravi rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga. E’ prevista inoltre la sospensione della domanda d’asilo in caso di pericolosità sociale o condanna in primo grado.

PIU’ TEMPO NEI CPR: La durata massima di permanenza nei Centri per il rimpatrio passa da 3 a sei mesi per facilitare l’espulsione degli irregolari. Il decreto prevede anche il “completamento, adeguamento e ristrutturazione” dei centri già presenti sul territorio e la “costruzione” di altri. Salvini ha detto più volte che la sua idea è di realizzarne uno in ogni regione. Nel caso di sovraffollamento dei Cpr i migranti in attesa di identificazione possono essere trattenuti anche in “strutture diverse e idonee nella disponibilità dell’autorità di Pubblica Sicurezza”.

3,5 MLN SU FONDO RIMPATRI: Per potenziare le attività di rimpatrio, il decreto stanzia 500mila euro per il 2018 e 1,5 milioni per il 2019 e 2020.

SISTEMA SPRAR: Il decreto riserva esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati i progetti di integrazione ed inclusione sociale previsti dal sistema Sprar. I richiedenti asilo troveranno invece accoglienza solo nei centri ad essi dedicati (i Cara).

VIA CITTADINANZA PER REATI TERRORISMO: C’è poi la revoca della cittadinanza italiana a carico dei condannati per reati di terrorismo.

 




Pd, rimpasto di idee, proposte e giri di poltrone. Ecco la ricetta: un pizzico di Martina, un cucchiaio di Zingaretti, una misura di Delrio, un grammo di Calenda ed un pugno di Renzi

Per alcuni, la politica è l’arte del compromesso, per altri è l’arte del possibile e per qualcun altro è l’arte del contratto. Per la sinistra, invece, è una ricetta per un eterno rimpasto di idee, proposte e giri di poltrone.

Alla festa del Left Wing echeggiava l’eco della famosa frase del ciclista Gino Bartali

“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. A pronunciare la frase, questa volta è stato Matteo Orfini, presidente del PD: “Stracciamo lo statuto del Pd, sciogliamolo e rifondiamolo. Non serve cambiare nome. Mettiamo insieme un pezzo di Paese che non condivide le politiche di questo governo. Dobbiamo costruire una risposta dopo la sconfitta che sia all’altezza della sfida”.

Non si può dire che in casa PD regni il sereno

Nicola Zingaretti, dopo l’uscita infelice di Orfini, in uno sfogo con il giornalista , si è sentito dire : “Pur di non far vincere me preferiscono far chiudere il Partito democratico”.

Tra cene andate a monte e i soliti digiuni stagionali di Giacchetti , a via del Nazzareno si allontana sempre di più il sereno.

Maurizio Martina, segretario reggente PD scommette tutto sulla manifestazione di fine mese e la conferenza programmatica di Milano. I maligni insinuano che, come sempre è accaduto, la conferenza programmatica partorirà la solita ricetta Fricandeau con un pizzico di Martina, un cucchiaio di Zingaretti, una misura di Delrio, un grammo di Calenda e un pugno di Renzi, affidando il tutto al solito Caminetto, lasciati cuocere a fuoco lento per poi servire ai loro quaquaraqua.

C’è solo da sperare che mentre tutto questo va avanti, avvenga ciò che è capitato il 3 maggio 2018, durante la direzione Pd. Mentre era in corso la riunione, sotto la sede in via del Nazzareno, un festoso corteo di neocatecumenali americani, a Roma per un raduno col Papa, si è fermato sotto la sede e con chitarre e bonghi hanno intonato l’Allelulia. Alleluja, musica Gospel per funerali di classe.

E’ triste constatare lo stato comatoso in cui versa il partito

Carlo Calenda ci prova ad animare il partito invitando a cena il trio Renzi- Minniti-Gentiloni.

Rumori dietro le quinte danno Delrio in campo per la segreteria del partito e c’è chi dice che la cena proposta da Calenda celi la carta nascosta di Renzi per il Congresso. Sarebbe un ennesimo tentativo per ricompattare la sua ex maggioranza.

Come al solito Renzi non riesce ad allungare lo sguardo oltre le sue sopracciglia. Al partito non manca solo la politica, mancano anche gli uomini. Renzi se la deve vedere con i mezzi uomini che tentano di demolire ogni iniziativa altrui, non prendendo mai direttamente responsabilità oggettive e criticano quelli che prendono le iniziative anziché incoraggiarli. Quello che poi è più risibile è che affacciandosi impetuosamente nei talk show pretendono dai nuovi arrivati cose e metodi che essi stessi non sono stati capaci di attuare durante i nove anni del loro governare.

Hanno trascorso nove anni in accese discussioni sull’eutanasia, altri diritti, convivenze, utero in affitto, matrimoni gay, teoria gender e non solo mentre nelle periferie un tsunami di degrado sommergeva le comunità ed un’ondata di emigrazione allo sbando, incontrollata e abbandonata a se stessa, irrompeva sulla già precaria stabilità di quei “ghetti periferici”, formati da disoccupati e famiglie senza reddito.

Il 5 marzo 2018 il paese , stremato da tanta incuria, ha girato pagina e si è affidato alla trascinante marea di una forza sovranista con una politica machiavellica a grandi doti psicologiche ed intellettive capaci di plasmare la massa, parlare ai cuori e cercare di capire le problematiche della povera gente. Un sentiero irto di mille insidie, perché al suo passaggio calpesta privilegi, raccomandazioni e diritti “acquisiti”.

La scelta era obbligatoria perché solo questi nuovi arrivati potevano essere politici e sovrani. La classe politica in disarmo ed allo sbando oggi cerca nuove ricette per ritornare a contare. Veramente cerca orizzonti molto lontani.

Si faccia avanti il Marco Antonio shakespeariano del momento, magari un Andrea Orlando, per farci sentire le frasi di rito: “ Ascoltatemi amici, romani, concittadini. Il male che l’uomo fa vive oltre di lui. Il bene sovente, rimane sepolto con le sue ossa e sia così (della sinistra ideologizzata)”.

Emanuel Galea




Di Maio: “Deficit Francia al 2,8%, anche noi siamo un Paese sovrano”

“Ci siamo riuniti stamattina per la manovra economica, continueremo nel pomeriggio, stiamo curando tutti i dettagli sino a quando delibereremo la nota aggiuntiva al Def” ha detto il premier, Giuseppe Conte, in conferenza stampa a Palazzo Chigi facendo il punto sulla manovra e annunciando il prosieguo del vertice con i due vicepremier Di Maio e Salvini, i ministri Giovanni Tria, Paolo Savona e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. “Sulla manovra ci sono sempre progressi, mi hanno chiesto se c’è la fumata bianca…E’ tutta una fumata bianca che esce dal mio ufficio…”. Fonti vicine al governo precisano che “sulla manovra si è arrivati a un punto importante e sono stati fatti passi in avanti decisivi”.

Intanto la Francia prevede per l’anno prossimo un taglio delle tasse pari a 24,8 miliardi di euro, nel tentativo di dare impulso all’economia e creare più posti di lavoro. Per finanziare la misura, il deficit pubblico del Paese dovrebbe aumentare dal 2,6% del Pil di quest’anno al 2,8% l’anno prossimo, comunque sotto al 3%. Il vicepremier di Maio non si lascia sfuggire l’occasione di commentare duramente con un post su instagram. “La Francia per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8%. Siamo un Paese sovrano esattamente come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini. In Italia come in Francia”.

E sempre sul social Di Maio lancia un filo diretto con i suoi follower sulla “manovra del popolo” che “aiuta gli ultimi e fa la guerra ai potenti”.  “Dentro – scrive – ci saranno il reddito di cittadinanza, il superamento della Fornero e i soldi per i truffati delle banche”. E ad un follower che gli chiede se ci saranno tagli alla sanità risponde: “Ti garantisco che non ci saranno tagli ai servizi sanitari. Neppure un taglietto. La salute dei cittadini è la cosa più importante. Dobbiamo allontanare i dirigenti politicizzati, eliminare gli sprechi e fare nuove assunzioni”.

Il vicepremier annuncia poi per fine mese il Dl Fisco, carcere per gli evasori. “Le sanzioni per chi dichiara il falso sono pesantissime. Non ci sarà nessuna pietà per chi cerca di fregare lo Stato e gli altri cittadini. In ogni caso, i furbi non vanno premiati e infatti a fine settembre nel decreto fiscale verrà previsto il carcere per chi evade”. Lo dice il vicepremier Luigi Di Maio, rispondendo su Instagram a una domanda sul rischio che i lavoratori in nero possano prendere il reddito di cittadinanza che il M5S vuole inserire nella prossima manovra.

“Manterremo le promesse a i conti in ordine” ha detto Luigi Di Maio, parlando della Manovra al termine dell’incontro all’Ilva di Genova. “Possiamo andare fin dove dobbiamo finanziare misure”, ha aggiunto.




Atreju, Salvini: “L’Europa non deve rompere le palle”

Secondo giorno della festa tradizionale della destra italiana, Atreju, si apre con l’intervento tra Enrico Mentana ed il Ministro dell’Interno Matteo Salvini davanti ad una folla acclamante.

I due analizzano il rapporto tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, che secondo Salvini “durerà 5 anni” dato che ha trovato in Di Maio una “persona onestà, concreta e di parola”, partendo dal Reddito di Cittadinanza. In relazione a quest’ultimo, Luigi Di Maio ha assicurato all’alleato che riguarderà solamente i cittadini italiani. Proprio su questo punto Salvini si dice pronto ad affrontare i ricorsi che certamente saranno presentati dalla Corte Costituzionale.

Mentana, poi, fa notare come il governo in Europa appaia molto diviso come sul caso Orban

Salvini, laconico, asserisce che “L’Europa non deve rompere le palle a chi è democraticamente eletto e – continua – l’Onu non ha niente di meglio da fare che mandare in Italia i commissari per un pericoloso sentimento razzista”. Infatti, Salvini rivendica la sua politica estiva sull’immigrazione che continuerà con il decreto immigrazione e sicurezza (approderà lunedì al cdm): limitazione della possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, che secondo molti alimenterà l’immigrazione irregolare, lotta alla mafia e al racket. Un’operazione che è cominciata in formato ridotto con “scuole sicure”.

Per quanto concerne la flat tax e la cosiddetta pace fiscale alias condono

il ministro non si espone troppo ed assicura una tassazione del 15% e del 20% “per i piccoli dimenticati dalla sinistra”, mentre afferma che “la pace fiscale riguarderà solo coloro i quali hanno presentato la dichiarazione dei redditi” anche se non si riesce ancora a capire come si farà a distinguere tra i furbetti e quelli, invece, vessati da Equitalia.

Matteo Salvini elogia anche Toninelli e rassicura sul dossier Genova

Autostrade pagherà, non ricostruirà e avrà sulla coscienza 43 persone. Mentre per le Olimpiadi il Ministro Salvini non si tira indietro e spera di poter arrivare a delle “Olimpiadi all’Italiana, dal Piemonte al Veneto”.

Ma lo scossone arriva sul tema Centrodestra

al netto delle risate al nome di Tajani, Salvini svela che Fratelli d’Italia avrebbero potuto partecipare alla maggioranza di Governo mentre non avrebbe mai accettato Forza Italia.

Prima della consegna del premio Atreju a Thomas Evans, padre di Alfie, che ha commosso i presenti, Nicola Porro ha intervistato il Presidente della Camera Roberto Fico. Sul rapporto con Luigi di Maio ha negato qualsiasi attrito asserendo “voglio rassicurare tutti su un punto: io e Luigi possiamo avere anche opinioni diverse come sulle ONG ma al dibattito tra noi è sano. Non abbiamo intenzione di fare correnti interne, non ci interessano”.

Fondamentale l’intervento sulla stabilità del continente Africano

rispetto al quale non basta la volontà di bloccare i flussi migratori ma bisogna avere un approccio complessivo sul tema che “permetta di prevenire e quindi controllare questi fenomeni, l’Italia ha sempre agito in ritardo”.   Riguardo le polemiche dopo le dichiarazioni alla festa del lavoro di Mdp, Fico ha precisato “il governo è contro il condono fiscale. Non dobbiamo mai far pensare che evadere è una cosa giusta. La pace fiscale è un aiuto a chi è in chiaro ed è già in difficoltà: se è così, ben venga.”

In complessivo, la Festa di Atreju ha rispettato la pluralità di idee e si è presentata come un campo fertile per un proficuo dibattito politico pur mantenendo fortemente la carica dei propri militanti.

Gianpaolo Plini




Sicurezza, terrorismo, migranti, beni sequestrati e contenimento costi di gestione. Intervista esclusiva al prefetto Francesco Tagliente.

In occasione della consegna del “Premio Castel Gandolfo 2018”, alla presenza del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta aveva parlato di un progetto per il contenimento dei costi di gestione degli immobili in uso alla pubblica amministrazione.

Un progetto portato avanti con i Funzionari della Questura di Roma e condiviso con la Regione Lazio all’epoca in cui Pino Cangemi era Assessore regionale alla sicurezza.

Il prefetto Francesco Tagliente aveva accettato la mia richiesta di intervista ponendo però la condizione di rilasciarla nel corso di un incontro conviviale. Promessa mantenuta. Ci siamo incontrati al ristorante “I Quadri” di Castel Gandolfo. Pranzo e intervista mentre lo chef ci prepara assaggini di prodotti tipici dei Castelli. Un lungo pranzo in compagnia della moglie Maria Teresa con intervista che si conclude nel tardo pomeriggio con un sigaro cubano e un calice di Cognac.

La conversazione inizia con un tema di estrema attualità. L’annunciata imminente presentazione del decreto sicurezza e migranti voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Tagliente esordisce che “la bozza del nuovo decreto sicurezza comprende nuove norme per rafforzare i dispositivi a garanzia della sicurezza pubblica, con particolare riferimento alla minaccia del terrorismo e al contrasto delle infiltrazioni criminali negli appalti pubblici, al miglioramento del circuito informativo tra le Forze di polizia e l’Autorità giudiziaria e alla prevenzione e al contrasto delle infiltrazioni criminali negli enti locali, nonché mirate ad assicurare la funzionalità del Ministero dell’interno”.

L’esordio mi suggerisce di cogliere l’occasione per iniziare l’intervista chiedendo al prefetto Tagliente una sua valutazione sul provvedimento.

Prefetto lei un anno fa, alla vigilia della conversione in legge del decreto Minniti del 2017, nel corso di una intervista rilasciata al nostro Giornale il 25 maggio, ha usato parole severe sulla bozza di quel provvedimento dicendo che senza adeguati strumenti sanzionatori il tutto si riduceva a un mero trasferimento di deleghe dallo Stato ai Comuni. In questi giorni si torna a parlare decreto-sicurezza. Sul tavolo del Consiglio dei Ministri sta per arrivare un nuovo decreto Sicurezza, la cui bozza è già stata presentata. Si tratta del primo provvedimento recante la firma di Matteo Salvini con un intervento massiccio Esprime un giudizio critico anche su questo provvedimento?

Il testo è ancora in via di ultimazione ed è possibile che venga cambiato nel corso del Consiglio dei Ministri prima ancora che in Parlamento. Le disposizioni contenute nella bozza sono molto complesse. Sono comunque cariche di rilevanza sociale e civile con un impatto securitario. Peraltro sono due provvedimenti unificati: quello della sicurezza e quello della immigrazione che prevede anche di restringere la protezione umanitaria, la revoca della cittadinanza e l’estensione della dei procedimenti penali che dovrebbero bloccare la procedura di asilo. Alcune disposizioni potrebbero rischiare la censura alla prima valutazione della Corte Costituzionale.

Se ricordo bene il tema della revoca della cittadinanza le è particolarmente caro. E stato lei ha sollevare la questione della impossibilità di procedere alla espulsione dei terroristi islamici naturalizzati italiani.

Io ho sottolineato l’impossibilità di procedere alla espulsione di due terroristi islamici naturalizzati italiani perché il nostro legislatore non ha contemplato il potere di revoca della cittadinanza a un terrorista straniero diventato cittadino italiano. Una lacuna denunciata dopo l’arresto di due fondamentalisti: uno che stava studiando come preparare il camion per compiere un attentato e l’altro perché indottrinava i bambini sul martirio durante le lezioni di religione. Questa norma è rilevante per la lotta al terrorismo e mi auguro che questa volta passi al vaglio del Parlamento.

È stata mai affrontata dal nostro legislatore la questione della revoca della cittadinanza concessa agli stranieri?

Nel corso delle passate legislature qualche iniziativa c’è stata ma non si parlava di terrorismo. Ricordo che un disegno di legge proponeva la revoca della cittadinanza concessa agli stranieri nel caso di reati gravi come, omicidio doloso, violenza sessuale, pedofilia, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di droga. Comunque il terrorismo è un problema europeo e, anche in tema di espulsione dei terroristi naturalizzati, richiede un approccio e una risposta comune a livello internazionale