Bluesky apre le porte a tutti, boom di iscritti per il nuovo rivale di X

Bluesky è una nuova piattaforma social che rappresenta a tutti gli effetti l’alternativa open source a X (l’ex Twitter). Il sito sembra ottenere i consensi del pubblico in quanto, numeri alla mano, ha guadagno oltre 850 mila nuovi iscritti in un solo giorno. Questo aumento esponenziale si deve ovviamente al lancio pubblico del social network, che dalla scorsa primavera accettava iscrizioni solo tramite lista d’attesa. Tale requisito è stato eliminato il 7 febbraio proprio per aprire le registrazioni a tutti. Ad oggi, la piattaforma conta più di 4 milioni di utenti, per lo più delusi da X e dalla gestione del suo proprietario, Elon Musk. “Le cose stanno cambiando” ha scritto l’amministratore delegato di Bluesky, Jay Graber, in un post proprio su X. L’ascesa, come suggerisce il sito Engadget, è sintomo della voglia delle persone di provare esperienze simili a quelle di X, seppur in maniera più semplice, tradizionale, senza contenuti sponsorizzati o fuorvianti. Non a caso, Bluesky può contare sulla presenza di un team dedicato al controllo della veridicità dei post che rientrano in fatti di interesse generale, come potrebbero essere le elezioni presidenziali statunitensi di novembre. Finanziatore di Bluesky è anche Jack Dorsey, che ha co-fondato Twitter, mantenendone il timone fino all’uscita nel 2021. Proprio all’interno di Twitter, Dorsey aveva cominciato a sviluppare Bluesky, una versione del microblog ospitata su server decentralizzati, ossia non nelle mani di un’unica azienda, e contenuti moderati dagli utenti, come su un tradizionale forum web. Il social è disponibile su Android, iOs e in versione web. Nel post su X, Graber ha affermato che Bluesky adesso spingerà sull’acceleratore, dopo essere cresciuto in maniera lenta, ma costante, in quasi 12 mesi. “C’è ancora molto lavoro da fare, ma abbiamo ben in mente l’obiettivo: l’adozione di un protocollo aperto per i social così da costruire qualcosa di migliore, al servizio dell’utente”. Il picco di iscritti ha portato l’app ad avere qualche problema negli accessi. Una criticità che, secondo l’azienda, è stata risolta in qualche ora. Riuscirà il nuovo social network a rappresentare una reale minaccia per la piattaforma di Musk? Non resta altro che aspettare e scoprire che cosa ne pensano le persone.

F.P.L.




Jujutsu Kaisen Cursed Clash, dal manga al videogioco su Pc e console

Jujutsu Kaisen è uno dei manga/anime di maggior successo degli ultimi anni. La sua prima pubblicazione è apparsa sulla rivista Shonen Jump nel Marzo del 2018 ed è attualmente in prosecuzione. Come sempre da un grande successo nasce sempre la necessità di avere delle opere commerciali parallele, ed ecco arrivare sugli scaffali degli amanti di videogames Jujutsu Kaisen: Cursed Clash, picchiaduro a incontri 2vs2 sviluppato da Byking Inc. per conto di Bandai Namco. Il titolo è disponibile Su Pc, Xbox Series X/S/One, PlayStation 5, Ps 4 e Nintendo Switch. A livello di trama il nuovo videogame dedicato all’opera di Gege Akutami segue la trama del fumetto: i fatti narrati dal titolo si svolgono a partire dal 2018 a Sendai, per poi spostarsi a Tokyo. Yuji Itadori, un liceale appassionato di Occulto, ritrovandosi al cospetto di una Maledizione erroneamente risvegliata dal suo club scolastico decide di ingurgitare un feticcio magico, una delle 20 Dita della Maledizione nota come Ryomen Sukuna. Tale gesto gli fa ottenere grandi poteri magici ma deve convivere con la terribile entità malvagia che si è ora insediata nel suo corpo. Condannato a morte dall’ordine degli Stregoni per essere ormai maledetto, grazie alla sua abilità di governare Sukuna Yuji viene invece risparmiato e incaricato di recuperare e assimilare le altre 19 parti della Maledizione, con l’intento di distruggere l’entità quando il ragazzo sarà infine giustiziato, destino che lui accetta per obbedire alle ultime volontà del nonno morente di “aiutare sempre gli altri”. Inzierà così il suo addestramento da Stregone sotto la guida del maestro Satoru Gojo in compagnia dei coetanei Megumi Fujikuro, Nobara Kugisaki e gli altri studenti dell’accademia delle Arti Occulte di Tokyo. Il suo cammino verrà spesso ostacolato da altri stregoni animati da intenti non propriamente pacifici e dalle varie altre Maledizioni che si formano quando l’Energia Malefica incontrollata fuoriesce dalle persone comuni. Ovviamente, inoltre, dovrà fare spesso i conti con Sukuna che diventa più forte ogni volta che Yuji ingoia un altro dito.

Jujutsu Kaisen Cursed Clash è un picchiaduro con un focus sui combattimenti 2vs2, un modo per incentivare la cooperazione anche online. Tuttavia, è uno di quei lavori in cui si fa veramente fatica a trovare qualcosa di davvero valido e i problemi si susseguono purtroppo in maniera piuttosto evidente. La cosa meno grave è da attribuire ai personaggi presenti (15 in tutto). Essi hanno una serie di mosse differenziate l’uno dagli altri e caratteristiche peculiari. Se Yuji Itadori fa incetta di pugni e calci, colpendo gli avversari direttamente, Nobara, invece, colpisce anche dalla distanza e può aiutare a regalare un pizzico di strategia a questo titolo. Dunque, da questo punto di vista, se si ha voglia di scendere in campo e utilizzare il proprio eroe preferito è possibile farlo, ma le brutte sorprese sono dietro l’angolo. Purtroppo, volendo tralasciare una modalità storia troppo veloce e riassuntiva per come racconta gli eventi del manga, il fulcro di Jujutsu Kaisen: Cursed Clash non soddisfa nemmeno i palati meno esigenti. Individuare un problema principale su cui ruotano attorno tutti gli altri è abbastanza difficile perché in ogni caso, si finisce per discutere di qualcosa di serio, a cominciare dall’input dei comandi. Sembra di giocare online con un ping altissimo, in cui si assiste a un lag talmente grande che tra la pressione del tasto e l’esecuzione del comando c’è un ritardo a dir poco imbarazzante. Non bisogna andare molto lontano poi per capire quali problemi comporta tutto ciò in un picchiaduro ma, se si aggiunge a questo anche un feedback dei colpi alquanto grossolano, in cui spesso si fa fatica a capire chi abbia colpito cosa, il danno è fatto. Altra idea a nostro avviso poco funzionale è quella del “minimo infinito”, ovvero: l’unico modo per recare danno all’avversario è colpire con energia maledetta derivante dai colpi speciali. Per cui, colpire gli avversari ripetutamente con calci e pugni è pressoché inutile o quasi. Approcciare il nemico in questa maniera infatti serve soltanto a ricaricare la barra apposita con cui eseguire i colpi speciali che ovviamente, verranno utilizzati a raffica per poter battere l’avversario. Si esegue così una noiosa danza di “colpo-ricarica-colpo speciale”, fino alla fine dello scontro. Il peccato più grande di questo Jujutsu Kaisen Cursed Clash però è quello di non far mai esaltare il giocatore. Infatti durante le fasi di combattimento non si assiste mai a grandi scene, esplosioni o distruzioni ambientali. La sensazione è quella di sentirsi molto, anzi davvero troppo normali e poco speciali. Persino l’utilizzo delle tecniche di Satoru Gojo non regalno alcun momento di epicità. Il tutto sembra privo di momenti esaltanti.

Venendo al 2vs2, vero cuore pulsante della produzione, tale scelta dovrebbe essere un modo per combinare le diverse capacità dei personaggi, interagendo tra loro in modo strategico. Tuttavia, il tutto si riduce a un caos senza eguali anche perché giocando in PvE, l’IA separata dei nemici non lascia spazio di manovra, non avendo la minima parvenza di quello che accade nello spazio di gioco. Non vi è ad esempio un piccolo cooldown tra un colpo speciale e un altro e questo, regala grande frustrazione. Detto questo se ci si dovesse chiedere almeno a livello estetico questo Jujutsu Kaisen Cursed Clash è una gioia per gli occhi? Beh la risposta è assolutamente No. Arrivati alla nona generazione di console, quello che ci si aspetta è un lavoro quanto meno dignitoso, il titolo però presenta scenari sì distruttibili ma davvero poveri di dettagli e con texture e shader davvero poco al passo con i tempi. Un po’ troppo aliasing sporca la modellazione dei personaggi ma quello che rende l’esperienza davvero frustrante è un tearing davvero vistoso, in grado di rovinare ulteriormente l’esperienza. Jujutsu Kaisen Cursed Clash non è nemmeno ottimizzato a dovere, presentando vistosi cali di frame, contornati da qualche crash di troppo. La sensazione che si ha giocando a questo titolo è che manchi una cura generale di base, un minimo di controllo qualità che avrebbe evitato, per esempio, di aggiungere schermate coi sottotitoli nel bel mezzo del cono visivo del giocatore, utile per leggere, meno se si vuol vedere cosa si sta facendo. Tirando le somme, quello che possiamo dire davanti a questo prodotto è che Jujutsu Kaiesen Cursed Clash: forse per la fretta di fornire rapidamente un gioco su una serie Manga/Anime che sta rapidamente riscuotendo un grande successo, Bandai Namco affida al team Byking la realizzazione di questo software che segue sì pedissequamente la trama ufficiale ma non offre né realizzazione tecnica né soluzioni di gameplay degne di nota, ed anzi ha più di qualcosa da rivedere. Essenzialmente vi consigliamo l’acquisto del prodotto solo se siete dei veri appassionati del manga e dell’anime.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 5

Sonoro: 5,5

Gameplay: 5

Longevità: 5

VOTO FINALE: 5

Francesco Pellegrino Lise




Ransomware, nel 2023 è boom di riscatti pagati

Ransomware, il fenomeno cybercriminale che colpisce aziende e privati sembra crescere a vista d’occhio. Dopo un rallentamento nel 2022, l’anno scorso i pagamenti totali dei riscatti per i ransomware sono balzati al livello più alto mai raggiunto, 1,1 miliardi di dollari. Questo almeno secondo i dati contenuti nel rapporto della società tecnologica Chainalysis. “Gli autori di ransomware hanno intensificato le loro operazioni – spiega – prendendo di mira istituzioni di alto profilo e infrastrutture critiche, inclusi ospedali, scuole e agenzie governative. E colpendo aziende che vanno dalla Bbc alla British Airways. Come risultato di questi e altri attacchi, le bande di ransomware hanno raggiunto un traguardo senza precedenti, un’inversione significativa rispetto al declino osservato nel 2022”. Il volume dei pagamenti di ransomware, fa notare la società, dal 2019 al 2023 indica un problema in aumento. “Una cosa importante a cui stiamo assistendo è la crescita astronomica del numero di autori di minacce che eseguono attacchi ransomware”, dice Allan Liska, Threat Intelligence Analyst presso la società di sicurezza informatica Recorded Future, che ha segnalato 538 nuove varianti di ransomware nel 2023, tra cui Blackbasta che ha fatto vittime anche in Italia. Dove va a finire il denaro dei riscatti? Le organizzazioni criminali, sottolinea Chainalysis, usano come lavatrici per il riciclaggio le piattaforme di scambio e anche servizi di gioco d’azzardo. Gli autori delle minacce continuano ad adattarsi ai cambiamenti normativi e alle azioni delle forze dell’ordine ma il 2023 – spiega Chainalysis – ha visto anche vittorie significative nella lotta al ransomware grazie alla collaborazione tra le forze dell’ordine internazionali e le organizzazioni colpite. Un esempio per tutti: lo smantellamento a gennaio del gruppo ransomware Hive da parte di Europol e Fbi, che ha preso di mira circa 1.500 vittime in oltre 80 paesi del mondo. Numeri impressionanti quelli del 2023 che fanno riflettere sulla reale minaccia e sull’entità del problema. Attualmente un livello alto di protezione, password complesse e sempre aggiornate e un utilizzo cosciente dei devices resta l’unico deterrente per arginare la minaccia.

F.P.L.




Tekken 8, il gran ritorno di uno fra i “picchiaduro” più amati di sempre

Tekken 8, il re dei “picchiaduro” 3D, è la prima grande perla di questo 2024 che si prospetta essere un anno ricco di novità e di titoli straordinari per gli amanti dei videogiochi. L’ottavo episodio della storia saga di Tekken segna un’evoluzione in linea con gli altri giochi di combattimento di successo, un’impronta che punta verso la creazione di una community globale online e l’introduzione costante e continua di nuovi contenuti nel corso del tempo. Non stupisce quindi che Bandai Namco abbia deciso per questo capitolo di dedicarsi esclusivamente alle nuove generazioni di console e al Pc ovviamente. Tuttavia, il punto di forza di Tekken 8 è la sua assoluta fedeltà alle radici della serie. I fan ritroveranno infatti molti degli elementi fondamentali che hanno imparato ad amare negli anni, da un ricco gameplay arcade a personaggi storici e alcuni nuovi, senza stravolgimenti radicali nei loro moveset. Ma partiamo dall’inizio: una volta avviato il titolo quello che colpisce fin da subito è la ricchezza del menù ma anche l’ottimo organizzazione delle sezioni in cui è diviso. Tra contenuti online, offline, opzioni, personalizzazione e molto altro ancora prima di esplorare tutto come si deve serviranno diversi minuti. Una volta presa confidenza con le sezioni e le sottosezioni però trovare quel che si cerca risulta sempre assolutamente semplice e veloce. Parlando di contenuti offline oltre alla classica modalità storia, fanno ritorno le classiche modalità Arcade con battaglie di difficoltà sempre crescente e gli Episodi Personaggio dove affrontare cinque incontri per ogni lottatore con brevi filmati che approfondiscono un minimo le vicende personali di tutti i personaggi svelando anche simpatici retroscena o intrecci indipendenti dagli eventi narrati nella storia. La vera novità però è rappresentata dalla “Quest Arcade”, dove in una sorta di meta-narrazione si vestono i panni di un giocatore che da principiante dei videogames vuole diventare un campione di Tekken. Per farlo però dopo aver conquistato il titolo di più forte del locale dove si incontrano i ragazzi del luogo per giocare, bisogna visitare le varie sale giochi sparse per la nazione per affrontare gli altri giocatori appassionati del genere “picchiaduro”, sconfiggere i campioni locali e scalare le classifiche fino ad arrivare al Tekken World Tour. Come ogni modalità del genere però, prima di iniziare il viaggio, bisogna creare il proprio avatar, anche se inizialmente le opzioni sono piuttosto basilari. Complice anche lo stile “cartoonesco” dalla testa volutamente sproporzionata rispetto al resto del corpo. La prima volta che si ha a che fare con l’editor, questo appare fin troppo semplice e povero di opzioni di personalizzazione, ma proseguendo nella storia e sfidando determinati giocatori si potranno sbloccare nuove possibilità per esprimere al meglio il proprio stile e quello dei lottatori a cui ci si vuole ispirare. Ogni personaggio di Tekken 8 infatti è completamente personalizzabile esteticamente, con una grande quantità di accessori con cui trasformare del tutto l’aspetto, sia se si vuole qualcosa di estremamente alla moda e serio sia se invece si vuole qualcosa di stravagante e ridicolo.

La modalità Quest Arcade si rivela inoltre essere il perfetto punto d’inizio, infatti man mano che si prosegue Max (l’amico che introduce l’avatar al mondo di Tekken e lo accompagna in giro per il mondo) fornisce utili tutorial pratici dove vengono spiegate nel dettaglio le principali caratteristiche sia del combattimento in generale sia le mosse specifiche dei personaggi che si selezionano così da prendere subito confidenza e migliorare rapidamente. Per quanto riguarda la trama della modalità storia invece è fatta sia per essere apprezzata dai fan storici della saga, sia per far appassionare chi non ha mai messo le mani su alcun capitolo della serie. La storia di Tekken 8 riprende gli eventi esattamente da dove finiva il 7, con Kazuya Mishima che sale al potere dopo aver finalmente sconfitto e ucciso il padre Heihachi grazie al suo gene demoniaco. L’unico in grado di fermarlo è suo figlio Jin Kazama, anch’egli in possesso del gene demoniaco, e dopo un devastante scontro tra i due ad uscirne vincitore è Kazuya. Non avendo più nessuno a contrastarlo, Kazuya annuncia l’ottavo Torneo del Pungo di Ferro, ma con una posta in gioco decisamente più alta: nel suo nuovo mondo l’unica cosa che conta sarà la forza, per cui il vincitore del torneo garantirà ricchezza e prosperità alla sua nazione d’origine, mentre i perdenti vedranno le loro nazioni distrutte o schiavizzate. Jin inizia così un viaggio alla ricerca di sé stesso per trovare il modo di controllare del tutto il potere demoniaco e sconfiggere il padre per porre fine al suo folle piano di dominio del mondo. Ovviamente questo è solo l’inizio, ma possiamo dire che l’intero svolgimento della trama, che si dipana lungo 15 capitoli, offre moltissimi colpi di scena e momenti dall’alto tasso di epicità che rimarranno senza dubbi nel cuore di chi gioca. L’intera storia alterna spettacolari filmati cinematografici in stile Hollywood ai combattimenti passando con fluidità da uno all’altro senza interruzioni, a volte mescolandoli con sequenze che si attivano nel corso della battaglia o eventi quick time dove la pressione dei tasti al momento giusto è la chiave per superare indenni l’azione che si sta svolgendo sullo schermo. Ovviamente l’altra faccia della medaglia di Tekken 8 è rappresentata dagli scontri online. Qui si può scegliere se ospitare una sala incontri o entrare in una già esistente, se crearne una privata per il proprio gruppo di amici, ma ovviamente è possibile disputare match online semplici o classificati. Ovviamente, come sempre accade in questo tipo di giochi, gli scontri online rappresentano il massimo livello per mettersi alla prova e il rischio, soprattutto per i giocatori meno abili, è quello di scoraggiarsi subito dinanzi ad alcuni giocatori all’apparenza imbattibili. La chiave però è sempre la stessa: costanza e allenamento portano ai risultati nel tempo. In ogni caso la chicca che però potrebbe portare anche i giocatori poco propensi alle partite online a non abbandonare il gioco dopo poco è la presenza dei Ghost, un extra non indifferente che offre un livello di sfida ben superiore alla media, pur richiedendo una connessione. Questo elemento è il segno del grande sforzo fatto dal team di sviluppo in quanto l’intelligenza artificiale di Tekken 8 ha raggiunto un nuovo livello, infatti è in generale in grado di gestire in modo molto più elaborato e simile ai giocatori umani il movimento complesso del gioco, ma apprende attivamente le tendenze degli utenti e le riproduce in modo davvero sorprendente attraverso questi “fantasmi”. È possibile allenare un’intelligenza artificiale tarata sui propri connotati con praticamente ogni personaggio, e possiamo assicurare che bastano pochi match perché questa inizi a imitare le abitudini e le capacità del proprio allenatore, arrivando persino a riprodurre errori di esecuzione o comportamenti poco sportivi. Considerando quanto funzioni bene questo sistema, non rappresenterebbe una sorpresa se molti giocatori si connettessero online solo per sfidare i Ghost di alcuni dei migliori giocatori al mondo. Come già detto il lavoro fatto dal team in questo ambito è davvero degno di lode e apre la strada al futuro della serie che può solo migliorare ancora di più nei prossimi anni.

Per quanto riguarda la giocabilità, Tekken 8 ha deciso di rendere l’esperienza di gioco meno traumatica per i neofiti, infatti oltre ad aver integrato in maniera intelligente alcune importanti nozioni che possono fare la differenza, il vero aiuto è rappresentato dallo “Stile Speciale”. Chiunque abbia giocato a Tekken almeno una volta nella propria vita sa perfettamente come il sistema di combattimento sia all’apparenza semplice e rapido, e anche premendo i pulsanti senza una vera e propria logica a caso qualcosa succede, ma in realtà il gameplay è uno dei più tecnici e profondi con combinazioni di tasti e variabili che richiedono una grande dedizione per essere fatti propri e sfruttati nel momento esatto. Lo Stile Speciale elimina in parte questo ostacolo, permettendo di utilizzare automaticamente delle combo normali, aeree o basse premendo semplicemente un tasto a ripetizione. Fin qui nulla di effettivamente nuovo sotto il sole, infatti qualcosa di simile è già presente in altre produzioni, ma Tekken 8 rende il tutto ancora più immediato con la possibilità di passare dai comandi tradizionali a quelli semplificati in tempo reale premendo il pulsante dorsale sinistro del controller. Non si è quindi obbligati a scegliere uno schema di comandi prima della battaglia, ma anche nel bel mezzo di uno scontro si può decidere di passare fluidamente da uno all’altro, una comodità non da poco. Ovviamente lo “Stile Speciale” non è la chiave per scendere in battaglia e battere chiunque, ma è stato concepito per aiutare i players alle prime armi. Per chi volesse invece approfondire lo studio e la pratica per diventare degli avversari temibili, Tekken 8 mette a disposizione un completo set di sfide nella modalità Allenamento dove perfezionare le combo di ogni personaggio e la possibilità di vedere i replay con tanto di suggerimenti su come si sarebbero potute contrastare le mosse dei nemici. La base del sistema di combattimento di questo nuovo capitolo del picchiaduro di Bandai Namco è naturalmente quella di sempre, anche se questa volta il mood è essere più aggressivi degli avversari. Per fare ciò gli sviluppatori hanno introdotto l’Heat System. Alla pressione di un tasto o eseguendo specifiche mosse (Heat Engager) si entra in stato di Heat, e per un breve periodo di tempo gli attacchi saranno più forti, ma soprattutto anche i colpi parati causano comunque un piccolo ammontare di danno. Non solo, ma durante lo stato di Heat si potranno usare mosse uniche e combo che normalmente non possono essere concatenate, fino a concludere con uno Heat Smash in grado di infliggere grandi danni e ribaltare uno scontro. Gestire l’indicatore Heat e tutte le sue meccaniche uniche è fondamentale per vincere, ma senza dimenticare mai le basi e altre meccaniche come Rage Arts, Power Crush e combo aeree. Insomma, di carne al fuoco per chi vuole darci dentro davvero ce ne è davvero moltissima.

I personaggi disponibili fin da subito in Tekken 8 sono ben 32. Oltre ai volti storici, noti ai fan più affezionati, sono presenti anche 4 new entry, come ad esempio Azucena, una lottatrice di MMA di origini peruviane che non perde occasione di sponsorizzare il caffè dell’azienda di famiglia, oppure Jack-8, nuova versione dell’androide Jack presente in passato. Il francese Victor Chevalier con la sua lama hitech, pugnali e pistola rappresenta una minaccia sia nel combattimento ravvicinato che a distanza, mentre Reina è la più interessante utilizzando una variante dello stile Mishima, e anche nel corso della storia ha un’importanza particolare in quanto, dopo aver visto il finale segreto della modalità storia, si scopre che essa rappresenterà sicuramente uno dei pilastri fondamentali del futuro della serie. Da segnalare infine il ritorno di Tekken Ball, una modalità di gioco già vista in Tekken 3 dove ci si può sfidare ad una sorta di beach volley, ma utilizzando gli attacchi e combo per respingere la palla. Vince chi segna più punti, una simpatica variante per stemperare le sessioni di gioco più accese o per ritrovare la calma dopo una sconfitta bruciante. Un ultima lode va fatta anche alla personalizzazione dei lottatori. Anche in Tekken 8 è possibile rendere estremamente atipici i propri combattenti preferiti con numerose opzioni estetiche e, seppur il numero sia inferiore a quello del predecessore (comprensibile visto il cambio di motore e i passi avanti tecnici), siamo certi che tale aspetto farà la gioia di molti fra gli appassionati della serie. A livello estetico Tekken 8 è senza dubbio un prodotto all’avanguardia. Grazie al passaggio all’Unreal Engine 5 e all’uscita unicamente sulle piattaforme di attuale generazione gli sviluppatori hanno potuto spingere al massimo l’hardware con un livello di dettaglio dei personaggi impressionante. Ottimo anche il frame-rate granitico a 60 fps durante i combattimenti nonostante gli effetti speciali si sprechino tra effetti di luce e distruzione degli stage ad ogni colpo messo a segno. La colonna sonora è veramente esaltante e si vede che è un aspetto su cui Bandai Namco ha lavorato molto: l’eccesso di una componente estrema che pervade questo prodotto è sostenuta in modo pressoché perfetto dalle sue musiche, e i pezzi capaci di rendere ancor più emozionanti i già eccessivi scontri del gioco non mancano assolutamente. Tutto è assolutamente in linea con quello che si vede sullo schermo ed è difficile negare quanto questa colonna sonora si fonda perfettamente con l’esperienza offerta. Tirando le somme, Tekken 8 rappresenta senza ombra di dubbio l’evoluzione più interessante della saga. La produzione è in grado di offrire ore e ore di divertimento a qualunque tipo di livello di difficoltà ed è un titolo accattivante, esaltante e longevo. Il lavoro svolto è assolutamente di grande pregio e siamo certi che lascerà un segno nell’universo dei “picchiaduro”.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9,5

Gameplay: 9,5

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise




Elon Musk, impiantato su di un essere umano il primo chip cerebrale Neuralink

Neuralink, l’azienda di neurotecnologia medica fondata da Elon Musk, ha inserito per la prima volta un impianto cerebrale su un essere umano. Sembra un film di fantascienza anni ‘80, ma è tutto vero. “Il paziente si sta riprendendo bene dopo l’intervento di domenica”, ha scritto il magnate su X. “I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento di picchi neuronali”, ha aggiunto. L’impianto di Neuralink è stato progettato per consentire alle persone di utilizzare uno smartphone, e altre tecnologie, attraverso l’attività cerebrale. A maggio, Neuralink è stata autorizzata a utilizzare l’impianto, di forma piatta e circolare, in una sperimentazione clinica con gli esseri umani, dopo che in precedenza era stato testato sulle scimmie. L’impianto è dotato di 1.024 elettrodi, che un robot collega al cervello con un ago estremamente sottile. Per la sperimentazione clinica, Neuralink si era orientata in particolare verso pazienti affetti da tetraplegia, vale a dire condizionati da paralisi alle gambe e alle braccia. Quando le persone iniziano a muoversi, una certa area del cervello si attiva. Gli elettrodi captano questi segnali e dovrebbero essere sufficienti a immaginare un movimento per azionare, ad esempio, un cursore su un computer. Anche in caso di interventi riusciti, i pazienti possono impiegare mesi per imparare a controllare i computer attraverso la propria attività cerebrale. Lo studio clinico Neuralink è stato progettato per durare sei anni. A dicembre 2022, Musk aveva preannunciato l’impianto di un chip nel giro di 6 mesi. Il programma ha richiesto un periodo di tempo supplementare rispetto all’intervento del magnate all’evento “Neuralink Show and Tell”. “È come sostituire un pezzo del tuo cranio con uno smartwatch, in mancanza di un’analogia migliore”, aveva detto il fondatore di SpaceX. “Riteniamo che dovremmo essere pronti per avere un chip in un essere umano nel giro di 6 mesi. Stiamo lavorando sodo, prima di inserire un chip in un essere umano vogliamo essere sicuri che funzioni alla perfezione”, aveva aggiunto. Il passo verso un futuro dove uomo e impianti tecnologici possano convivere sembra ormai essere fatto.

F.P.L.




Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy, tutti avvocati con la seconda raccolta di Capcom

Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è la seconda raccolta di novel investigative per PC, PS4 e PS5, Xbox One, Series X/S e Nintendo Switch. Il titolo contiene i tre videogiochi che concludono la serie iniziata nel 2001 da Shu Takumi, facendo seguito alla precedente collezione del 2019 con protagonista l’avvocato Phoenix Wright. Ma andiamo a scoprire di più sul protagonista di questa nuova trilogia. Apollo Justice è un personaggio interessante e ben caratterizzato, che merita l’inserimento nel titolo della trilogia nonostante ricopra un ruolo centrale solo in uno dei tre videogiochi del pacchetto. Il legale è infatti il protagonista indiscusso del “suo” Apollo Justice: Ace Attorney, ma in Phoenix Wright: Ace Attorney – Dual Destinies e Phoenix Wright: Ace Attorney – Spirit of Justice è sempre Phoenix Wright a tenere “banco” in aula. Per poter capire pienamente il filo della storia delle tre remaster, il nostro consiglio è quello di seguire l’ordine cronologico e di pubblicazione dei titoli, e magari anche di recuperare la prima raccolta della saga. In ogni caso, all’avvio è sempre possibile scegliere liberamente con quale gioco iniziare, e addirittura far partire i singoli capitoli di ogni episodio in qualunque ordine si voglia, dato che non ci sono specifici requisiti da rispettare. Questo è sicuramente un bene: il target principale del lancio di questo titolo sono principalmente i fan della serie, che potrebbero voler rigiocare solo un caso specifico senza dover ripercorrere per intero una delle avventure. In Apollo Justice: Ace Attorney, il teatro principale dell’azione è la ben nota aula di tribunale presieduta dall’ormai noto ai più “giudice barbuto”. Tuttavia, sette anni dopo gli eventi del precedente capitolo, Phoenix Wright non è più dal solito lato del banco: ha perso al sua licenza da avvocato, si guadagna da vivere in un bar russo giocando a Poker e per di più è accusato di omicidio. Starà quindi a chi gioca, nel ruolo del neo assunto avvocato Apollo Justice, prendere le sue difese e tirarlo fuori dai guai. Data la natura del gioco e l’importanza cruciale dei colpi di scena per assicurarne la piena godibilità , anche se si tratta di una remastered di una serie con qualche anno sulle spalle, preferiamo rimanere misteriosi sul resto dei casi e degli eventi. A margine, ci preme comunque specificare che Apollo Justice: Ace Attorney è l’ultima storia scritta direttamente da Shu Takumi, l’ideatore di Ace Attorney, prima che il testimone passasse al duo composto da Takeshi Yamazaki e Yasuhiro Seto. È comprensibile che giunti al quinto e sesto episodio manchi un po’ di freschezza e che il gameplay un po’ ripetitivo si faccia sentire, nonostante con il cambio di direzione siano stati operati diversi rinnovamenti. Per esempio, pur rimanendo di base opere leggere con risvolti e personaggi comici, le tematiche di Dual Destiny e Spirit of Justice sono più “critiche” nei confronti del sistema giudiziario giapponese a cui si ispirano. Il sesto gioco, in particolare, è ambientato in un paese dove l’avvocato deve scontare la stessa pena dell’imputato qualora perdesse la causa: una condizione nella quale alcuni hanno rivisto il super carico di responsabilità nei confronti dei legali del paese del Sol Levante.

Le basi di gioco offerte dal titolo sono le stesse fin dal 2001, solide e divertenti. Queste definiscono il genere della saga come un ibrido di puzzle game investigativo e novel pura, ambientando il tutto in aule da tribunale dove si tengono processi alquanto movimentati. Tanto la difesa quanto i pubblici ministeri coinvolti, infatti, agiscono più da detective che da avvocati, esaminando le prove, producendone di nuove, interrogando i sospettati, i testimoni e gli imputati allo scopo di trovare incongruenze rilevanti per una risoluzione in loro favore. I nodi da sciogliere e l’impalcatura su cui si costruiscono i casi variano in termini di complessità, ma l’esperienza è abbastanza guidata dalla progressione narrativa: la soluzione non è sempre ovvia, ma mai troppo difficile da identificare. Insomma, la soluzione c’è, bisogna solo essere attenti ed esaminare ogni cosa a dovere e avere bene in mente l’evoluzione del caso. Come già è successo in occasione della precedente trilogia, la remastered propone nuove, bellissime texture in alta definizione. Il comparto grafico di Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è una gioia per gli occhi: sia le illustrazioni disegnate per i dialoghi di ciascun personaggio in Apollo Justice: Ace Attorney, aderenti allo stile dei primi tre episodi Phoenix Wright, che i modelli tridimensionali adoperati al loro posto nei due giochi successivi sono espressivi e vivi come non mai. Da DS e 3DS a Xbox Series X, dove abbiamo svolto la nostra recensione, il balzo qualitativo è evidente e piacevolissimo, su qualunque dimensione di schermo. Ci sono piaciute molto le aggiunte volte a migliorare la qualità generale del gioco, come gli slider per modificare la trasparenza dei box di dialogo, la velocità di scorrimento dei testi e altri sotto menù raggiungibili in qualunque momento. La cronologia dei testi per esempio, per i più “distratti” è imprescindibile, dato che registra ogni testo passato a schermo fino alla fine del capitolo e permette di consultarlo in ogni momento del gioco, proprio come un taccuino per gli appunti. Ottima anche la modalità “storia”, che elimina il gameplay del tutto e risolve in autonomia puzzle e casi, per consentire a chi lo vuole di godersi solo le ottime trame. Tuttavia, Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy è alquanto carente di contenuti Extra interessanti. Sono presenti solo la Sala dell’orchestra, ossia un semplice Jukebox con salvate tutte le colonne sonore dei tre videogame, e lo studio animato dove visualizzare, riprodurre e personalizzare le animazioni di tutti i personaggi, che si possono piazzare su qualunque sfondo e con qualunque effetto disponibile, tra “Obiezione!”, primi piani ad effetto, pose di varia natura per creare mini clip personalizzate. Anche la art gallery con schizzi e bozzetti dei protagonisti non è particolarmente ricca e risulta più che altro essere un riempitivo più che un contenuto ben pensato per aggiungere qualcosa alla produzione. Purtroppo, è d’obbligo sottolineare che ancora una volta è assente la localizzazione nella nostra lingua, e sappiamo come questo ostacolo, specie nel genere delle visual novel possa rappresentare, per chi non parla l’inglese e per i giocatori più giovani di conseguenza, un ostacolo enorme. Tirando le somme, se si è appassionati della serie o del genere, Apollo Justice: Ace Attorney Trilogy rappresenta un vero e proprio “must have”. Per chi invece non è pratico del genere è consigliato prima capire bene che tipo di gioco è e poi procedere all’acquisto.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 7,5

Sonoro: 7

Gameplay: 7,5

Longevità: 7,5

VOTO FINALE: 7,5

Francesco pellegrino Lise




Amazon, nel 2024 al via le consegne con i droni in Italia

Amazon guarda al futuro ed è pronta alle consegne con i droni anche in Italia. A quanto diffuso dal colosso dell’e-commerce infatti arriveranno quest’anno le prime consegne di Amazon Prime con i droni nel nostro Paese. Nel 2023 invece, hanno fatto sapere dall’azienda, a livello globale, Amazon è riuscita ad effettuare le consegne più veloci di sempre, con più di 7 miliardi di prodotti consegnati in giornata o in un giorno, di cui oltre 4 miliardi negli Stati Uniti e oltre 2 miliardi in Europa. Nella nota in cui il colosso ha dato la notizia è stato fatto il punto su consegne e logistica spiegando che, anche grazie all’intelligenza artificiale, è stato migliorato il rifornimento mirato dei magazzini e che in Europa, nel 2023 è stata ridotta di 25 chilometri la distanza media percorsa da ogni pacco all’interno della rete Amazon rispetto al 2022. In Italia, la rete logistica dell’azienda conta su 10 centri di distribuzione, 3 centri di smistamento e 37 depositi di smistamento; quello più a nord è a Trento, quello più a sud a Catania. Quest’anno i droni Prime Air verranno impiegati per le consegne in alcune località italiane e del Regno Unito. “Continuiamo ad innovare per offrire ai clienti in Italia consegne rapide su un’ampia selezione di prodotti, inclusi quelli resi disponibili da 21.000 piccole e medie imprese, tra cui quelle incluse nella nostra vetrina Made in Italy, e dai grandi marchi che i clienti amano di più. Dal lancio di Prime in Italia, nel 2011, abbiamo continuato ad investire per dare valore aggiunto ai clienti Prime con benefici e offerte sempre nuove”, spiega Mariangela Marseglia, VP e Country Manager di Amazon.it e Amazon.es. “Il lavoro che stiamo facendo per la velocità delle consegne è per noi un impegno globale e pluriennale e sappiamo di avere ulteriore margine di crescita per offrire ai clienti consegne sempre più veloci”, afferma Doug Herrington, CEO Worldwide Amazon Stores.

F.P.L.




Prince of Persia The Lost Crown, il magnifico ritorno della serie Ubisoft

Prince of Persia The Lost Crown è un gioco di azione e avventura in stile “Metroidvania” sviluppato e pubblicato da Ubisoft. Il titolo è stato rilasciato per Nintendo Switch, per Pc, Per le console della famiglia Xbox e PlayStation. La storia di questo nuovo avvincente capitolo della serie è molto interessante e ricca di colpi di scena, ma per capire di cosa stiamo parlando è necessario partire dal principio. L’antico regno di Persia è sempre stato minacciato dai paesi confinanti, ma ogni tentativo d’invasione nemica è stato respinto dalla principessa Thomyris grazie all’aiuto di sette valorosi guerrieri dotati di abilità straordinarie capaci di tener testa a qualsiasi minaccia, gli Immortali. Quando un giorno il figlio della principessa, il Principe Ghassan, viene rapito da una delle più fedeli guerriere del regno, nonché mentore del protagonista, è proprio ai sette prodi Immortali che la regnante si rivolge per cercare di salvare l’erede al trono. Questa ricerca li porta ai piedi del monte Qaf, luogo dove sorge una misteriosa città antica. Proprio qui ha inizio l’avventura, nel momento in cui i guerrieri si separano per perlustrare le diverse aree della città e cercare il principe rapito. In Prince of Persia: The Lost Crown si vestono i panni di Sargon, il più giovane degli Immortali ma non per questo meno potente o valoroso. Sargon è infatti dotato di una strabiliante agilità e di una grande abilità nel combattimento a due spade. Sin dai primi passi nella Città Antica, il ragazzo si rende conto però che non tutto è come sembra e che qualcosa non va come dovrebbe andare; strani nemici gli si scagliano contro e sembra che il tempo stesso non scorra come dovrebbe, con anomalie che si manifestano ovunque. D’altronde il monte Qaf era la casa di Simurgh, dio della Conoscenza Temporale e protettore dei Persiani, il quale è ormai scomparso da tempo. Ma non tutto il male vien per nuocere: anche grazie all’aiuto di alcuni degli abitanti della città, Sargon acquisisce durante l’avventura utilissime abilità e dei poteri temporali che gli permettono di compiere azioni altrimenti impossibili, come velocissimi scatti, creare un suo “duplicato temporale”, passare ad una versione alternativa della realtà e molto altro ancora. In Prince of Persia The Lost Crown bisogna affrontare un’avventura densa di sorprese e di colpi di scena in un luogo sconosciuto e misterioso. L’avventura di Sargon è ambientata in un mondo 2.5D, ossia con movimenti bidimensionali ma in ambientazioni 3D, e con una struttura pienamente “Metroidvania”. E’ quindi presente l’immancabile mappa tipica del genere, che verrà fornita molto presto nel corso della storia, nella quale appaiono man mano tutte le aree esplorate ed i punti d’interesse, come ad esempio gli alberi Wak-Wak, che fungono da checkpoint in caso di morte. Esplorando accuratamente il mondo di gioco è possibile anche trovare le mappe complete delle varie aree, vendute da una misteriosa bambina, ma la mappa mostra comunque solo le macro-aree, cioè le enormi “stanze” che compongono la mappa, mentre le aree segrete, le piattaforme, i tunnel ed i meccanismi presenti all’interno non sono visualizzati. Quindi anche acquistando la mappa le sorprese non vengono a mancare. Per quanto riguarda gli indicatori presenti sulla mappa di Prince of Persia The Lost Crown, il gioco offre due diverse tipologie selezionabili in qualsiasi momento dalle opzioni: “Esplorazione”, in cui la mappa presenta pochi indicatori e sta a noi trovare gli obiettivi esplorandone ogni angolo, e “Guidata”, con marcatori che mostrano missioni principali e secondarie (in gran parte compiti di raccolta collezionabili), punti d’interesse ed altre informazioni. Gli sviluppatori hanno inoltre introdotto un’assoluta ed utilissima novità per i titoli “Metroidvania”: i Frammenti di Memoria, ossia la possibilità di scattare un fermo immagine alle aree che si visitano ed appuntarli sulla mappa, così da ricordare zone inaccessibili al momento o segreti specifici in attesa di tornarci in futuro quando si ottengono i poteri appropriati. Tale funzione non può essere utilizzata in maniera illimitata, visto che i Frammenti si consumano e vanno poi acquistati o recuperati, quindi bisogna scegliere bene dove catturare gli screenshot.

Sargon si muove negli ambienti di gioco principalmente correndo e saltando da una parte all’altra, quindi la struttura dei livelli si basa su questo tipo di abilità acrobatiche: scivolare a terra per infilarsi in angusti passaggi, effettuare scatti volanti per superare ampi strapiombi oppure saltare da una parete all’altra per risalire lunghi tunnel verticali sono azioni con cui bisogna subito prendere familiarità. Ovviamente non mancano i pericoli ambientali e le trappole: l’Antica Città è ricca di insidie come lame a pendolo, pozze di veleno, pareti ricoperte di spuntoni e diversi tipi di trabocchetti, che bisogna superare padroneggiando al meglio non solo le nostre abilità di Sargon, ma anche i poteri acquisiti proseguendo nell’avventura. Come già detto, infatti, nel corso della storia si acquisiscono alcuni speciali Poteri Temporali raccogliendo le piume del dio Simurgh, che donano al protagonista nuove abilità. Tali potenziamenti sono in tutto sei, includendo utili poteri come lo scatto in avanti, il doppio salto, la possibilità di marcare una posizione in cui ci si trova con un clone traslucido e successivamente teletrasportarsi lì alla pressione di un tasto, e persino un “artiglio dimensionale” che permette di inglobare un oggetto o un nemico per poi successivamente lanciarlo dove si vuole, utile sia in combattimento che per lanciare oggetti esplosivi contro muri all’apparenza indistruttibili. Inutile dire che, in pieno stile “Metroidvania”, ognuno di questi poteri sblocca la possibilità di accedere ad aree precedentemente bloccate. I poteri sono anche al centro dei tanti enigmi ambientali che si incontrano durante il proseguire di Prince of Persia The Lost Crown. Spesso infatti il gioco pone il giocatore di fronte ad aree che richiedono una certa arguzia nell’uso combinato dei poteri e delle capacità atletiche di Sargon. Riuscire a superare tali aree è una sfida spesso molto difficile, ma superarle non è assolutamente impossibile e quando ci si riesce si ha sempre una sensazione di gran soddisfazione che ripaga gli sforzi fatti. Ovviamente le aree di gioco sono costellate di nemici da abbattere, ognuno con le sue peculiari abilità, punti di forza e debolezze. Proprio per tale ragione il sistema di combattimento di Prince of Persia: The Lost Crown si basa tutto sul giusto tempismo di parate e schivate, fondamentali per evitare di soccombere ai colpi nemici, alternate ad un vortice di colpi delle affilatissime doppie lame del protagonista. I nemici, boss compresi, possono sferrare attacchi standard, per i quali le parate effettuate con il giusto tempismo sono essenziali, o anche attacchi imparabili caratterizzati da un bagliore rosso; in questo caso l’unica via è cercare di sfuggire tramite scivolate a terra o scatti in aria. Altri tipi di assalti invece, caratterizzati da un bagliore giallo, sono colpi che se parati col giusto tempismo possono scatenare una contromossa letale, contro i nemici standard, o un potente colpo che toglie una buona quantità dalla barra di energia dei boss. E’ importante dire che colpire i nemici o parare i loro attacchi consente di riempire una speciale barra che consente l’utilizzo di alcune mosse più potenti (acquisibili durante il gioco sconfiggendo un particolare nemico di cui però non vi diremo l’identità) in grado di causare danni ingenti, rigenerare le ferite, ma anche aumentare forza e velocità. Quelle elencate fino ad ora sono però solo le basi del combattimento in Prince of Persia The Lost Crown, infatti ci pensano poi i Poteri del Tempo ed altre abilità a rendere i combattimenti più vari, oltre ovviamente alla grandissima varietà di nemici che richiedono spesso strategie diverse. Immancabili poi i combattimenti con i boss, che presentano sfide particolarmente lunghe ed impegnative.

I combattimenti sono generalmente tanto impegnativi quanto soddisfacenti: richiedono un ottimo tempismo nell’alternare parate, schivate e attacchi di vario tipo mentre i nemici, spesso più di uno, attaccheranno senza sosta Sargon. Ma nel caso in cui il gioco dovesse risultare troppo ostico o magari troppo semplice, gli sviluppatori hanno introdotto numerose opzioni di personalizzazione della difficoltà, da quelle standard (facile, normale, difficile) a personalizzazioni più approfondite che permettono di decidere la salute dei nemici, la resistenza ai danni del protagonista e altri parametri. Ci sono poi diversi modi per migliorare le prestazioni del protsagonista: da amuleti che si trovano in giro per il mondo o che si possono acquistare per aumentare determinate caratteristiche, alla possibilità di migliorare le armi presso l’armaiola della città, fino ad aumentare la barra della salute massima o il numero di pozioni di guarigione a disposizione. Tutte queste possibilità sono spesso acquistabili utilizzando diversi tipi di valuta reperibili durante il gioco, la più comune delle quali sono i Cristalli del Tempo che vengono rilasciati dai nemici sconfitti. A livello di longevità Prince of Persia The Lost Crown per essere portato a termine servono dalle 25 alle 30 ore, ma per chi volesse scovare tutti i segreti presenti nell’enorme mappa allora vanno aggiunte almeno un’altra decina di ore. Tale tempo sicuramente non è male per un titolo comunque venduto a prezzo economico, soprattutto considerato che si tratta in gran parte di tutto tempo denso d’azione e senza particolari momenti “filler”, tranne che per l’inevitabile backtracking che inevitabilmente il genere metroidvania porta con sé. Per quanto riguarda la resa tecnica, il gioco va a 4K e 120 (60 sugli schermi che non lo supportano) fps su Pc e sulle console di attuale generazione. L’ultima versione dello Unity Engine sostiene un comparto grafico di grande pregio, graziato da una modellazione poligonale eccellente per quel che riguarda protagonisti e avversari, da un comparto animazioni di assoluto valore e dall’utilizzo magistrale dell’effettistica. Ci sono alcuni frangenti dell’avventura in cui gli sfondi regalano scorci di una bellezza mozzafiato e restare incantati dal panorama è davvero molto facile. A livello audio il gioco offre alcune musiche assolutamente in linea con l’ambientazione e ciò che avviene sullo schermo, per quanto riguarda la lingua invece Prince of Persia The Lost Crown è localizzato in italiano nei testi, mentre il parlato rimane in inglese. Tirando le somme, il nuovo capitolo del brand targato Ubisoft è un gioco promosso a tutti gli effetti. L’unico modo per non farselo piacere è non amare i “Metroidvania”, ma siamo certi che anche chi si dovesse avvicinare al genere per la prima volta resterà colpito dalla bellezza e dalla profondità offerta dall’avventura di Sargon. Il nostro consiglio? Prendetelo senza pensarci su due volte.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Gameplay: 9,5

Longevità: 9

Sonoro: 9

VOTO FINALE: 9

Francesco pellegrino Lise




Shanks, Koby e Uta arrivano su One Piece Pirate Warriors 4

Bandai Namco e Omega Force hanno annunciato nuovi personaggi per il prossimo DLC di One Piece Pirate Warriors 4 intitolato One Piece Film Red Pack, disponibile a partire dall’11 gennaio 2024. A prendere parte alla battaglia in questo nuovo contenuto scaricabile sono Uta, Shanks e Koby. Shanks, in particolare, sembra essere un personaggio molto veloce, capace di eseguire delle combo di attacchi senza interruzioni: i suoi colpi sembrano essere molto efficaci per disperdere i nemici in tutte le direzioni. Uta è invece la figlia adottiva di Shanks noché un’amica d’infanzia di Rufy. Ora è una cantante famosa che vive sull’isola di Elegia e intende ricominciare la sua vita, libera dalle grinfie dei pirati, che lei tanto disprezza. Armata della sua splendida voce e dei poteri del frutto Canto Canto, può attivare il suo mondo di Uta e attaccare facendo rimbalzare le note musicali e i dolci che crea. Può anche trasformarsi nell’Uta Knight e volare liberamente nel campo di battaglia. Koby invece un tempo era un soldato timido e timoroso, ma ora è diventato un leader rispettato nella Marina. Il suo ruolo attivo nell’unità SWORD lo guiderà a Elegia per indagare sull’influenza di Uta sui suoi abitanti. Koby combatte soprattutto corpo a corpo usando i Sei poteri. Sferrare i suoi attacchi più potenti aumenterà il morale e migliorerà gli attacchi di supporto. Il DLC fa parte del Character Pass 2, ma può essere acquistato anche separatamente.

One Piece Pirate Warriors 4 è uscito nel 2020, il gioco sta continuando a riscuotere un discreto successo e Bandai Namco ha esteso il supporto post lancio che dunque continuerà con nuovi contenuti a distanza di tre anni dalla pubblicazione. L’ultimo DLC di One Piece Pirate Warriors 4 aveva visto l’ingresso di Rufy (Onigashima Battle), Kaido (Onigashima Battle) e Yamato (a seguito anche dell’uscita della serie live action su Netflix). Ad oggi One Piece Pirate Warriors 4 ha venduto più di due milioni di copie su PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch, nonostante il successo commerciale, il gioco di Omega Force non è mai stato aggiornato e ottimizzato per PS5 e Xbox Series X, sebbene sia perfettamente compatibile anche con queste due piattaforme e possa dunque essere utilizzato senza problemi sulle console di attuale generazione garantendo un ottimo livello grafico e una fluidità di alto livello.

Francesco Pellegrino Lise




Giochi mobile: il tasso di mortalità è all’83% dopo tre anni, ma c’è speranza

Il settore dei giochi mobile è un mercato da 96,2 miliardi di dollari: nonostante ciò non è immune da problemi e anzi, un recente studio condotto dal motore di crescita delle entrate SuperScale ha dimostrato come l’industria dei giochi per dispositivi mobili sia vittima di un fenomeno sempre più incalzante: un “tasso di mortalità” dei giochi sempre più alto. In questo articolo analizziamo le cause che spingono i giochi mobile ad avere una vita media di tre anni (o molti di meno!), ma anche i fattori che danno ancora speranza al settore.

Lo studio di SuperScale è stato condotto intervistando 500 sviluppatori negli Stati Uniti e nel Regno Unito, con l’intento di scoprire i problemi che affliggono i giochi da mobile e che potrebbero sfuggire agli utenti. Il tasso di mortalità è dell’83% entro tre anni dalla pubblicazione: un dato allarmante ma in realtà “fisiologico”.

Nonostante un tasso di mortalità così elevato, infatti, il settore dei giochi per telefono continua a prosperare: l’ampia varietà di generi (giochi casual, battle royal, di azione, RPG), le modalità e le tempistiche di fruizione mostrano che esiste ancora uno spazio per i giochi mobile, così come la presenza di comunità entusiaste che continuano a partecipare attivamente a tali giochi suggerisce che, nonostante il fallimento di molti titoli, ci sia ancora una domanda costante per esperienze di gioco di alta qualità.

Quali sono allora le ragioni dietro un così elevato tasso di fallimento, soprattutto in un periodo di boom dei giochi per telefono?

La saturazione del mercato, dovuta a un numero sempre crescente di giochi disponibili su piattaforme come App Store e Google Play, ha reso la concorrenza sempre più agguerrita. La lotta per emergere in mezzo a una gamma infinita di opzioni rende difficile attirare l’attenzione di nuovi e vecchi utenti.

La rapidità con cui la tecnologia evolve è un altro fattore chiave della questione. I giochi per dispositivi mobili richiedono molti aggiornamenti costanti per poter rimanere competitivi e per soddisfare le aspettative: quelli che non riescono a tenere il passo con le nuove tendenze o a fornire contenuti coinvolgenti perdono rapidamente il favore degli utenti.

Il cambiamento nelle preferenze di chi gioca, inoltre, varia nel corso del tempo. Ciò che risulta popolare oggi potrebbe non esserlo più tra qualche anno. Pertanto, i giochi devono adattarsi alle preferenze del pubblico per non essere superati da novità. Un altro elemento da considerare è la monetizzazione. Alcuni giochi per smartphone fanno affidamento su modelli di business che potrebbero non essere sostenibili a lungo termine. Se la monetizzazione non è stata ben bilanciata o se il modello di gioco è troppo orientato agli acquisti in-app, potrebbe allontanare gli utenti nel tempo, portando al fallimento del gioco stesso.

Per concludere, dunque, il tasso di “mortalità” dei giochi per dispositivi mobili è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui la saturazione di mercato, l’evoluzione tecnologica e i cambiamenti nelle preferenze degli utenti. Anche se molti giochi non riescono a mantenere il loro slancio, la persistente popolarità dei giochi mobile dimostra però che esiste ancora un vasto pubblico desideroso di esperienze di gioco sempre più coinvolgenti.




Furti di identità, come proteggersi: ecco le indicazioni

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) e il Garante per la protezione dei dati personali hanno messo a punto specifiche Linee guida

Le password giocano un ruolo determinante nel proteggere la vita delle persone nel mondo digitale. Ed è proprio con l’obiettivo di innalzare il livello di sicurezza, sia dei fornitori di servizi digitali sia degli sviluppatori di software, che l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN) e il Garante per la protezione dei dati personali hanno messo a punto specifiche Linee guida Conservazione password, fornendo importanti indicazioni sulle misure tecniche da adottare.

Molte violazioni dei dati personali sono infatti strettamente collegate alle modalità di protezione delle password. Troppo spesso furti di identità sono causati dall’utilizzo di credenziali di autenticazione informatica archiviate in database non adeguatamente protetti con funzioni crittografiche.

Tali attacchi informatici sfruttano la cattiva abitudine degli utenti di utilizzare la stessa password per l’accesso a diversi servizi online, con la conseguenza che la compromissione delle credenziali di autenticazione di un singolo servizio potrebbe causare l’accesso non autorizzato a una pluralità di sistemi. Studi di settore dimostrano che il furto di username e password consente ai cibercriminali di commettere numerose frodi a danno delle vittime. I dati rubati vengono utilizzati per entrare illecitamente nei siti di intrattenimento (35,6%), nei media sociali (21,9%) e nei portali di commercio elettronico (21,2%). In altri casi, permettono di accedere a forum e siti web di servizi a pagamento (18,8%) e finanziari (1,3%).

Le Linee Guida sono rivolte a tutte le imprese e le amministrazioni che, in qualità di titolari o responsabili del trattamento, conservano sui propri sistemi le password dei propri utenti, le quali si riferiscono a un numero elevato di interessati (es. gestori dell’identità digitale SPID o CieID, gestori PEC, gestori di servizi di posta elettronica, banche, assicurazioni, operatori telefonici, strutture sanitarie, etc.), a soggetti che accedono a banche dati di particolare rilevanza o dimensioni (es. dipendenti di pubbliche amministrazioni), oppure a tipologie di utenti che abitualmente trattano dati sensibili o giudiziari (es. professionisti sanitari, avvocati, magistrati).

L’obiettivo delle Linee Guida è quello di fornire raccomandazioni sulle funzioni crittografiche ritenute attualmente più sicure per la conservazione delle password, in modo da evitare che le credenziali di autenticazione (username e password) possano venire violate e finire nelle mani di cibercriminali, per essere poi messe online o utilizzate per furti di identità, richieste di riscatto o altri tipi di attacchi.

Le Linee Guida, in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, sono consultabili sui siti web www.gpdp.it e www.acn.gov.it.