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Redazione Lazio

COTRAL, VASO DI PANDORA DUE (1 PARTE): L'ERA COLACECI. L’INCHIESTA CONTINUA…

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Tempo di lettura 7 minuti L’arte di galleggiare. I primi trecento giorni del nuovo Cda al Cotral.

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di Chiara Rai
Cotral – Non saremmo voluti tornare a riaprire il “vaso di Pandora” per la seconda volta con una serie di puntate che purtroppo torniamo non a riproporre ma a proporre perché sarà pure cambiato il Cda ma la musica sembra sempre essere la stessa.
“C’è bisogno di un cambio radicale” disse il nuovo Cda al momento del suo insediamento. Finalmente dicemmo tutti. Gli anni della gestione di Surace, Libanori e De Vincenzi rimarranno alla cronaca con tanto di dossier inchiesta pubblicato dal nostro quotidiano ma anche da qualche collega aduace.

 

Insomma capitoli neri e intrisi di fuliggine sia dal punto di vista etico, degli appalti e del crollo del servizio. E loro parlavano di “pregio di bilancio”. Sugli appalti sembra che con Colaceci al timone ci sia un maggiore sforzo verso il raggiungimento della tanto agognata trasparenza anche se è ancora difficile, tanto difficile specchiarsi: le indagini in corso su Mafia Capitale hanno fatto e fanno paura e perciò gli amministratori di Cotral prima di prendere qualunque decisione si sottopongono al vaglio dell’Anac. Tutto l’impegno dell’Ad e della presidente è verso quel settore. Ovviamente è tanto, rispetto le ombre del passato ma è niente rispetto le innovazioni anzi le politiche innovative che tutti si aspettavano fossero introdotte al Cotral ed eravamo tutti un po’ affascinati anche dall’abbigliamento “rock” della neo presidente che, tutto sommato, simboleggiava la rottura col passato.
E così la ditta delle pulizie è ancora lì e da anni in deroga e così la società che coadiuva amministrazione e finanze, e così la società che aiuta i verificatori. La lista sarebbe lunghissima nel dire nessuna novità nel modo di gestire e nella organizzazione del lavoro.
Non innovano quindi e ogni loro atto lo lasciano decidere al controllo analogo anzi a degli ufficietti del servizio ufficio Personale della Regione Lazio. Su ogni atto, ogni cosa, il Cda non decide più su niente, ed il 90% delle decisioni da prendere sono sua prerogativa.

 

Il mistero della "sveltina" sull'appalto pulizie. Se non fosse per l’ultimo mistero della “sveltina” sull’appalto delle pulizie. Al centro della vicenda 30 milioni di euro stabiliti per tre anni che, al momento di decidere la proroga del servizio e quindi subito dopo aver declinato l'aggiudicazione o meglio rinviato l’apertura delle buste, diventano 22 milioni nel triennio. Una restrizione di ben otto milioni effettuata dallo stesso Cda nominato da Nicola Zingaretti che aveva stabilito i 30 milioni iniziali. E chi è che ha chiesto questo? Pare sia stato proprio un membro del Cda che poi è stato allontanato o se ne è andato mettiamola come ci pare tanto il risultato non cambia.

 

L'origine dell'appalto pulizie con la Cometa Srl. Era il 9 maggio 2013 quando la società Cometa Srl si aggiudicò l’appalto per l'affidamento del servizio di pulizia degli autobus, delle sedi, dei depositi e degli impianti della Cotral S.p.A. per un importo di 8.999.641,81 più I.V.A. a fronte del quale le cronache hanno quasi sempre smentito la presunta efficiente pulizia dei mezzi sui quali persino il Comitato dei Pendolari Reatini trovò addirittura delle zecche sui sedili. Che ne sarà ora del servizio pulizia a fronte di una diminuzione, rispetto l'importo del 2013, pari a circa il 19percento su base annuale?
 

Quel riconoscimento economico da quasi 2milioni di euro alla Cometa srl by Surace – Libanori. Riguardo il "modus operandi" del precedente Cda Cotral abbiamo scritto svariate volte, tanto da pubblicarne un dossier. Tanto i soldi che si levano, poi, fato vuole, ritornano. Chi non ricorda la storia di Vincenzo Surace, la Cometa srl e Giovanni Libanori? In uno dei tanti tabella evidenziavamo la relazione del collegio sindacale in merito al bilancio al 31 dicembre 2012, che la diceva tutta in merito al modo di operare della precedente gestione di Cotral Spa.
 

I dubbi del collegio sindacale. Il collegio sindacale seminava forti dubbi riguardo i limiti di discrezionalità dell'ex Ad Vincenzo Surace e dell'ex consigliere di amministrazione Giovanni Libanori che, fato ha voluto, firmarono un verbale d’incontro il 22 dicembre 2011 che sostanzialmente avvalorava un riconoscimento economico di circa 1 milione e 700 mila euro iva inclusa alla società Cometa srl. Questa ulteriore somma, addirittura emergeva da conteggi presenti in una presunta perizia stilata dal dottor Salvidio, incaricato di redigere la stessa proprio dall’ex amministratore delegato, della quale però non vi è traccia come allegato al verbale stesso e il riconoscimento economico alla Cometa Srl veniva messo in discussione, per quanto di competenza, dalla Divisione Ingegneria DIVING essendo, di fatto, il gestore del contratto con Cometa srl. Ma la divisione ingegneria, in quel caso, non solo non ha potuto verificare il contenuto della famosa perizia tecnica perché “non in possesso” e non allegata al famoso verbale firmato da Vincenzo Surace e Giovanni Libanori, ma addirittura nel parlare delle “effettive prestazioni rese” conferma che l’importo corrispondente che Cotral deve a Cometa Srl è di circa 535 mila euro iva inclusa anziché 1 milione e 700 mila euro iva inclusa e che per quanto riguarda altra fattura, di importo pari a 988 mila euro e rotti per la manodopera dal 1 marzo 2009 al 28 febbraio 2011, deve essere verificata. Il responsabile DIVING in questione che di fatto non ha dato il benestare per l’intera cifra alla data del 21 febbraio 2012, fato vuole, è stato licenziato a marzo del 2012 e la Cometa srl successivamente è stata liquidata. Chi ha autorizzato il pagamento? Non vorremmo ritrovarci a narrare di storie simili visto che la pulizia degli autobus a detta degli utenti e della cronaca lascia davvero a desiderare.
 

Otto milioni in meno non sono mica briciole! Chi è adesso che decide il bello e il cattivo tempo in Cotral? La Regione o il Cda? Ma allora presidente Zingaretti, non si potevano risparmiare i 500mila euro annui di costo del Cda e mandare avanti il Cotral direttamente dalla Regione Lazio? No, noi de L’Osservatore d’Italia siamo ingenerosi, qualche cosa la stanno facendo ora che c’è l’era Colaceci.
 

Intanto chi ci rimette sono gli autisti che vengono caricati di colpe che non hanno. Il servizio peggiora. autobus vetusti e che prendono fuoco per strada mettendo a rischio la pubblica incolumità, manutenzione crollata e operai che non vengono messi in condizione di lavorare, pochi autisti, pessima organizzazione del lavoro tanto, si dice, tra poco Cotral sarà inglobata da Bravo Bus gruppo delle Ferrovie dello Stato ed allora andrà meglio. E intanto i cittadini rimangono a terra sotto le intemperie dell’estate e dell’inverno. Immaginate che in una prima uscita pubblica in assemblea dei lavoratori a Rieti con l’assessore regionale Civita, l’Ad Giana e la presidente Cotral Colaceci, l’Ad disse ai tanti lavoratori presenti che il problema del non servizio andava ricercato proprio negli autisti. Insomma la colpa era la loro. Ovviamente furono cacciati come ben si può vedere sui canali youtube e ormai da gran parte del corpo degli autisti questi del Cda sono visti, lo presumiamo ovviamente, come “corpi estranei”, dei “miracolati”, messi lì senza concorso alla stessa maniera di come fece la Polverini con Surace.
 

C’è ancora un altro terreno dove il Cda vorrebbe farci credere di dire la propria: quello del rinnovamento dei dirigenti. Si narra che la presidente Cotral Amalia Colaceci si sia affannata fin da subito per inserire nuovi dirigenti “vicini a Nicola Zingaretti” e così chiamano la nuova addetta stampa e il nuovo capo del personale. Poi, forse qualcuno gli ricorda che la dinamica non è poi così trasparente, e perciò bandiscono le selezioni per cercare queste figure. Vengono pertanto allontananti dal 30 aprile ultimo scorso i dirigenti precedentemente chiamati fin da subito e dopo un mese questi rientrano come vincitori dalla selezione. Qualche malpensante potrebbe asserire che la selezione fosse orientata. E certo le dinamiche di come si sono svolti i fatti non aiutano ad avere opinioni molto diverse. Si pensi che il requisito per il capo del personale era la laurea in ingegneria e fato ha voluto che il dirigente individuato avesse quel requisito: quindi gli autisti finiscono con l’essere considerati come dei veri e propri numeri. Contestualmente all’assunzione dei nuovi dirigenti viene licenziato il vecchio Ad e poi responsabile delle manutenzioni Antonio Ricevuto, sulle stesse accuse formulate da Luca Gramazio e Vincenzo Surace nel licenziare i tre dirigenti di allora. Si decide inoltre, forse per liberare posti, di accordare 130 mila euro al 65enne dirigente della sicurezza Di Prete e di concedere l’indennità dell’avviso ad Arcangeli che resterà fino al primo ottobre per affiancare il nuovo capo del personale. Capo del personale che noi già sappiamo è lo stesso che stava in azienda già da sei mesi e al quale servono, sembra, ancora altri tre mesi di affiancamento (Arcangeli, si proprio lui, il dirigente che ha collaborato con Surace e che da anni parla della sua voglia di andare in pensione). Ah, dimenticavamo viene licenziato anche Blasucci. Su di lui non commentiamo per chi vuole documentarsi lo rimandiamo al dossier “vaso di pandora” parte prima. A proposito, lo licenziano per mancanza di fiducia aziendale e lo utilizzano comunque (assurdo) come testimone nel processo contro Vincenzo Maccauro. Sull’assunzione dei nuovi dirigenti vogliamo dire che la legge prevede che l’azienda regionale pubblica al 100% avvii ricognizione per verificare la eventuale eccedenza dei dirigenti in altri ambiti dell’ente senza quindi far peggiorare ulteriormente le casse della Regione. Secondo noi se a questi ultimi fatti ci aggiungete anche i 200 mila euro offerti l’anno scorso al dirigente Sigillino 66enne per accompagnarlo alla pensione pensiamo ci siano gli estremi per l’intervento della Corte dei Conti. Mentre la condanna politica ed etica è immediata. Ma andiamo ancora avanti. Il Cda insediato da Marrazzo, venne cacciato dalla Polverini un anno prima della propria scadenza naturale. Ad eccezione di De Vincenzi che all’ultimo istante si defilò, gli altri amministratori fecero ricorso. Grande fu lo sdegno contro la Polverini da parte dell’attuale presidente Cotral e all’epoca assessore provinciale ai Trasporti la quale appoggiò politicamente il ricorso di quegli amministratori contro la Polverini.

 

Oggi, ci raccontano, di un incontro di questa con i vecchi amministratori dove lei sarebbe ritornata sui propri passi e con nonchalance avrebbe detto che non può patteggiare perché non dipende da lei. Come non dipende da lei nemmeno l’impossibilità di reintegrare i tre dirigenti licenziati anche se in fondo anche lei sente, dentro di sé, la vocina del grillo moralizzatore che le ricorda che con tutta probabilità quei tre furono licenziati soltanto per un fatto politico. Anche qui il Cda se ne lava le mani con facilità sconvolgente. Non dipende da loro neanche la possibilità della conciliazione perché, dicono, potrebbe intervenire la Corte dei Conti. Pur non essendo dei giuristi ricordiamo all’attuale consiglio d’amministrazione che la Corte dei Conti nel giudicare atti di prerogativa aziendale agisce secondo il detto: “Meglio pace certa che vittoria possibile”. In caso l’azienda perdesse le cause contro i tre il danno sarebbe milionario per le casse di Cotral.
 

Per finire sulle manutenzioni che ancora sono sulle cronache dei giornali. È recente la notizia che nei bus di Cotral si viaggia senza aria condizionata. Perché? Perché non si mettono in condizione di lavorare gli operai. Perché l’attuale Cda procede ancora con affidamenti diretti? Perché le gare continuano ad andare deserte? E tanto altro ancora. Ma anche qui le procedure sono quelle e loro hanno le mani legate specie sugli appalti.
 

Considerazione finale. Questo modo di amministrare al nuovo Cda (a proposito da circa due settimane ridotto a tre componenti tra cui in uscita anche Toppi) dal punto di vista personale, gioverà senz’altro perché facendo così rimarranno a galla nei prossimi vent’anni. Mentre alle istituzioni questi comportamenti non faranno che aumentare il distacco con i cittadini e con i lavoratori che rimangono ogni giorno sempre più sconcertati. Ancora scandaloso dopo un anno di disservizio dell’era Colaceci venerdì 24 luglio sera alle ore 18:00 sono stati chiamati a via Alimena i responsabili degli impianti della direttrice di Latina per una rotazione di questi da un impianto all’altro. La vergogna è che tutto questo è completamente slegato dall’organizzazione del lavoro. Un ulteriore colpo contro i lavoratori del servizio che fanno i conti con le officine chiuse o non messe in condizioni di funzionare come quelle di Latina e si prospetta un settembre disastroso per l’utenza anche vista della riapertura delle scuole. E intanto oltre ai “corpi estranei” (Colaceci, Giana e il capo del Personale) ancora l’organizzazione del lavoro è nelle mani dei vecchi quadri e dei vecchi dirigenti che fanno il bello e il cattivo tempo.
 

Castelli Romani

Artena, coppia ruba 100 pacchetti di sigarette: arrestati a Valmontone

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Nella notte i Carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno arrestato in flagranza di reato una coppia di conviventi, un uomo 47 anni e una donna 33, domiciliata ad Artena, già nota alle forze dell’ordine, indiziati fortemente di furto aggravato di tabacchi all’interno di un bar di Via Latina.

Nello specifico, i militari della Stazione di Artena, ricevuta la segnalazione dalla Centrale Operativa di un furto all’interno di un bar, hanno raggiunto rapidamente sul posto e alla presenza del titolare dell’attività eseguivano un minuzioso sopralluogo visionando le immagini del sistema di video-sorveglianza ritraenti due persone, uomo e una donna, parzialmente travisate che, dopo aver forzato la serranda e la porta di ingresso, si sono introdotti  all’interno impossessandosi di circa 100 pacchetti di sigarette per poi darsi alla fuga poco istanti prima che il titolare sopraggiungesse sul posto.

Le immediate ricerche diramate, grazie anche alla descrizione dell’autovettura utilizzata dai malviventi fornita dal titolare dell’attività, consentivano ai Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Colleferro di rintracciare, nel giro di poche decine di minuti, nel limitrofo comune di Valmontone, l’autovettura segnalata con a bordo il 47enne e la 33enne che sottoposti a perquisizione personale sono stati trovati in possesso dell’intera refurtiva e degli arnesi da scasso.

I militari, oltre ad acquisire la denuncia del responsabile dell’esercizio commerciale, hanno anche acquisito i video delle telecamere di videosorveglianza che documentano gli attimi in cui la coppia si impossessava della refurtiva. 

Tutti i tabacchi rinvenuti, sono stati restituiti al proprietario dell’esercizio commerciale, mentre i due verranno giudicati nella mattinata odierna, con rito direttissimo, dinanzi al Tribunale di Velletri.

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Castelli Romani

Monte Compatri: due arresti per rapina, lesioni, estorsione e furto

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MONTE COMPATRI (RM) – I Carabinieri della Stazione di Monte Compatri hanno arrestato due cittadini del posto, un 48enne e 44enne, già noti alle forze dell’ordine, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri per i reati di rapina, lesioni personali, estorsione e furto.
Il provvedimento è stato emesso a seguito delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Velletri, scattate dalla denuncia presentata ai Carabinieri da parte di un 46enne romano residente a Monte Compatri, anche lui con precedenti, che riferiva di essere vittima di una serie di episodi violenti da parte dei due indagati che lo accusavano del mancato saldo di un debito, di circa euro 1.200, che però il 46enne riferiva di aver sanato.
In particolare, l’uomo ha raccontato di aver chiesto un prestito a due suoi conoscenti e, nonostante lo avesse saldato – con ricariche PostePay documentabili – sarebbe stato preso di mira dai due che pretendevano altro denaro, nonostante avesse già restituito circa 1.600 euro, ben oltre la somma ricevuta. Sempre secondo quanto denunciato, in più occasioni, sarebbe stato avvicinato dagli indagati e minacciato fino a quando, la notte tra il 17 e 18 aprile scorso, sarebbe stato raggiunto presso la sua abitazione e aggredito con pugni al volto e al petto, riportando 25 giorni di prognosi. In quella occasione, i due indagati riuscirono a sfilare all’uomo le chiavi dell’autovettura intestata alla madre e a prelevare il veicolo stesso, parcheggiato in strada poco distante, che fu rinvenuto qualche giorno dopo danneggiato.
La notte tra il 27 e 28 aprile scorso, invece, l’uomo ha denunciato di essere stato nuovamente raggiunto dagli indagati presso la sua abitazione e che, non avendo aperto la porta per timore di una nuova aggressione, i due avrebbero danneggiato il portone d’ingresso e successivamente anche l’autovettura, che aveva parcheggiato nel centro cittadino, mediante il lancio di grossi sassi che infrangevano il parabrezza e alcuni vetri dei finestrini.
Le attività dei Carabinieri hanno portato all’identificazione del 48enne e del 44enne grazie anche alla visione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza nel centro cittadino che hanno immortalato il danneggiamento dell’auto della vittima e grazie all’analisi dei tabulati telefonici che hanno permesso di accertare la ricezione di numerosi messaggi minatori, tramite una nota App di messaggeria istantanea.
L’Autorità Giudiziaria ha quindi emesso il provvedimento che i Carabinieri della Stazione di Monte Compatri hanno eseguito sottoponendo, come disposto, il 48enne alla misura cautelare nel carcere di Velletri e il 44enne alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Si precisa che il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.

 


Aliquota Comunicazione e Stampa – Comando Provinciale Carabinieri Roma
P.za San Lorenzo in Lucina, 6
00186 Roma

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Cronaca

Lazio, la Regione ha revocato il patrocinio a Roma pride 2023

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La Regione Lazio revoca il patrocinio alla manifestazione “Roma Pride 2023”. Anche se la Giunta del Lazio “ribadisce il proprio impegno sui diritti civili – sottolinea l’ente – , come dimostra, del resto, l’operato pluriennale del Presidente Francesco Rocca”, la firma istituzionale della Regione Lazio “non può, né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto”.

La decisione di revocare il patrocinio per il Roma Pride in programma sabato prossimo “si è resa necessaria e inevitabile a seguito delle affermazioni, dei toni e dei propositi contenuti nel manifesto dell’evento intitolato ‘Queeresistenza’, consultabile pubblicamente sul sito della kermesse.

Tali affermazioni violano le condizioni esplicitamente richieste per la concessione del patrocinio precedentemente accordato in buona fede da parte di Regione Lazio”.

E anche “alla luce di quanto dichiarato da Mario Colamarino, presidente del Circolo Mario Mieli e portavoce del Roma Pride”.

“Si esprime altresì rammarico per il fatto che il patrocinio, concesso in buona fede da Regione Lazio, sia stato strumentalizzato. Quanto avvenuto rappresenta un’occasione persa per costruire un dialogo maturo e scevro da ogni ideologia – fortemente voluto e sentito da questa Amministrazione – per promuovere una reale inclusione e combattere ogni forma di stigma e discriminazione”. La Giunta del Lazio “ribadisce il proprio impegno sui diritti civili – sottolinea la regione Lazio revocando il patrocinio al Roma pride – , come dimostra, del resto, l’operato pluriennale del Presidente Francesco Rocca su temi fondamentali che nulla hanno a che vedere con la maternità surrogata, questione peraltro totalmente estranea alle competenze regionali”. “In particolare, il testo viola le condizioni di rispetto esplicitamente richieste nei confronti delle sensibilità dei cittadini del Lazio e rivendica l’imposizione della legalizzazione di azioni illegali e vietate dall’ordinamento italiano”.

“La revoca del patrocinio al Pride di Roma da parte della Regione Lazio è atto grave –  spiega Cecilia D’Elia, senatrice Pd -, un passo indietro sul terreno dell’impegno dei diritti, della lotta alle discriminazioni. Inutile agitare lo spettro della GPA, il Pride è da sempre il momento in cui la comunità lgbtq+ si mostra con tutto l’orgoglio delle sue battaglie per una piena cittadinanza, a partire dal doveroso riconoscimento dei diritti delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno”. Per Emanuela Droghei, consigliera regionale e vicepresidente della Commissione bilancio alla Pisana, “la decisione della Regione Lazio di revocare il patrocinio al Roma Pride è inspiegabile. Il centrodestra, ancora una volta, conferma la sua posizione purtroppo irremovibile su diritti e inclusione. Per governare è necessario avere il coraggio di fare delle scelte e di scontentare qualcuno, anche all’interno del proprio partito, pur di fare la cosa giusta per tante cittadine e tanti cittadini che aspettano ancora di vedere riconosciuti i propri diritti”. 

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