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Editoriali

L'Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro: di chi?

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di Angelo Barraco
 
Il primo comma dell’Articolo 1 della Costituzione Italiana recita: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. La realtà circostante porta però a mettere seriamente in discussione le parole enunciate da questo primo articolo riportato sulla carta costituzionale poiché la situazione vigente in Italia non da elementi concreti di supporto dal testo di legge. Un popolo attanagliato da una classe politica che stringe la morsa attraverso un potere che rimane ancorato ai fantasmi di un passato politico che apparentemente sembra lontano, ma che oggettivamente si riflette nelle parole e nelle azioni di chi oggi dovrebbe applicare un cambiamento ai fini di una crescita del bel paese. “Una Repubblica Democratica fondata sul lavoro” ma sul lavoro di chi? Una domanda che tanti cittadini si pongono mentre assistono silenziosamente al crollo di quella Repubblica fondata sul lavoro che oggi però non ha radici né tantomeno elementi oggettivi per chiamarsi tale. Renzi però nel luglio di quest’anno scrisse su Twitter che tutto stava procedendo per il verso giusto, che il paese stava crescendo: “Fatti non parole. Da febbraio 2014 a oggi l'Istat certifica più di 599 mila posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il Jobs Act”. Certamente nessuno gli ha ancora riferito che sono 107.529 gli italiani che hanno preso armi e bagagli per lasciare la terra natia che ha nulla è riuscita a dare loro se non la perdita di speranze. Il 36,7% di giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni ha deciso di lasciare il paese alla volta di mete lontane. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha commentato la situazione con tali parole: “Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d'età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze". C’è chi va e c’è chi viene, l’Italia è una lingua di terra che si poggia sul mare e che ogni giorno diventa un’ancora di salvezza per migliaia di migranti che affrontano l’impetuoso mare con l’obiettivo unico di raggiungere le nostre coste, sperando di trovare quella stabilità che da sempre è stata pura utopia nella loro terra. Vige in loro l’obiettivo unico di raggiungere una terra che in principio gli viene prospettata come ricca di possibilità, di opportunità di crescita e di eventuali sviluppi ma che in realtà li attanaglia in un’ulteriore prigione che raggiungono attraversando un mare che negli anni è diventato il teatro di morte e disperazione, dove numerose vite si sono spezzate e si sono inabissate. Recentemente sono stati recuperati ventotto cadaveri nel canale di Sicilia nel corso di trentatre operazioni, inoltre sono state salvate 4.655 persone. Migranti che viaggiavano a bordo di piccole imbarcazioni o gommoni, dove la precarietà del viaggio è un fattore certo come la morte di eventuali soggetti a bordo. Ma l’Italia non è soltanto il paese dei giovani che vanno via o dei migranti che giungono e non trovano la stabilità che in terra natia è stata loro promessa, il bel paese è  ben noto anche per la criminalità che dilaga e che macchia di sangue uno stivale già sporco di fango. Da Nord a Sud sono numerosi gli episodi di violenza che stanno traghettando nel degrado giovani e non. Recentemente nel Sud Italia uno studente è stato ricoverato in gravi condizioni per ferite a seguito di una lite con un altro minorenne, una lite in cui sarebbe stato usato un coltello. A Riccione una donna di 50 anni è stata uccisa da un uomo mediante strangolamento dal suo ex compagno. Il cambiamento di un paese avviene attraverso una crescita parsimoniosa e ramificata, mediante un approccio equo da parte dello Stato nei confronti di tutti i settori sociali che necessitano di supporto, con il fine ultimo di portarle ad una stabilizzazione e quindi ad una rieducazione laddove necessario. “Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno – forse lo faranno tutti.” Albert Einstein. 

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