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Economia e Finanza

Nuove tecnologie e crisi occupazionale, quando le macchine si sostituiscono all’uomo: Toys ‘R’ Us chiude i negozi Usa, non regge alle vendite online. E’ solo l’inzio di una grande crisi?

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Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? La crescente disoccupazione è rappresentata soprattutto da un nuovo elemento, che spesso non viene nemmeno nominato. Le nuove tecnologie stanno spazzando via l’uomo dal lavoro. Cosa accadrà? Pochi giorni fa Toys, il colosso dei giochi americano ha comunicato ai suoi dipendenti che probabilmente venderà o chiuderà tutti i suoi negozi di vendita, sottolineando che la mossa mette a rischio 33.000 posti di lavoro. David Brandon, nel dare l’annuncio ai lavoratori dell’azienda che ha guidato fino ad oggi, ha detto che gli introiti, anche dopo le ultime feste di fine anno, sono stati veramente magri: una volta erano di 600 milioni di dollari all’anno, oggi “meno della metà”. Sull’altro piatto della bilancia i 6,6 miliardi di debiti accumulati a partire dal 2005, anno di una sciagurata acquisizione da parte di una cordata di capitani coraggiosi. L’ex colosso dei giocattoli, che ha fatto ricorso alla bancarotta lo scorso settembre, ha più 700 negozi negli Stati Uniti, inclusi quelli con il marchio Babies ‘R’ Us. Un’eventuale liquidazione sarebbe una delle maggiori negli Stati Uniti da quando The Sport Authority ha fatto bancarotta nel 2016, chiudendo più di 460 negozi e licenziando 14.500 lavoratori.

Colpa della crisi, colpa dell’ecommerce con le loro consegne in tempi rapidi fin sulla porta di casa

A nessuno va più di passare un sabato pomeriggio al negozio di giocattoli. Um grosso segnale di come il mercato, ma tutto il sistema del lavoro o non solo stia cambiando. Ma quando tutti i lavori saranno svolti da delle macchine, cosa faremo? La cassa automatica sostituisce il cassiere, il bancomat il bancario allo sportello. Amazon cancella commessi e agenti di commercio, Airbnb e Booking gli addetti degli hotel e delle agenzie di viaggio. L’email il postino. I robot gli operai. App e siti web i telefonisti dei call center. Uno degli ultimi rapporti McKinsey, A Future That Works: Automation, Employment, and Productivity, lo conferma: quasi la metà (il 49%) dei lavori svolti oggi nel mondo da persone fisiche potranno essere automatizzati. Anche in Italia, dove il tasso di sostituzione si aggirerebbe tra il 49 e il 51 per cento. Significa che più della metà dei lavoratori italiani, circa 11 milioni di persone, potrebbero essere sostituiti da una macchina.

Uno scenario a tratti inquietante. Anche se in Italia non sembra che ce ne stiamo preoccupando così tanto

Molte associazioni di categoria, anche quelle dei comparti più interessati dall’automazione, non hanno avviato nessuna riflessione né ricerca sul tema. Tantomeno politici e sindacati italiani. In teoria, l’automazione potrebbe colpire qualsiasi lavoro, ma alcuni lavori sono “più sostituibili” di altri dal braccio di una macchina o da un algoritmo. In primis, quelli più semplici e ripetitivi. “Nelle fabbriche, parliamo di mansioni come l’assemblaggio, ad esempio», spiega Jacopo Brunelli, managing director di Boston Consulting Group. Per l’ufficio, invece, sono a rischio attività come il data entry (inserimento di dati, ndr). Dobbiamo aspettarci una riduzione graduale di questo tipo di figure professionali”. Ci sono settori più esposti di altri alla sostituzione meccanica. I luoghi di lavoro a più alto tasso di automazione attuale e potenziale sono le aziende manifatturiere e di costruzioni (la famosa industry 4.0), le aziende agricole, gli hotel e le strutture ricettive in generale, i ristoranti e i fast food, i centri commerciali, i supermercati (la grande distribuzione in generale), le banche, le compagnie assicurative, le società di consulenza finanziaria, i call center. Cosa ci aspetta? a quali cambiamenti economici e sociali dobbiamo prepararci? Siamo soltanto all’inizio di una crisi epocale? Tutte domande che richiedono delle urgenti risposte.

Marco Staffiero

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