Connect with us

Politica

Primo Maggio, due Italie: chi festeggia i numeri e chi urla i diritti

Published

on

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti

Mentre Meloni esibisce i dati sull’occupazione, i sindacati al Concertone rilanciano l’allarme su precarietà, salari bassi e sicurezza sul lavoro

Nel giorno simbolo delle battaglie per i diritti dei lavoratori, la politica italiana si confronta con i numeri e le sfide del presente. In occasione del Primo Maggio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affidato ai social un messaggio che rivendica i risultati occupazionali ottenuti dal suo Governo: “Buon Primo Maggio a chi lavora, a chi cerca un’occasione, a chi non si arrende e ogni giorno contribuisce – in tanti modi diversi – alla crescita dell’Italia”, ha scritto, sottolineando che “in due anni e mezzo sono stati creati oltre un milione di posti di lavoro” e che “il numero complessivo degli occupati ha raggiunto il massimo storico: più di 24 milioni e 300 mila”.

La premier ha inoltre evidenziato come l’occupazione femminile sia oggi ai massimi storici, e che il tasso di disoccupazione abbia toccato il livello più basso degli ultimi 18 anni. “C’è ancora tanto da fare – ha ammesso – ma la direzione è chiara”.

Numeri incoraggianti, ma con qualche riserva

I dati citati da Meloni trovano conferma nei rapporti Istat, che a marzo 2025 hanno segnalato un tasso di disoccupazione al 7,2%, il più basso dal 2007. L’occupazione femminile ha raggiunto il 52,4%, una cifra mai registrata prima. Tuttavia, esperti e sindacati invitano alla cautela: gran parte della crescita occupazionale si deve a contratti a termine, al boom del part-time involontario (che interessa circa il 60% delle lavoratrici) e al ricorso massiccio a forme di lavoro precario o a basso salario.

Anche l’OCSE, in un report diffuso a metà aprile, ha segnalato come la qualità del lavoro in Italia resti tra le più basse in Europa, con un mismatch crescente tra domanda e offerta di competenze, e una produttività stagnante.

Sicurezza sul lavoro: la vera emergenza

Il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha invece posto l’accento su un altro nodo cruciale: la sicurezza nei luoghi di lavoro. “La sicurezza deve essere una priorità condivisa: prevenzione, formazione e responsabilità sono strumenti concreti per proteggere la vita”, ha dichiarato, invocando maggiore impegno da parte delle istituzioni.

Una posizione che trova eco nelle drammatiche statistiche dell’INAIL: nei primi tre mesi del 2025 si sono registrati oltre 150 incidenti mortali sul lavoro, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2024. Solo ad aprile, la cronaca ha riportato tragedie come quella del giovane operaio schiacciato da un muletto a Brescia e quella del tecnico caduto da un’impalcatura a Napoli.

I sindacati, in piazza anche quest’anno, hanno denunciato la lentezza del Governo nell’approvazione del nuovo Testo Unico sulla Sicurezza, promesso entro fine 2024 ma ancora in stallo. La Cgil ha rilanciato l’idea di una “patente a punti” per le imprese edili, mentre la Uil chiede ispettori aggiuntivi e un piano straordinario per la formazione obbligatoria, soprattutto nei settori a rischio.

Una festa tra luci e ombre

Il Primo Maggio 2025 si è celebrato con il consueto Concertone di Roma, organizzato da Cgil, Cisl e Uil, quest’anno dedicato al tema “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”. Mentre le istituzioni rivendicano traguardi, il mondo del lavoro continua a invocare più tutele, salari dignitosi, contratti equi e sicurezza reale. La sensazione è che, sebbene alcuni numeri siano da record, il cammino per garantire dignità e giustizia ai lavoratori sia ancora lungo e in salita.

Il lavoro in Italia tra numeri e realtà

I dati Istat: più occupati, ma cresce la precarietà

Secondo l’ultimo rapporto Istat pubblicato ad aprile 2025, l’occupazione in Italia ha raggiunto un livello record: 24,3 milioni di persone risultano occupate, con un tasso di occupazione al 62,1%, in costante crescita negli ultimi 18 mesi. L’incremento è stato trainato in particolare dal settore dei servizi, del turismo e dall’edilizia, grazie anche ai fondi del PNRR e agli incentivi per l’efficientamento energetico.

Tuttavia, i dati disaggregati mostrano criticità significative:

  • Il 18,9% dei contratti è a termine, una percentuale superiore alla media UE.
  • Il part-time involontario (soprattutto tra le donne) rappresenta oltre il 60% del totale dei contratti part-time.
  • La retribuzione media annua è ferma sotto i 25.000 euro, ben al di sotto dei principali paesi dell’eurozona.
  • Tra i giovani (15-34 anni), il tasso di occupazione è salito, ma la qualità resta bassa: quasi un under 35 su due lavora in condizioni precarie o sottoqualificate rispetto al proprio titolo di studio.

Il Mezzogiorno continua a segnare un pesante distacco: in regioni come Calabria e Sicilia, il tasso di disoccupazione supera ancora il 16%.

Le proposte dei sindacati: sicurezza, salari e stabilità

Nel corso delle celebrazioni del Primo Maggio, le tre principali sigle sindacali – CGIL, CISL e UIL – hanno ribadito le loro richieste principali, già presentate al Governo durante il tavolo del lavoro convocato lo scorso febbraio.

Ecco i punti principali del loro pacchetto di proposte:

  1. Sicurezza sul lavoro
    • Istituzione della “patente a punti” per le imprese edili, per sospendere le attività in caso di gravi irregolarità.
    • Assunzione di almeno 5.000 nuovi ispettori del lavoro entro il 2026.
    • Obbligo di formazione certificata in tutti i comparti industriali, a partire dagli appalti pubblici.
  2. Contrasto alla precarietà
    • Riduzione del ricorso ai contratti a termine e incentivi alla stabilizzazione dei lavoratori dopo 12 mesi.
    • Revisione del Jobs Act con l’eliminazione del contratto a tutele crescenti nella sua forma attuale.
  3. Aumento dei salari
    • Introduzione di un salario minimo legale non inferiore ai 9 euro lordi l’ora, in linea con la direttiva UE.
    • Riforma della contrattazione collettiva per rilanciare i contratti nazionali e contrastare i contratti “pirata”.
  4. Equilibrio tra vita e lavoro
    • Incentivi al lavoro femminile con detrazioni fiscali per le famiglie e potenziamento dei servizi per l’infanzia.
    • Maggiore diffusione dello smart working regolato, soprattutto nella PA.

La distanza tra gli annunci istituzionali e le istanze sociali resta ampia. I prossimi mesi – con la prossima Legge di Bilancio e la scadenza di alcune misure del PNRR – saranno decisivi per capire se il Governo vorrà realmente investire su un “nuovo patto sociale” che, oltre ai numeri, restituisca qualità e dignità al lavoro.

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.